La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 19 dicembre 2015

Dallo scontro con il Psoe parte la "remontada" di Podemos

di Luigi Pandolfi 
Fino a qualche giorno fa, tutti gli analisti politici spagnoli, e non solo, convenivano sul fatto che Podemos fosse in caduta libera e che non sarebbe andato oltre il quarto posto. E questo perché un'altra forza politica, Ciudadanos,il movimento guidato dal giovane Albert Rivera, stava contendendo palmo a palmo il terreno alla formazione di Pablo Iglesias, erede del movimento degliIndignados. In fondo, si trattava di una percezione esatta, largamente suffragata dai sondaggi che circolavano nella prima fase della campagna elettorale. Poi la situazione muta, repentinamente. Gli ultimi sondaggi dicono, infatti, che il Pp di Mariano Rajoy rimane in testa, ma con un 26% che non gli consentirebbe di dare vita ad un governo monocolore. Nel frattempo, il movimento di Albert Rivera, Ciudadanos, sarebbe salito di altri 3 punti, portandosi al secondo posto con il 23% dei voti. Un risultato che gli "arancioni" conseguirebbero pascolando ancora nell'elettorato potenziale di Podemos, che però, a sua volta, starebbe fortemente rimontando a danno dei socialisti.

L’incantesimo spezzato

di Michele Prospero 
È solo l’economia reale che organizza l’opposizione al governo. Non certo il Movimento 5 Stelle, che mostra le intenzioni bellicose contro l’esecutivo della decostituzionalizzazione votando proprio per il giurista amico dell’Italicum. E festeggia per aver inviato alla Consulta un suo candidato moderato, un tempo politicamente vicino a Nicolazzi, il ministro che fece aprire uno svincolo sull’autostrada per raggiungere il paese d’origine.
E’ difficile stabilire se la maggiore fonte di inquietudine per il governo sia costituita dalle grane, per salvataggi, decreti e plusvalenze, in cui è incappata “la chierichetta” diventata ministro delle riforme, o dalla campana a ritmo lento che suona dalle parti di via dell’Astronomia. Il governo dei “senza retroterra” non è stato una buona idea uscita dal senno confuso dei poteri forti.

Unione bancaria e bail-in: è la lotta tra capitali, bellezza!

di Thomas Fazi 
In questi giorni diversi commentatori  hanno evidenziato come l’imminente introduzione dell’unione bancaria (a partire dal primo gennaio 2016) – ed in particolare della normativa di risoluzione delle crisi bancarie in essa contenuta, ossia il famigerato “bail-in”, che prevede, in caso di dissesto di una banca, che il salvataggio venga pagato in primo luogo dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti e infine dai depositanti che hanno oltre 100 mila euro – rischi non solo di penalizzare milioni di risparmiatori ignari, ma anche di generare una nuova crisi di fiducia nei confronti delle banche dei paesi più “deboli”, peggiorando ulteriormente il già pesantissimo credit crunch che attanaglia i paesi della periferia (in particolare l’Italia). In tal senso, il recente decreto “Salvabanche” del governo, che ha mandato in fumo 728 milioni di euro di obbligazioni subordinate appartenenti a migliaia di risparmiatori, non sarebbe che un assaggio di ciò che verrà.

Guerre d'appalto

di Tommaso Di Francesco 
Aveva detto: «Noi non rincorriamo le bombe degli altri», e invece Matteo Renzi, subito dopo la chiamata di Barack Obama, ha annunciato da Porta a Porta (a questo punto la prima Camera del Paese) l’invio a Mosul, l’area più calda dell’Iraq, di 450 soldati. Una svolta del «disertore» Renzi, passata quasi sotto silenzio, anzi sotto banco. Perché si tratta di «stivali a terra», truppe sul campo, quelle che l’America non mette più in questa misura, tanto che delega l’appalto del presidio di guerra proprio all’Italia che si accoda così alla scia dei pesanti bombardamenti Usa nella regione.
Dopo le gravi responsabilità degli Amici della Siria (Stati uniti, Paesi europei, Turchia e petromonarchie del Golfo) che per più di due ani hanno destabilizzato questo Paese «perché Assad se ne deva andare», favorendo indirettamente e direttamente la nascita dello Stato islamico.

Nasce la carta dei diritti del lavoro indipendente

di Roberto Ciccarelli 
L’annuncio di un disegno di legge per tutelare il lavoro autonomo «non imprenditoriale», fatto a ottobre dal governo Renzi, ha scatenato un’immaginazione legislativa nel sindacato e tra i movimenti del lavoro autonomo e indipendente (qui il testo del governo). Il 14 dicembre scorso la Cgil ha approvato uno «statuto dei lavoratori e delle lavoratrici», un documento al quale si stava lavorando da tempo. Un chiaro segnale per il dibattito che potrebbe tenersi durante il 2016 a partire da un provvedimento attualmente collegato all’approvazione della legge di stabilità.
Una coalizione
La novità ancora più interessante è la bozza di «carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente» approvata dalla coalizione 27 febbraio, una rete di venti associazione del lavoro autonomo ordinistico e «atipico» (avvocati, architetti, ingegneri, geometri, farmacisti, ricercatori precari), insieme a nuovi sindacati come le Camere del lavoro autonomo e precario (Clap) e quelli più tradizionali come i giornalisti di Stampa Romana (qui il testo completo).

Sblocca Italia: una legge criminogena

di Marco Bersani 
É di questi giorni la notizia che il governo Renzi si appresta ad abrogare la Legge Obiettivo sulle grandi opere, attraverso uno specifico comma inserito nel nuovo Codice degli Appalti in discussione alla Camera, dove si parla di “soppressione della Legge 443/2001”, architrave delle politiche sinora adottate dai diversi governi allo scopo di consegnare il territorio ai grandi interessi immobiliari e finanziari.
“Una legge che concede il potere al direttore dei lavori di essere nominato dall’impresa che li esegue è una legge criminogena”: così l’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, aveva definito la Legge Obiettivo non più tardi del marzo scorso.

