La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 17 ottobre 2015

Il gioco delle tre carte sulla nostra salute

di Ivan Cavicchi
Il Pre­si­dente del con­si­glio ha reso pub­bli­che le cifre dello stan­zia­mento per la sanità 2016 e i punti della sua stra­te­gia sono due: il defi­nan­zia­mento camuf­fato e un taglio lineare dif­fuso nella ” microe­co­no­mia” dei prezzi di tutto ciò che sot­to­forma di ausili costi­tui­sce lo stru­men­ta­rio a base del pro­cesso di dia­gnosi e di cura di un malato. Il defi­nan­zia­mento camuf­fato è un rifi­nan­zia­mento del fondo sani­ta­rio nazio­nale che sem­bra tale senza esserlo. Renzi ha scan­dito con insi­stenza i numeri: 109 mld (2014), 110 mld (2015), 111 mld (2016) per dire che i soldi alla sanità aumen­tano. In realtà quello che appare un incre­mento non lo è per­ché il finan­zia­mento è molto infe­riore al reale (e con­cor­dato) fab­bi­so­gno della sanità.
Que­sto fab­bi­so­gno era stato con­cor­dato con il “Patto per la salute” tra Stato e Regioni (10 luglio 2014) e sta­bi­liva (commi 1 e 2 dell’Articolo1), che il Fondo sarebbe dovuto essere di 109 miliardi 928 milioni (2014), di 112 miliardi 62 milioni ( 2015), di 115 miliardi 444 milioni (2016). Il tutto, appli­cando quanto pre­vi­sto dal decreto legi­sla­tivo 68 del 2011 dal titolo, “Deter­mi­na­zione dei costi e dei fab­bi­so­gni stan­dard regionali”.

Civati: la Cosa rossa è alternativa al Pd o non è

di Daniela Preziosi
L’ora della verità per la ’cosa rossa’ arriva pre­sto, anzi pre­stis­simo. Lunedì pros­simo una nuova riu­nione fra le diverse anime della sinistra-sinistra di casa nostra dovrebbe scio­gliere il nodo che sta stroz­zando in culla il nuovo sog­getto ven­turo. Il nodo cru­ciale è quello delle alleanze delle ammi­ni­stra­tive di pri­ma­vera, lon­ta­nis­sime ma già in grado di far liti­gare i pro­messi sposi della sini­stra. Ieri sul mani­fe­sto Nichi Ven­dola ha schie­rato Sel a favore di «coa­li­zioni di pro­gresso che pos­sano met­tere in campo una sfida pro­gram­ma­tica su ele­menti diri­menti», senza però esclu­dere a priori la pos­si­bi­lità di accordo con il Pd, innan­zi­tutto a Milano dove «pun­tiamo sulla con­ti­nuità del labo­ra­to­rio straor­di­na­rio dell’amministrazione Pisa­pia»; ma anche a Roma dove il dia­logo con il Pd post-Marino, per ora con­ge­lato, potrebbe rial­lac­ciarsi. Que­sta è la posi­zione su cui discu­terà la pros­sima assem­blea nazio­nale di Sel, il pros­simo 24 otto­bre.

Lafontaine e i veri nemici dell’Europa

di Gabriele Pastrello
Sor­presa e pre­oc­cu­pa­zione sono le sen­sa­zioni susci­tate dalla let­tura della let­tera che Oskar Lafon­taine ha indi­riz­zato alla sini­stra ita­liana. Per­ché è sicu­ra­mente vero che l’esito della trat­ta­tiva dell’Eurogruppo con la Gre­cia ha cam­biato il giu­di­zio sulle pro­spet­tive di for­zare la cami­cia di forza dell’austerità da parte di un governo di sini­stra in un paese euro­peo. Ma è l’indirizzo dell’attacco che mi sem­bra sba­gliato: non Fran­co­forte, ma Berlino.
La Bce, pur con la sua ade­sione — inac­cet­ta­bile da forze di sini­stra, ma ine­vi­ta­bile — alla linea dell’austerità, non è stata certo l’avversario peg­giore della Gre­cia. Come ha rac­con­tato Varou­fa­kis, l’intransigenza dell’Eurogruppo era frutto dell’egemonia di Schäu­ble al suo interno. Fu l’Eurogruppo, cioè Schäu­ble, a chie­dere alla Bce di chiu­dere total­mente i rubi­netti del finan­zia­mento alla Gre­cia, ben prima della fase finale della trat­ta­tiva (quella della chiu­sura delle ban­che greche).

Un paesaggio preda del cattivo gusto

Intervista a Salvatore Settis di Ernesto Milanesi
Una sco­moda verità rimossa e la difesa costi­tu­zio­nale dei beni comuni. Sal­va­tore Set­tis, 74 anni, archeo­logo e sto­rico dell’arte, ex pre­si­dente del Con­si­glio supe­riore dei beni cul­tu­rali (da cui si dimise nel 2009 in pole­mica con il mini­stro Bondi), offre il suo «segna­via» alla Fon­da­zione Cari­paro, che ha dedi­cato un appun­ta­mento a «Beni cul­tu­rali e mer­cato: mis­sione (im)possibile?» al cen­tro cul­tu­rale San Gae­tano di Padova.
«Le risorse per musei e siti, ricerca, scuola, uni­ver­sità e cul­tura? È inu­tile nascon­dersi die­tro un dito: l’Italia, in base ad una recente inda­gine dell’Unione euro­pea, è seconda die­tro all’Estonia nell’evasione fiscale fra get­tito Iva pre­vi­sto e quello incas­sato nel 2013 rispetto all’anno pre­ce­dente. Si tratta, sem­pre secondo Bru­xel­les, di una somma pari a 47,5 miliardi di euro. Ecco dove i governi devono tro­vare i soldi!» sbotta fra gli applausi.

