La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 18 febbraio 2017

Un governo “furbetto”

di Sergio Farris 
Noto che da molti commenti sui giornali sprizza una certa misura di soddisfazione riguardo all'approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, di un Decreto facente parte della “riforma” Madia della Pubblica Amministrazione, quello sui cosiddetti “furbetti” del cartellino. Un provvedimento che, in tempi di populismo dispiegato longitudinalmente fra le forze politiche, nella concezione dei suoi autori dovrebbe assumere l'apparenza di una svolta a lungo attesa dal paese.

Non si può costruire “un campo” con il non-partito di Renzi

di Michele Prospero 
Più di ogni analisi politologica, ciò che in effetti è oggi diventato il Pd lo svelano le immagini che hanno inaugurato la direzione. In onda, come solenne momento di apertura dei lavori, vanno le note di una canzonetta di Sanremo e l’inno di Mameli. E’ anche da questi particolari che si vede l’inconsistenza di un soggetto politico. Un non-partito, a bassa intensità ideale e privo di ogni connessione sentimentale con un progetto di società, può permettere ai dirigenti di cimentarsi su queste incolori esibizioni canore. Che antiche questioni di identità siano irrisolte lo conferma anche la scelta di Renzi di lasciare trapelare, per le prossime elezioni francesi, la sua simpatia per il candidato moderato Macron, benedetto dalla finanza.

Disoccupati zero? È l'Italia che sogno. Intervista a Marco Rondina, studente

Intervista a Marco Rondina di Maurizio Crosetti 
Lui è il ragazzo con la cravatta rossa. Quello che all'inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico ha detto che la disoccupazione è a zero, l'università è gratis, il numero chiuso non esiste più e il welfare una meraviglia. Scherzava, provocava. Forse sognava. Si chiama Marco Rondina, ha 22 anni, è pesarese. Segnatevi il nome: un giorno forse lo troverete su una scheda elettorale.

La perdita di habitat come spinta alla migrazione

di Saskia Sassen
L’articolo analizza tre flussi emergenti di migrazioni, ciascuno con caratteristiche specifiche che possono definirsi estreme. Lo sforzo che ho compiuto nell’organizzare il mio lavoro è stato quello di capire quali condizioni presenti nei luoghi di origine spingono le persone a rischiare la vita per intraprendere viaggi pericolosi allo scopo di fuggire da tali luoghi. Ormai si sa che questi migranti non sono i più poveri dei poveri nei loro luoghi di origine. Il rapido aumento di quei flussi, insieme alle condizioni che queste persone lasciano dietro di sé, sollecita una domanda che è a fondamento della mia indagine: le categorie che noi utilizziamo per capire e descrivere le migrazioni – basate sull’idea che si tratti di persone che vanno in cerca di una vita migliore, che lasciano una famiglia e una casa con l’intenzione di inviare degli aiuti da lontano in vista di un possibile ritorno – sono sufficienti a individuare la specificità di questi flussi migratori emergenti?

La portata costituente della decisione referendaria del 4 dicembre 2016

di Vincenzo Baldini
Il referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, oltre a sancire il rigetto della legge di riforma costituzionale, si carica di una valenza reale costituente che va ben oltre la forza giuridico-formale ad esso riconosciuta dalla norma costituzionale. In questa prospettiva, esso appare come una delle forme implicite attraverso cui oggi il potere costituente è in grado di manifestarsi nell’ordinamento giuridico statale democratico. Al Capo dello Stato, tutore dell’unità nazionale ed interprete autentico della volontà popolare, spetta il compito di preservare e tutelare il nucleo essenziale della decisione referendaria.

Per una società ecologica. Gli stimoli di Murray Bookchin, un pensatore sottovalutato

di Salvo Vaccaro
La recente riscoperta curda del municipalismo libertario ha rianimato il dibattito sul valore teorico e pratico dell'ultima proposta bookchiniana per dare concretezza e progettualità all'anarchismo. Una riflessione al contempo stimolante e contraddittoria. Con la quale, comunque, è necessario fare i conti. Murray Bookchin è stato un intellettuale-militante del XX secolo, attraversando numerosi conflitti sociali e politici, mutando sensibilità ideologiche, maturando una posizione teorica di notevole segno libertario, inaugurando un filone di ricerca ambientale e urbanistica di grande spessore. E tuttavia la recente riscoperta di Bookchin in Europa la si deve a qualche paradosso curioso cui la storia spesso ci abitua.

