La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 12 marzo 2016

Il ricatto turco sui migranti e il grave errore europeo

di Guido Viale
Per anni l’Eurobarometro ha indicato negli italiani uno dei popoli più «europeisti» e favorevoli all’ulteriore integrazione dell’Unione. Ma diverse indagini mostravano anche che gli italiani sono tra i meno informati sulle istituzioni e le politiche dell’Ue. È una caratteristica della vita politica italiana: meno se ne sa e più ci si appassiona. Questo fenomeno ha toccato il grottesco nelle risposte date a una recente indagine pubblicata dal quotidiano Repubblica sull’atteggiamento verso il trattato di Schengen in quattro paesi europei.
Ora, con una completa inversione di marcia, i più favorevoli al ritorno ai confini nazionali (e i più contrari all’Ue) risulterebbero di gran lunga gli italiani. Un risultato in parte dovuto al modo bislacco in cui sono state poste le domande.

A sinistra del Pd girandola dei candidati

di Igor Mineo
Grande è la confusione sotto il cielo della politica locale. Massima a sinistra. La determinazione con la quale Renzi sta imponendo i suoi candidati per le prossime elezioni amministrative, a Roma, a Milano, a Napoli, scatena acute contraddizioni, non solo all’interno del suo partito ma anche nel campo alla sua sinistra, che vive una delicata fase di mutamento. Al di là di come andrà a finire – se ci sarà o no una candidatura alternativa a Sala a Milano, chi affronterà a Roma Giachetti e Raggi, se il Pd a Napoli si spaccherà o meno – le vicende di queste settimane ripropongono ancora una volta il tema di cosa sia o cosa debba essere lo spazio politico della sinistra-sinistra (adopero questa formula in mancanza di meglio).
A Milano, Roma e Napoli si danno tre versioni diverse dello stesso dramma. La sofferta, ma non smentita, continuità tra la candidatura iperenziana di Sala e l’esperienza della giunta Pisapia; l’affollarsi a Roma di profili molto diversi di una possibile candidatura autonoma di sinistra; l’ennesimo pasticcio delle primarie che, a Napoli, spinge il Pd alla rottura non su questioni politiche ma su irregolarità procedurali (Bassolino e Valente essendo, politicamente, la stessa cosa, e lo stesso Bassolino non occupando la posizione che fu di Cofferati in Liguria un anno fa).

La lotta contro un Jobs act in Francia. Un’occasione europea

di Connessioni Precarie
Pubblichiamo una breve intervista a Sylvaine, un compagno del sindacato francese Sud Solidaire, realizzata poco dopo l’arrivo a Nation del corteo parigino del 9 marzo. Un corteo ampio, con oltre 70.000 partecipanti solo a Parigi e oltre 300.000 manifestanti in tutta la Francia tra studenti e lavoratori, con cui si è dato avvio in tutto il paese a una nuova stagione di lotte innescata dalla ribellione contro la nuova legge sul lavoro detta «loi El Khomri», dal nome della ministra del lavoro che sta portando avanti il progetto di riforma del diritto del lavoro. Si tratta di una legge che, modificando profondamento le condizioni di occupabilità, è destinata a produrre precarietà e non a caso è stata indicata in Italia come un «Jobs act alla francese». Non si tratta della solita semplificazione giornalistica, ma della dimostrazione pratica che le specificità nazionali, quando ancora esistono, sono destinate a soccombere di fronte alle tendenze che investono l’Europa dopo la normalizzazione dell’austerity.

Cattolici del No nel Referendum costituzionale: "No alla democrazia dimezzata"

Si svolgerà nel prossimo ottobre il referendum sulla riforma costituzionale che elimina il Senato come organo eletto dai cittadini e rappresentativo della sovranità popolare e che ingloba una legge elettorale già incostituzionale in alcune sue parti, secondo quanto decretato da una sentenza della Consulta. Invita ad opporsi a quella che viene letta come una controriforma il comitato dei “Cattolici del No” con un appello intitolato “No alla democrazia dimezzata” che riportiamo di seguito e che sarà presentato il 21 marzo, alle 16,30, a Roma, presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Corso Vittorio Emanuele, 349). «I cristiani già altre volte, in momenti cruciali della storia della Repubblica – vi si legge – sono stati determinanti con le loro scelte nei referendum per un avanzamento della democrazia e della laicità e per tenere aperta la via di vere riforme. Oggi come cattolici ci sentiamo di nuovo chiamati a votare No alle spinte restauratrici» per «una questione di giustizia», «di verità», per «patriottismo costituzionale», per «coerenza storica».

Gli assi di Draghi per arginare la crisi

di Alfonso Gianni
“E’ del poeta il fin la meraviglia … chi non sa stupir, vada alla striglia” così scriveva quattrocento anni fa Giovan Battista Marino. Mario Draghi poeta non è ma certamente l’arte dello spiazzamento altrui l’ha bene imparata. Così la Bce ha potuto sorprendere gli osservatori e gli operatori di tutto il mondo annunciando un nuovo sostanzioso pacchetto di stimoli monetari. Non è poca roba. Va al di là delle previsioni anche della immediata vigilia.
In sostanza il programma di acquisto di titoli di stato iniziato un anno fa aumenta di 20 miliardi al mese. Ben dieci in più dell’atteso. Non solo, ma fra i titoli diventano acquistabili anche quelli emessi dalle aziende non finanziarie, purché ben valutati dalle agenzie di rating. Il nuovo Quantitative Easing si protrarrà fino al marzo del 2017, ma è passibile di proroghe.

