La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 9 luglio 2016

Non rifugiamoci nei nazionalismi. Un'Europa democratica è possibile

di Yanis Varoufakis e Lorenzo Marsili
Esattamente un anno fa la vittoria dell'Oxi in Grecia ha gridato un chiaro no a un'Unione europea autoritaria, centrata sull'austerity e sotto il giogo della Troika. E al tempo stesso ha lanciato un grande sì a un'Europa democratica. Quel messaggio è oggi più importante che mai. Dalla scorsa estate le forze centrifuge che stanno disintegrando l'Europa vanno accelerando. Il pessimo accordo Ue-Turchia sui rifugiati ha sacrificato l'anima del nostro continente sull'altare della xenofobia. L'Europa continua a scivolare in un circolo vizioso di autoritarismo, austerità, deflazione, xenofobia e crisi bancarie. Brexit è stata una ripercussione naturale di questa tendenza, una di molte ancora a venire.

La Costituzione del bunker

di Geminello Preterossi
La vera posta in gioco del referendum costituzionale non è il Senato, ma la prima parte della Costituzione, in particolare il costituzionalismo sociale e l’idea stessa di partecipazione democratica. Cioè la possibilità di mantenere ancora aperto il progetto di una società fondata sulla garanzia effettiva dei diritti sociali e sul controllo del potere dal basso. Il vero fine dell’uomo solo al comando, che con una minoranza di voti prende tutto, si nomina i parlamentari e mette sotto tutela le istituzioni di garanzia (il modello che risulterebbe dalla controriforma costituzionale e dall’Italicum) è la sterilizzazione dei conflitti e dei corpi intermedi. In nome dell’autonomia della politica decidente e dell’efficienza? Niente affatto.

Alla ricerca di un Politico nell’era dei piccoli Napoleone

di Leonardo Paggi
Da tempo ormai immemorabile la bibliografia italiana su Gramsci è dominata dal tema dei suoi rapporti con il partito negli anni del carcere. L’esistenza di una difformità, peraltro da sempre largamente nota, tra i Quaderni e i coevi indirizzi culturali e politici del partito ha generato una ricerca sempre più ossessiva sul «tradimento» che sarebbe stato giocato ai danni del prigioniero. Sull’onda di una filologia avventurosa e spericolata si è persino ipotizzato un quaderno «mancante», fatto sparire dalla censura preventiva del Pci. Si accoglie pertanto quasi con sollievo un libro come quello di Michele Prospero (La scienza politica di Gramsci, Bordeaux) che torna a cimentarsi con una lettura diretta dei testi.

L’accumulazione attraverso lo sterminio

di Raúl Zibechi
L’evoluzione della guerra nell’ultimo secolo, in rapporto alla popolazione, ci offre degli indizi sul tipo di società in cui viviamo. Fino alla Prima Guerra Mondiale i combattimenti avvenivano tra eserciti nazionali, sulle barricate, dove si verificavano le grandi carneficine che infiammavano la coscienza operaia. Colpivano la popolazione in forma indiretta, con la morte in massa di figli e fratelli. Quando lo facevano in forma diretta, erano, il più delle volte, “effetti collaterali” del conflitto o, talvolta, ammonimenti per indebolire il morale di chi combatteva al fronte. Con la Seconda Guerra Mondiale, le cose cambiano radicalmente.

Il baro Renzi ora ha paura e vuole rinviare Renxit

di Giorgio Cremaschi
È notizia di queste ore che Matteo Renzi vorrebbe rinviare al 6 novembre il Referendum sulla sua controriforma della Costituzione. Inizialmente, quando faceva il gradasso, il presidente del consiglio aveva parlato del 2 ottobre come data probabile del voto. Poi, dopo la batosta alle amministrative, aveva detto che in base alla legge la consultazione avrebbe dovuto svolgersi tra il 2 e il 30 ottobre. Ora la legge non c’è più e si andrebbe addirittura a novembre. Queste scandalose cialtronerie istituzionali sono il segno di un regime che, per paura di essere travolto, ha perso anche la stessa parvenza delle regole. Del resto già la controriforma era stata approvata con una miriade di voti di fiducia, da una maggioranza di fedeli in un parlamento di nominati dichiarato incostituzionale.

Banche italiane: l’ennesimo disastro “made in Europe”

di Thomas Fazi 
A cinque anni di distanza dalla “crisi orchestrata" del 2011 che portò Mario Monti alla guida dell’Italia, inaugurando quel regime di austerità «di inusitata violenza» che ha messo in ginocchio il paese ed innescato la crisi economica più profonda e duratura della nostra storia, il Belpaese è ancora una volta sotto i riflettori. E anche stavolta, come nel 2011, un problema di relativa facile gestione e risoluzione dal punto di vista tecnico rischia di trasformarsi in una crisi politica ed economica devastante a causa della “stupidità” (o malafede?) delle autorità politiche nazionali ed europee.

