La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 11 marzo 2017

Il problema è: si può credere a Matteo Renzi?

di Tomaso Montanari
"Tornare a casa. Per ripartire insieme". Il motto renziano del Lingotto suona come una presa in giro. Renzi aveva detto mille volte che se avesse vinto il No al referendum costituzionale sarebbe "tornato a casa". Ora scopriamo che era uno slogan a doppiofondo, che c'era una riserva mentale. Come quelle dei gesuiti del Seicento, che facevano andare in bestia Pascal perché dicevano mezza frase a voce alta, e l'altra mezza (che contraddiceva la prima) sottovoce. E colpisce la strumentalizzazione di un plurale che Renzi non aveva mai usato. Era lui a dover tornare a casa: e ora invece è tempo di ripartire insieme. Il problema è: si può credere a Matteo Renzi?

Una piccola pezza su una grande piaga

di Marco Revelli
L’hanno presentato come un «passo storico». In realtà è una piccola pezza su una grande piaga. Con l’approvazione del disegno di legge delega sul contrasto alla povertà e l’introduzione del Reddito d’inclusione (REI) – è stato detto – anche l’Italia alla fine si dota di uno «strumento universalistico» con cui affrontare l’enorme esercito di poveri cresciuto in modo esponenziale in questi anni. Eravamo rimasti gli ultimi in Europa a esserne privi, dopo che anche la Grecia se ne è dotata stanziando a febbraio un fondo da un miliardo di euro per circa 400.000 famiglie. Ora avremmo rimediato. Ma è davvero così? In realtà la misura «universalistica» non è.

Il governo è terrorizzato dal referendum sul lavoro e non decide la data

di Alfonso Gianni 
Quando il Consiglio dei Ministri si deciderà a fissare la data per i due referendum sul lavoro, ovvero quello sui voucher e sugli appalti, sopravvissuti alla scure della Corte Costituzionale? Ai sensi della legge 352/70 che detta le regole per l’effettuazione tanto dei referendum costituzionali quanto di quelli abrogativi, spetta al Governo proporre la data nella quale il Presidente della Repubblica convoca il referendum. Solo che l’esecutivo nicchia in attesa di vedere se matura una qualche possibilità di bypassare il referendum sulla base di un disegno di legge o di un decreto. Ha bisogno quindi di tempo. Esattamente il contrario di quello che successe sul referendum delle trivelle.

Sotto la banca

di Andrea Baranes 
Le immagini dei risparmiatori infuriati fuori dalle sedi delle banche sono l’emblema dell’intricata vicenda dei salvataggi bancari. La cronaca riporta casi di persone senza nessuna conoscenza finanziaria, anche anziani e malati, a cui sarebbero state vendute obbligazioni subordinate e veri e propri titoli tossici. Troppo spesso dai vertici delle strutture arriva l’ordine di portare a casa commissioni e utili a ogni costo, piazzando qualsiasi cosa a chiunque. In casi di truffe o abusi e comunque di prodotti venduti senza fornire le necessarie informazioni a una clientela non in grado di comprenderle e gestirle, è più che giusto tutelare e rimborsare i risparmiatori.

Reddito di inclusione, una goccia nel mare della povertà italiana

di Giuseppe De Marzo
Il Senato ha approvato l’introduzione del «Reddito di inclusione». Una misura che erogherà circa 400 euro al mese su base familiare, poco più di cento euro a persona, e non arriva a coprire tutti i cittadini in povertà assoluta: dei quasi cinque milioni ne hanno diritto più o meno il 30%. Il provvedimento è finanziato con appena 1,6 miliardi di euro. I beneficiari del Reddito di Inclusione dovranno essere inseriti in progetti personalizzati predisposti da «un’équipe multidisciplinare» per svolgere lavori che si presumono socialmente utile da offrire in cambio del beneficio economico.

Che cosa si sta muovendo nella sinistra tedesca?

di Fernando D'Aniello
A meno di sette mesi dalle elezioni federali, sembra prendere consistenza l’ipotesi di una coalizione tra Spd, Verdi e Linke, la cosiddetta R2G, cioè rosso-rosso-verde. Non solo, ma una serie di sondaggi danno la Spd in ripresa e qualcuno azzarda persino la possibilità che sia addirittura in vantaggio rispetto all’Union di Cdu e Csu, uno scenario, fino a qualche settimana fa, del tutto irrealistico, visto che il partito socialdemocratico era in caduta libera nei consensi. Si parla di «effetto Martin Schulz», il nuovo candidato socialdemocratico alla Cancelleria e segretario del partito, in seguito alle dimissioni di Sigmar Gabriel, ex segretario, da poco nuovo ministro degli Esteri, dopo una «staffetta» con il socialdemocratico Frank Walter Steinmeier, eletto nuovo presidente federale.

Punire i poveri, la scelta populista del Pd

di Patrizio Gonnella 
Come possono i parlamentari del Partito democratico, del movimento dei democratici e progressisti, delle forze cattoliche non di destra che appoggiano il Governo non rendersi conto che stanno votando un manifesto populista? Come fanno a non rendersi conto che gli apprezzamenti dei deputati leghisti o del senatore Giovanardi ai decreti del Governo su sicurezza e immigrazione sono un abbraccio mortale? Come fanno a non rendersi conto che gli apprezzamenti dei deputati leghisti o del senatore Giovanardi ai decreti del governo su sicurezza e immigrazione sono un abbraccio mortale?