Torna la questione morale e la sinistra dovrebbe prenderne atto

di Franco Astengo
Le notizie più importanti riguardanti le tormentate vicende italiane stanno nelle pagine interne dei giornali e sono soprattutto due:
1) La prima riguarda il rapporto annuale della Guardia di Finanza che definisce come ben oltre i livelli di guardia quelli della corruzione, sia in alto, sia in basso. Un appalto pubblico su tre è irregolare, con una “distrazione” complessiva per 3,5 miliardi di euro. Questo avviene “in alto” nel rapporto tra pubblica amministrazione e sistema delle imprese. Tra i “comuni” cittadini, invece, si nota che – ad esempio – nove controlli su dieci sull’esenzione del ticket sanitario e sei su dieci sulle prestazioni sociali risultano irregolari. In sostanza, tra sprechi della P.A. e truffe sui pubblici finanziamenti, nel 2015, lo Stato italiano ha subito un danno patrimoniale di 4,35 miliardi (furono 2,67 nel 2014), mentre gli evasori fiscali sono saliti del 7,4%;

Bail in, un esproprio dalle banche italiane a quelle tedesche

di Andrea Del Monaco
Mario Draghi, presidente della BCE, ha potenziato il suo bazooka, il Quantitative Easing. Weidmann, presidente della Bundesbank, non ha votato la proposta di Draghi nel consiglio della BCE. Nel contempo la Banca Centrale Europea discute una proposta tedesca pericolosissima per l’Italia: il bail sul debito sovrano, un disastro per le banche italiane, auspicato dal Ministro tedesco delle Finanze Schauble e da Weidmann. Per opporsi a questo nuovo bail in, il Presidente Matteo Renzi dovrebbe assumere come consulente il professor Bofinger: egli è l’unico dei cinque esperti del Consiglio Germanico dei Consulenti Economici (di Angela Merkel) ad essersi opposto al bail sul debito sovrano. Due forze si misurano. Da un lato, ieri Draghi ha portato gli acquisti del Quantitative Easing (QE) da 60 a 80 miliardi: il QE, comprando titoli di stato e titoli tossici presenti nei bilanci delle banche, ha tenuto basso lo spread BTP-BUND.

Provai a salvare l'Urss ma Eltsin mi tradì. Intervista a Mikhail Gorbaciov

Intervista a Mikhail Gorbaciov di Fiammetta Cucurnia
Provato nel fisico, ma sempre lucido, Mikhail Gorbaciov appoggia sul bastone il peso degli anni e delle sconfitte. Soltanto pochi giorni fa, il primo e ultimo presidente dell'Unione Sovietica ha festeggiato il suo 85esimo compleanno. Evento non comune in questo Paese dove pochi raggiungono una simile età. Ma tra i canti e i brindisi dei festeggiamenti non si avvertiva davvero un clima di festa. Sullo sfondo, ignorato, come un fantasma aleggiava il ricordo di un dramma mai dimenticato. Venticinque anni fa crollava l'Urss. "Brutti ricordi" dice Mikhail Gorbaciov, seduto nella poltrona del suo studio di Mosca, sul Leningradskij Prospekt.

Referendum No Triv: votare Sì per fermare le petrolobby

di Maurizio Bolognetti
Confesso che l'iniziativa referendaria No-Triv non mi ha entusiasmato, anzi. Da subito ho manifestato perplessità sul contenuto e sulla formulazione di alcuni quesiti ed ho avvisato che la strada referendaria avrebbe potuto rivelarsi un'arma a doppio taglio. 
Tuttavia il 17 aprile responsabilmente mi recherò alle urne per esprimere il mio Sì. Lo farò per scongiurare il pericolo che la sconfitta del fronte referendario possa essere utilizzata dalle petrolobby come una ratifica della folle, miope e scellerata politica fossile dettata al governo da Assomineraria. Non dico che voterò turandomi il naso, ma di certo voterò sì nutrendo l'amara consapevolezza che questa stagione referendaria, lungi dal rivelarsi un successo, ha consegnato una bella casacca antitrivelle nelle mani di personaggi che hanno assecondato tutte le scelte a favore delle multinazionale dell'oro nero, a cominciare dai Consigli regionali che ora si sono fatti promotori del referendum.

Il no di Podemos alle larghe intese nell’analisi di Vicenç Navarro

di Mauro Poggi
Il professor Navarro (1937) è una delle personalità intellettuali di maggior rilievo nel panorama della sinistra spagnola e più in generale europea. Medico, sociologo e politologo, economista, attualmente è professore di Scienze politiche e sociali all’Università Pompeu Fabra di Barcellona e professore di Politiche sociali alla Johns Hopkins University di Baltimora. In esilio durante gli anni del franchismo, ha vissuto a lungo all’estero dove oltre all’insegnamento ha ricoperto incarichi di consulenza sociale, sia presso organismi internazionali come l’ONU e l’OMS, sie presso vari governi (USA, Cuba, Cile, Svezia…).

Intorno alla maternità surrogata: Paolozzi, Tiliacos, Galofaro

Si discute molto in questi giorni di maternità surrogata, tema di fronte al quale sono rarissime le persone che si dichiarino indifferenti e che vede contrapporsi posizioni diverse, tali da escludere, almeno all'apparenza, la possibilità di una mediazione. Nello speciale che presentiamo oggi, proponiamo tre interventi che affrontano la questione da prospettive, appunto, assai differenti - non per sottrarci a una assunzione di responsabilità, ma perché, come scrive qui sotto Letizia Paolozzi, mettere in dubbio le nostre sicurezze è forse l'unico modo per procedere lungo un percorso complesso, il cui esito (ancora ignoto) dipende essenzialmente da noi, come individui e come parte di una collettività.

Il virus radicale delle affinità elettive

di Benedetto Vecchi
Dietro ogni acronimo della computer science c’è una concezione dei rapporti tra umani e macchine che coinvolgono il lavoro, la comunicazione, le relazioni amorose, cioè la vita en général. A ricordarci questa semplice verità è Giorgio Griziotti, autore del volume pubblicato da Mimesis (Neurocapitalismo, pp. 260, euro 20) nel quale Internet e la telefonia mobile sono considerate il sistema integrato di macchine alla base della contemporanea produzione della ricchezza.
Griziotti svolge un lavoro dove le macchine hanno un ruolo fondamentale. Per oltre vent’anni in Francia ha lavorato come «consulente organizzativo», che tradotto vuol dire ha lavorato alla progettazione di processi lavorativi incardinati su computer messi in rete. Militante politico negli anni Settanta, Griziotti ha dovuto prendere la strada per la Francia per la sua attività politica. Oltralpe ha vissuto quella che è stata chiamata «la rivoluzione del silicio» da una prospettiva «interna», essendo un progettista organizzativo.