I nuovi schiavi, l’ultimo regalo a caporali e imprenditori

di Antonio Bevere
È ormai sotto gli occhi di tutti che frutta e ver­dura, nel con­sumo e nella tra­sfor­ma­zione indu­striale, sono in gran parte di «pro­ve­nienza delit­tuosa»: giun­gono nei mer­cati e nelle fab­bri­che gra­zie all’opera di lavo­ra­tori che svol­gono la loro atti­vità in con­di­zioni di sfrut­ta­mento, penal­mente rile­vante, a norma dell’art. 600 del codice penale.
E’ noto che que­sto arti­colo tratta un delitto a fat­ti­spe­cie plu­rima: nel campo lavo­ra­tivo, chi lo com­pie, alter­na­ti­va­mente, eser­cita su una per­sona i poteri del pro­prie­ta­rio, che, impli­cando la «rei­fi­ca­zione» della vit­tima, ne com­porta «ex se» lo sfrut­ta­mento (ridu­zione e man­te­ni­mento in schia­vitù), ovvero appro­fitta dello stato di neces­sità del lavo­ra­tore e lo pone in uno stato di sog­ge­zione con­ti­nua­tiva, che ne com­porta lo sfrut­ta­mento (ridu­zione o man­te­ni­mento in ser­vitù). In entrambi i casi il col­pe­vole è punito con la reclu­sione da otto a venti anni.

venerdì 16 ottobre 2015

Lotta alla povertà, la svolta non c'è. Bisogna fare ancora sforzi giganteschi

di Vincenzo Comito
Nell’ultimo periodo sono state pubblicate quasi contemporaneamente da varie fonti, quasi come se ci fosse un coordinamento tra di esse, diverse notizie fresche sulla dinamica recente della ricchezza e sulla povertà nel mondo. I dati non appaiono certo entusiasmanti e indicano, tra l’altro, quanto sia lunga oggi la strada per ridurre almeno in parte le diseguaglianze del globo.
La prima notizia viene dal Credit Suisse; la banca ci racconta, con dovizia di dati, che la concentrazione della ricchezza non cessa di aumentare nel mondo. Secondo le cifre fornite dall’istituto elvetico, intanto la ricchezza è cresciuta complessivamente, tra il 2014 e il 2015, di 13.000 miliardi di dollari, anche se forse dalle nostre parti quasi nessuno se ne è accorto.

Il “ganzo” e il Governo delle imprese

di Francesco Raparelli
Il governo vara la nuova legge di stabilità: una manovra neoliberale che colpisce il lavoro e i poveri. Con un occhio di riguardo per le tasse dei ricchi.
Sì, siamo in una seconda fase del governo Renzi. Lo testimonia la Legge di stabilità presentata ieri dal “ganzo fiorentino” al termine del Cdm. I toni sono spocchiosi, con le consuete battute che non fanno ridere nessuno. Non basta il consenso pieno di Confindustria per conquistare un po' di senso dell'umorismo. Lode a Stanis La Rochelle, sempre sia lodato. È sicuro il premier, sicuro di ottenere la flessibilità necessaria dall'Europa, sicuro degli effetti positivi, seppur lievi, garantiti dalla congiuntura (Quantitative easing, abbassamento dei costi energetici, ecc.). Una Legge di stabilità «espansiva» dunque, come titolano stamane i maggiori quotidiani. In questo primo (breve) commento a caldo, vorrei soffermarmi solo su alcuni punti: il fisco; il lavoro; i poveri.

Sel si spacca sulla Cosa rossa: poltronisti filoPd contro base filounità

di Luca Sappino
Parto complicato è quello della Cosa rossa. Per sintesi la situazione è questa. Gli interessati - si va da Giuseppe Civati,Sergio Cofferati eStefano Fassina ai partiti che animarono la lista Tsipras alle ultime europee - hanno i programmi in comune ma non riescono proprio a intendersi sul da farsi per stare insieme e stenta ad arrivare, ad esempio, la convocazione di una fase costituente.
Ad allontanare l’appuntamento ci si è messa prima la fondazione di Possibile, il movimento di Civati («Io non volevo fare una sigla in più, ho messo Possibile a disposizione di tutti», dice; «Non è vero», replicano gli altri), poi la vicenda dei referendum falliti (che Civati ha voluto fare, fermandosi a circa 300mila firme, e Sel e gli altri - Fiom compresa - no), e ora il nodo delle alleanze alle amministrative.

Alluvioni e dissesto. È proprio il caso di dire ‘piove: governo ladro!’

di Paolo Ferrero
Ogni anno in Italia decine di persone muoiono a causa dieventi alluvionali. Oltre ai morti e ai feriti, distruzioni di case, ponti, scuole, del patrimonio archeologico. Decine di migliaia di persone vedono la loro vita sconvolta: quando va bene le case inzuppate e le auto distrutte, quando va male con la perdita di persone care. Questa aggressione sistematica alla vita della gente viene assorbita nella normalità con parole qualiincidente, fatalità, disastro. Di tanto in tanto si cercano le responsabilità specifiche ma poi tutto passa nel dimenticatoio. Nella sostanza l’alluvione, la frana, l’inondazione viene catalogata come “fenomeno naturale” contro cui “non c’è niente da fare”.
Penso che questo modo di ragionare sia sbagliato: le alluvioni sono causate dalla mancata manutenzione del territorio in una situazione in cui l’innalzamento della temperaturacausata dall’inquinamento atmosferico produce fenomeni temporaleschi sempre più concentrati e devastanti.

Legge di stabilità 2016, 25 miliardi di tagli alle tasse e briciole per lo sviluppo

di Luca Aterini
Il Consiglio dei ministri del governo Renzi ha approvato la legge di Stabilità 2016, che non è stata illustrata ai cittadini attraverso un testo organico ma – come ormai di prassi – da 32 slide (qui: http://goo.gl/p529Db), all’interno delle quali si dispiega una manovra finanziaria che oscilla che oscilla tra i 26,5 e i 29,5 miliardi di euro a seconda dei margini di flessibilità che verranno riconosciuti al Paese dalla Commissione europea.
Nelle intenzioni del governo la nuova legge di Stabilità, che adesso dovrà passare il vaglio parlamentare, si articola nel definire «un’Italia col segno più: più forte, più semplice, più orgogliosa, più giusta». Fuor di retorica, quello annunciato dal governo appare sostanzialmente un taglio delle tasse, variamente declinato.

La resa lampo di Cgil Cisl e Uil sui contratti

di Giorgio Cremaschi
Viene in mente il primo accordo alla Chrysler tra Marchionne e il sindacato dell'auto, quello firmato in un giorno e poi bocciato dai lavoratori. In ventiquattr'ore di incontri la Federchimica e i sindacati chimici di CGILCISLUIL hanno firmato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. L'accordo è avvenuto mentre il presidente della Confindustria rendeva noti cinque punti pregiudiziali degli industriali per la "riforma" dei contratti.
È difficile credere che l'industriale chimico Squinzi ignorasse ciò che avveniva al tavolo della sua categoria. Ed infatti se si confrontano i cinque punti con il testo dell'accordo si vede che essi ci sono dentro proprio tutti.

