La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 21 gennaio 2017

Ancora al lavoro per la democrazia. Intervista a Anna Falcone

Intervista a Anna Falcone di Donatella Coccoli
Continuerà la straordinaria democrazia partecipativa dimostrata dal referendum del 4 dicembre? Lo sapremo dopo il ComitatoDay del 21gennaio. L’assemblea nazionale dei rappresentanti degli oltre 700 comitati che sono nati in tutta Italia per dire No alla revisione costituzionale Renzi-Boschi, dovrà decidere se e come proseguire la battaglia sulla legge elettorale e se e come contribuire alla campagna referendaria dei Comitati del Sì per i referendum anti Jobs act promossi della Cgil. A Roma, vicino a San Giovanni (Spin Time Labs, via Statilia 15, ore 10-17), il movimento trasversale formatosi spontaneamente da costituzionalisti, giuristi, membri di associazioni e forze politiche in ordine sparso, dovrà lanciare una sfida per il futuro. Abbiamo intervistato l’avvocata Anna Falcone, vicepresidente del Comitato per il No e tra i giuristi più attivi durante i lunghi mesi della campagna referendaria.

Il sole dell’avvenire nel XXI secolo

di Enzo Traverso 
Un secolo fa, dopo aver conquistato il potere in Russia, i bolscevichi lottarono per impedire il tracollo economico istituendo uno stato d’eccezione che prese il nome di «controllo operaio». Le maestranze che si erano impadronite delle fabbriche costringevano i padroni espropriati e gli amministratori a dirigerle, sorvegliandoli. Da sole, non sarebbero state capaci di far funzionare gli stabilimenti. I loro picchetti armati trasmettevano un’immagine di forza e determinazione ma nascondevano in realtà la loro debolezza. Una nuova classe dirigente — industriale, tecnica, amministrativa — doveva essere creata dal nulla.

I tempi lunghi della sinistra per uscire dal ghetto

di Alberto Burgio
Ci sono tutti gli ingredienti per considerare questo un momento delicato, se non proprio cruciale. Da una parte c’è un governo precario, nato, stando all’ufficialità, per fare la legge elettorale e portare il paese alle urne, benché la missione sia un’altra. Quella di far decantare la batosta del referendum e far maturare il diritto al vitalizio per i parlamentari in carica. Dall’altra, la sinistra sembra nuovamente in grado di svolgere un ruolo, benché frammentata tra le anime belle della minoranza Pd (un paradigma di subalternità) e il cantiere in perenne ristrutturazione della cosiddetta sinistra radicale, paralizzata dall’eterno dilemma tra intransigentismo e realismo.

L’Unione Europea e la sinistra radicale

di Conn Hallinan 
Quando il presidente dell’Unione Europea, Jean-Claude Juncker, si è rivolto al Parlamento Europeo a Strasburgo lo scorso settembre, ha affermato che l’organizzazione stava affrontando una “crisi esistenziale” e “governi nazionali molto indeboliti dalle forze del populismo e paralizzati dal rischio di sconfitta alle elezioni successive”. In effetti è stato un anno brutto per l’enorme blocco commerciale: · La “Brexit”, cioè il voto del Regno Unito per ritirarsi. · Il referendum di Roma per modificare la Costituzione del paese è stato stracciato e numerose banche italiane sono in gravi difficoltà. · Le politiche d’austerità della UE hanno mantenuto anemica o sommersa la maggior parte delle economie dei suoi membri. Persino i paesi che hanno mostrato una crescita, come Irlanda e Spagna, devono ancora tornare ai livelli in cui si trovavano prima del crollo economico del 2008.

Referendum Cgil, un «Sì» per rifiutare il Jobs Act e il suo mondo

di Mario Sai
Nel confuso vociare a difesa dei voucher si è inserita anche la Confindustria per bocca di uno dei suoi vice-presidenti, quel Maurizio Stirpe, che voleva cacciare dalla associazione le imprese che avessero firmato accordi a tutela dei licenziamenti derogando dal Jobs Act. L’ idea di porre un tetto all’utilizzo dei voucher, proporzionale al numero dei dipendenti a tempo pieno, non è un limite, ma è la conferma che essi non sono, a seconda dei punti di vista, uno strumento di bonifica del lavoro nero od una anomalia del mercato del lavoro, ma sono parte ordinaria del sistema di produzione, che ha una sua regola essenziale nel just in time: avere ciò che serve a disposizione solo quando serve, a cominciare dal lavoro.