Cgil, valanga di Sì per il referendum No Triv

di Antonio Sciotto
Un appello con quattrocento firme di quadri e dirigenti della Cgil per dire stop alle trivelle e votare Sì al referendum del 17 aprile. Tra loro due segretari generali di categoria – Stefania Crogi della Flai (agroindustria) e Domenico Pantaleo della Flc (scuola, università e ricerca) – ma sono tantissimi i segretari regionali e delle camere del lavoro, specialmente da Piemonte, Campania, Calabria, Puglia e Basilicata. Molte firme sono arrivate negli ultimi due giorni, dopo che il segretario dei chimici Filctem, Emilio Miceli, aveva invece sposato le ragioni del No: e soprattutto dopo che Repubblica, raccogliendo le sue ragioni, le aveva sintetizzate sotto un titolo fuorviante: «Trivelle, la Cgil contro il referendum».

Crisi umanitaria in Grecia e paralisi dell’Unione Europea

di Amnesty International 
In seguito alla chiusura arbitraria e discriminatoria delle frontiere sulla rotta occidentale dei Balcani migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono bloccati in Grecia in condizioni disperate, senza accesso ad alcun tipo di protezione. Con migliaia di altre persone in arrivo, la situazione umanitaria andrà deteriorandosi, a meno che gli stati dell’Unione Europea non comincino a redistribuire urgentemente le quote di rifugiati presenti in Grecia. 
Si stima che 10.000 rifugiati, richiedenti asilo e migranti, comprese dozzine di famiglie con bambini piccoli, persone malate e donne incinta, siano attualmente bloccate alla frontiera greca con la Macedonia. La chiusura a intermittenza della frontiera e le pratiche con lo scopo di rallentare il flusso attraverso la limitazione del numero di persone che intraprendono la rotta dei Balcani stanno intrappolando le persone in condizioni disperate.

L'imperialismo nel 21° secolo

di Michael Roberts
Il libro di John Smith è un potente e bruciante atto d'accusa dello sfruttamenti di miliardi di persone in quello che veniva chiamato Terzo Mondo e che ora da parte dell'economia principale vengono denominate come economie "emergenti" o "in via di sviluppo" (e che da Smith viene chiamato "il Sud"). Ma il libro è molto, molto più di questo. Dopo anni di ricerche che includono anche una tesi di dottorato, John ha dato un importante ed originale contributo alla nostra comprensione del moderno imperialismo, sia a livello teorico che empirico. In tal senso il suo libro "Imperialismo" è un complemento a "The city" di Tony Norfield, già recensito qui - o potrei anche dire che è il libro di Tony ad essere un complemento di quello di John Smith. Mentre il libro di Tony Norfield mostra lo sviluppo del capitale finanziario nei moderni paesi imperialisti ed il dominio di potere finanziario del "Nord" (Stati Uniti e Gran Bretagna, ecc.), John Smith mostra come sia il "super-sfruttamento" dei lavoratori salariati nel "Sud" ad essere la base del moderno imperialismo nel 21° secolo.

Il parlamento spagnolo boccia l'accordo Ue-Turchia come vergogna

di Luca Tancredi Barone
La vacanza di potere a Madrid crea una situazione inedita per il governo guidato da Mariano Rajoy. Il nuovo congresso ha una schiacciante maggioranza di deputati contrari all’accordo europeo con la Turchia per il rimpatrio coatto dei profughi che dovessero riuscire a raggiungere le coste greche a cambio di un sostanzioso contributo economico. Ma il governo popolare ancora in carica era decisi ad andare a Bruxelles la settimana prossima a sottoscrivere con gli altri partner il controverso patto.
E questo nonostante tutti i partiti tranne il Pp abbiano chiesto a Rajoy di andare a riferire in parlamento sulla posizione spagnola nel prossimo Consiglio Europeo. Il presidente del governo aveva snobbato la richiesta con la curiosa tesi che essendo un governo ad interim eletto da un’altra camera non deve rendere conto a un congresso dove il suo partito ha perso la maggioranza assoluta.

Capitalismo 2015: lo scenario della Grande Depressione

di Antonio Carlo
1) L’economia mondiale nel 2015: PIL, disoccupazione, debito, fallimento delle politiche economiche.
A) Crescita asfittica del PIL.
Da anni seguo la dinamica dell’economia mondiale 1 ed ho la sensazione di essere spesso ripetitivo, ma questo avviene perché le situazioni si riproducono continuamente senza alcuna sostanziale soluzione: ogni anno il debito pubblico cresce, la disoccupazione rimane elevata (anche se le statistiche tendono a nasconderla), l’evasione fiscale si impenna, si fanno riunioni dei vari G (7, 8, 20) che non producono alcun risultato, i consumi delle famiglie cinesi non riescono a decollare, il Giappone oscilla tra recessione e ristagno, etc, etc. etc.
Questo ripetersi avviene anche per i giudizi sull’andamento del PIL almeno dopo il 2010, allora ci fu un rimbalzo abbastanza forte (dopo il calo del 2009) che fece dire a molti (non a me) che la ripresa aveva gambe, ma dal 2011 il quadro cambia pressocchè ininterrottamente: la ripresa c’è ma è modesta, fragile, moderata, inadeguata etc. ed il 2015 non fa eccezione.

La Spagna e noi, ottant’anni dopo

di Alessandro Barile
A luglio si ricorderanno gli ottant’anni dallo scoppio della Guerra civile spagnola (17-18 luglio 1936). Nonostante sia uno degli eventi più indagati dalla storiografia contemporanea, anche italiana, rimangono insoluti alcuni nodi politici che dal quel conflitto generarono per il nostro paese. La mancata resa dei conti con quell’evento, che vide gli italiani due volte protagonisti, fa parte del nostro rimosso storico. Parafrasando Elio Apih, la Spagna fa parte del nostro passato che non passa, sineddoche della mancata costruzione di una coscienza nazionale sui nostri crimini di guerra. Incagliati nel mito dell’italiano costruttore di ospedali e dispensatore di pace, fatichiamo a percepirci come protagonisti di una storia fatta di crimini quantomeno speculari a quelli delle altre potenze coloniali. Manca, in Italia, un’elaborazione del proprio ruolo storico coloniale che altrove si è invece prodotta o quantomeno tentata. 