Ceta, il lobbismo dei governi

di Matteo Bortolon
Nonostante gli sforzi di attivisti e oppositori, il 15 febbraio il Parlamento europeo ha votato a favore del Ceta. L’accordo di libero mercato fra Unione europea e Canada entrarà in vigore, sia pur in forma azzoppata. La storia di tali trattati targati free market non presenta troppi equivoci. Si tratta di una trafila impressionante di negoziazioni in sedi riservate, lobbismo, privatizzazioni, deregolamentazioni, disastri ambientali, in barba alle istituzioni legittimate democraticamente. Governi che decidono alle spalle dei rispettivi Parlamenti salvo esigere l’allinearsi al testo raggiunto, da prendere a scatola chiusa. Senza poterlo modificare, emendare.

La volontà politica prende di petto la Storia

di Fabio Frosini
L’agile raccolta di testi gramsciani degli anni 1917- 1918 curata da Guido Liguori (Antonio Gramsci, Come alla volontà piace. Scritti sulla Rivoluzione russa, Roma, Castelvecchi, pp. 144, euro 16,50) giunge per varie ragioni benvenuta. Nell’anno da poco iniziato, caratterizzato dalla doppia ricorrenza dell’ottantesimo della morte di Gramsci e del centenario della rivoluzione, essa ci permette infatti di rivisitare i primissimi momenti di un incontro che segnò in modo definitivo la personalità di un sardo sbarcato a Torino qualche anno prima per studiare filologia moderna, e diventato invece un rivoluzionario.

Seminare il futuro, seminare la libertà. Un seme per volta

di Vandana Shiva 
L’umanità si trova di fronte a un bivio della sua evoluzione. Possiamo scegliere la via dell’”Unità” (“Oneness”), consapevoli del nostro essere parte di Un Pianeta, di Una Umanità, e vivere celebrando le nostre molte diversità, interconnesse attraverso legami di compassione, interdipendenza, solidarietà. Oppure possiamo, per un breve periodo, vivere sotto il dominio dell’1% degli umani, timorosi dei cambiamenti, attaccati ad illusioni di sicurezza, mentre la nostra sicurezza ecologica, quella reale, è minacciata, e la nostra sicurezza sociale, quella vera – che si manifesta nelle relazioni sociali – è incrinata e spezzata da politiche di divisione, di odio, di paura.

La storia delle grandi crisi insegna ma non ha scolari

di Gianfranco Sabattini
L’uomo tende a non conservare il passato nella sua memoria; ciò non gli consente di interpretare il presente sulla base di una maggior ricchezza di informazioni. Anzi, è sulla base della conoscenza di quest’ultimo che, a volte, si presume di poter interpretare il passato, condannandosi in tal modo a rivivere di continuo, come se non ne fossero mai state sperimentate le conseguenze, gli errori precedentemente commessi. Questa amara e cruda realtà emerge dalla lettura dell’articolo “Tra XX e XXI secolo. La contemporaneità e le grandi crisi” di Francesco Soverina, apparso sul n. di ottobre-dicembre 2015 del periodico “Meridione. Sud e Nord del mondo”.

Sinistra. Tra Podemos e l’Italia c’è di mezzo la fraternidad

di Tiziana Barillà 
Fraternidad. Che significa abbandonare le strategie ipocrite dei partiti tradizionali, le alleanze al ribasso, e optare per rapporti umani veri e sinceri. Fraternità è l’ossessione dei podemisti. E dev’essere stato questo a ossigenare l’aria che abbiamo respirato al Palacio de Vistalegre, a Madrid, lo scorso weekend. Nonostante fosse un congresso di partito – un’assemblea, per la precisione, con diecimila partecipanti e senza delegati. Un’assemblea senza fischi, senza tensioni e senza mugugni quando a prendere la parola era l’esponente di un documento politico diverso dal proprio, di un’idea, di una posizione, di una provenienza diversa dalla propria.

Rivolta o rivoluzione? Da Camus a Holloway

di Cristina Cecchi
Primavere arabe, Occupy ovunque, banlieu in fiamme e vittoriosi referendum antiausterity: non passa anno senza che gli ottimisti salutino La rivoluzione è vicina, il Capitale è spacciato. Anno dopo anno, i non immemori sanno: Neppure questo è il tempo della rivoluzione. Il mondo critico si divide in: - chi ancora spera e si adopera per trasformare la speranza in realtà; - chi caparbiamente lotta per mantenere integra almeno la propria dignità (I disperati votano Trump e i furbi lavorano in una banca d’affari, ma qui non interessano.) Nessuna delle due posture è nuova. Ed è bene così, perché l’esperienza consente di evitare l’eterno ritorno dell’errore.