La disuguaglianza in Italia

di Vito Peragine 
La recessione vissuta dal nostro paese negli ultimi anni, oltre ad un peggioramento generalizzato delle condizioni di vita, ha anche comportato delle modifiche nella distribuzione del reddito tra individui e aree del paese. Queste modifiche sono tuttavia poco evidenti se ci si limita ad osservare indici sintetici di disuguaglianza o di povertà: occorre guardare all’intera distribuzione e alla dinamica che ha interessato i diversi gruppi sociali. Inoltre, per apprezzare le variazioni distributive verificatesi è utile allungare lo sguardo fino all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, distinguendo tre periodi: la recessione recente (dal 2008 al 2014), il periodo di crescita stabile seppur modesta (dal 1995 al 2008), infine il periodo di crisi economica, fiscale e politica dell’inizio anni ’90 (dal 1990 al 1995).

Le spine di C17

di Franco Berardi Bifo
In singolare e spiritosa coincidenza con l’inizio della prima presidenza del Ku Klux Klan, comincia oggi a Roma una conferenza dal titolo C17. Si svolge in parte al centro sociale ESC, dove parlerà una folta schiera di pensatori contemporanei, da Saskia Sassen a Silvia Federici a Christian Marazzi e tanti altri. E in parte si svolge alla Galleria d’arte moderna dove ci saranno performance di vario genere, a cominciare con Franco Piperno che ci insegna come leggere il cielo e ci racconta come si è letto il cielo nel corso dei secoli e dei millenni. Guardare il cielo in modo consapevole e immaginativo è il modo migliore di cominciare, perché così il tema del comunismo si ripresenta nella sua cornice più vasta, quella che contiene la sensibilità, l’immaginazione e il desiderio (che d’altra parte è parola che scende etimologicamente dalle stelle).

Una moltitudine che punta al cuore

di Benedetto Vecchi
Centinaia di persone – gli organizzatori azzardano la cifra ragguardevole di mille uomini e donne – che prendono appunti per cinque ore al giorno sulle relazioni che hanno come oggetto il comunismo. È questa la prima immagine che emerge nel convegno in corso a Roma – tra la Gnam e lo spazio occupato Esc Atelier – che ha visto alternarsi sui due palchi filosofi, sociologi, antropologi ed economisti provenienti oltre che dall’Italia, da Australia, Stati Uniti, America Latina, Russia, Francia, Germania, Inghilterra.

Il comunismo del sentire. Intervista a Roberto Finelli

Intervista a Roberto Finelli di Roberto Ciccarelli 
Un’utopia postcapitalista e postcomunista è alla base del ripensamento radicale del pensiero marxiano condotto da Roberto Finelli. Il filosofo romano propone una doppia strategia: da un lato, sganciare Marx, e il marxismo, dall’«antropologia della penuria» che vede la ricchezza nell’accumulo di beni e servizi legati al soddisfacimento di bisogni solo materiali e a un’autorappresentazione ancestrale e primitiva di sé; dall’altro lato, considerare il comunismo come un nuovo rapporto tra l’autonomia dei singoli e l’autorealizzazione dell’altro. La sua riflessione ha raccolto l’eredità della critica dell’autoritarismo e del pensiero della differenza e dialoga con un’originale lettura psicoanalitica del concetto di libertà e un materialismo spinozista fondato sul nesso corpo-mente.

La buona scuola e la sostanziale continuità della ministra Fedeli

di Marina Boscaino
Da quando è stata investita dell’incarico di sostituire Stefania Giannini al Miur, Valeria Fedeli aveva fatto di tutto per restituire un’immagine di discontinuità rispetto a chi l’ha preceduta. Ma, evidentemente, è solo un’operazione di facciata, come dimostra quanto accaduto qualche giorno fa. L’approvazione con voto di fiducia della legge 107/15 (la sedicente “Buona Scuola”) dopo lo sciopero più partecipato della storia della scuola italiana è stato un atto di sfida arrogante che il Governo Renzi ha pagato a caro prezzo. Lo stesso ex Presidente del Consiglio è sembrato esserne consapevole, dal momento che tra le mirabilia rivendicate a consuntivo del suo mandato quella legge non è mai apparsa.

Che cosa ci insegna la recente crisi bancaria

di Vincenzo Comito
Tra le moltissime notizie soltanto di questi ultimi giorni, che mostrano una situazione in forte e non sempre positivo movimento su parecchi fronti, si possono ricordare l’avvio dell’aumento di capitale per 13 miliardi di euro di Unicredit, dopo che per lungo tempo il precedente gruppo dirigente della banca ne aveva negato con forza la necessità; la pubblicazione della lista dei principali debitori di MPS da parte de Il Sole 24 Ore, lista che appare equamente distribuita tra imprese facenti riferimento alla “destra” e alla “sinistra”, come sottolinea lo stesso quotidiano;

Il lavoratore della città

di Jesús Jaén
Il titolo di questo articolo è un piccolo omaggio a due bravi storici inglesi, i fratelli Hammond, che sono stati il riferimento per altri studi successivi sulla formazione della classe operaia in Inghilterra e nel resto d’Europa.
1. Il vecchio sindacalismo della tappa fordista è in crisi. Anche la parte più positiva – come per esempio il suo carattere rivendicativo – si è andata perdendo. Al suo posto, le organizzazioni tradizionali come UGT (Union General de Trabajadores) o la CCOO (Confederación Sindical de Comisiones Obreras) si sono trasformate praticamente in grandi macchine integrate allo Stato (non benefattore ma depredatore di diritti).