Un nuovo elettorato: Mike Davis su Clinton, Trump, e Sanders

Intervista a Mike Davis di Maria-Christina Vogkli e George Souvlis
Potresti raccontarci un po’ del tuo background familiare?
"Il mio background familiare si distingue solo per il suo essere incredibilmente nella media. Mio padre viene dall’ambiente protestante rurale dell’Ohio ed è stato un fervente "Democratico del New Deal". Mia madre era una Cattolica Irlandese di città e una repubblicana registrata nelle liste, ma due volte votò per il candidato socialista Norman Thomas. Lei adorava ugualmente il Presidente Eisenhower e Liberace. Entrambi erano diplomati. A parte la Bibbia non abbiamo avuto libri nella nostra casa, ma mio padre era un lettore avido di giornali (sport e politica) e mia mamma divorava i Reader’s Digest dalla prima all'ultima pagina. Mio padre ha lavorato nel settore della vendita di carni all'ingrosso in uno strano ibrido lavorativo tra colletto bianco e colletto blu. La sua giornata di lavoro è stata equamente divisa tra le chiamate di vendita, la fabbricazione degli ordini e la consegna della carne. Il nostro reddito familiare, il mutuo di casa, il valore dell’auto, ore trascorse a guardare la TV, e così via erano sempre questioni tipiche della vita media nazionale nel corso del 1950.

Gli effetti dell’immigrazione nel sistema economico

di Giulia Lizzi
All’interno di una realtà in cui spostarsi, inteso sia mentalmente che fisicamente, è all’ordine del giorno, il tema dei flussi migratori è uno dei più delicati da trattare in quanto è difficile approcciarsi ad esso in modo oggettivo e razionale. Parlando degli immigrati, spesso le ideologie e talvolta i preconcetti del singolo individuo prevalgono sui dati oggettivi e statisticamente dimostrati. Molte volte, sentendo parlare della crisi migratoria, vengono analizzate le cause che portano milioni di persone ad intraprendere i “viaggi della speranza” e la percezione che dei profughi hanno gli abitanti dei cosiddetti paesi ospitanti. D’altro canto, poche volte sono state diffuse e capite con consapevolezza indagini relative ai vantaggi e agli svantaggi che gli immigrati hanno sui sistemi economici dei paesi in cui approdano.
Molte ricerche sono state condotte a proposito, una delle quali riguarda nello specifico l’Italia, una delle nazioni d’ingresso più coinvolte nei processi migratori.

L’ora di Tunisi

di Maurizio Zuccari
È tornata una calma apparente a Ben Gardane, dopo un giorno di fuoco e una notte di coprifuoco che hanno lasciato più di cinquanta morti sul terreno. La quiete dopo la tempesta, anche se la bufera è di là da venire, in Tunisia. Col confine libico a un passo, indifeso da una barriera di filo spinato e sabbia. Ben Gardane (o Guerdane, alla francese), 80mila abitanti e 15mila dromedari, a più di 500 chilometri dalla capitale, Tunisi, e meno della metà da Tripoli, era nota fino a ieri per il festival dei dromedari, appunto, che si tiene a giugno. Unico monumento degno di nota, una bizzarra rotonda a blocchetti con quattro colonnacce dei tempi di Treboniano Gallo che nella vicina Gerba – l’omerica isola dei Lotofagi – venne fatto imperatore e un lanternone rosso con la mezzaluna e la stella su fondo bianco in cima. L’emblema della bandiera nazionale che le raccogliticce forze di sicurezza sventolavano dopo aver ripreso il controllo della città ai jiadhisti che l’hanno attaccata.

Keynes, le missioni militari e gli stanziamenti rispettabili

di Mauro Poggi
“Alcune persone ciniche che hanno seguito fin qui il ragionamento concluderanno che soltanto una guerra può far cessare una grande depressione economica. Perché fin qui la guerra è stata l’unico oggetto di stanziamenti statali su larga scala giudicato rispettabile dai governi. In pace, invece, essi sono timidi, iperprudenti, irresoluti, privi di perseveranza o decisione. Uno stanziamento in pace è visto come come una passività e non come un anello nella trasformazione in utili capitali fissi delle risorse in eccesso della comunità, risorse che altrimenti andrebbero sprecate“.
“Le guerre sono l’unica forma di spesa in deficit su grande scala ritenuta giustificabile dagli statisti“.
(Keynes, citato da Nicholas Wapshot in Keynes o Hayek, Feltrinelli 2015, pagg. 127 e 138).

«Roma non si vende»: 19 marzo in piazza per una moratoria giubilare

di Roberto Ciccarelli 
Stanche, ma combattive. Le maestre precarie dei nidi e delle scuole dell’infanzia hanno passato due notti sulle impalcature in piazza Madonna di Loreto, vicino al Campidoglio. Sotto la pioggia battente, in equilibrio tra ombrelli e impermeabili, l’umido nelle ossa, la voce rotta da un’improvvisa raucedine, due insegnanti sono state costrette a scendere. La febbre era alta, forti i dolori alla schiena. Altre due hanno deciso di resistere. Solidarietà alle maestre è arrivata dai lavoratori delle impalcature sulle quali si erano arrampicate. Una delegazione dell’Unione sindacale di base, che da tempo sostiene questa lotta, è stata ricevuta dal vice capo di Gabinetto del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia e ha ottenuto un incontro con il ministro previsto per giovedì.

464 inchieste contro gli accademici turchi

di Chiara Cruciati
Ieri l'altro la corte di Istanbul ha emesso un ordine di arresto per Ekrem Dumanli, ex redattore di Zaman (quotidiano di opposizione commissariato una settimana fa) con l’accusa di aver insultato il presidente turco Erdogan. Per l’impellenza delle censure più recenti, forse qualcuno se ne era dimenticato ma sul capo di oltre mille accademici turchi pesa ancora il pericolo di finire dietro le sbarre: dall’11 gennaio sono stati aperti 464 fascicoli di inchiesta contro professori universitari colpevoli di aver firmato, quel giorno, una petizione per chiedere la fine delle operazioni militari contro la popolazione kurda.
Due mesi fa 33 di loro erano già finiti in prigione per qualche giorno, per poi essere rilasciati. Ma la ragnatela della censura di Stato ha continuato a intrappolarli: dalla pubblicazione della petizione 9 dei firmatari sono stati licenziati dalle proprie università, 5 hanno lasciato il posto a causa delle incessanti pressioni esterne, 27 sono stati sospesi.