Bisogna tornare a fare politica in strada. Intervista a Ada Colau

Intervista a Ada Colau di Concita De Gregorio
Ada Colau, da un anno sindaca di Barcellona, è la personalità politica più interessante nel panorama della sinistra spagnola, da molti indicata come la prossima leader nazionale di una formazione in grado di contendere il governo ai due partiti che si sono finora alternati alla guida del paese, in democrazia: il Psoe e il Pp. Il suo partito non è Podemos: è stata eletta sindaco a giugno del 2015 alla testa di una lista civica, Barcelona en Comù, nata dall'esperienza di movimenti di cittadinanza trasversali e apartitici. In particolare Ada Colau è stata leader della "piattaforma degli sfrattati" cresciuta negli anni della bolla immobiliare, quando le ipoteche delle banche hanno sottratto la casa a migliaia di persone e impoverito radicalmente il ceto medio che, indignato, è sceso in piazza.

La battaglia contro l’Europa: radicalità dell’analisi e realismo delle proposte

di Michele Salvati
Che cos’hanno a che fare Thomas Fazi e Guido Iodice, gli autori del libro di cui parliamo qui, con Michele Salvati, il loro recensore? Ben poco, direbbe chi conosce i commentatori italiani di vicende economiche e politiche, in particolare quelli che stanno tra il centro e la sinistra. Il secondo verrebbe ascritto all’area della sinistra moderata – molto moderata, aggiungerebbe qualcuno; i primi a quella della sinistra estrema. Eppure – a parte le ragioni di onestà intellettuale che obbligano a riconoscere la qualità di un lavoro, quali che siano le opinioni politiche degli autori – ci sono sufficienti legami ideologici, culturali e teorici tra autori e recensore da consentire a quest’ultimo una lettura approfondita e comprensiva, e di esprimere alla fine un sincero apprezzamento.

Situazione internazionale, Europa, sinistra. Le tesi congressuali di Syriza

In tutta l'umanità, in questa fase storica che attraversiamo, si sviluppa una guerra non dichiarata di lunga durata. A rischio è il carattere delle nostre società nei prossimi decenni. Le forze conservatrici dominanti cercano di imporre delle società in cui prevale una dura austerità e con una simultanea legittimazione ed aumento della repressione. Invece, le forze progressiste hanno l'obiettivo di una società in cui cercano di ottenere una società in cui la giustizia sociale e la democrazia saranno presenti . L'esito di questa guerra non è dato. In tutto il mondo e in particolare nei paesi più sviluppati le disuguaglianze crescono e si aggravano. Sempre di più una piccola percentuale della popolazione continua di avere una quota più preponderante e crescente della ricchezza.

Il Brexit e l’implosione dell’Unione Europea

di Samir Amin
La difesa della sovranità nazionale, così come la sua critica, dà luogo a i gravi malintesi non appena la si stacca dal contenuto sociale di classe della strategia nella quale essa si iscrive. Il blocco sociale dirigente delle società capitalistiche concepisce sempre la sovranità come uno strumento necessario per la promozione dei propri interessi, fondati allo stesso tempo sullo sfruttamento capitalista del lavoro e sul consolidamento delle sue posizioni internazionali. Oggi, all’interno del sistema neoliberale mondializzato (che preferisco qualificare come ordoliberale), dominato dai monopoli finanziarizzati della triade imperialista (Stati Uniti, Europa, Giappone), i poteri politici incaricati della gestione del sistema a beneficio esclusivo dei monopoli in questione, concepiscono la sovranità nazionale come strumento che permette loro di migliorare le loro posizioni “competitive” nel sistema mondiale.

Democrazia senza partiti? Prospettive, interrogativi e intelligenze artificiali

di Francesco Piccinelli
E’ possibile immaginare una democrazia senza partiti? La risposta d’istinto è un fermo no, perché i partiti servono a mettere in contatto cittadini e istituzioni ed e attraverso la loro organizzazione che le domande che arrivano dall’esterno arrivano dove vengono prese le decisioni. Eppure, se c’è una cosa che stiamo imparando in questi ultimi anni è che i partiti tradizionali in Europa contano sempre meno e vengono progressivamente sostituiti da altro, da movimenti di estrema destra o da partiti antisistema. Certo, vengono sostituiti da organizzazioni che sono comunque partiti.

Quanto contano le vite dei neri?

di Felice Mometti
La sparatoria di Dallas ha fatto emergere nel modo più tragico possibile un sentimento che attraversa molte comunità afroamericane negli Stati Uniti: nessuno ci difende. Non la legge, non il sistema giudiziario per non dire dell’establishment politico. Dopo la rivolta di Ferguson di due anni fa e quella di Baltimora dell’anno scorso nulla sembra sia cambiato. I video delle ultime due uccisioni di neri da parte della polizia, in Louisiana e in Minnesota, hanno avuto un effetto duplice. Da una parte è ripresa la mobilitazione contro la brutalità della polizia (a New York il centro di Manhattan è stato bloccato per ore da una manifestazione di Black Lives Matter), dall’altra sta generando la convinzione che non ci sia nulla da fare se non salvaguardarsi come individui.

