La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 18 marzo 2017

Una disobbedienza costruttiva per rifondare l’Europa. Intervista a Yanis Varoufakis

Intervista a Yanis Varoufakis di Giacomo Russo Spena
Sogna un’Internazionale progressista. La terza via, tra l’establishment tecnocratico e i populismi xenofobi. O, meglio, “Il terzo spazio” come recita il libro appena uscito scritto da lui e da Lorenzo Marsili (Editori Laterza). Yanis Varoufakis è un convinto europeista, seppur conscio che le elite abbiano imboccato un vicolo cieco: “L’enorme disuguaglianza, l’accumulazione - nella periferia d’Europa - di un debito pubblico impossibile da ripagare, i salvataggi bancari pagati dai cittadini più deboli, la finanziarizzazione e, infine, la disintegrazione dell’Europa e la sconfitta del sogno di prosperità e di valori condivisi sono tutte conseguenze dello stesso preciso processo”. Un processo che secondo lui non è irreversibile. E soprattutto, l’economista greco non crede che la soluzione risieda nel neosovranismo: “Le istituzioni europee hanno fallito in modo spettacolare nel gestire la crisi che hanno contribuito a creare.

Un controvertice europeo a Roma

di Alfonso Gianni
In occasione delle celebrazioni del sessantesimo della firma dei Trattati, avvenuta il 25 marzo del 1957 a Roma e che diedero vita alla Unione Europea (allora Cee) si terrà nella capitale un fittissimo programma di dibattiti e manifestazioni tra il 23 e il 25 marzo. Un vero e proprio controvertice, il cui programma completo può essere consultato su www.lanostraeuropa.org. Tra queste iniziative vorrei segnalare in particolare l'incontro con Gregor Gysi, presidente del Partito della Sinistra europea, e Alexis Tsipras, il premier greco che si terrà nell'aula magna de "La Sapienza" a partire dalle 17.30 di venerdì 23 marzo e la manifestazione che partirà da piazza Vittorio il 25 marzo alle ore 11.00 per concludersi al Colosseo, ove confluirà anche la Marcia per l'Europa del Movimento federalista.

Il populismo? Si vince tornando con gli ultimi. Intervista a Jürgen Habermas

Intervista a Jürgen Habermas di Blätter für Deutsche und Internationale Politik
Dopo il 1989 si è parlato di una "fine della storia" nella democrazia e nell'economia di mercato, oggi assistiamo a un nuovo fenomeno: l'emergere - da Putin ed Erdogan fino a Donald Trump - di forme di leadership populiste e autoritarie. È ormai evidente che una nuova "internazionale autoritaria" riesce a determinare sempre di più il discorso pubblico. Aveva ragione allora il suo coetaneo Ralf Dahrendorf quando prevedeva un XXI secolo sotto il segno dell'autoritarismo? Si può o si deve già parlare di una svolta dei tempi? "Quando, dopo la svolta dell'89-90, Fukuyama riprese lo slogan della "po - Dst-storia" - che originariamente era legato a un feroce conservatorismo - questa sua reinterpretazione del concetto dava espressione al miope trionfalismo di élite occidentali che si affidavano alla fede liberale nell'armonia prestabilita tra democrazia ed economia di mercato.

In prigione senza passare dal via. Reddito di inclusione e leggi sui poveri nel workfare italiano

di Giuseppe Allegri
Lo chiamano reddito di inclusione. È nominalmente contenuto nel Disegno di legge AS 2494 approvato definitivamente al Senato il 9 marzo con il pomposo titolo Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali. In realtà è l’estensione ed integrazione all’intero territorio nazionale di una misura già sperimentata in dodici grandi città e chiamata «sussidio di inclusione attiva» (SIA), che poi è la Carta prepagata SIA, che a sua volta si inserisce nel solco della Social Card introdotta dal Ministro Tremonti al tempo del Governo Berlusconi IV, 2008.

Prescrizione: la casta governativa continua a garantirsi impunità

di Maurizio Acerbo
Il voto sulla decadenza del senatore Minzolini, condannato per peculato e non per esercizio delle sue prerogative di parlamentare, mostra per l’ennesima volta che nel nostro paese c’è uno schieramento trasversale e bipartisan che dal 1992 lavora per garantire l’impunità di fatto alla classe dirigente. Il regalo indiretto a Berlusconi, che incassa un argomento in più da usare presso la giustizia europea per rientrare in gioco alle prossime elezioni, rappresenta la conferma che il miglior alleato del cavaliere rimane l’ex-centrosinistra con cui ha condiviso tutte le scelte di fondo. 

Testa coda del governo

di Norma Rangeri
Il referendum sul lavoro avrebbe diviso il paese e per evitarlo, il presidente del consiglio annuncia in conferenza stampa il decreto governativo sulla cancellazione dei voucher. Gentiloni veste i panni dello zio che vuole evitare liti in famiglia, si preoccupa per noi cittadini irrequieti, capaci, appena ce ne viene data l’occasione, come con il referendum costituzionale, di andare in massa alle urne a bocciare le grandi riforme del renzismo. Gli slogan sono castelli di carte e bisogna affilare le armi della realpolitik perché la verità è che il governo Gentiloni teme la sua ombra. In fondo se non proprio un voucherista questo è un presidente con contratto a tempo determinato e operando per conto di Renzi ha voluto togliere di mezzo un referendum sul lavoro che avrebbe unito, contro il jobs act, il paese che lavora e quello che il lavoro non ce l’ha.