Regeni è stato venduto ai servizi. Intervista a Hoda Kamel

Intervista a Hoda Kamel di Carlo Bonini e Giuliano Foschini
«Posso dirvi quello che so. Per il bene della verità e di Giulio, che considero un figlio». Hoda Kamel, dell’Egyptian Center for Economic and social rights, è la donna che stava aiutando Giulio Regeni nelle sue ricerche sui sindacati. È stata tra le ultime a vederlo. Soprattutto, è testimone di alcune circostanze chiave che aiutano a comprendere perché, da un certo momento in poi, Giulio diventò oggetto delle attenzioni della Polizia e dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza, il Servizio segreto civile alle dipendenze del Ministero dell’Interno.
Quando ha incontrato Giulio per l’ultima volta?
«Il 19 gennaio, per parlare dell’ipotesi di un salario minimo in Egitto. Ci vedemmo qui all’Egyptian Center for Economic and social rights, dove sono responsabile dei dossier in materia di lavoro».

Se l’Europa si suicida e l’Italia l’ha già fatto

di don Paolo Farinella
La sentenza 105/2001 della Corte Costituzionale Italiana ha sancito che «I diritti che la Costituzione proclama inviolabili spettano ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani». Questa affermazione si fonda sull’art. 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo». 
Le discussioni vacue del Consiglio d’Europa del 9 Marzo 2016, il mercanteggiamento con la Turchia che vuole fare cassa sulla miseria di milioni di esseri umani, la chiusura dei confini dei singoli Stati e l’impedimento ai migranti di muoversi liberamente sono basati sulla discriminante tra «noi» e «loro»: tra «cittadini di uno Stato» e «Stranieri», con prevalenza dei primi sui secondi, se mai quest’ultimi hanno udienza. 

Reato di clandestinità. Inutile e dannoso, ma serve alla cattiva politica

di Marco Aime
In un’intervista al Tg1, Matteo Renzi ha detto che «secondo i magistrati il reato in quanto tale non serve, non ha senso e intasa i tribunali, ma è anche vero che c’è una percezione di insicurezza da parte dei cittadini per cui questo percorso di cambiamento delle regole lo faremo con calma, tutti insieme, senza fretta». Era stato preceduto di qualche giorno dal ministro dell’interno Angelino Alfano che sul reato di immigrazione clandestina così si era espresso: «È stato un tentativo di dissuasione, ma non ha funzionato». E pur condividendo le “ragionevoli obiezioni” tecniche del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il quale sosteneva che si tratta di un dispositivo inutile che intasa le procure senza ottenere risultati (concetto ribadito dal presidente della Corte di cassazione Giovanni Canzio) e quelle “altrettanto ragionevoli” del collega di governo Andrea Orlando, ministro della giustizia, conclude che «non è questo il momento opportuno per andare a modificare quella norma. La gente non capirebbe».

Atene chiama ma Ankara tace

di Teodoro Andreadis Synghellakis
«Alcuni aspetti della proposta turca sui profughi sono da verificare, ma bisogna dialogare per giungere a una qualche soluzione». È questa la posizione espressa dal ministro greco degli esteri aggiunto, Nikos Ksidakis, al termine dei suoi incontri politici con esponenti del governo italiano.
L’esecutivo di Syriza insiste nel sottolineare che da una parte bisogna togliere i profughi dalle mani dei trafficanti, e dall’altra ribadire che in Europa deve continuare a prevalere, nel concreto, il principio della solidarietà e della suddivisione proporzionale degli obblighi. Ksidakis si è incontrato con il sottosegretario alla presidenza Sandro Gozi, con il viceministro degli interni Filippo Bubbico ed il sottosegretario agli esteri Vincenzo Amendola.

I Venezuelani appoggiano la visione di Maduro di un futuro socialista

di Francisco Dominguez
Un recente sondaggio, condotto da Hinterlaces, una famosa e solitamente affidabile agenzia venezuelana del settore, ha dimostrato che i venezuelani, con una sostanziale maggioranza, si oppongono alle soluzioni neoliberali per la crisi del loro paese. Il sondaggio è basato 1.200 interviste in tutto il paese tra l’11 e il 17 gennaio di quest’anno.
Il sondaggio ha un livello del 95% di precisione e un 2,7% di margine di errore.
L’agenzia Hinterlaces ha incentrato la sua attenzione su fondamentali (e difficili) problemi economici, allo scopo di conoscere l’umore dei venezuelani rispetto alla situazione politica interna. Questo è particolarmente rilevante dopo la schiacciante vittoria dell’opposizione di destra nelle elezioni per l’Assemblea Nazionale del 6 dicembre.

Aiutiamoli a casa loro.....

di Il Simplicissimus 
“Aiutiamoli a casa loro” è l’immancabile motto di quelli che non sono razzisti ma… Però non appena se ne presenta l’occasione, per esempio di quella di comprare da Paesi poveri e gravati da problemi che possono esplodere sulle nostre coste, ecco che si fanno le barricate e la solidarietà pelosa va a farsi benedire. La vicenda dell’olio tunisino è esemplare in questo senso e non solo in questo, ma anche in quello della distorta percezione di realtà nel quale viviamo, delle bugie e degli inganni a fini commerciali ai quali siamo sottoposti. E’ bastato che l’Europa desse via libera, come misura di emergenza, all’importazione di 35 mila tonnellate di olio di oliva da Tunisi , oltre al quantitativo annuale di cira 56 mila tonnellate, per scatenare un paradossale putiferio.

Clinton-Sanders, l’ora della verità

di Roberto Festa
La battaglia tra Hillary Clinton e Bernie Sanders entra nel vivo. E diventa sempre più cattiva. Il dibattito tra i due candidati democratici a Miami, alla vigilia del voto di martedì prossimo – quando andranno alle urne Florida, Ohio, Illinois, North Carolina, Missouri – è stato teso, in certi momenti anche violento.
Clinton e Sanders si sono scontrati su (quasi) tutto: immigrazione,commercio, lavoro. Su una sola cosa si sono trovati d’accordo: la fiducia che il prossimo presidente degli Stati Uniti non potrà essere Donald J. Trump. Come ha detto il senatore Sanders: “Penso che il popolo americano non eleggerà un presidente che insulta i messicani, insulta i musulmani, insulta le donne, insulta gli afro-americani”.
Queste sono alcune considerazioni sulle campagne dei due candidati, alla vigilia del voto di martedì.

