La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 28 novembre 2015

Isis e Jihadismo: dopo il 13 novembre

di Pier Francesco Zarcone
Dopo i recenti attentati jihadisti a Parigi - un ulteriore episodio (e nemmeno dei più rilevanti in termini quantitativi) di una lunghissima catena di orrori di cui non si vede la fine - è difficile restare in silenzio. Ma c'è il problema di cosa dire, tanto più che commentatori di professione e tuttologi di varia tendenza stanno intervenendo in massa, in una profusione di banalità e di pseudoricette sul cosa fare.
L'Isis appare ormai come il nemico numero uno non solo per gli occidentali o i non musulmani, ma anche e soprattutto per gli stessi musulmani che, in definitiva, ne sono le prime vittime: non si dimentichi che a combattere sul campo i jihadisti ci sono proprio dei musulmani di ben diverso orientamento. E qui sta un primo problema.

Perché la Turchia ha pugnalato la Russia alla schiena

di Pepe Escobar 
E’ assolutamente impossibile capire perché il governo turco abbia voluto perseguire la strategia suicida di abbattere un Su-24 russo sul territorio siriano – tecnicamente una dichiarazione di guerra della NATO alla Russia – senza inserire nel contesto il gioco di potere turco nel nord della Siria. Il presidente Putin ha affermato che l’abbattimento del caccia russo è stato una “pugnalata alla schiena”. Vediamo dunque come i fatti sul campo hanno consentito che ciò avvenisse.
Ankara usa, finanzia e arma un manicomio di gruppi estremisti nella Siria settentrionale e deve a ogni costo continuare a fornire corridoi aperti per loro dal sud della Turchia; dopotutto tutto ciò di cui hanno bisogno è conquistare Aleppo, il che aprirebbe la via al Santo Graal di Ankara: il cambio di regime a Damasco. Al tempo stesso Ankara è terrorizzata dall’YPG – le Unità Popolari di Protezione Curdo-Siriane – un’organizzazione affiliata alla sinistra del PKK. Vanno contenute a ogni costo.

L’eurozona e la stagnazione secolare

di Biagio Bossone
Le vie di fuga dalla stagnazione secolare
Paul Krugman e Larry Summers si sono recentemente confrontati a suon di blog post sul tema della stagnazione secolare e la perdurante tendenza in tutto il mondo a tassi d’interesse inusitatamente bassi.[1] La “new secular stagnation hypothesis” in realtà fu inizialmente evocata proprio da Larry Summers nel suo ormai famoso intervento al Fondo monetario nel 2013, e poi sviluppata in contributi successivi, per spiegare l’andamento persistentemente stagnante della crescita economica in buona parte del mondo industrializzato.[2]
L’ipotesi di Summers è che la domanda aggregata sia declinata (peraltro ben prima della crisi globale, sebbene allora fosse mascherata da condizioni finanziarie insostenibili) a causa di shock che hanno simultaneamente indotto un aumento della propensione al risparmio e una diminuzione di quella a investire.[3]

Renzi? A Milano è vecchio e a Napoli è già "morto"

Intervista a Piero Sansonetti di Pietro Vernizzi
“Se le amministrative assumono un rilievo nazionale Renzi è un uomo morto. Proprio per questo gli conviene fare le primarie, per mettere la maggiore distanza possibile tra la sua persona e i candidati del Pd”. E’ la chiave di lettura di Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista ed ex direttore di Liberazione. In corsa a Milano ci sono Giuseppe Sala, ex commissario di Expo, il vicesindaco Francesca Balzani e il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. A Napoli la sfida sarà tra Luigi de Magistris e Antonio Bassolino, mentre a Roma potrebbe scendere in campo l’ex ministro Pdl Giorgia Meloni. In un’intervista al Corriere della Seral’ex presidente della Camera, Luciano Violante, ha dichiarato: “In tutti i partiti è in atto un processo di caporalizzazione. L’adesione non avviene per una condivisione di valori, ma per la collocazione nella scia di un capo”.

Una metropoli sullo stretto

di Marina Forti
Il ponte sullo stretto è un’illusione, ma sulla punta della Calabria, a Villa San Giovanni, ha lasciato un segno concreto. È un tunnel ferroviario lungo poco più di un chilometro attraverso il quartiere Cannitello, all’ingresso della cittadina calabrese. Un piccolo mostro nero, perché la galleria artificiale di cemento armato è “nuda”, appena coperta di catrame. Chi arriva da Scilla e vede davanti a sé il blu dello stretto – con quelle sue onde veloci che sembrano la corrente di un fiume e la Sicilia così vicina che sembra di toccarla, le alture dei Peloritani e quando è sereno le Eolie all’orizzonte – prima s’imbatte in quel tunnel color catrame, esempio delle incongruenze italiche.
La “variante di Cannitello” doveva deviare il tracciato della ferrovia tirrenica dal punto dove era progettato il pilone calabrese del famoso ponte. O meglio: anni fa la società Ferrovie dello stato aveva studiato un nuovo tracciato per la ferrovia che correva troppo rasente le case, una variante di cinque chilometri, costo previsto otto milioni di euro.

Islam, religione e laicità

di Michele Martelli
«L’Isis non è l’Islam e l’Islam non è l’Isis», «il Corano è un libro di pace», «l’Islam è religione di pace»: questi e simili gli slogan principali dei manifestanti islamici nelle piazze di Roma e Milano. Simile il messaggio trasmesso dalle coraggiose orazioni dei rappresentanti della comunità islamica di Venezia alla cerimonia laica dei funerali di Valeria Solesin. Questo anche il contenuto essenziale dei numerosi interventi e interviste di fedeli e imam italiani in vari programmi radio, nei talk show televisivi e sui maggiori quotidiani nazionali. Dunque una dissociazione netta, precisa, inequivocabile, dai terroristi jihadisti del Bataclan emissari dell’Isis, a smentita della campagna mediatica dei nostrani islamofobi fallaciani, che di tutt’erba fanno un fascio.
La condanna pubblica del terrorismo da parte delle comunità islamiche italiane dopo le stragi di Parigi sono il sintomo di una svolta decisiva nella storia dell’Islam in Occidente.

