di Commonware
Una nuova ondata di lavoro organizzato dagli studenti, per gli studenti, si sta diffondendo negli U.S.A..
Qual è la differenza tra uno "studente" e un "lavoratore"? Nel 1968, alcuni membri della League of Revolutionary Black Workers si prese South End, il quotidiano dellaWayne State University, e gli diede un nuovo sottotitolo: "un lavoratore con coscienza di classe vale 100 studenti". Nel 2015 invece, Hilary Clinton ha lanciato il suo piano per un'università "debt-free", chiedendo agli studenti di lavorare dieci ore alla settimana senza essere pagati. Entrambe le idee sono obsolete. La prima ha bisogno di essere aggiornata: in un mondo fatto di tasse universitarie e debito, molti studenti sono anche lavoratori - si pensi al milione e passa di studenti che lavorano nei campus, tanti quanti sono i lavoratori statunitensi di Walmart -. La seconda - l'idea che il lavoro degli studenti dovrebbe essere trattato o ricompensato in maniera differente dal lavoro d'ogni altro tipo - è invece il bersaglio di un nuovo movimento nazionale.
Il 26 di febbraio, 300 studenti dell'Università di Pittsburgh hanno manifestato chiedendo un salario di 15 dollari l'ora per gli studenti-lavoratori. A seguito dell'azione, laUnited Students Against Sweatshops ha lanciato lo Student Worker Organizing Committee per diffondere lo slogan #15onCampus nelle università di tutto il paese. Questi sforzi hanno portato in settembre a una vittoria alla University of Washington di Seattle, dove gli studenti-lavoratori hanno ottenuto il salario di di 15 dollari l'ora. In tutto il paese, le richieste degli studenti riguardano le paghe più alte, la maggiore tutela sul lavoro, e molto altro. Tutte assieme, queste richieste preparano il terreno per battaglie più grandi, riguardanti il significato e i fini dell'educazione superiore.
In questo articolo, cinque studenti provenienti da campus diversi ci parlano della loro battaglia per conquistare dei salari più alti e maggiori diritti sul lavoro.
Un nuovo movimento dei lavoratori nel Wisconsin di Scott Walker
di Luke Gangler, Amy Jochsett, Danny Levandoski, Samuel Park, Sophia Rogers & Cornell Zbikowski, University of Wisconsin–Madison
In seguito alla demolizione della contrattazione collettiva "Right to Work" riguardante il settore pubblico, Scott Walker [Scott Walker, repubblicano, è il governatore del Wisconsin, già candidatosi e ritiratosi dalla competizione per le primarie statunitensi 2016, N.d.T.] ha reso quasi impossibile per i lavoratori dei campus la creazione di un sindacato o un accordo riguardante le condizioni di lavoro. Ogni volta però, gli studenti hanno contrattaccato. Il giorno di San Valentino del 2011, la Teaching Assistants' Association e la Student Labor Action Coalition, hanno guidato una manifestazione fino al campidoglio di Madison [il campidoglio è la sede del congresso statunitense, e così per esteso vengono dette tutte le sedi governative dei singoli stati U.S.A., N.d.T.], per protestare contro l'ignobile legislazione anti-sindacale di Scott Walker. Pochi giorni dopo, centomila lavoratori e studenti erano scesi in strada, a richiedere dei diritti di base sul lavoro.
Nel 2016, stiamo ancora combattendo per delle paghe eque e per una rappresentanza effettiva e politicamente legittimata dentro il campidoglio di Madison, non come quella attualmente avente sede a Bascom Hill, nel cuore dell'università, capace soltanto di mettere in atto tattiche buone a stroncare sul nascere la creazione di una rappresentanza sindacale vera e propria. I lavoratori del campus chiedono alla cancelliera Rebecca Blank di istituire un salario minimo di 15 dollari l'ora. In più vogliamo una commissione interna per le vertenze dei lavoratori gestita dagli studenti, forme assicurative per i lavoratori del campus approvate dagli studenti, e, in solidarietà con la Teaching Assistant Association, paghe eque per gli assistenti universitari, i quali guadagnano il 13% in meno di quanto guadagnavano nel 2002.