Cassa Depositi e Prestiti. Un patrimonio in svendita nel risiko della finanza "creativa"

di Mariano Curti
La rilevanza assunta dalla Cassa Depositi e prestiti ( CdP) negli scenari economici del paese la rendono “un interlocutore” imprescindibile dei progetti finanziari ed industriali in corso di realizzazione. Non appare realizzabile operazione di politica economica che in vario modo non si relazioni con qualcuna delle articolazioni interne alla Cdp, il cui raggio d’azione investe molteplici campi spaziando dalle infrastrutture alla sicurezza, dal finanziario all’innovazione tecnologica, dall’agroalimentare al turismo, e oltre ancora. Una gamma vastissima di settori che la pone come l’istituto di riferimento della finanza pubblica nei confronti dei soggetti finanziari e/o industriali privati nazionali e internazionali oppure fondi sovrani interessati al business nei settori strategici del paese. Infatti non appare concepibile ad esempio, per restare all’attualità, piano di intervento privatistico o infrastrutturale che non ponga la Cdp come referente obbligato.

Italicum: presentati quesiti referendari

Venerdì mattina una delegazione del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha presentato alla Corte di Cassazione due quesiti per l’effettuazione di altrettanti referendum abrogativi della legge elettorale recentemente approvata dalla attuale maggioranza parlamentare (italicum).
Il CDC, sentito il parere di numerosi costituzionalisti, ritiene che la nuova legge non rispetti la sentenza della Corte Costituzionale (la n. 1 del gennaio 2014) che ha dichiarato lncostituzionale il cosiddetto ‘porcellum’ e in realta’ ne riproponga gli inaccettabili effetti distorsivi ipermaggioritari che porterebbero nuovamente alla composizione di un Parlamento non rispondente alla volontà espressa dagli elettori e dalle elettrici. Viene così tradito il principio della rappresentanza, fondamento di qualunque sistema democratico.

Roma dopo Marino. Che fare: due interventi

di Fabio Marcelli
Alla fine Ignazio Marino ha dovuto gettare la spugna, vittima di se stesso ma soprattutto del Pd romano e nazionale e di Matteo Renzi, che avevano visto con ostilità e diffidenza l’avvento del “marziano”, eletto da primarie che avevano registrato la netta sconfitta dei candidati “ortodossi” al Campidoglio.
Persona indubbiamente onesta, ma con una prospettiva politica limitata, Marino, pur avendo fatto qualcosa di buono, come la liquidazione della discarica di Malagrotta o lapedonalizzazione dei Fori imperiali, non ha saputo costruire un rapporto effettivo con la città, anzi si è reso quantomeno complice dei numerosi sgomberi che hanno colpito esperienze importanti come l’ex cinema America, il Teatro Valle occupato, l’Angelo Mai e altri.

Università, assunzioni e diritto allo studio ancora in alto mare

di Donatella Coccoli
Il giorno dopo la prima finanziaria spiegata via Twitter, dei reali provvedimenti previsti nel Def sull’università si sa ben poco. Certo, ci sono gli annunci del premier Renzi a Che tempo che fa, la slide mostrata ieri durante la conferenza stampa e oggi informazioni filtrate dal Sole 24 ore che è sempre molto solerte nel diffondere news sui provvedimenti del governo. Ma di scritto per ora non c’è nulla. «E io preferisco commentare qualcosa che vedo nero su bianco», afferma Manuela Ghizzoni, deputata Pd e che da sempre ha seguito i temi della formazione terziaria (è stata anche presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera). Dalle anticipazioni filtrate dal quotidiano della Confindustria sarebbero previsti oltre ai 500 “cervelli” da far rimpatriare anche 1000 ricercatori di tipo b, cioè che attraverso la tenure track, potrebbero diventare docecnti a tutti gli effetti, mentre per gli altri di tipo a (a tempo determinato) il turn over dovrebbe passare nel prossimo anno dal 60 al 100 per cento.

Solo spicci per il contratto dei pubblici. «Mobilitazione durissima»

di Giorgio Saccoia
“La notte porta cattivi consigli. Le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici sono calate da 300 a 200 milioni. In poche ore abbiamo perso per strada 100 milioni, passando così dalla mancia agli spicci”. Rossana Dettori, segretaria generale della Fp Cgil, articola così un tweet di stamattina, che dava notizia di questa “revisione economica” per il rinnovo dei contratti pubblici, e avverte: “Se le cose stanno così, daremo il via a una mobilitazione durissima”.
Lo stanziamento già irrisorio di 300 milioni per rinnovare contratti scaduti da sei anni - calcolato sempre da Dettori in 40 centesimi al giorno per ogni lavoratore pubblico – è, infatti, ulteriormente calato. Adesso siamo a 200 milioni.

Il MUOS di Niscemi: una storia infinita

di Antonio Mazzeo
Una storia infinita quella del terminale terrestre del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA, in via d’installazione a Niscemi (Caltanissetta), all’interno della riserva naturale orientata “Sughereta”, sito d’importanza comunitaria SIC. Una storia, purtroppo, caratterizzata da incredibili soprusi ai danni della popolazione prossima agli impianti militari, camaleontismi di politici e governatori regionali, illeciti e omissioni di amministratori e funzionari pubblici, gravi violazioni delle normative urbanistiche ambientali, disapplicazione delle leggi antimafia per impedire l’infiltrazione criminale nelle opere pubbliche. L’ultimo capitolo di questa storia infinita risale allo scorso 3 settembre quando il CGA – Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha depositato la sentenza non definitiva con la quale ha accolto parzialmente i motivi d’appello del Ministero della Difesa contro la sentenza emessa dal TAR di Palermo il 23 febbraio 2015 che aveva invece stigmatizzato la pericolosità delle emissioni prodotte dagli impianti del MUOS di Niscemi per la salute umana e il traffico aereo di mezza Sicilia, riconoscendo le ragioni di Legambiente, dei Comitati No MUOS e del Comune di Niscemi.

Università e ricerca: un gruzzoletto per fare cosa?

di Francesco Sylos Labini 
Il Sole24Ore, con la solita acritica solerzia che non è mai cambiata dai tempi del governo Berlusconi ad oggi, almeno per i temi connessi alla università e alla ricerca, ci informa che
“La misura più attesa è probabilmente il concorso internazionale per 500 professori universitari – associati e ordinari – che vale uno stanziamento da 50 milioni. A causa soprattutto dell’effetto annuncio che si è creato dopo le parole del premier Matteo Renzi a “Che tempo che fa” di domenica scorsa. Fino a ieri sera la norma non aveva assunto ancora un contorno preciso. Dovrebbe trattarsi di una chiamata diretta (aperta anche a prof stranieri) per l’attribuzione di incarichi di ordinario o associato su tutto il territorio nazionale: insomma professori a tutti gli effetti.”