Vatileaks, il mio diario da imputato

di Emiliano Fittipaldi
«Iniziamo. Lei è Emiliano Fittipaldi?». La voce del cancelliere del tribunale vaticano, un uomo con la faccia simpatica e la testa pelata, è appena percettibile. « È lei quello che ha scritto il libro “Avarizia” ?». Faccio su e giù con la testa.
È il 16 novembre, la notte precedente non ho chiuso occhio. Forse perché avevo deciso a cena - dopo aver saputo di essere imputato dal Vaticano per «aver diffuso documenti riservati che mettono a rischio la sicurezza dello stato» - di presentarmi al primo interrogatorio con il magistrato del papa. Non ho nulla da nascondere, ho fatto solo il mio lavoro di cronista. Voglio capire di che cosa mi si accusa.
Nel grande salone siamo solo in tre. Io, il mio avvocato (rotale, gli unici accettati dalla giustizia pontificia) e il cancelliere. Il ticchettio dei tasti del computer si diffonde tra fregi di angeli e bassorilievi. «Bene. Come si chiamano i suoi genitori?». «Perché lo vuole sapere?».

Quattro anni senza Lucio Magri

di Franco Astengo 
A distanza di quattro anni, all’interno di una fase di temperie inedita che la sinistra italiana sta attraversando priva com’è di una adeguata rappresentanza politica tale da permetterle di affrontare i rischi di guerra globale, l’inasprimento delle contraddizioni sociali, la crisi verticale della democrazia: tutti gli elementi, cioè, che caratterizzano questa fase politica costruendo un vero e proprio “ritorno all’indietro”
Al momento della scomparsa di Magri si è posto il problema di come continuare a far vivere il suo lavoro in una forma che potesse produrre elementi di riflessione e di dibattito, partendo da un giudizio sulla sua collocazione politica: Magri è sempre stato un eterodosso (un errore del quale occorre fare autocritica quello di definirlo “eretico”) perché ha sempre cercato, nel suo operato culturale e politico, di “innovare la tradizione” presentando un alto livello di progettualità politica e sociale.

Cambiamenti climatici ed economia: due pesi e due misure

di Francesco Sylos Labini 
All’imminente conferenza di Parigi sul clima, dal 30 novembre all’11 dicembre, i governi sono tenuti a trovare un accordo sulle politiche da intraprendere a livello globale per il decennio successivo al 2020, quando si esauriranno gli impegni attuali in materia di emissioni di gas serra.
La comprensione dei cambiamenti climatici globali, a differenza del meteo ordinario, pone dei problemi teorici e osservativi molto rilevanti. Per quanto riguarda la modellizzazione teorica, la difficoltà è dovuta al fatto che giocano un ruolo importante contemporaneamente variabili che hanno tempi scala molto diversi associate a differenti fenomeni fisici. Venticinque anni fa è stato fondato il gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) cui è stato attribuito del premio Nobel per la pace nel 2010 per il lavoro svolto.

Dimenticate l’ISIS: l’umanità è a rischio

di Ramzy Baroud
Ricordo ancora quell’espressione compiaciuta sulla sua faccia, seguita dalle osservazioni distaccate che avevano fatto ridere di gusto i giornalisti.
“Vi mostrerò un’immagine dell’uomo più fortunato dell’Iraq,” disse il Generale Norman Schawarrkopf , noto come ‘Storming Norman’ a una conferenza stampa in un certo momento del 1991, mentre mostrava un video delle bombe statunitensi che facevano saltare in aria un ponte iracheno pochissimi secondi dopo che l’autista iracheno era riuscito ad attraversarlo.
Ma poi, un’invasione e una guerra di gran lunga più ingiuste seguirono nel 2003, in seguito a un assedio durato 10 anni che è costato all’Iraq un milione dei suoi figli e la sua intera economia.

Ipocrisia… di stato

di Carmen Scelsi
Non si arruola Dio per fini ideologici. i fondamentalisti arabi si ammazzano e ammazzano in nome di Allah, i nazisti avevano ben inciso sulla fibbia delle loro uniformi la scritta “GOTT MIT UNS” (Dio è con Noi).
Ma Gesù è esistito e ha predicato amore, giustizia e tolleranza, figlio o no di un Dio, è stato un rivoluzionario, la sua è stata una rivoluzione etica che ha dato e dà i suoi frutti negli uomini di buona volontà… ma oggi c’è poca volontà e tanto odio, violenza, scontro fra religioni, follie, in nome di falsi dei, anche del Dio dell’onnipotenza, della supremazia sugli altri, dell’ingordigia politica ed economica.
L’eccidio di Parigi, di venerdì 13 novembre, è, per certi versi, la conseguenza dell’ingordigia economica, della presunzione di poter fare il bello e il cattivo tempo nei territori più deboli ma ricchi di petrolio, con il pretesto di portare la democrazia lì dove c’è il caos.

Al suono della Marsigliese, ridotti da cittadini ad ostaggi

La colonna sonora della scorsa settimana è stata l'inno della Marsigliese, suonato in tutte le salse ed in tutte le occasioni; ciò, si è detto, per "solidarietà" nei confronti del popolo francese. In realtà la riproposizione dell'inno della Rivoluzione Francese del 1789 ha finito per assumere una valenza simbolica molto più profonda, ed anche molto meno rassicurante.
La Rivoluzione Francese, almeno ai suoi inizi, aveva proposto un'idea di cittadino non come semplice soggetto di diritti e doveri, ma come vera e propria funzione della Repubblica. In tale concezione, il cittadino si poneva come controllore assiduo della legalità e della legittimità degli atti del governo e dell'amministrazione. Già nei decenni successivi questo ideale si annacquava tramite la mediazione della stampa, che trasformava la cittadinanza in "opinione pubblica", la cui presunta funzione di controllo diventava così controllabile. 

Quelle donne schiave due volte del padrone caporale

di Marco Omizzolo
«Il padrone mi ha detto che dovevo lavorare alle sue condizioni o mi mandava via. E la mia famiglia solo coi soldi di mio marito non può vivere». Sembra l’incipit di una delle tante squallide storie di sfruttamento e ricatto nei confronti di lavoratori costretti ad accettare le condizioni imposte dall’imprenditore di turno. Invece è qualcosa di più. È il racconto dell’anima nera del Paese, che approfitta dei più poveri e fragili per fare profitto. Più sei un lavoratore debole, più “il padrone” sarà violento. Se poi sei donna e straniera la violenza diventa perversione. Così, oltre alle tue braccia, è il tuo corpo a essere a disposizione del dopo-lavoro del padrone. «Io non ho capito subito, non sono abituata. Per noi il rispetto è tutto. Il padrone invece mi ha detto che dovevo accettare la sua proposta, altrimenti andavo a lavorare nel campo con gli uomini oppure restavo a casa». Sono le parole di una donna migrante di circa 35 anni, in Italia da quasi tre. La chiameremo Navanpreet, nome di fantasia.

