di Anna Maria Merlo
La lista è ben fornita. L’ambasciatore francese al Cairo, André Parant, ha precisato che una trentina di contratti sono pronti per essere firmati tra la Francia e l’Egitto, in occasione della tappa cairota del viaggio di François Hollande, che sarà questo fine settimana anche in Libano e in Giordania. Hollande arriva in Egitto accompagnato da una sessantina di uomini d’affari, con l’obiettivo di stabilire una “partnership strategica” con il regime. Nella visione francese, l’Egitto è un partner strategico non solo per l’economia, ma anche per la sicurezza regionale.
La Fidh (Federazione internazionale dei diritti dell’uomo), Human Rights Watch, EuroMed Droits hanno lanciato un appello al presidente perché venga presa in considerazione la questione del rispetto dei diritti umani, in un momento in cui 380 difensori dei diritti rischiano il carcere, da 25 anni all’ergastolo.
Le ong, che sono state ricevute dal consigliere dilomatico di Hollande martedi’ 12 aprile, ricordano la sorte di un francese, Eric Lang, professore di francese di Nantes di 49 anni, arrestato con l’accusa di non avere con sé il proprio passaporto e deceduto nel commissariato Kasr el-Nil del Cairo nel 2013, battuto a morte. La versione ufficiale della dittatura egiziana è che sia stato picchiato da co-detenuti, cosa che la famiglia non crede. Il ministero degli Esteri assicura di essere “mobilitato, per fare chiarezza”, ma il caso è stato praticamente insabbiato in Francia. Parigi resta convinta che la miglior tattica per esercitare una qualche influenza sul maresciallo al-Sissi siano delle trattative segrete (che quindi non interferiscono con gli affari). “Siamo coscienti dell’interesse strategico commerciale delle relazioni con l’Egitto – ha reagito Michel Tubiana, presidente di EuroMed Droits – ma siamo inquieti: il regime non controlla i propri servizi di sicurezza”.
Le ong, che sono state ricevute dal consigliere dilomatico di Hollande martedi’ 12 aprile, ricordano la sorte di un francese, Eric Lang, professore di francese di Nantes di 49 anni, arrestato con l’accusa di non avere con sé il proprio passaporto e deceduto nel commissariato Kasr el-Nil del Cairo nel 2013, battuto a morte. La versione ufficiale della dittatura egiziana è che sia stato picchiato da co-detenuti, cosa che la famiglia non crede. Il ministero degli Esteri assicura di essere “mobilitato, per fare chiarezza”, ma il caso è stato praticamente insabbiato in Francia. Parigi resta convinta che la miglior tattica per esercitare una qualche influenza sul maresciallo al-Sissi siano delle trattative segrete (che quindi non interferiscono con gli affari). “Siamo coscienti dell’interesse strategico commerciale delle relazioni con l’Egitto – ha reagito Michel Tubiana, presidente di EuroMed Droits – ma siamo inquieti: il regime non controlla i propri servizi di sicurezza”.
Tra i principali contratti che saranno firmati il 18 aprile c’è un satellite telecom, costruito da Airbus e Thales Alenia Space (consorzio franco-italiano, con la partecipazione di Finmeccanica al 33%), per un valore che potrebbe superare il miliardo di euro. La Francia venderà all’Egitto altre 4 navi da guerra, per 500-600 milioni, armamento navale per 300-400 milioni e in prospettiva c’è la conferma di una nuova fregata Fremm (all’inizio del 2015, una Fremm è già stata venduta al al-Sissi, oltre a 24 Rafale della Dassault – 6 sono già stati consegnati – per un valore complessivo di 5,2 miliardi di euro). L’Egitto ha anche acquisito le due navi da guerra Mistral che la Francia aveva costruito per la Russia, ma la cui consegna era stata annullata a causa dell’embargo per l’Ucraina. In questo caso, a pagare dovrebbe essere l’Arabia Saudita, ma la manovra resta nel segreto e nessuno sa quali siano le contropartite chieste a Parigi (anche in termini politici). Tra i grandi mercanti d’armi c’è la preoccupazione sulle capacità di pagamento dell’Egitto. La Francia, sesto fornitore, ha in linea di mira anche un grosso contratto telecom, con Orange. Amnesty denuncia che dei veicoli militari Sherpa, di produzione francese, vengono utilizzati dal regime per la repressione. Resta opaco il commercio di munizioni e di materiali anti-sommossa made in France.
Fonte: il manifesto
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.