La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 7 novembre 2015

C’è bisogno di sinistra. L'appello di intellettuali e docenti

La sinistra europea è in difficoltà. In Italia e in tutta Europa lo spazio della politica sembra essersi ridotto, e la possibilità di promuovere l’estensione dei diritti sociali e civili, la sicurezza economica, il rispetto e la tutela dell’ambiente, il benessere materiale e lo sviluppo spirituale delle persone, ci appaiono fortemente limitati. Lo stesso esercizio della democrazia viene messo in discussione, visto che le decisioni fondamentali sono sottratte alla scelta degli elettori e condizionate da istituzioni e regole che rispondono a interessi ad essi estranei. I partiti della famiglia socialista sembrano aver rinunciato a mettere in discussione l’assetto istituzionale ed economico e si limitano all’amministrazione dell’esistente, in modo subalterno all’impianto liberista e con programmi spesso indistinguibili da quelli dei partiti conservatori.

Europa: ce la facciamo?

di Marco Bascetta e Sandro Mezzadra
È quan­to­meno dal 2010, quando la crisi glo­bale ha col­pito vio­len­te­mente l’Europa nelle forme di una «crisi dei debiti sovrani», che il pro­cesso di inte­gra­zione nel vec­chio con­ti­nente ha assunto una diversa tem­po­ra­lità e una diversa dire­zione. L’imposizione alla Gre­cia (ma anche ad altri Paesi, tra cui la Spa­gna, il Por­to­gallo, l’Irlanda e per molti versi anche l’Italia) di dure poli­ti­che di auste­rità è sem­brata segnare l’avvio di un’accelerazione sul ter­reno dell’ortodossia «ordo­li­be­rale». Una nuova «Europa tede­sca» comin­ciava a deli­nearsi, con un rial­li­nea­mento delle stesse isti­tu­zioni comu­ni­ta­rie attorno alla cen­tra­lità della Banca Cen­trale e un ulte­riore svuo­ta­mento delle istanze «rap­pre­sen­ta­tive», a tutto van­tag­gio di quelle esecutive.
Il «Fiscal com­pact» e il «Mec­ca­ni­smo Euro­peo di Sta­bi­lità» avreb­bero rati­fi­cato e appro­fon­dito que­ste ten­denze, ponendo la sta­bi­lità mone­ta­ria, la disci­plina fiscale e i pro­grammi di auste­rità come vere e pro­prie norme costi­tu­zio­nali – tanto a livello euro­peo quanto all’interno dei sin­goli Stati mem­bri.

E ora al passo con le sinistre europee


di Aldo Carra
La nascita del gruppo par­la­men­tare uni­fi­cato mi piace pen­sarla come il taglio del nastro per inau­gu­rare il can­tiere della sini­stra nuova. Sap­piamo che tro­ve­remo tante mace­rie, sog­get­tive – ere­dità di scon­fitte, arre­tra­menti, tra­ver­sie e divi­sioni che hanno creato sfi­du­cia e lace­rato rela­zioni – e mace­rie ogget­tive – ana­lisi della società e dell’economia ina­de­guate rispetto ai cam­bia­menti inter­ve­nuti con glo­ba­liz­za­zione e finan­zia­riz­za­zione, sra­di­ca­mento dai territori.
Ma sap­piamo anche che guar­dan­doci bene intorno tro­ve­remo pic­cole case sparse costruite da sin­goli e gruppi, nuclei di una società e di un modello di svi­luppo nuovi, sogni e spe­ri­men­ta­zioni di un’altra agri­col­tura e di un’altra eco­no­mia, sedi di incon­tro e di pra­ti­che di soli­da­rietà tra gli esseri umani, di acco­glienza e con­vi­venza, germi di un nuovo loca­li­smo che vuole rico­struire par­te­ci­pa­zione, auto­ge­stione e demo­cra­zia dal basso. Tutto que­sto fa parte del nostro mondo anche se non sem­pre ama defi­nirsi di sini­stra o fare poli­tica come la inten­diamo noi.

La galassia dei beni comuni

di Corrado Oddi
A più di 4 anni di distanza dalla straor­di­na­ria vit­to­ria refe­ren­da­ria del giu­gno 2011 e dalla sua suc­ces­siva mano­mis­sione, il movi­mento per l’acqua riprende il cam­mino e rilan­cia la sua ini­zia­tiva sul bene comune pri­ma­rio per la vita del pia­neta e dell’umanità.
E stretta è la rela­zione tra pre­ser­va­zione dell’acqua e cam­bia­mento cli­ma­tico. Non solo per­ché quest’ultimo accre­sce for­te­mente lo stress idrico in vaste aree del mondo, ma, ancor più, per­ché rende l’acqua risorsa sem­pre più scarsa, e dun­que sem­pre più appe­ti­bile dalle logi­che del mer­cato e del pro­fitto cau­sando con­flitti e guerre. Per que­sto il tema della costi­tu­zio­na­liz­za­zione del diritto all’acqua e dei diritti della natura supera un’idea pura­mente aggiun­tiva dell’elencazione dei diritti per diven­tare fon­da­tiva di una let­tura con­tem­po­ra­nea e ricca dell’attività umana nella vita nel nostro pianeta.

Acqua e servizi pubblici. Così l’Ue boicotta i cittadini

di Riccardo Petrella
Il Par­la­mento euro­peo ha appro­vato una riso­lu­zione sull’Iniziativa dei cit­ta­dini euro­pei (Ice), di cui quella sull’acqua rap­pre­senta l’esempio più signi­fi­ca­tivo. Al cen­tro del dibat­tito è stata la que­stione dell’efficacia o meno dell’Ice in quanto stru­mento di demo­cra­zia diretta a livello euro­peo. In realtà, è andato in scena il distacco tra le discus­sioni in seno alle isti­tu­zioni Ue e la deva­sta­zione sociale e della demo­cra­zia a seguito della demo­li­zione dei beni e ser­vizi comuni pubblici.
L’Ice sull’acqua è stata un suc­cesso, la prima a supe­rare tutti gli osta­coli e a rispet­tare le con­di­zioni. Eppure, la Com­mis­sione euro­pea non ha dato alcun seguito con­creto, come era suo dovere, accon­ten­tan­dosi di affer­mare che essa ha già rea­liz­zato quanto richie­sto in mate­ria di diritto all’acqua e della sua sal­va­guar­dia come bene comune. In un’audizione del Par­la­mento euro­peo nel 2014 e in occa­sione della riso­lu­zione di fine otto­bre, la stra­grande mag­gio­ranza dei respon­sa­bili poli­tici euro­pei ha cer­cato di spie­gare l’impasse attri­buen­dola a ragioni dovute a limiti, imper­fe­zioni e lacune isti­tu­zio­nali, orga­niz­za­tive e finan­zia­rie pro­prie dello stru­mento Ice. Nes­sun dub­bio, esse hanno avuto una certa influenza sulla maniera in cui la Com­mis­sione euro­pea ha uti­liz­zato, poco demo­cra­ti­ca­mente, i risul­tati dell’Ice a suo van­tag­gio poli­tico.