Nel mondo misterioso delle dark pools


di Maurizio Sgroi
Se non fosse il titolo di un celebre libro di qualche anno fa, gli scrutatori di cose finanziarie saprebbero poco o nulla delle dark pools, nome implicitamente oscuro che evoca pratiche proibite se non addirittura sconce.
E tuttavia, malgrado il libro di Scott Patterson, scopro che tuttora i nostri regolatori, e segnatamente la Bce che ne parla nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, di questi luoghi e delle relativepratiche sanno sommariamente poco. Hanno fotografato che è in corso un’evoluzione storica della microstruttura dei mercati finanziari, che vede nuovi partecipanti entrare nei fondali di queste infrastrutture, portando con sé pratiche di negoziazione che ancora si faticano a comprendere, con l’aggravante che questi soggetti sono ancora assai poco regolamentati.

Razzisti nel nome di Allah: l’Isis e la carne da macello dei «non arabi»

di Emanuele Giordana
Uno degli elementi di forza dell’espansione islamica in Asia è sempre stata la percezione, per i nuovi adepti alla parola del profeta, di poter godere di pari diritti davanti a Dio e ai tribunali. Uno status che non era garantito in territori come l’India o l’Indonesia, dominati dalla regola delle caste. L’uguaglianza era invece una garanzia del Corano al convertito al di là della comunità di provenienza, della lingua, del colore della pelle. È dunque abbastanza bizzarro che i puristi di Daesh applichino al contrario questa regola su cui si fonda uno dei capisaldi della diffusione dell’Islam.
Stando a un rapporto d’intelligence cui avrebbero contribuito ricercatori di diversi Paesi e citato in questi giorni dalla stampa indiana, Daesh agirebbe proprio in direzione opposta: considerando la non provenienza da un Paese arabo — o di antica assimilazione araba — lo spartiacque per dividere i combattenti del califfato in musulmani di serie A e B. Rientrerebbero nella categoria B soprattutto indiani e pachistani ma anche cinesi, indonesiani e africani. Chissà, ma il rapporto non sembra dirlo, se ciò vale anche per il Caucaso e i combattenti che provengono dall’Asia centrale e che di solito sono ritenuti ottimi guerriglieri.

La Linke contro i piani di guerra tedeschi in Medio Oriente

di Sebastiano Canetta
Si chiama Sascha W, 34 anni, «il supporto logistico» della cellula di Parigi. E’ stato arrestato ieri dalla polizia tedesca a Magstadt su mandato della procuratore del Baden-Württemberg con l’accusa di traffico internazionale di armi da guerra. Le stesse utilizzate nel massacro di Parigi secondo Bild che pubblica la notizia insieme ai dettagli dell’operazione condotta con le teste di cuoio.
Il «sospettato» — già schedato dalle autorità in passato — è accusato di aver venduto on-line il 7 novembre due Kalashnikov di fabbricazione cinese e due Zastava M70 yugoslave agli «arabi di Parigi»; gli investigatori francesi sarebbero convinti che si tratti esattamente delle armi che hanno provocato la carneficina sei giorni più tardi, rivela il quotidiano al pari del ritrovamento di 15 fucili dopo la perquisizione a casa del trafficante.

«Intercettate le Playstation!»: i miopi à la guerre

di Giulio Cavalli
Era il vertice antiterrorismo ma sembrava qualcosa a metà tra il circo delle pulci e la corsa dei miopi. Il Ministro della Guerra Andrea Orlando ha detto che verranno intercettati anche i videogiochi dei vostri bambini, cambierà tutto: non ci sarà in tutto il Paese una sola casalinga di cui non si sappia le temperatura del forno acceso, non sfuggirà un lavaggio né di bianchi né di colorati e siccome il terrorismo si infila dappertutto sarà vietato per i prossimi mesi stringersi la mano. Ci si saluti piuttosto con un “buongiornoebuonasera” rispettando la distanza di almeno quindici centimetri.
Per facilitare il lavoro dell’intelligence sarà vietato utilizzare parole straniere: al posto di “jeans” si dica e si scriva “braghe di tessuto striato americano”, piuttosto che “ok” si dica “d’accordo rimaniamo intesi su questo punto di mediazione” e non si dica più “Isis” ma “formazione di brigantaggio criminale di ceppo islamico integralista maomettofilo”.

L’ideologia dell’imperialismo umanitario

Intervista a Jean Bricmont di Àngel Ferrero
Àngel Ferrero: Sono passati 10 anni da quando è apparso ‘Humanitarian Imperialism’ (Imperialismo Umanitario) nell’edizione in spagnolo. Che cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
"E’ cominciato come reazione all’atteggiamento della sinistra durante la guerra del Kossovo del 1999 che fu largamente accettata per motivi umanitari e per l’opposizione piuttosto debole del movimento pacifista prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003: per esempio, molti “pacifisti” avevano accettato la politica delle sanzioni all’epoca della prima guerra del Golfo nel 1991 ed anche dopo, ed erano favorevoli a delle ispezioni nel periodo precedente alla guerra, senza rendersi conto che questa era soltanto una manovra per preparare il pubblico ad accettare la guerra (questo diventò di pubblico dominio tramite successive fughe di notizie, come i promemoria di Downing Street).

Valutare, a tutti i costi!

di Lorenzo D'Innocenzo
Meritocrazia, valutazione: questi i leitmotiv della gestione del mondo formativo in Italia e non solo, negli ultimi anni.
Siamo in crisi, da qualche anno ormai, e vanno dunque razionalizzate le spese, dobbiamo offrire un servizio degno con quel poco che abbiamo, l'Europa ce lo impone. Il mondo della formazione vive alcuni problemi strutturali come il baronato ed il clientelismo, che ci fanno sprecare denaro e ci fanno perdere di qualità. Per abbatterli, per razionalizzare, per migliorare il mondo della formazione ci si deve dotare di un dispositivo di valutazione che ci permetta di discernere chi è più meritevole di finanziamenti, chi va spinto avanti, chi va lasciato indietro.
Questa la retorica della governance del mondo universitario e scolastico.
Per questo in Italia ci si è dotati dell'ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca) un'agenzia atta a valutare, stilare classifiche, decidere a chi vanno i fondi. Che in questi giorni vuole imporre il progetto di “valutazione della qualità della ricerca” nel mondo accademico italiano.

Il Monsignore, la Madonna e il postribolo

di Alessandro Somma 
C’erano una volta Peppone e don Camillo, comunista vecchio stampo l’uno e prete partigiano l’altro, emblemi dell’eterna lotta tra il diavolo e l’acqua santa cui si è tradizionalmente assistito nella Regione rossa per eccellenza: l’Emilia-Romagna. C’erano, perché nel tempo il fronte dei comunisti vecchio stampo è stato rimpiazzato da un ceto politico selezionato per la sua vicinanza ideologica ora con la classe imprenditoriale, ove presente, ora con la cultura cattolica, diffusa nelle aree a vocazione agricola. Anche dalle parti di don Camillo, però, si sono avute trasformazioni epocali. Nell’Emilia-Romagna delle cooperative rosse oramai in combutta con le cooperative bianche, la geografia del potere clericale ha assunto tinte fosche: quelle della parte più retriva del mondo cattolico, premoderna e antilluminista, pronta a contrastare la liberazione dell’umano da ordini sovraumani repressivi, per questo omofoba, islamofoba, misogina e in genere antropologicamente incapace di provare empatia per tutto quanto non sia contemplato dal dogma. 