La soft law comunitaria e il diritto statale: conflitto fra ordinamenti o fine del conflitto democratico?

di Alessandra Algostino 
La locuzione soft law si riferisce ad un insieme di atti eterogenei che, nella duttilità e flessibilità di forme e legittimazione, presentano un tratto comune: esercitano effetti giuridici rilevanti pur senza possedere efficacia giuridica vincolante. Il ricorso ad atti di soft law è particolarmente diffuso nell’ordinamento dell’Unione europea: qual è l’impatto degli strumenti di soft law comunitaria sul diritto statale? La soft law comunitaria incrementa il coinvolgimento degli Stati, con l’effetto collaterale di bilanciare il deficit democratico, o permette di eludere le procedure formali e ignorare la necessaria presenza di una legittimazione democratica, riducendo il tasso di democrazia?

L’invisibilità delle donne

di Chiara Saraceno 
Quando le mie figlie avevano cinque anni mi chiesero di aiutarle a scrivere una lettera alla Rai perché si erano accorte che «al telegiornale parlano solo uomini e nei cartoni le donne o sono cattive o devono essere salvate da un uomo». A quasi quarant’anni di distanza le cose non sembrano cambiate di molto, nonostante oggi ci siano molte più giornaliste, anche nei telegiornali. L’ultimo esempio viene dall’iniziativa di un grande giornale nazionale. Per festeggiare i propri 150 anni «La Stampa» ha chiesto a 51 «personalità di rilievo internazionale» di scrivere come vedono il futuro.

Sorpresa, il Portogallo insegna che non si vive di solo populismo

di Goffredo Adinolfi 
Il Portogallo stupisce tutti. Il governo della Geringonça (traducibile con raffazzonato, fatto male) come spregiativamente è stato definito dal centro-destra, riceve oggi numerosi elogi da varie, e insospette, testate giornalistiche come, ad esempio, il Washington Post. L’esecutivo guidato da António Costa, come è più o meno noto, è un monocolore formato dal Partido Socialista, che può contare sull’appoggio parlamentare del Ps, come è ovvio, del Partido Comunista Português e del Bloco de Esquerda.

La Fiom mette sotto inchiesta FCA. Intervista a Michele De Palma

Intervista a Michele De Palma di Tommaso Cerusici 
Nel 2017 prende avvio la ricerca su Fca e Cnh promossa dalla Fiom nazionale insieme alla Fondazione Claudio Sabattini, con la collaborazione della Cgil nazionale e della Fondazione Di Vittorio. Su ragioni e obiettivi di questa ricerca, alla situazione attuale nel gruppo Fca e Cnh abbiamo intervistato Michele De Palma, Responsabile settore automotive della Fiom nazionale.

Classi. La diseguaglianza nella scuola

di Vincenzo Sorella
Lo scorso 14 gennaio, quasi allo spirare dei diciotto mesi previsti dalla legge 107/15, sono state approvate in prima lettura dal Consiglio dei Ministri otto delle nove deleghe previste dai commi 180 e 181. La recente messa a punto del governo è l'occasione per discutere due importanti libri usciti nell’ultimo periodo che, da angolature differenti ma complementari, pongono con forza il tema disuguaglianza all’interno dei sistemi educativi.

Germania, torna la lotta di classe a bordo della locomotiva d'Europa

di Lorenzo Monfregola 
Quello che era l’iper-regolato mondo del lavoro tedesco è sempre più diviso tra residui di vecchie garanzie e zone che sfuggono alla strategia sindacale. Dagli scioperi con potere contrattuale, come nei trasporti e nell’educazione, a quelli di cui non si accorge quasi nessuno, come nel caso dei lavoratori del colosso digitale Amazon. Intanto, Martin Schulz, sfidante di Angela Merkel nelle elezioni del 2017, guadagna punti parlando di diritti e giustizia sociale. La disoccupazione in Germania è scesa sotto il 6%, ma questo non significa che il modello tedesco sia solido: tra working poor, nuovi squilibri internazionali e pericolo di etnicizzazione del conflitto sociale.

Conoscere la povertà per combatterla: un excursus storico

di Francesca Rigotti
Che cos’è la povertà? Bisogno, mancanza, privazione, lo sappiamo tutti. Che cosa precisamente sia la povertà, quali le cause e le forme in cui si manifesta, come sia possibile, se è possibile, debellarla, sono questioni ben più complesse; ad esse cerca di rispondere in maniera concisa e precisa la ricerca condotta ed esposta in questo testo dal giovane politologo tedesco Philipp Lepenies (Armut. Ursachen, Formen, Auswege, München, C.H. Beck 2017). Nella sua analisi sulla povertà Lepenies parte dal principio che per capire i fenomeni è bene conoscerne la storia: evocare eventi e idee del passato getta infatti luce sulle attuali posizioni, in questo caso sulla realtà della povertà e sul dibattito che la circonda.