Nasce la nuova sinistra. Bersani blinda la destra

di Daniela Preziosi
«Le uscite a sini­stra spesso hanno por­tato come risul­tato di favo­rire gli avver­sari, e loro così stanno facendo il gioco della destra». L’accusa di intel­li­genza con il nemico, grande clas­sico delle scis­sioni, ieri è arri­vata. Anche se in que­sto caso il para­dosso è che il nemico, almeno un pezzo del nemico, è un alleato di governo. Ieri Lorenzo Gue­rini, vice­se­gre­ta­rio Pd, ha attac­cato quelli che escono dal suo par­tito. Alfredo D’Attorre, dal banco degli impu­tati, respinge l’accusa al mit­tente: «Se deve tro­vare chi fa più il gioco della destra non a parole ma con le scelte con­crete, non ha che da rivol­gersi al segre­ta­rio di cui è vice».
Pro­ba­bil­mente è solo un assag­gio delle pole­mi­che dei pros­simi giorni. Per­ché gli anti ren­ziani del par­la­mento da ora ten­te­ranno l’opera di ero­sione del Pd. Oggi al Tea­tro Qui­rino di Roma va in scena la pre­sen­ta­zione del nuovo gruppo di Mon­te­ci­to­rio, «Sini­stra ita­liana», nome che ha il pre­gio della chia­rezza.

Sanità. Le Regioni colpite e affondate

di Ivan Cavicchi
Ormai non con­tano più niente, scre­di­tate per le loro ordi­na­rie immo­ra­lità, mal­trat­tate per le loro inca­pa­cità , disprez­zate dal governo per­ché isti­tu­zioni che non gover­nano. Sono il simu­la­cro di se stesse. Senza scampo, appa­iono sot­to­messe ad un cesa­ri­smo del governo che le irride e le piega ai pro­pri voleri. «Fate più effi­cienza», dice Padoan; «smet­tete di dire bugie i soldi che vi diamo sono più che suf­fi­cienti» ammo­ni­sce Renzi.
Ser­gio Chiam­pa­rino, dopo essersi tagliato da solo il fondo sani­ta­rio nazio­nale, non può dire ora che i soldi non gli bastano e quindi sospende il giu­di­zio. In realtà non vede l’ora di tagliare la corda. Non fa che dire che non si dimette per la legge di sta­bi­lità ma per i debiti della sua Regione, anche se si dovrebbe dimet­tere pro­prio per que­sta legge. Poi c’è Enrico Rossi. Il pre­si­dente della Toscana, con 50000 firme sul grop­pone cioè con un refe­ren­dum popo­lare con­tro la sua poli­tica sani­ta­ria, fa il book­ma­ker e vuole sapere da Renzi se il «governo scom­mette sulla sanità pub­blica».

Niente acqua, ma c'è il Ponte

di Ezio Trasparente
Prima il bastone, poi la carota. Prima l’esclusione di Mes­sina, tre­di­ce­sima città d’Italia, dai sette miliardi di fondi pre­vi­sti dal Master­plan per il sud per le città metro­po­li­tane, poi l’annuncio a sen­sa­zione: «Il ponte si farà».
In due giorni, il governo gui­dato da Mat­teo Renzi fa e disfa, esclude e pre­mia, illude ed esalta. E nel frat­tempo, dichiara lo stato d’emergenza (a due set­ti­mane esatte dall’inizio dell’emergenza) per Mes­sina, che da sabato 24 otto­bre vive una crisi idrica ai limiti dell’incredibile. Che, ancora oggi, non si sa come risolvere.
Due set­ti­mane fa, una frana a Cala­ta­biano, pae­sotto in pro­vin­ciadi Cata­nia distante 50 km da Mes­sina, tran­cia in due l’acquedotto Fiu­me­freddo, che rifor­ni­sce la città dello Stretto di mille litri d’acqua al secondo. La con­dotta si ripara (dopo tre giorni), ma il pen­dio con­ti­nua a fra­nare, quindi l’erogazione si ferma.

“Fuori tutti”. Oggi no shopping

di Riccardo Chiari
Gli attac­chi al con­tratto nazio­nale si mol­ti­pli­cano, e ai lavo­ra­tori non resta che l’arma dello scio­pero, per con­tra­stare una deriva che si accom­pa­gna al con­sueto ten­ta­tivo padro­nale di ridurre diritti e sti­pendi. Oggi tocca agli addetti della grande distri­bu­zione, sia pri­vata che coo­pe­ra­tiva, e a quelli del com­mer­cio minuto legato a Con­fe­ser­centi. Solo loro, per­ché il rin­novo del con­tratto nazio­nale con Con­f­com­mer­cio è già cosa fatta: «Ed è quasi para­dos­sale che le aziende del pic­colo com­mer­cio abbiano rin­no­vato il con­tratto e rico­no­sciuto l’aumento sala­riale — osser­vano sul punto i sin­da­cati di cate­go­ria Fil­cams Cgil, Fisa­scat Cisl e Uil­tucs — men­tre le grandi aziende, pri­vate e mul­ti­na­zio­nali, e le grandi coo­pe­ra­tive non lo vogliano fare».
La gior­nata di scio­pero, dopo ben 22 mesi di incon­tri infrut­tuosi, è stata lan­ciata con lo slo­gan «Fuori Tutti». Un chiaro invito a chi lavora nel set­tore ma anche all’immenso eser­cito degli “ita­liani con­su­ma­tori”, che visti i pre­ve­di­bili disagi potreb­bero deci­dere, non solo per motivi etico-solidaristici, di diser­tare la tra­di­zio­nale pro­ces­sione del sabato verso cen­tri com­mer­ciali grandi e pic­coli, super­mer­cati e altri grandi punti vendita.

Un mondo prigioniero del modello Wal Mart

di Roberto Ciccarelli 
Il denaro, il debito e la dop­pia crisi di Luciano Gal­lino (Einaudi, pp. 200, 18 euro) è la terza parte di una ricerca sulle ori­gini della crisi e le poli­ti­che dell’austerità che si pre­senta sotto la forma con­fi­den­ziale di una lunga let­tera ai nipoti e uno spie­tato j’accuse con­tro la classe poli­tica più igno­rante e inca­pace in Europa: quella italiana.
La scrit­tura di Gal­lino è come un die­sel: è tesa come una corda di vio­lino verso un appello al futuro; con un mar­tello col­pi­sce tutti i luo­ghi comuni ideo­lo­gici mone­ta­ri­sti e i grot­te­schi tic discor­sivi di una malin­tesa moder­nità che diven­tano armi della poli­tica neo­li­be­ri­sta e auste­ri­ta­ria; giunge infine al giu­di­zio poli­tico che si fa mor­dace ope­ra­zione di com­bat­ti­mento dia­let­tico con­tro l’oligarchia al potere.
La tri­lo­gia com­po­sta da Finan­z­ca­pi­ta­li­smo e da Il colpo di Stato di ban­che e governi, da leg­gere insieme a libri come Attacco allo stato sociale e Vite rin­viate, lo scan­dalo del lavoro pre­ca­rio, trova un com­pi­mento nella defi­ni­zione dei linea­menti del «pen­siero cri­tico», oscu­rato e rimosso dalle riforme della scuola e dell’università Moratti-Gelmini e imba­stite da quel con­cen­trato di idio­zie mer­can­ti­li­sti­che della legge «di sini­stra» Berlinguer.