Una tranquilla estate criminale

di Benedetto Vecchi
In estate la «bassa» diventa un forno. Non c’è via di fuga dal sudore e da quella paralizzante forma di spossatezza che rallenta ogni attività cognitiva. Per recuperare energie e lucidità occorre trovare conforto sulle coste istriane. oppure in un locale di secondo ordine per ascoltare la voce seducente di una cantante jazz.
Ma a Padova e nel Veneto padano la macchina della sicurezza macina marce contro i migranti per cacciare uomini e donne colpevoli di essersi sottratti a orrori indicibili. Dietro le quinte, piccoli e grandi imprenditori continuano a fare affari con la criminalità organizzata indigena e «straniera». Verso questo grumo mefitico nessuno raccoglie firme, né si indigna, perché i soldi che dispensa sono fondamentali a quella «terza Italia» portata prima a modello sociale e economico diventata poi una distesa di piccoli e grandi capannoni industriali ormai vuoti.

Pasolini, il sipario strappato

di Aldo Colonna
Il contenuto di questo articolo è il risultato di svariati incontri con Michele Metta, ricercatore e storico.
I dati in esso riportati non sono frutto di fantasia né dell’interlocutore tanto meno della penna dell’estensore. Per ragioni anche attinenti alla cosiddetta ‘strategia della tensione’ e per i collegamenti perversi che si abbarbicano alla strage di Bologna e alle stragi oggetto dell’investigazione pasoliniana, Metta gode del pieno sostegno di Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Bologna del 2/8/1980.
In principio era Permindex (Permanent Industrial Exhibition), ufficialmente una organizzazione commerciale con sedi in varie parti del mondo che,approdando in Italia, prenderà il nome di CMC, acronimo per Centro Commerciale Mondiale; nei fatti un’agenzia del crimine e del delitto politico.

Tutti alla Global march per il clima

di Vittorio Cogliati Dezza
Domenica 29 novembre, alla vigilia della Cop21, il summit delle Nazioni Unite per il clima, milioni di persone scenderanno in piazza attraverso i cinque continenti in più di 150 paesi, da San Paolo a Nuova Delhi, passando per Kampala, Melbourne, Ottawa, Tokyo, Madrid e Roma in oltre 2000 eventi per chiedere ai rappresentanti degli oltre 190 paesi che si stanno per riunirsi a Parigi che ci sia un accordo, che sia legalmente vincolante e che sia ambizioso. Dopo i tragici attentati di Parigi, il governo francese ha cancellato la manifestazione nella propria capitale. E da Parigi i cittadini hanno lanciato un appello a tutto il resto del mondo: "Marciate anche per noi", e in solidarietà con tutti coloro che in diversi paesi del mondo sono stati colpiti da attentati terroristici.
E Parigi oggi è il luogo simbolico per eccellenza per esplicitare le connessioni profonde tra clima e pace, tra petrolio e guerra. L'emergenza climatica non può essere affrontata con gli strumenti della guerra e richiede un accordo globale e un organismo autorevole che ne verifichi l'applicazione. Ma non è solo questo, oggi infatti è indispensabile porsi una domanda: chi compra il petrolio dello Stato islamico?

Renzi disertore

di Tommaso Di Francesco 
Ma allora è possibile? E’ possibile che un governo occidentale diserti una nuova guerra, dica no ad aggiungere un intervento armato alla litania di conflitti nei quali siamo presenti militarmente? Matteo Renzi da Hollande a Parigi e Paolo Gentiloni al vertice parlamentare della Nato a Firenze, dicono no alla partecipazione all’ennesima coalizione di volenterosi impegnati più o meno in una nuova guerra di vendetta in Siria che nulla risolverà creando ulteriori stragi, rovine e divisioni, producendo alla fine nuova guerra.
Qualcuno rimarrà stupito da questo nostro riconoscimento al governo italiano, ma diversamente non diremmo la verità. Soprattutto noi che siamo strenuamente e senza ritegno contro ogni guerra, impegnati nella difesa della Costituzione, che all’articolo 11 recita: «L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Un articolo spesso cancellato da chi, come l’ex presidente Napolitano, avrebbe dovuto salvaguardarlo come presidio prezioso di democrazia.

Uberizzazione o libertà: le ambiguità del ministro Poletti sul lavoro

di Roberto Ciccarelli 
Dopo avere esposto la sua visione sulla necessità di laurearsi a 21 anni con 97, e non con 110 a 28, perché «i nostri ragazzi si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei anni meno», ieri in un convegno alla Luiss a Roma il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha esposto una teoria sull’innovazione. «Dovremo immaginare un contratto di lavoro che non abbia come unico riferimento l’ora di lavoro ma la misura dell’apporto dell’opera. L’ora/lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione — ha detto — Il lavoro oggi è un po’ meno cessione di energia meccanica ad ore ma sempre risultato. Con la tecnologia possiamo guadagnare qualche metro di libertà». Poletti ha anche sottolineato la necessità di inserire nei contratti altri criteri per la definizione della retribuzione che non siano solo riferimento all’ora-lavoro. «Bisogna misurare anche l’apporto dell’opera» ha spiegato. Il ministro ha sottolineato la necessità di lavorare all’introduzione di forme di partecipazione dei lavoratori all’impresa.

Sbilanciati da 15 anni. Ma dalla parte giusta

di Grazia Naletto
2000-2015: quindici anni separano il primo rapporto di Sbilanciamoci! sulla legge finanziaria 2001 da quello che abbiamo presentato giovedì 26 a Roma sulla legge di stabilità 2016. Sembra passato un secolo. In mezzo ci sono stati dieci governi, sette Presidenti del Consiglio – D’Alema, Amato, Berlusconi, Prodi, ancora Berlusconi fino ad arrivare a Monti, Letta e infine Renzi –, il passaggio all’euro e la crisi economico finanziaria globale più grave dopo quella del ’29. La globalizzazione neoliberista ha sconvolto il funzionamento del sistema economico globale, la distribuzione della produzione e l’organizzazione del mercato del lavoro allargando in modo vertiginoso le diseguaglianze tra i paesi del pianeta e, all’interno dei singoli paesi, quelle tra ricchi e poveri.
Nel frattempo il sistema di relazioni internazionali, dopo la caduta del muro di Berlino, è divenuto tutt’altro che stabile.