Donne più libere ed eguali con il reddito di base

di Elisabetta Ambrosi
La forza del reddito di cittadinanza sta nel suo carattere universalistico: uno “zoccolo” di base per tutti, che sostenga chi non ha alcun reddito, ma anche chi lavora e non guadagna abbastanza a causa di stipendi bassi e ormai sempre più precari e saltuari. Non fa differenze tra giovani e anziani, sposati e non sposati, maschi e femmine: il reddito di cittadinanza è per tutti, il che significa che tutti possono contare su di esso come strada per tentare, ad esempio, un cambio di lavoro senza finire nella povertà, o crescere dei figli riuscendo a garantire loro una vita buona, con i giochi e gli strumenti di cui i bambini hanno naturalmente bisogno.

Europa, TTIP e CETA: nessuna via d’uscita?

di Monica Di Sisto
La deriva dell’Europa verso la moltiplicazione dei trattati bilaterali di liberalizzazione commerciale è davvero senza uscita? E’ recente l’ennesimo bollettino positivo per le esportazioni italiane extra UE in cui l’Istat segnala che negli ultimi tre mesi la dinamica congiunturale dell’export si conferma ampiamente positiva (+5,9%) e coinvolge tutti i raggruppamenti principali di industrie, a eccezione dei beni di consumo durevoli (-0,3%). Anche dal lato dell’import si rileva una sostenuta espansione (+8,2%) particolarmente ampia per l’energia (+26,9%). Su base annua, a gennaio 2017 le esportazioni sono in forte crescita rispetto all’anno scorso (+19,7%). Certo, ricorda l’Istat che il coefficiente è condizionato da un livello di vendite particolarmente contenuto a gennaio 2016, nonché dalla presenza a gennaio 2017 di alcune transazioni straordinarie (commesse speciali e vendite di mezzi di navigazione marittima).

Renzi è Renzi, non ce n'è un altro

di Alessandro Gilioli 
C'è un increscioso equivoco che ha segnato il dibattito attorno al Pd dopo il 4 dicembre e in particolare nelle ultime settimane: quello secondo il quale Renzi sarebbe capace di diventare qualcosa di diverso da Renzi. È la famosa storia del leader che, dopo aver a lungo meditato sulla sua sconfitta e compreso gli errori compiuti, avrebbe deciso di «passare dall'io al noi» e di mettersi alle spalle la stagione in cui faceva il fenomeno, l'uomo solo al comando, una riforma al giorno, basta con la palude, voi siete solo gufi e rosiconi, faccio tutto io, la legge elettorale che tutto il mondo ci invidia e via spacconando senza ascoltare nessuno.

Crisi del debito: in che modo rafforza l’oppressione delle donne?

di Christine Vanden Daelen
Il debito non è assolutamente neutrale dal punto di vista dell’equità di genere. Al contrario, rappresenta un enorme ostacolo alla parità tra uomini e donne su scala globale. Le misure macroeconomiche ad esso associate sono sessualmente definite sia nelle caratteristiche che nei loro effetti. Ovunque, esse impongono le peggiori regressioni sociali alle popolazioni più vulnerabili e più povere, e conseguentemente principalmente alle donne. Le più vulnerabili tra queste (madri single, donne giovani o anziane, migranti, disoccupate, donne appartenenti ad una minoranza etnica o provenienti da un contesto rurale, o ancora vittime di violenza) sono quelle che subiscono le maggiori pressioni per accorrere in soccorso degli speculatori del debito.

Benoit Hamon: la "sinistra" liberista fa la fine di Renzi

di Alexander Damiano Ricci
In una lunga intervista pubblicata giovedì 9 marzo da Le Monde, Benoit Hamon è tornato a parlare di Europa. Nell’intervista, il candidato per le elezioni presidenziali francesi del Partito socialista (Ps) inizia da un presupposto fondamentale: «L’Europa di oggi non funziona e non riesce a neutralizzare la forza dirompente della globalizzazione». Le conseguenze si vedono nell’affermazione di forse nazionaliste un po’ ovunque nel Continente. Non c’è spazio per parole leggere: a causa dell’assenza di meccanismi democratici, l’austerità è il «marchio di fabbrica» di questa Unione europea.

La nostra Europa. Unita, democratica, solidale

In occasione dei sessanta anni dalla firma dei Trattati di Roma ci riuniamo, consapevoli che, per salvare l’Europa dalla disintegrazione, dal disastro sociale ed ambientale, dalla regressione autoritaria, bisogna cambiarla. Un grande patrimonio comune, fatto di conquiste e avanzamenti sul terreno dei diritti e della democrazia, si sta disperdendo insieme allo stato sociale, a speranze e ad aspettative. Negli ultimi anni, con trattati ingiusti, austerità, dominio della finanza, respingimenti, precarizzazione del lavoro, discriminazione di donne e giovani, anche in Europa sono cresciute a dismisura diseguaglianza e povertà.