Intervista a Evo Morales: «Cittadinanza universale per tutti gli oppressi»

di Geraldina Colotti
C’è neb­bia, al mat­tino pre­sto all’aeroporto mili­tare di Ciam­pino. Per que­sto il pre­si­dente boli­viano Evo Mora­les atterra in ritardo. E dovrà strin­gere i tempi dell’agenda, fitta di incon­tri. Sulla pista, lo atten­dono anche i ver­tici di Fin­mec­ca­nica, per illu­strar­gli i pregi di eli­cot­teri e droni. Mora­les si guarda intorno. Prima di entrare in una car­linga abbrac­cia un volto amico. Il tempo di qual­che foto, e poi via verso Roma. Al Senato, ha un incon­tro con il pre­si­dente Pie­tro Grasso. Alla camera, è rice­vuto dalla pre­si­dente Laura Boldrini.
Nel pome­rig­gio lo aspet­tano alla Sapienza, per con­fe­rir­gli un dot­to­rato hono­ris causa in Scienze della comu­ni­ca­zione: «Mora­les è un grande comu­ni­ca­tore, che più di tutti ha posto al cen­tro la con­trad­di­zione capitale-natura — dice al mani­fe­sto il pro­fes­sor Luciano Vasa­pollo — . Una visione nuova che pone il vivir bien, la filo­so­fia andina, come una pos­si­bi­lità di vita diversa anche nelle società come le nostre, ormai com­ple­ta­mente sof­fo­cate dalla logica del profitto».

venerdì 6 novembre 2015

"È ora di cambiare": dialogo con Juan Carlos Monedero

Intervista a Juan Carlos Monedero di Alioscia Castronovo e Giansandro Merli
Il leninismo amabile, le strategie contro l'austerità, le elezioni spagnole e lo spazio europeo: intervista a Monedero, co-fondatore di Podemos e docente della Universidad Complutense di Madrid.
Hai parlato spesso di tre anime “storiche” della sinistra che nel corso del secolo scorso sono state separate, hai affermato l'urgenza di riconnetterle. Quali sono queste tre anime? Potresti approfondire questa riflessione definendo le strategie possibili per una rottura dell’egemonia neoliberale?
"La storia è densa di conflitti contro la diseguaglianza, le risposte di fronte al potere emergono già nella Bibbia. Se le forme della protesta sono sempre state diversificate, notiamo come a partire dal diciannovesimo secolo il socialismo le abbia in buona parte unificate. Il socialismo si è espresso innanzitutto in forma rivoluzionaria, con la costruzione di un contropotere rispetto al potere capitalista esistente; alcune conquiste ottenute hanno poi reso tale risposta sempre più moderata e graduale, in particolare mi riferisco alla sua forma parlamentare.

Il capitalismo delle diseguaglianze e del debito

di Guglielmo Forges Davanzati 
Due “fatti stilizzati” sono propri del capitalismo contemporaneo: le crescenti diseguaglianze distributive e l’esplosione del debito pubblico su scala globale[1]. Si tratta di fenomeni correlati, nel senso che, come si proverà a mostrare, è proprio la diseguaglianza a generare crescente indebitamento pubblico e, in più, è il crescente indebitamento pubblico a generare, attraverso misure di redistribuzione del carico fiscale, crescenti diseguaglianze distributive. 
Sul piano empirico, l’OCSE rileva un significativo aumento dell’indice di Gini in tutti i Paesi industrializzati nel corso degli ultimi anni, in particolare a partire dal 2007 (http://www.oecd.org/social/income-distribution-database.htm). Al tempo stesso, come mostrato in Fig.1, si registra un continuo aumento del debito pubblico su scala globale.

Il segreto della manovra “espansiva” del governo

di Thomas Fazi
Molto si è detto sulla legge di stabilità finanziaria 2015. Secondo il governo – e gran parte dei media – si tratta di una manovra «inequivocabilmente espansiva»; secondo i critici, non si può parlare di una manovra espansiva – la legge di stabilità prevede per il 2016 una riduzione del deficit dello 0,4 per cento, dal 2,6 per cento di quest’anno al 2,2 per cento – ma solo di una manovra meno restrittiva del previsto, che è una cosa ben diversa. La Nota di Aggiornamento al DEF del 19 settembre, infatti, prevede una riduzione del deficit inferiore a quella che si determinerebbe in assenza di interventi discrezionali (e alla manovra prevista nella bozza della legge di stabilità, pubblicata ad aprile).
Siamo sostanzialmente di fronte ad un modesto rallentamento nel percorso di riduzione del deficit, nulla di più; la Nota di Aggiornamento, infatti, parla di una «maggiore gradualità del consolidamento di bilancio».

La proposta Boeri ovvero il massacro sociale nel nome dell'equità

di Giorgio Cremaschi
"Non per cassa ma per equità" titola il dossier sulle pensioni del presidente dell'Inps Tito Boeri. La verità è l'esatto opposto, la foglia di fico dell'equità, assieme a quella della riduzione dei privilegi della casta politica e sindacale, serve proprio a coprire un taglio strategico alle prestazioni e allo stesso sistema pensionistico pubblico. Il documento del presidente è molto dettagliato nelle cifre e questo serve a rafforzare la sua immagine bocconiana. Tuttavia le cifre possono cambiare e soprattutto possono a volte portare fuori strada, se non si esaminano i concetti a cui sono connesse. Chi non sarebbe d'accordo agarantire 500 euro mensili a chi ha più di 55 anni ed è senza reddito? Il problema è a quali condizioni e soprattutto chi paga e qui subito emerge l'ideologia liberista della proposta Inps.
Nel passato, quando ancora tentavano di fare il loro mestiere, i grandi sindacati confederali si sono battuti per separare la previdenza, dall'assistenza.

Le origini statunitensi della crisi

di Giacomo Cucignatto
Prima parte: La Great moderation e i derivati
La crisi dei mutui subprime ha innescato la più profonda flessione a livello produttivo dal dopoguerra1 – la “Grande Recessione” 2 – e rappresenta tuttavia solo l’ultimo esempio di una lunga serie di crisi finanziarie, ciascuna diversa in termini di conseguenze su produzione, occupazione e crescita.
La bolla immobiliare raggiunse il suo apice all’inizio del 2006, quando tutti gli indici dei prezzi toccarono un picco storico; l’inesorabile declino successivo provocò l’inizio della crisi. Il settore immobiliare, aveva attirato negli anni precedenti un afflusso di investimenti davvero significativo, confermandosi particolarmente sensibile rispetto all’emergere di bolle speculative.
Tale mercato è stato al centro di un grande processo di mutamento: dagli anni ’90, lamortgage industry ha visto proliferare nuovi tipi di mutuo che trasformavano un settore tradizionalmente basato sui tassi fissi, permettendo ai proprietari di scommettere sulle variazioni dei tassi e garantendo a soggetti precedentemente non qualificati di richiedere un mutuo.