Buon compleanno Oxi

di Matteo Bortolon
«Il 5 luglio 2015 resterà nella nostra memoria come il giorno in cui il popolo greco ha espresso ancora una volta, in modo assai chiaro, il suo rifiuto del proseguimento del Memorandum. La netta maggioranza ha dimostrato che il popolo greco dava mandato al governo di opporsi con la fermezza necessaria alla distruzione di beni comuni e dei diritti economici, sociali, culturali, civili e politici»… Così scrive Eric Toussaint, coordinatore del Comitato per l’annullamento dei Debiti Illegittimi, ricordando che un anno fa la Grecia rifiutava l’austerità con un referendum promosso dal governo di Tsipras.

Bail in? Ora i banchieri italiani si appellano alla Costituzione

di Massimo Bongiorno
Il coup de théâtre è al decimo minuto – più o meno – dell’attesissima relazione del presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi). Quando Antonio Patuelli, riconfermato per acclamazione al vertice del «sindacato» dei banchieri, afferma davanti all’assemblea numero 56 dell’Abi riunita al Palazzo dei Congressi di Roma che la norma sul bail-in è incostituzionale. «Occorre – ha detto testualmente Patuelli, al termine di una tirata contro Bruxelles e gli aiuti di Stato “frequenti altrove” – venga rivista la normativa sulle risoluzioni e sul “bail-in” innanzitutto per ciò che contrasta con la Costituzione Italiana».

La Nato conferma la spinta a est

di Giuseppe Sedia
La prima giornata del vertice a Nato a Varsavia si è aperta ieri con la firma di una «Dichiarazione congiunta» di Bruxelles e dell’Alleanza Atlantica. Si tratta di un’intesa di ampio respiro, focalizzata su sette punti urgenti: attività di prevenzione delle minacce ibride, sicurezza marittima, difesa cibernetica, interoperabilità militare, potenziamento dell’industria della difesa nel vecchio continente, esercitazioni, coordinate, e aumento della resilienza delle infrastrutture civili dei paesi europei. I leader hanno mostrato compattezza nel gestire uno dei temi imprevisti del vertice. Chi immaginava che la Brexit avrebbe potuto scombussolarne l’agenda si è dovuto ricredere.

C’è del marcio nel regno d’Inghilterra

di Sarantis Thanopulos
L’Inghilterra, terra di Shakespeare e di Byron, sta nel cuore della civiltà europea. Sia pure con uno spirito isolano che guarda il resto del mondo come «noisy neighbour». Ciò che accade là è roba di casa nostra, non sono cose, per noi stravaganti, di un paese esotico. Capita che un premier per farsi rieleggere promuove un referendum rischioso e dividente per il suo paese, destinato, in partenza, a far prevalere gli umori più superficiali e gretti sulla ragionevolezza e sui sentimenti più profondi e costruttivi. Cerca di volgere a suo favore il malcontento dei cittadini, che la sua politica ha creato, indirizzandolo verso un nemico esterno.

Quando l'Università è alla sbarra. Breve dossier sulla libertà di ricerca

di General Intellect
Da qualche tempo l’Università italiana si trova al centro di una nuova attività repressiva. Ci sono i processi penali, certo. Ma anche una strana attività di sorveglianza esercitata da sindacati di polizia, quotidiani di destra e associazioni. Cosa si nasconde dietro questa attenzione per un mondo, quello dell’Università, sino a tempi recenti descritto come separato dalla società e rinchiuso in torri d’avorio? Chi è, perciò, che non gradisce la rinnovata presenza dei ricercatori nella società circostante? Vi sono forse narrazioni che si vogliono impedire e altre, al contrario, la cui diffusione si intende garantire?

Dallas, la notte che interroga tutti

di Guido Moltedo
Tante sono le domande, ma una è davvero cruciale: l’agguato e la sparatoria di Dallas rappresentano un episodio molto grave ma circoscrivibile oppure sono l’inizio di una fase nella quale forme organizzate di lotta armata cercheranno d’imporre la loro logica su quella che è stata finora una protesta pacifica contro il razzismo, sempre più ampia e diffusa in ogni parte d’America? #BlackLivesMatter potrebbe essere spinta ai margini da gruppi organizzati armati? Rispondere in un modo o in un altro significa ipotizzare due scenari molto diversi tra loro, uno dei quali evidentemente molto drammatico.

Renzi e le conseguenze di Banxit secondo l'Economist

di Roberto Ciccarelli
L’Eurozona si sta giocando la pelle sulla crisi bancaria italiana e il referendum costituzionale di ottobre (o novembre). Questa è la lettura politica ribadita nell’ultimo numero del settimanale britannico The Economist. Dietro la trattativa sui crediti deteriorati in vista degli «stress test» sui bilanci bancari che la Bce terminerà il 29 luglio c’è il referendum costituzionale sul quale Renzi ha messo in gioco il suo posto. Il collegamento tra i primi due problemi e la consultazione popolare è arbitraria, squisitamente politica. La tesi per cui il «No» al referendum – espressione di una volontà democratica – destabilizzerebbe l’intero continente dopo la «Brexit» è uno degli argomenti usati per ottenere dalla governance europea il via libera alla ricapitalizzazione pubblica dei crediti deteriorati delle banche.

