La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 18 dicembre 2015

A che cosa serve l'Spd?

di Jacob Augstein
Al congresso dell'Spd a Berlino Sigmar Gabriel ha tenuto un discorso eccellente. C'era tutto dentro, come Gabriel sa fare. Ha descritto un paese amabile. Ha suggerito una politica convincente. Ha proposto misure che apparivano subito chiare. Ha predicato una socialdemocrazia tale che veniva subito voglia di seguirla. Questo Spd deve assolutamente andare al governo, veniva in mente ascoltandolo. E subito dopo: ma l'Spd è già al governo, e non da poco.
Il problema della socialdemocrazia tedesca è esattamente questo: fra i proclami e la realtà si spalanca un baratro talmente grande che ci passa persino Sigmar Gabriel. 
“Che una vita diventi una vita di successo è compito di ciascuno. Ma creare le condizioni affinché la vita non dipenda dal colore della pelle, dal reddito dei genitori, dalle relazioni, dalla razza, dal genere o dalla religione, ma che sia possibile che ogni persona in questo paese e in Europa possa in maniera autonoma e libera fare qualcosa della propria vita, questo, care compagne e compagni è il compito della socialdemocrazia”.
Certo, certo, dove devo firmare? Eguali opportunità per tutti, indipendentemente dalla nascita: questa è la più grande promessa della socialdemocrazia. Ma qualcosa è evidentemente andato storto, visto che in questo paese chi nasce povero secondo tutte le previsioni rimarrà povero.
Ci sono montagne di statistiche che dimostrano che molte ingiustizie dipendono dalle diverse condizioni di nascita: la probabilità che il figlio di un accademico lavori a sua volta nell'università è tre volte più alta che per il figlio di genitori con una qualifica minore. Chi proviene dai ceti inferiori impara più tardi a nuotare, pesa di più, si ferisce più spesso negli incidenti stradali, è più spesso vittima di violenza. I poveri muoiono prima dei ricchi: per gli uomini la differenza di aspettativa di vita fra i più ricchi e i più poveri è quasi di undici anni.
Nel primo quindicennio di questo secolo i socialdemocratici avrebbero potuto fare della Germania un paese più giusto. Dal 1998 a oggi l'Spd è rimasta fuori dal potere solo per una legislatura. Tredici anni di governo non bastano per una equa politica fiscale e dell'istruzione? Quanto tempo serve? Gli elettori vorrebbero saperlo prima di votare ancora una volta l'Spd. 
Ah, Sigmar! È stato commovente, o da idioti, che chi ha scritto il discorso per il suo capo abbia inserito subito dopo un simile passaggio, che bastava una spassionata autovalutazione per evitare. Gabriel, citando una relazione degli esperti dell'Ocse sui paesi economicamente più forti, ha detto: “Chiedono di ridurre l'eccessiva disuguaglianza di reddito, perché ritengono che rappresenti un ostacolo alla crescita della Germania. Chiedono buone retribuzioni legate alla produttività ma anche sgravi fiscali per i redditi più bassi... Mi pare che l'Ocse abbia formulato un bel programma di modernizzazione socialdemocratico, care compagne e compagni”.
Di nuovo, certo, certo. L'Ocse lo ha scritto molto bene. Ma l'Spd non se ne è occupata. Nel periodo in cui i socialdemocratici hanno fatto parte del governo le disuguaglianze di reddito sono costantemente aumentate: era così prima della crisi finanziaria, il trend si è poi brevemente fermato, per riprendere alcuni anni fa. E in ogni caso sulla distribuzione della ricchezza vale sempre la stessa cosa: la Germania diventa sempre più iniqua. L'1 per cento dei tedeschi più ricchi possiede il 33 per cento della ricchezza. L'1 per mille più ricco – stiamo parlando di 40.000 famiglie – ne detiene più del 17 per cento. La metà più povera possiede esattamente il 2,5 per cento della ricchezza. 
Dopo il capo del partito ha parlato Johanna Uekermann, la presidente dei Giovani socialisti, una giovane donna di 28 anni. E sono spesso i giovani che non sopportano granché le contraddizioni fra parole e realtà. Uekermann ha affermato che capiva i delegati che dopo il discorso di Gabriel hanno detto: “Sì, certo, è stato un discorso forte, ma non riesco a trovare il modo di accordarlo con quello che poi costantemente succede”.
Gabriel si è infuriato. Ma non è per niente così complicato: una promessa – e a maggior ragione una promessa ribadita più volte – prima poi deve essere mantenuta. Altrimenti nessuno ci crederà più.

Articolo pubblicato su Spiegelonline
Traduzione di Cinzia Sciuto
Fonte: MicroMega online 

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