Il ministro Poletti e la guerra ai giovani

di Roberto Ciccarelli 
Poletti Giuliano, perito agrario non laureato è un ministro del lavoro con le idee chiare per risolvere la disoccupazione dei laureati: “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21″ ha detto sollevando le solite polemiche. Bisogna prenderlo sul serio, Poletti Giuliano, perito agrario non laureato. Nel corso del suo mandato ha sviluppato un pensiero nel merito. «Troppi tre mesi di vacanze scolastiche — ha detto a marzo 2015 — Magari un mese potrebbe essere passato a fare formazione». «Non troverei niente di strano se un ragazzo lavorasse tre o quattro ore al giorno per un periodo preciso durante l’estate, anziché stare solo in giro per le strade».
Non bisogna farsi irretire dall’immaginario di questo emiliano, cresciuto nella burocrazia imprenditoriale delle coop rosse, che coltiva l’immaginario paternalistico contro i giovani immancabilmente vagabondi, scioperati o, più elegantemente, “Choosy”. L’immaginario in questione è comune alla classe dominante.

Palazzo Chigi scavalca a destra Bruxelles

di Roberto Romano
Forse l’Unione Europea ha fatto autogol. Diciassette paesi europei non sono in linea con i dettami dell’Unione: tanto più si avvicina la «crescita economica», tanto più i stringenti i vincoli europei dovrebbero aiutarla, al netto dei vincoli flessibili di bilancio pubblico per la guerra che richiamano lo stato minimo, tanto più si allarga la pattuglia degli Stati fuori norma.
Più si avvicina la «luce» in fondo al tunnel, più si allarga la pattuglia dei paesi in difficoltà o impossibilitati a creare lavoro e crescita. In estrema sintesi, e non è un paradosso, il report 2016 «Alert Mechanism», figlio della speculazione finanziaria del 2011, al governo nazionale arrivò il salvatore della patria Mario Monti, denuncia l’inefficacia delle politiche adottate e l’inutilità di certi vincoli: le regole europee non funzionano, e tanto più ci ostiniamo nell’applicarle, tanto più i paesi rallentano la crescita economica e il disagio sociale.

Un reddito minimo sperimentale

A partire dal 2013 il dibattito intorno al tema del reddito minimo ha iniziato ad assumere centralità anche nel nostro paese e diverse forze politiche hanno iniziato a sostenere proposte che andassero nella direzione di introdurre una misura di questo tipo. In tal senso, il Partito Democratico (Pd) e il Movimento 5 Stelle (M5S) hanno promosso due diverse proposte di legge d’iniziativa parlamentare e Sinistra Ecologia e Libertà (Sel) una proposta di legge d’iniziativa popolare che ha raccolto oltre 50mila firme di cittadini italiani (il Pd, però, ha smesso nell’ultimo anno e mezzo di sostenere la proposta formulata). A giugno 2015 l’Istat ha presentato uno studio alla XI Commissione del Senato in cui si analizza la fattibilità in termini di costi e di impatto sulla società delle proposte di legge del M5S (disegno di legge n. 1148) e di Sel (disegno di legge n. 1670) oggetto della discussione al Senato.

Clima, ultimo appello

di Luca Martinelli
Parigi non è Cannes, ma sul “tappeto rosso” della prossima conferenza Onu sul clima, in programma nella capitale francese dal 30 novembre, Leonardo Di Caprio non sfigurerebbe. A fine settembre l’attore ha comunicato la propria adesione al movimento DivestInvest (www.divestinvest.org), che riunisce almeno 2mila persone e 400 istituzioni che hanno scelto di ritirare i propri capitali da società che operano sui mercati dell’energia fossile. Questi “disinvestimenti” valgono complessivamente 2.600 miliardi di dollari. 
Ad accompagnare Di Caprio sul red carpet potrebbe essere Ségolène Royal: la ministra dell’Ambiente francese ha annunciato -sempre a fine settembre- incentivi fiscali per premiare coloro che sceglieranno di recarsi al lavoro in bicicletta. L’indennità è pari a 25 centesimi per ogni chilometro percorso. 

Lavorare nel meraviglioso mondo di Federmeccanica

di Giorgia Fattinnanzi
Di cosa hanno bisogno i lavoratori metalmeccanici? Come vivono la loro condizione lavorativa? Cosa vorrebbero cambiare o migliorare nella loro azienda? Sono felici sul posto di lavoro, hanno abbastanza amici? 
Sono queste le domande che gli imprenditori di Federmeccanica si pongono, aggiungendo all'analisi sull'andamento delle aziende metalmeccaniche, uno studio commissionato a Community Media Research sulle condizioni di lavoro dei loro dipendenti. 
E' inutile aprire una discussione su come siano stati scelti i 1100 lavoratori (compresi i dirigenti) a cui queste domande sono rivolte, anche se la curiosità è tanta. Intanto si può dire che solo il 42,8% del panel riguarda i lavoratori dell'industria (il resto sono impiegati nei servizi) e, di questi, solo il 31,4% sono metalmeccanici. 

Un bonus che aumenta le disuguaglianze

di Marta Fana
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, promette un nuovo bonus, 500 euro per i 18enni, da spendere in attività culturali. Le obiezioni in merito non coincidono esclusivamente con la consueta strategia del consenso, iniziata dall’ormai nota vicenda del bonus 80 euro a pochi giorni dalle elezioni europee. No, le obiezioni riguardano la visione, gli obiettivi della politica economica di fronte a una realtà sempre più diseguale. Innanzitutto, come per gli sgravi sul costo del lavoro a pioggia, confermati con modifiche nella nuova legge di Stabilità oggi alla Camera per l’approvazione, un bonus indiscriminato ha il potere di aumentare le disuguaglianze tra i diciottenni.
In Italia, ma non solo, il background familiare è determinante per le scelte scolastiche, lavorative, di status. Banalmente, i ragazzi che hanno in casa libri, leggono più di quelli che in casa non hanno libri. Lo stesso vale per le altre attività culturali.

Tra ISIS e guerra, la speranza è curda

Intervista a Yilmaz Orkan di G.M. (dinamopress)
Abbiamo intervistato Yilmaz Orkan, membro del KNK (Consiglio nazionale del Kurdistan), per parlare di ISIS ("un fascismo del terzo millennio"), pace ("una bella parola", ma molto lontana), confederalismo democratico ("un progetto per tutti i popoli del Medio Oriente"). Nelle tenebre del fondamentalismo e della guerra, la questione curda sembra oggi l'unica luce. Con riflessi globali su alcune delle principali problematiche del presente.
I curdi sono musulmani e stanno combattendo l'ISIS sul campo. Cosa pensi di chi parla di scontro di civiltà, dell'idea che gli attentati di Parigi sarebbero parte di una guerra tra “mondo islamico” e “mondo occidentale”?
"Non si tratta di una guerra religiosa tra l'Islam e le altre fedi. Il fondamentalismo in Medio Oriente non è nato oggi, ma è stato creato decine di anni fa, nel periodo della Guerra Fredda.