Migrare è una scelta obbligata

Intervista a Luc André Diouff di Adelaide Erta
Riunione urgente al numero 70 della calle Ferraz, la sede del Psoe. Luc André Diouff è appena atterrato a Madrid dalle Canarie, dov’è coordinatore della Sezione afrosocialista. Senegalese, classe 65’, volò per la prima volta alle Canarie nel 92’, quando abbandonò la sua terra e gli studi in economia. Un passato da sans papier e una pneumonia beccata dopo un mese trascorso a dormire fra la sabbia de las Canteras. Poi un nuovo inizio nel sindacato – Comisión Obrera – fino ad approdare, dopo una chiamata del segretario Pedro Sanchez, nel «grupo de expertos» del Psoe occupandosi di immigrazione.

Sì al Rapporto Forenza: le persone e la Terra prima del mercato

di Stop TTIP Nordest
Il 5 luglio il Parlamento Europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha approvato a larga maggioranza il “Rapporto sulle politiche commerciali dell’UE e le norme sociali e ambientali, i diritti umani e la responsabilità delle imprese”, relatrice Eleonora Forenza. Il rapporto è un forte monito del Parlamento europeo che chiede che sia giuridicamente vincolante il rispetto dei diritti umani, sociali e dell’ambiente, negli accordi commerciali internazionali dell’UE. Il testo approvato chiede che ogni accordo includa una clausola giuridicamente vincolante sui diritti umani, e che la sua piena attuazione sia rigorosamente e costantemente monitorata.

Sistema razzismo

di Il Simplicissimus 
Dopo l’orrore per l’omicidio razzista a Fermo, arriva la repulsione per le vomitevoli giustificazioni degli xenofobi, per Salvini il quale magnanimamente ci fa sapere che ” il ragazzo nigeriano non doveva morire” ma… già quell’eterno ma dei cretini e dei balordi prestati alla politica, che in questo caso si concreta con la solita litania sull’immigrazione che alla fine avrebbe armato la mano del fascio tifoso. Insomma Emmanuel si sarebbe praticamente suicidato solo venendo in Italia, sfifando così la roulette russa dei più bassi istinti delle curve. Ma ancora di più mi lascia desolato l’ennesima denuncia del “razzismo strisciante” che si sostanzia nell’eufemistico “ultrà” con cui viene definito l’assassino come se avesse fatto esplodere un mortaretto in campo.

La "Riforma" ovvero il Ciaone alla Costituzione

di Ubik
Uno dei meriti della riforma è la semplificazione: del dettato costituzionale e delle strutture operative. Un testo “snello”, prima ancora di entrare nei contenuti.
Per afferrare statisticamente il problema, contiamo nei due testi la parola “comma”, che – come è ben noto ¬ è sinonimo in ogni bolletta o contratto di fregatura mascherata.
Art. 70 della Costituzione vigente
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.

Referendum costituzionale, sciagure e disastri nelle previsioni di Confindustria

di Critica liberale
Come reagire all’umore nero che assale quando prove concrete dimostrano che il disastro in cui è affogato il nostro Paese è strettamente legato, con un nesso di causa ed effetto, al trinomio stupidità-ignoranza-servilismo delle nostre classi dirigenti? Non resta che abbandonarsi al dileggio. Qualcosa più di un sospetto ci era venuto quando come reazione dell’Italia civile alla ventennale presa del potere di un manipolo di pregiudicati ci fu la chiamata alle armi dei più squisiti frutti delle Università di eccellenza. Scesero in campo, assieme a Monti, i tecnici bocconiani e la crema degli studi professionali. Si scoprì che erano dei furbetti incompetenti. Ancora ne stiamo pagando carissime le conseguenze.

Il potere liquido del Panopticon

di Federico Rahola 
Il rapporto tra poteri e resistenze è anche una partita tra luce e ombra. E non si tratta di stabilire una volta per tutte un primato tra i due ambienti, piuttosto di tracciare la loro reversibilità tattica. Ma se è vero che il controllo oggi si gioca sulla necessità di prevedere il comportamento di soggetti liberi e mobili, ciò significa che la luce su cui si fonda dovrà partire dai soggetti stessi. Da qui, forse, la necessità di un elogio dell’ombra, a quarant’anni da Sorvegliare e punire di Michel Foucault e a più di sessanta da L’uomo invisibile, unico romanzo compiuto di Ralph Ellison.