L'Italia è bell'e disperata. Ma Renzi vuole fare un altro giro

di Sandra Bonsanti
La strada imboccata dal Partito Democratico nella direzione di lunedì è la strada di chi rifiuta di prendere atto di cosa è successo il 4 dicembre 2017. Dunque pensa che sia possibile, anzi assolutamente opportuno, riprendere il cammino proprio da lì, con l’obiettivo di muovere verso un fine analogo se non identico, a quello previsto dalla riforma abbattuta dal grande No: la strada sarà leggermente più contorta, ma prima o poi, meglio naturalmente prima, è possibile farcela. L’obiettivo è ancora la conquista di un potere del quale mai nessun politico e nessun partito hanno goduto nell’Italia repubblicana.

Disuguaglianze

di Susanna Cressati
Nel corso delle presentazioni pubbliche del libro che Simone Siliani ed io abbiamo scritto (Enrico Berlinguer. Vita trascorsa, vita vivente, Maschietto Editore, Firenze 2016) non manca mai chi sottolinea la distanza che separa, sotto molti profili, il mondo in cui il leader comunista operava e gli attuali scenari dell’umanità. Considerazione ovvia e condivisibile. Stavolta però vorrei sottolineare qualcosa che, nonostante i decenni trascorsi, accomuna i due universi: le diseguaglianze che segnano il mondo.

Trump e le parole dimenticate dalla sinistra

di Antonio Lettieri
1. Forse il 2016 sarà ricordato come l'anno in cui ha trionfato ilpopulismo su entrambe le sponde dell'Atlantico, negli Stati Uniti, con l'elezione di Donald Trump e in Gran Bretagna con la Brexit. E il 2017 potrebbe essere l'anno in cui, varcando la Manica, il populismoapproderà sulle coste del continente, approfittando dei prossimiappuntamenti elettorali nei Paesi Bassi, in Francia, Germania e, probabilmente, in Italia. Il populismo è sempre più utilizzato come una chiave universale per interpretare la crisi delle democrazie occidentali. Non a caso, la vittoria di Donald Trump in America e la Brexit sono spiegate come una deriva populista dei rispettivi regimi democratici.

Otto lezioni, anzi nove, dalla crisi greca

di Maurizio Sgroi 
Riavvolgendo il nastro della cronaca, d’improvviso il Fmi ci riporta all’estate del 2015, quando i prestiti in scadenza che la Grecia avrebbe dovuto in qualche modo onorare a pena di default, infiammarono di chiacchiere e manifestazioni le nostre giornate di allora. Quell’estate finì con il fondo Esm che accordava un finanziamento da 86 miliardi alla Grecia (l’89% del Pil) in cambio del quale il governo avrebbe dovuto fare alcune cose. Quasi due anni dopo, rieccoci, in un anno funestato da elezioni di sostanza come quelle francesi e quelle tedesche, e di nuovo prestiti greci in scadenza, che proprio come due anni fa, matureranno d’estate come ciliegie tardive, ma assai meno dolci.

Oltre l’idea di un riformismo costituzionale tellurico (destinato a tornare sempre con forme e modalità imprevedibili)

di Adriana Apostoli 
All’indomani del voto referendario che ha bocciato il progetto governativo di revisione della seconda parte della Costituzione, il saggio affronta la questione relativa alla qualità della nostra democrazia costituzionale cercando di definire i presupposti sulla base dei quali sia possibile recuperare, nella loro effettività, i principi costituzionali vigenti.

Più che l'etica è la tecnica a dominare le città. Un commento al libro di David Harvey

di Francesco Ventura
L'agile volume di David Harvey, Il capitalismo contro il diritto alla città, riedito per tipi di Ombre corte nel 2016 (I ed. 2012), raccoglie in centoventiquattro pagine tre articoli e un'intervista all'autore già pubblicati in inglese su altrettante riviste. Nel primo, Il diritto alla città, è chiarito e analizzato il senso di tale diritto in quanto "collettivo". Il secondo, La visione di Henri Lefebvre, è un breve saggio sull'ormai classico testo, Il diritto alla città, del filosofo marxista francese, uscito per la prima volta a Parigi nel 1969 e rieditato in italiano nel 2014 da Ombre corte. Il terzo, Le radici urbane delle crisi finanziarie.