Come combattere i paradisi fiscali

di Thomas Piketty
Per chi ha a cuore i temi dell’ineguaglianza, della giustizia globale e del futuro della democrazia "La ricchezza nascosta delle nazioni" di Gabriel Zucman è una lettura fondamentale. Si tratta forse del miglior libro mai scritto sui paradisi fiscali e su quello che possiamo fare per contrastarli. Non è eccessivamente tecnico, si legge con piacere e raggiunge tre obiettivi in modo conciso ed efficace. Prima di tutto ricostruisce l’affascinante storia dei paradisi fiscali: come sono nati nel periodo tra le due guerre, e come hanno via via assunto il ruolo essenziale che svolgono oggi. Fornisce inoltre la stima più completa e rigorosa mai proposta dell’entità finanziaria dei paradisi fiscali nell’attuale economia mondiale.

La seconda gamba del Jobs Act: l’Anpal e il management della precarietà di massa

di Roberto Ciccarelli 
Non solo voucher. Il Jobs Act è un mondo. L’agenzia nazionale delle politiche attive (Anpal) è la sua seconda gamba. Anticipazione del futuro in Italia. Quello che saranno le politiche neoliberali del lavoro e il management della precarietà di massa. Non senza problemi: l’Anpal che dovrà organizzare i servizi per reinserire i lavoratori precari o disoccupati è tenuta in piedi da 760 precari i cui contratti scadranno il 31 luglio. E’ l’immagine speculare della forza lavoro che dovrebbero aiutare a “ricollocarsi”.

Cosa nasconde il caso beppegrillo.it

di Curzio Maltese
La vicenda del Blog di Grillo che non è di Grillo e comunque non è responsabile e tantomeno querelabile dal Pd, ha almeno il merito di segnalare all'opinione pubblica uno scandalo enorme che i media e la politica avrebbero continuato a ignorare se nel mirino non fossero finiti i nemici del sistema. Ma che è ben più grave e allarmante per la democrazia delle contraddizioni di Beppe Grillo. Uno scandalo appena sfiorato dal dibattito, parecchio confuso, sulle fake news. Si tratta di questo. Il sistema dell'informazione nel mondo è in mano a poteri che sono totalmente irresponsabili per quanto diffondono.

Sì vendono persino la Cassa

di Marco Bersani
Occorreranno studi approfonditi di psicologia per riuscire un giorno o l'altro finalmente a capire come mai, ogni volta che si parla di debito pubblico, al Ministro dell'Economia di turno brillino gli occhi, si guardi furtivamente intorno e con riflesso pavloviano decida di mettere sul mercato un altro pezzo di ricchezza sociale. Come fossimo agli albori della dottrina neoliberale, ci tocca ogni volta sentire la litania: “Servono le privatizzazioni per abbattere il debito pubblico”. Nel frattempo, ci siamo venduti quasi tutto e il debito pubblico ha continuato allegramente la sua irresistibile ascesa.

Lavoro? Jobs Act? Silenzio, parlano i numeri

del Collettivo Clash City Workers
L'aumento dei voucher e della disoccupazione, la diminuzione del welfare e dei salari. I dati possono spiegare la situazione del mercato del lavoro italiano meglio di tante analisi sociologiche e filosofiche. Il dato più rilevante a cui ci troviamo di fronte se consideriamo la situazione odierna del mercato del lavoro è senza dubbio l'enorme aumento nella vendita dei voucher, o buoni lavoro, nuovi protagonisti, almeno da qualche anno, dell'economia e della politica italiana. Introdotti dalla legge Biagi nel 2003 – anche se entrati effettivamente in vigore nel 2008 – come strumento per far emergere il lavoro nero, soprattutto in contesti familiari o comunque di forte prossimità sociale, i voucher erano in origine legati alla nozione di lavoro accessorio, ossia a quelle “attività lavorative di natura meramente occasionale rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o comunque non ancora entrati nel mercato del lavoro, ovvero in procinto di uscirne”.

Le ipocrisie sui voucher

di Enrico Raimondi
La discussione pubblica che si è sviluppata a seguito della proposta di referendum abrogativo della disciplina sul lavoro accessorio e sulla responsabilità solidale negli appalti ha fatto emergere le ipocrisie delle forze politiche che hanno approvato il Jobs Act. L’opportunità di mantenere in vigore la normativa sul lavoro accessorio viene sostenuta, nella sostanza, con la necessità di fare emergere dal lavoro irregolare una miriade di prestazioni di lavoro che, altrimenti, non avrebbero alcun inquadramento normativo e, soprattutto, nessuna copertura di carattere contributivo. La realtà, tuttavia, è ben altra.

Il governo sceglie la strada del populismo penale

di Claudio Paterniti Martello
Il decreto Minniti, approvato alla Camera e che di qui a breve sarà convertito in legge, propone un’idea di sicurezza secondo cui la marginalità sociale presente nello spazio pubblico deturpa il «decoro», disturba la «quiete pubblica» e attenta alla «moralità». Di conseguenza, contro elemosinanti, clochard, venditori abusivi e consimili si decide di abbattere una scure di sanzioni molto aspre. Il provvedimento rilancia lo spirito del decreto Maroni del 2008, quando in nome di una guerra senza quartiere ai marginali d’ogni risma si tirarono fuori i sindaci sceriffi. Come già all’epoca, si agisce con decreto, ritenendo che sussistano i requisiti di necessità e urgenza.