Niente di nuovo sotto il sole, del resto. Nel 1969, degli studenti laureati di questa università, formarono il primo sindacato di studenti-lavoratori, e scioperarono per porre fine alle ingiuste politiche di gestione delle vertenze con i lavoratori del campus. Gli altri studenti solidarizzarono smettendo di assistere alle lezioni. L'anno successivo, gli studenti-lavoratori formarono laMemorial Union Student Labor Organization, che ha avuto vita fintanto che l'amministrazione dell'università non l'ha smantellata nel 2004.
A febbraio, la Student Labor Action Coalition ha posto le nostre richieste alla cancelliera. Di lì in poi, abbiamo sempre contestato il suo interesse ipocrita nei confronti delle aree povere della città, e abbiamo portato la lotta nei posti di lavoro, scioperando assieme a lavoratori e studenti.
Lavoratori e studenti combattono assieme non solo contro le paghe da fame e contro le pessime condizioni sul lavoro, ma più in generale contro la discriminazione nei loro confronti. Gli studenti lavoratori lamentano molestie sessuali, sessiste e omofobiche da parte dei loro datori di lavoro. Una lavoratrice disabile si è sentita dire dai suoi datori di lavoro che l'impossibilità per lei di accedere al suo posto di lavoro si sarebbe potuta risolvere "tenendo lontana la sua disabilità dal posto di lavoro stesso". Pochi mesi dopo la lavoratrice è stata illegalmente licenziata proprio sulla base della sua disabilità.
L'amministrazione sostiene che "la paga oraria degli studenti non è da rapportare con le spese per pagare l'istruzione universitaria", e che gli studenti lavoratori sonoin primis degli studenti. L'università non ha smentito questa idea: l'innalzamento del salario a 9 dollari l'ora annunciata il mese scorso è del tutto inadeguata per gli studenti-lavoratori, e per giunta la metà di noi non vi è stata ricompresa. Intanto, la cancelliera sostiene di non vedere la possibilità di un innalzamento della paga sopra i 9 dollari l'ora nel prossimo futuro. Ma gli studenti ne hanno abbastanza e, con la forza della collettività, siamo convinti di poter vincere.
Il prezzo della discriminazione
di Lily Luo, Wellesley College
All'inizio dell'anno scolastico, Wellesley era, per quanto ne sappiamo, l'unico college che non riusciva a provvedere alle paghe e agli alloggi dei Resident Assistants[personale che si occupa della vita nei campus, di fornire assistenza agli studenti e ai lavoratori, di provvedere alle sistemazioni e agli alloggi, N.d.T]. I R.A. non hanno ricevuto un alloggio gratuito e nemmeno uno stipendio, e nonostante ciò si chiede loro di essere disponibili per nove ore di lavoro settimanale durante tutto l'anno scolastico. Durante gli ultimi cinque anni, hanno fatto affidamento su referendum annuali promossi dagli studenti, tramite i quali si è riusciti a far percepire loro un piccolo stipendio, pagato con i soldi degli studenti e non dal college.
Nell'agosto dello scorso anno ci siamo resi conto che dare supporto a coloro che avevano combattuto per i diritti dei Resident Assistants sarebbe stato un ottimo punto di partenza. Le mancanze dell'amministrazione nei confronti dei R.A. sono da inserire in uno schema più ampio: agli studenti con scarse possibilità economiche sono infatti negate molte delle opportunità teoricamente offerte a Wellesley. Per questi studenti, permettersi di pagare al college i sessantamila euro annui, vuol dire dover concentrare gran parte delle loro attività "extracurricolari" in qualche lavoro che consenta loro di guadagnare qualcosa.
Abbiamo così iniziato una campagna in favore dei Resident Assistants. Molti studenti sono rimasti sconvolti dal fatto che una scuola apparentemente motivata ad aiutare le donne lavoratrici sul piano delle discriminazioni sul lavoro, fosse così inadeguata nel remunerare dei lavoratori interni all'istituto. Inoltre è stata sottolineata la necessità che venisse garantita a tutti gli studenti la piena possibilità di accedere e partecipare pienamente alla vita del campus.
Con la spinta della campagna che abbiamo portato avanti, siamo riusciti a porre una scadenza all'amministrazione: entro il 2 novembre avrebbero dovuto fornire un piano pagamenti valido per i Resident Assistants per l'anno scolastico 2016-2017. Era in programma una manifestazione per quello stesso giorno alla quale oltre duecento studenti avrebbero preso parte. Ma due giorni prima la scuola ha fatto uscire un comunicato nel quale veniva annunciato l'impegno di garantire una paga aiR.A. a partire dal prossimo anno scolastico.