Reddito minimo garantito come strumento per diminuire le disuguaglianze di genere

di Annamaria Vitelli
In una società evoluta l’individuo “donna” come sottocategoria dell’individuo umano non avrà più cittadinanza. Del pari, non vi saranno più distinzioni in base al sesso e/o al genere dei soggetti agenti nella collettività, ma ciascuno avrà un proprio riconoscimento connaturato alla sua natura di essere umano. Quel giorno – nella speranza non resti una mera aspirazione utopica - non sarà più necessario approntare politiche specifiche a tutela delle donne, così come, per altri aspetti, di coloro che vengono stigmatizzati in ragione del proprio orientamento sessuale, in piena attuazione del principio costituzionale (art. 3 comma 1) della parità di genere, già previsto da un allora illuminato legislatore nel 1948.

Non c’è un “mondo comune”

di Pierre Dardot e Christian Laval
“Comune” è una parola inattuale. E per ottime ragioni! Forse non abbiamo mai sperimentato fino al punto odierno la mancanza di “mondo comune”. Guerre atroci, affermazione morbosa delle identità religiose e nazionali, egoismi delle oligarchie che non vogliono cedere nulla del loro potere: parlare di “mondo comune” tradisce acida ironia, antifrasi o illusione. Il comune non può esistere là dove la concorrenza più brutale per l’accumulazione delle ricchezze è stata eretta a legge del mondo e aggrava, di giorno in giorno, le fratture sociali e i disastri ecologici. Il neoliberalismo è la negazione violenta di ogni mondo comune. La reazione religiosa e nazionalista, che pretende di lottare contro la dissoluzione dei legami comunitari, arriva in realtà ad attizzare la guerra generalizzata con il fanatismo e l’odio per gli altri.

I Guelfi, i Ghibellini e le colpe del declino

di Carlo Clericetti
Festa grande alla fine del Carnevale. Razzi, scoppi e mortaretti per la clamorosa notizia: il Pil del 2016 è cresciuto non dello 0,8%, secondo le ultime previsioni del governo (dopo varie revisioni al ribasso), ma addirittura dello 0,9%. Un trionfo. E per quest’anno forse si potrebbe persino raggiungere l’1%, un altro decimale in più (ma mica è scontato). Avanti così, e forse tra un’altra decina d’anni riusciremo a tornare dove eravamo prima del 2008, sempre se non arrivano altre crisi. Insomma, un futuro luminoso. Ma anche sul breve termine il governo non ha tanto da stare allegro. Non tanto per i 3,4 miliardi che la Commissione Ue ci ha imposto di trovare subito come condizione per approvare i conti di quest’anno: quello è solo l’antipasto, perché per il 2018 c’è da coprire un’altra di quelle clausole di salvaguardia che vengono dalle manovre passate, e lì son dolori, perché si tratta di quasi 20 miliardi.

Immorale il memorandum migranti siglato da Roma e Tripoli

di Chiara Cruciati
Due appuntamenti vanno segnati sul calendario libico di qui a 15 giorni: il 15 marzo la Corte d’Appello di Tripoli emetterà la sentenza sul memorandum d’intesa firmato da Italia e governo di unità nazionale (Gna) sui migranti; e il 22 all’Onu si riunirà nella sua 34esima sessione il Consiglio per i diritti umani. Due date importanti. Ad attenderne i risultati ci sono anche Zahra’ Langhi, fondatrice della Libyan Women’s Platform for peace; Karim Saleh, responsabile per la Libia del Cairo Institute for Human Rights Studies; e Hisham al Windi, attivista. Li abbiamo incontrati a Roma dove sono incontreranno istituzioni e associazioni della società civile in rappresentanza della piattaforma nata nel settembre 2016 e che mette insieme 16 organizzazioni di base libiche impegnate in campi diversi, migrazione, genere, media, libertà di espressione.

La Cgil respinge la proposta di legge sui voucher

di Antonio Sciotto
Il consiglio dei ministri, ieri, ha ancora una volta mancato di fissare la data del referendum su voucher e appalti: bucando così i 60 giorni trascorsi dalla sentenza della Consulta (era l’11 gennaio); a breve si compiranno anche i 60 giorni dal deposito delle motivazioni (il 28 marzo) e a questo punto entro quella scadenza l’esecutivo dovrà aver stabilito obbligatoriamente il giorno del voto. La Cgil procede nella sua campagna per i 2 Sì, e ieri la segretaria Susanna Camusso – intervenendo a Su le teste, assemblea nazionale della Flc – ha rigettato con determinazione la bozza di riforma dei voucher approntata dalla Commissione Lavoro della Camera: «Non va nella direzione del nostro quesito, che parla di abrogazione – ha spiegato – Nel futuro prossimo le cose possono sempre cambiare, o almeno ci speriamo: magari si varano le norme che vorremmo noi, ma se la Cassazione ci chiedesse se l’attuale ipotesi ci soddisfa non potremmo che rispondere no».

Lo stato dell’unione (bancaria)

di Vincenzo Comito
La storia dell’unione bancaria europea, pur nella sua brevità, è ricca di vicende, in particolare per quanto riguarda le sue propaggini italiane; essa appare emblematica, quasi come il temporalmente quasi parallelo caso greco, di quanti ostacoli si frappongano sul cammino della (eventuale) costruzione dell’unità politica ed economica del nostro continente, costruzione che rispetti comunque alcune regole di equità e di ragionevolezza. Il progetto di unione era stato a suo tempo stimolato dal desiderio di rafforzare il sistema finanziario europeo – le cui debolezze erano state sottolineate dalla crisi del 2008 -, nonché dalla volontà dichiarata di spezzare il legame tra debito pubblico dei vari stati e difficoltà bancarie. A lungo termine si intravedeva anche un’integrazione complessiva dei mercati finanziari.