Il soggetto che manca per dare gambe a quel No

di Geminello Preterossi
A dispetto delle dichiarazioni di facciata, il governo Gentiloni nasce sulla rimozione del referendum costituzionale. Del suo risultato inatteso, e del suo vero significato, non liquidabile con il mantra del populismo: qualcosa di profondo si è messo in moto dal basso, uno smottamento rivelatore della società reale, frutto dei nodi di fondo del Paese (e dell’Europa) che stanno venendo al pettine: disoccupazione e lavoro povero, questioni giovanile e meridionale, pesanti effetti antisociali delle politiche di austerità, fallimento del tentativo di offrirne una variante smart, in grado di distrarre e illudere il ceto medio sempre più in difficoltà.

Ricompare in Europa l'alternativa di sinistra?

di Curzio Maltese 
È certo paradossale che il berlusconismo sepolto in Italia trionfi in Europa con l'elezione dell'ex portavoce del Cavaliere, Antonio Tajani, alla presidenza del parlamento di Strasburgo, al posto per giunta di quel Martin Schulz che aveva costruito buona parte della sua popolarità proprio nel memorabile scontro sul kapò con Berlusconi. Ma per una volta la vittoria di Tajani e della destra è meno feconda e importante della sconfitta di Gianni Pittella e della sinistra. Una notizia è che stavolta tutta la sinistra ha mantenuto la parola. I socialisti non hanno ritirato la loro candidatura per cercare il solito accordo con i centristi e Gue e Verdi l'hanno appoggiata nel voto decisivo in maniera compatta, con rare eccezioni.

La riproduzione della nostra vita e la lotta contro il capitale. Intervista a Silvia Federici

Intervista a Silvia Federici di Marina Montanelli e Tania Rispoli
Silvia Federici è protagonista indiscussa e tra le più autorevoli della critica dell’economia politica da una prospettiva femminista. A questi temi ha dedicato una vita, spesa con contributi scientifici e come attivista, teorica e docente, oltre che – dagli anni Settanta – aver ricoperto un ruolo centrale nel movimento internazionale per il Salario al Lavoro Domestico. L’abbiamo incontrata per porle alcune domande e ripercorrere in tal modo alcuni tra i temi decisivi che legano la sua presenza alla Conferenza sul comunismo. Domani, nel contributo video si potranno ascoltare parte delle risposte che seguono.

Edward Hallett Carr, storia e rivoluzione

di Matthijs Krul
Il discorso di Carr tocca questioni ancor’oggi rilevanti per il comunismo, a dispetto del fatto che l’articolo qui riprodotto abbia ormai più di trent’anni. Per molti versi, esso è rappresentativo della disillusione della sinistra post-stalinista. Disillusione allora talmente profonda in alcuni comunisti, e frutto dello scontro tra la realtà e le loro aspettative, da spingerli a trarre conclusioni opposte e divenire rabbiosi esponenti della destra. Carr, d’altra parte, non seguì tale percorso, conservando una prospettiva più distante e dunque maggiormente obiettiva, nonché meno isterica.

Tra le macerie di Aleppo. Le verità della guerra in Siria

di Fulvio Scaglione 
Aggirarsi per i quartieri distrutti di Aleppo Est, come ha fatto per diversi giorni il sottoscritto, può essere un’utile lezione. Umana, naturalmente. E professionale. Le testimonianze di coloro che hanno vissuto per quattro anni nei quartieri occupati da ribelli e jihadisti di Al Nusra, unite all’osservazione di quello che è stato il campo di battaglia e che è tuttora il bersaglio di missili e sparatorie, raccontano una storia molto chiara, che resterà una delle grandi vergogne di questo secolo.

Ecco l’uomo forte

di Fabrizio Tonello
In un libro scritto esattamente vent’anni fa, Richard Rorty descriveva le fratture che già allora attraversavano la società americana e le loro conseguenze politiche con la precisione del filosofo e la sicurezza del profeta: «Gli iscritti ai sindacati e i lavoratori non organizzati e non qualificati si renderanno conto prima o poi che il loro governo non sta nemmeno cercando di impedire ai salari di sprofondare, né di ostacolare il trasferimento all’estero dei posti di lavoro. Nello stesso momento, si renderanno conto che colletti bianchi che vivono nei sobborghi residenziali – loro stessi terrorizzati dalla possibilità di essere eliminati- non si lasceranno tassare per fornire servizi sociali a qualcun altro.