E le (5) stelle stanno a guardare

di Marco Bersani
Con la solerzia delle migliori occasioni, la polizia municipale di Roma Capitale, inviata dal Dirigente del Dipartimento Patrimonio, a sua volta pressato dalla Corte dei Conti, ha posto i sigilli ad un'esperienza decennale, inclusiva e plurale che ha dato vita e costruito socialità, politica e cultura dentro l'ennesimo edificio pubblico abbandonato da sempre al suo destino. Chiuso l'ex Rialto occupato, sfrattato il Forum italiano dei movimenti per l'acqua, sfrattati Attac Italia e Attac Roma e decine di altre esperienze.

La scissione dalla realtà

di Giuseppe Civati 
Ciò che colpisce è che chi si oppone alla scissione, ne stia operando una più grave e non da oggi: la scissione dalla realtà. C’è chi parla di un programma da scrivere, dimenticando che la maggioranza del partito della nazione (non ne parlano più, ma solo perché la nazione non si è dichiarata molto convinta) un programma negli ultimi quattro anni non l’ha mai scritto, ma l’ha praticato, cristallizzandolo in alcune riforme che l’attuale esecutivo, guidato dal mite Gentiloni (che si distingue giusto per la mitezza), dice di voler portare avanti, proseguendo nel percorso di riforme avviato dal governo precedente, che è rimasto per nove decimi identico.

Essere al livello delle macchine, ovvero le società della prestazione

di Collettivo Ippolita
Le società sembrano esigere un livello di prestazione in costante aumento. A livello di microcosmo, i singoli individui devono esibire un reddito adeguato, ma anche una forma fisica non mediocre; viene loro richiesto di aumentare i consumi personali, anche per il benessere collettivo; sono spinti a migliorare la propria salute, incoraggiati a crearsi nuove opportunità di amicizia, frequentazione, e così via. L'insoddisfazione è una caratteristica strutturale. A livello macro, per rimanere nei parametri fissati da accordi internazionali, gli stati nazionali devono mostrare un continuo miglioramento dei loro risultati complessivi, soprattutto devono esibire una crescita economica senza flessioni, prestazioni finanziarie elevate sui mercati finanziari, bilance commerciali positive e così via.

Di Michele e di noi

di Franco Palazzi
Non avrei voluto scrivere della storia di Michele Valentini, l’uomo che si è tolto la vita qualche giorno fa lasciando una lettera divenuta un caso mediatico. Il suicidio è sempre una richiesta estrema, magari illusoria ma non per questo meno radicale, di autonomia, e pensare di avere qualcosa da aggiungervi è spesso un atto di tracotanza. Il testo che lo accompagna rende questo specifico suicidio un gesto (anche) politico, è vero, ma il rischio di violentare la memoria della persona in questione proiettandole addosso i propri preconcetti è molto alto in situazioni del genere. È un rischio che ho deciso di correre dopo aver letto quello che la stampa italiana è riuscita a produrre su questa vicenda: una lunga sequela di banalizzazioni, giudizi farisaici, tesi sbilenche.

Hamon alla ricerca dell’unità a sinistra

di Anna Maria Merlo
Benoît Hamon è da ieri in Portogallo, per 36 ore, a cercare l’ispirazione presso un governo di coalizione a sinistra, che naviga tra tentativo di contenere l’austerità e rispetto delle traiettorie di risanamento concordate con Bruxelles (il Portogallo e la Francia sono i soli due paesi a essere sottoposti alle due procedure vincolanti, per deficit eccessivi e per disequilibri macroeconomici – l’Italia è solo nel secondo caso, per esempio). Lascia a Parigi dei contatti in sospeso, con Yannick Jadot per Europa-Ecologia e con Jean-Luc Mélenchon di France Insoumise. In ballo c’è un’alleanza per il prossimo futuro, ma che deve prima di tutto superare un ostacolo enorme ma determinante: l’area elettorale della sinistra è intorno al 30-35%, con un solo candidato ci sarebbe la speranza di poter arrivare al ballottaggio. Ma per il momento i candidati sono tre.

8 marzo, sciopero generale delle donne. E la CGIL che fa?

di Eliana Como
Il prossimo 8 marzo non sarà soltanto la giornata della lontana memoria degli scioperi del primo ‘900, dopo i quali questa data divenne quella in cui si celebrano le donne e le loro conquiste sociali, politiche e economiche. E non sarà soltanto la giornata che nostro malgrado è diventata negli anni, a uso e consumo di chi ci vorrebbe a cena fuori o in discoteca con le amiche, tra mimose e scatole di cioccolatini. Non sarà neanche la giornata del piagnucolio contro la violenza sulle donne nella TV più o meno spazzatura del pomeriggio. L'8 marzo sarà una giornata di sciopero!

