La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 5 marzo 2016

Serge Halimi: rinascita della vera sinistra

di Serge Halimi
La persistente impopolarità dei leader politici socialisti della Francia non è un’eccezione nazionale da attribuirsi alle basse cifre dell’occupazione o all’abbandono delle principali idee della sinistra. Gli Stati Uniti e la maggior parte degli altri paesi europei hanno anche assistito alla fine del ciclo ideologico della “terza via” impersonato 20 anni fa da Bill Clinton, Tony Blair, Felipe González, Dominique Strauss-Kahn and Gerhard Schröder.
Ma non sono soltanto le forze situate a destra che hanno tratto beneficio da questa sconfitta di un marchio a lungo trionfante del social-liberalismo. Di recente c’è anche stata una rinascita di una tendenza contraria le cui idee erano considerate arcaiche e spazzate via dalla globalizzazione, gdalla flessibilità e dalla nuova tecnologia. Nei campus degli Stati Uniti, nei sobborghi di Londra e tra le autorità locali a Madrid e a Barcellona, questa sinistra, che ha respinto i suoi complessi, sta guadagnando trazione politica.

I Signori del caos

di Marco Revelli
A passi felpati e a occhi bendati l’Italia si avvia alla guerra. Per certi versi, a contare i caduti sul terreno, c’è già dentro. E la fortunata soluzione per i due altri lavoratori che hanno avuto il coraggio di liberarsi e sono vivi, comunque fa capire che a Sabratha di un «assaggio di guerra» si è trattato, vale a dire del caos e della ambiguità nel quale rischieremmo di precipitare se solo l’Italia intervenisse in armi in Libia. Ma purtroppo, come in altri momenti oscuri della storia, ci si avvia a una nuova avventura coloniale che ha tutte le caratteristiche per annunciarsi disastrosa, e lo si fa nelle condizioni peggiori.
Con poche idee (forse nessuna). In un quadro di collaborazione sgangherato (mentre a Roma si chiede la «guida delle operazioni», americani inglesi e francesi già operano per conto loro).

Trivelle, petrolio e salute. Per esempio, in vista del Referendum

di Rosanna Suozzi
Non si può parlare di impatto sulla salute delle estrazioni petrolifere senza analizzare alcuni aspetti a queste connessi, né si può parlare di trivellazioni, in Italia, senza citare il caso emblematico della Basilicata.
Le perforazioni esplorative e le trivellazioni, innanzi tutto, non considerano mai l’impatto sanitario, provocato sia dall’uso dell’uranio impoverito che da un mix di altri composti radioattivi e metalli pesanti, sulla testa delle trivelle (Brevetti della Halliburton 1984 e 2011), sia dall’utilizzo di solventi e sostanze chimiche (circa settecento secondo Susan Nagel dell’University of Missouri School of Medicine), usati per favorire la penetrazione delle trivelle nel sottosuolo. Tali elementi, aumentano l’insorgenza di interferenze endocrine sia in età pediatrica che nell’adulto.

La vera rivoluzione del voto alle donne

di Nadia Urbinati
La conquista del diritto di voto è stata per le donne di gran lunga più difficile che per ogni altra fetta di popolazione, non solo in Italia. Come Natalia Aspesi ha scritto su Repubblica introducendo il filmSuffragette, la lotta per il suffragio è stata lunga e dura, in tutti i paesi, anche quelli di storia liberale come l’Inghilterra, o quelli che nacquero sul consenso elettorale e l’eguaglianza, come gli Stati Uniti. È quindi giusto dire che il decreto legislativo più rivoluzionario che ha avuto l’Italia fu quello a firma De Gasperi- Togliatti che in data 31 gennaio 1945 riconobbe il diritto delle donne al voto, anche se non all’eleggibilità, una discriminazione che sarebbe caduta di lì a poco: ventuno furono le donne elette il 2 giugno 1946 all’Assemblea costituente.
Quello suffragista fu il primo movimento globale, la prima forma di mobilitazione rappresentativa che conquistò legittimità mediante l’opinione e grazie a celebrità intellettuali che associarono il loro nome alla causa.

Le Grandi opere inutili e imposte

di Tiziano Cardosi
Per parlare di quella che è una vera e propria violazione dei diritti dei popoli a proposito delle «Grandi opere», inutili e imposte – se ne può fare un acronimo: le Goii -, in Italia non possiamo prescindere dal fare un quadro generale della situazione politica, economica e legislativa.
Quello delle «Grandi opere» è un fenomeno non nuovo, soprattutto nei paesi del cosiddetto «terzo mondo». In particolare, in America Latina e Africa tali «Grandi opere» sono state lo strumento di una politica economica di rapina, nata subito dopo la decolonizzazione, per mantenere al guinzaglio i paesi che da poco si erano liberati del giogo diretto delle potenze imperialiste: si sono creati enormi debiti, che sono diventati il coltello alla gola con cui i paesi piú poveri sono stati nuovamente oppressi e sfruttati, non piú direttamente, ma con strumenti piú subdoli.

I motivi del no alla riforma costituzionale

di Daniele Sterrantino e Chiara Del Corona
Il primo marzo, si è tenuta a Lastra a Signa la prima riunione del Comitato per il No alla riforma Costituzionale, sulla quale i cittadini sono chiamati a esprimersi il prossimo ottobre. Daniele Sterrantino (RFC) e Matteo Gorini (Sinistra Italiana) hanno delucidato in maniera approfondita i punti cruciali della Riforma del Senato e chiarito i perché di un voto contrario a tale riforma adducendo motivazioni che quasi sempre vengono occultate o mascherate dalla propaganda del governo e dalla comunicazione mediatica main stream. Anche la campagna referendaria che partirà per promuovere il voto favorevole alla riforma sarà probabilmente tutta giocata all’insegna di una strumentale retorica efficientista che elogia il fare del governo e farà passare coloro che mettono invece in luce le ragioni per cui essere contrari a tale riforma, come i soliti “gufi” disfattisti che ostacolano ogni tentativo funzionale alla ripartenza del paese.