Stato di diritto, il Consiglio d’Europa gela Varsavia

di Giuseppe Sedia
La Commissione di Venezia boccia la Polonia sulla riforma del Tribunale costituzionale. All’inizio dello scorso febbraio alcuni delegati della commissione si erano recati a Varsavia su invito del ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski per valutare una possibile violazione delle regole dello stato di diritto in Polonia. Il verdetto della Commissione guidata da Gianni Buquicchio è stato adottato in sessione plenaria dopo ore di estenuanti trattative nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Una decisione che condanna, in primo luogo luogo, l’operato del partito di destra Diritto e giustizia (PiS), fondato dai fratelli Kaczynski, ma anche quello del precedente governo di centro-destra, targato Piattaforma civica (Po). Esito questo che sembrava già scritto la settimana scorsa quando il quotidiano Gazeta Wyborcza aveva pubblicato alcuni frammenti della bozza. Il PiS si era poi appigliato a questa fuga di notizie, giudicata inopportuna dalla stessa commissione, per chiedere invano un rinvio del verdetto a giugno.

L’ascesa secolare del debito privato

di Maurizio Sgroi
A quanto pare c’è poco di nuovo da aspettarsi per il futuro. La prigione del debito nella quale le società si sono infilate non è una semplice circostanza, ma esprime addirittura una tendenza secolare che fa il paio con quella ribassista dei tassi di interesse e con quella del ristagno al quale sembrano condannate le nostre economie. Tutto si tiene d’altronde. E a noi che osserviamo resta solo da capire in che modo le nostre società, con le famiglie, le imprese e gli stati, dovranno rendere questi debiti sostenibili ben sapendo che comunque dovremo pagare il prezzo di una vita economica volatile e squilibrata.
Per il momento l’unica risposta è arrivata dalle banche centrali che, almeno nei paesi più sviluppati, si sono rassegnate a tenere a zero i tassi di interesse, pur sapendo che alla lunga rischiano di creare nuove pressioni sulla stabilità finanziaria. E tuttavia non possono far altro.

Propaganda di guerra: Pax Christi denuncia il matrimonio tra scuola e forze armate

di Luca Kocci
Bambini al cinema con i pullman dell’Esercito italiano. Succede a Castelletto Sopra Ticino, piccolo centro sul versante novarese del lago Maggiore, dove l’amministrazione comunale ha sottoscritto un accordo con la caserma “Babini” di Bellinzago che prevede «il supporto dei militari per alcune iniziative di pubblica utilità», fra cui il trasporto dei bambini delle scuole. E così, lo scorso 2 marzo, i pullman verde-militare del Reggimento gestione aree di transito di Bellinzago hanno prelevato i 700 bambini delle scuole materne ed elementari di Castelletto e li hanno portati al cinema. Ma c’è stato anche il tempo perché alcuni ufficiali tenessero una breve lezione sulla Prima Guerra mondiale, nel suo centenario.
Questo accordo fra una caserma, un’amministrazione comunale e una Direzione didattica «è importante – spiega Matteo Besozzi, sindaco di Castelletto Sopra Ticino nonché presidente della Provincia di Novara – perché i militari guidati dal colonnello Riva certamente sapranno dare un contributo determinante, mettendo a disposizione i loro mezzi, dai bus alle cucine da campo, a molte attività utili per il paese, consentendo anche un risparmio significativo per le casse del Comune».

Peso Massimo

di Daniela Preziosi 
È un fiume in piena, l’esplosione del tappo da una bottiglia troppo a lungo sotto pressione. Massimo D’Alema dalle colonne del Corriere della Sera cannoneggia il Pd, «finito in mano a un gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali», che respinge il ricorso di Bassolino «perché in ritardo. Ma qui siamo oltre l’arroganza. Siamo alla stupidità», le primarie «manipolate da gruppetti di potere», diventate «un gioco per falsificare e gonfiare dati». Ce n’è per tutto il partito, da Renzi in giù, passando per Orfini, appunto quello «arrogante», giù fino al candidato sindaco di Roma Roberto Giachetti inchiodato a un fotomontaggio della rete in cui traina un risciò in cui è seduto Renzi («la città ha bisogno di una personalità più forte»). Giù giù fino alla minoranza Pd per la quale ha parole di compatimento: «non mi pare che riesca a incidere sulle decisioni fondamentali», anche perché «non c’è nessuna battaglia nel Pd».

Roma tra politica e polizia

di Francesco Brancaccio
Roma è una città sull’orlo del fallimento. Come gli Stati, anche le città possono fallire. Non certo a causa di coloro che le abitano, e che le trasformano. Le cause vanno rinvenute altrove, in alto e non in basso: il malgoverno, la corruzione del sistema dei partiti, le compatibilità imposte dalle tecnocrazie di Bruxelles. I due elementi – la corruzione politica e le politiche di austerità – sono fortemente intrecciati, e ci dimostrano che il progetto neoliberale, specie nella variante sud-europea, scende tranquillamente a compromessi con il «capitale-mafia» – l’inchiesta di «mafia-capitale» ha toccato solo una parte di questo enorme agglomerato di interessi.
Il governo commissariale non rappresenta certo una via di uscita da questa situazione. E neanche una parentesi temporale, o l’eccezione che conferma la regola. Al contrario, riprendendo il filosofo Jacques Rancière, il governo commissariale segna il passaggio dalla politique alla police.

Perché la globalizzazione ha raggiunto il suo limite

di ZeroHedge
Abbiamo vissuto in un mondo in rapida globalizzazione, ma questa non è una condizione che potrà continuare indefinitivamente.

