La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 22 aprile 2016

Petrolio, il futuro è nero

di Luca Martinelli
Tra il 2000 e il 2015, l’adozione di standard più restrittivi sui consumi e sulle emissioni dei mezzi di trasporto ha portato a un risparmio complessivo di circa 5 miliardi di barili di petrolio. È a partire da queste premesse che il report “Oil Market Futures”, diffuso dall’European Climate Foundation alla vigilia della Giornata delle terra, e della firma da parte di oltre 160 Paesi dell’Accordo di Parigi sul clima (frutto della COP21 del dicembre 2015), evidenzia i possibili impatti positivi, anche in termini economici, di una lotta efficace ai cambiamenti climatici: porteranno ad una ulteriore riduzione nel consumo di petrolio, stimata in circa 11 milioni di barili al giorno entro il 2030, e 33 milioni di barili al giorno entro il 2040. 
Secondo gli scenari elaborati nel report -redatto da Cambridge Econometrics, ICCT (il centro di ricerca indipendente che ha scoperto il “trucco” Volkswagen sulle emissioni) e Pöyry Management Consulting- questo comporterebbe inoltre una riduzione del prezzo medio del greggio rispettivamente di 8 dollari al barile (nel 2030) e 27 dollari al barile (nel 2040). Prezzi che altrimenti nel lungo periodo dovrebbero recuperare una quotazione compresa tra gli 83 e gli 87 dollari a barile, “legati alla crescita economia globale ed alla crescere domanda di mobilità”, come sottolinea Philip Summerton, direttore di Cambridge Econometrics e coordinatore del gruppo di lavoro sul report.
Questo minor costo atteso tra il 2020 e il 2030 andrebbe a ridurre ogni anno di 330 miliardi di dollari la “bolletta petrolifera” globale: nel caso dei Paesi dell’Unione europea, che importano l’88% del greggio utilizzato, la riduzione di spesa sarebbe pari a 29 miliardi di dollari. 
dollari. 

(Cliccando sulla foto è possibile scaricare il rapporto)

“Oil Market Futures” evidenzia anche che cosa accadrebbe se il mondo, e l’Europa, non mettessero in atto alcuna politica per la riduzione dei cambiamenti climatici e il contenimento dell’aumento medio della temperatura globale entro 1.5°C, ovvero quanto deciso a Parigi dall’United Nation Framework on Climate Change (UNFCC): il consumo di petrolio potrebbe passare dai 91 milioni di barile per giorno nel 2015 a 112 nel 2030 (più 19%) ed incrementarsi di un ulteriore 35% entro il 2050, fino a 151 milioni di barili al giorno. Questo comporterebbe, anche, un aumento nel prezzo del greggio, fino a 130 dollari per barile. 
Secondo European Climate Foundation, a “guidare” la riduzione nei consumi sarà in particolare la diffusione delle auto elettriche, cui dedichiamo un approfondimento sul prossimo numero di Altreconomia, quello di maggio 2016. 

Fonte: Altreconomia 

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