Pensioni e consenso sociale

di Sergio Cofferati
Negli anni Ottanta, le ipotesi annunciate di riforma del sistema previdenziale sono state numerose, ma nessuna è arrivata a una discussione impegnativa in Parlamento. Occorre dire che pochissime avevano il profilo vero della riforma perché cambiavano solo alcune prestazioni, non intaccavano il modello e per questo non generavano veri risparmi e non stabilizzavano il sistema previdenziale.
L’avvio della discussione che porterà alla prima vera riforma, quella del 1994 con il governo Dini, avviene nel settembre del 1993. Il governo presieduto dall’onorevole Berlusconi, nel mese di luglio, nel documento di programmazione economica e finanziaria che venne presentato al Parlamento, indicò le coordinate di una presunta “riforma delle pensioni”.

Tutto quello che c'è da sapere sul referendum no triv del 17 aprile

di Act!
Il prossimo 17 aprile si terrà un referendum popolare. Si tratta di un referendum abrogativo, e cioè di uno dei pochi strumenti di democrazia diretta che la Costituzione italiana prevede per richiedere la cancellazione, in tutto o in parte, di una legge dello Stato. E riguarderà le concessioni estrattive per le piattaforme oltre le 12 miglia. Come si spiega qui è stato proposto "da 10 Regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise; l’Abruzzo ha poi ritirato il suo sostegno ai quesiti)".
Purtroppo non è stato possibile accorparlo con le imminenti amministrative di giugno perché "È intervenuta invece una legge della Repubblica Italiana, approvata nel 2011, nella disputa riguardante la possibilità di un “Election Day” ovvero l’accorpamento delle votazioni amministrative con il quesito referendario. Proprio il citato “decreto 98/2011″ esclude l’ipotesi che le due consultazioni possano avvenire in concomitanza l’una con l’altra".

Pensioni e lavoro: la difficile integrazione dopo due decenni di riforme

di Matteo Jessoula e Michele Raitano
Tradizionalmente vituperato per i timori di insostenibilità finanziaria, le iniquità intercategoriali e gli effetti redistributivi spesso perversi, dopo due decenni di riforme il sistema pensionistico italiano è oggi generalmente apprezzato – tanto nel discorso pubblico interno quanto nelle sedi europee e internazionali – come modello sostenibile finanziariamente ed “equo” sul piano attuariale.
Tuttavia, sul piano dell’adeguatezza delle prestazioni e dell’equità sostanziale i profili di criticità – e le conseguenti sfide per i policymakers – non mancano, se il modello pensionistico italiano viene osservato con riferimento: a) all’interazione con le dinamiche del mercato del lavoro, drammaticamente aggravatesi nell’attuale prolungata fase di Grande recessione; b) ai numerosi interventi legislativi (culminati con la riforma Monti-Fornero del 2011) che si sono succeduti dopo la cruciale riforma Dini del 1995, che introdusse, seppur con estrema gradualità, il metodo di calcolo contributivo in sostituzione di quello retributivo.

Stampa e Repubblica, concentrazione fuori legge

di Vincenzo Vita
Se è ancora attuale lo stato di diritto e se –come temono politologi illustri – non è ancora tornato in auge il libro della giungla, allora la concentrazione in un’unica compagine con La Stampa, Il Secolo XIX e il gruppo Espresso-Repubblica non si può fare.
Supera, infatti, il limite del 20% (con circa il 23%) della tiratura complessiva previsto dall’articolo 3 della legge 67 del 1987, che a sua volta riprendeva i tetti della riforma-madre dell’editoria: la legge 416 del 1981, di fatto l’unico testo antitrust in vigore, dato che la vicenda radiotelevisiva è finita nel tragicomico meccanismo di rilevazione del Sic (l’incalcolabile sistema integrato delle comunicazioni).

Immigrazione: fenomeno inevitabile, sfida da vincere

di Alessandro Rosina
Spostarsi sul territorio è un fatto naturale della vita. I movimenti migratori sono stati uno dei principali motori del popolamento del pianeta e del suo sviluppo economico e sociale. Se ciascuna persona nata dalla rivoluzione del Neolitico in poi fosse rimasta ferma nel suo luogo di nascita, avremmo avuto più divisioni e conflitti, meno interscambi culturali e commerciali, un percorso di civiltà bloccato o comunque molto più lento. È altresì vero che il timore dello “straniero” è stato una costante della storia umana. Gli arrivi dall’esterno possono essere perturbatori rispetto a consolidati equilibri nel luogo di accoglienza. Aiutano però anche, come avviene nel confronto tra generazioni, a vedere con occhi diversi la realtà e ad affrontare con energie nuove le sfide che essa pone. Il tema vero è allora come vengono gestite e come possono essere regolate le acquisizioni esterne, non tanto come opporsi a chi arriva.

L'inquisizione della Cgil contro i delegati Fiat, così coerente con l'accordo del 10 gennaio 2014

di Giorgio Cremaschi
Il Sant'Uffizio della Cgil, il Collegio Statutario, ha decretato che buona parte dei delegati FIOM degli stabilimenti Fiat di Termoli e Melfi hanno tenuto comportamenti incompatibili con l'organizzazione. Ora queste lavoratrici e questi lavoratori verrano convocati dalle segreterie della FIOM del Molise e della Basilicata, che in accordo con la segreteria nazionale li hanno denunciati.
Se non faranno abiura e non prometteranno di cambiare comportamento, questi delegati saranno espulsi dall'organizzazione. Sembra incredibile anche solo a raccontarlo, visto che Camusso e Landini ogni giorno fanno proclami di democrazia. Eppure è proprio così, semplici operai vengono cacciati dal loro sindacato perché fanno il loro dovere di sindacalisti.

Acqua pubblica: la legge popolare depotenziata

di Luca Martinelli 
Secondo le Nazioni Unite, ogni essere umano ha bisogno di almeno 50 litri al giorno di acqua potabile per vivere una vita dignitosa. Per alcuni deputati italiani, però, ne bastano 40. Così, almeno, è scritto in uno degli emendamenti alla proposta di legge relativa alla “gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, che a partire da martedì 8 marzo verrà esaminata dalla Commissione ambiente della Camera dei deputati. 
Il testo è “figlio” della Legge d’iniziativa popolare in materia promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che nel 2007 raccolse oltre 400 mila firme. Ma secondo il Forum, che è attivo dal 2006 e nel 2011 è stato uno dei protagonisti del vittorioso referendum “2 sì per l’acqua bene comune”, “alcuni emendamenti depositati puntano a stravolgere l'impianto generale del testo e ne travisano i principi essenziali, come il riconoscimento del diritto umano all'acqua e il modello di gestione pubblica del servizio idrico integrato”, cioè di acquedotto, depurazione e fognature.