Don Quijote de la Realidad. Ernesto Che Guevara e il guevarismo

di Tiziana Barillà
Come scrivere di Ernesto Guevara senza risultare ripetitiva o banale? Ecco, fu questo il mio principale timore, ricordo, quando decisi di iniziare a scrivere l’ennesimo lavoro su uno dei personaggi più conosciuti della storia del Novecento. Presto, però, le mie paure si rivelarono ingenue, quando mi accorsi che il Che era divenuto, al contempo, uno dei personaggi più sconosciuti. Una specie di rockstar della quale non si conosceva nemmeno una canzone. Cercando informazioni su di lui, ho scovato testi, documenti, canzoni, documentari. E anche colpi di scena, segreti sulla sua vita privata e sulla sua famiglia. Talvolta ho avuto l’impressione di trovarmi davanti a un vero e proprio “gossip guevarista” che enfatizzava pericolosamente la sua immagine, fino a ridurla a brand. È stato persino possibile, navigando su internet, ritrovare il Che su un sito di estrema destra. Una faccia, più o meno stilizzata, che sventola spesso – troppo spesso – su maglie e oggetti di ogni tipo: bandiere inconsapevoli di un patrimonio culturale e politico sconosciuto.

Papa Francesco e la "cultura dello scarto"

di Guido Viale 
Scarto e cultura dello scarto sono concetti che attraversano tutta l’enciclica e a cui Francesco attribuisce grande rilievo come strumenti di analisi dello stato di cose presente, cioè del contesto all’origine tanto del degrado dell’ambiente che della diseguaglianza e dell’ingiustizia di cui sono vittime i poveri del mondo. Considera anzi la denuncia della cultura dello scarto e la lotta contro di essa uno degli assi portanti della sua enciclica:
«Questo riguarda specialmente alcuni assi portanti che attraversano tutta l’Enciclica. Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» (16). Perché?

La prossima crisi finanziaria è già iniziata?

di Paul Mason
Molti indicatori nella finanza globale sono rivolti verso il basso e alcuni addirittura pensano che il crollo sia già iniziato. Cerchiamo di mettere insieme le prove. In primo luogo, ciò riguarda l’insostenibilità del debito. Dal 2007, il cumulo debitorio nel mondo è cresciuto di 57 trilioni di dollari. Questo è un tasso di crescita annuo composto del 5,3 per cento, battendo in modo significativo il PIL. I debiti sono raddoppiati nei cosiddetti mercati emergenti, mentre la crescita nel mondo sviluppato è di poco più di un terzo.
John Maynard Keynes una volta scrisse che il denaro è un “legame fra il presente e il futuro”. Questo significa che ciò che facciamo con i soldi oggi è un segnale di ciò che pensiamo succederà domani. Dopo la crisi globale del 2008 abbiamo deciso di espandere il credito più rapidamente dell’economia, ma questo ha senso solo se pensiamo che il futuro sarà molto più prospero del presente.

A sinistra, finalmente

di Paolo Andreozzi
Finalmente si fa sul serio. Lanciata la costituente del nuovo soggetto politico di sinistra. Ne hanno discusso e deliberato insieme, per fissare la data della fatidica assemblea nazionale, SEL, Rifondazione, l’Altra Europa, Possibile (Civati), Fassina, Cofferati e altri. E oggi stesso prende il via il nuovo gruppo parlamentare a sinistra del PD, con SEL, ex-PD ed ex-5Stelle.
Si fa sul serio. C’è perfino un documento d’identità del soggetto unitario che aspettavamo tutte e tutti da tanto tanto tempo. Ma ne valeva la pena: è dirimente su ogni punto sensibile, se non rivoluzionario. La ‘Cosa Rossa’, dice testualmente il documento, sarà “democratica, di tutte e tutti, alternativa e autonoma, innovativa ed europea”; e i bene informati fanno già sapere che inoltre osserverà le leggi della caduta dei gravi e della rotazione dei pianeti, i teoremi di Pitagora e di Godel, le regole dell’analisi grammaticale e le convenzioni sui fusi orari e sull’alternanza tra ora solare e ora legale.

Bersani e la sindrome di Stoccolma

di Vincenzo Paliotti
“Se io resto nel PD non lo faccio per una nostalgica passionaccia per la ditta, per motivi sentimentali. Lo faccio perché senza il PD il centrosinistra non esiste più, perciò mi chiedo come fanno altri a pensare di costruirlo al di fuori del PD. La mia idea dell’Italia sta qui. E se gli elettori abbandoneranno il partito, temo finiscano nelle braccia di Grillo piuttosto che in quelle di una sinistra che non è nel PD”.
Questo è quanto dichiara Bersani a La Repubblica a chi gli chiede perché resta nel PD. Come si fa a dire che senza PD non esiste il centrosinistra se il PD è più a destra di Forza Italia? Questo non lo dico io, lo dicono le riforme, i decreti che Renzi ha messo in atto e che Bersani stesso ha criticato, anche se poi “per disciplina di partito”, sue testuali parole, ha votato. Non una di queste è stata pensata guardando ai bisogni dei più deboli, si è andati in una sola direzione: compiacere la troika, la CONFINDUSTRIA le classi più protette che con questo governo lo sono ancora di più proprio grazie alle riforme che anche lui ha votato.

Le ragioni politiche e giuridiche per dire no alla deforma costituzionale

di Alessandro Pace
Qualora si volesse individuare il vizio più grave e omnicomprensivo che caratterizza la riforma costituzionale Renzi-Boschi questo andrebbe identificato nell’assenza di contro-poteri: uno dei principi fondamentali del costituzionalismo liberale.
Da questo angolo visuale è evidente lo scompenso tra Camera e Senato sia sotto il profilo delle funzioni – in conseguenza del quale il Senato non potrebbe più costituire un’eventuale contro-potere della Camera -, sia sotto il profilo del numero dei componenti dell’una e dell’altro che rende praticamente irrilevante la presenza del Senato nelle riunioni del Parlamento in seduta comune. A ciò si aggiungano sia l’irrazionalità di far esercitare le funzioni di senatore a consiglieri regionali e a sindaci che eserciterebbero le loro funzioni part-time, come se le residue attribuzioni riconosciute al Senato fossero di poco peso; sia l’assurdità di far valutare, da parte del Senato delle autonomie locali – costituito (non lo si dimentichi, da meri consiglieri regionali) – i requisiti per l’elezione di due dei cinque giudici costituzionali.

Morte di un povero cristo anarchico

di Angelo Mastrandrea
L’ultimo giorno da uomo libero Franco Mastrogiovanni lo trascorre in fuga dai vigili urbani, dai carabinieri, dalla guardia costiera e forse dai fantasmi del suo passato.
È la mattina del 31 luglio 2009 e il “maestro più alto del mondo”, com’è affettuosamente soprannominato per via del suo metro e novanta dagli studenti delle scuole elementari di Pollica, nel Cilento, è un uomo braccato. Su di lui pende una richiesta di trattamento sanitario obbligatorio (tso). Per lui sarebbe il terzo tso nel giro di pochi anni (il primo era stato nel 2002, il secondo nel 2005), e a firmarlo è un personaggio che di lì a un anno salirà tristemente agli onori delle cronache: il sindaco-pescatore Angelo Vassallo, ucciso per motivi ancora oggi misteriosi. Aveva denunciato trafficanti di droga locali? Si era opposto alle mire dei clan camorristici sull’ampliamento del porto di Acciaroli?