Cgil, uno statuto dei lavoratori per una nuova cittadinanza sociale

di Giuseppe Allegri
Il Comitato direttivo nazionale della Cgil ha approvato la Carta dei diritti universali del Lavoro, definito anche Nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, un documento che sarà sottoposto a una consultazione. Nel testo, nato dalla discussione che ha coinvolto i vertici del sindacato, si intuisce l’ambizione di scrivere un «nuovo» diritto del lavoro come risposta alle famigerate «riforme» dell’ultimo ventennio e il definitivo smantellamento dello Statuto dei lavoratori del 1970.
Dagli anni Novanta del «Pacchetto Treu» e dell’introduzione della Gestione Separata Inps, ai professorali e avventati (si pensi agli «esodati») interventi di Elsa Fornero, fino al fiume di decreti delegati del Jobs Act dell’attuale, iperattivo, ministro del lavoro Poletti. Si aggiunga che lo scorso ottobre il Governo Renzi ha presentato una bozza di collegato lavoro che prevede «misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato a tempo indeterminato».

Il cuore anarchico del credito cooperativo

di Lorenzo Vitelli
Nell’America profonda d’inizio Ottocento un musicista della Old Boston Brigade Band, Josiah Warren, fondò il Cincinnati Time Store. Era il 1827 e in questo magazzino Warren vendeva oggetti di qualsiasi sorta, apponendovi sopra un’etichetta con su scritto il numero di ore lavorative impiegate per produrli.
Secondo l’equazione «il costo di produzione è il limite del prezzo», chi desiderava acquistare un determinato oggetto sottoscriveva una nota emessa dallo stesso Warren e si indebitava in tempo di lavoro.
Naturalmente in caso di inadempimento poteva comunque saldare la nota con un tot di chili di mais. Questo fu uno dei primi, felici esperimenti a carattere locale di abolizione della moneta corrente.

Se il primato della politica asservisce la tecnica

di Gaetano Azzariti
Sino a ieri la politica appariva presidiata dalla tecnica. L’epoca delle neutralizzazioni e delle spoliticizzazioni sembrava aver assunto il volto della tecnopolitica. Le scelte politiche più rilevanti, il modello di sviluppo, le forme della democrazia venivano legittimate in base alla presunta neutralità della tecnica: le regole del mercato, i burocrati di Bruxelles, il governo dei tecnici. Quasi una riscoperta dello Stato neutrale del XIX secolo. Ora come allora un imbroglio.
Dietro il paravento della neutralità della tecnica si sono compiute scelte politiche fondamentali. Il risanamento dei conti operato da Monti non era l’unico modo possibile per rispondere alla crisi, la quale non era (e non è) solo economica, ma anche politica; così come le scelte di natura finanziaria dominati in Europa hanno rinnegato (e continuano a combattere) la diversa prospettiva di un’altra Europa politica. Uno squilibrio evidente tra tecnica e politica, che aveva portato i più critici a denunciare i rischi della tecnocrazia. Lo sforzo maggiore – sino a ieri – era quello di mostrare la politicità delle scelte tecniche.

Nel nome del padre... e della figlia

di Andrea Colombo
Se si fosse trovata di fronte a un giudice e a una giuria, processata per addebiti penali, Maria Elena Boschi sarebbe stata perfetta. Spiegazioni circostanziate ma minimaliste: il valore delle azioni in suo possesso, quanto avrebbe recuperato sul deprezzamento delle stesse grazie al decreto. Un conflitto di interessi per 369 euro. Suvvia! Poi papà nel cda solo dal maggio 2014, anche se per la verità risulta farne parte da qualche anno in più, dal 2011, essendo quindi dirigente di peso nell’anno cruciale che preparò il fallimento e nel quale venne tessuta la truffa delle obbligazioni subordinate, il 2013. E infatti l’M5S la accusa senza perifrasi di aver mentito.
Trovandosi, come si trovava, di fronte a una platea più vasta e sottoposta a un giudizio non sulle sue responsabilità penali ma sulla sua immagine, la ministra alla quale la Camera ha confermato la fiducia è stata meno brillante.

L'Occidente nella cruna dell'ago. Intervista ad Alberto Abruzzese

Intervista a Alberto Abruzzese di Marco Dotti 
Lo “spirito occidentale” possiamo rappresentarlo come una grande Idra: mostro che avanza nel mentre le sue tante teste s’azzannano tra loro per alimentare uno stesso, unico ventre. È obbligato a intrattenersi con civiltà che, spinte da una medesima necessità di dominio, lo contrastano volendo esse stesse farsi storia del mondo, mondo della storia.
Tira una brutta aria, per capirlo basta guardarsi attorno. A Pontoglio, paese al confine tra Brescia e Bergamo, sono alcuni cartelli stradali a segnare il passo: "Paese a cultura Occidentale e di profonda tradizione Cristiana". Maiuscole e minuscole sono lì, a ricordarci con chi o con che cosa abbiamo a che fare. Ma non spetta a noi scegliere il tempo in cui vivere. Ci capitiamo dentro. A noi, però, spetta tentare di capirlo. Ne parliamo con Alberto Abruzzese, professore emerito di sociologia, "archeologo" dell'immaginario.

Abruzzese ha insegnato alla Sapienza di Roma e allo Iulm e, sulla questione, ha da poco pubblicato Punto zero. Il crepuscolo dei barbari, un lavoro che riteniamo importante e sul quale abbiamo già avuto modo di intervenire.

Libertà e lavoro: rompere il ricatto

di Francesco Raparelli e Cristian Sica
Il saggio di Giuseppe Allegri e Giuseppe Bronzini, Libertà e lavoro dopo il Jobs Act. Per un garantismo sociale oltre la subordinazione(ed. Derive Approdi), è un contributo prezioso al dibattito politico e sindacale, sopratutto se lo analizziamo a partire dalla transizione che sta scuotendo il nostro Paese fallito. Attraverso il Jobs Act, completato dai decreti attuativi approvati nel corso del 2015, il governo Renzi-Poletti ha fatto in pezzi il diritto del lavoro, cancellando lo Statuto del 1970. Di più: complementari all'intervento sul lavoro, la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali e il riordino delle politiche attive, che hanno cominciato a definire, anche in Italia, il regime neoliberale del welfare to work.
Il testo, a mezzo di una dettagliata restituzione del dibattito italiano ed europeo in merito, dedica massima attenzione a una pretesa che più di altre ha segnato la storia dei movimenti sociali italiani degli ultimi venti anni: liberare dalle «catene della subordinazione» l'accesso alla cittadinanza e alle tutele.