Il volto del nuovo luddismo: il modo di procreare

di Maria Grazia Turri
Non c’è nulla di fisso in natura che riguardi il sesso.
Eraclito si pronunciava così fra il VI e il V secolo a.C.: «In principio tre erano i sessi del genere umano, e non due come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo comune a entrambi di cui è rimasto il nome mentre esso è scomparso».
Il filosofo greco non immaginava che oggi avremmo saputo che i sessi o le forme della sessualità sono ben più di tre. Infatti, gli innumerevoli risultati che provengono dalle scienze biologiche e dalle neuroscienze stanno ampiamente frantumando la dualità uomo-donna e maschio-femmina, e con queste quella di natura-cultura e sesso-genere. Ricerche che mostrano come il costituirsi di ciò che sessualmente siamo non sia per nulla deterministico, bensì articolato e complesso, e mai dato una volta per tutte.

La Carta non c'è più

di Marco Travaglio
La Costituzione dice che “la sovranità appartiene al popolo” (sottinteso: italiano). Ma sulla stepchild adoption decide il Vaticano, sulla caduta del governo B. (e forse non solo di quello) mettono lo zampino gli spioni Usa e sulla guerra in Libia decidono pure gli Stati Uniti, i quali ci fanno gentilmente sapere che non solo combatteremo a Tripoli bel suol d’ amore, ma, se faremo i bravi, avremo anche il “ruolo di guida”.
La Costituzione dice che “l’ Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, cioè autorizza al massimo le guerre difensive. E qui non si capisce bene chi ci stia attaccando. La Costituzione dice che “le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”, ma nessuno ha ancora avvertito le Camere che siamo in guerra.

Il destino dei migranti e l’anima dell’Europa

di Marcella Lucidi
Se soltanto alcuni mesi fa l’arrivo massiccio di profughi nel continente faceva ancora confidare nella possibilità di coinvolgere i paesi membri nell’attuazione di una agenda europea sull’immigrazione, quel che ne è seguito ci dice piuttosto che la grave e crescente crisi umanitaria del Mar Mediterraneo rischia addirittura di compromettere l’esistenza stessa dell’Unione europea.
La legittima questione della sostenibilità dei flussi di disperati che continuano ad arrivare dal Medio Oriente e dall’Africa si è legata fortemente alla domanda di sicurezza imposta dalla minaccia terroristica. Tanto è bastato ad animare le divergenze interne all’Unione e a incrinare il principio di “responsabilità comune” in cui è stato iscritto il patto europeo. Tanto è servito per indebolire la prospettiva di una integrazione tra gli Stati, pur funzionale a presidiare i confini esterni della fortezza europea, mettendo in discussione la realtà di uno spazio comune di cittadinanza, di libera circolazione, guadagnata dal 1985 a oggi.

Giustizia, eguaglianza e cittadinanza: il diritto alla salute e la sua universalità in Italia

di Vito De Filippo
Equità e sostenibilità sono condizioni di possibilità per la giustizia sociale. Il dibattito tipico del liberalismo di ispirazione angloamericana si è intersecato con fecondità con quello proprio della sinistra europea e si è incentrato, a partire dalle analisi di Rawls, Dworkin, Sandel, Habermas e Taylor (per citare solo gli autori più rilevanti nel dibattito odierno), sulla definizione della giustizia. La giustizia si trova in continua tensione tra la sua definizione in termini di equità o di converso come sistema di garanzie, a seconda delle declinazioni che si sono incontrate e determinate reciprocamente in questi ultimi anni.
In Italia e nell’Unione europea il dibattito pubblico su queste tematiche sovente inclina a ritenere che andrebbero ripotenziati la rappresentanza e il dibattito parlamentare, troppo compresso negli ultimi decenni dall’azione degli esecutivi nazionali e delle agenzie e istituzioni sovranazionali.

Elogio della militanza

di Alessandro Barile
Elogio della militanza è prima di tutto un titolo appropriato. Non elogio dell’attivista o del volontario, o altre definizioni post-moderne della partecipazione politica. Il militante, secondo le parole dell’autore, è “colui o colei che mette interamente in gioco la propria vita”, è “un soggetto divisivo, produce continuamente il “noi” e il “loro”, prende posizione e costringe a schierarsi. Separa per ricomporre la propria parte”. Non una figura qualunque, pacificata, della partecipazione politica liberale, ma una figura specifica e storicamente determinata della lotta politica. Il titolo è già di per sé una forma di rottura rivendicata, una rottura necessaria, che avviene non contro la normalizzazione liberal-democratica (troppo facile), ma dentro il campo della sinistra antagonista, che da tempo ha accettato supinamente la traslitterazione semantica (di provenienza anglosassone) dell’attivista. “Quando al giro di boa del millennio si è iniziato a chiamarlo attivista, non si è trattato di una semplice concessione linguistica, ma di un cedimento strutturale.

L’università italiana non prepara al lavoro?

di Edoardo Lombardi Vallauri
Che l’università debba preparare al lavoro è un luogo comune. Anzi un tormentone, un mantra, una sentenza, ripetuta dalle fonti che in questo Paese hanno in assoluto più ascolto, e cioè le aziende. Le sacre aziende, che siccome la ricchezza la generano loro, hanno sempre ragione. E se non vogliamo diventare poveri, bisogna fare tutti come dicono le aziende. Già, ma ultimamente le aziende di ricchezza ne generano meno dell’auspicabile. Ebbene, l’università, che deve generare sapere e saper fare, ne genera anche lei così poco? Perché le aziende, per non prendersi la colpa del fatto che non riescono più a produrre ricchezza, hanno inaugurato il sistema ben noto dello scaricabarile: la colpa non è nostra, dicono, ma – fra gli altri cattivi – della scuola e dell’università, che non preparano i giovani per il lavoro.