Diritto in sciopero? In Europa arriva “Kill the Bill”

di Sergio Cararo
Scioperare diventerà sempre più difficile e nei trasporti praticamente impossibile. In Italia? No in Europa. A fare da testa d'ariete sarà la Gran Bretagna ma l'Italia, da molti punti di vista, vede oggi una legislazione antisciopero già più restrittiva di quella britannica. “La Commissione Europea sta valutando se assumere la proposta di legge antisciopero britannica e farla diventare una direttiva europea vincolante per tutti gli stati membri dell'Unione Europea” è l'allarme lanciato ieri da Paola Palmieri della Usb alla conferenza sulla difesa del diritto di sciopero in Europa tenutasi giovedì a Roma.
L'incontro è stato organizzato dalla Federazione Sindacale Mondiale (Fsm) che ha deciso di avviare coordinamenti di settore a livello europeo (due settimane fa si sono riuniti a Bruxelles i sindacati delle telecomunicazioni, oggi quelli dei trasporti). Alla conferenza hanno partecipato l'Usb (referente italiano della Fsm), il Pame della Grecia e la Cgt trasporti della Francia. I britannici della Rmt hanno inviato un interessante documento.

Tav a giudizio: in nome del popolo sovrano

di Livio Pepino
La ses­sione del Tri­bu­nale per­ma­nente dei popoli dedi­cata a Tav, grandi opere e diritti fon­da­men­tali dei cit­ta­dini e delle comu­nità locali che è ini­ziata giovedì a Torino è un evento impor­tante, anche oltre il caso con­creto. Il tema cen­trale è, ovvia­mente, la Nuova linea fer­ro­via­ria ad alta velo­cità Torino-Lione: un’opera ciclo­pica deva­stante, di grande impatto ambien­tale, di con­cla­mata inu­ti­lità tra­spor­ti­stica, inso­ste­ni­bile in ter­mini di spesa pub­blica, giu­sti­fi­cata solo da una cul­tura svi­lup­pi­sta ormai ana­cro­ni­stica, da inte­ressi eco­no­mici lob­bi­stici di breve periodo e dalla dispe­ra­zione di un sistema poli­tico ed eco­no­mico inca­pace di dare alla crisi vie di uscita razionali.
Un’opera inol­tre – sarà que­sto il punto prin­ci­pale dell’analisi del Tri­bu­nale dei popoli – decisa in modo auto­ri­ta­rio, pro­vo­cando un movi­mento di oppo­si­zione pro­fon­da­mente radi­cato e capace di mani­fe­sta­zioni con decine di migliaia di per­sone.

Il diritto alla cultura

di Andrea Ranieri
Il decreto sulle misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione è stato convertito in legge. Il decreto fu emanato dopo che un'Assemblea sindacale, del resto regolarmente convocata con largo preavviso, aveva reso impossibile per alcune ore l'accesso dei turisti al Colosseo. Il governo, sfruttando l'onda di una ben orchestrata campagna mediatica, decide con la legge di considerare, per quel che riguarda i diritti sindacali, i beni culturali come attività che "rientrano tra i livelli essenziali delle prestazioni di cui all'articolo 117 secondo comma lettera m della Costituzione". Il tutto senza nessun aggravio di spesa per le finanze pubbliche. Ma l'articolo 117 della Costituzione al punto indicato dal decreto prevede che i livelli essenziali delle prestazioni vadano ben oltre la fruizione dei beni per i turisti, ma fa riferimento ai "diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale". Per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale.

Se una tangente tira l'altra

di Alberto Vannucci
Si sa che delle ciliegie “l’una tira l’altra”. E allora non è forse una coincidenza che a livello lessicale, nel gergo utilizzato per dissimulare la corruzione negli uffici romani dell’Anas, le mazzette si trasformassero d’incanto proprio in ciliegie. O in alternativa, a sancirne la funzione “terapeutica” per chi le riceve, in antinfiammatori e antidepressivi. Ma al netto del folkloristico squallore che circonda l’inchiesta giudiziaria sulla cosiddetta “dama nera” affiorano in questa vicenda – così come in altre analoghe – alcuni spunti di rilievo per chiunque sia interessato a cogliere le dinamiche nascoste dell’italica corruzione. Un fenomeno criminale che non sembra aver particolarmente risentito del ciclo economico negativo, anzi ha probabilmente rappresentato per molti suoi protagonisti una “nicchia” di rendita parassitaria cui attingere al riparo dalla concorrenza, in virtù di giuste entrature e di inossidabili protezioni politico-burocratiche.

Ttip: l'impero colpisce ancora

di Marco Palazzotto 
Lo scorso 5 ottobre è stato raggiunto un accordo tra Stati Uniti d’America, Giappone e altri 10 paesi, per la creazione di un trattato di libero scambio, che ha lo scopo di facilitare il commercio internazionale tra 12 paesi, attraverso la cancellazione di dazi e tasse su alcuni prodotti oggetto di negoziato. Il nome del trattato è Trans-Pacific Partnership (TPP) e coinvolge oltre a USA e Giappone, anche: Australia, Brunei, Canada, Cile, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam.
Un accordo simile è in fase di elaborazione tra USA e Unione Europea e si chiama “Transatlantic Trade and Investment Partnership” (TTIP). Anche questo accordo avrebbe lo scopo di migliorare gli scambi internazionali tra gli USA e il vecchio continente, abbattendo barriere tariffarie e semplificando la normativa su alcuni settori dell’economia.

Da Calais a Marsiglia: spazi di transito tra le maglie dei confinamenti e le catture dell’umanitario

di Martina Tazzioli
Uno spazio di transito di lunga durata, per molti, e uno spazio di attesa indefinita, talvolta di arrivo seppure temporaneo, per altri, la Francia di oggi, tappa o destinazione per una buona parte dei migranti che arrivano in Italia. Se si dovessero tracciare le geografie dei migranti in transito e i punti di blocco in cui questi si arrestano temporaneamente, da Ventimiglia a Calais, ci troveremmo di fronte a una carta densità variate, fatta da spazi in dissolvenza e altri altri di lunga durata che delimitano i punti fissi della mappa. Zone di transito e rifugi temporanei che emergono rapidamente e altrettanto velocemente scompaiono nella Francia dei migranti in transito, si alternano a zone-frontiera e di confinamento, come Calais, che permangono negli anni pur nelle trasformazioni dei meccanismi di controllo e delle strategie di attraversamento che contribuiscono a ridisegnare la geografia di quegli spazi-frontiera.
“Centri di tregua” (centres de répit) è il nome dato dal governo francese per indicare i nuovi dispositivi di auto-detenzione in cui ai migranti di Calais viene ultimamente “suggerito” di trasferirsi.