La fiera del liberismo alla Sapienza

Da qualche giorno la città universitaria si è trasformata in un cantiere a cielo aperto: lavori in corso, ditte di montaggio, ponteggi e assemblaggi di tensostrutture. Chi vive quotidianamente la Sapienza potrebbe anche non accorgersi della differenza tra la normalità e lo stato di eccezione imposto dalla fiera dell’innovazione tecnologica chiamata Maker faire. In realtà però proprio chi l’università la frequenta per studio o lavoro da ieri è stato lasciato forzatamente a casa. Aule chiuse e lezioni sospese, lavoratori in ferie obbligate, studenti a spasso, tanto siamo a ottobre mica a luglio dove è invece obbligatorio presenziare il (fu) pratone cercando di rimorchiare facendo la spola colVillage. Da ieri e fino a domenica l’università è di proprietà di Intel, Eni, Microsoft e Bnl. Per chi vuole accedere all’ateneo c’è la possibilità di comprare in prevendita un comodo biglietto da quattro euro, mentre se non sei studente o lavoratore della Sapienza, di soli dieci euro. Un vero affare.

Gioco, azzardo di Stato

di Pierpaolo Romani
Pochi, maledetti e subito. I soldi servono, soprattutto in Italia, quando si parla di debito pubblico e dei suoi interessi. È stato questo il motivo principale che, alla fine degli anni Novanta, ha spinto il legislatore italiano a legalizzare il gioco d’azzardo. Anche se, a fini di marketing politico, la cosa è stata presentata in altro modo: se si rende lecito ciò che prima era illecito, si diceva, da una parte si contribuisce a contrastare efficacemente il mondo del crimine, soprattutto quello organizzato, che da anni lucra sul gioco clandestino e, dall’altra, si incassano cospicue risorse lecite da parte dello Stato. 
Purtroppo, a distanza di qualche anno, si è potuto constatare che le mafie non solo continuano a gestire il gioco d’azzardo illegale, ma si sono inserite in modo significativo nel comparto del gioco d’azzardo legale, e che i benefici prodotti in termini di maggiori entrate fiscali -circa 8 miliardi di euro- rischiano di essere superati dai costi economici e sociali -circa 6 miliardi di euro- provocati da una nuova malattia.

Le unioni civili possono aspettare, tanto aspettiamo solo da 30 anni

di Martino Mazzonis
E così le unioni civili possono aspettare. Lo ha spiegato il ministro Maria Elena Boschinel salotto clericale-democristiano di Rai Uno: «Temo slitteranno i tempi. Eventualmente riprenderemo a gennaio». La legge non la vogliono i centristi, i moderati del Pd la digeriscono male, mentre, sembra di capire, il Movimento 5 Stelle è diviso sulle adozioni.
Prima c’è da fare le riforme, poi c’è da approvare la manovra. Come si è detto spesso in materia di diritti: non è questa la priorità del Paese, abbiamo ben altri problemi. Già.
Come ha scritto il Fatto Quotidiano sono 30 anni che si aspetta e i progetti di legge presentati e mai arrivati in fondo sono 47. Da quando se ne è cominciato a discutere è cambiato il mondo: un tempo il problema da risolvere era quello delle coppie non sposate eterosessuali mentre era meno pressante il tema di garantire diritti eguali a tutte le persone che decidono di costituire un nucleo familiare.

Perché il Sinodo finirà in un nulla di fatto

Intervista a Valerio Gigante di Pierluigi Mele
Il Sinodo è nella seconda settimana di lavori. E’ una settimana molto importante per capire quale direzione prenderà l’assemblea dei vescovi. Su questo abbiamo intervistato Valerio Gigante, redattore dell’agenzia ADISTA.
Ci sono stati episodi clamorosi, vedi la “Lettera” dei cardinali rigoristi (con le successive smentite di alcuni di loro) che mettevano in discussione la ”metodologia” sinodale, hanno accusato Bergoglio di manipolare il Sinodo. Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro? Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro?
"A me pare che gli estensori della lettera, attraverso una sua pubblicizzazione presso l’opinione pubblica, abbiano voluto dare grande risonanza a contenuti che altrimenti non avrebbero avuto che l’attenzione del papa e di qualche esponente di Curia.

Il business occulto della malattia

di Anna Lombroso
ell’inchiesta che ha portato all’arresto del vicepresidente lombardo Mantovani, salta fuori anche una gara per il trasporto dei malati di reni, truccata “per non mettere fuori gioco le Croci” del suo bacino elettorale. Un’infamia. E non è la prima né l’unica.
Senza riaprire il leggendario pouf di Poggiolini, ve la ricordate Lady Asl, accusata nel 2006 per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, falso e corruzione? o la storia delle mazzette pagate dall’Aias di Barcellona, l’Ente di assistenza spastici che per decenni fu il calderone dei misteri e che secondo il pentito Carmelo D’Amico «faceva parte dell’associazione mafiosa barcellonese»? o gli appalti per accompagnamento ai disabili per incarico diretto a Roma o altri, opachi, in altri comuni?

All’inseguimento di “cervelli in fuga”

di Loredana Fraleone
Che la situazione dell’ Università e della ricerca italiana sia a dir poco disastrosa è ampiamente denunciato anche dai recenti dati OCSE. Siamo al penultimo posto in Europa, prima dell’Ungheria, per i tagli sull’istruzione e scivolati all’ultimo, per la spesa rispetto al PIL.
Parliamo di dati di fondo, che spiegano il calo di docenti, di studenti, di laureati, di ricercatori, di corsi, di Università vere e proprie. Dati ignorati se non occultati da questo governo che prosegue la politica di restrizione dell’accesso allo studio, come alla cultura in generale del resto, dell’estensione del precariato, della mortificazione della ricerca.

Quei falsi miti sulla bassa produttività italiana

di Federico Stoppa
Una Nota diffusa dal Centro studi di Confindustria (CsC) denuncia che i salari reali italiani sono cresciuti, dal 2000 fino al 2014, più della produttività del lavoro (28% contro un misero 10,9%), con l’ovvia conseguenza di spostare quote di reddito a favore della componente lavoro (che include i contributi sociali) e a scapito dei profitti, con effetti negativi su investimenti e competitività internazionale. Il presidente Squinzi chiede che sia dato più spazio alla contrattazione aziendale per legare le retribuzioni alla produttività. La ricetta che egli propone non è nuova, ed è fondata sul pregiudizio che lo spaventoso arretramento nella capacità di produrre reddito che il nostro paese subisce da un ventennio, sia dovuto all’eccessivo costo del lavoro e alla scarsa flessibilità del mercato del lavoro, ostacolata dai sindacati.