E dopo i voucher? Almeno cinque le ipotesi

di Roberto Ciccarelli 
Dopo l’abrogazione dei voucher da parte del governo sono almeno cinque le alternative in campo per regolamentare il lavoro occasionale. Nella carta dei diritti universali del lavoro, agli articoli 80 e 81, la Cgil prevede un «contratto di lavoro subordinato occasionale» rivolto a «piccoli lavori di tipo domestico familiare», comprese le lezioni private, il giardinaggio e il babysitteraggio o l’assistenza domiciliare alle persone anziane. Fermo restando che anche una parte di queste attività di cura possono rientrare nel lavoro part-time, il sindacato ritiene di regolamentare con il contratto attività svolte da studenti, inoccupati, pensionati e disoccupati non percettori di forme previdenziali obbligatorie o trattamenti di disoccupazione.

Legge 180: frammenti di un’odissea

di Daniele Pulino
A fronte di un momento storico caratterizzato da un progressivo indebolimento di alcuni diritti fondamentali ostaggio di una cultura sempre più securitaria e contenitiva, pensiamo che ricostruire la storia che ha condotto al riconoscimento e al consolidamento di quegli stessi diritti costituisca un atto politico di resistenza. È per questo che decidiamo di pubblicare come estratto del testo di Pulino, dedicato ad una preziosa e minuziosa ricostruzione del percorso politico e culturale che ha portato alla genesi della legge 180, un paragrafo che ripercorre i passaggi attraverso i quali la riforma è stata approvata. La lettura di questo testo ci mette così nelle condizioni di ricontestualizzare un passaggio epocale nella storia del nostro paese, restituendo complessità, contraddizioni e coordinate più definite alle radici dello sguardo con cui leggere e analizzare il contemporaneo.

Rosa Luxemburg vive. Intervista a Paul Buhle

Intervista a Paul Buhle di Alec Hudson
Rosa Luxemburg è un’anomalia nella sinistra marxista. Leader rivoluzionaria il cui pensiero è stato abbracciato da marxisti-leninisti, da anarchici e persino da socialisti democratici anticomunisti, la sua influenza sul pensiero politico è aumentata nell’era post guerra fredda. Nata a Zamosc da una famiglia borghese ebrea si fece strada tra i ranghi del nascente movimento socialdemocratico in Germania. Dopo aver assistito ai moti rivoluzionari del 1905-7 nell’impero russo (di cui la Polonia era parte in quel periodo), sviluppò una visione del socialismo fortemente antiparlamentare, sostenendo che solo attraverso l’autorganizzazione democratica rivoluzionaria di massa della classe operaia si poteva trascendere il capitalismo.

La “pasokizzazione” della socialdemocrazia europea

di Giacomo Zacconi
Un nuovo spettro si aggira per l’Europa. E a ben vedere Karl Marx è presente anche stavolta. Uno spettro che assomiglia sempre più ad una malattia virale, con sintomi che si propagano da anni, nazione per nazione, tanto da scomodare il recente dibattito politico europeo, nel tentativo di schematizzarne forme e contenuti, partendo dal darle almeno un nome riconoscibile: “pasokizzazione“. Per pasokizzazione si intende il crollo impietoso dei partiti socialdemocratici europei. Quel centro-sinistra che per amplificare le proprie chances di governo ha abbracciato negli anni ’90 il liberismo economico, il culto del libero mercato e il credo in un capitalismo dal volto umano. E ora ne raccoglie i frutti avvelenati.

Chiare, fresche e dolci acque, ma non nel sud del mondo

di Angelo Mastrandrea 
Tra i tanti motivi di insicurezza per i cittadini globali, quella legata all’acqua è la meno gettonata dai media, ma non per questo è secondaria. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il World water council ha fatto sapere che il 12 per cento della popolazione mondiale non ha accesso a fonti di acqua potabile, ogni giorno 4500 bambini muoiono per mancanza di accesso alle fonti pulite e tre milioni e mezzo di decessi sono imputabili a malattie legate all’acqua, molti di più della somma delle morti causate da incidenti stradali e Aids. La situazione più drammatica è quella dell’Africa subsahariana, dove 319 milioni di abitanti (il 32 per cento della popolazione) non ha accesso a fonti d’acqua sicure, contro i 554 milioni di asiatici (il 12,5 per cento della popolazione) e i 50 milioni di sudamericani (l’8 per cento della popolazione).

L’illusione della diga contro i partiti xenofobi

di Fabrizio Tonello
Da Berlino a Madrid, da Parigi a Roma, il voto olandese è stato accolto da esagerati sospiri di sollievo. I titoli-fotocopia dei giornali italiani dell’altroieri sembravano annunciare il miracolo: Corriere della sera: «Olanda, l’onda populista frena» (Wilders ha infatti guadagnato 5 seggi). La Stampa: «Olanda, diga contro i populisti» (il primo ministro uscente Rutte, che ha perso 8 seggi). Ma le grandi sconfitte sono le forze di centrosinistra: il partito laburista ha ottenuto il 5,7% dei voti ed è passato da 38 a 9 seggi, una disfatta storica certo non compensata dal buon risultato dei rosso-verdi, saliti da 4 a 14 seggi. Però «L’Olanda non cede al populismo» (Repubblica).