Immigrazione in Italia. Il posto delle donne

di Ginevra Demaio
Da 25 anni il Dossier statistico immigrazione racconta l’immigrazione in Italia attraverso l’analisi dei principali archivi statistici nazionali. Andiamo a vedere qual è l'immagine dell'immigrazione e dell'Italia che ci restituisce l'edizione 2015 e il posto che occupano le donne immigrate in questo quadro[1]. 
Nel 2014 in Italia immigrazione ed emigrazione continuano ad essere due dimensioni assolutamente attuali e descrivono un paese che, non diversamente da quanto accade a livello mondiale, è attraversato tanto da una mobilità in ingresso quanto da una mobilità in uscita. Non siamo, dunque, un’eccezione, né in Europa né nel mondo, ma più semplicemente siamo pienamente e inevitabilmente immersi in un’epoca di grandi stravolgimenti geo-politici ed economici e di grandi movimenti di persone.

Laboratorio Napoli per un'altra Europa possibile

Intervista a Luigi de Magistris di Fabrizio Verde
"Da Sud e dal Sud Europa, può nascere una spinta per la costruzione di un'altra Europa e abbiamo dei segnali rappresentati da alcune esperienze nel sud Italia. Non vorrei apparire presuntuoso, ma il mio percorso politico e amministrativo nella città di Napoli si inserisce in questo discorso". A pochi giorni dalla polemica scoppiata nel corso della trasmissione di Massimo Giletti "L'Arena", nel corso della quale il "giornalista" e Matteo Salvini hanno insultato Napoli, definendola "città indecorosa", l'AntiDiplomatico ha incontrato il sindaco Luigi de Magistris per una chiacchierata sui temi di politica internazionale e sul ruolo da protagonista che la città di Napoli vuole giocare nella costruzione di un'Europa alternativa possibile. De Magistris ha ribadito che le (indecorose, quelle si) politiche neo-liberiste dell'Europa si possono sconfiggere anche guardando all'esperienza recente dei paesi dell'ALBA bolivariana. 

Trasformismo e trasformismi, piaga antica della storia italiana

di Corrado Stajano
La politica dovrebbe essere l’arte del necessario, non del possibile, com’è luogo comune dire. Una chimera, oggi più che mai. La mediazione, essa sì, è utile se esercitata pulitamente per metter d’accordo opinioni e bisogni differenti di una comunità. Adesso? Par di vivere in un garbuglio autoritario dove la cancellazione delle regole è diventata la norma.
L’ultimo episodio riguarda la bagarre sul sindaco Marino, probabilmente indifendibile, anche se bisognerebbe approfondire il disturbo che ha dato agli speculatori la sua politica urbanistica. Le modalità con cui è stato tolto di mezzo non fanno onore a una democrazia. Il notaio che ha raccolto le adesioni dei 26 consiglieri richiamati alle armi per evitare, con la loro firma, una libera discussione in aula rammenta una commedia con Peppino De Filippo più che il V° secolo di Pericle. Di che cosa si è avuto paura?

Verso gli Stati generali di Possibile

Pubblichiamo i documenti destinati alla discussione nei comitati di Possibile in vista dell’assemblea fissata per sabato 21 novembre a Napoli.
Per prima cosa, alcune informazioni:
L’assemblea generale degli iscritti è rappresentata dagli Stati Generali di Possibile. Si svolgeranno come detto a Napoli, sabato 21 novembre: alle 8,30 si apriranno i desk per la registrazione dei delegati e dei partecipanti, entro le 9,30 si procederà con l’inizio dei lavori e i primi adempimenti. Per consentire la massima partecipazione al momento del voto, l’approvazione dei documenti è fissata al centro della giornata, indicativamente alle 15,30, e per la stessa ragione la chiusura dell’assise avverrà tassativamente alle ore 17. A breve pubblicheremo una nota logistica molto dettagliata per facilitare il raggiungimento dell’Arenile.

Differenziato e connesso. Sul meeting transnazionale di Poznan

di Peter Nowak e Lisa Riedner
La scorsa estate la città polacca di Poznan è salita alla ribalta per la protesta dei lavoratori di Amazon, che hanno rivendicato un adeguamento dei propri salari e delle proprie condizioni di lavoro ai contratti esistenti negli altri paesi europei, esprimendo solidarietà con gli scioperi dei lavoratori di Amazon in Germania.
Nel primo week-end di ottobre circa 150 attivisti/e provenienti da tutta l’Europa, si sono incontrati a Poznan per confrontarsi sulle possibilità di uno sciopero sociale transnazionale. Alla base dell’incontro c’è la considerazione che non sia possibile fronteggiare la politica di austerità intrapresa dalla Germania solo attraverso blocchi e grandi manifestazioni. Lotte importanti sono anche le battaglie che quotidianamente si svolgono sul posto di lavoro o le resistenze contro gli sfratti e le espulsioni dai quartieri.

Kobane martoriata e accerchiata: resisteremo

Intervista a Mustafa Abdi di Giulia Belardelli
“Soltanto dal centro di Kobane abbiamo dovuto rimuovere un milione e 300mila tonnellate di macerie. Sotto c'erano centinaia di morti. Come può immaginare, il rischio epidemia era altissimo”. Mustafa Abdi, sindaco di Kobane, partecipa al meeting Unity in Diversity organizzato dal Comune di Firenze. La sua città sta cercando di rialzarsi dopo l'assedio dell'Isis. Il centro è staro ripulito dalle mine; tra mille difficoltà è in corso la ricostruzione di scuole e ospedali. Ma Abdi sa che il peggio non può dirsi passato finché non si troverà una soluzione alla crisi siriana. Così, in questa intervista all'HuffPost, il sindaco della città curda torna a proporre l'autonomia democratica del Rojava come “terza via” per porre fine all'inferno siriano.

Indifese

di Francesco Occhetta
Se è vero, come ha scritto il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, che «il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini», il grado di disumanizzazione di un Paese si misura sulle violenze che i bambini subiscono, tra le mura domestiche o all’interno delle culture in cui vivono. Sono le «grida silenziose», taciute in passato a causa della paura e dell’omertà, che in questi ultimi 20 anni, anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione europea, vengono ricordate nella Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso contro i bambini, il 19 novembre.
Il Rapporto Indifesa, curato da Terre des Hommes, che include i principali studi internazionali sulla condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo, ci riporta al fenomeno drammatico della violenza sui bambini, che comprende la violazione fisica, psicologica, la discriminazione, l’abbandono e gli abusi sessuali tra le mura domestiche. La violenza sulle bambine ha implicazioni ancora più gravi quando esse sono costrette a vivere da spose bambine o da baby-mamme, o ad affittare il loro utero.

Coesistenza con l’Apartheid?

di Ramzy Baroud
C’è una probabilità che abbiate sentito parlare della famosa autrice britannica, J K Rowling, che ha scritto la famosa serie di fantasia ‘Harry Potter’. Mentre sapevo dei suoi libri attraverso i miei compagni adolescenti – sapevo poco dell’autrice stessa, fino a poco tempo fa.
Con il titolo obliquo, “Israele ha bisogno di ponti culturali, non di boicottaggi”, la Rowling insieme ad alcuni celebri scrittori, ha discusso contro i crescenti inviti a un boicottaggio accademico di Israele.
Usando una terminologia generalizzata, ambigua che offriva poco nel senso di costringere Israele a terminare la sua continua occupazione a Gerusalemme e in Cisgiordania, il genocidio e l’assedio di Gaza e la prolungata discriminazione istituzionale contro gli arabi e altre minoranze presenti in Israele, la Rowling si schierava invece a favore dello ‘impegno culturale’.