Il silenzio della tortura

Intervista a Marina Lalatta Costerbosa di Duccio Facchini 
“Mi pare impossibile che l’usanza di tormentare […] possa reggere per lungo tempo ancora”. La conclusione di Pietro Verri, filosofo milanese che visse nel ‘700, tratta dalle sue “Osservazioni sulla tortura”, assume oggi i contorni di un peccato di ottimismo. Quel pronostico, infatti, non si era confrontato con il potere ricorrente del “silenzio della tortura", cui invece ha dedicato un interessante libro (appunto, “Il silenzio della tortura”, DeriveApprodi, 2016) la professoressa Marina Lalatta Costerbosa, che insegna Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Filosofia e comunicazione dell’Università di Bologna. Insieme ad altri autorevoli relatori prenderà parte al convegno “Perché non puniamo la tortura?”, organizzato a Genova il 15 luglio in occasione dei 15 anni dal G8 di Genova.

Il colore della pelle ti fa morto

di Dante Barontini
Lo storytelling si è interrotto brutalmente. Abituati come siamo a sentirci raccontare “palle” ben strutturate, ripetute come un sol uomo da tutti i media principali, alla fine non capiamo più nulla. E ci beviamo tutto. Poi, d’improvviso, un’esplosione di eventi ci riporta alla realtà, strappando la sceneggiatura mielosa che avvolge i rapporti reali tra parti in conflitto nella società concreta. In poche ore siamo passati dall’assistere impotenti al rosario di omicidi razzisti che costituiscono la prassi quotidiana della polizia Usa alla vendetta organizzata, su princìpi militari, che ha lasciato – mentre scriviamo – cinque poliziotti uccisi e sei feriti a Dallas.

C’è America e America

di Jordi Borja
Il titolo di questa nota è un’affermazione, come è ben noto, di un presidente degli Stati Uniti, Monroe, e risale al 1823. Ne fu ispiratore il segretario di stato J. Q. Adams. Questa dottrina è stata seguita da tutti i presidenti nordamericani. Gli interventi diretti o indiretti sono stati continui. Si ricordi la risposta di Roosevelt quando gli venne data la notizia del golpe di Somoza in Nicaragua. Gli dissero che si trattava di un “figlio di puttana”. La risposta? “È probabile. Ma è il nostro figlio di puttana.” L’ex presidente brasiliano Cardoso, amico degli Usa, mi disse, in un incontro privato, che “i governi nordamericani sono molto peggiori per i latinoamericani di quel che pensavamo quando eravamo molto di sinistra”.

Honduras: un'altra martire ambientalista

di Geraldina Colotti 
Lesbia Yaneth Urquia aveva 49 anni. Lascia due figlie e un figlio e un’ondata di rabbia e rimpianto. Era un’ambientalista del Copinh, il Consejo Civico de Organisaciones Populares e Indigenas de Honduras, la stessa organizzazione a cui apparteneva Berta Caceres, uccisa 4 mesi fa. Lesbia Yaneth, una riconosciuta leader comunitaria è stata ammazzata nella città di Marcala, ai confini con il Salvador, nel dipartimento di La Paz. I sicari le hanno spaccato la testa a colpi di machete. Il corpo dell’ambientalista, che era uscita da casa per fare un giro in bicicletta, è stato ritrovato in una discarica.

Così la polizia celebra il G8: maxi sconto ai macellai messicani della Diaz

di Ercole Olmi
Anche la polizia celebra gli anniversari: quello della mattanza di Genova, delle violenze feroci nelle giornate di luglio, quello della condanna (era l’altroieri) in Cassazione per alcuni dei responsabili del cumulo di abusi e violenze nella scuola Diaz. Vanno e vengono dai siti i nomi dei poliziotti condannati per i fatti della scuola Diaz e di Bolzaneto al G8 di Genova, prima cancellati e poi ripristinati sul registro on line della Corte di Cassazione dopo una interrogazione del senatore del Pd Luigi Manconi. Le sentenze sono apparse per mesi prive dei nomi di condannati illustri come quelli di Francesco Gratteri o Gilberto Caldarozzi , i più stretti collaboratori dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro.

Un osservatorio indipendente sulle spese militari: al via il progetto MIL€X

di Ingrid Colanicchia
Se una qualsiasi società di rilevazione statistica si prendesse oggi la briga di sondare quanti cittadini conoscono l'ammontare delle nostre spese militari, tra risorse investite nell'industria bellica nazionale e stipendi delle Forze armate, sarebbero in pochi probabilmente a dare la risposta esatta: 23 miliardi di euro l'anno. Cifra esorbitante, tanto più se messa a confronto con le risorse destinate agli ammortizzatori sociali, eppure – o forse sarebbe meglio dire proprio per questo – l'argomento è raramente oggetto di dibattito o approfondimento, con la conseguenza che la questione è di fatto sottratta al controllo dell'opinione pubblica.