Salvataggio bancario bis

di Matteo Bortolon
Al di là di quanto sia criticabile il ruolo della ministra Boschi nella vicenda delle quattro banche oggetto del decreto «salvabanche», ci sono questioni in ballo ben più sostanziali. Meglio quindi uscire da polemiche contingenti o personali e affrontare quelle davvero significative.
Sta divenendo familiare un nuovo termine che curiosamente compare nelle discussioni su facebook, nei forum e simili. Il termine è bail-in. Abbiamo già visto che la comparsa di termini tecnici nei discorsi dei non addetti è la spia di rivolgimenti in profondità. Si è visto nel 2011 quando tutti si sono messi a parlare di spread. E oggi? Molte banche sono state salvate dagli stati (Usa, Germania, Regno Unito, ecc.) che hanno pagato coi soldi dei contribuenti i buchi di bilancio causati dalle gestioni di tali istituti, piuttosto inclini ad attività che potremo qualificare come speculative. Da più parti si è evidenziata l’ingiustizia e l’inopportunità di tale soluzione («i nostri soldi ai banchieri!») considerando che le banche non sono divenute realmente nazionalizzate; anche i poteri dominanti hanno un po’ archiviato tale opzione, considerando che sarà difficile trovare i soldi per ulteriori giganteschi esborsi.

Elogio del docente “contrastivo”

di Marina Boscaino 
Mi presento. Sono la tipica docente contrastiva. Una di quelle che – nel fantasioso linguaggio della Anp, Associazione Nazionale Dirigenti ed Alte Professionalità – come si evince da una slide di “formazione” del nuovo dirigente scolastico (quello a cui la legge 107/15 – la Buona Scuola – assegna il ruolo di reclutatore, valutatore ed elargitore del bonus che premia il merito, stravolgendo la ratio inclusiva e la vocazione democratica e quindi collegiale della scuola della Repubblica) crea potenzialmente problemi all’istituto e quindi deve/può essere allontanata.
Cosa vuol dire? Vuol dire che non sono docile, malleabile, indecisa, impaurita dalle gerarchie, schiacciata dal timore del potere. Perché sarebbe così che ci vorrebbero: servi, esecutori, incapaci di rivendicare la libertà di insegnamento e le proprie prerogative non solo professionali ma civili, yes wo/men di personaggi che sono per lo più stati cooptati dall’amministrazione (che li ha addestrati sul Toyota Management System, con l’avallo di Treelle e Fondazione Agnelli, per dirigere – pensate! – delle scuole) e li ha reclutati attraverso procedure concorsuali controverse, dai risvolti poco chiari, con prove a dir poco opinabili.

Sulla trasformazione della violenza

di Rino Genovese
Ci fu un tempo in cui la violenza, “levatrice della storia”, parve essere uno mezzo di emancipazione. È l’epoca in cui – dalla Rivoluzione francese, incluse le guerre napoleoniche, giù giù fino all’Ottobre sovietico e ai movimenti di liberazione dal colonialismo nei paesi del Terzo mondo – un uso della forza di matrice giacobina viene di volta in volta proposto e riproposto come strumento di progresso. Sorel, all’inizio del Novecento, ne è stato un grande sostenitore con la sua polemica contro il socialismo parlamentare e il mito dello “sciopero generale” (comunque più distruzione di cose che di esseri umani). Dopo la catastrofe delle due guerre mondiali qualcosa cambia: si comincia a dubitare della validità della violenza. Un dibattito si ebbe in Francia durante la guerra d’Algeria, quando il Fronte nazionale di liberazione metteva le bombe nei caffè e, dall’altro lato, si torturava in modo sistematico. Era non diciamo moralmente lecito ma politicamente produttivo arrivare a un simile imbarbarimento?

Il bluff del governo sulle trivelle

di Angela Mauro 
L'entusiasmo è evaporato nel giro di qualche giorno lasciando spazio a una guerra di emendamenti e subemendamenti alla legge di stabilità. I No triv, comitato promotore del referendum anti-trivelle sul quale la corte costituzionale si esprimerà a gennaio, non si fidano dell'annuncio del governo di rivedere la normativa che accompagna permessi di ricerca ed estrazione sulla terraferma e in mare, anche entro le 12 miglia dalla costa. "Una presa in giro che ha il solo scopo di evitare il referendum", concludono al comitato mentre cercano di salvare il salvabile tramite gli agganci in Parlamento: da Alternativa Libera, a Sel, M5s e probabilmente con un appello che nelle prossime ore verrà rivolto a tutte le forze parlamentari.

30 anni fa l'Intesa Falcucci-Poletti sull'insegnamento della religione cattolica

di Antonia Sani
Trent'anni fa, il 15 dicembre 1985, veniva firmata l'Intesa tra Governo italiano e Cei (Conferenza Episcopale Italiana), divenuta il giorno successivo il DPR 751/16.12.1985, applicativo dell'articolo 9 del Nuovo Concordato per l'insegnamento della religione cattolica (irc) nelle scuole pubbliche.
L'inserimento dell'irc nell'orario scolastico obbligatorio – nonostante lafacoltatività della scelta prevista dal Nuovo Concordato (1984) – fu la conseguenza di quell'Intesa che pur non nominando esplicitamente il termine “obbligatorio” accanto al termine “orario giornaliero”, tendeva a vanificare di fatto l'eliminazione dell'obbligo di frequenza dell’irc previsto dal precedente Concordato (1929).
Rivisitare a distanza di 30 anni l'inganno cui il popolo italiano fu sottoposto lascia stupefatti.

