La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 27 novembre 2015

Cannabis. 4 milioni di italiani fumano, ma non sanno cosa

di Marco Sarti
L’erba del vicino non sempre è più verde. Non quella che si trova per strada, almeno. In assenza di controlli sanitari, la marijuana che viene fumata da quattro milioni di italiani - tanti sono i consumatori di cannabis secondo i dati del Dipartimento delle politiche antidroga - è quasi sempre di infima qualità. Parola del dottor Oscar Ghizzoni, il chimico che ha analizzato in laboratorio alcune dosi acquistate nelle piazze di spaccio più frequentate del Paese. Il risultato? Una volta osservate al microscopio, le piante risultano “dopate”. «Era un po’ come osservare i muscoli di un culturista che ha assunto notevoli quantità di aminoacidi si è sottoposto a un allenamento intenso - spiega il chimico - Le foglie avevano un aspetto pompato, quasi fosforescenti, molto grasse, quasi finte».
A reperire i campioni di droga sono stati i giornalisti del mensile Il Test Salvagente, che questo mese pubblica un’interessante inchiesta sul mercato delle droghe leggere in Italia. Piccola curiosità.
Le conclusioni dello studio sono state presentate ieri al Senato. Più o meno nelle stesse ore, a Montecitorio, le commissioni Giustizia e Affari Sociali hanno avviato l’esame del provvedimento sulla legalizzazione della cannabis. Una proposta di legge sottoscritta da quasi trecento tra deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari.
Da Milano a Roma, passando per Perugia, Torino e Monza, i cronisti si sono finti consumatori e hanno provato a comprare una piccola quantità di marijuana. Dieci euro, mezzo grammo di erba. Quasi ovunque la ricerca si è rivelata più facile del previsto. Nei pressi della stazione Termini, a Roma, si sono trovati di fronte a un vero e proprio supermarket illegale. Con tanto di bustine preconfezionate e pronte per la vendita. Sempre nella Capitale, al Pigneto, uno spacciatore ha provato a rifilare ai cronisti una dose di crack, sostanza stupefacente tutt’altro che “leggera”. La compravendita più vantaggiosa? A Perugia. Nel capoluogo umbro i finti acquirenti si sono trovati in tasca poco più di un grammo di marijuana, il doppio rispetto alle stime di mercato.
Dalla strada al laboratorio, i risultati delle analisi sono tutt’altro che rassicuranti. Senza grandi eccezioni, tutta la cannabis acquistata ha le stesse caratteristiche. «È chiaramente il frutto di una selezione genetica intensa - si legge sul mensile - in grado di farla crescere velocemente in grandi serre dove viene illuminata 24 ore al giorno, senza pause». E così cambiano anche le caratteristiche tipiche delle piante che venivano vendute fino a 10-15 anni fa. In quasi tutti i campioni osservati il Thc, la sostanza psicotropa, raggiunge il 10 per cento. «Picchi molto più alti di quelli che fino a pochi anni fa si trovavano nell’erba, 2-3 per cento». In compenso la selezione genetica ha fatto sparire alcuni componenti naturali come i cannabidioli, responsabili degli effetti terapeutici riconosciuti alla cannabis. Tuttavia l’inchiesta ha evidenziato una generale assenza di sostanze “estranee”. Nei campioni di erba analizzati mancano tracce di metalli pesanti e pesticidi. «Se prima trovavamo spesso residui dei fitofarmaci e dei concimi utilizzati - racconta Ghizzoni a il Test - Ormai non è più così. Perché si è lavorato molto sulla resistenza genetica ai parassiti e sulla selezione di piante molto produttive».
Tante piazze, ma un’unica tipologia di erba. Nel grande mercato dello spaccio italiano si distingue la marijuana acquistata a Monza. «Un campione con un ottimo aspetto - spiega ancora il chimico - ma che già da un primo sguardo mostrava nette differenze con gli altri». In questo caso non solo il contenuto di Thc è simile a quello dell’erba venduta fino a dieci anni fa, ma dopo un esame al microscopio l’erba è risultata il frutto di una coltivazione all’aria aperta. Senza il ricorso a serre e luci artificiali.
Le analisi effettuate lasciano aperti tanti interrogativi. «Ci sono 4 milioni di italiani che consumano marijuana - racconta al Senato Riccardo Quintili, direttore de il Test - 4 milioni di persone che devono rivolgersi al mercato nero e non sanno cosa fumano». Numeri alla mano, non si tratta di un problema irrilevante. Secondo alcune stime i consumatori sono ormai il 10 per cento della popolazione con un’età compresa tra i 15 e i 64 anni. «Piaccia o no, stiamo parlando di un consumo di massa» continua il senatore Benedetto Della Vedova, animatore dell’intergruppo parlamentare che ha dato vita alla proposta di legge oggi all’esame di Montecitorio.
A sentire l’ex esponente radicale, il Paese è pronto per la svolta. La legalizzazione delle droghe leggere può diventare realtà nel giro di poco tempo. «Credo che sia saggio e doveroso». Come dimostra l’inchiesta giornalistica presentata a Palazzo Madama, i benefici sarebbero evidenti dal punto di vista sanitario. Anche perché oggi, come è evidente, non viene effettuato alcun controllo sulle droghe leggere che vengono consumate in Italia. Ma Della Vedova sottolinea anche i benefici fiscali dell’operazione. Attraverso la legalizzazione lo Stato potrebbe incassare circa otto miliardi di euro. Senza dimenticare il duro colpo inflitto alla criminalità organizzata, che oggi gestisce in prima persona questo giro d’affari. Lo conferma lo scrittore Roberto Saviano, che in un video intervento spiega: «Il tema della marijuana non è secondario. Riguarda la salute dei consumatori e soprattutto l’antimafia. Perché sottrarre denaro alle organizzazioni criminali oggi è possibile, semplicemente legalizzando le droghe leggere».

Fonte: Linkiesta 

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