Le troppe ombre del “Libro Bianco della Difesa”

Più che Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa lo si dovrebbe chiamare Libro Bianco delle Forze Armate. Nel testo (scaricabile qui: http://goo.gl/VubwKU) presentato dalla ministra Pinotti ad aprile 2015 manca completamente, infatti, la dimensione civile e allargata della difesa di cittadini. E mancano anche una qualsiasi citazione del Servizio Civile Nazionale e tutte le prospettive di prevenzione e composizione dei conflitti che sole possono costruire una pace positiva. Prodotto da un gruppo di lavoro nominato dalla Difesa, il Libro Bianco appare deludente, lacunoso e privo di innovazione. Un’occasione sprecata per aprire una discussione vera sul modello di difesa, sul ruolo delle Forze Armate (FA) e dei Corpi civili di pace nella nostra società e nel mondo. Un limite che si traduce, praticamente, in una sostanziale delega in bianco ai vertici militari, con lo svilimento delle prerogative che la Costituzione attribuisce al Parlamento. Vediamo in sintesi i punti chiave, e più discutibili, del Libro Bianco.

Per un fisco all'insegna dell'equità

Anche quest’anno nella manovra di bilancio il fisco la fa da padrone. La parte preponderante della manovra è, infatti, costituita da quattro interventi di natura fiscale.
Innanzitutto, la neutralizzazione della clausola di salvaguardia che avrebbe comportato l’aumento dell’Iva e delle accise a livelli difficilmente sostenibili, per la quale il Ddl di Stabilità 2016 stanzia risorse per 16,8 miliardi di euro nel 2016 e ulteriori 11,1 e 9,4 miliardi nel 2017 e 2018 (comunque insufficienti a eliminare definitivamente il problema); in secondo luogo l’abolizione di Tasi sulla prima casa, Imu imbullonati e Imu agricola, con una spesa di circa 4,7 miliardi nel 2016; ancora, la proroga, sia pure in misura ridotta rispetto al 2015, della decontribuzione sui nuovi assunti (800 milioni di spesa nel 2016, il doppio l’anno successivo); infine, la riduzione di tre punti dell’Ires sulle imprese, per una spesa di 3,5 miliardi nel 2016 (condizionata alla concessione di ulteriori margini di flessibilità da parte della Unione Europea, in mancanza dei quali la misura partirà dal 2017).

Contro la guerra non si può restare in silenzio

di Etienne Balibar, Jacques Bidet ed altri...
Nessuna interpretazione monolitica, nessuna spiegazione meccanicistica può far luce sugli attentati. Ma possiamo forse rimanere in silenzio? Molte persone — e le comprendiamo — ritengono che davanti all’orrore di questi fatti, l’unico atto decente sia il raccoglimento. Eppure non possiamo tacere, quando altri parlano e agiscono in nostro nome: quando altri ci trascinano nella loro guerra. Dovremmo forse lasciarli fare, in nome dell’unità nazionale e dell’intimazione a pensare in sintonia con il governo?
Si dice che adesso siamo in guerra. E prima no? E in guerra perché? In nome dei diritti umani e della civiltà? La spirale in cui ci trascina lo Stato pompiere piromane è infernale. La Francia è continuamente in guerra. Esce da una guerra in Afghanistan, lorda di civili assassinati. I diritti delle donne continuano a essere negati, e i talebani guadagnano terreno ogni giorno di più. Esce da una guerra alla Libia che lascia il paese in rovine e saccheggiato, con migliaia di morti, e montagne di armi sul mercato, per rifornire ogni sorta di jihadisti.

USA 2016: dibattito democratico e terrorismo

di Rosa Fioravante
La tragica notte di Parigi dello scorso Venerdì 13 Novembre, non ha influenzato solo il dibattito politico europeo, diviso sulle valutazioni che si fanno dei piani che vengono proposti (per ora più da governi nazionali che non da quello comunitario) per affrontare la minaccia terroristica, ma ha profondamente scosso anche il dibattito statunitense. Gli accadimenti sullo scenario mediorientale, nel quale si insedia lo Stato Islamico, mandante degli attentati, sono vissuti infatti con particolare concitazione dall’opinione pubblica americana.
La consapevolezza che parti della complessa galassia del terrorismo islamico sono state finanziate dagli Stati Uniti, in una logica di “disturbo” alle mire sovietiche nell’area afghana, in funzione anti-Assad in Siria, e hanno avuto buon gioco nel dilagare in Iraq a causa della mancanza di un piano post-invasione, si sta diffondendo sempre più; se non sotto forma di consapevole riflessione sullo scacchiere geopolitico, sicuramente attraverso una condanna senza appello delle operazioni belliche degli ultimi decenni.

venerdì 27 novembre 2015

Una contromanovra: piccole opere e tutela del territorio

Nel disegno di legge sulla Legge di Stabilità 2016 trasmesso al Senato il 25 ottobre emerge finalmente una prima, sensibile inversione di tendenza rispetto alla destinazione delle risorse che finalmente vedono una quota significativa dell’ammontare complessivo della manovra destinato agli interventi sulla rete ferroviaria e stradale esistente, anche se rimane rilevante la quota di risorse assegnate alla costruzione di nuove grandi opere, che non sono giustificate dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale.
Le cosiddette “infrastrutture strategiche”, individuate nel Primo programma derivante dalla legge Obiettivo pesano ancora in maniera rilevante sul complesso della Legge di Stabilità 2016 con una quota dell’8,9% (2,844 miliardi sui 31,6 miliardi complessivi della manovra) che viene in assoluta prevalenza assegnata per la realizzazione di infrastrutture di trasporti a lunga distanza, quali autostrade e linee ad Alta Velocità. Bisogna infatti ricordare che secondo il “IX Rapporto sull’attuazione della legge Obiettivo”, coordinato dal Servizio studi della Camera dei Deputati e pubblicato nel gennaio 2014, rispetto al costo complessivo attualizzato del Programma delle infrastrutture strategiche di 375,3 miliardi di euro, il 48% dell’investimento programmato attiene a opere stradali (178,5 miliardi di euro), mentre solo il 39% attiene a opere ferroviarie (146 miliardi di euro, il 70% dei quali destinato a linee ad Alta Velocità).