Lunghe esperienze operaie. Seconda parte di una ricerca

di Fiorella Longobardi 
Veloci, senza fermarsi mai
«Il lavoro di linea di montaggio, è vero, è alienante ma lo si accetta perché ci si sente comunque partecipi di questa società. A me personalmente non dispiace. Quello che mi preme dire è che anche questa tipologia di lavoro è servita e servirà anche in futuro perché l’abilità della manualità velocizzata è comunque una dote non da tutti. Ma fino a dove volete arrivare a usarci?» (D., lavoratore, Porcia)
«Vado così veloce tutto il giorno che poi non posso fermarmi, capisci? E allora metto a posto casa, devo sempre tenere la tv accesa che il silenzio non lo sopporto» (M., lavoratrice, Forlì)
L’organizzazione del lavoro nei tre stabilimenti si basa essenzialmente sulla catena di montaggio: il 61% degli intervistati, cioè tutti coloro che sono inquadrati al terzo livello, lavora in linea con tempi vincolati e movimenti ripetitivi.

Il grande equivoco del “bail-in”

di Giuseppe Magnani 
728 milioni di euro è l’importo delle obbligazioni subordinate che è stato azzerato da un decreto del governo in una domenica di novembre per salvare quattro banche in crisi: un assaggio anticipato, parziale ma applicato a decine di migliaia di risparmiatori, della normativa europea di risoluzione delle crisi bancarie che entrerà a pieno regime ad inizio 2016. È il cosiddetto “bail-in” che prevede, in caso di dissesto di una banca, che il salvataggio venga pagato in primo luogo dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti e infine dai depositanti che hanno oltre 100 mila euro, e solo dopo di questi attivando l’intervento di un fondo di risoluzione. In pratica, saranno in primo luogo i principali clienti della banca a sopportare l’onere maggiore e poi, in via sussidiaria, le altre banche attraverso i versamenti al fondo.

Siamo tutti musulmani

di Michael Moore
Caro Donald Trump,
forse ricorderà (è molto probabile dal momento che ha "una memoria di ferro"), che ci incontrammo nel novembre del 1998 dietro le quinte di un programma televisivo pomeridiano al quale fummo invitati. Tuttavia, un attimo prima di andare in onda, un produttore mi chiamò in disparte per dirmi che lei si sentiva un po' "agitato" di apparire in onda con me. Mi ha detto che lei non voleva essere "fatto a pezzi" e voleva che l'assicurassi che non mi sarei scagliato contro di lei. "Non penserà mica che voglia aggredirlo e metterlo alle strette?", chiesi perplesso. "No - rispose la produttrice - È solo un po' nervoso". "Eh? Non l'ho mai incontrato prima d'ora. Non ha alcun motivo di essere teso", dissi. "Non so nemmeno molto sul suo conto, oltre il fatto che gli piace ribattezzare le cose sul suo nome. Se vuole posso parlarci io". Come ricorderà, è quello che feci. Mi avvicinai e mi presentai. "La produttrice mi ha detto che è preoccupato per quello che potrei dire o fare durante il programma. Senza offesa, ma la conosco a malapena. Sono del Michigan. La prego di non preoccuparsi, andremo d'accordo!".

Tutte le inchieste sull’Etruria

di Riccardo Chiari
Piovono come le rane nel film “Magnolia”. Sono le inchieste legate, in un modo o nell’altro, alla vecchia Banca popolare dell’Etruria e del Lazio. Al momento sono sette, ma rischiano di moltiplicarsi. L’effetto diretto del fascicolo, aperto dalla procura di Arezzo, sull’ipotesi di reato di truffa legata all’emissione delle obbligazioni subordinate. Una indagine nata dalle circa 1.200 denunce presentate dai clienti spennati dell’istituto di credito, e per la quale la magistratura aretina sembra indirizzarsi verso i singoli direttori di filiale coinvolti nella vendita dei titoli. Fatto questo che potrebbe portare, per competenza territoriale, all’interessamento di tutti gli uffici giudiziari di bassa Toscana, Umbria e alto Lazio.
Di tutti i fascicoli, il più intrigante resta senza dubbio quello sulla presunta mancata vigilanza di Bankitalia e Consob. Nel 2013 l’istituto di credito aveva emesso due tranche di obbligazioni subordinate: 60 milioni a giugno, con rendimento fisso del 3,5%, e 50 milioni a ottobre, con rendimento fisso del 5%.

L’Europa ha già smesso di commuoversi

di Filippo Miraglia
Di fronte alle vittime che continuano ad aumentare, ai più di 700 cadaveri di bambini che solo quest’anno sono morti per avere quel futuro al quale hanno diritto.
Di fronte all’intervento della Turchia di Erdogan che, su incarico dell’Ue (al prezzo di 3 miliardi all’anno) ferma, anche ricorrendo al carcere e alle violenze, i profughi e respinge i siriani in Siria, di nuovo sotto le bombe.
Di fronte all’inverno che incombe, i rappresentanti europei, riunitisi in Consiglio giovedì e venerdì, continuano a parlare lo stesso linguaggio di morte che hanno usato nelle scelte concrete di questi mesi. Il salvataggio è scomparso dal loro vocabolario, le parole chiave ora sono respingimenti, controllo, esternalizzazione ed ulteriore chiusura delle frontiere.

Clima, mercati finanziari e reputazione internazionale: i meccanismi della Cop21 spiegati

Intervista a Massimiliano Mazzanti di Luca Aterini
Dopo giorni di lunghe trattative, infine a Parigi un accordo sul clima è stato raggiunto. Lei ha seguito i negoziati della Cop21 da vicino: come li giudica?
«A Parigi ho vissuto un clima di grande attesa, coinvolgente dal punto di vista delle energie in campo e della partecipazione. Parigi ha segnato un primato assoluto: è stato stipulato un accordo dove per la prima volta ben 196 parti hanno concordato la misura entro la quale tenere a freno l’aumento della temperatura media globale, la necessità di monitorare in modo più efficace l’andamento delle emissioni di gas serra».
Reputa dunque l’accordo di Parigi sufficientemente ambizioso?