L’Olanda salva l’Europa, ma a sinistra

di Umberto Mazzantini
Anche le elezioni olandesi, dopo quelle austriache, confermano che la neo-destra può essere fermata, ma solo se accanto di fronte all’argine destro neoliberista, dal cui smottamento si sono generate le infiltrazioni populiste e il flusso della cloaca xenofoba, si erge un nuovo, solido e organizzato argine di una sinistra plurale che parta dal lavoro e dall’ambiente e dalla nuova società multietnica, una sinistra che cerca di rinnovare gli antichi ideali di eguaglianza e giustizia, guardandoal futuro e cercando di governare cambiamenti inevitabili.

La salute operaia dal corpo al cervello

di Elena Davigo
Salute, fabbrica, lavoro: le vicende legate a ThyssenKrupp, Petrolchimico di Marghera, Eternit e dell’Ilva di Taranto, pongono in primo piano una lunga relazione pericolosa. Una questione che nel corso del tempo ha riguardato diverse aziende, svariati territori, e differenti comparti produttivi. L’intervista che segue fa parte di un progetto più ampio. Un tentativo di adottare uno sguardo di lungo periodo e riflettere su tale relazione facendo emergere le alleanze e le contraddizioni che l’hanno caratterizzata dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Ore 15:00. Sono all’archivio della Cgil di Torino, con la testa china sui soliti mille fascicoli. Alla ricerca di volantini, accordi o verbali che diano testimonianza delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori contro la nocività industriale, avvenute nel corso degli anni Settanta.

Cosa ha fermato, e ferito, le coalizioni di centro-sinistra

di Nichi Vendola 
C’era una volta il centro-sinistra. Confesso che mi riesce difficile rileggere la storia politica in chiave di favola, anche se il richiamo compulsivo al tempo dei governi di Romano Prodi sembra prodotto da una sorta di incantamento. Un richiamo che rimanda a una mitica «età dell’oro» del discorso pubblico, che evoca narrazioni suggestive. Non manca neppure una strega cattiva, che fu quel Bertinotti che in anni lontani dalla crisi disastrosa del capitalismo finanziario osava proporre un tema che oggi torna più grave ed esplosivo che mai: la redistribuzione del lavoro attraverso la riduzione dell’orario di lavoro, a fronte di una rivoluzione tecnologica che inghiotte lavoro ed espelle lavoratori.

Nuovi volti dei movimenti sociali: dalle lotte sul territorio ai “cortei di testa”

di Serge Quadruppani
In alcune grandi città francesi, durante le manifestazioni di strada della primavera 2016 contro la “Loi Travail”, cosa spingeva tanta gente d’ogni età e categoria sociale a risalire i marciapiedi o a uscire dai ranghi inquadrati dalle organizzazioni sindacali per unirsi a quello che si è rapidamente auto-battezzato “corteo di testa”? Cosa li incitava a raggiungere questa componente che, da una scadenza all’altra, è cresciuta fino a comprendere varie migliaia di persone e a costituire, talora, la metà della manifestazione? Era peraltro là che si subivano i bombardamenti intensivi di lacrimogeni, le incursioni delle Brigate anti-crimine per fermare individui secondo criteri sconosciuti, i getti delle motopompe.

Il ritratto dello scrittore da partigiano. Carlo Cassola (1917-1987)

di Daniela Brogi
Possiamo affermarlo senza paura di sbagliare: guardando al paesaggio nel suo insieme, le narrazioni più indimenticabili della Resistenza, quelle che più hanno colpito l’immaginario collettivo, sono quelle raccontate dal grande cinema italiano neorealista. Questo dato, naturalmente, non va trasformato in un pronunciamento estetico inappellabile. Né significa, per esempio, che manchino romanzi importanti sugli eventi successivi all’Otto Settembre, ma il fatto è che, mentre per il cinema è possibile parlare di un’intera stagione di capolavori, come se, al di là dei risultati individuali, il linguaggio cinematografico fosse più congeniale, di per sé, al racconto dell’esperienza della guerra di Liberazione, nel campo della prosa si registrano piuttosto casi isolati come Il sentiero dei nidi di ragno, Fausto e Anna, Una questione privata, Il partigiano Johnny, I piccoli maestri: tutti testi, a parte quello di Calvino, stesi da autori la cui biografia ha in qualche modo seguito un analogo destino di solitudine, di eccentricità.

Il governo vota Sì al referendum e cancella i voucher

di Antonio Sciotto 
Il governo abrogherà i voucher. La notizia è arrivata ieri pomeriggio dalla relatrice del testo in Commissione Lavoro della Camera, Patrizia Maestri (Pd), ed è stata poi confermata dal capogruppo Pd Ettore Rosato. Dopo l’ok a un apposito emendamento in Commissione, approvato in serata, già oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe far sua la proposta, trasformandola in un decreto. Che ovviamente dovrà poi essere convertito: perché solo una legge approvata dal Parlamento potrà annullare il referendum del 28 maggio, previo parere favorevole (raccolto dalla Cassazione) da parte dei proponenti. Cioè: della Cgil. Che a questo punto vincerebbe su tutti i fronti (è stato annunciato anche un intervento sugli appalti).