Le elezioni presidenziali del 2016: la ribellione delle masse

di James Petras
L’apparato politico Americano – le elite dei partiti e le corporations che li sostiene, hanno (in parte) perso il controllo sul processo di nomina del Presidente e si trovano a confrontarsi con candidati “indesiderati”, che stanno polarizzando l’elettorato con i loro programmi e le loro dichiarazioni. Ma ci sono altri fattori più specifici, che stanno mobilitando l’elettorato e parlano della storia recente degli Stati Uniti. Questi elementi riflettono un riposizionamento della politica degli Stati Uniti. In questo saggio, illustreremo quali sono questi cambiamenti e quali saranno le conseguenze più significative per il futuro della politica americana. Esamineremo come questi fattori influenzino ciascuno dei due maggiori partiti.

Contro un intervento italiano in Libia

di Alex Marsiglia
"Nei giorni scorsi la stampa libica ha rivelato che una delegazione militare e d’intelligence italiana “di alto livello” ha incontrato il generale Haftar nella base di di al-Marj, città della Cirenaica nota con il nome di Barce ai tempi della colonizzazione italiana. Non si può escludere che l’obiettivo della visita fosse anche quello di definire il rischieramento in quell’area di mezzi, velivoli e truppe italiane.
Circa la tipologia di intervento la Pinotti ha parlato di aiuti che i libici hanno già indicato di preferire: protezione del governo quando si insedierà a Tripoli, formazione e addestramento". Così Il Sole 24 Ore (leggi qui) riportava la notizia del possibile intervento italiano in Libia. Non sono ancora chiari i dettagli di come si articolerà in concreto questo intervento, ma è già sufficientemente chiaro l'obiettivo.

L'imperialismo britannico, la City ed il Brexit

di Michael Robert
Tony Norfield ha avuto un esperienza ventennale nelle sale operative della City di Londra, per 10 anni, come direttore esecutivo e responsabile globale della strategia in una delle maggiori banche europee. Ha conseguito un dottorato in ricerca in scienze economiche al SOAS di Londra. Soprattutto. è un marxista. E questa è la ricetta perfetta per un eccellente libro sul moderno imperialismo britannico e sulle caratteristiche della finanza globale nel 21° secolo.
Nella City, Norfield porta con sé alcune delle intuizioni chiave per la comprensione della natura dei moderni sistemi finanziari e su quale ruolo essi giochino nel funzionamento (o nel non-funzionamento) del capitalismo. Norfield sottolinea come la finanza e la produzione nel capitalismo del 21° secolo siano inseparabili - "sono partner stretti nello sfruttamento". Lo sono sempre stati fin dall'inizio del capitalismo industriale, ma ora lo sono ancora di più.

Una cospirazione contro Lula. Intervista a João Stedile

Intervista a João Stedile di Geraldina Colotti
«Vogliono fermare Lula». È indignato per gli sviluppi dell’inchiesta Lava Jato, il leader del Movimento Sem Terra, João Stedile, che abbiamo raggiunto al telefono per avere un commento sul fermo dell’ex presidente del Brasile.
Cosa sta succedendo?
"L’operazione della polizia federale, che ha fatto irruzione in casa di Lula e che si è portato via per interrogarlo insieme a un coordinatore della campagna elettorale del 2010, Jose Felipi, è un chiaro abuso giudiziario. Nella nostra consuetudine giuridica, questo non si fa neanche con i peggiori delinquenti, sempre che abbiano fissa dimora. L’intenzione di questi settori reazionari del potere giudiziario è di impedire la candidatura di Lula per le presidenziali del 2018. Il governo di Dilma è un governo di crisi, che non riesce a tirarsi fuori, ad avere uno scatto in avanti. La borghesia adesso non ha più tanto interesse a rimuoverla, quanto a imporle la sua agenda neoliberista. Questa è la condizione. E contemporaneamente deve impedire la candidatura di Lula per il 2018."

Il museo del fascismo a Predappio è sbagliato

di Igiaba Scego
Pochi giorni fa Donald Trump ha twittato una frase attribuita a Benito Mussolini: “Meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecora”. Il vero autore della frase si chiamava in realtà Ignazio Pisciotta. L’uomo era uno sconosciuto ufficiale della prima guerra mondiale, che avendo perduto la mano destra in battaglia scrisse con la sinistra (almeno così dice la vulgata) la sua frase eroica sui muri. E non i muri di un posto qualsiasi, ma i muraglioni di quel Piave che mormorava nella ormai celeberrima canzone.
Solo dopo entrerà in scena Mussolini. La frase evidentemente gli piacque molto. Anche perché rispecchiava perfettamente quella sua retorica nazional-popolare fascista che tanto aveva a cuore concetti come virilità ed eroismo.

Perché dico no all’autodeterminazione senza limiti

di Stefano Fassina 
Ringrazio Bia Sarasini per l’invito, che mi rivolge da queste pagine, alla discussione sulla complessa questione della “gestazione per altri”, della “maternità surrogata”, dell'”utero in affitto”, nel variegato lessico partigiano di ciascuna e ciascuno. La ringrazio anche per il tono delle sue riflessioni. Discutiamo di una questione generale, astratta dall’affetto per Nichi Vendola, relativa tanto all’universo etero quanto all’universo omosessuale. Anzi, i dati indicano, relativa soprattutto al primo.
Ricordiamolo per non cadere nella trappola tesa dai nostri avversari davanti alla stepchild adoption. Nel merito, confesso di non ritrovare nell’oggetto del suo commento le mie parole all’Avvenire. Mi attribuisce, forse per riflesso condizionato da antico confronto con le posizioni prevalenti nel Pci, una contrapposizione novecentesca «tra lavoro e mondo dei diritti individuali».

In guerra, segretamente

di Enrico Piovesana
Operazioni militari di intelligence o guerra segreta incostituzionale fuori dal controllo del Parlamento? Per Felice Casson, segretario del Copasir, l’impiego in Libia di forze speciali italiane decretato da Renzi a febbraio, sarebbe “fuori dalla legge e dalla Costituzione” se non rispetterà i limiti previsti dalla legge. “Ma il Parlamento non potrà controllare perché le informazioni sono secretate”, denuncia Luca Frusone, membro M5S della commissione Difesa.
Non è certo la prima volta che l’Italia entra in guerra, con buona pace dell’articolo 11 della Costituzione, regolarmente aggirato con l’artificio semantico delle “missioni di pace” o con la foglia di fico delle autorizzazioni dell’Onu e della Nato. Ma è una novità assoluta nella storia d’Italia che truppe da combattimento italiane vengano inviate in zona di guerra su iniziativa personale del Presidente del Consiglio senza alcun voto in Parlamento.