Cos'è il lavoro nell'Ubercapitalismo?

di Alessandro Gandini
In un articolo apparso a fine ottobre sul magazine online “Medium”, Robin Chase, fondatrice di Zipcar (un noto servizio di car sharing collaborativo angloamericano), racconta come il tempo medio di vita di un'impresa dal 1960 a oggi sia radicalmente calato: dai 61 anni, in media, degli anni Sessanta, ai 15 di oggi. Chase sostiene che questo sia un indicatore, fra i tanti, del processo di cambiamento socio-economico in atto. Innovate or die, questo è il mantra. Qui, l'industrializzazione e l'automazione basate su un'idea centralizzata del lavoro (gerarchica e top-down) oggi lasciano spazio (meglio, cedono il passo) a un'idea di organizzazione del lavoro centralizzata, distribuita e non gerarchica che Chase sintetizza nella definizione Peers Inc.
L'idea alla base di Peers Inc. è quella secondo cui la nuova industrializzazione al tempo dell'economia di Internet si basa su un modello di organizzazione del lavoro incentrato su una piattaforma e un core centrale, esiguo, di lavoratori che garantiscono il funzionamento della stessa.

L'elefante nella stanza, storia di droni italiani, diritti e zone grigie

di Francesco Martone
Fa pensare il fatto che la decisione presa a Washington, seppur ancora da ratificare al Congresso, di armare i drone Reaper italiani di stanza a Sigonella non abbia avuto in Italia la giusta enfasi. Anzi, è passata decisamente sottotraccia.
Nella lista della spesa italiana si parla di 156 missili AGM-114R2 Hellfire II costruiti dalla Lockheed Martin, 20 GBU-12 (bombe a guida laser), 30 GBU-38 JDAM. Gli unici teatri dove sono operativi ad oggi droni italiani sono Iraq - due Predator con missioni di riconoscimento e identificazione di bersagli nelle operazioni contro Daesh e stazionati in Kuwait, - Mare Sicuro e Euronavfor MedSecondo alcuni esperti del settore sarebbe da escludere un uso dei drone armati in Libia mentre all'annuncio della notizia il sito KnowDrones ha sottolineato come la decisione di armare drone italiani, oggetto di anni di dibattito negli Stati Uniti, rientrerebbe nella strategia Usa in Africa.

Il teatro degli orrori di Casa Saud: fra droga e mercato della prostituzione

di Stefano Zecchinelli
Mentre l’attenzione della maggioranza delle persone è – giustamente – rivolta alla Siria, in Arabia Saudita, nel silenzio dei mass media occidentali, il poeta palestinese Ashraf Fayadt, 35 anni, viene condannato a morte perché colpevole di aver scritto questi versi “Rifugiato: stare in fondo alla fila in attesa di un pezzo di patria/ Stare in piedi: attività che svolgeva tuo nonno senza sapere il perché / Quel pezzo di patria: sei tu / Patria: una tessera che si mette nel portafoglio / Banconote: pezzi di carta con l’effigia del re / Il ritorno: una leggenda che la nonna era solita raccontare”. Una notizia amara che ripudia e offende, per l’ennesima volta, il vero spirito dell’Islam, troppe volte pugnalato alle spalle dai monarchi sauditi, oscurantisti fuori dalla storia, stretti alleati degli Stati Uniti e di Israele.
Il giornalista e scrittore Tahar Lamri fa notare il carattere antimusulmano della dittatura saudita rammentando come, in un tempo antico, il poeta Omar Khayyam (1048-1131) poteva scrivere “Mi parlate di fiumi di vino nel paradiso. Ma il paradiso per voi è un’osteria?

Scuola pubblica: le premesse per un nuovo assalto?

di Raffaele Carcano 
Alcune Regioni, come il Piemonte e la Sicilia, hanno cominciato a ridimensionare i contributi destinati alle scuole paritarie. Tali interventi sono però stati più che abbondantemente compensati dall’introduzione, nell’ambito del progetto “Buona scuola”, di significative novità: dalla detrazione per chi le frequenta alla possibilità di accedere al meccanismo del 5 per mille. Le sentenze della Corte di Cassazione, che hanno imposto il pagamento delle tasse sugli immobili anche laddove la proprietà degli stessi è di un ente religioso, non sembrano ancora essere state applicate a largo raggio: nel frattempo, il governo ha già organizzato incontri con i vertici degli istituti privati per minimizzarne l’impatto. Ed è di pochi giorni fa la notizia che, nel corso dell’esame della Legge di stabilità, la Commissione Bilancio del Senato ha innalzato lo stanziamento pubblico per le scuole paritarie di 25 milioni.

Pari opportunità per uscire dalla crisi

Il contributo femminile al reddito familiare si è dimostrato durante la crisi un elemento essenziale per il benessere relativo della famiglia e ha costituito un indispensabile ammortizzatore, anche se solo parziale, contro la perdita di reddito causata dalla crescente disoccupazione maschile. In questa situazione appare sempre più evidente il costo non solo per le donne, ma per l’intera società, del persistere di disuguaglianze di genere nonché del preponderante peso delle donne nelle forme di lavoro discontinuo e/o sommerso. È fondamentale tenere conto di questi aspetti nell’orientare le politiche sociali e del lavoro.
I paesi dell’Unione Europea hanno di fronte, in questa fase, due grandi sfide: riconoscere esplicitamente che è necessario monitorare e valutare il differente impatto su donne e uomini di ciascuna scelta politica adottata; scegliere misure, nello specifico, che incentivino e sostengano la ripresa tenendo conto della nuova realtà del mercato del lavoro, e del modo in cui vi si pongono donne, uomini, coppie e famiglie.

L'illusione della crescita

di Manfredi Alberti
Oggi si parla di crisi del sistema Italia. Tra gli studiosi, ma anche all’interno dell’opinione pubblica, non ci si divide più sull’esistenza o meno di questa «decadenza italiana», ma soltanto sulle sue origini e sui suoi possibili esiti. Il declino di cui stiamo parlando è un fenomeno innanzi tutto economico (ma non solo), che va necessariamente letto in prospettiva storica. Per ragionare su questo tema è utile confrontarsi con un recente volume dello storico Emanuele Felice, il quale si è cimentato in una sintesi di ampio respiro sulla storia economica italiana (Ascesa e declino. Storia economica d’Italia, il Mulino, pp. 392, euro 18). Il suo libro abbraccia un arco cronologico lunghissimo, iniziando la narrazione sin dall’età antica. La gran parte del volume, tuttavia, si concentra sulla storia dell’Italia unita, periodo per il quale le statistiche economiche cominciano a essere meno precarie rispetto alle epoche precedenti, pur risultando fino a Novecento inoltrato ancora parziali e lontane dagli standard qualitativi a cui siamo abituati oggi. Il libro di Felice si basa su varie fonti, fra cui le nuove stime del prodotto interno lordo (Pil) italiano dal 1861 a oggi, a cui egli stesso ha contribuito nell’ambito di un lavoro di ricerca collettivo che ha visto per protagonisti diversi studiosi e varie istituzioni, come l’Istat e la Banca d’Italia.