Stop al consumo di suolo, forse

di Luca Martinelli
L’Italia avrà una legge per il “contenimento del consumo di suolo”. Il testo del provvedimento, di cui si parla dal 2012, da prima della fine della scorsa legislatura, è stato votato nei giorni scorsi dalle Commissioni ambiente e agricoltura della Camera, e si appresta ad essere calendarizzato per la discussione in aula.
Abbiamo chiesto a Michele Munafò, ricercatore dell’Istituto superiore protezione e ricerca ambientale (ISPRA) e responsabile del Rapporto sul consumo di suolo in Italia (qui l'intervista con Altreconomia sui dati del 2015), di commentare con noi i contenuti della legge, complessivamente 11 articoli dedicati al “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato”.

Gli anziani, proprietari ma poveri

L’80,3% della popolazione anziana italiana vive in case di proprietà: si tratta di quasi dieci milioni di anziani. In generale, arriva al 41% la quota di case con la presenza di anziani sul totale delle case di proprietà delle famiglie. Mentre il dato degli anziani che vivono soli in case di proprietà si attesta al 34,9% del totale delle abitazioni di proprietà con almeno un anziano. Sono i numeri contenuti nel Rapporto realizzato dall’associazione "Abitare e Anziani", presentati venerdì a Roma. Il report è realizzato con la collaborazione dell’Istat che ha fornito l’elaborazione dei dati dell’ultimo censimento 2011. Il Rapporto analizza in modo rigoso e dettagliato, nei singoli territori del Paesee, le condizioni abitative degli anziani: aspetti, problemi, inadeguatezze, bisogni.
In più di un caso su tre gli anziani proprietari di casa abitano da soli (34,9 per cento) e aumenta il numero di quelli che vivono, soli, in case di grandi dimensioni Ma si tratta di case di vecchia costruzione: per il 54,9% dei casi hanno più di 50 anni.

Horizon 2020, l’Europa somiglierà a Matrix

di Rachele Gonnelli
L’Europa delle ban­che è sor­pas­sata, ormai, quella futura sarà l’Europa dei droni. O meglio dei sistemi di sor­ve­glianza auto­ma­tiz­zati. Si chiama Hori­zon 2020 la trave por­tante della nuova archi­tet­tura euro­pea. Un nome pom­poso per un pro­getto molto ambi­zioso che rimo­del­lerà diritti e abi­tu­dini dei cit­ta­dini, facen­doli asso­mi­gliare ad un incubo tipo Matrix.
Per­ché dopo la moneta unica, il passo suc­ces­sivo che è stato deciso dalla tec­no­cra­zia di Bru­xel­les per arri­vare a una reale inte­gra­zione euro­pea riguarda il set­tore della sicu­rezza. A par­tire dalle fron­tiere per arri­vare ai con­trolli delle con­ver­sa­zioni tele­fo­ni­che e ai fil­traggi delle atti­vità sui social media. Tutto in un’ottica di pre­ven­zione dei rischi: dalle cata­strofi natu­rali al ter­ro­ri­smo, dal cyber­crime alla pre­ven­zione di som­mosse e crisi sociali ai traf­fici di droga, pas­sando per l’integrazione degli inter­venti euro­pei in caso di inter­ru­zioni tem­po­rea­nee di ser­vizi e approv­vi­gio­na­menti idrici e ener­ge­tici in un sin­golo paese o in una zona dell’Europa. Tutto ruota però attorno ai grandi movi­menti di esseri umani e al con­trollo, satel­li­tare e non, delle fron­tiere esterne e interne all’Unione.

Rivelazioni di Wikileaks: l’impero Usa secondo se stesso

di Robert Burrowes
Per molte persone è più facile, più sicuro e più comodo vivere in un mondo di illusione, in particolare quando questo delirio non richiede lo sforzo di indagare e capire verità che potrebbero rivelarsi sgradevoli. Se l’illusione è rafforzata dai persistenti proclami della propaganda di élite, allora l’idea di mettere in dubbio la propria illusione potrebbe anche non sorgere mai.
Tuttavia, da quando Wikileaks ha pubblicato vaste raccolte di documenti ufficiali, la conoscenza delle realtà geopolitiche più profonde è uscita dal mondo ristretto dell’accademia progressista, esemplificata da studiosi come Noam Chomsky con il suo pubblico entusiasta ma relativamente limitato ai circoli di attivisti, per essere più rapidamente e ampiamente disponibile.

Gli uomini saranno dèi gli uni per gli altri. Sull’antropologia di René Girard

di Barbara Carnevali
1. Riduzione antropologica e realismo
Gli esseri umani sono essenzialmente esseri desideranti, sostiene René Girard. Nel suo primo libro, Mensonge romantique et vérité romanesque[1], pilastro originario della sua antropologia rimasto probabilmente il suo capolavoro, il desiderio è il fenomeno fondamentale che struttura l’esistenza umana nella sua tensione teleologica, spingendo il soggetto a uscire da sé e a volgersi verso l’alterità, inserendosi nel tessuto delle mediazioni sociali. Il concetto di «désir métaphysique» indica una specie di desiderio trascendentale che rappresenta la condizione di possibilità dei desideri empirici particolari e infinitamente variabili: esso consiste nel desiderio, provato consciamente o inconsciamente da ogni individuo, di assimilarsi tramite l’imitazione a un modello divinizzato che appare superiore e incommensurabilmente prestigioso.

Dalla Tolleranza Zero al Decoro

di Alessandro De Giorgi
La letteratura sociologica dominante sulla paura della criminalità ha evidenziato come il senso di insicurezza urbana sia relativamente indipendente dal rischio di esposizione a eventi criminali, ma sia spesso legato a percezioni di disordine, caos, e degrado. Sulla scia di queste ipotesi, emergeva dunque negli anni Novanta l’idea che fosse necessario da parte degli organi di governo delle città farsi carico di questo sentimento di insicurezza mediante l’adozione di politiche locali che incidessero sulle cosiddette “inciviltà” urbane, ovvero su comportamenti che anche senza integrare fattispecie criminali potevano tuttavia generare sentimenti di paura e insicurezza, soprattutto in determinate categorie di cittadini ritenuti particolarmente vulnerabili, come donne e anziani. L’insistenza sul decoro e sulla qualità della vita rappresentava dunque un tentativo di rassicurare una parte della popolazione senza influire sulle dinamiche di produzione della criminalità stessa.

La Jungle di Calais

di Marino Ficco 
Ad aprile in Francia è nata una nuova “città”. La chiamano la “Jungle” (la giungla) di Calais. Si trova a nord-est del Paese, non lontano da Inghilterra e Belgio. Si sviluppa in un terreno paludoso grande un chilometro per cinquecento metri vicino al mare. Alla sua fondazione accoglieva duemila abitanti provenienti da molti Paesi d’Europa, Asia e Africa. Questa colonia è diventata in pochi mesi il terzo agglomerato più popolato del comune di Calais. A fine ottobre le autorità francesi stimano che la Jungle ospiterebbe ottomila persone.
“Gli abitanti della Jungle vengono da paesi in conflitto o sono fuggiti da un sistema economico asfissiante e ingiusto”, spiega Assan, che viene dal Darfur, dove studiava lingue. Adesso spera di poter riprendere i suoi studi a Londra o Manchester al più presto. Gani è kosovaro.