La società "post-sindacale"

di Lelio Demichelis
Che il sindacato fosse in crisi lo sapevamo da tempo. Ma pensare di essere già entrati nellasocietà post-sindacale, questo ancora non lo avevamo immaginato, né lo ritenevamo possibile. Eppure, se ha ragione Dario Di Vico (Più tutele in cambio di produttività. Benvenuti nella società post-sindacale, nel Corriere della sera del 27 settembre) questo è quanto si starebbe verificando e questo è negli obiettivi (o nei sogni) degli industriali – ma un incubo per la società e per la democrazia, perché se viene meno uno dei soggetti forti della rappresentanza del lavoro, se si scioglie anche il sindacato insieme alla società civile, se il sistema non ha più corpi intermedi, se viene meno il bilanciamento del potere dell’impresa, allora entriamo non solo in una società post-sindacale ma, e peggio in una società (non tanto post-democratica quanto) non-più-democratica. E allora vediamo di capire cosa sia o cosa potrebbe essere questa società post-sindacale e soprattutto se sia una rottura/cesura col passato o non sia invece, e piuttosto l’ultimo pericolosissimo stadio di un processo di incessante divisione/scomposizione del lavoro per la sua successiva totalizzazione/integrazione in un apparato d’impresa, di rete, di consumo.

Marx e la critica del liberalismo

di Stefano Petrucciani
Nell’epoca caratterizzata dall’egemonia ideologica del neoliberismo e dalla crisi delle teorie politiche ad esso alternative, di ispirazione socialista o radicale, può essere utile rileggere alcuni aspetti della critica marxiana del liberalismo, per capire se essa può avere ancora oggi una sua validità e, soprattutto, per comprendere quali sono i suoi punti di forza e quali quelli di debolezza.
1.C’è un Marx liberale
Ma prima di affrontare questo aspetto del discorso, è necessaria innanzitutto una precisazione: sarebbe del tutto errato considerare Marx semplicemente come un nemico del liberalismo; anzi, bisogna ricordare che la presenza di temi schiettamente liberali è una costante che attraversa tutto il suo pensiero, anche se nelle diverse fasi assume modalità estremamente differenti.

La lunga transizione. Intervista a Massimo Cacciari

Intervista a Massimo Cacciari di Giacomo Bottos e Lorenzo Mesini
Massimo Cacciari è uno dei protagonisti della vita culturale italiana. Con questa intervista ci siamo però concentrati su una stagione precedente del suo impegno politico-filosofico, quella che va dagli anni dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. Le ragioni di questo interesse stanno nella straordinaria importanza che quella fase assume, sia come periodo di transizione e di crisi che contribuisce a determinare un assetto del mondo i cui effetti si dispiegano tuttora, sia per la compenetrazione tra riflessione teorica e impegno politico che era prerogativa di quella stagione e che ora pare scomparsa. Le domande mirano dunque all’approfondimento di questa vicenda storico-teorica e al ruolo che Cacciari gioca in essa.
Lei ha iniziato il suo percorso intellettuale e politico insieme ai principali esponenti dell’operaismo italiano (Mario Tronti, Antonio Negri, Alberto Asor Rosa). Quali sono i motivi per cui a suo parere quella stagione ha assunto un rilievo filosofico oltre che politico?

Il paradigma economico non cambierà da sé

di Thomas Fazi 
All’indomani della crisi finanziaria del 2008, quando il sistema fu salvato per il rotto della cuffia solo grazie a massicci interventi di spesa in deficit da parte dei governi di tutti i paesi avanzati (dimostrando la validità dell’assioma keynesiano secondo cui l’unico strumento in grado di risollevare un’economia in recessione è la politica fiscale) furono in molti a sinistra – tra cui il sottoscritto – a credere che il neoliberismo avesse i giorni contati. Cos’era la crisi, in fondo, se non la conclamazione del suo fallimento? Come ha scritto Paul Heideman, «l’impressione al tempo era che l’era della mercatizzazione assoluta stessa volgendo alla fine, e che la crisi dei mercati avrebbe condotto inevitabilmente al ritorno di una qualche forma di nuovo keynesismo».
Come sappiamo, è accaduto l’esatto opposto. Non solo il regime neoliberale continua a godere di perfetta salute in tutti i paesi avanzati (sì, qualche tabù è stato infranto – si vedano le politiche di quantitative easing – ma solo nella misura necessaria per garantire la sopravvivenza del sistema stesso).

Lavoro: qual è il modello verso il quale il capitale odierno intende avviarsi?

di Ferruccio Gambino
Questa premessa intende rilevare alcuni effetti della politica del lavoro nell’Eurozona (19 paesi nel 2015) e in particolare in Italia, in considerazione del processo di mercificazione del lavoro vivo in corso. Seguono poi undici articoli che esaminano in modo circostanziato aspetti cruciali del regime del salario e delle sue tendenze in Italia. Questa premessa vuole limitarsi a offrire qualche coordinata per rammentare che il fenomeno di frammentazione della forza-lavoro è in realtà una serie di tentativi che procedono da tempo e che vanno di pari passo con più aggressivi esperimenti in altri continenti e in particolare nell’Asia orientale1. Dunque, nell’Eurozona vanno sostenute quelle forze che si oppongono ai disegni dell’odierno capitale industriale e dei servizi e che sono motivate a non cedere terreno.
Le politiche adottate negli scorsi 35 anni nell’UE hanno mirato e mirano a deteriorare i salari e di conseguenza le condizioni di lavoro.

Carl Schmitt, la maschera e la legge

di Luigi Azzariti-Fumaroli
Non essendo una potenza, la riflessione non può ingaggiare battaglia con le potenze; contro di loro, al più, può ingaggiare delle azioni di guerriglia: «non può – ha scritto Gilles Deleuze – dialogare con loro, non ha nulla da dire, nulla da comunicare, può solo avviare dei pourparler». Ed è in questa dimensione quasi svagata che nel 1971 Carl Schmitt, colui che con la sua comprovata esperienza di studioso attento ai temi della fine della democrazia era stato chiamato a dare un fondamento giuridico alla dittatura hitleriana, concesse una lunga intervista a Klaus Figge e a Dieter Groh per conto dell’emittente radiofonica Südwestrundfunk.
Si era in un tempo nel quale la controversa figura del giurista di Plettenberg aveva riottenuto la ribalta, per l’appoggio da lui offerto ai movimenti studenteschi nei quali egli aveva voluto riconoscere una nuova declinazione di quel concetto di «decisione» che aveva conosciuto la sua prima effettiva trasposizione nelle determinazioni assunte dal partito nazionalsocialista detentore, nel ’33, «del possesso degli strumenti legali del potere» atti a renderlo non più un movimento politico, ma un vero e proprio Stato.