Questa deve essere vista come una vittoria parziale in una battaglia di più ampia portata per rendere Wellesley un campus più accessibile. A febbraio abbiamo creato uno spazio nel quale gli studenti possano manifestare i loro disagi riguardanti i loro problemi economici relativi alla vita nel campus. Le esperienze positive di studenti-lavoratori di altri campus ci indicano la via per un lavoro di più ampia portata, e ora sappiamo che uniti possiamo imporre importanti cambiamenti.
Com'è che il sud sta arrivando alla vittoria
di Lindsey Smith, University of Memphis
La United Campus Workers (UCW) si è formata nel 1999 assieme alla Progressive Student Alliance, come parte della United Students Against Sweatshops, per lanciare una campagna sul salario minimo dei lavoratori della University of Tennessee. Il nostro scopo è quello di promuovere gli interessi dei lavoratori dell'università.
Nel 2010, la UCW ha lanciato una campagna a Memphis per far alzare la paga oraria dei lavoratori del campus. Studenti e lavoratori hanno combattuto per l'istituzione di un salario minimo a livello cittadino, ma il governatore Bill Haslam ha sottoscritto un progetto di legge che proibiva al governo locale di richiedere assicurazioni, benefit, minimi salariali che andassero oltre gli standard prefissati dallo stato e dalla legge federale. In risposta, le proteste si sono ridirette verso l'amministrazione dell'università di Memphis: il risultato è stato l'ottenimento, da parte dei lavoratori dell'università, di un salario minimo di 10.10 dollari l'ora a partire dal gennaio 2015.
Ora, il governatore Haslam sta spingendo per un programma di privatizzazione che potrebbe mandare all'aria questa vittoria. Il suo piano prevede di appaltare la gestione delle risorse e dei beni statali, inclusi parchi, ospedali, prigioni, e università. L'obiettivo è quello di abbattere i costi: salari più bassi, e un taglio ai benefici per cui questi lavoratori hanno lottato, il tutto unito alla promozione di una forte austerità. Una tale privatizzazione è stata deleteria per le infrastrutture statali e per il servizio pubblico. Negli ultimi otto mesi abbiamo esteso la lotta a tutto lo stato, per rendere chiaro al governatore Haslam che il Tennessee non è in vendita.
Abbiamo ben presente il fatto che la nostra lotta sul lavoro è strettamente legata all'oppressione che colpisce altri gruppi marginalizzati, come gli studenti e i lavoratori di colore. Le questioni riguardanti il mondo del lavoro, specialmente negli stati del sud, sono inestricabilmente legati alle lotte delle persone di colore. Nessuno di noi è libero fintanto che non siamo tutti liberi, e combatteremo per il potere degli studenti e dei lavoratori finché la libertà collettiva non sarà davvero raggiunta.
15$, un sindacato e molto di più
di Brooke Petersen, San Diego State University
La lotta per i 15 dollari l'ora è arrivata a San Diego nell'agosto 2013, e ha portato a una larga partecipazione degli studenti nelle lotte dei lavoratori. Gli studenti hanno hanno unito le richieste per una paga oraria più alta a quelle per le tutele sugli alloggi e sui pasti. Nella primavera scorsa, la California State University ha commissionato uno studio della durata di un anno sulla povertà tra gli studenti. Quasi un quarto degli studenti ha riferito di avere difficoltà a fare la spesa, e il 12% ha lamentato condizioni abitative precarie (in uno stato, quello della California, che ha speso 2 milioni di dollari negli ultimi dieci anni per ristrutturare otto residenze universitarie per il personale di alto livello).
Le nostre richieste per un salario di 15 dollari l'ora e per il riconoscimento di un sindacato degli studenti non laureati, sono soltanto una parte di una lista in venti punti lanciata dalla Multicultural Coalition della San Diego State University il 2 di marzo. In essa si è cercato di creare una piattaforma unitaria che miri a un cambiamento etico di fondo, includendo questioni inerenti l'etnia e il gender. In un incontro molto teso con il cancelliere dell'università Tim White, abbiamo esposto le nostre richieste. Sapevamo che avrebbero silenziato il microfono durante il nostro intervento, perciò ci siamo fatti trovare pronti e i venti punti sulla lista sono stati esposti da venti studentesse e studenti sparsi nella sala.