Chi è contro la legge a tutela del suolo?

di Mario Catania
Negli ultimi cinquant’anni il territorio italiano è cambiato radicalmente. Alla fine degli anni Sessanta su una superficie totale di 30 milioni di ettari, 18 milioni erano destinati all’agricoltura. Nell’arco di poco più di quarant’anni la superficie agricola è scesa al di sotto di 13 milioni di ettari: una perdita pari a Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme.
Una delle principali responsabili di tale contrazione è l’inarrestabile avanzata della cementificazione. Ogni giorno in Italia il cemento divora 100 ettari di superficie agricola. Sono dati preoccupanti che rilevano un fenomeno estremamente dannoso soprattutto in quanto irreversibile.

La guerra del governo greco contro gli evasori

di Argiris Panagopoulos
Almeno 2 miliardi aspetta di incassare lo stato greco da una lista di 10.588 evasori fiscali che avevano conti nello stato tedesco della Renania – Vestfalia, mentre il fisco greco ha fatto una rocambolesca irruzione nella filiale “chiusa” della banca svizzera UBS ad Atene per scoprire… nuovi evasori.
Lo stato tedesco di Renania – Vestfalia aveva “regalato” di recente alle autorità greche una lista di 10.588 greci che avevano conti nel paese tedesco tra il 2006 e 2008.
Questa volta il governo di Tsipras non ha messo nel dimenticatoio la lista degli evasori, come avevano fatto il socialista Papandreou, il “tecnico” Papadimos e il conservatore Samaras con la “Lista Lagardere”.

Portogallo, prima mossa del governo Costa: aumenta il salario minimo

di Tiziana Barillà
La lotta del governo Costa all’Europa dell’austerità è cominciata. A partire dal primo gennaio 2016, il salario minimo portoghese passerà da 505 a 530 euro mensili. La decisione è stata annunciata dal ministro della Solidarietà, Lavoro e Sicurezza sociale, José António Vieira da Silva, dopo quella che il ministro ha definito una «discussione intensa e proficua», il nuovo governo portoghese di sinistra-sinistra guidato da Antonio Costa ha preso la sua decisione. Senza unanimità, perciò si terrà un altro incontro il 21 dicembre per cercare di arrivare ad averla, l’unanimità. Ma, a scanso di equivoci, il ministro Vieira da Silva precisa che in assenza di un accordo tra sindacati e imprenditori la decisione finale spetterà comunque all’esecutivo.

Intesa in Libia, strada difficile per il nuovo governo unitario

di Alberto Negri
Si va verso un nuovo intervento in Libia? Skhirat, dove ieri è stato firmato l’accordo per un governo di unità nazionale, è un luogo storico. Qui, nel 1971 i cadetti dell’accademia aprirono il fuoco durante un festeggiamento a palazzo reale. Uccisero 200 persone in un tentativo di golpe contro re Hassan II. Vedremo se l’amena località marocchina questa volta entrerà nella storia per un’intesa che prima ancora di essere siglata ha già incontrato seri intoppi: entrambi i capi dei due Parlamenti rivali di Tripoli e Tobruk hanno dichiarato che i firmatari non rappresentano le due Camere e le maggiori fazioni armate della capitale sono contrarie.
“Chi rappresenta chi” in Libia è complicato da decifrare: le fazioni sono sostenute dai “pompieri incendiari”, un corteo di emiri e sceicchi che a parole appoggiano la pace e poi fomentano la guerra.

Spagna al voto, addio bipartitismo. Quel che c’è da sapere

di Martino Mazzonis 
Dopo domenica la Spagna politica non sarà più la stessa. Questa è probabilmente l’unica certezza che abbiamo. Sappiamo che rispetto alle ultime elezioni politiche, i due partiti maggiori, il PPE guidato dal premier Rajoy e il PSOE, che candida il 43enne Pedro Sanchez per la prima volta, crolleranno rispetto alle ultime elezioni. Nel 2011 il partito conservatore che guida il Paese prese il 44,6% e il principale partito di opposizione il 28,8%. Le ultime stime di voto sono nella figura qui sotto e ci dicono di un PPE che perde circa 20 punti, di socialisti che sono intorno al 21%, incalzati da Podemos e Ciudadanos, che sono appaiati poco sotto il 20. Poche variazioni nelle intenzioni di voto, più o meno partecipazione ai seggi cambierebbero di molto il risultato politico per ciascun partito.

La posta in gioco della guerra tra capitali: il risparmio italiano

di Pasquale Cicalese
“..si deve concludere che la disciplina del bail in non è sostenibile. Una prima prova di una parziale applicazione di essa – solo cioè per quel che attiene alla risoluzione delle quattro banche, richiesta dalla Commissione Europea e che comporta il previo addossamento delle perdite ad azionisti e obbligazionisti subordinati - dovrebbe essere idonea a farci capire quel che può avvenire in un prossimo caso. La tutela del risparmio non viene in tal modo pienamente assicurata, in contrasto con l’art. 47 della Costituzione, e, con tale mancanza, può essere travolta anche la tutela della stabilità sistemica”.
Angelo De Mattia, “Le norme Ue sulle risoluzioni bancarie vanno riviste. Il bail in è contrario alla Costituzione”. Milano Finanza 15 dicembre 2015.
“Vedo invece un’Europa che cresce con contraddizioni e che quindi si muove un po’ a zig-zag con figli e figliastri, una specie di Europa matrigna”.

Fuori da COP 21 Parigi: per una giustizia ambientale basata sul territorio

di Emiliano Teran Mantovan
Dalla nebulosa di Parigi: trattative e affari
Le conferenze sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite tendono a lasciare una sensazione di disagio e di crescente scetticismo, derivante soprattutto dal cinismo e dall’indolenza regnanti tra le parti più influenti del negoziato che, anno dopo anno, annunciano un “accordo importante, senza precedenti”. Non fa eccezione la COP21 di Parigi, con la dichiarazione che si è raggiunto un «documento storico e universale».
Non ha molto senso analizzare questi negoziati solo nell’ambito della “ricerca di un buon accordo”, senza tener conto che i pilastri politici e programmatici predominanti in questi “sforzi globali” contro il cambiamento climatico, l’episteme su cui è impostato questo discorso e le sue rispettive istituzioni, è il mercato. Così le “soluzioni” da essa derivanti sono fondamentalmente strutturate come soluzioni di mercato, leggasi la contabilità dei crediti di CO2 del ‘cap and trade’, o le compensazioni internazionali come i meccanismi di sviluppo pulito (CDM).