Rei, il reddito di inclusione che esclude quasi tutti i poveri

di Checchino Antonini
Reddito di inclusione, c’è chi dice che sia un risultato “importante”, un “passo storico”, un “successo della politica” ma a qualcun altro sembra una ottocentesca “poor law”: il mondo dell’associazionismo e del terzo settore italiano è diviso di fronte all’approvazione della legge delega sulla povertà in Senato o, almeno, c’è chi sottolinea la negatività chi fa buon viso a cattivo gioco. Le tante reazioni positive non riescono a nascondere le preoccupazioni per quel che sarà del nuovo Reddito di inclusione (Rei) e del Piano nazionale contro la povertà che il governo dovrà mettere a punto nei prossimi mesi con i decreti attuativi.

Gli strumenti del padrone e la casa del padrone

di Federico Zappino
Se si lega il concetto di «sciopero» a quello di «lavoro retribuito», solo in parte si coglie la vera portata di uno sciopero femminista. In primo luogo, perché di questi tempi è facile che molte di noi non svolgano alcun lavoro retribuito, e altrettanto facile è che il lavoro che si svolge non garantisce alcuna tutela, e dunque nemmeno alcuna tutela in caso di sciopero; di conseguenza, che la Costituzione riconosca il diritto di sciopero a ciascuna di noi rischia di peccare di astrazione se poi la nostra vita dipende dall’arbitrio del padrone, o dalla concreta materialità dei rapporti di forza sul luogo di lavoro. In secondo luogo, perché la storia del femminismo ci insegna che non è necessario svolgere un lavoro retribuito, e dunque innanzitutto «riconosciuto» come lavoro, per lavorare lo stesso e, quindi, anche per sentire l’urgenza di scioperare.

Gas e petrolio, un piano delle aree per il nostro Paese

di Enzo Di Salvatore 
L'art. 38 del decreto "Sblocca Italia", adottato dal governo Renzi nell'autunno del 2014, aveva inteso valorizzare le risorse energetiche nazionali, dichiarando le attività di ricerca e di estrazione di gas e petrolio, indifferibili e urgenti, di interesse strategico e di pubblica utilità. Da quel momento in poi, tali attività sarebbero state da esercitare sulla base un unico provvedimento ministeriale, denominato "titolo concessorio unico", e non più a seguito del rilascio di due distinti provvedimenti (permesso di ricerca e concessione di coltivazione). In fase di conversione in legge del decreto "Sblocca Italia",si introduceva, tuttavia, una nuova previsione legislativa; con essa si stabiliva che il ministro dello sviluppo economico,dopo aver sentito il ministro dell'ambiente, avrebbe dovuto predisporre un "piano delle aree": il rilascio dei titoli concessori unici veniva, quindi, subordinato all'approvazione di un piano che stabilisse dove fosse consentito cercare, estrarre e stoccare gli idrocarburi.

Lingotto? Lincotto

di Riccardo Chiari 
La Leopolda è più bella, ma qui al Lingotto c’è il simbolo del Pd, in versione bicolore. Bianco e verde, forse perché il padrone di casa è, non certo da oggi, allergico al rosso. Dovrebbe essere la presentazione della mozione congressuale di Matteo Renzi, l’aria che si respira è però quella di una pre-incoronazione. Lo dicono i sondaggi, che vedono il segretario uscente trionfante soprattutto fra i tesserati piddini – una novità rispetto al 2013 – rispetto al «popolo dei gazebo» che comunque gli vuole ancora bene. Lo racconta un parterre de roi che, in questi tre giorni, vedrà arrivare quasi tutto il governo Gentiloni.

Deutsche Bank, il crollo del mito tedesco

di Mauro Meggiolaro 
Avidità, provincialismo, codardia, immaturità, menzogna, incompetenza, arroganza. Sono solo alcuni degli aggettivi che un memorabile servizio del settimanale tedesco Der Spiegel, pubblicato pochi mesi fa, ha dedicato a Deutsche Bank (https://goo.gl/P5SOQP). La più grande banca tedesca, quella che per buona parte dei suoi 146 anni di storia è stata l’incarnazione stessa dell’etica protestante nel sistema bancario, sta ora precipitando verso un abisso dal quale, alla fine, potrebbe riuscire a salvarla solo il governo di Berlino e quindi i contribuenti tedeschi.

La falsa alternativa del Bitcoin

Intervista al Gruppo Ippolita di Effimera 
Una conversazione con il gruppo Ippolita sullo sviluppo del Bitcoin e delle blockchain come potenziale strumento decentralizzato e peer-to-peer di emissione di una nuova moneta. A otto anni dalla sua creazione (2009), il Bitcoin mantiene ancora quell’aurea di alternatività (ammesso che l’abbia mai avuta) che ha accompagnato la sua diffusione? O, invece, non è altro che un’ennesima innovazione “sociale” funzionale alla crescita del capitalismo finanziario e alla soluzione di alcuni nodi nati con la crisi finanziaria dei sub-prime?