Verso lo sciopero femminista internazionale dell'8 marzo. Intervista a Morgane Merteuil

Intervista a Morgane Merteuil di Federica Giardini 
Relazioni pericolose – Merteuil è la marchesa dell’omonimo romanzo del libertino Laclos – sono all’opera nel sex work, quando si fa postazione politica. Ne parliamo con Morgane Merteuil, per un affondo su sfruttamento e dominio, tra lavoro salariato, illegalismi e pluralismo dei regimi regolativi.
Nel tuo percorso c’è l’esperienza di sex worker, dello Strass (Syndicat du travail sexuel) e di polemista contro le campagne per l’abolizione della prostituzione. In cosa il lavoro del sesso è postazione avanzata per l’analisi, la critica e la creazione di «nuovi possibili»?

Von Hayek e il neoliberismo: alle radici di un dogma

di Fabio Cabrini
Sapete chi è uno dei padri del neoliberismo, teoria economica oggi imperante nel mondo occidentale e introdotto per la prima volta nel Cile di Pinochet? Un tale Friedrich August Von Hayek, nato a Vienna l'8 maggio 1899 e deceduto a Friburgo il 23 marzo 1992 a 93 anni, a conferma del detto popolare secondo cui i peggiori se ne vanno sempre per ultimi. Von Hayek sosteneva che il mercato, seppur mai perfettamente in equilibrio per via dei disturbi monetari, è sempre da preferire ad un sistema che distorce la libera concorrenza magari attraverso politiche pubbliche volte alla redistribuzione della ricchezza. Per questo signore, infatti, la giustizia sociale doveva essere considerata un mito da sfatare, una superstizione che non poteva trovare asilo nel pensiero economico.

La democrazia minacciata tra liberismo e populismo

di Roberto Mancini 
Tra liberismo e populismo. La democrazia è sempre più minacciata dalla morsa che la stringe tra questi due nemici fratelli, che sono le correnti solo apparentemente contrapposte di un unico processo degenerativo. Il liberismo non è solamente una famiglia ideologica, perché s’incarna nella tendenza a ricondurre la società e la natura sotto la tirannia del mercato. Ciò che è stato chiamato “globalizzazione” è la realizzazione sistematica del liberismo nella quotidianità dei popoli e delle istituzioni. Da parte sua il populismo esprime la reazione della gente contro i “poteri forti”: la finanza, la casta dei politici ma anche il Parlamento e il sistema delle istituzioni, l’apparato dei media, la burocrazia.

“No al bando del partito filo-nazista NPD”: la sentenza negazionista della Corte Costituzionale tedesca

di Giuseppe Panissidi
In Germania, omicidi in sequenza, a inconfondibile carattere razziale, risultano commessi da adepti neonazisti del gruppo “Clandestinità nazionalsocialista”, Nsu, contiguo all'Npd, il cui programma si prefigge, tra l’altro, “la sopravvivenza del popolo tedesco”. Ora, poiché siffatta “preoccupazione per la sopravvivenza” rischia di somigliare all’”eterno ritorno dell’identico”, pur con solo l’1% di consensi, comunque troppi, il Bundesrat ne ha sollecitato la messa al bando. Se non che, per la seconda volta, la Corte Costituzionale Federale tedesca ha deciso, all’unanimità, che l'Npd non può essere estromesso dalla vita politica, motivando in sentenza che “non rappresenta una vera minaccia all'ordine democratico”. Vita politica, dunque. Quei gruppi sono soggetti politici? La valutazione esibisce un estremo interesse.

Costruiamo convenzioni della sinistra in ogni città

La vittoria referendaria ha una portata storica. Siamo riusciti a mettere in salvo la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, “la più grande conquista che la classe operaia e il nostro popolo abbiano realizzato”. E’ una vittoria della democrazia contro il neoliberismo. Il referendum doveva essere il plebiscito per una leadership politica bonapartista sostenuta dal capitalismo italiano, dalla finanza internazionale, dalla troika, da tutti i poteri forti, e da un coro mediatico mai visto. Si è trasformato in una sconfitta clamorosa di Renzi e del renzismo, ma soprattutto in una vittoria popolare che ha impedito una svolta autoritaria che avrebbe segnato negativamente i prossimi decenni.

Dalla politica monetaria alla politica tout court

di Marco Bertorello
Il 2017 sarà l’anno della normalizzazione delle politiche monetarie e del ritorno ai consueti meccanismi di mercato? Un paio di fattori, spesso enfatizzati, sembrerebbero confermare questa ipotesi: la Fed alla fine ha alzato i tassi d’interesse e promette di rifarlo ripetutamente anche quest’anno e, come sottolinea l’Economist, nei paesi ricchi, in particolare in Germania, sta tornando l’inflazione. L’Economist spiega l’aumento dei prezzi col rialzo del prezzo dell’energia, la stabilizzazione di alcuni emergenti, la riduzione della disoccupazione, fattori in una certa misura provvisori che non risolvono il dilemma della pressione generale sui prezzi verificatosi in questa fase.