Quel tragico errore di abiurare la sinistra e fondare il Pd

di Vindice Lecis
Ha ragione Bersani quanto spiega che la scissione è già stata consumata. Ma non tra il Pd e qualche parte della sua classe dirigente, quanto tra questo partito nato nel 2007 e i suoi elettori e iscritti. Il crollo delle tessere lo dice chiaramente. Quelle del 2016 – mancano ancora dati ufficiali ma queste erano le tendenze di qualche settimana fa – erano circa il 10% in meno dell’anno precedente. Nel 2015 il Pd si era fermato a 385.320 iscritti. Un dato drammatico, uno smottamento tremendo per una forza politica che voleva essere popolare e di massa.

Rot-Rot-Grün. L'unione a Berlino

di Guido Tana 
Sorpresa sorpresa; quelle che sembravano essere delle elezioni nazionali a Settembre senza storia per la terza volta consecutiva, ovvero con un trionfo della CDU su scala nazionale e un risultato risibile dei socialdemocratici, non appaiono più tali. Recenti sondaggi indicano come la scelta dell'ex-presidente dell'europarlamento Martin Schulz abbia fatto fare un salto nei consensi alla SPD tale da superare la CDU per la prima volta in quasi 10 anni. Non solo, la vera novità è che una ipotetica coalizione nazionale di centro-sinistra, comprendente SPD-Verdi e Die Linke appare per la prima volta dal 2002 capace di ottenere la maggioranza assoluta nel Bundestag.

Vizi e virtù del populismo a 5 Stelle

di Enrico Padoan 
Cos’ha apportato il Movimento 5 Stelle alla prospettiva di un populismo democratico? E cosa promette di apportare? Si potrebbero offrire due risposte lapidarie: “abbastanza” e “poco o nulla”, rispettivamente. La “finestra populista” nasce quasi sempre da una crisi della democrazia rappresentativa. Si tratta innanzitutto di un enorme aumento della distanza fra la legittima autorità ed il “popolo”. Una distanza provocata da una classe politica autoreferenziale, per la quale il concetto di accountability è un guscio vuoto che non va oltre una legittimazione elettorale sempre più fragile e distaccata.

"Buona scuola", la cultura è quella che fa mangiare

di Claudio Salone
A completamento della legge 107/15, detta della “Buona Scuola” e che tanto buona non si sta rivelando, sono statielaborati diversi schemi di decreto che, in questi giorni, sono sottoposti al vaglio del Parlamento. Questi decreti hanno lo scopo di rendere perfettamente operativa la legge sopra citata che, come si sa, ha assunto una forma giuridicamente assai bizzarra: essa ha infatti un solo articolo e centinaia di commi, nonché una quantità rilevante dinorme delegate. Qui vorrei commentare lo schema di decreto che così si intitola: “Norme sulla promozione della cultura umanistica, sullavalorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera g) della legge 13 luglio 2015, n. 107.”

Togliatti e il comunismo del Novecento

di Vindice Lecis
Palmiro Togliatti è uno di quei personaggi che un revisionismo storico, dozzinale e orfano di ricerca, ha ammantato di una leggenda nera. Cinismo e doppiezza gli sono stati appiccicati come un abito grottesco. Così come i sospetti sul ruolo giocato nella Spagna repubblicana, sulla vicenda dello scioglimento del partito polacco, sul lavoro nel segretariato del Comintern con Dimitrov e, di conseguenza, sullo stalinismo. Eppure di Togliatti si discute ancora dopo decenni. Nel tentativo di analizzarne in modo certamente critico ma sempre più completo, al riparo dalle dispute negazioniste, la ricchezza e l’originalità della sua azione politica: sia come esponente di primo piano del movimento comunista internazionale, che come segretario generale del Pci e costruttore della democrazia repubblicana.

Le piattaforme del capitale

di Euronomade
Capitalismo delle piattaforme è un’espressione generica. Da una parte è applicata per cogliere le specificità di modelli produttivi dentro la Rete, sia che si parli di Amazon che di Netflix, Google, Facebook, Istagram, Twitter. Allo stesso tempo è stata usata per segnalare le ambiguità insite nella sharing economy. Ma se l’economia della condivisione veniva annunciata come un possibile e indolore approdo postcapitalista, il platform capitalism segnala che tale possibilità è una tecnoutopia da archiviare rapidamente. Sia ben chiaro: il mutualismo, l’autogestione rimangono una prospettiva imprescindibile di ogni opzione organizzativa del lavoro vivo, ma solo in un rapporto conflittuale con l’attuale trasformazione dei rapporti di forza nella società.