La provincia e l’orrore globale

di Giuseppe Buondonno
A proposito di questa vicenda tragica, accaduta nel posto dove vivo, ha ragione Don Vinicio Albanesi (della Comunità di Capodarco) quando dice che spesso: «La provincia è infida», perché copre, smorza, nasconde anche ambienti violenti, che andrebbero fatti emergere e contrastati con decisione. Quegli ambienti in cui la sottocultura razzista e neonazista viene spesso tollerata, considerata un puro fenomeno di costume. Finché non uccide. Non è il primo episodio nelle Marche, non lo è a Fermo: nei mesi scorsi, le esplosioni davanti a chiese i cui parroci sono impegnati in accoglienza e solidarietà; l’uccisione di due lavoratori dell’est (che rivendicavano di essere pagati), da parte di un imprenditore della zona (che poi si è tolto la vita in carcere); tre anni fa, l’aggressione (sempre da parte di soggetti dello stesso ambiente fascistoide) contro un ragazzo eritreo; ancor prima, le scritte razziste contro la mensa della Caritas.

Porte girevoli: Barroso dalla Commissione Ue alla Goldman Sachs

di Roberto Ciccarelli 
La banca d’affari americana Goldman Sachs ha annunciato di avere assunto l’ex presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso in qualità di «consulente». Barroso svolgerà la funzione di presidente non esecutivo di Goldman Sachs International (il ramo internazionale del gruppo con sede a Londra) e di consigliere di Goldman Sachs. Il mandato di Barroso è durato dieci anni: il secondo è stato caratterizzato dall’esplosione della crisi finanziaria durante la quale la Commissione Ue ha applicato una più stringente regolamentazione bancaria e le politiche dell’austerità che hanno moltiplicato la crisi e i suoi effetti devastanti. Nel 2009 l’ex primo ministro portoghese di centro-destra aveva definito «scandalosi» e «un problema etico» i bonus dei banchieri.

Gli italiani chiedano scusa

di Raffaele K. Salinari
Questa è una lettera di scuse indirizzata alle comunità di migranti che arrivano nel nostro Paese spinte da un sogno: trovare una vita migliore, senza fame, guerra, razzismo, povertà, esclusione sociale, ma anche che potranno finalmente esprimere i loro talenti, lavorare per un equo salario, avere una casa dignitosa, vedere crescere i figli come parte integrante e riconosciuta di una società che li ha accolti e che si trasforma anche in virtù del loro apporto culturale. Questa è una lettera di scuse per la morte del corpo sognante di Emmanuel, ucciso a Fermo da chi tutto questo non solo non lo accetta, ma lo combatte con i mezzi più atroci, arrivando direttamente dall’insulto all’omicidio.

Renzi: la situazione precipita

di Aldo Giannuli
Dalle elezioni amministrative è iniziata una reazione a catena che sta travolgendo tutto, complice anche la “botta” della Brexit. In primo luogo le amministrative hanno distrutto l’immagine del Renzi sempre e comunque vincente. Nel complesso il fiorentino se l’è cavata con la risicata vittoria milanese (regalatagli dai renziani di complemento di Basilio Rizzo ed amici) ma non ha potuto evitare una vistosa crepa nel suo blocco di maggioranza, con le critiche di Franceschini. Come era prevedibile, il risultato delle amministrative è andato molto al di là del significato locale (altro che “votare per i sindaci”, come sostenevano imbecilli e renziani coperti) ed ha attivato un terremoto nazionale.

Seguire l'onda populista?

di Franco Astengo
Il termine populista è diventato di gran moda nel lessico politico europeo coinvolgendo nella definizione diversi movimenti e leader che agiscono in varie situazioni rese molto complicate dal procedere di eventi drammatici legati in gran parte agli effetti della fase conclusiva del tipo di gestione globale del ciclo capitalistico avviato fin dagli anni’90 del XX secolo con la caduta della dimensione bipolare dell’assetto planetario. E’ necessario, da questo punto di vista, andare avanti nell’analisi, per tentare una definizione meno sommaria del fenomeno.

Città ribelli. Niente autorizzazione per il Cie: firmato Ada Colau

di Andrea Alba
Il Municipio di Barcellona ha ordinato che il Centro di Identificazione e di Espulsione (CIE) non venga mai più riaperto. Il centro, che era stato chiuso il 5 novembre dello scorso anno per degli interventi di ristrutturazione, non ha ottenuto le licenze necessarie da parte del Municipio guidato da Ada Colau per tornare a funzionare. È chiaro che sin da ora si aprirà un contenzioso tra il Ministero degli interni e il governo del Comune guidato da Barcelona en Comú. Il consiglio comunale ha intenzione di tenere aperta la disputa col Ministero degli interni fino alla chiusura definitiva del centro, avvalendosi anche del voto contrario del Parlamento della Catalonia, visto che entrambe le istituzioni hanno espresso contrarietà alla presenza del CIE.