Da Lombard Street con furore. Un commento al rapporto Oxfam

di Tommaso Brollo
Già nel 2014 The Economist inaugurava il suo “crony-capitalism” index, ossia una misura dell’incidenza del capitalismo selvaggio sulle nostre economie1. Il giornale britannico notava come una quota consistente dei redditi da capitale fosse da ascrivere ad una forma di capitalismo corrotto, che si appoggia allo Stato per perpetuare i suoi privilegi su fattori della produzione scarsi. In particolare, con una misura assai conservativa del grado d’inselvatichimento del capitalista2, rilevavano come più del 20% della ricchezza dei miliardari dei paesi sviluppati e ben il 60% della ricchezza dei loro omologhi del Terzo Mondo avesse un’origine non riconducibile al merito individuale.

Analfabeti di stagioni e di luoghi

di Laura Marchetti 
Si intitolava Una coscienza di stagione e di luogo una preziosa conferenza che Fritjof Capra, nel 1997 tenne all’aperto nell’Edible Schoolyard, il “cortile commestibile” dell’Università di Berkeley. Si individuava come indispensabile per la sopravvivenza di tutti una ecoalfabetizzazione di massa, «la coltivazione di una coscienza di stagione e di luogo». Della stagione noi non ci rendiamo conto, se non in occasione di catastrofi, quando ci ammaliamo, quando invecchiamo, quando la pioggia travolge gli argini dei torrenti, quando la neve abbatte effimere anche se sontuose costruzioni.

Voucher a quota133 milioni nel 2016. E ora è boom licenziamenti

di Roberto Ciccarelli 
Nel 2016 sono stati venduti 133,8 milioni di voucher con un incremento, rispetto al 2015, pari al 23,9%. Lo certifica l’Osservatorio sul precariato dell’Inps che segnala una «significativa flessione» della vendita dei voucher a dicembre 2016 rispetto all’anno precedente. Rispetto al +57,7% di aumento del 2015 sul 2014 la crescita si è attestata «su valori prossimi allo zero»: a dicembre 2016 i voucher venduti sono 11,5 milioni, «sostanzialmente equivalenti» ai 11,4 milioni del dicembre 2015. Per l’Inps le cause sono la maggiore tracciabilità dei «buoni lavoro» introdotta dal governo Renzi e l’obbligo di comunicazione preventiva sull’orario di svolgimento della prestazione lavorativa.

Il populismo risposta legittima


di Thomas Piketty
Fra meno di quattro mesi, la Francia avrà un nuovo presidente. O una presidente: dopo Trump e la Brexit non si può escludere che i sondaggi ancora una volta si sbaglino, e che la destra nazionalista di Marine Le Pen si stia avvicinando alla vittoria. E anche se si dovesse riuscire a evitare il cataclisma, esiste un rischio reale. Il rischio Le Pen riesca a posizionarsi come la sola opposizione credibile alla destra liberale per il round successivo. Sul versante della sinistra radicale, si spera naturalmente nel successo di Jean-Luc Mélenchon, ma purtroppo non è lo scenario più probabile.

Trump, il sovversivo delle classi dirigenti

di Guido Moltedo 
A Mar-a-Lago, la residenza in Florida che si compiace di definire la sua «Casa Bianca invernale», Donald John Trump ha provato e riprovato per giorni il discorso che reciterà oggi, leggendo il testo mentre scorre sul “gobbo” elettronico.Il discorso che inaugurerà la sua presidenza, la quarantacinquesima della storia americana. Una foto postata su twitter lo ritrae dietro una scrivania, lo sguardo inutilmente intenso verso la fotocamera e non sui fogli dell’inaugural address che tiene in mano, un’aquila bronzea lo sorveglia alla sua sinistra. Durerà una ventina di minuti.

Malcolm X dall'Islam all'anticapitalismo

di Tommaso Baris 
Manning Marable, scomparso prematuramente nel 2011, è stato uno dei maggiori storici di colore del movimento nero negli Stati Uniti. Nato nel 1950 si era formato nel corso degli anni Settanta, avendo tra gli altri come testo di riferimento, come lui stesso ha raccontato, proprio l’Autobiografia di Malcom X uscita dopo la morte dell’attivista nero. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca nel 1976, ha insegnato in varie università statunitensi, fondando nel 1993 l’Institute for Research in African-American Studies presso la Columbia University, dopo essere stato direttore del dipartimento di Black Studies dell’Università del Colorado[1].