L'ideologia “progressista” e il declino della sinistra

di Carlo Formenti
Mi capita raramente di condividere quasi tutto di un articolo che leggo sul Corriere della Sera, e mi capita ancora più raramente se l’autore dell’articolo è Ernesto Galli della Loggia. Ma devo confessare che la lettura del suo pezzo di apertura (con continuazione all’interno, sulla pagina “Opinioni e commenti”) datato giovedì 9 marzo e intitolato “Progresso (e declino) a sinistra” mi ha strappato un applauso mentale. Ne sintetizzo le argomentazioni di fondo, anche attraverso una serie di citazioni. Dopo essersi chiesto se una delle cause di fondo dell’attuale declino della sinistra sia l’insistenza con cui quest’ultima insiste nel definirsi “progressista”, Galli della Loggia scrive: ”Che cosa vuol dire, oggi, essere e dirsi <>?”, aggiungendo poco oltre: “quali sono i caratteri di un fatto o di un fenomeno che oggi possono farlo considerare realmente un <>?”.

L’arma impropria dello sciopero femminista

di Non una di meno Roma
Le immagini delle piazze italiane e di tutto il mondo non dovrebbero lasciare dubbi sul successo dello sciopero globale delle donne. Ma le enormi manifestazioni di piazza non bastano a rappresentarlo: i dati, ancora parzialissimi (non sappiamo infatti a quali dati faccia riferimento Di Vico sul Corriere), parlano di un’adesione delle lavoratrici Inps del 24%, ad esempio, questo mentre contemporaneamente la Cgil indiceva assemblee sui luoghi di lavoro, in aperto antagonismo con lo sciopero. A ciò andrebbe aggiunto il dato, non rilevato né rilevabile, dell’adesione nel mondo del lavoro autonomo, precario, gratuito e nero. Uno strumento di lotta svuotato di senso e efficacia dal venire meno di un diritto per una fascia sempre più estesa di lavoratrici e lavoratori è stato, infatti, risignificato e riconsegnato alla sua originaria forza.

I cantieri aperti da un maître à penser

di Raoul Kirchmayr
Jean-Paul Sartre ebbe una penna felice per le formule icastiche. Alcune diventarono presto degli slogan: «l’esistenza precede l’essenza», «l’uomo è una passione inutile» e «l’inferno sono gli altri» diedero forma ai travagli di una generazione intellettuale prima e durante la seconda guerra mondiale. «Il marxismo è la filosofia insuperabile del nostro tempo» racchiuse invece le tensioni della stagione dell’impegno e della lotta politica dalla fine degli anni Cinquanta e per almeno altri dieci anni. Parabola curiosa, quella di Sartre: in vita occupò la scena mondiale, segnando la storia culturale di buona parte del Novecento.

Julian Assange mette a nudo la cyber-war della Cia

di Benedetto Vecchi
Un altro tassello per comporre il puzzle del complesso militare-digitale potrebbe essere reso noto da qui a qualche giorno. È quanto emerge dalla conferenza-stampa video di Julian Assange tenuta ieri a Londra. Julian Assange ha annunciato infatti che nei prossimi giorni, o settimane, visto l’accuratezza nel verificare i materiali da parte di Wikileaks, saranno comunicati ad alcune imprese come funzionano i programmi di spyware, trojan e malware usati dalla Cia per intercettare, spiare e accumulare dati su persone finite nel mirino della «Central Intelligence Agency».

venerdì 10 marzo 2017

L’Europa deve tornare alla scuola del mondo. Da scolara

di Boaventura de Sousa Santos 
L’Europa e il Nord Globale sono nel complesso assaliti da un sentimento politico e storico di spossatezza. Dopo cinque secoli di imposizione delle sue soluzioni al mondo, l’Europa sembra incapace di risolvere i propri problemi e trasferisce la loro risoluzione alle multinazionali, attraverso accordi di libero scambio il cui scopo consiste nell’eliminare le ultime vestigia della coesione sociale e della coscienza ambientale conseguite dopo la seconda guerra mondiale. Negli USA Donald Trump emerge più come conseguenza che come causa della disaggregazione di un sistema politico fortemente disfunzionale, corrotto e antidemocratico, in cui la candidata che ha ricevuto più voti alle elezioni nazionali è sconfitta da un candidato che ha ottenuto tre milioni di voti popolari meno della sua concorrente. La convinzione prevalente è che non ci siano alternative alla condizione critica raggiunta dal mondo.

Con una mano si dà la briciola con l’altra si toglie il pane. Intervista a don Luigi Ciotti

Intervista a don Luigi Ciotti di Roberto Ciccarelli 
Il «reddito di inclusione» (Rei), approvato dal Senato, prevede fino a 480 euro al mese per famiglie numerose e copre tre poveri assoluti su 10. Il ministro del lavoro e del Welfare Poletti lo ha presentato come il «primo strumento universale» contro la povertà in Italia.
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, la ritiene una misura adeguata?
"È certamente un passo in avanti. Evitiamo il trionfalismo come il disfattismo di chi pensa sempre che si possa fare di meglio. Occuparsi di povertà e emarginazione – e non smettere di farlo, per questo parlo di passo in avanti – è un dovere della politica, che esiste per includere e per garantire la pari dignità delle persone. E, nel caso specifico, oltre che un dovere una priorità, un’urgenza. La crisi ha messo in ginocchio milioni di persone.