Pagelle d’Europa

di Matteo Bortolon
«Italia- notiamo che dalla dichiarazione di novembre scorso sono state prese misure che aumentano il deficit di bilancio, e c’è un rischio di una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento richiesto verso l’Obiettivo di Medio Termine».
Così il cosiddetto Eurogruppo. Da qualche tempo a questa parte l’approvazione del bilancio dello Stato è diventato una questione più che complessa, opaca agli occhi del cittadino comune. Che si trova nella posizione del marinaio in un mare di nebbia, dalla quale emergono all’improvviso scogli inaspettati come dal nulla. Mentre solo pochi anni fa (fino a tutta l’era Berlusconi, grosso modo) la finanziaria – ora «legge di stabilità» – veniva sostanzialmente palleggiata fra governo, maggioranza e opposizione (ovviamente coi primi due che dettavano legge…), adesso ogni tanto spunta la notizia di qualche soggetto saldamente determinato a mettere bocca in merito, per motivi non troppo chiari. L’Eurogruppo? Dijsselbloem? Moscovici?

Dopo lo sfogo di Obama, tutti contro Hillary

di Marina Catucci
Mentre il Pentagono prepara i piani per un nuovo intervento in Libia, le dichiarazioni di Obama nella lunga intervista rilasciata a The Atlantic, sull’opportunità dell’intervento del 2011 nella stessa regione, non potevano, prevedibilmente, cadere nell’indifferenza.
Obama aveva puntato il dito specialmente su Regno unito e Francia. Il presidente ha usato parole dure; tuttavia il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale, Edward Price, è stato rapido nel rassicurare Londra sul fatto che gli Stati uniti continuano ad apprezzare i contributi del britannici sugli obiettivi comuni per la sicurezza nazionale e la politica estera, obiettivi che riflettono un rapporto che è stato definito speciale.

Non rinunceremo alla verità su Giulio Regeni

di Antonio Marchesi 
È un tassello importante – che si aggiunge alla mobilitazione straordinaria di associazioni, università, istituzioni locali, organi di informazione – la risoluzione sul caso Regeni adottata dal Parlamento europeo. È importante per ilsostegno ampio che ha ricevuto. E’ importante anche per certi contenuti. In primo luogo, se la risoluzione si concentra, giustamente, sulla tragica vicenda del ricercatore italiano, esprimendo vicinanza alla famiglia, pretendendo verità e giustizia, altrettanto opportunamente «sottolinea con profonda inquietudine che il caso Regeni non è isolato».
Il contesto, richiamato espressamente, è quello delle torture, ma anche delle sparizioni, dei processi iniqui, della repressione brutale della libera espressione delle idee, che colpiscono in primo luogo migliaia di cittadini egiziani. In altre parole, il caso di Giulio Regeni è un caso molto speciale. Ma non è, purtroppo, un caso isolato.

Abusi in divisa: i familiari delle vittime in missione a Bruxelles

di Giuliano Santoro
Sono i familiari delle vittime di abusi polizieschi. Le istituzioni dovrebbero chiedere loro scusa. Ma per avere udienza, dovranno oltrepassare i confini nazionali e arrivare fino a Bruxelles. Lo faranno il 15 marzo prossimo, quando – in occasione della Giornata internazionale contro la violenza poliziesca – una nutrita delegazione porterà al Parlamento europeo le storie di mala polizia. Le ha raccolte in un dossier Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa che organizza la missione belga assieme all’eurodeputata della Sinistra unitaria europea Eleonora Forenza.
Ci saranno i volti e le storie tragiche dei parenti delle vittime, che hanno dovuto sfidare il silenzio per rivendicare giustizia: Ilaria Cucchi (sorella di Stefano), Lucia Uva (sorella di Giuseppe), Claudia Budroni (sorella di Dino), Grazia Serra (nipote di Francesco Mastrogiovanni), Domenica Ferrulli (figlia di Michele), Andrea Magherini (fratello di Riccardo) e Osvaldo Casalnuovo (padre di Massimo).

venerdì 11 marzo 2016

Fuori dal Pd rinasce qualcosa. Intervista a Giuseppe Civati

Intervista a Giuseppe Civati di Alessandro Gilioli
«Con tutto il rispetto, noi lo dicevamo da parecchio tempo: la scissione del Pd non sarebbe arrivata in modo tradizionale, con un pezzo di partito che da un giorno all'altro se ne va per fare un'altra cosa, ma sarebbe avvenuta alla spicciolata: cioè con un progressivo allontanamento di persone anche diverse tra loro per opinioni e visione politica. Che a poco a poco, infatti, si rendono conto che nel Pd c'è ormai un problema gigantesco di tipo politico e culturale. Qualcosa di molto diverso da una semplice questione di maggioranza e di minoranza».
Pippo Civati sta guardando da fuori il suo ex partito alle prese con primarie flop (Roma) o avvelenate (Napoli). E con i fondatori che a uno a uno, in ordine sparso, si allontanano silenziosamente (Prodi e Veltroni) o criticano pesantemente (Bassolino e oggi, durissimo, D'Alema). Mentre altri ex esponenti democratici di primo piano (come Fassina, Bray, Marino, lo stesso Bassolino) si preparano a dare vita a liste alternative.

Appello per la Costituzione

Manca ormai solo il voto della Camera, ad aprile, per l’approvazione di una revisione costituzionale che riduce il Senato a un’assemblea non eletta dai cittadini e sottrae poteri alle Regioni per consegnarli al governo, mentre scompaiono le Province. Potevano essere trovate altre soluzioni, equilibrate, di modifica dell’assetto istituzionale, ascoltando le osservazioni, le proposte, le critiche emerse perfino nel seno della maggioranza. Si è preferito forzare la mano creando un confuso pasticcio istituzionale, non privo di seri pericoli.
La revisione sarà oggetto di referendum popolare nel prossimo autunno, ma la conoscenza in proposito è scarsissima. I cittadini, cui secondo Costituzione appartiene la sovranità, non sono mai stati coinvolti nella discussione. Domina la scena la voce del governo che ha voluto e dettato al Parlamento questa deformazione della Costituzione, che viene descritta come passo decisivo per la semplificazione dell’attività legislativa e per il risparmio sui costi della politica: il risparmio è tutto da dimostrare e la semplificazione non ci sarà. Avremo invece la moltiplicazione dei procedimenti legislativi e la proliferazione di conflitti di competenza tra Camera e nuovo Senato, tra Stato e Regioni.