Il conflitto sociale che viene, tra guerra e populismo

di Sandro Moiso
Seguo con estremo interesse e, ormai, da più di dieci anni il lavoro di pubblicista di Emilio Quadrelli. A partire, almeno, da quegli straordinari reportage pubblicati dieci anni fa su “Alias”, supplemento settimanale del “Manifesto”,1 in cui l’autore dava voce alle donne protagoniste delle rivolte delle banlieues oppure delle violenze collegate alla presenza militare della Nato nei Balcani, soltanto per citarne due dei più interessanti. Ne ho sempre apprezzato la ricerca militante unita ad una passione che è raro trovare persino nel pensiero antagonista e di sinistra. Non sempre ho completamente condiviso i presupposti teorici ed ideologici2 su cui basa le sue analisi, ma ho comunque sempre ritenuto le sue narrazioni e proposte un buon punto di partenza per discutere delle contraddizioni del presente e delle prospettive della società e delle lotte di classe in questa fase di senescenza dell’imperialismo occidentale.

La ricerca del «beat perfetto» per abbattere le diseguaglianze. Intervista a Paul Beatty

Intervista a Paul Beatty di Guido Caldiron 
Se con Lo schiavista aveva immaginato una comunità afroamericana della California desiderosa di tornare alla schiavitù per ritrovare un’identità perduta, per quanto terribile, Paul Beatty racconta in Slumberland, pubblicato sempre da Fazi (pp. 320, euro 18,50), nella traduzione di Silvia Castoldi, la ricerca del giovane DJ Darky che alla vigilia della caduta del Muro di Berlino insegue nella città tedesca le tracce di Schwa, mitico jazzista d’avanguardia, per completare quel «beat perfetto», fatto di suoni, rumori e strati di memoria, che sembra racchiudere la chiave stessa della sua identità. E forse una risposta ai quesiti ricorrenti sulla «negritudine», propria e collettiva.

Minniti alla carica

di Augusto Illuminati
Si avvicinano le elezioni amministrative e, chissà, quelle politiche. Infuria lo scontro per le primarie Pd. Il malcontento si manifesta nelle piazze. Cosa di meglio, allora, di una bella coppia di decreti-legge su sicurezza e migranti, motivati da «straordinaria necessità e urgenza» , per grattare la pancia della gente e stornare l’attenzione dai problemi reali del Paese. Minniti per questo è il ministro giusto, un prezioso reperto dell’èra di Cossiga e D’Alema, riciclato sia nel governo Gentiloni che nella sagra del Lingotto. Un tempo la legge borghese eguale per situazioni diverse assolveva egregiamente il compito di tenere a bada le classi pericolose. Ai ricchi e ai poveri– come è noto– si faceva eguale divieto di dormire sotto i ponti.

Gig worker e regolazione. Intervista a Guglielmo Loy

Intervista a Guglielmo Loy di Giacomo Cucignatto
Il termine gig economy fa riferimento ad app che creano “lavoretti” attraverso degli algoritmi che gestiscono un ampio gruppo di prestatori d’opera. Non è in verità un’ennesima forma di sfruttamento?
Guglielmo Loy: Il rischio esiste, non c’è dubbio. L’innovazione non è arginabile e la relazione tra un prestatore d’opera e un datore di lavoro è oggi profondamente influenzata dai processi tecnologici. Ci deve però essere un limite. Il primo nodo concerne il datore di lavoro, spesso difficilmente individuabile. Nel caso del food delivery abbiamo l’intermediatore e il produttore vero e proprio, il ristorante, che passa tramite un’app per consegnare il prodotto al consumatore attraverso il fattorino.

La working class, il ‘’grande mistero’’ americano

di Barbara Ehrenreich 
La classe lavoratrice, o almeno la sua parte bianca, è emersa come il grande mistero della nazione. Tradizionalmente democratica, ha aiutato ad eleggere un miliardario visibilmente esibizionista alla presidenza. "Cosa hanno di sbagliato?" si chiedono i sapientoni liberal. Perchè credono alle promesse di Trump? Sono stupidi o solo deplorevolmente razzisti? Perchè la classe lavoratrice si schiera contro i suoi stessi interessi? Sono nata in questa classe, e resto fermamente collegata ad essa attraverso le amicizie e la famiglia. Negli anni '80, per esempio, personalmente, ospitavo un hub culturale della working class a casa mia a Long Island. L'attrazione non ero io ma il mio marito (di allora) e vecchio amico di Gary Stevenson, un ex magazziniere che era diventato un organizzatore del sindacato dei camionisti.

Doppio movimento

di Cosimo Scarinzi
C'è quello politico, bloccato (alla faccia della vittoria referendaria). E quello sociale, quasi fermo. Ma con segnali di combattività. Nella scuola e a Genova, per esempio. Può valere la pena di tornare, rapidamente, al referendum costituzionale del 4 dicembre. Dal punto di vista politico si è trattato indubbiamente di un evento di portata notevolissima. Un referendum senza quorum ha visto, infatti, un'affluenza del 65% in netta controtendenza rispetto alla consolidata crescita dell'astensione; con la vittoria del No con il 59,1% dei voti si è avuto, a maggior ragione vista l'affluenza, un risultato che non ha permesso le classiche interpretazioni secondo le quali tutti, in qualche misura e per qualche ragione, hanno vinto.