Flat tax, al governo c'è lo sceriffo di Nottingham

di Giulio Marcon
La flat tax appena entrata in vigore, dopo essere stata inserita nell'ultima legge di bilancio, è una vergogna. Un favore a ricconi, magnati e speculatori. E nelle stesse ore si approva al Senato un provvedimento contro la povertà che è una specie di "pannicello caldo", una elemosina miserevole.
La norma del Senato prevede un piccolo reddito di inclusione di poche centinaia di euro per 400mila poverissimi di fronte ad una povertà assoluta che riguarda 4milioni e 600mila persone. E nelle stesse ore (della serie: "con una mano ti dò e con l'altra ti tolgo") il Governo taglia quasi 300 milioni al fondo non autosufficienza e al fondo per le politiche sociali. Siamo passati dall' "universalismo selettivo" di Maurizio Sacconi (così lo definiva il "nuovo" welfare) alla "elemosina selettiva" di Poletti.

Reddito di inclusione o Social card 2.0? Il Welfare universale è lontano

di Giuseppe Allegri
Come previsto da tempo, e già anticipato su queste pagine (qui e qui), ora anche il Bel Paese ha la sua legge nazionale di lotta alla povertà assoluta. Qualche secolo dopo le cosiddette «leggi sui poveri» (poor laws) nell’Inghilterra tra fine Cinquecento e metà Ottocento. Ma ancora del tutto lontani dall’introduzione di un Welfare minimamente universale, che garantisca i diritti sociali fondamentali a tutela di una vita degna e promuova l’autonomia delle persone. Perché in realtà si tratta di una legge delega molto più vicina a quelle leggi sui poveri, che a un moderno sistema pubblico di inclusione sociale.

Le promesse tradite della globalizzazione e la finanza fuori controllo

di Timothy J. Barnett
Le élite finanziarie, insieme agli economisti che le difendono, continuano a sostenere il globalismo, l’inflazione sponsorizzata dalla Banca Centrale e la finanziarizzazione del mondo. Gli apologeti dell’elitismo non si preoccupano della situazione dei lavoratori e della classe media americana. Agitando false bandiere, giustificano le ingiustizie e i pericoli dei sistemi di sfruttamento che hanno contribuito a concepire. Le “salvifiche” riforme che propongono non portano ad altro che ad una continuazione della terribili miserie attuali: crescita economica insostenibile, continui stimoli finanziari e trasferimento degli oneri per la preservazione dell’ambiente globale dalle multinazionali, che registrano profitti mai visti, ai consumatori duramente colpiti della classe operaia.

La sinistra astratta

di Giuseppe Civati
Siamo all’astrazione più totale. Tutti si dividono ma in realtà per riunire. Lo promettono, quasi lo minacciano. Ciascuno ovviamente con il proprio simbolo e con la propria formula. Tutti dicono unità, ma quasi mai chiariscono con chi e soprattutto su che cosa. Tutti parlano di ricostruire tutto, ma non sempre esplicitano chi ha la responsabilità di avere distrutto tutto, benché larghe intese e governi attuale e precedenti paiano esserne le vere cause. Altri ancora sono in “prestito”, pronti a tornare sui propri passi a seconda dell’esito del congresso del partito da cui sono usciti: ma ne sono usciti davvero?

Perché l’Europa non riesce a imparare

di Serge Halimi
Come ha osservato Benjamin Franklin: “L’esperienza è una scuola severa, ma nessun altra stupidi istruirà gli imbecilli.” E’ stato sufficientemente geniale da inventare il parafulmine, ma non è stato capace di prevedere la formazione dell’Unione Europea, dove nessuno apprende dall’esperienza. Quando vengono consultati direttamente, i popoli dell’Europa rifiutano il libero scambio e, tuttavia il parlamento europeo ha appena approvato un nuovo con il Canada. Le sue principali misure saranno applicate subito sia che vengano ratificate dai parlamenti nazionali oppure no. Anche gli stupidi incalliti avrebbero dovuto essere illuminati dal caso della Grecia: fin dal maggio 2010 è stata quasi dissanguata dai drastici rimedi prescritti dall’Eurogruppo, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, ed è prossima a un altro fallimento.

Cosa prevede il nuovo Reddito di Inclusione

di Elena Monticelli 
Il Rei – Reddito di Inclusione è legge (ddl S. 2492 “Camera Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali”), è stato approvato in queste ore anche al Senato in via definitiva , dopo essere già stato approvato alla Camera il 14 luglio 2016, dopo un percorso lento che a più riprese ha fatto discutere le diverse componenti politiche. Iniziamo subito col dire che il Rei sarà la prima misura organica nazionale di contrasto alla povertà approvata dal Parlamento, dopo molti anni, dopo il Reddito Minimo di Inserimento di inizi anni 2000 (che aveva tutt’altre caratteristiche).