Il comunismo come processo costituente continuo. Intervista a Toni Negri

Intervista a Toni Negri di Francesco Raparelli
Tra i più importanti filosofi politici mondiali, Toni Negri non smette di pensare il problema del comunismo. Per farlo, si colloca nell’unica posizione che conta: quella dei movimenti reali. Con lui abbiamo ripreso il filo della riflessione sulla crisi del neoliberalismo, ma abbiamo soprattutto insistito sui nuovi soggetti produttivi e le loro potenzialità rivoluzionarie. Ne «Il lavoro di Dioniso» (con Michael Hardt) il modo di produrre contemporaneo viene descritto insistendo sulla centralità dei «prerequisiti di comunismo»; essendo il linguaggio, gli affetti, la mobilità divenuti pilastro della valorizzazione capitalistica. Invece di cancellare questa diagnosi, la crisi esplosa nel 2008 sembra confermarla. Concordi?

Ecco il decalogo degli errori di Renzi

di Salvatore Biasco, Pierluigi Ciocca, Ruggero Paladini e Vincenzo Visco
1. La nascita del Governo Renzi era stata accolta con molta fiducia e aspettative favorevoli, sia per la personalità del nuovo Presidente del Consiglio, che per la forza derivante dal fatto di essere il segretario del PD. In particolare ci si aspettava da Renzi il rilancio dell’economia e dell’occupazione, il contenimento del fenomeno populista e in particolare del M5S, il varo di riforme strutturali e istituzionali. A consuntivo dei tre anni di governo il bilancio non appare particolarmente positivo, anche se provvedimenti condivisibili non sono mancati quali quelli sui diritti civili, tema sul quale i Parlamenti precedenti non erano riusciti a deliberate, l’inizio di interventi di natura sociale, senza peraltro affrontare in modo organico il problema della diseguaglianza crescente, l’alternativa scuola lavoro, e l’aumento della tassazione di alcuni redditi finanziari.

Democrazia economica, dieci idee per la Costituzione

di Enrico Grazzini
Occorre avviare fin da ora un ampio dibattito sulle possibili riforme della Costituzione per rinvigorire la democrazia italiana, che è gravemente malata. Non so se la nostra Costituzione sia la più bella del mondo, ma certamente è molto avanzata, preziosa, e da difendere con le unghie e con i denti dai tentativi di stravolgimento, come quello che abbiamo appena sventato. Tuttavia credo che occorra aprire una profonda discussione non solo su come attuarla – dal momento che la Carta Costituzionale, come noto, è ancora in gran parte inattuata, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti sociali – ma anche su come aggiornarla e migliorarla in senso progressivo. 

Jobs Act. A proposito della sentenza della Consulta

di Felice Roberto Pizzuti
Il dibattito suscitato, prima, dalla sentenza della Corte Costituzionale sull’ammissibilità dei referendum sui temi del Jobs act e, adesso, dal referendum costituzionale ripropongono, per certi versi, la questione della “indifferenza alla verità”, nel senso del suo stravolgimento o, per lo meno, della sottovalutazione dei suoi aspetti rilevanti rispetto a quelli secondari sui quali, invece, per ignavia o opportunismo viene concentrata l’attenzione. Tale attitudine è crescente nel confronto politico che, anche per questo, risulta sempre più appiattito alla dimensione di chiacchiericcio politichese (ma non per questo, purtroppo, senza conseguenze concrete).

La ribellione indigena nelle Americhe


di Silvia Ribeiro
Da un estremo all’altro, i popoli indios delle Amériche vivono, costruiscono e resistono. Resistono alle invasioni, sui loro territori, di miniere, industrie petrolifere, grandi dighe, gasdotti, all’abbattimento dei loro boschi e alle mega piantagioni di monocolture di alberi, ai parchi eolici, alle piantagioni di transgenici e alle fumigazioni di agrotossici, all’avanzare indiscriminato di progetti immobiliari, alla contaminazione e furto delle loro terre, fiumi, laghi, e aria. Resistono inoltre ai mille modi per tentare di renderli invisibili, di affermare che non esistono o che non sono popoli; affinché ogni lotta, quando viene alla luce e suscita solidarietà, venga vista come un fenomeno localizzato e isolato, dove non c’è storia, non c’è identità, non c’è organizzazione, non c’è solidarietà e reti con molti altri.

Il triste tramonto dell’eredità del movimento operaio in Italia e la crisi della sinistra politica

di Stefano G. Azzarà
1991-2016
Conclusa la Guerra Fredda, nel 1991 si concludeva anche la parabola settantennale del PCI, giunto allo scioglimento al termine del XX congresso. Grazie all’iniziativa di alcuni esponenti storici di quel partito - Libertini, Salvato, Serri, Garavini, gli ex PdUP Magri e Castellina e diversi altri - ma soprattutto grazie al tempestivo lavoro sotterraneo del leader storico della corrente “filosovietica” Armando Cossutta, nello stesso anno nasceva però il Movimento e poi il Partito della Rifondazione Comunista (PRC). Al primo nucleo dei fondatori, che nonostante la notevole diversità negli orientamenti faceva per lo più riferimento alla Casa Madre di via delle Botteghe Oscure, si sarebbe presto unita una piccola pattuglia proveniente da Democrazia Proletaria.

