La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 18 dicembre 2015

Perché l’Indonesia non è nella coalizione sunnita guidata dai Sauditi contro il terrore?

di Robert Fisk
I Sauditi amano le coalizioni. La monarchia saudita ha avuto dalla sua parte gli americani, i britannici, i francesi e altri vari importatori di petrolio per cacciare via le legioni di Saddam dal Kuwait nel 1991. All’inizio di quest’anno, le forze armate saudite – leggasi il più giovane ministro della difesa del mondo e l’ambizioso vice Primo Ministro, Mohamed bin Salman al-Saud – hanno colpito i nemici sciiti del regno, gli Houthi dello Yemen in un’ulteriore coalizione. Essa comprendeva non soltanto i cacciabombardieri sauditi, ma i caccoa che arrivavano da Qatar, Emirati, Kuwait, Bahrein, Egitto, Giordania, Marocco e Sudan.
Ma ora, con tutto il dramma di una nuova serie Hollywood –i Sauditi hanno annunciato la loro nuova epica multinazionale contro la “malattia” del “terrore” islamico che ha come protagonisti il maggior numero di stati musulmani e aspiranti musulmani che mai prima si siano radunati fin dal tempo del Profeta.
Ancora una volta, come nell’avventura in Yemen (già tormentata da una catastrofe umanitaria e da resoconti credibili del massacro di civili sotto gli attacchi aerei sauditi), il Principe Mohamed, di 31 anni, è alla guida del suo paese.
Con tutta serietà, ha annunciato che la battaglia di questa recentissima “coalizione” che comprende paesi mitici come la “Palestina”, corrotti come l’Afghanistan, e impotenti come il Libano, con il Ciad in bancarotta e la Repubblica Islamica delle Comore buttate dentro per essere più sicuri – richiederebbe “un fortissimo sforzo per combatterla”.
Pochi, tuttavia, hanno notato la strana assenza dalla “coalizione”, forte di 34 paesi, dell’Indonesia che ha la più vasta popolazione musulmana del mondo.
Questo è molto strano, dato che gli attentati con le bombe di Bali del 2002 che uccisero 202 persone, per lo più straniere, portarono al-Qaida nella personale “guerra contro il terrore” dell’Indonesia. Certamente l’Indonesia, con una popolazione sunnita superiore ai 200 milioni, avrebbe interesse a unirsi ai suoi compagni musulmani sunniti in questa “coalizione” senza precedenti? O potrebbe essere che con più di 30 domestiche Indonesiane messe nel braccio della morte in Arabia Saudita dopo dei processi grottescamente ingiusti, il paese voglia porre fine a questa ingiustizia, prima di impegnare il suo esercito per il Regno?
IL Pakistan è un’aggiunta interessante perché l’ultima volta che gli fu chiesto di combattere per i Sauditi, nell’attuale disastrosa guerra civile in Yemen, il parlamento di Islamabad rifiutò la richiesta dell’Arabia Saudita dopo che i Sauditi avevano insistito che soltanto ai soldati musulmani sunniti nell’esercito del Pakistan, sarebbe stato permesso di combattere.
Nel complesso, quindi, è una “coalizione” piuttosto vasta – in cui alla maggior parte dei paesi è stato affibbiato un massiccio debito internazionale e si trovano davanti a un costante collasso economico. Quindi le vere cifre che stanno dietro a questa straordinaria forza militare non sono quelle di quanti paesi progettano di partecipare, ma quanti milioni o miliardi di dollari l’Arabia Saudita progetta di dare per pagare il loro fraterno aiuto.
L’ovvia domanda: proprio quale specie di “malattia del terrore” il giovane Principe Mohamed vuole distruggere? La versione dell’Isis – fondata spiritualmente sulle stesse dottrine puriste sunnite Wahabite che governano lo stato saudita? La versione Nusra che è abbracciata proprio dallo stesso Qatar che ora fa parte di questa strana “coalizione”? Gli Houthi sciiti dello Yemen che sono considerati terroristi filo-iraniani dal Presidente sunnita dello Yemen che i Sauditi appoggiano? E che tipo di rapporto immaginano i Sauditi con gli Iraniani che combattono sia in Iraq che in Siria contro lo stesso “terrore” dell’Isis che il nostro preferito principe saudita identifica come parte della “malattia”? Né l’Iran sciita né l’Iraq sciita, inutile dirlo, fanno parte del nuovo esercito internazionale musulmano.
Sappiamo quindi che esiste una “coalizione”. Ma contro chi combatterà? Quanto sarà pagata? E perché è una forza in gran parte musulmana sunnita piuttosto che soltanto una “coalizione” sunnita?

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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