Il realismo visionario del mondo che verrà. Intervista a Alain Touraine

Intervista a Alain Touraine di Francesco Antonelli 
L’immaginazione sociologica è un’espressione con la quale lo statunitense Charles W. Mills, nell’omonimo libro del 1959, indicava la necessità per le scienze sociali di cogliere, in ogni fenomeno studiato, il legame tra le biografie individuali e la grande storia. Solo così la sociologia avrebbe sviluppato un orientamento critico in grado di metterla al riparo da due rischi mortali: la vuota astrattezza e la banalità ammantata di falsa scientificità. Oggi questi due rischi si trasformano nel pessimismo apocalittico di molta teoria sociale e nell’iperspecializzazione delle scienze sociali che si condannano all’irrilevanza nel dibattito pubblico.

Lettera ai leader Ue

di Elisa Bacciotti
Mentre si avvicinano le celebrazioni del 25 marzo a Roma, a 60 anni dai Trattati di Roma, le istituzioni europee e gli Stati Membri sembrano, ciascuno per proprio conto, interrogarsi sul senso del loro, del nostro, stare insieme. Così, mentre la Commissione europea presenta un Libro Bianco in cui vengono descritti gli scenari sul futuro dell'Unione, i leader dei Paesi membri più popolosi (ormai ridotti a quattro dopo la Brexit) dichiarano apertamente il loro orientamento per un'Europa che agisca a diverse velocità e con diversi livelli di integrazione.

La questione di classe è una questione di genere

di Giovanna Vertova 
Gli attacchi al mondo del lavoro, da parte del capitalismo globale finanziario, non hanno gli stessi effetti su lavoratori e lavoratrici. Inoltre, per comprendere il fenomeno, occorre distinguere i fenomeni esogeni, che hanno portato all’instaurazione di questo nuovo modello capitalistico, ed i fenomeni endogeni, economici ma anche politicamente voluti e controllati. Per esempio, la trasformazione della Cina e dei paesi del blocco sovietico in paesi ormai capitalistici ha avuto come effetto un raddoppio della forza lavoro mondiale, permettendo così un dumping sociale su scala globale. Questo è stato un fatto esogeno. Al contrario, la finanziarizzazione dell’economia è il risultato di scelte anche politiche.

Lo scandalo dell'Oerlikon di Rivoli ci riporta all'odio di classe

di Giorgio Cremaschi
Sui mass media si è dedicata una lacrima di scandalo per la vicenda della Oerlikon di Rivoli in provincia di Torino. In quello stabilimento di 800 dipendenti, un operaio con 37 anni di anzianità è stato licenziato al rientro da una lunga malattia e dal trapianto del fegato. Anche a chi tutti i giorni esalta le necessità di adeguarsi in ogni modo alla globalizzazione capitalistica, questo licenziamento è sembrato esagerato. Ipocriti. Da tempo la santa trinità del profitto, competitività flessibilità produttività, ha imposto in tutti i luoghi e i rapporti di lavoro la soppressione delle esigenze fondamentali e della dignità della vita umana. Se nei campi della Puglia si può morire di fatica, nelle catene di montaggio si è costretti a rinunciare anche ai più elementari bisogni fisiologici, meglio farsela addosso che perdere un pezzo.

Una generazione, nuova e globale, sulla scena politica

di Bia Sarasini
Ha fatto un bel po’ paura, lo sciopero delle donne, l’8 marzo. Tutte quelle ragazze, ragazzi, donne, uomini, persone lgbt in piazza. Rumorosamente assenti dal lavoro. Un milione? Bisognerà fare le mappe e i conti delle mille iniziative sparse nel pianeta. Il punto è che un’enorme quantità di persone si sono mobilitate. Un popolo che sciopera, cioè si prende e mostra la propria forza. Che si muove non contro i nemici additati dalla propaganda di destra, i migranti, gli stranieri, o una casta politica diventata ormai metafisica, fantasma di un potere che rimane invisibile. No, la mobilitazione, proprio perché era uno sciopero, era contro un’organizzazione del sociale, della divisione sessuale del lavoro e del lavoro stesso. Insomma, contro il potere reale, le sue radici violente, arcaiche e contemporanee, di cui il femminicidio è la forma estrema e paradigmatica.

Reddito di base. Origini filosofiche e dibattito attuale

di Andrea Turi
Interessante e consigliatissima lettura della tesi universitaria dal titolo “Reddito di base. Origini filosofiche e dibattito attuale”. Dalle origini, al dibattito nel novecento, alla rete mondiale BIEN, dal dividendo in Alaska al dibattito attuale ed alla sperimentazione in Finlandia fino alle carenze storiche in Italia. I tanti e diversi autori citati regalano uno sguardo completo al tema del reddito di base e le conclusioni dimostrano l’attualità, ancora una volta, con la forza della ragione e le radici della storia, la “semplice proposta per il XXI secolo” per dirla alla Van Parijs. Pubblichiamo qui l’indice per darvi l’idea della vastità e della completezza di questo scritto.

L'emergenza italiana. Intervista a Gustavo Zagrebelsky

Intervista a Gustavo Zagrebelsky di Giuseppe Salvaggiulo 
Dieci anni fa Gustavo Zagrebelsky era al Lingotto ad ascoltare Walter Veltroni. Ora, dopo la campagna per il No al referendum, il presidente emerito della Corte Costituzionale osserva da lontano mentre lavora alla quinta edizione di Biennale Democrazia, intitolata «Uscite d’emergenza». «L’emergenza è il pericolo incombente che si affronta con lo stato d’eccezione per non naufragare – dice -. Ma emergenza è anche la vita nuova che si affaccia e chiede d’essere riconosciuta. La prima è figlia della disperazione; la seconda, della speranza».