Casa: continuano i privilegi solo per chi specula

di Emanuele Montini
Che sul fronte del diritto alla casa questo fosse un paese al contrario un po’ ce ne eravamo accorti. Questi ultimi mesi sono stati esemplari. Nella legge di stabilità per il 2016 è stata confermata l’odiosa esenzione IMU in vigore dal 2013 (art. 2 del D.L. n. 102/2013) per gli immobili invenduti dalle imprese di costruzione. Non solo, ma questo privilegio fiscale, inizialmente previsto per soli tre anni, è stato garantito per sempre dal Governo Renzi. E’ chiaro come questa sia una norma che agevoli fiscalmente solo le grandi imprese di costruzione senza riconoscere gli stessi diritti ai comuni mortali che, ad esempio, ereditino una casa e la vogliano rivendere non potendola mantenere. In più questa normativa “droga” il mercato immobiliare perché consente ai costruttori di aspettare che i prezzi si alzino per vendere il loro stock abitativo. Così facendo, inoltre, si impedisce a chi è in cerca di una prima casa di beneficiare di prezzi accessibili.

Italia Cenerentola dei brevetti

di Roberto Romano
L’Epo (European patent office) ha presentato il rapporto sui brevetti depositati presso il suo istituto (3 marzo 2016). Sebbene i brevetti non siano un indicatore della propensione all’innovazione di un Paese, indiscutibilmente fotografano l’atteggiamento degli imprenditori del vecchio continente rispetto alla tutela delle proprie ricerche. I brevetti, infatti, garantiscono alle imprese un riparo dai possibili imitatori, e permettono di maturare-consolidare un vantaggio nella applicazione dello stesso. Quando un’impresa deposita un brevetto, vuol dire che si immagina un ritorno economico in termini di nuovo fatturato, mercato e profitti. Ovviamente l’effetto non è immediato, ma nel tempo migliora il posizionamento internazionale.

Regeni, la vittima sacrificale

di Il simplicissimus 
Davvero non resisto: due settimane fa avevo brevemente scritto su Regeni (qui) limitandomi ( ma mi vanto di essere stato tra i pochssimi a farlo) a far notare che la carriera dello stagionato studente, italiano ormai solo per passaporto, si è svolta tutta all’interno di quei circuiti nei quali si muove il reclutamento l’intelligence imperiale. Per una sorta di pudore nei confronti del giovane torturato e ucciso, di questa ennesima e oscura tragedia, mi sono astenuto dal far notare con chiarezza una cosa evidente, ovvero come la tesi secondo la quale egli sarebbe stato vittima dei servizi egiziani sia davvero bizzarra per non dire surreale: con le decine di migliaia di militanti anti regime, una resistenza che si organizza nell’ombra, centinaia di blog e siti in aperta rotta di collisione col governo, Al Sisi rischia una crisi internazionale per far fuori uno sconosciuto studente di Cambridge che si occupa accademicamente di sindacati alternativi e che in merito ha mandato un articoletto al Manifesto il quale, forse, prima o poi lo pubblicherà.

La Sanità dei sistemi regionali: il gap tra nord e sud

di Federico Toth
La premessa è nota: la riforma del 1992-93 ha attribuito alle Regioni italiane grande autonomia nell’organizzare i servizi sanitari sul proprio territorio. E da allora i governi regionali hanno effettivamente approfittato di tale autonomia, adottando strategie anche molto differenti tra loro. Alla luce di tali mutamenti è necessario domandarsi sotto quali aspetti i sistemi sanitari regionali differiscano, e quali siano le conseguenze in termini di performance e di qualità dei servizi erogati.
I diversi modelli regionali I governi regionali devono innanzitutto decidere in quante ASL suddividere il proprio territorio. Alcune Regioni preferiscono avere molte ASL di piccole dimensioni: è questa, ad esempio, la scelta del Veneto, che conta attualmente una ventina di ASL, con una popolazione media di 235.000 abitanti. Altre Regioni hanno invece deciso di avere poche ASL di dimensioni maggiori: in Campania, ad esempio, le sette Aziende sanitarie locali hanno una popolazione media attorno agli 837.000 abitanti.

La libertà di non scegliere

di Esc Atelier
Alcune considerazioni utili a inquadrare l’approvazione del DdL Cirinnà non possono non riguardare una valutazione del ruolo giocato in questa vicenda dalla società, dal Parlamento e dal Governo italiani.
Le riforme, in particolare quelle che riguardano i diritti civili, ovvero le libertà individuali, dovrebbero – il condizionale è d’obbligo in questo contesto - vedere il Parlamento farsi carico delle trasformazioni materiali ed etiche, espressione dell’intera società. Dovrebbe quindi compiersi più che mai lo sforzo di andare oltre le appartenenze – di fare un passo indietro, altro che libertà di coscienza! - ed avere la capacità di distillare/trarre dalle consuetudini e dalle tendenze espresse dalle forme di vita già in atto dei principi che garantiscano a chiunque l’espressione piena di sé.

Da Pantelleria i voli top secret degli Stati uniti

di Antonio Mazzeo
Dalla Sicilia non solo droni per le operazioni di guerra in Libia. Us Africom, il comando statunitense per gli interventi nel continente africano, sta utilizzando un aereo spia che decolla quotidianamente dall’isola di Pantelleria o dall’aeroporto «civile» di Catania Fontanarossa per monitorare una vasta area tra la Libia e la Tunisia. Il velivolo è di proprietà dell’Aircraft Logistics Group Llc, società contractor del Dipartimento della difesa con sede a Oklahoma City, il cui vicepresidente è l’ex generale Peter J. Hennessey, già responsabile delle attività logistiche dell’Us Air Force durante l’operazione Enduring Freedom in Afghanistan.
I tracciati radar più recenti documentano che l’aereo dotato di sofisticate apparecchiature d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento ha eseguito due missioni lo scorso 1 marzo. Decollato alle ore 5.34 da Fontanarossa, il Super King si è diretto sino a Misurata.