L’armata degli alberi di Roosevelt che serve al Mezzogiorno

di Battista Sangineto
L’Italia possiede un bene ineguagliabile che è rappresentato dall’enorme Patrimonio culturale stratificatosi per più di trenta secoli e in maniera capillare nell’ordito armonico delle nostre antiche città, dei nostri musei, delle chiese, dei siti archeologici, dei palazzi dei nostri centri storici immersi nel paesaggio. Il paesaggio è l’immagine, lo specchio della ragione e come tale presuppone – in coloro che vi lavorano, erigono palazzi, costruiscono piazze, strade e scuole modificandone il volto – un’intima partecipazione al diritto di goderne, di gioirne e di apprezzarne la bellezza.

Non solo robot, sono Amazon e le altre aziende “superstar” che stanno schiacciando i lavoratori

di Lidia Baratta
Immaginiamo una torta farcita. Quella torta è il sistema economico di un Paese. Succede però che la fetta destinata ai lavoratori si stia assottigliando sempre di più. Si perdono posti di lavoro, e avere un’occupazione non garantisce una vita dignitosa (i famosi working poor). Cala il valore del lavoro, insomma. C’è chi punta il dito verso le macchine e i robot, che sostituiscono il lavoro umano. Chi, come il presidente americano Donald Trump, se la prende con la delocalizzazione e la manodopera straniera a basso costo. Ma un nuovo studio pubblicato dal National Bureau of Economic Research americano ha trovato un altro colpevole: le cosiddette “superstar companies”, i giganti dell’economia come Google, Facebook, Amazon, Walmart che dominano interi settori di mercato e non hanno bisogno di molti lavoratori per produrre profitti miliardari.

Gli USA di Trump: il tramonto della seconda globalizzazione? Intervista a Carlo Formenti

Intervista a Carlo Formenti di Infoaut
Nel merito del dibattito aperto dal nostro ebook pubblicato lo scorso febbraio Gli USA di Trump: il crepuscolo della seconda globalizzazione? raccogliamo volentieri e pubblichiamo il giudizio in proposito di Carlo Formenti, professore aggregato all'Università del Salento e studioso dei movimenti e dei nuovi media, che nei suoi ultimi lavori ha scandagliato il fenomeno populista e lo spazio di possibilità e problematiche che apre nella fase e nella ridefinizione delle attuali categorie politiche e della demarcazione amico/nemico. Il suo intervento continua il dibattito iniziato su numerosi media di movimento quali Radio BlackOut, Radio Onda d'Urto, Radio Onda Rossa e Radio Ciroma, confronto che continuerà su queste pagine e con altre iniziative in programma.

Le elezioni in Olanda

di Marc Botenga
“Rutte vince, Wilders è bloccato”. È così che cominciano praticamente tutti i commenti riguardo le elezioni legislative in Olanda. Il vero messaggio dell'elettore è invece diverso: i partiti di governo sono sanzionati per le loro politiche liberali di austerità e il tradimento dei socialdemocratici del PvdA si traduce in una caduta spettacolare. Avevano promesso una politica sociale agli olandesi. Invece hanno applicato una politica di austerità molto a destra. Pagano oggi il prezzo di questo tradimento. I liberali del VVD festeggiano perché hanno perso meno. Invece dovrebbero vergognarsi. Mark Rutte, Primo Ministro e capo dei liberali, ripeteva le proposte del nazionalista islamofobo Geert Wilders (PVV). I problemi sociali erano assenti dai dibattiti.

Il borghese

di Franco Moretti
«Io sono un membro della classe borghese».
Il borghese… Non molto tempo fa, questo concetto sembrava indispensabile all’analisi sociale; oggi invece possono passare anni senza che se ne parli. Anche se il capitalismo è più potente che mai, la sua incarnazione sembra essere svanita nel nulla. «Io sono un membro della classe borghese, mi sento tale e sono stato educato alle sue idee e ai suoi ideali», scriveva Max Weber nel 1895 [1]. Chi potrebbe ripetere oggi quelle stesse parole? Le «idee» e gli «ideali» borghesi: ma che cosa sono? Questo cambio di atmosfera si riflette anche nel lavoro accademico. Simmel e Weber, Sombart e Schumpeter: tutti vedevano nel capitalismo e nel borghese – in economia e antropologia – due facce della stessa medaglia.

Crimini dell’apartheid

di Vijay Prashad
Apartheid è una parola potente che evoca l’esperienza del Sudafrica e che ha implicazioni di crimini contro l’umanità. Le Nazioni Unite non usano questa parola liberamente. Entra raramente nei rapporti dell’ONU e non si sente dalla bocca dei suoi funzionari. Ora, invece, in un rapporto diffuso il 15 marzo a Beirut, in Libano, l’ONU ha proclamato che Israele ‘è colpevole del crimine di apartheid’. Questo è un giudizio molto significativo che ha importanti ramificazioni per l’ONU, per la Corte Internazionale di Giustizia e per la comunità internazionale.

Una breve storia dell’imperialismo francese

di Claude Serfati
Attualmente, il complesso militare-industriale svolge un ruolo essenziale nella morfologia del capitalismo francese. È noto il posto centrale occupato dall’esercito e dagli apparati di sicurezza nella Quinta repubblica. Spesso la genealogia di questo stato di cose viene tracciata a partire dalla Guerra d’Algeria e dalle sue conseguenze costituzionali. Tuttavia, si direbbe che una tale posizione delle forze armate affondi le proprie radici lungo tutto il XX secolo, dalla Comune di Parigi alla Guerra d’Algeria, passando per le guerre di conquista coloniale. Appoggiandosi su di una solida concettualizzazione marxista, Serfati, in questo estratto dal volume Le Militaire, traccia un’impressionante genealogia dei dispositivi imperialisti francesi, evidenziando il ruolo della finanza nell’impresa coloniale, ma anche l’impatto dell’esercito sui rapporti sociali.