Trudeau mantiene le promesse: ex rifugiati e indiani nel governo

di Guido Caldiron
Il suono di un tam­buro della tribù Cree e il canto degli Inuit hanno preso il posto delle cor­na­muse nella ceri­mo­nia di inse­dia­mento del nuovo ese­cu­tivo cana­dese. «Il mio governo guarda al futuro, que­sto paese è forte non mal­grado la sua diver­sità cul­tu­rale, ma pro­prio gra­zie ad essa», ha spie­gato il nuovo pre­mier Justin Tru­deau, annun­ciando il cam­bio del ceri­mo­niale prima di entrare nella Rideau Hall di Ottawa per il giu­ra­mento di rito, accla­mato da migliaia di per­sone. E che quello intra­preso dal gio­vane lea­der libe­rale, arri­vato a soli 43 anni alla guida del paese, non sia solo un cam­bio di stile, lo ha con­fer­mato il pro­filo scelto per il suo governo. Com­po­sta in egual misura da mini­stre e mini­stri, 15 donne e 15 uomini, l’équipe di Tru­deau sem­bra infatti con­fer­mare le pro­messe fatte in cam­pa­gna elet­to­rale, riflet­tendo in modo attento le diverse anime, sia geo­gra­fi­che che cul­tu­rali, della società del grande nord americano.

Rinnovabili 2.0

di Luca Martinelli 
La rivista Forbes a inizio maggio s’è chiesta se Tesla ha intenzione di “uccidere” l’energia nucleare (“Did Tesla Just Kill Nuclear Power?”). Tesla è un’azienda americana di auto elettriche (e batterie), e pochi giorni prima aveva appena presentato un dispositivo per immagazzinare energia, rivolto in particolare a chi l’autoproduce da fonti rinnovabili e vuole aumentare la propria quota in autoconsumo. La batteria si chiama “Powerall”(www.teslamotors.com/powerwall, in foto), e nella prima settimana ha raccolto circa 40mila ordini. Per il momento, non si tratta di acquisti. Né di fatturato. Ma significa che il tipo di tecnologia che Tesla offre, e che si chiama storage, è oggi richiesta dal mercato. Che chi dieci anni fa ha scelto di autoprodurre energia elettrica investendo per l’acquisto di un impianto fotovoltaico -tra il 2007 e il 2014 si è passati, in tutto il mondo, da una capacità installata di 10 GW (gigawatt) a una di 183 GW-, oggi vorrebbe consumare l’energia prodotta in proprio, riducendo lo scambio con la rete elettrica. 

L’Europa ha trovato posto solo per 116 profughi su 160mila

di Alberto Nardelli
Secondo gli ultimi dati disponibili, i paesi dell’Unione europea hanno finora trasferito soltanto 116 dei 160mila profughi che avevano previsto di ripartire per quote nei diversi stati.
A settembre i paesi dell’Ue avevano deciso di ricollocare 160mila persone “che necessitano chiaramente di protezione internazionale” attraverso un programma ideato per trasferire profughi siriani, eritrei e iracheni dai paesi europei più coinvolti, come Italia e Grecia, ad altri stati membri dell’unione.
Finora, secondo dei dati forniti il 3 novembre dalla Commissione europea, sono state effettivamente ricollocate 116 persone e sono stati messi a disposizione appena 1.418 posti da parte di 14 stati membri.

Il secolo di tutti e di nessuno

di Pierluigi Fagan
Nel 1941, H. R. Luce, l’editore di Life, pubblicava uno storico editoriale il cui titolo era: “The American Century”, espressione poi divenuta un concetto. Nel 1997, viene fondato a Washington un think tank che si chiamava “Project for the New American Century” (PNAC), il quale, nel 2000, pubblica un rapportoRicostruire le difese dell’America: strategie, forze, e risorse per un nuovo secolo. Del gruppo facevano parte sia pezzi importanti dell’intellighenzia geopolitica americana (R. Kagan, F. Fukuyama), sia praticamente tutto il governo della presidenza Bush jr , da D. Cheney a D. Rumsfeld. L’idea del “secolo di qualcuno”, poggia sul precedente britannico ed anche se nessuno lo formalizzò come concetto, l’antesignano del secolo americano fu l’Impero britannico. Dopo l’uno viene il due e dopo il due viene il tre, ed ecco che alle avvisaglie di una possibile contrazione americana o più che altro, di una espansione cinese, alcuni intravedono un “secolo cinese”.

Egitto. La nuova legge sul lavoro favorirà la partecipazione femminile?

di Safiaa Mounir
In occasione del World Day for Decent Work tenutosi il 7 ottobre scorso, l’Agenzia Centrale per le Statistiche (CAPMAS) ha pubblicato un comunicato sul quadro lavorativo in Egitto che si basa su uno studio della forza lavoro effettuato nel 2014. Secondo i dati, la partecipazione maschile è di tre volte superiore a quella femminile.
A cinque anni dalla rivoluzione, le donne egiziane riscontrano gli stessi ostacoli nel mondo del lavoro, mentre l’economia arranca assieme alla loro partecipazione. Secondo il sito Rawateb.org, le cause principali sarebbero: la difficoltà di coniugare carriera e famiglia, la diffidenza nell’assumere donne con figli, discriminazioni di genere e molestie di natura sessuale.

La piattaforma c’è. A gennaio la prima assemblea comune della sinistra

di Daniela Preziosi
Un po’ di suspence c’è stata fino all’ultimo, almeno per gli amanti del genere, ma alla fine tutto è filato liscio. Al docu­mento inti­to­lato «Noi ci siamo, lan­ciamo la sfida» ieri hanno detto sì tutte le ’anime’ della ’costi­tuente di sini­stra’ (la defi­ni­zione ’cosa rossa’ ormai è respinta da tutti). Il testo annun­cia «l’avvio di una fase costi­tuente» del «nuovo sog­getto poli­tico di sini­stra». L’ok arriva da sei sigle: Sel, Prc, Altra Europa con Tsi­pras, Pos­si­bile (quella di Pippo Civati), Futuro a Sini­stra (l’associazione di Ste­fano Fas­sina), Act; ma alla discus­sione hanno par­te­ci­pato in molti di più, fra per­so­na­lità e asso­cia­zioni, da Ser­gio Cof­fe­rati a Sini­stra e Lavoro.
La corsa parte, dun­que. Pre­sto par­tirà anche la «Caro­vana dell’alternativa» per «inner­vare il pro­cesso nei ter­ri­tori, per por­tare in tutte le città i nostri con­te­nuti, con una logica capil­lare», come spiega il pro­fes­sore Marco Revelli a nome dell’Altra Europa. Il primo passo è fatto. Anche se non tutte le tes­sere del mosaico sono già al loro posto. Su come si pre­sen­terà quest’area alle ammi­ni­stra­tive del 2016, per esem­pio, c’è ancora un pezzo di strada da fare.