Corbyn: si inizino le negoziazioni per la Brexit

di Alexander Damiano Ricci 
Jeremy Corbyn ha “suggerito” ai deputati del Partito laburista di votare a favore dell’attivazione dell’articolo 50, la clausola del Trattato di Lisbona che disciplina l’inizio ufficiale delle negoziazioni tra Ue e Regno Unito per l’uscita del Paese dall’Unione. L’indicazione di Corbyn è arrivata pochi giorni dopo il discorso del Primo ministro britannico, Theresa May, la quale ha reso noto il piano del Governo per la Brexit. Secondo fonti anonime citate dal The Guardian, più di 20 parlamentari del Labour non sarebbero però disposti a seguire il proprio leader.

Podemos, le donne contro il machismo del partito

di Marina Turi
No es país para coños, Non è un paese per fiche. Il titolo del libro di Diana López Varela, pubblicato alla fine del 2016 (Península) è esplicito. Il sottotitolo, poi, elimina ogni dubbio: sulla necessità di una società femminista. L’uguaglianza tra donne e uomini continua ad essere una chimera, in Spagna come altrove. Anche nella società spagnola, l’idea è che la massima aspirazione per una donna debba essere quella di fare la moglie e la madre invece che l’avvocata, la scienziata o la pilota d’aereo. Per fermare la cultura machista, serve il femminismo e la necessità di rivendicarlo.

Tre eventi: un destino unico

di Domenico Gallo
La settimana che si chiude è stata caratterizzata da tre eventi straordinari del tutto eterogenei ed apparentemente slegati fra di loro, dietro i quali però è possibile intravedere un filo comune. Il primo evento si è verificato il 17 gennaio a Roma dove si è concluso dinanzi alla Corte d'Assise di Roma il processo a 33 imputati, accusati di "omicidio plurimo aggravato" in relazione al “Piano Condor”. Si è trattato di un processo e di una sentenza storica che ha fatto luce su alcuni degli episodi più oscuri della storia recente dell’America Latina e dei sistemi totalitari che hanno sparso lutti e sofferenze in Argentina, Cile, Bolivia, Uruguay, Brasile e Paraguay negli anni '70 e '80.

Workfare "integrato" per migranti e italiani

di Augusto Illuminati 
Tra resa dei contri europea e crisi trumpiana della globalizzazione, il renzismo dopo Renzi non promette nulla di buono. Per una logica perversa, imputabile alla debolezza di un’alternativa politica, l’emarginazione di Renzi e la prosecuzione meno urlata della sua politica nelle difficili condizioni di una resa dei conti europea e della crisi trumpiana della globalizzazione si compie con una serie di atti negativi. Spieghiamoci.

Lo specchio di Davos

di Guglielmo Ragozzino
A Davos, in Svizzera, ogni anno, in gennaio, il pianeta si guarda allo specchio ed è uno specchio dorato. La novità questa volta è il presidente della Cina che ormai entra di pieno diritto tra gli invitati che sono capi di stato e miliardari, con un corteggio di consulenti, commentatori e compagnia bella. Il controcanto nel coro dei ricchi è tradizionalmente offerto dallo studio di Oxfam, la famosa Ong inglese che rampogna i presenti per la loro avarizia e grettezza.

Inverno nei Balcani, dove è morta la democratica Europa

di Federica Maiucci
Negli ultimi giorni hanno fatto il giro del mondo le scioccanti immagini dei rifugiati in Serbia. Migliaia di persone sono attualmente costrette a vivere all'aperto, in edifici abbandonati, in tende di fortuna, senza acqua, cibo, assistenza, forniture igienico-sanitarie, con le temperature calate a picco verso i -20 gradi. Sono circa 8000 i rifugiati in territorio serbo, di cui solo 6000 ospitati in campi e strutture ufficiali (ma non sempre adeguate e attrezzate per l'inverno), e circa 2000 sono i disperati che affollano le strade di Belgrado. MSF denuncia le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere, abbandonati a se stessi e alle temperature polari delle ultime settimane.

Andare oltre il PIL

di Aldo Femia 
La proposta di superare l’arbitrarietà dell’aggregazione di indicatori in indici sintetici attraverso la Stochastic Multiobjective Acceptability Analysis (SMAA, Lahdelma et al. 1998; Lahdelma, Salminen, 2001), introdotta su Economia e Politica da Giuliano Resce e da questi utilizzata in relazione agli esiti del recente referendum costituzionale, è certamente interessante. La SMAA è una tecnica di sintesi dell’informazione fornita da un insieme eterogeneo di indicatori, riferiti a domini diversi, che offre una possibile risposta al problema della valutazione del benessere, posto come tipico “problema multi-criteriale”, cioè appunto di sintesi di una molteplicità di indicatori in una singola misura riassuntiva dello stato generale delle cose.