Del resto, il salario è soltanto uno degli elementi da giocare contro l'amministrazione. Gli stop all'innalzamento delle tasse e agli stipendi dei dirigenti, così come le risorse per le persone di colore - le quali sono pagate sproporzionatamente di meno - sono allo stesso modo importanti per raggiungere equilibrio e stabilità economici. Negli ultimi anni abbiamo raggiunto diversi risultati importanti: la sensibilizzazione degli studenti contro imprese economiche complici delle violazioni dei diritti umani avvenute in Palestina; la lotta contro il continuo innalzamento delle tasse scolastiche; le denunce dei crimini guidati dall'odio verso i musulmani e quelle riguardanti le violenze sessuali interne all'università. Solamente quando la San Diego State University smetterà di cercare di ricavare profitti dallo sfruttamento - sia esso dei combustibili fossili, dell'industria della guerra, o del debito degli studenti - sarà possibile creare il contesto giusto per la partecipazione degli studenti e dei lavoratori alla vita del campus.
Nel renderci conto dell'importanza del nostro lavoro, iniziamo a percepire noi stessi come parte di una lotta più grande, che riguarda l'università nel suo insieme. Assieme a noi, altri lavoratori interni al campus stanno affrontando forti resistenze nei confronti dei loro sforzi sindacali, e alla California State University si sta preparando uno sciopero che andrà dal 13 al 19 aprile. Diamo il nostro pieno supporto allo sciopero e stiamo costruendo una raccolta fondi che permetta di partecipare anche ai lavoratori del campus con problemi economici.
Mesi e mesi senza stipendio
di Samuel Falcone-Coffin, Columbia University
La Columbia's Student-Worker Solidarity, nata dalla comunione d'intenti di studenti della New York University e del City College, sta organizzando una battaglia per un salario minimo di 15 dollari l'ora per tutti i lavoratori del campus. Le inchieste fatte tra gli studenti e le nostre stesse esperienze fanno emergere una serie di mancanze: carenza di opportunità lavorative per gli studenti che provengono dalla working class; lavori con paghe da fame (molti a partire da 9 dollari l'ora); continui ritardi nella retribuzione dei salari, se non addirittura mesi di lavoro mai pagato. Inoltre, alcune posizioni lavorative di importante levatura, come l'assistenza costante alle vittime di violenze sessuali o altri abusi, rimangono praticabili solo per studenti che possano permettersi di dedicare il loro tempo al lavoro non pagato, come volontari.
Dopo decine e decine di inchieste tra gli studenti-lavoratori, abbiamo organizzato un'assemblea con più di cinquanta partecipanti, i quali hanno espresso i loro punti di vista sulla gestione del programma study-work alla Columbia. In ottobre, gli studenti lavoratori hanno protestato di fronte all'ufficio del provost [il provost è il direttore dell'università nel mondo anglosassone, N.d.T.], raccontando di come siano costretti a fare talvolta tre lavori per arrivare alla fine del mese, senza nemmeno riuscire a raggiungere la quantità di ore di lavoro necessarie per arrivare alla quota premio del programma study-work. A novembre abbiamo protestato nei confronti della rettrice della Barnard, Debora Spar, raffigurata in un fantoccio che abbiamo portato in corteo, chiedendo che ci venissero pagate le ore di straordinario arretrate.
L'università, da parte sua, nonostante abbia incontrato gli studenti ed abbia sentito le testimonianze riguardo i salari bassi e gli arretrati non pagati, è ben lontana dall'aver fatto qualcosa nei confronti delle nostre richieste.Ad ogni modo, abbiamo raccolto le firme di seicento studenti, e il supporto di un sempre maggior numero di dipartimenti dell'università. E abbiamo già ottenuto qualche vittoria: dopo la nostra protesta di ottobre, la Campus Public Safety, all'atto pratico uno dei maggiori datori di lavoro del campus, ha annunciato che avrebbe alzato il salario a 15 dollari l'ora.
A dicembre, abbiamo formato il Barnard Columbia Solidarity Network. Questa coalizione pone la nostra lotta in diretta connessione con altre: quella per la sostenibilità del pianeta, quella per la giustizia in palestina, quella contro la cultura dello stupro, quella contro il razzismo. Per vincere, dobbiamo inserire la lotta per il salario entro la lotta collettiva per un mondo migliore per tutti quanti.
Articolo tratta da The Nation.
Traduzione a cura di Andrea Ligi
Fonte: Commonware
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