L’Odissea di Idomeni chiama l’Europa

di Teodoro Andreadis Synghellakis
L’ Odissea dei profughi non ha fine, con uomini e donne esposti al maltempo e all’incapacità dell’Europa di prendere delle decisioni realmente determinanti. La pioggia caduta a Idomeni, al confine tra Grecia ed Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, ha costretto più di mille e duecento persone a dormire nel fango, senza alcuna protezione. Agli altri diecimila e settecento che aspettano – probabilmente invano – di poter attraversare il confine, le organizzazioni non governative e le autorità greche sono riuscite ad assicurare almeno una tenda.
La situazione è altrettanto complessa nel centro di Atene, a Piazza Viktorìas, dove più di duecento persone dormono all’addiaccio, e in questi giorni di pioggia hanno cercato di ripararsi nei portoni dei palazzi e nelle tende, nella speranza di poter continuare il proprio viaggio oltre i confini greci.

Gestazione per Altri: per un dibattito a sinistra fuori dalle trincee

di Elena Monticelli, Alice Graziano, Ludovica Ioppolo e Diana Armento
In quest’ultima settimana i giornali e le trasmissioni televisive si sono riempite di un dibattito al limite dell’inverosimile intorno alla cosiddetta GPA (gestazione per altri), chiamata anche maternità surrogata o utero in affitto, un sequel ancora peggiore del dibattito sulla stepchild adoption e le unioni civili.  Sullo squallore e la volgarità del dibattito a destra, soprattutto dopo l’annuncio della nascita del figlio di Nichi Vendola proprio grazie ad una GPA in California (dove tale pratica è legale e regolamentata), non ci sembra opportuno spendere ulteriori parole.
Ci ha colpito di più, invece, il dibattito in mondi che sentiamo più vicini: quello della sinistra e quello di alcune associazioni di donne. Nel primo caso abbiamo assistito ad un dibattito che avremmo voluto più ponderato, meno opinionista e meno maschile, il cui obiettivo per una volta non fosse quello di affibbiare etichette e costruire posizionamenti.

Elvio Fachinelli. Raccontare il discontinuo

di Marco Dotti
Il 21 dicembre 1989, un giovedì, a Milano, moriva Elvio Fachinelli. In quelle ore, in un altrove che credevamo non ci riguardasse troppo ma coglieva forse meglio e certo più di tanti scenari il cuore infinitamente nero del nostro tempo che proprio Fachinelli aveva saputo indagare con il rigore eccentrico del flâneur, Nicolae Ceausescu, uno di quei piccoli uomini senza rigore e senza smalto che talvolta fanno la storia, si affacciava dal suo palazzo presidenziale e ripeteva una menzogna di lungo corso.
Nelle parole pronunciate in quello che fu il suo ultimo discorso pubblico, il conducător mostrava un misto di incredulità e disprezzo. Incredulità rispetto ai fatti di Timişoara, alle rivolte, ai minatori, allo sgomento per la «necessaria» repressione.

L’inferno di Calais tra sgomberi e ronde xenofobe

di Marco Cesario
La strada che porta alla “Giungla” di Calais è una strada fangosa piena di buche e macchie di cespugli bassi che s’arrampica verso il cielo e poi ridiscende in una sorta di no man’s land. Per chi non si fosse mai addentrato su queste stradine melmose battute dal vento, dalla pioggia e dalla salsedine trasportata dalle nuvole verso l’entroterra, sembra che il mare sia prossimo, ma in realtà non si vede.
Si vedono solo alte cancellate, fossati, barriere metalliche, camionette dell’esercito e della gendarmeria in divisa antisommossa che circondano una foresta di tende, container, camper e capanne improvvisate, il più grande campo di migranti d’Europa. Oltre 6.000 persone, di cui almeno 600 donne e trecento minori secondo le stime fornite dalle ong che lavorano sul campo. La Giungla è anche il campo rifugiati più militarizzato d’Europa.

Pensioni, un bel taglio di 300 euro

di Antonio Sciotto
L’ennesima proposta del governo che taglierebbe le tutele: a pesare sulla bilancia dei pro e contro l’ipotesi del sottosegretario alla presidenza del consiglio, il professor Tommaso Nannicini, ieri ci ha pensato la Uil. L’idea, lanciata già da qualche tempo, sarebbe quella di ridurre il cuneo contributivo sul lordo dei lavoratori dipendenti, riducendolo di 6 punti, rimpinguando così la busta paga netta. Una sorta di nuovi “80 euro”, finanziati però direttamente dagli stessi lavoratori (e dai soldi che l’impresa versa per la sua pensione), tra l’altro non ancora spiegati con precisione. Ebbene secondo i calcoli della Uil, un lavoratore medio perderebbe 298 euro dal futuro assegno pensionistico.

In guerra per caso

di Anna Lombroso 
Non ha nemmeno bisogno della fiducia per farci entrare in guerra. Non ha bisogno di un Parlamento espropriato, spodestato e volontariamente rinunciatario, in cambio di un’esistenza in vita che permette ai suoi aderenti di godersi rendite di posizione, privilegi e benefits.
Si perché così come è già avvenuto con la consegna definitiva del Mare Nostrum e del nostro territorio, come basi per le scorribande dell’imperatore, comprese quelle senza pilota, ma ciononostante non incruente, basta compiere una di quelle acrobazie semantiche grazie alle quali le azioni belliche, dopo essere state accreditate come interventi di pace, di export di democrazia e di aiuto umanitario, diventano magicamente missioni di intelligence, affidate a 007 dell’Aise, l’organismo che, come recita il sito istituzionale, svolgeattività di informazione per la sicurezza che si svolgono al di fuori del territorio nazionale, a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali dell’Italia, di individuazione e di contrasto al di fuori del territorio nazionale delle attività di spionaggio dirette contro l’Italia e le attività volte a danneggiare gli interessi nazionali, oltre che quelle di controproliferazione di materiali strategici.