Lettera a Slavoj Zizek sull'opera di Mao Tze Tung

di Alain Badiou
Caro Slavoj,
La tua introduzione ai testi filosofi co-politici di Mao pubblicata da Verso è, come sempre, di grande interesse. Per cominciare direi, come è mia abitudine e di contro alla tua reputazione – frutto di una falsificazione del tutto francese – di uomo di spettacolo e di buffone del concetto (hanno detto altrettanto del nostro maestro Lacan, sentiamoci rassicurati!) che questa tua introduzione è leale, profonda e coraggiosa. È leale perché, lungi da ogni finzione e da ogni traballante retorica, esprime con esattezza il tuo rapporto ambivalente con la fi gura di Mao. Riconosci la novità e l’ampiezza della sua visione, ma la giudichi falsa e pericolosa da numerosi punti di vista. È profonda perché tagli corto, vai dritto a una questione cruciale e difficile, quella del pensiero dialettico contemporaneo nei suoi legami con la politica. Le tue considerazioni sulla negazione della negazione sono notevoli.

Camminare sul campo minato. Oltre le promesse tradite del Neoliberismo

di Raffaele Sciortino
Partirei da questo: gli interventi che mi hanno preceduto ci dicono che il neoliberismo è ancora vivo e vegeto. Premetto subito che però per neoliberismo preferisco intendere non tanto e non solo una serie di politiche, quanto una fase del capitalismo, quella che si è aperta con la reazione capitalistica al lungo '68. Questo perché intenderlo solo ed esclusivamente come set di politiche porta subito a pensare all'opposizione tra neoliberismo e keynesismo, mentre in realtà il neoliberismo degli ultimi 30-40 anni è uno strano ibrido così come di rapporto Stato-mercato, anche in un certo senso di keynesismo finanziario e monetarismo.
Gli interventi che mi hanno preceduto hanno mostrato quindi in che senso il neoliberismo, comunque lo si voglia intendere, sia vivo e vegeto. Io cercherò, non in contrapposizione ma cercando di approfondire il ragionamento, di far vedere anche e soprattutto le crepe che si stanno aprendo in questo assetto.

Così anche l’Io è diventato liquido

di Massimo Recalcati
Il nostro tempo sembra vivere, come ha mostrato anche Bauman, l’esasperazione del carattere liquido dell’identità: cambiamento di sesso, di pelle, di razza, di religione, di partito, di professione, di immagine. Anche il New York Times recentemente si pone la domanda: «Chi crediamo di essere?». L’identità vacilla, barcolla, diventa un concetto sempre più mobile, borderline.Mentre l’età moderna aveva sempre ricercato una identità (anima, spirito, cogito, ragione, Io) che avesse, come scrisse Descartes, la stessa solidità della roccia sotto la sabbia, nel tempo ipermoderno, quale è il nostro, l’identità si pare dissolversi in un camaleontismo permanente. Anche il contributo della psicoanalisi, almeno per un verso, sospinge in questa direzione: la malattia psichica non deriva tanto da una liquefazione dell’identità, ma da un suo rafforzamento. Non è il deficit dell’Io a causare la sofferenza mentale, ma una sua amplificazione ipertrofica.

Il respiro liberatorio della poesia

Intervista a Walter Siti di Mariagloria Fontana
“Cara vita che mi sei andata perduta, con te avrei fatto faville se solo tu non fosti andata perduta”. Sono gli ultimi versi di una poesia di Amelia Rosselli contenuta ne “La voce verticale. 52 Liriche per un anno” (Rizzoli), un’antologia di 57 poesie (in ultima stesura, l’autore ammette di averne inserite altre cinque) scelte e commentate da Walter Siti, Premio Strega 2013, scrittore, accademico, saggista, critico. 
La raccolta contiene le poesie che Siti ha selezionato ogni domenica per i lettori di “Repubblica”’. Nella conversazione che segue, svoltasi telefonicamente, Siti racconta a MicroMega la sua concezione estetica di poesia e bellezza. 
Che cos’è la voce verticale?
"Verticale è un vettore verso l’alto o verso il basso: soprattutto nella poesia lirica (succede anche nella narrativa, ma qui è più caratterizzante) vale l’impressione che il poeta “sia parlato” molto più di quanto non decida lui di parlare.

Lo shock della follia manicomiale

di Francesco Paolella
Cosa rimane oggi dello shock provocato dalle fotografie, dalle inchieste, dai reportages giornalistici sullo scandalo dei manicomi? E con che sguardo possiamo affrontare quello che scandalo che – così si dice almeno – oggi è stato del tutto superato?
Con le sue fotografie, Berengo Gardin (assieme a Carla Cerati, inMorire di classe,1969), riuscì a far entrare gli occhi di tanti sani dentro i cortili e i padiglioni sporchi e desolati dei manicomi. Quelle sue fotografie, come tante altre scattate fra il 1968 e il 1970, rappresentano benissimo oggi tutta la nostra distanza dall’atmosfera e dal “contesto” di 50 anni fa, e dalle passioni allora dominanti. Non si tratta ora di rifugiarsi nella nostalgia, né di sbrodolare le solite lamentele sul vuoto del nostro presente.

Appello dell’HDP alla comunità internazionale in seguito al massacro di Ankara

di Selahattin Demirtaş, Figen Yüksekdag e H. Allen Orr
Il 10 ottobre, una dimostrazione pacifista che ha raccolto molte organizzazioni della società civile, sindacati rivoluzionari, e partiti progressisti e democratici, tra questi anche l’HDP (Partito democratico del popolo), è stata l’obiettivo di un orribile attacco. Sfortunatamente, almeno 128 dei nostri compagni cittadini sono stati ammazzati in questo attacco, e centinaia sono stati feriti. Siamo preoccupati che il bilancio dei morti possa aumentare perché 48 feriti sono in condizioni critiche. Questo attacco passerà alla storia come uno dei più sanguinosi nella vita della nostra repubblica.
Ci sono chiari collegamenti tra gli attacchi contro la manifestazione del nostro partito ad Amed il 5 giugno del 2015, dove 5 nostri cittadini sono morti e più di 200 sono stati feriti e l’attacco suicida a Suruc il 20 luglio 2015 in cui 34 nostri cittadini sono stati uccisi durante una conferenza stampa di giovani di tutta la Turchia in appoggio di Kobane e anche un attentato suicida contro la dimostrazione pacifista ad Ankara.