La Flat Tax, il governo della lotta di classe... al contrario. Aiutano i ricchi e tartassano i poveri

di Nicola Fratoianni 
Abbiamo un governo e una maggioranza che fanno la lotta di classe. Al contrario. Aiutano i ricchi e tartassano i poveri. Hanno confezionato l'ennesimo regalo ai super ricchi, ma questa volta si sono preoccupati di blandire i non italiani, o gli italiani di ritorno, ovvero coloro che sono andati via dall'Italia anni fa per evitare di pagare le tasse sui lauti patrimoni accumulati e che oggi possono rientrare pagando molto, molto poco. Dopo aver tolto l'Imu sulla prima casa in maniera indiscriminata, dopo aver fatto un paio di condoni fiscali, dopo aver tolto la tassa di possesso (l'equivalente del bollo auto) sulla imbarcazioni di lusso, arriva la flat taxDetta così in inglese la maggioranza delle persone non ha chiaro di cosa si tratti.

Lo stupefacente rapporto di Mediobanca sul debito pubblico e sull'euro

di Salvatore Biasco
Il Rapporto Mediobanca sulla probabilità di ristrutturazione del debito italiano è sorprendente. (Mediobanca Securities, Re-denomination risk down as time goes by, 17-1-2017). In primo luogo per l'istituzione che pubblica il Rapporto (diretto a investitori istituzionali) e, in secondo luogo, per una certa leggerezza con cui tratta il tema. Al sodo, il Rapporto argomenta in questo modo: il debito pubblico italiano non è sostenibile, a meno di una (improbabile) accelerazione della crescita; l'Italia avrebbe potuto uscire dall'euro e guadagnare dal cambio della valuta prima del 2012, ma il debito ora non ne guadagnerebbe più (vedremo perché). Per uscire dalla morsa del debito diventa sempre più probabile (addirittura, forse, inevitabile) un default controllato, che implichi allungamento delle scadenze o abbattimento forzoso degli interessi (o entrambi).

Un sapere profondo sempre all’opera

di Piero Bevilacqua 
È almeno a partire dalla larga circolazione dei Grundrisse, negli anni ’60 del secolo scorso, che i lettori di Marx hanno cominciato a familiarizzare con il concetto di general intellect. Una stupefacente divinazione del futuro che noi vediamo all’opera sotto i nostri occhi. Il capitalismo si appropria dei saperi prodotti dall’anonima intellettualità di massa attiva nella società e la trasforma in profitto. Una inedita forma di sfruttamento del “sapere produttivo” che rinnova la l’accumulazione illimitata del capitale. Una immensa massa di lavoro gratuito che alimenta crescenti profitti privati.

Una creazione collettiva

di Veronica Gago
Lo sciopero internazionale delle donne dell'8 di marzo è stato costruito, discusso, dibattuto in molteplici spazi. Lo sciopero dello scorso 19 ottobre ha immesso nel dibattito pubblico la riflessione su un senso nuovo da dare allo strumento stesso dello sciopero: non più uso esclusivo dei sindacati, ma pratica da riconfigurare, riconcettualizzare e riutilizzare per quelle forme di vita e di lavoro che non possono essere contenute nei limiti delle forme classiche del sindacato. Che significa fare dello sciopero una pratica adatta per le lavoratrici informali e le cooperativiste? Como possono scioperare quelle donne che si dedicano a mansioni domestiche e di cura che sembrano non avere possibilità di pausa alcuna?

Attacco su tre fronti: la nuova recinzione italiana

di Richard Brodie 
Dopo il referendum costituzionale il governo italiano, sostenuto dalla vecchia leadership del PD, si è ricompattato decisamente a destra. Per affrontare la sfida vuoi di Salvini vuoi di Grillo, entrambi rafforzati dalla crescita mondiale delle forze della supremazia bianca (il cosiddetto ‘populismo’ che alla fine si rivolge contro lo stesso popolo), buona parte del mondo politico si ri-orienta verso una politica dal sapore razzista: una politica che identifica nella forza-lavoro degli africani e asiatici presenti sul territorio un capro espiratorio da offrire a una classe operaia bianca delusa dalle promesse disattese dallo stesso ceto politico, che mai più riuscirà a garantire la crescita economica.

Stupido è chi povero è: disuguaglianze cognitive, una minaccia per la democrazia?

di Jan Mazza 
Il tema delle disuguaglianze è tornato prepotentemente di attualità nel dibattito politico ed economico, dopo decenni di prolungato torpore. La rivoluzione monetarista anglo-sassone dei primi anni Ottanta, via di fuga economica e ideale per un Primo Mondo preda di sempre maggiori rivendicazioni politiche e salariali delle classi lavoratrici e dell’esaurimento della spinta propulsiva keynesiana, è stato un vero e proprio cambio di paradigma (Hall 1993), maggiore responsabile di questa rimozione collettiva. Non l’unico: il crollo dell’impero sovietico e la conseguente diaspora ideale di partiti comunisti e socialisti, il contagioso innesto di democrazie liberali ed economie di mercato su una sempre più ampia parte di mondo, l’illusione di una Terza Via capace di conciliare gli interessi di capitale e lavoro su una piattaforma progressista.