Una Carta per arginare il dominio dell’«economico»

di Michele Prospero 
Il revisionismo costituzionale, contro cui si scaglia il libro di Gaetano Azzariti, è una vera e propria ondata reazionaria prodotta da una ventennale retorica del nuovo (Contro il revisionismo costituzionale, Laterza, pp. 260, euro 22). Dal trionfante culto della semplificazione, che si inebria attorno alle narrazioni di un capo, scaturisce una trasfigurazione della democrazia, sempre più impoverita e irriconoscibile. I poteri perdono l’incastro che li rende controllabili, coordinati nelle loro funzioni, e i diritti evaporano in uno svuotamento di senso.
Il revisionismo è quindi la produzione di cose vecchie (varianti postmoderne dello Stato monoclasse) con il mantra del nuovo (banalizzazione delle questioni istituzionali). Lo sforzo del saggio è di andare alla radice del nesso perduto tra costituzionalismo, democrazia e lavoro per «ri-declinare la modernità del diritto». Le grandi categorie giuridiche (eguaglianza, cittadinanza, rappresentanza, libertà) rinviano al ruolo costruttivo del conflitto entro le società plurali.

Referendum per fermare le trivellazioni: perché è importante?

di Paola Ricca Mariani
Il 17 aprile si terrà un referendum popolare abrogativo che riguarderà le concessioni estrattive per le piattaforme oltre le dodici miglia. Con il referendum si chiede di cancellare la norma (art. 6, c. 17, terzo periodo, del D. Lvo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208) introdotta con la Legge di Stabilità 2016 che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa.
Il referendum è stato proposto da dieci Regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna,Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise; l’Abruzzo ha poi ritirato il suo sostegno ai quesiti) ma si voterà in tutta Italia, nella sola giornata di domenica 17, e non solo nelle Regioni che hanno promosso il referendum. L’obiettivo del referendum mira a far sì che il divieto di estrazione entro le dodici miglia marine sia assoluto.

Cgil, il nuovo Statuto non è per il nuovo mondo

di Umberto Romagnoli
Suddiviso in Titoli e Capi, il documento è tutt’altro che agile e snello: un centinaio di norme dettagliate, un migliaio di commi, una sessantina di cartelle. Elaborato dallo staff di studiosi e operatori giuridici di cui la Cgil si è avvalsa come accadrebbe al dicastero di un governo-ombra, è denominato Statuto dei diritti dei lavoratori col proposito (inespresso, ma) trasparente di evocare suggestive connessioni col celebre antecedente legislativo di quarantasei anni fa. Dal quale però differisce sia nel linguaggio che nei contenuti e nella stessa ispirazione di fondo. Nel linguaggio: in ragione dell’altissima densità di tecnicismi familiari alla pratica forense; nei contenuti: in ragione della loro eterogeneità (dal catalogo di diritti universali all’attuazione degli artt. 39 e 46 della Costituzione, dalla riforma della tipologia contrattuale alla revisione di istituti di diritto sostanziale e processuale più manomessi dal Jobs Act). Nell’ispirazione di fondo: in ragione dell’esistenza di una pluralità di assi portanti e linee-guida.

Draghi, è ora di far alzare in volo gli elicotteri?

di Thomas Fazi e Guido Iodice 
Il colossale fallimento delle politiche monetarie non convenzionali perseguite in questi anni dalle banche centrali è ormai sotto gli occhi di tutti, almeno per ciò che riguarda l’obiettivo dichiarato di riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2 per cento annuo. È della settimana scorsa la notizia secondo cui l’eurozona, ad un anno esatto dal varo del programma di quantitative easing della BCE, è addirittura tornata in deflazione (e non poteva essere altrimenti, data la bassa domanda, l’alta disoccupazione, i salari stagnanti e il prezzo del petrolio il calo).
Quello dell’“impotenza delle banche centrali” è ormai un argomento di dibattito diffuso. Jeremie Cohen-Setton ne ha discusso recentemente sul sito dell’istituto Bruegel. Molti commentatori sembrano concordare sul fatto che le banche centrali abbiano “finito le munizioni” e che ora tocca ai governi fare la loro parte, attuando misure di stimolo della domanda (a partire da un aumento degli investimenti pubblici, come auspicano ormai anche istituzioni tradizionalmente “austeritarie” come l’FMI e l’OCSE).

Perché questa Europa morirà: consigli alla sinistra

di Sergio Cesaratto
La maggioranza della “sinistra” si crogiola nell’illusione che l’Europa possa mutare pelle sotto la spinta della solidarietà fra i popoli europei. Da dove scaturisca tale speranza non è dato capire. Il problema europeo è legato alla crisi della democrazia, all’anti-politica, alla diffusa disaffezione, se non aperta ostilità di gran parte della popolazione ai meccanismi della rappresentanza e della mediazione politica. In termini più accademici questa è definita la crisi della democrazia.
Alla base di questa disaffezione, e in fondo anche alla base della pochezza progettuale ed etica dei politici, v’è la sostanziale impotenza della politica nazionale ad affrontare piccoli e grandi problemi, una volta privata delle leve della politica economica, e in particolare della sovranità monetaria, improvvidamente cedute a istanze sovranazionali dominate dalle potenze europee più forti. Questo spiega dunque molte cose.

Jobs Act in salsa francese

di Valentina Orazzini
Il governo francese ha presentato un progetto che cambierà completamente il mondo del lavoro e che avrà conseguenze disastrose sulle relazioni industriali.
Gli obiettivi sono chiari: più flessibilità, smantellamento della contrattazione collettiva e indebolimento delle organizzazioni sindacali.
Dall’annuncio del governo la Cgt e altre associazioni - prime tra tutte quelle studentesche che si sono già mobilitate in massa - hanno lanciato una petizione che ha raggiunto un milione di firme in una settimana aggiudicandosi già il record della petizione da sempre più firmata in quel paese. Il 9 marzo si è tenuta una giornata di mobilitazione – con centinaia di manifestazioni cui hanno partecipato milioni di persone – che sarà replicata il prossimo 31 marzo; un percorso di lotta che è già riuscito a ottenere un rinvio di due settimane della discussione parlamentare.