La crisi greca divide Euromemorandum

di Dario Guarascio
Il dipartimento di studi sulla società e la globalizzazione dell’Università di Roskilde, in Danimarca, ha ospitato la ventunesima edizione della conferenza ‘Euromemorandum-Alternative Economic Policy in Europe’. Euromemorandum è il luogo dove, una volta l’anno, una rete di economisti europei si ritrova per riflettere sull’Unione e sulle politiche economiche che potrebbero porla su di un sentiero diverso da quello offertole, oggi, dall’incardinamento neoliberista che l’attanaglia. Le discussioni che si sviluppano nel corso della tre giorni di conferenza sono finalizzate alla redazione di un rapporto – tradotto in diverse lingue europee - che ha, negli anni, costituito la base per elaborazioni di carattere sia politico che accademico attorno al tema dell’Europa ed alle possibili modalità per riformarla.
Il clima che ha avvolto la discussione andata in scena quest’anno ha scontato il peso della crisi greca e quello delle tensioni seguite alla recente crisi dei rifugiati.

Umanità umana

di George Monbiot
Vi trovate a sbattere contro la marea di indifferenza ed egoismo umano? Siete oppressi dal senso che mentre voi vi preoccupate gli altri non lo fanno? Che a causa della crudeltà del genere umano, la civiltà e il resto della vita sulla terra sono fondamentalmente costipati? In nessuno dei due casi avete ragione.
Uno studio fatto dalla Fondazione Causa Comune (Common Cause Foundation), che sarà pubblicato il mese prossimo, rivela due risultati che cambiano le cose. Il primo è che la grande maggioranza delle 1000 persone oggetto del sondaggio – il 74% si identifica più fortemente in valori altruistici che in quelli egoistici. Questo significa che si interessano di più alla disponibilità, all’onestà, al perdono e alla giustizia, che al denaro, alla fama, allo status sociale e al potere.

Turchia, il rischio che Erdogan annulli le elezioni

di Luigi Pandolfi 
Alla manifestazione ad Ankara indetta da sindacati e partiti della sinistra subito dopo l’attentato, dove sono sono morte oltre cento persone, erano migliaia. Una folla enorme, che a più riprese ha gridato «Erdogan assassino! Erdogan vattene!». Lo stesso slogan è stato scandito da decine di migliaia di manifestanti ad Istanbul e in altre città del Paese. Lo sciopero di tre giorni (fino al 15 ottobre) indetto dalle principali organizzazioni sindacali – cui si sono aggiunte associazioni di avvocati e di medici, l’Unione degli architetti e degli ingegneri, la Confederazione dei dipendenti del settore pubblico – intanto sta facendo registrare una partecipazione altissima. Se da un lato le interpretazioni sull’accaduto e sulla sua matrice continuano a divergere nel Paese, in molti incominciano a pensare che a farne le spese potrebbe essere lo stesso Erdoğan.

Questa battaglia di civiltà non riguarda l'essere ambientalisti o meno, ma l'essere vivi o morti

di Matteo Ponzano
Nei prossimi mesi la battaglia che da sempre fa Resetradio sulla difesa dell'ambiente e della Madre Terra (‪#‎pachamama‬) si farà ancora più forte: l'esperienza che abbiamo appena vissuto in Bolivia al ‪#‎CMPCC‬, ci ha messo di fronte a dati inconfutabili e ad esperienze dirette di persone del sud del mondo che stanno vivendo in maniera pesantissima il cambiamento del clima anche se i media, in Occidente, non se ne occupano nemmeno per sbaglio: terra indurita e secca che non può più essere coltivata, bambini che nascono con deformazioni genetiche (occhi al centro della fronte), inondazioni a pochi km da zone che sono completamente aride, gelate in piena estate che cancellano i raccolti, falde acquifere inquinate e acqua avvelenata.
In questi giorni, anche in Italia, l'avvelenamento del Pianeta comincia a presentarci il conto con queste esondazioni e piogge improvvise che devastano un paese che - storicamente - non ha mai vissuto questi drammi così frequenti, se non episodicamente.

Israele. La pena di morte senza processo raccoglie l’applauso delle masse

di Gideon Levy
Una catena di esecuzioni extragiudiziarie sta attraversando il paese. E’ odiosa, barbara ed illegale ed è accompagnata dagli applausi delle masse, dall’incitamento dei media e dall’incoraggiamento delle autorità. Adesso all’ondata di attacchi terroristici si aggiunge il peggiore dei danni: la società israeliana sta perdendo la sua immagine. Questa società ha già vissuto dei periodi tremendi, ma non come questo, in cui qualunque aggressore o chiunque minacci con un coltello, un cacciavite o uno sbucciapatate viene ucciso, anche dopo che ha gettato la sua arma, mentre l’assassino diventa un eroe nazionale.
Chi voleva la pena di morte per i terroristi adesso ne ha una versione ancor più vergognosa: una pena di morte senza processo. Quattordici palestinesi sono stati uccisi in questo modo la settimana scorsa, la maggioranza dei quali non sarebbe stata passibile di una sentenza di morte in uno stato di diritto. La sete di sangue, quale non se ne ricorda da queste parti, esige sempre più sangue.

Sull’indipendenza della Catalogna decida il referendum

Intervista a Dolors Llobet di Elena Marisol Brandolini 
“Quello che hanno reso evidente queste elezioni era già noto: c’è un problema politico di ‘incastro’ della Catalogna nella Spagna e una divisione importante della società a questo riguardo”. Dolors Llobet è portavoce delle Comisiones Obreras (Ccoo) de Catalunya. L’abbiamo intervistata sulla situazione post-elettorale, dopo il voto del 27 settembre per eleggere il Parlamento della Generalit, e sulla qualità della ripresa economica nella storica comunità autonoma spagnola.
Rassegna Le Comisiones Obreras catalane sono per il diritto a decidere: come si esce da questa situazione di conflitto?
Llobet Non siamo sostenitori di una soluzione o di un’altra, perché siamo un sindacato plurale, dove sono presenti diversi punti di vista.

"Welcome home!" Atene, dove la solidarietà è rivolta

di Beatrice Montorfano
Un racconto da Exarchia sulle due occupazioni nate da poco per accogliere, dal basso e in maniera auto-organizzata, i rifugiati che transitano da Atene.
Accade dopo la metà di settembre, ad Atene, che a quanto pare ancora non le ha viste tutte. Dopo il ritorno dalla “migrazione” estiva sulle isole, per chi se lo può appena appena permettere, e dopo una vittoria elettorale triste, svuotata. Si vocifera già da qualche tempo che serve un passo in avanti, ora che la tensione ai confini è alle stelle. Ora che in quel parco così vicino al centro (1) rimangono solo i tossici che lo abitano da anni. Ora che nella piazza lì a due passi, attraversato lo stradone che ti fai mille volte al giorno con l'Acropoli sbattuta in faccia, lontana eppure sempre così evidente, resistono in pochi, sparsi, infreddoliti e spesso sorpresi dagli improvvisi acquazzoni di fine estate.