Migrazioni economiche e ambientali, come risponde l’Europa

di Pier Antonio Panzeri
La questione della gestione dei flussi migratori sta occupando da qualche anno il centro del dibattito pubblico in Europa. Le forze politiche di destra hanno cavalcato i timori dei cittadini agitando lo spettro di una vera e propria invasione capace di alterare l’identità culturale e sociale del Vecchio continente. I successi riportati da forze xenofobe in diversi paesi, le tentazioni di tornare a vecchi nazionalismi e di abbandonare una vera e propria roccaforte dell’Europa, lo spazio di Schengen, rendono evidente come non ci sia più tempo da perdere. È importante quindi impostare nuovi termini per questo dibattito decisivo, riportando al centro anche una distinzione che spesso viene utilizzata in termini strumentali: quella tra i rifugiati e le altre tipologie di migranti.
Oggi si insiste molto sulla differenziazione tra chi arriva in Europa fuggendo da conflitti (in primis quello siriano) e chi, invece, intraprende un percorso di riscatto economico e sociale.

Tripoli e Misurata. Verso il Vietnam di Renzi?

di Mara Maldi
La Libia può diventare il Vietnam del governo di Matteo Renzi? Il processo politico tarda a sbloccarsi. Sebbene il 15 febbraio sia stata presentata da al Serraj la lista dei ministri del governo di unità nazionale libico — che, rispetto alla precedente, è più snella, prevede 18 elementi (13 "ministri" e cinque "ministri di Stato") e nessun cambiamento per i dicasteri della Difesa e dell'Interno, un nome nuovo per gli Esteri, Taher Sayala — di fronte alla difficoltà di ottenere una pronuncia favorevole del Parlamento di Tobruk, emerge la proposta italiana, ora all'esame dell'Onu dal 2 marzo, di dare rilievo alle 101 firme dei parlamentari di Tobruk senza passare per un voto formale dello stesso Parlamento.
Mentre gli alleati confermano sul piano diplomatico un ruolo di leadership per l'Italia nella futura missione Liam (Libyan international assistance mission), alcune fughe di notizie statunitensi sembrano indicare il desiderio di Washington di coinvolgere l'Italia in un ruolo maggiormente attivo nella guerra all'Isis — ruolo che il governo Renzi ha finora respinto, rifiutando di armare i quattro Tornado schierati in Iraq. 

«Partorirai con dolore» e abortirai sotto tortura. L’idea purtroppo è sempre questa

di Emma Bonino
La mia impressione è che la depenalizzazione dell’aborto clandestino abbia automaticamente fatto scattare il reato amministrativo e la sanzione che oscilla tra i 5 e i 10mila euro. La gravità di questa scelta mi sembra intuitiva. Probabilmente è dovuta a sciatteria e a automatismi, poiché è chiaro che se si depenalizza l’aborto clandestino e se ne fa un reato amministrativo con multa, automaticamente tutti i reati compresi in quel capitolo passano a quel tipo di multa. Ed è del tutto evidente che questo ha effetti molto negativi, pensate a quelle donne che dovessero avere delle complicazioni per un aborto, per evitare la multa potrebbero scegliere di evitare anche di rivolgersi all’ospedale.
Ma la cosa più grave è che se si guarda la relazione del ministro della Salute Lorenzin, si evince che il ricorso all’aborto clandestino è, in stragrande maggioranza, dovuto al fenomeno dell’obiezione di coscienza che ha assunto livelli insopportabili.

Il capitalismo non crollerà di venerdì

di Stratediplo
A quanti sostengono che il capitalismo non può crollare si risponderà in seguito, in modo da perfezionare la risposta: ma una cosa è certa, non sarà un venerdì il giorno in cui il mondo capitalista si renderà conto della sua propria rovina. Ci saranno sicuramente dei cattivi lunedì, dei martedì catastrofici, dei mercoledì ancora peggiori e dei giovedì fatali. Ma non verrà permesso che ci sia un ultimo venerdì nero.
Sarà di lunedì quando avverrà che un nuovo paese, significativo a livello degli scambi economici mondiali, dichiarerà che da parte sua che non accetterà più pagamenti fatti con i dollari del Monopoli. Sarà un martedi quello in cui altri paesi seguiranno. I mercati finanziari - sui quali i raccoglitori di fondi statali ed i venditori privati dei titoli obbligazionari vendono i debiti di Stato, vale a dire ricevono fondi (il cui valore è noto) in cambio di una promessa di versamento di un interesse annuale e di un rimborso del capitale a termine (ad un valore futuro incerto) - si renderanno conto che i grandi speculatori capitalisti non vogliono più comprare obbligazioni espresse in dollari, comprese quelle emesse da quei governi che non hanno la possibilità di stampare dollari a volontà - e quindi svalutare la moneta per mezzo della quale dovrebbero più tardi effettuare i rimborsi - e che cercano anche di vendere le obbligazioni di cui sono in possesso. 

Tunisia, governo e presidente: «Non coinvolgeteci nel conflitto»

di Annamaria Rivera
Un sussulto d’interesse per la Tunisia va manifestandosi da qualche tempo in alcuni ambienti italiani e sul versante dell’Unione europea. Il 25 febbraio scorso, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per l’aumento delle quote d’esportazione dell’olio d’oliva tunisino verso il mercato dell’Unione europea: «Al fine di sostenere la ripresa della Tunisia dall’attuale periodo di difficoltà». Un altro indizio è costituito dall’attenzione, alquanto tardiva, da parte di taluni ambienti accademici italiani: promotori di qualche convegno, con la presenza dell’ambasciatore tunisino e di alcuni relatori che mai si sono pronunciati pubblicamente in favore dell’insurrezione popolare, né contro gli omicidi politici e i tanti episodi di grave repressione che hanno punteggiato e punteggiano la «transizione democratica».

Crisi bancaria e principio di condivisione degli oneri

di Maddalena Semeraro
Le recente normativa in tema di risanamento e risoluzione della crisi degli enti creditizi costituisce senza dubbio l’ultimo tassello del processo di modificazione formale e sostanziale delle istituzioni della nostra economia. Dalle istituzioni di un’economia capitalistica caratterizzata dal preponderante ruolo dello Stato quale attore principale in alcuni mercati strategici e particolarmente sensibili si è passati, lentamente ma inesorabilmente, alle istituzioni di un’economia di mercato che vede il medesimo Stato dismettere i panni di attore per assumere quelli di mero controllore. Sicuramente imputabile alla crisi economica esplosa nel 2008, che ha reso necessarie iniezioni di ingenti dosi di denaro pubblico, la menzionata normativa esprime assai bene la logica sottostante ai provvedimenti di derivazione comunitaria in materia di governo dell’economia, anzitutto volti a limitare al minimo gli interventi diretti dell’autorità pubblica anche in un settore, come quello del credito, coperto dalla garanzia costituzionale.

