La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 22 aprile 2016

Il silenzio degli indecenti

di Crocifisso Aloisi
La faccenda trivella italiana sarà affrontata quanto prima in sede europea, ma potranno intervenire anche gli altri Stati europei del Mediterraneo, singolarmente, sulla scorta di questo indirizzo voluto dall’Ue stessa: ec.europa.eu. Il discorso petrolio, così come viene gestito in Italia, non si presenta proprio come elemento di politica energetica (per cui ogni Stato europeo avrebbe una propria autonomia legislativa), ma si configurerebbe più come vero e proprio intervento pubblico in materia economica (una specie di aiuto di Stato). Non a caso diverse compagnie petrolifere considerano l’Italia e il suo regime di royalties/franchigie un vero paradiso.
È opportuno ricordare che il petrolio estratto in Italia non è nostro, ma diventa proprietà delle compagnie che lo estraggono, che pagano (?) delle royalties sul quantitativo estratto (al netto delle franchigie).
Il mancato raggiungimento del quorum del referendum del 17 aprile è indubbiamente una sconfitta per per chi sperava di bloccare subito trivella/selvaggia.
È necessario e anche preliminare, però, analizzare la causa principale di questa sconfitta, e cioè la mancata e adeguata informazione data ai cittadini dai mass media nazionali. Praticamente nulla o fuorviante.
Chi è stato veramente sconfitto non sono i 14 milioni di elettori che sono andati a votare, ma è risultata irrimediabilmente sconfitta l’informazione libera e “democraticamente intelligente”, cioè quella che rende civile e veramente democratico uno Stato moderno. E non è la prima volta che accade in Italia. Vi invito a leggere, per esempio, questo studio.
Oggi molti di noi, diversi milioni di cittadini, si sono finalmente resi conto di quanti danni sta facendo questa (dis)informazione deformata e deformante dell’opinione pubblica nazionale.
Lo vediamo tutti i giorni cosa riescono a combinare i professionisti dell’inganno: Ilva, Cerano, Tap, Trivella e farsa Xylella, solo per parlare di alcune recenti faccende che riguardano la Puglia. Per non parlare poi degli eterni luoghi comuni e pregiudizi antimeridionali, che vengono alimentati e consolidati in modo subdolo e capillare, a volte anche inconsapevolmente, perché l’opinionista di turno è esso stesso vittima degli stessi pregiudizi. Meridionali rappresentati sempre più come inefficienti, inclini a delinquere, non rispettosi delle regole e quindi non degni di gestire adeguate risorse pubbliche, che possono essere così dirottate, per specifiche politiche economiche, in altre parti (Nord) d’Italia. Ma i dati ufficiali su corruzione e malaffare dicono altro: basta leggersi qualche report di Corte dei Conti o Guardia di Finanza.
Nella rappresentazione mediatica italiota, il Sud Italia è quel luogo in cui le responsabilità soggettive del singolo diventano responsabilità oggettive di tutti i meridionali, mentre altrove si tende sempre a fare distinzioni: “Sono responsabilità del singolo”, “si tratta di alcune mele marce”, “il mariuolo …”, “c’è la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio”. Così si trova, ogni volta, l’escamotage di far fuori il singolo responsabile, ma tutto il resto rimane invariato e continua come sempre. In questo modo, nel tempo e soprattutto negli ultimi trent’anni, è stato creato uno Stato perfettamente duale, con un Nord sempre più Nord e un Sud che sta morendo o che viene lasciato sopravvivere per sfruttarne tutte le risorse: umane e naturali.
E diventa anche più facile imporre, a Sud, il ricatto lavoro/salute.
Chi esce sconfitto, da questa consultazione, sono proprio questigiornalisti/opinionisti che argomentano in funzione di questi schemi, gli stessi che, nel giro di venti giorni, sono riusciti a derubricare il gravissimo problema sanitario relativo all’estrazione petrolifera in Basilicata e il modello di (sotto)sviluppo imposto a quella regione, trasformandolo principalmente in un problema di semplice corruzione (tutta di dimostrare, dicono i cosiddetti 2garantisti”). Con il risultato che chi ha le più grosse responsabilità politiche per questo modello economico imposto alla Basilicata, oggi si sente legittimato ad attaccare tutti: magistratura, intercettazioni, ambientalisti, movimenti in difesa del territorio e del meridione (definiti in modo sprezzante ‘comitatucoli’).
Chi ha veramente perso, domenica scorsa, è questa giungla di personaggi che, in barba ad ogni codice (deontologico, morale, penale e d’onore) continua a disinformare e a ipnotizzare l’opinione pubblica di questa specie di nazione. Di fronte a questo problema strutturale per la democrazia è necessario sempre più utilizzare le potenzialità della Rete per fare controinformazione. Ed i dati dell’affluenza alla consultazione testimoniano che, laddove è sviluppata questa Rete, più alta è la presa di coscienza dei cittadini su queste questioni: la Basilicata con tutti i suoi storici movimenti No triv, e il Salento, per la Resistenza alla farsa xylella. Per questo si chiede, a ognuno che si sente un 2nodo” di queste Reti, di diffondere le notizie (quelle che poggiano su elementi solidi di veridicità) trasformandosi così in una vera e propria piccola (ma non isolata) agenzia di stampa informativa. Il processo è iniziato ed è irreversibile. Una volta individuata la causa dei problemi, la soluzione è a portata di mano: è solo una questione di tempo.

Fonte: comune-info.net 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.