Jobs Act, il libro dei sogni dei servizi ai disoccupati

di Luigi Oliveri
La riforma del mercato del lavoro che deriva dai decreti attuativi del Jobs act è molto ben congegnata nella descrizione dei servizi da rendere ai disoccupati, ma rischia di rivelarsi un libro dei sogni.
Il problema non consiste tanto nel definire i sistemi di aiuto, ormai consolidati e noti, quanto nelle risorse. E le risorse pubbliche restano irrimediabilmente ed eccessivamente scarse. Infatti, mancano all’appello circa 4,5 miliardi, a essere generosi. Vediamo il perché.

La Siria frantuma il sogno del Pentagono

di Pepe Escobar
Non c’è da meravigliarsi affatto che i professionisti Del Dominio sull’Intero Spettro* nell’establishment politico di Washington, D.C e oltre, siano consumati da un profondo negazionismo.
Guardano alla scacchiera siriana e, come proiezione del potere, considerano che la Russia si stia comodamente sistemando con una serie base di terra e di mare, per condurre qualsiasi tipo di operazioni in tutto il territorio del MENA (Medio Oriente-Nord Africa) nel prossimo futuro. Il Pentagono, naturalmente, non ha mai visto arrivare tutto questo.

Izquierda Unida o Podemos? Dilemma dello spagnolo di sinistra

di Enrico Baldin
Se si pensa ad alcuni mesi fa, pareva fosse solo questione di tempo. Per la Spagna veniva frettolosamente prevista una prossima virata al rosso, anzi al viola. Nello scenario europeo Tsipras non sarebbe più stato solo, la sinistra da copiare perché sa vincere era sbarcata nella penisola iberica. Mentre l’impetuosa ascesa di Podemos lo faceva accreditare come primo partito spagnolo dai sondaggi della scorsa primavera, PSOE e PP parevano vicini al tracollo sotto i colpi degli scandali, della corruzione e del mal governo.
Ma la politica, si sa, in questi ultimi anni è cambiata. Viaggia a velocità alta e in poco tempo il panorama può rivoluzionarsi. La Spagna in questo non fa eccezione e in soli pochi mesi la veloce crescita di Podemos pare essersi arrestata, il tracollo vertiginoso di PP e PSOE pure, e nello scacchiere si è presentata Ciudadanos, una nuova formazione populista e di destra, che pare in grado di tener testa ai tre principali contendenti.

Il calendario del potere

di Marco Pacioni
Imperium. Conversazioni con Klaus Figge e Dieter Groh (trad. it. di Corrado Badocco, Quodlibet, pp. 292, euro 26). Così si intitola la raccolta di registrazioni di colloqui con Carl Schmitt nel 1971 per un programma radiofonico. All’ottantenne Schmitt viene chiesto di ripercorrere le tappe più significative della sua vita. L’infanzia nella sua famiglia cattolica, gli anni del collegio, la scelta di studiare legge all’università, la decisione di diventare giurista e poi, soprattutto, la sua partecipazione al nazismo. La trascrizione di questi nastri è accompagnata da un cospicuo corpo di note di commento, molto utile per contestualizzare le sue dichiarazioni e per tenere presente il «calendario». Una parola questa ripetuta spesso e con la quale Schmitt intende la minuta cronologia degli avvenimenti privati e pubblici che lo hanno portato a fare o non fare certe scelte.

Retorica anti-musulmana e libertà religiosa

di Marcello Neri
Il linguaggio politico è un animale strano ma rivelatore, in particolare quello più marcatamente populista. E oggi, in un tempo in cui la politica di ogni colore non ha più né contenuto né idee, ma nel migliore dei casi si è fatta gestione delle procedure, il suo discorso tende ad assumere quasi naturalmente questa piega. Intercettare le paure indistinte della gente, le emozioni che si producono attraverso l’iper-esposizione mediatica in cui siamo immersi senza alcun filtro e criterio, l’ignoranza che abbiamo rispetto ai fenomeni che generano una forma arcaica di opinione pubblica è la base su cui costruire un consenso immediato da spendere come legittimazione di una radicale inversione di ciò che rimane dell’ideale democratico occidentale.

Da dove viene l'Europa

di Maria Pia Donato 
L’Europa – il sogno di un’Europa unita politicamente e coesa idealmente – sembra dissolversi sotto le minacce esterne e le contraddizioni interne. Il successo del Front National antieuropeista, nazionalista e xenofobo al primo turno delle elezioni regionali francesi è solo l’ultimo tassello di un quadro desolante. Che senso ha oggi scrivere una storia d’Europa? E come farlo? È la domanda che si pone Andrea Zannini nel suo Storia minima d’Europa. Dal neolitico ad oggi.
Va detto che questa non è una storia dell’idea d’Europa, certamente non nel senso che a questa davano Federico Chabod, Anthony Pagden, Heikki Mikkeli e tanti altri autori, ma piuttosto, come lo stesso autore afferma, un viaggio attraverso «gli snodi, i processi e le trasformazioni principali che hanno condotto all’Europa di oggi».

Ci pensa Cantone: ma perché?

di Giuseppe Civati
Il presidente del Consiglio dei ministri affida – d’imperio – gli ancora indefiniti arbitrati relativi alle perdite per gli obbligazionisti subordinati delle note quattro banche “a Cantone … assoluta garanzia di terzietà”.
Ora, Cantone è il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Perché dovrebbe occuparsi della tutela degli obbligazionisti? Chi attribuisce questa competenza? Quale titolo ha il presidente del Consiglio per attribuire queste competenze? E – ancora di più – per stabilire chi è “assoluta garanzia di terzietà”?

Sinistra Europea e Amnesty International condannano il divieto del Partito Comunista di Ucraina

Il 16 dicembre, il Tribunale amministrativo, su richiesta del Ministero della Giustizia d’Ucraina, ha messo al bando il Partito Comunista. Una delle prime conseguenze di questa decisione è impedire il suo funzionamento ufficiale, ma anche la sua partecipazione alle elezioni, il diritto di manifestare, di distribuire volantini etc.
Tale divieto è derivato dai primi segni di attacco alla libertà di espressione, che sono stati registrati di recente: maggio 2015, il Presidente Petro Poroshenko ha promulgato una serie di leggi adottate dalla Rada, il parlamento ucraino, che vietano l’utilizzo di simboli comunisti, con azioni penali che potrebbe arrivare fino a 10 anni di carcere.