Sulla groppa e sotto le zampe dell’elefante capitalista

di Antonello Boassa
Quando si parla di crescita perchè non misurare assieme al PIL i danni all’umanità e all’ambiente?
“L’elefante è il capitalismo…naturalmente coloro che siedono sulla groppa dell’elefante hanno un’esperienza diversa della natura del pachiderma rispetto a quelli che vengono calpestati sotto le sue zampe…” Così William Tabb , docente di economia a New York al Queens college .
E’ presumibile ipotizzare che i rampanti economisti onnipresenti nei talk show , nella stampa , nei convegni , nelle assisi di partito…siano sempre seduti sulla groppa dell’elefante e , non avendo nessuna intenzione di scendere , sono completamente ignari di ciò che accade in basso .
Ma per il loro lavoro che consiste innanzitutto nell’elaborare “tecnologie della crescita” possiamo desumere che ciò non sia indispensabile e può essere escluso dalla teoria economica che , come si sa , quando può disporre di un nucleo filosofico/religioso di prestigio come quello rappresentato da “The constitution of liberty” di von Hayek e da “Capitalismo e libertà ” di Milton Friedman ci si può affidare alla “mano invisibile” che regolamenta l’azione egoistica degli imprenditori che , attraverso.

Lavoro, la salute dei poliziotti va tutelata

di Fabio Marcelli 
La tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici deve evidentemente assumere portata centrale in uno Stato sociale di diritto come il nostro. La sua necessità e centralità si deduce facilmente dal combinato disposto degli art. 1, 4 e 32 della Costituzione, nonché da una vasta congerie di atti europei e internazionali vigenti nel nostro Paese. Ciò, a dispetto dell’indebolimento indubbio dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che si è avuto un po’ ovunque nel mondo e anche da noi per effetto dell’applicazione bovina (alla Poletti per intenderci) delle sciagurate teorie neoliberiste che vorrebbero uscire dalla crisi comprimendo sempre di più i salari e la stessa dignità di chi presta opera subordinata, sia pure camuffata da prestazione indipendente con l’artificio delle partite Iva e simili.

L’erba voglio di un dissidente e le sue profetiche diagnosi

di Alessandra Pigliaru
È un volume importante quello curato da Lea Melandri e dedicato a L’attualità inattuale di Elvio Fachinelli (ipoc press, pp. 142, euro 16). Non solo per il tenore rigoroso e appassionato dei saggi di Manuela Fraire, Ambrogio Cozzi, Fabio Fiorelli, Romano Màdera, Nicole Janigro, Antonio Prete, Antonello Sciacchitano e della stessa Melandri; l’efficacia e la solidità del testo, apparecchiato per lo studio e l’approfondimento e con una bibliografia più che eccellente e completa, risiedono nel dare conto di un percorso più lungo, complesso che porta a una chiarificazione di alcuni passaggi capitali del pensiero e dell’opera di un intellettuale dissidente, eccentrico e articolato come Fachinelli. L’avvio è certamente dettato dal desiderio di Lea Melandri che negli anni non solo ha condiviso con Fachinelli gioie e dolori di molte iniziative politiche – tra le quali la più nota è l’esperienza della rivista L’erba voglio (animata dal 1971 al 1977) – ma ne ha sempre sottolineato il portato teorico e politico imprescindibile, partecipando a incontri pubblici e, tra le ultime imprese, al numero monografico che aut aut ha preparato su Elvio Fachinelli.

Dal Colosseo alla Reggia: il sindacato come arma di distrazione di massa

di Cristian Sesena
Un solo cruccio deve aver avuto Matteo Renzi nell’apprendere dei fatti di Caserta: fra le organizzazioni sindacali che hanno mosso accuse al nuovo direttore della Reggia non c’è solo la Cgil. Per il resto siamo di fronte all’ennesimo piatto ricco (ma un poco scondito e scontato) imbandito alla necessità vitale del presidente del consiglio di spostare l’attenzione del popolo sui consueti nemici: gufi, sindacati, fannulloni.
Il documento di UIL USB e UGL si compone di tre pagine del tutto sconosciute se non per l’accusa mossa a Mauro Filicori di “restare fino a tarda ora nella Reggia mettendo a rischio l’intera struttura museale.” A ben vedere, non lo si sta formalmente accusando di lavorare troppo, ma di produrre un comportamento che avrebbe non meglio comprensibili e precisate conseguenze.

Sánchez «stecca» anche la seconda, Spagna al voto entro due mesi

di Luca Tancredi Barone
Un secondo sonoro no. In un parlamento circondato da manifestanti vocianti, il candidato socialista Pedro Sánchez ha ottenuto la sua attesa seconda bocciatura: 131 sì, 219 no.
Di fatto la situazione è bloccata da dieci giorni, quando il partito socialista ha firmato un patto col partito di destra moderata di Ciudadanos. A quel punto, senza l’appoggio del Pp da una parte e di Podemos e degli altri partiti di sinistra dall’altra, irritati fin dall’inizio per i negoziati paralleli del Psoe con la destra, Sánchez non è riuscito a convincere più dei suoi 90 deputati e dei 40 di C’s (e uno del partito canario). Dal breve, ma vivace, dibattito di venerdì non ci si aspettava grandi novità, dato che nelle 48 ore passate dall’ultima votazione, non ci sono stati passi in avanti. La cronaca di ieri mattina ha visto solo schermaglie indirette fra Podemos e Psoe. L’ex eurodeputato di Podemos, il magistrato anticorruzione Carlos Jiménez Villarejo, ha criticato Pablo Iglesias con l’argomento che Podemos si sarebbe dovuto astenere poiché qualsiasi governo è meglio di quello attuale. E dopo l’intervento della sindaca di Madrid, anche quella barcellonese Ada Colau ha chiesto al Psoe di abbandonare la destra e di allearsi con Podemos.