Ai confini di Schengen. La crisi dell’Unione Europea tra “sistema hotspot” e Brexit

di Antonello Ciervo
Nel corso degli ultimi due anni, la governance del sistema di asilo è stata al centro dell’azione politica delle istituzioni europee: ciò ha determinato una forte compressione delle tutele giuridiche dei richiedenti protezione internazionale. Anche il recente referendum sull’uscita del Regno Unito dall’UE, la c. d. “Brexit”, deve essere letto in questa prospettiva, non solo per la diffidenza dei cittadini britannici nei confronti dell’Unione, ma anche per il ruolo che ha giocato, nell’opinione pubblica britannica, il rischio di una crisi del sistema di Welfare nazionale.

L'uomo che scoprì il "capitalismo dei piccoli"

di Attilio Pasetto
Il 21 gennaio 2017 è morto, all’età di quasi novant’anni, Giacomo Becattini, probabilmente il più grande economista italianodal dopoguerra dopo Paolo Sylos Labini. Giacomo Becattini ha legato il suo nome all’analisi dei distretti industriali italiani, che grazie a lui sono diventati a partire dalla fine degli anni ’70 un nuovo campo d’indagine dell’economia industriale, diverso dagli studi settoriali e dagli studi territoriali sulle provincie. Il primo a parlare di distretti industriali in realtà fu Alfred Marshall (1920), che individuò, osservando la realtà industrialeinglese, “la concentrazione di industrie specializzate in località particolari”.

Trotzky, il profeta ricordato

di Stefano Paterna 
Ci fu un tempo nel quale alle labbra del proletariato internazionale perveniva il medesimo grido: “Viva Lenin! Viva Trotzky!”. Negli anni che vanno dall’Ottobre rosso fino alla fine degli anni ’20, ma anche dopo, fino al suo assassinio in Messico, il nome di Lev Davidovic Bronstein detto Trotzky è rimasto il sinonimo della Rivoluzione in Russia e nel mondo. La riedizione nel 2011 della bellissima trilogia biografica di Isaac Deutscher sul grande rivoluzionario (“Il profeta armato”, “Il profeta disarmato” e “Il profeta esiliato”), da parte della casa editrice PGreco, dà modo di apprezzare a pieno lo spessore del personaggio, la sua dimensione umana, la vastità della tragedia che non è solo personale, ma di un’intera epoca e ha segnato in modo profondo il movimento comunista e il pensiero marxista.

Forma è sostanza. Appunti su forme della politica e forme di vita

di Rocco Albanese 
In questi giorni si celebra a Rimini la nascita di un nuovo soggetto politico della sinistra. Il congresso fondativo di Sinistra Italiana arriva, però, in un momento caratterizzato da contraddizioni tanto generalizzate quanto profonde. Ed è da un punto di vista generazionale che vale la pena guardare a queste contraddizioni, così come all'apertura di uno spazio politico che aspira ad essere “nuovo”. Appena due mesi fa, il referendum costituzionale si rivelava lo strumento con cui l'81% delle persone tra i 18 e i 34 anni tirava un gigantesco schiaffo all'establishment e al grande bluff renziano. Sarebbe però un errore madornale astrarre, mitizzare e semplificare quel voto generazionale.

Axel Honneth e l'idea di socialismo

di Ferruccio Capelli 
1 - Discutiamo seriamente il libro di Axel Honneth, "L'idea di socialismo": la scelta stessa di uscire con un libro di questo genere, con questo titolo, con questo argomento, rappresenta un fatto culturale. Erano anni che il socialismo era scomparso dalla pubblicistica, quasi come un "residuato bellico, un sopravvissuto". Ora è il direttore del celebre Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, l'allievo di Habermas, che ci invita a rimetterlo nell'agenda culturale e politica. Si tratta di un'occasione da non farsi scappare.

La Svizzera boccia le politiche anti popolari. Intervista a Leonardo Schmid

Intervista a Leonardo Schmid di Paolo Rizzi
Il 12 Febbraio la Svizzera ha votato per un’importante tornata elettorale. Tre referendum hanno riguardato l’intera confederazione: la facilitazione per l’ottenimento della cittadinanza svizzera agli immigrati di terza generazione, la creazione di un fondo per le infrastrutture stradali e la riforma delle tasse a favore delle imprese. Approvati i primi due punti, rigettata dagli elettori invece la riforma fiscale. Nel Canton Ticino, il principale cantone di lingua italiana, si sono inoltre tenuti altri referendum contro i tagli alle prestazioni sociali.