Dormire meglio, dormire tutti! Nota sul sonno, il neoliberismo e l'immaginazione

di Nicolas Martino
Nel suo visionario They Live del 1988 John Carpenter raccontava di alieni che tenevano il nostro mondo sotto controllo colonizzando il desiderio e l'immaginario di milioni di americani: comprate, obbedite e, soprattutto, dormite! erano queste le ingiunzioni trasmesse da un flusso ininterrotto di informazioni e persuasioni occulte diffuse nella metropoli e che solo occhiali forniti di lenti speciali riuscivano a disvelare. Eravamo in piena epoca reaganiana e thatcheriana, la controrivoluzione neoliberista andava all'assalto dei cuori e delle anime delle persone (bisognava farlo, questo era il vero e autentico obiettivo della controrivoluzione neoliberista, così sosteneva esplicitamente la lady di ferro Margaret Thatcher), una controrivoluzione che voleva cambiare radicalmente le anime e i cuori colonizzando appunto il desiderio e l'immaginario delle persone (quella neoliberista, è bene sottolinearlo, è stata una vera e propria rivoluzione antropologica, magnificamente restituita nella sua radicalità e violenza estirpatrice da un altro film più recente, Tony Manero, del 2008, opera del cileno Pablo Larraín).

Macri, appena eletto, scatenato neoliberal

di Geraldina Colotti
Argentina in piazza contro il ritorno delle destre. A una settimana dalla vittoria su Daniel Scioli per un pugno di voti, l’imprenditore Mauricio Macri ha dato avvio a un piano di misure neoliberiste suscitando un’ondata di proteste. Già nelle sue prime 72 ore di gestione, Macri ha firmato 29 Decreti di necessità e urgenza (Dnu): il totale di quelli emessi dalla ex presidente Cristina Kirchner nei suoi otto anni di mandato. Misure per distruggere il mercato cambiario, finanziare le banche, spianare la strada alle grandi imprese e distruggere il potere d’acquisto dei lavoratori.
Macri ha abolito per decreto le restrizioni all’acquisto di dollari, imposto nel 2011 per frenare la fuga di capitali all’estero e contenere le riserve del Banco Central. Misure anticostituzionali, secondo i rappresentanti del Frente para la Victoria (Fpv), che annuncia per oggi una mobilitazione d’urgenza in parlamento.

Manuale di autodifesa contro il lavoro nero

di Camera Popolare del Lavoro di Napoli
Questo manualetto è il risultato di un percorso nato all'interno della Camera Popolare del Lavoro di Napoli, un'esperienza nuova, autogestita, interna allo spazio e al progetto dell'Ex OPG “Je so’ pazzo”.
Tra lavoratori ci siamo incontrati, abbiamo parlato, ci siamo scambiati esperienze, abbiamo ascoltato avvocati, ispettori e consulenti del lavoro e questo è ciò che ne è venuto fuori. Allora abbiamo deciso di condividerlo con tutte e tutti.
1. è di te che si parla in questa storia
Raffaella ha 22 anni. Nel 2012, arrivata da un paesino dell'entroterra, aveva iniziato a lavorare come cameriera in un locale in uno dei quartieri “bene” della città. Tre turni a settimana, ogni volta 10 ore di lavoro. Quando finiva la giornata, il gestore le metteva in mano 30 euro.

Quelli della Leopolda: giovani, carini, non più disoccupati

di Luca Billi
Il vero – e forse unico – mito fondante del renzismo è stato apparire come una novità. In un paese vecchio, governato da vecchi e dai figli di quei vecchi, l’irruzione di questo branco di giovani, per quanto rumorosi, per quanto arroganti, per quanto inesperti – difetti che i vecchi sono comunque disposti a perdonare, quando si ricordano che loro stessi sono stati rumorosi, arroganti, inesperti – è stata vista da molti come qualcosa di salutare. Ed è un mito che funziona ancora, nonostante non siano più, oggettivamente, la novità del panorama politico italiano. Quelli della Leopolda – almeno delle prime Leopolde, visto che la spinta propulsiva di questa manifestazione pare affievolirsi con gli anni – non volevano essere solo giovani, o meglio non volevano solo apparire giovani. In fondo anche uno come Enrico Letta era giovane, ma non era certo nuovo, è uno dei tanti figli di… che ci sono in questo paese. E neppure Gianni Cuperlo è nuovo, pur essendo giovane, perché ha alle spalle una lunga storia di militanza, come molti di noi. Quelli della Leopolda dovevano essere – o almeno apparire – del tutto nuovi.

Voci dal Portogallo. Basta col mito della crescita e del consumo infinito

Intervista a André Silva di Luigi Pandolfi
In Portogallo il governo guidato dal socialista Antonio Costa ha superato lo scorso 3 dicembre la prova del parlamento grazie al voto dei partiti che si collocano alla sinistra del PS. Si è astenuto invece il deputato e leader del partito ambientalista PAN André Silva, al quale abbiamo fatto qualche domanda sul nuovo esecutivo. È la prima volta che il PAN (Pessoas-Animais-Natureza/Persone, Animali e Natura), con l’1,4 per cento, conquista un seggio al parlamento di Lisbona. 
Alla fine il presidente Cavaco Silva è stato, per così dire, “costretto” ad incaricare il socialista Costa per la formazione di un nuovo esecutivo, a seguito delle elezioni dello scorso 4 ottobre. Che cosa si aspetta il PAN da questa svolta di governo. 