Occidente in balia di un criminale impazzito? Già accadde

di Luigi Vinci
La versione turca degli avvenimenti che hanno portato all’abbattimento dell’aereo militare russo fa acqua. Gli Stati Uniti hanno dichiarato, sulla base delle riprese dei loro satelliti, che l’aereo russo ha sorvolato per 17 secondi una lingua di territorio turco che si insinua in territorio siriano. Questo vuol dire che i 5 minuti nel corso dei quali messaggi turchi avrebbero imposto per 10 volte all’aereo russo di abbandonare lo spazio aereo turco o sono stati effettuati tutti a un aereo russo fuori da tale spazio, oppure che solo un messaggio lo ha raggiunto mentre si trovava in esso.
Obama ha dichiarato lì per lì che la Turchia ha il “diritto di difendersi”. Putin pare stesse orientandosi alla realizzazione di una rappresaglia. Solo in serata egli ha dichiarato che “per il momento” nessuna rappresaglia era stata decisa. Un po’ di telefonate riservate statunitensi lo avevano tranquillizzato. Poco dopo da parte statunitense veniva anche dichiarato che l’aereo turco aveva sorvolato solo per pochi secondi il territorio turco: come dire che da parte turca era stata compiuta un’aggressione.

Stato di emergenza o stato di diritto?

di Francesco Randone
Le terribili stragi di Parigi ripropongono all’attenzione degli interpreti il tema delle garanzie giuridiche cui l’ordinamento è disposto a rinunciare in funzione preventiva rispetto ai rischi di un pericolo ineffabile. La “deminutio” del contenuto dei diritti investe potenzialmente una gamma vastissima di diritti fondamentali che trovano tutti nella Costituzione il loro fondamento più solido. Già da tale dato normativo dovrebbe, innanzitutto, scaturire una prima indicazione di metodo: la necessità cioè di una valutazione ponderata nel trattamento degli stessi anziché una regolamentazione frutto di pulsioni emotive retaggio di una concezione arcaica del diritto in cui, anche il mero “sospetto”, o il timore generalizzato legato a particolari condizioni soggettive, possono prestare il fianco a palesi violazioni dei diritti fondamentali.
Al di là del contemperamento tra esigenza di sicurezza e privacy, questione che necessita di una ponderazione caso per caso al fine di definire con prudenza le possibili limitazioni di quest’ultima, altri rilevanti diritti fondamentali interessati a tale contemperamento ineriscono alla libertà personale ed al godimento dei diritti sociali.

Smart working, smart profit… Smart strike?

di Lavoro Insubordinato
Avete bisogno di un convivente che vi aiuti a pagare affitti e bollette? Fra poco non sarà più un problema. È in arrivo losmart working, il lavoro agile che permetterà allo sfruttamento di entrare nelle case di lavoratori e lavoratrici in salute e in malattia, 365 giorni l’anno finché licenziamento non li separi.
Pensate che esista ancora uno scarto tra pubblico e privato e che solo le donne abbiano il privilegio di lavorare tra le mura domestiche senza limiti alla giornata lavorativa? No, roba vecchia, lo smart working sarà per tutti, maschi e femmine, dipendenti pubblici e privati. Avete paura di non essere abbastanza flessibili? Lo yoga non serve. Ora potrete essere sempre al lavoro, flessibilissimi e produrre, produrre come non avete mai fatto prima, senza limiti di orario e all’ora che preferite, in altre parole: sempre! Always! Immer!

La contromanovra di Sbilanciamoci in 89 mosse

di Roberto Ciccarelli
Ottantanove proposte alternative alla legge di stabilità 2016 che gli economisti di Sbilanciamoci! giudicano «iniqua, di corto respiro e priva di una strategia adeguata a rilanciare l’economia del Paese». Il XVII Rapporto intitolato «Per un’Italia capace di futuro», e il sito interattivo controfinanziaria​.sbilanciamoci​.org, presentati ieri a Roma, passano al contropelo la manovra di Renzi e Padoan.
«E’ una brutta copia della Legge di Stabilità 2015. E, come quella, è presentata come una manovra espansiva. Oggi, come allora, l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio è posticipato di un anno, questa volta al 2018» scrivono gli economisti. Dalla loro analisi, e dagli incroci tra dati e proposte, emerge un’altra possibile politica economica esposta in una contro-manovra da 35 miliardi di euro (31,6 miliardi quella del governo).

La politica, non la guerra, per battere il terrore

di Gianmarco Pisa
Non si può non raccogliere l’accorato appello che, appena qualche giorno fa, Alfonso Gianni lanciava dal suo profilo facebook, preceduto e seguito, peraltro, da numerosi altri dello stesso tenore: «pacifisti di tutto il mondo, mobilitiamoci!». È davvero una sollecitazione pressante e accorata, che non possiamo permetterci di fare cadere nel vuoto, se davvero intendiamo contrastare la minaccia di una guerra e, con essa, di una escalation di vasta portata che rischia di travolgere l’intero Mediterraneo e Vicino Oriente, e se, allo stesso tempo, presumiamo di potere offrire qualche idea, qualche proposta, qualche orientamento, che non vadano nel senso, banale e mortifero, insensato e inefficace, della guerra, ma piuttosto nella direzione, che sembra molto più pregnante e promettente, della estinzione del terrorismo e del superamento della violenza.

Cop21: clima, la consapevolezza c’è e la volontà?

di Dario Lo Scalzo
Dal 30 novembre all’11 dicembre si terrà a Paris la XXI conferenza internazionale sul cambio climatico (International Conference on Climate Change). Si tratta di un evento di enorme importanza per le sorti del pianeta e degli esseri viventi che per la prima volta riunisce non solo diplomatici e rappresentanti di Stato ma anche una buona fetta delle realtà sociali ed economiche.
Si conta la presenza di 195 paesi, 40mila delegati, 2000 organizzazioni rappresentanti il mondo delle imprese, quello industriale, quello sindacale, quello dell’associazionismo; saranno presenti amministratori locali, ONG, rappresentanze dei popoli autoctoni e della società civile. Una prima assoluta sia in termini numerici che di partecipazione che, proprio per questo, fa della COP21 un appuntamento vitale per il nostro pianeta e per chi lo abita.