di Il Simplicissimus
La prima cosa da chiedersi per decidere cosa votare al referendum, è perché ci sia un referendum. Per mantenere in vita ancora per un numero indefinito di anni, fino a consunzione, le piattaforme entro le 12 miglia marine che forniscono quantità irrisorie di combustibili fossili e un gettito fiscale ancor più irrilevante visto il livello infimo delle royalties che i petrolieri devono pagare (il 10% scarso contro, tanto per fare esempi vicini e lontani, il 50% della Croazia, il 30% degli Usa o l’80% della Norvegia) e il sistema delle franchigie che escludono qualsiasi carico fiscale per le prime 50 mila tonnellate di greggio o gli 80 milioni di metri cubi di gas il che è spesso è l’effettivo livello di produzione o comunque quello auto certificato dalle aziende?
Possibile che un governo con un enorme carico di problemi nei quali si dibatte inutilmente arrivi a spendere la propria credibilità e mettere in gioco la propria solidità per questo?
Esponendosi peraltro a un carico aggiuntivo di menzogne e pinzillacchere come quelle di sapore miserabile che vengono spacciate su presunte migliaia di posti di lavoro quando al massimo si tratta di salvarne un’ottantina sulle piattaforme esistenti, sui pericoli delle navi cariche di combustibile (ma non ci sono i gasdotti, testaccine di gas?) e sul fatto di dover bloccare immediatamente tutta la produzione, mentre in moltissimi casi le concessioni già ottenute e rinnovate ( a parte quelle scadute di cui nessuno si è accorto) andranno avanti ancora molti anni. Per non parlare della negazione assoluta riguardo ai danni al turismo e all’ambiente che vengono recisamente negati, quando invece – ma è solo un esempio – è piuttosto noto che proprio all’emunzione di gas si deve gran parte della subsidenza in Emilia -Romagna la quale comporta spese aggiuntive in altri settori economici che superano di gran lunga i vantaggi dell’estrazione.
Esponendosi peraltro a un carico aggiuntivo di menzogne e pinzillacchere come quelle di sapore miserabile che vengono spacciate su presunte migliaia di posti di lavoro quando al massimo si tratta di salvarne un’ottantina sulle piattaforme esistenti, sui pericoli delle navi cariche di combustibile (ma non ci sono i gasdotti, testaccine di gas?) e sul fatto di dover bloccare immediatamente tutta la produzione, mentre in moltissimi casi le concessioni già ottenute e rinnovate ( a parte quelle scadute di cui nessuno si è accorto) andranno avanti ancora molti anni. Per non parlare della negazione assoluta riguardo ai danni al turismo e all’ambiente che vengono recisamente negati, quando invece – ma è solo un esempio – è piuttosto noto che proprio all’emunzione di gas si deve gran parte della subsidenza in Emilia -Romagna la quale comporta spese aggiuntive in altri settori economici che superano di gran lunga i vantaggi dell’estrazione.
Ha senso tutto questo quando pochi giorni dopo il referendum, il 22 aprile il medesimo governo firmerà un accordo raggiunto dalla Ue e da quasi tutti gli altri Paesi del mondo per il superamento dei combustibili fossili e lo spostamento degli investimenti nelle energie rinnovabili, peraltro assai più interessanti per le tecnologie e le ricadute occupazionali? No, non ha nessun senso persino per un governo senza senso. Per cui il significato vero non va cercato negli argomenti (si fa per dire) proposti, ma nella gatta che ci cova nei sottoscala della politica. E una gatta mammona è proprio questa: che lo smantellamento delle piattaforme costerebbe molto, mentre l’esiguità delle quantità estratte da impianti ormai ammortizzati, le rende praticamente esentasse, permettendo comunque un guadagno ad Eni e Shell che certamente saranno riconoscenti verso il milieu politico che permette loro tutto questo, magari in vista di altri e più promettenti affari. Anzi diciamo pure che siamo di fronte a una gigantesca tangente fossile.
Più lontano, sullo sfondo, si sente però miagolare un’altra gatta: la classe dirigente italiana, tramite il referendum vuole asserire l’idea che le concessioni non scadono fino a che non scade il ruolo che giocano: così per analogia il gas che viene ancora estratto in quantità amatoriali corrisponde ai lavori di ammodernamento che devono essere fatti su un’autostrada, su una tratta ferroviaria, per un’emittente televisiva, per un gratta e vinci o un casinò online e via dicendo. Insomma si vuole impostare un precedente per rendere eterne le concessioni e con esse anche il sistema politica affari , una mentalità, una prassi con i suoi clan che deruba quotidianamente il Paese del suo futuro. Quindi votare sì al referendum riguarda più il sistema Italia che le trivelle in sé: chi non andrà a votare perché considera l’argomento marginale o chi si accontenta degli argomenti dozzinali di Matteo petroliere e vivo e vibrante astensionista, chi rinuncia alla primogenitura di spingere il Paese verso il futuro, non potrà poi lamentarsi delle ruberie o della mancanza di etica, avendo contribuito a tenere in piedi i meccanismi essenziali su cui tutto questo si fonda. Oltre che il suo profeta.
Fonte: il Simplicissimus
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.