Brexit e Spagna: l’Europa sul filo del rasoio?

di Conn Hallinan 
Apparentemente la Brexit del 23 giugno e le elezioni spagnole del 26 giugno non sono comparabili. Dopo una campagna disgustosa, piena di razzismo e islamofobia, i britannici – o, meglio, gli inglesi e i gallesi – hanno fatto un salto nel vuoto e votato per l’uscita dall’Unione Europea (UE). Gli elettori spagnoli, dal canto loro, hanno rifiutato il cambiamento e appoggiato un partito di destra che incarna le politiche dell’organizzazione del commercio che ha sede a Bruxelles. Ma nel profondo le linee di faglia dei due paesi convergono. Per la prima volta da quando Margaret Thatcher e Ronald Reagan inaugurarono una varietà di capitalismo del libero mercato e globalizzazione che si appropriò di gran parte del mondo negli anni ’80 quel modello è sotto assedio.

La guerra americana

di Luca Celada
Cinque poliziotti morti e sette feriti: è il bilancio dell’agguato che ha seminato il panico a Dallas nella notte di ieri, trasformando il centro della città texana in una campo di guerriglia urbana. L’attentato è avvenuto la sera di giovedì durante una manifestazione di protesta contro le uccisioni d Alton Sterling e Philando Castile, i due afroamericani giustiziati da agenti di polizia in Louisiana e Minnesota nelle precedenti 48 ore. Quella di Dallas era una delle decine di proteste organizzate in molte città del paese, Seattle, Denver, St. Paul, Chicago e New York fra le altre. Il corteo texano si è svolto pacificamente con la partecipazione di un migliaio di persone.

La modernità di Bauman nel razzismo occidentale

di Lorenzo Carchini
Dal nigeriano a Fermo per difendere la moglie al padre di famiglia ucciso davanti a moglie e figlio in Minnesota, l’Occidente torna a fare i conti con il razzismo rimasto latente in alcune fasce della società. Qualcosa che già il sociologo e antropologo Zygmunt Bauman aveva analizzato e che oggi torna con drammatica prepotenza. “Noi sospettiamo (anche se ci rifiutiamo di ammetterlo) che l’Olocausto possa semplicemente aver rivelato un diverso volto di quella stessa società moderna della quale ammiriamo altre e più familiari sembianze, e che queste due facce aderiscano in perfetta armonia al medesimo corpo”. Questo breve periodo costituiva il cuore del discusso capolavoro di Bauman, “Modernità ed Olocausto”.

La coscienza e i diritti

di Angelo Schillaci
In occasione dell’approvazione della legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, si è aperto un dibattito sulla possibilità, per i sindaci, di rifiutare la costituzione dell’unione per motivi di coscienza. Si tratta, in verità, di questione non nuova, che si è posta anche in altri ordinamenti che hanno introdotto forme di riconoscimento delle unioni omosessuali: così ad esempio in Spagna, in Francia, negli Stati Uniti. In tutti questi casi, peraltro, il problema si è risolto con la riaffermazione dell’obbligo del pubblico ufficiale di applicare la legge. 

Prigionieri in patria

di Vincenzo Mattei
Il volto scavato dalle rughe, consunto dal tempo e dalla fisionomia etnica, il sorriso che spacca ancora di più il visto e mostra denti d’oro o di metallo, la pelle scura come bruciata dal sole. Sono solo alcune delle immagini delle donne rom albanesi, un carattere duro ma che sembra canzonare l’osservatore. «Zingari» è una parola che non vogliono sentirsi dire, ha un connotato razzista e sprezzante che porta con sé secoli di odio e di stereotipi tutti virati al negativo. Anche oggi tale sentimento continua imperterrito in tutte le parti del mondo, e in Albania non è da meno.

Dopo Fermo. Da dove viene la tolleranza verso il razzismo

di Giorgio Cremaschi 
Pare che l’avvocato del razzista assassino di Fermo abbia giustificato il suo cliente affermando che anche i politici usano un linguaggio razzista. E’ vero: Calderoli chiamò orango l’ex ministra Kienge. E il Pd lo ha salvato. Nel 2015 al Senato giunse la richiesta di autorizzazione a procedere per razzismo contro il senatore della Lega Nord. Ben 81 parlamentari del PD, quasi tutti, votarono per salvare Calderoli che poi ricambiò il favore ritirando molti suoi emendamenti su leggi del governo. Questo schifo dimostra che viene dal Palazzo la tolleranza contro il razzismo. Dare della scimmia ad un altro essere umano è l’atto abbietto e violento di un razzista che colpisce tutta la nostra umanità.

Nel castello dell’anarchia

di Angelo Mastrandrea 
Trent’anni dopo quel primo maggio in cui la Festa del non lavoro si trasformò nella più suggestiva occupazione di un edificio pubblico d’Europa, il Forte Prenestino è ancora al suo posto. Non potrebbe essere altrimenti, per una struttura militare costruita per resistere ad assedi e bombardamenti. Ha fatto fronte a ogni intemperia pure la cittadella autogestita che dal 1986 ha preso a essere costruita nei quasi quattordici ettari di terreno sui quali è poggiata la struttura e che la rendono, ora che lo storico Tacheles di Berlino è stato sgomberato, il più grande centro sociale del continente.