La nostra sfida a crescita e capitalismo

di Ashish Kothari, Federico Demaria e Alberto Acosta
Di fronte al peggioramento della crisi di civiltà (sociale, ecologica ed economica) negli ultimi due decenni sono emerse con sempre piú forza due grandi tendenze: la prima persegue la sostenibilitá ambientale, e la seconda, l’eguaglianza e la giustizia. Due forze, tuttavia, complementari.
Queste forze sfidano, prima di tutto, gli approcci della green economy e dello sviluppo sostenibile che domineranno la conferenza sul clima di Parigi (Cop21, in programma a dicembre, ndr), cosi come gli Obietivi di sviluppo sostenibile post 2015 (OSS). Sappiamo che queste opzioni cosi tanto pubblicizzate non sono riuscite (e non riusciranno) a ottenere armonizzazione della crescita economica, benessere sociale e protezione dell’ambiente. Un’equazione comunque impossibile da qualsiasi punto di vista.

L'Isis incassa 1,5 milioni di dollari al giorno con il traffico di petrolio

Gli attacchi aerei russi e la controffensiva dell’esercito siriano (e dei “volontari” pasdraran iraniani e hezbollah libanesi) stanno obbligando i jihadisti dello Stato Islamico/Daesh e di altre milizie integraliste come il Fronte al Nusra a ritirarsi e a rifugiarsi in alcune posizioni fortificate. Ieri il portavoce del ministero della difesa Russa, il generale Igor Konascenkov, ha detto che «I terroristi arretrano, cercando intanto di organizzarsi in nuove posizioni e di modificare il loro sistema logistico di approvvigionamento di munizioni, armi e materiali».
Intanto il corrispondente di guerra di Russia-24, Evgueni Poddubny, ha annunciato che un importante esponente del Fronte al Nusra – una milizia affiliata ad Al Qaeda e finanziata e armata da Arabia Saudita e Qatar – sarebbe stato ucciso da un raid aereo russo nella provincia di Homs.

La pluralità culturale

di Annalisa Pensiero
Esiste una tendenza abbastanza marcata, non solo in Argentina, che presenta l´eterogeneità culturale attraverso le diverse espressioni artistiche o folkloriche. La riflessione sul concetto di cultura che propone questo sguardo suggerisce l´idea di mettere sullo stesso piano il colto e il popolare, supponendo di installare un´ottica inclusiva e non discriminatoria. Cultura é un´opera, la musica classica, ma anche una chacarera, una murguera o la danza del Tinku del Nord Ovest argentino.
Il mio proposito è mostrare altri elementi che fanno all´eterogeneità culturale, attraverso quei contributi dei popoli indigeni che sono sconosciuti e che superano ampiamente la dicotomia colto o popolare.

Strategia di potere

di Alfonso Gianni 
Con la legge di sta­bi­lità, il governo Renzi vuole varare un’operazione ambi­ziosa. Non sot­to­va­lu­tia­mola. Da un lato si tratta di una legge dal chiaro sapore elet­to­rale. Una lunga cam­pa­gna elet­to­rale, la cui prima tappa è costi­tuita dalle ammi­ni­stra­tive della pros­sima pri­ma­vera in quasi tutte le città più impor­tanti del paese. Vere e pro­prie mid­term elec­tions in salsa ita­liana. Appun­ta­mento dagli esiti non scon­tati per Renzi, visti i poco sod­di­sfa­centi risul­tati in pre­ce­denti ele­zioni locali. A dimo­stra­zione che la distru­zione dei corpi inter­medi, asse stra­te­gico dell’azione ren­ziana, che comin­cia dalla liqui­da­zione del suo stesso par­tito, ha degli effetti col­la­te­rali inde­si­de­rati, quali la man­canza di una classe diri­gente dif­fusa e fedele.
Dall’altro lato la mano­vra eco­no­mica va al di là del puro ritorno elet­to­rale. Vuole con­so­li­dare un blocco di potere arti­co­lato e allo stesso tempo coeso, di cui il Pd deve essere l’unico rap­pre­sen­tante poli­tico, anzi il domi­nus.

L’involuzione del Pd, un nodo da sciogliere

di Antonio Floridia
La vit­to­ria di Syriza e l’elezione di Jeremy Cor­byn alla segre­te­ria del Labour Party, pos­sono offrirci alcuni ele­menti di rifles­sione sulla vicenda ita­liana. Siamo infatti di fronte a due sto­rie, per certi versi, agli anti­podi: un par­tito di sini­stra, nato pochi anni fa, che si con­so­lida come forza di governo, da un lato; e dall’altro, un par­tito dalle radici seco­lari che rin­nova radi­cal­mente lea­der­ship e orien­ta­menti poli­tici. E in Ita­lia, ver­rebbe da chie­dersi? Ci sono le con­di­zioni per la nascita di un nuovo par­tito della sini­stra? Oppure, si può con­si­de­rare ancora pos­si­bile un ruolo diverso del Pd?
I par­titi non si inven­tano dal nulla, non sono il frutto volon­ta­ri­stico dell’azione di alcuni impren­di­tori poli­tici: le capa­cità stra­te­gi­che degli “stati mag­giori” sono deci­sive, ma da sole non bastano.

Cresce la povertà, diamoci due mosse

di Giuseppe De Marzo 
Domani la rete di orga­niz­za­zioni della cam­pa­gna Mise­ria Ladra pro­muove una mobi­li­ta­zione dif­fusa su tutto il ter­ri­to­rio nazio­nale in occa­sione della gior­nata mon­diale per l’eliminazione della povertà, indetta dalle Nazioni Unite nel 1993. Dopo 22 anni da quel solenne impe­gno, le dise­gua­glianze e l’esclusione sociale col­pi­scono un numero sem­pre più grande di per­sone met­tendo a rischio coe­sione sociale e democrazia.
Nel nostro paese la povertà asso­luta negli ultimi 7 anni è quasi tri­pli­cata, arri­vando a col­pire 4,5 milioni di cit­ta­dini. La povertà rela­tiva è rad­dop­piata, tra­sci­nando in basso quasi 9 milioni di per­sone. Oltre un milione sono i minori in povertà asso­luta; l’11% della popo­la­zione è in con­di­zione di grave depri­va­zione mate­riale e un quarto è a rischio povertà.