
di Alfonso Gianni
Scommetto che siamo stati in molti, appresa la tragica notizia del suicidio di Luigino d’Angelo, il pensionato di Civitavecchia depredato dei propri risparmi, a farci venire in mente la celebre domanda di Bertolt Brecht: «E’ più criminale fondare una banca o rapinarla?». Quesito non lieve e appropriato. Solo che andrebbe riferito non ad una banca sola ma all’intero sistema creditizio, a come viene normato e gestito tanto a livello italiano quanto europeo.
L’unica mela marcia pareva essere il Monte dei Paschi di Siena. Anche lì ci un fu un morto – il responsabile della comunicazione della banca — forse non proprio volontario. Si è voluto far credere che sanata quella falla le meravigliose sorti progressive del sistema bancario privato italiano potessero rifulgere. Di fronte a casi come quelli della Northern Rock inglese, salvata in extremis dal fallimento da una nazionalizzazione di fatto, si disse che le nostre banche non correvano simili rischi perché erano più solide. In realtà si perpetrava scientemente un inganno nei confronti dei piccoli risparmiatori che non hanno molto, presi uno per uno, ma che sono tanti e quindi si può fare cassa, come Ettore Petrolini diceva dei poveri. Bankitalia che avrebbe dovuto esercitare la necessaria vigilanza sugli istituti bancari non lo ha fatto o comunque non in misura opportuna.