Brasile: i popoli indigeni, il “Re della soia” e gli altri…

di Alessandro Graziadei
La sua famiglia ha guadagnato miliardi dal saccheggio delle foreste e della terra indigena e si è sempre dichiarato contrario al riconoscimento dei territori indigeni, a favorevole a dighe e di altri mega progetti che violano i diritti dei popoli indigeni. Chi è? Prima era “solo” Blairo Maggi, un potente imprenditore brasiliano, dalle chiare origini italiane, capace di diventare il governatore del Mato Grosso e contemporaneamente (sarà un caso?) il più grandeproduttore mondiale di soia, commercializzando da solo circa il 26% della produzione di tutto lo Stato del Mato Grosso. Oggi è il neo Ministro dell’Agricoltura del presidente ad interim Michel Temer i cui ministri, sembrano fare a gara per tentare di aggirare le leggi a tutela delle terre indigene e quelli dei suoi abitanti.

Il sogno sfuggito

di Alessandro Portelli
Io non credo che possiamo essere contenti di quello che sta succedendo a Dallas in queste ore. In primo luogo, perché ci sono dei morti, e questo non è mai fonte di gioia. In secondo luogo perché sul piano della lotta armata, a vincere saranno inevitabilmente gli altri, difficilmente vinceremo, e ci saranno altri morti. Non è questione di retorica della non-violenza: le sue vittorie il movimento di liberazione afroamericano le ha conquistate con altri mezzi, con la mobilitazione di massa, e non è chiaro quali saranno gli effetti della strage di Dallas su questo piano.

Tremila morti nel Mediterraneo

Una strage infinita. Nei primi sei mesi di quest’anno quasi tremila persone hanno perso la vita nel Mediterraneo cercando di arrivare in Italia. Mille in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un incremento che conferma una volta in più come, per chi fugge da fame e violenze, quella del Mediterraneo sia la rotta più pericolosa del mondo. I dati sono stati forniti ieri dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, secondo cui fino al 6 luglio scorso gli arrivi in Europa sono stati 230.885, soprattutto in Italia (70.978) e Grecia (158.527). I morti sono stati 2.920, oltre mille in più dei 1.838 dello stesso periodo 2015. Il principale paese di partenza è la Libia, seguita dall’Egitto. La maggior parte dei soccorsi ci sono stati nel Canale di Sicilia, dove opera la missione europea Sophia.

Legalizzare per la democrazia

Intervista a Marco Cappato di Eleonora Martini
«Legalizzare droghe, eutanasia, aborto, ricerca scientifica sulle staminali embrionali o sulla modifica del genoma: se la politica non si muove su questi temi viene superata dalla realtà della scienza e della società. Il governo italiano e il parlamento mostrano di non avere alcuna consapevolezza dell’urgenza di affrontare queste istanze che vengono dal basso. E a farne le spese non sono soltanto le singole persone, vittime del proibizionismo, ma tutto il sistema democratico». Il radicale Marco Cappato sintetizza così le principali richieste del Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica che si è concluso ieri, a Roma, dopo due giorni di dibattito.

Vertice Nato a Varsavia: una nuova guerra fredda?

di Fabrizio Poggi
Il vertice Nato che si è aperto a Varsavia rischia di dare il via non solo a una ulteriore pericolosissima pressione sulla Russia, ma anche il disco verde a quello che potrebbe diventare l’anteprima, o la “prova generale”, di uno scontro diretto su larga scala, limitato per ora al teatro del martoriato Donbass. Da mesi le milizie popolari paventano attacchi massicci delle forze ucraine, poi risoltisi, fortunatamente, in puntate offensive abbastanza limitate. Questa volta, però, l’allarme viene direttamente dal Ministero degli esteri russo: l’ha lanciato ieri il vice Ministro Grigorij Karasin, a conclusione dei colloqui con gli ambasciatori di Germania e Francia, Rüdiger von Fritsch e Jean-Maurice Ripert, specificando che il forte concentramento di truppe regolari, battaglioni neonazisti e artiglierie nelle vicinanze del fronte starebbe a indicare la volontà ucraina di “risolvere” per via militare la questione del Donbass.

Italicum, quella modifica per una coalizione che non c’è più

di M.t.a.
«Non vinceremo questo referendum evocando la paura del no. È vero, i rischi per l’Italia sono notevoli: ma noi non dobbiamo evocare la paura. Perché nel nostro Dna c’è la speranza, non la paura. Costruire una proposta, non evocare una minaccia». Nella sua enews il presidente Renzi approfondisce l’opera di sminamento e «spersonalizzazione» del referendum costituzionale di ottobre – o novembre? -. Non c’è da agitare paure, dice, anche se, sia chiaro, con il sì «l’Italia diviene un Paese più semplice. Ci saranno meno politici, meno sprechi di tempo e denaro, più partecipazione, più chiarezza di ruoli». Ma non è evocando sfaceli che vuole risalire la china.