Il cortocircuito tra sindacato e ordini nella Sanità

di Ivan Cavicchi
Il sindacato è una libera associazione su base volontaria, fondata sull’accordo degli associati per la tutela dei loro legittimi interessi. Un ente pubblico (genericamente inteso) è invece una istituzione con una propria personalità giuridica delegata dallo Stato a svolgere una certa funzione pubblica per il perseguimento di un certo interesse pubblico. Cosa succede quando il sindacato controlla dirige e occupa un ente pubblico? Succede un corto circuito: l’interesse privato prende il posto di quello pubblico privando lo Stato quindi la società di una funzione importante per i soggetti verso i quali tale funzione è esercitata, che perdono automaticamente una tutela.

I voucher? Inutili contro il lavoro nero

di Giuliana De Vivo
Dopo la pronuncia della Corte costituzionale saremo tutti chiamati a decidere sul futuro dei buoni lavoro, i cosiddetti voucher. È presto per avere una data certa del referendum, si oscilla tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo elezioni anticipate – in questo caso la legge prevede lo slittamento di una anno – o interventi riparatori del Parlamento, dove la commissione Lavoro della Camera sta già studiando cinque proposte di modifica ai discussi ticket per pagare il lavoro accessorio.

Guerra in Costa d’Avorio, le responsabilità dell'Occidente

di Vania Lucia Gaito
L’allarme sembrava rientrato, dopo l’accordo del governo con le forze militari in protesta. Invece altri disordini sono esplosi, perfino più violenti. Il teatro degli avvenimenti è la Costa d’Avorio, protagonista del nuovo miracolo economico africano. Miracolo economico si fa per dire, perché la sperequazione tra i ricchi e i miserabili è una voragine incolmabile. Neppure con le migliori intenzioni e neppure se il governo ivoriano avesse disponibilità economiche maggiori di quelle di cui attualmente dispone.

Le università americane e Donald Trump

di Mimmo Cangiano
Academic Freedom
Pochi giorni fa il Prof. George Ciccariello-Maher della Drexel University (particolarmente famoso negli ambienti della sinistra radicale statunitense e latino-americana per le sue analisi sul Venezuela di Chávez[1]) si è ritrovato al centro di un bailamme mediatico a causa di questo tweet natalizio: “All I want for Christmas is white genocide”. Il consiglio amministrativo della Drexel ha scelto la posizione dell’ambiguità. Da un lato ha affermato di non essere divertito dal tweet del suo Faculty e di considerarlo “molto seriamente”, dall’altro ha ribadito il pieno diritto del professore ad esprimere le proprie idee nel dibattito pubblico: ha ribadito la sua “Academic Freedom”.

Sovranità democratica è aiutare i terremotati!

di Giorgio Cremaschi 
La sovranità democratica è spendere subito 20 miliardi per le popolazioni e le aree colpite dal terremoto e dal gelo e mandare all'inferno la UE e i suoi vincoli di bilancio.Questa dovrebbe essere la risposta alla letterina con cui i burocrati della UE chiedono di tagliare 3,4 miliardi di euro dal bilancio pubblico. Attenzione, chi denuncia la cialtroneria di Renzi, che per fare la sua perdente campagna referendaria ha distribuito furbescamente mance e promesse, chi condanna i giochetti del governo con la UE, ha perfettamente ragione.

lunedì 16 gennaio 2017

Il populismo, la conciliazione degli opposti e l’autonomia del politico

di Danilo Del Bello
L’ultima vicenda legata al M5S, iniziale abbandono della rappresentanza euro-parlamentare della destra “populista” di Farage per confluire nell’opposto gruppo liberal-democratico, il clamoroso rifiuto dello stesso ed il ritorno all’ovile, ha il sapore dell’ennesima farsa dell’autonomia del politico. Poco ci interessa dell’episodio in sé, se non per il fatto che può offrirci alcuni spunti di riflessione più generali, oltre alla considerazione banale di cosa sia veramente quel teatro dell’assurdo chiamato Europarlamento e la deriva grottesca della rappresentanza democratica, pura espressione linguistica senza contenuto.

C17, comincia a Roma la celebrazione del 1917

5 giorni di conferenze e workshop con più di trenta grandi intellettuali di rilievo internazionale, tra cui Eagleton, Rancière, Sassen, Traverso, Zizek) e centinaia di militanti. Correlata all’evento una mostra d’arte organizzata alla Galleria Nazionale «Oggi il comunismo non ha alternative»: è da questa constatazione, che ribalta il motto tatcheriano del «there is no alternative», che nasce l’iniziativa di un gruppo di ricercatori, militanti e operatori culturali di organizzare, a Roma, un convegno sull’attualità del comunismo, nel primo mese del centenario della Rivoluzione d’ottobre.