Il centenario della nascita di Carlo Cassola: la sua idea del disarmo unilaterale vive con noi

di Alfonso Navarra
Carlo Cassola, lo scrittore partigiano (combatté nelle Brigate Garibaldi) che osò illuminare anche i “lati grigi” della Resistenza (“La ragazza di Bube” va letta anche in questo senso), è celebrato in questi giorni dalle istituzioni, con un comitato ufficiale del Ministero della Cultura, nel centenario della nascita, il 17 marzo 2017 a Roma. Morì poi il 29 gennaio del 1987 a Montecarlo di Lucca, dove si era ritirato a vivere. Cassola è stato il “padre” del disarmo unilaterale in Italia, come idea e come campagna politica. Ed anche come organizzazione, la Lega per il disarmo unilaterale, che ancora oggi promuove l’obiezione fiscale alle spese militari. E il gesto “culturale” di questa idea di “fare il primo passo nella direzione giusta” fa ancora vivo tra noi Carlo Cassola.

Una risposta a quelli che «senza voucher dovrò far lavorare la colf in nero»

di Luca Sappino
I migliori sono quelli che ora si lamentano: «senza voucher dovrò far lavorare la colf in nero». Ma un contratto, dico io, proprio no, ci avete mai pensato? Si può fare anche per poche ore a settimana, vi assicuro, e costa poco, perché – giuro – i contributi, già bassi di loro, sono in proporzione alle ore lavorate, così come la tredicesima. Però la lavoratrice o il lavoratore hanno alcuni diritti, come la malattia e le ferie, o il permesso di soggiorno. Ora: so che molti lavoratori (in questo caso datori di lavoro domestico) quei diritti purtroppo non li hanno più, partite IVA, precari, imprenditori di se stessi. Ma, se potete permettervi qualcuno che faccia le pulizie al posto vostro, due tre quattro o trenta ore a settimana non importa, vi assicuro che con poco sforzo potete fare le cose per bene. Senza voucher. E parlar male dei vostri committenti, poi, con molta ma molta più coerenza.

I comuni italiani ed il loro indebitamento

di Francesco Silvi
Nel dibattito economico sulla finanza pubblica da tempo viene segnalato il fatto che, con la crisi finanziaria, lo Stato italiano abbia ridotto gli spazi di manovra di Comuni e Regioni per sistemare i suoi conti disastrati. L’evidenza del fatto è tale che si è parlato apertamente di neo-centralismo, quando gli anni 2000 hanno rappresentato invece la fase più alta di sistemazione del federalismo fiscale. All’interno di quale contesto si muovono i movimenti sociali nelle città e quale può essere un possibile sbocco del neo-municipalismo radicale in questo quadro? È utile forse sistemare alcuni appunti sulla questione, anche in veloce sintesi, in cui inquadrare alcune situazioni più specifiche e verificare degli elementi politici, come per esempio la tesi trappola del debito[1] e il loro agire sui Comuni.

Alternanza scuola lavoro. Sfruttamento, disciplinamento, dumping

di Giorgio Lonardi
Tutti abbiamo visto l’immagine, divenuta ormai virale sul web, della studentessa che lavora all’autogrill con la maglietta dell’alternanza scuola–lavoro e abbiamo letto le esternazioni della cassiera che lamenta un taglio del monte ore dei dipendenti grazie all’inserimento in organico degli studenti. In una parola, ore di lavoro pagato sostituite con ore di lavoro gratuito. Si potrebbe dire che si tratta di una stortura, di un cattivo uso dello strumento introdotto dalla Buona scuola, di malafede e tanto altro. Non è così: nei mesi scorsi il MIUR ha stipulato un accordo con sedici grandi aziende, prima tra tutte la corazzata della ristorazione mondiale McDonald’s che, nei prossimi anni, inserirà in un percorso “formativo” 10.000 studenti italiani.

Il fallimento della governance europea

di Tonino D’Orazio
Indipendentemente da chi, e come, sceglie questa Europa con passione, la situazione di crisi sembra essere sempre più evidente. Un gruppetto di paesi, intanto a quattro, e ironia della sorte tre sono mediterranei in difficoltà e un altro, la Germania, in cerca di assodare la sua area di dominio economico e politico, si “associano” contro gli altri. E cosa fanno i tre vituperati Pigs (ricordare …) mediterranei? Si affondano, con le pezze al sedere, in un progetto di fuga in avanti. Progetto che, in questa fase, richiederebbe maggior cautela, soprattutto perché il nord e l’est dell’Unione scalpitano. La Commissione a trazione tedesca gioca l’ultima carta e “tutela” i forti-deboli, ma soprattutto se stessa. In più: “l’euro solo per chi vuole”. (sic)

Se il ‘’secondo welfare” si mangia la sanità pubblica

di Tommaso Nutarelli
Un tema sempre più presente all’interno del mondo del lavoro è rappresentato dall’ampio sviluppo che sta avendo il secondo welfare, un’espressione che raggruppa dentro di sé numerose iniziative che rientrano nell’area delle politiche sociali, promosse attraverso la contrattazione tra sindacati e imprese. Il welfare aziendale e quello contrattuale sono una delle tante declinazioni nelle quali il secondo welfare può concretizzarsi. La crescita impetuosa di pratiche di welfare nelle dinamiche contrattuali, anche come strumento di moderazione salariale, costituisce un fatto legato alla particolare crisi economica, e al regime di agevolazione fiscale introdotto con la legge di bilancio per il 2016. Una crescita che merita un monitoraggio costante.