Non manganellate le biblioteche. Per favore

di Bruno Giorgini
A mia memoria non era mai accaduto in Italia e nell’ Europa democratica che la polizia con scudi, caschi e manganelli – come si suol dire: in assetto antisommossa, laddove non era in atto alcuna sommossa – entrasse in una biblioteca universitaria cacciando a viva forza e violenza gli studenti presenti, col conseguente rovinio di libri, suppellettili e soprattutto, soprattutto col rovinio di qualunque senso ethico e della misura, che non possono mancare nemmeno nell’azione repressiva, salvo quando avvenga in un contesto statuale fascista e/o fascistizzato dove la violenza su e contro gli oppositori è la norma, e dove i libri vengono bruciati, le libere biblioteche messe in catene. Ma l’Italia non è un paese fascista e nemmeno autoritario.

Lo stato dell’Unione

di Monica Frassoni 
Quest’anno saranno 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, che istituirono la CEE. E nel 2019 ci saranno elezioni. A meno che Trump decida di schiacciare il bottone nucleare prima, abbiamo due anni e mezzo per ribaltare e occupare l’Europa. Tutti a parole sono per un’altra Europa, anche noi. Ma non ci dobbiamo illudere e dobbiamo applicare lo stesso rigore e precisione che abbiamo per parlare di rifiuti, cambi climatici e Green economy anche quando si parla di che cosa diavolo vuole dire discutere di un’altra Europa.

PD, l'uscita dal tunnel è a sinistra

di Fabrizio Casari
Sono essere ore decisive per le decisioni in casa PD. La speranza della sinistra interna di trovare nel Renzi sconfitto disponibilità all’ascolto e autocritica, si è presto esaurita. Prevale infatti la consapevolezza di come il capo del PD intende rafforzare e non ridiscutere la morsa sua personale e del suo gruppo di fedelissimi su partito e governo. In direzione si è presentato come niente fosse, come se il referendum non l’avesse spedito all’angolo. Ha offerto una lettura politica elementare, priva di spessore analitico e, per giunta, arrogante e sfacciata nella rovesciamento della realtà e nel rimpallo delle responsabilità.

L'Europarlamento dice no al reddito di base

di Roberto Ciccarelli 
Il parlamento europeo nella seduta plenaria tenuta a Strasburgo giovedì scorso ha bocciato il reddito di base universale come misura compensativa della disoccupazione tecnologica provocata dall’uso dei robot e dell’automazione nel mercato del lavoro. Questa misura avrebbe dovuto essere finanziata con una «tassa sui robot» versata dalle aziende che li usano nella produzione. Trecento e ventotto eurodeputati dei gruppi conservatori e liberisti (Ppe, Alde e Erc) hanno votato contro, 286 (socialisti, Gue e altri) a favore.

Di cannabis non si muore, di proibizionismo sì

di Libera Università Roma
Un altro morto di Stato, un altro ragazzo ucciso dal proibizionismo e dalla stigmatizzazione sociale e familiare di chi fuma erba. E poi il solito circo mediatico, proprio mentre si avvicina la discussione del nuovo disegno di legge in materia di detenzione e consumo di sostanze. Succede pochi giorni fa, nei pressi di Genova. Un ragazzo di sedici anni, uscendo dal proprio liceo, incappa in un controllo antidroga della Guardia di Finanza e viene trovato in possesso di qualche grammo di “fumo”. Immediatamente scatta la perquisizione a casa del giovane, che darà poi esito negativo. Fin qui una storia, purtroppo, vista troppe volte in Italia. Ma stavolta succede altro.

Il mondo è più ampio del Pd

di Riccardo Chiari
«Se vedi che le peggiori riforme in Europa le hanno fatte governi che si dicono di sinistra, e che si rifanno all’Internazionale socialista, cosa pensa chi è precario? Pensa che con la destra al governo è stato bastonato, e con la sinistra uguale». La sintesi di Maurizio Landini convince i quasi 700 delegati di Sinistra italiana, che salutano con applausi ripetuti, non rituali, un saluto/intervento assai critico verso quella politica «che non indica con chiarezza cosa vuole fare». Nel primo giorno del congresso di Rimini, è dal segretario dalla Fiom, per forza di cose, che arriva un bagno di realtà terapeutico per il nascente partito.

Questa volta due SI

di Marco Ligas
Viene ormai definito Pdr ovvero il Partito di Renzi. È probabile che questa esplicitazione sia un po’ esagerata, che contenga un po’ di irritazione, soprattutto da parte di chi non riesce a contrastare l’arroganza e la presunzione di questo segretario che amministra il suo partito come fosse un giocattolo di sua proprietà esclusiva, un balocco particolare da usare con rispetto e distacco ma al tempo stesso con estrema circospezione perché non ne venga messa in discussione la sua appartenenza.