Non lasceremo soli i maestri

di Gustavo Esteva
L’intolleranza e l’intimidazione non saranno mai strade accettabili per imporsi agli altri, ha dichiarato il ministro degli interni il 24 novembre. Nei giorni successivi,decine di migliaia di poliziotti hanno obbligato all‘esame di valutazione i maestri di Oaxaca e Guerrero. E’ già stato superato il punto di rottura di questo modo “orwelliano” di parlare, che martella costantemente sui “media” – affermando che la guerra è pace e la miseria è prosperità – e sostiene che l’odierna caduta nell’abisso è un sicuro cammino verso il paradiso. Quel modo contraddice talmente la realtà da provocare un rifiuto radicale e rende più profonda la svalutazione delle classi politiche messicane, una svalutazione più rapida e accentuata di quella della moneta. La distanza delle classi politiche dalla gente e dalla realtà cresce di continuo.

Strage infinita di bambini

di Rachele Gonnelli
Un orologio dei migranti — se ci fosse, magari piazzato su una torre o un luogo simbolo dell’Europa, con un display luminoso — segnerebbe in queste ore la milionesima persona sbarcata in Europa attraverso il Mediterraneo. Un siriano, probabilmente.
Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati, l’Unhcr, nel rapporto che ha diffuso ieri — Giornata dedicata al migrante dalle Nazioni Unite — entro la fine dell’anno la cifra dei profughi che hanno cercato di attraversare il mare diretti verso le coste europee oltrepasseranno il milione. Un record.

Il nemico non è più astratto

di Sandro Chignola
Si dice che solo dal punto di vista di chi sia sconfitto sia dato comprendere i processi di lunga durata. Solo chi abbia perso tutto si volge all’onda che lo ha travolto cercando di scorgerne le profondità e di identificarne i ritmi e le correnti. Non è il respiro breve del vincitore, inebriato del presente della conquista, quello capace di confrontarsi con i tempi dilatati della storia. Reinhart Koselleck, la cui biografia annovera anni di prigionia in Urss dopo lo sbandamento della Wehrmacht, ha scritto pagine importanti a questo proposito.
Uno dei suoi maestri, Carl Schmitt, è nel 1945 uno di questi sconfitti assoluti. Da tempo in rotta con il nazismo, cui imputa di aver approfondito il solco tra legalità e legittimità per aver ridotto il diritto a «un’arma velenosa» nelle mani del Partito, preda di una quotidiantà estremamente difficile – non riceve da mesi lo stipendio, vive in una Berlino devastata dai bombardamenti, subisce un primo arresto da parte dei militari sovietici -, si definisce allora, non senza una certa auto accondiscendenza, «annientato e calpestato» come «lo sconfitto della guerra giusta degli altri».

La cultura islamica non esiste più

di Navid Kermani
Nel giorno in cui ricevevo la notizia di essere stato insignito del Premio per la pace dei librai tedeschi, in quello stesso giorno veniva rapito in Siria Jacques Mourad. Due uomini armati sono entrati nel monastero di Mar Elian alla periferia della cittadina di al-Qaryatayn chiedendo di padre Jacques. Lo hanno trovato nel suo piccolo, misero ufficio, che fungeva allo stesso tempo da soggiorno e camera da letto, lo hanno preso e portato via. Il 21 maggio 2015 Jacques Mourad è diventato un ostaggio del sedicente «Stato islamico».
Ho conosciuto padre Jacques nell’autunno del 2012, mentre attraversavo per un reportage una Siria già scossa dalla guerra. Si occupava della comunità cattolica di al-Qaryatayn e allo stesso tempo faceva parte dell’ordine di Mar Musa, fondato agli inizi degli anni Ottanta sulle rovine di un antico monastero paleocristiano.

Opporsi alla Destra

di Bill Fletcher
Non si tratta soltanto di Donald Trump, non si tratta soltanto di Trump e di Marine Le Pen (leader del Fronte Nazionale in Francia). Lo spettro del populismo di destra perseguita il pianeta e ci mette tutti in uno stato di ansia perpetua.
Il populismo di destra non corrisponde all’interezza della Destra politica. E’ una tendenza specifica nell’ambito della quale si possono trovare movimenti come il fascismo. Nasce come risposta ai movimenti sociali progressisti e sembra emergere specificamente in tempi di crisi economica quando il più ampio sistema capitalista si è dimostrato disfunzionale. Si pone come difensore del “popolo” contro varie élite e forze “aliene” e di frequente classifica le élite in termini razziali/etnici/religiosi. Mentre può esprimersi in un linguaggio che ricorda la Sinistra politica, è più una caricatura o un inganno che mira a rimuovere i sostenitori e i potenziali sostenitori della Sinistra e i progetti progressisti.

venerdì 18 dicembre 2015

Una casa comune, non una bad-company

di Marco Revelli
Sergio Cofferati, da quel capitano di lungo corso che è, ha centrato perfettamente il problema, nella sua intervista. Una riflessione sulla nascita di “un nuovo soggetto della sinistra italiana”, frutto di un processo costituente che dovrà avere per protagonisti, a sua volta, “soggetti nuovi”. Persone, aggregazioni, esperienze – una generazione – non compromesse con ciò che è stato.
Se vorrà aspirare a muovere passioni e speranze oggi sopite e disilluse, e soprattutto se si proporrà di allargare il campo della propria capacità di attrazione e coinvolgimento a un “popolo” molto più ampio di quello rimasto entro i vecchi recinti, non potrà essere “governato”, e neppure prefigurato, dal personale politico e dai gruppi dirigenti delle frammentate formazioni di una fase politica definitivamente chiusa.

Mele marce in un sistema malato

di Marco Bersani 
C’è un piccolo paese dell’entroterra toscano, in cui un’intera comunità di 300 famiglie si è trovata in una notte con i risparmi di una vita totalmente azzerati. E con la drammatica scoperta che quel funzionario di quell’unica banca che incontravano tutti i giorni — che nella comunità era uno dei punti di riferimento cui affidarsi — li aveva coinvolti in un giro di investimenti ad alto rischio, finito nel peggiore dei modi. Naturalmente, quel funzionario non era diventato improvvisamente malvagio: stava solo cercando di eseguire al meglio il suo lavoro, essendo, ormai da anni, la sua efficienza contrattualmente misurata in base a quanti prodotti finanziari aveva collocato presso i propri concittadini.
Vero è che fino al 2009, quando una banca proponeva ad un cittadino un investimento in obbligazioni subordinate, aveva l’obbligo di comunicare gli scenari probabilistici dello stesso.