Aboliti i voucher, anzi no

di Angela Mauro
Il Governo abolisce i voucher. Anzi no. Nel momento stesso in cui il Consiglio dei ministri approva il decreto che elimina di fatto il referendum della Cgil, è già chiara la seconda puntata di questa storia. Si compirà entro l’estate. La maggioranza di governo sta già lavorando a un testo di legge da presentare in Parlamento al più presto per riempire il vuoto lasciato dai voucher sia per le famiglie che per le imprese. È per questo che in Consiglio dei ministri il decreto passa senza drammi. Abolisce i voucher (primo quesito), stabilendo un periodo di transizione da qui a fine anno: fino alla conversione del decreto in legge, si potrà continuare ad acquistare i voucher; fino a fine anno sarà possibile usare quelli acquistati.

Jesse Klaver è un leader carismatico e idealista

Intervista a Rutger Groot Wassink di Alessandro Pirovano
Alle elezioni olandesi il Groenlinks (sinistra verde) ha ottenuto 14 seggi sui 150 disponibili. Per il partito nato nel 1989 dall’unione di altre quattro forze, il comunista Cpn, il social-pacifista Psn e i cristiano progressisti Ppr e Evp, è il migliore risultato di sempre, riuscendo a ottenere 10 seggi in più rispetto alla debacle delle elezioni del 2012. Ne abbiamo parlato con Rutger Groot Wassink, capogruppo al consiglio comunale di Amsterdam del Groenlinks, che nella capitale è diventato il primo partito (19,3%), superando i liberali progressisti di D66 e i liberali conservatori di Vvd e attraendo i delusi del socialdemocratico PvdA, precipitato all’8,4% dal 35%.

O accetti i voucher, o non ti chiamiamo più

di Maurizio Di Fazio
A proposito di voucher. Questa è la storia di Salvatore (il nome è di fantasia), un cameriere palermitano di 57 anni, con moglie e tre figli, che dopo 35 anni di lavoro continuativo nel ristorante di un noto villaggio turistico siciliano si è visto negare il rinnovo del contratto, e da due anni è senza lavoro. “O accetti i voucher, o non ti chiamiamo più”. Nel settore del turismo, fino a pochissimo tempo la pietra d’angolo era il contratto nazionale stagionale a tempo determinato: durava da aprile a ottobre, il suo rinnovo avveniva in automatico, comprendeva contributi previdenziali, ferie pagate, buonuscita di fine stagione.

La crisi del 2008 più costosa del New Deal?

di Maurizio Sgroi
Si è detto e scritto tante volte che la crisi del 2008 è stata la peggiore dal 1929. Anzi è nata un’ampia letteratura che paragona gli esiti della crisi iniziata nel ’29 – i disastrosi anni ’30 – ai giorni nostri e in effetti ci sono tante verosimiglianze, a cominciare dal ritorno in voga della teoria della stagnazione secolare, elaborata in quegli anni, fino alla voglia di protezionismo che all’epoca contagiò tutta l’economia globale. Al di là di ciò esiste un’altra controprova per asseverare la verosimiglianza delle due crisi. Ossia la quantità di risorse che il governo Usa ha dovuto mettere in campo per far fronte a un disastro con ben pochi precedenti.

Rifondare l’Europa sui suoi valori contro austerità, razzismo e populismi

di Argiris Panagopoulos
La Grecia difende l’Europa dei suoi popoli e immagina la sua rifondazione basata sui valori fondativi: la democrazia, i diritti, la solidarietà e la coesione sociale, contro “le politiche neoliberiste estreme che portano al ridimensionamento dell’acquis sociale europeo”, che alimentano “la crescita delle diseguaglianze, il razzismo, la xenofobia e i populismi”, e minacciano “persino l’esistenza dell’Unione europea”, come ha sottolineato il presidente del parlamento greco Nikos Boutsis a Montecitorio, di fronte ai presidenti dei parlamenti dell’Unione, al presidente del Parlamento europeo Armando Tajani, all’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi e all’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano in un dibattito per il 60esimo anniversario della firma del Trattato fondativo dell’Europa unita.

venerdì 17 marzo 2017

La norma “acchiappa-ricchi” nella Legge di Bilancio

di Moreno Stambazzi
Nei giorni politicamente roventi della campagna elettorale e durante le (rapide) convulsioni della crisi politica seguita all’esito referendario del 4 dicembre, il Parlamento italiano ha licenziato la Legge di Bilancio per il 2017. Una norma che finora non ha ricevuto adeguata attenzione mediatica e scientifica. Complice il suo probabile scarso impatto iniziale sulle finanze pubbliche, televisioni e giornali hanno tralasciato di esporre in maniera organica quella che è stata subito etichettata come “norma acchiappa-ricchi”, contenuta all’art. 22 della sezione normativa del testo votato dalla Camera dei Deputati e approvato senza modifiche dal Senato il 7 dicembre[1]. Quali i contenuti della disposizione? E quali le sue possibili implicazioni sul sistema fiscale italiano?