La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 10 giugno 2017

Se Corbyn sancisce la (definitiva) morte del blairismo

di Giacomo Russo Spena
Come dimenticarsi delle reazioni Pd dopo la vittoria di Jeremy Corbyn alle primarie del Labour Party. Una rassegna che lascia pochi dubbi: «Corbyn? La sua elezione a capo del Labour ha reso felici i conservatori», dichiarava Matteo Renzi. «Corbyn rappresenta la certezza che i laburisti non dovranno battersi per il governo almeno fino al 2020, è l’autolesionismo di ritorno di un grande partito che potrà dedicarsi a coltivare in solitudine le fantasiose ricette di Corbyn», rincarava la dose il deputato Andrea Romano. Ma anche molti illustri colleghi si fecero prendere dall’abbaglio politico: «Corbyn è stato eletto da chi si illude nel sogno di un Labour selvaggio e invece perderà a manetta» twittava ad esempio Gianni Riotta. Nel mondo liberal liberista era pensiero comune: Corbyn era un vecchio trombone socialista.

Un Paese che ha minato il suo futuro

di Marco Bersani
La decadenza di un Paese si misura innanzitutto sulla condizione sociale e culturale delle sue giovani generazioni. Perché risiede in quella fascia di età l’energia, la creatività, la possibilità di un futuro per l’intera società. Un Paese che non investe sui giovani sta segando il ramo su cui è seduto. Da questo punto di vista, l’Italia si trova in una condizione drammatica. Alcuni dati bastano a capirne i contorni.

Jeremy Corbyn, simply red

di Tommaso Di Francesco 
Theresa May considera i Tories il primo partito, secondo i risultati ufficiali del voto britannico. Altrettanto vero è che i numeri registrano la perdita della maggioranza assoluta che le permetteva di governare; ma non di rafforzare la trattativa «dura» per la Brexit con l’Unione europea che sui costi dell’uscita alzava la voce e ora rialza la posta. Incredibilmente, per la governabilità – una parola che abbiamo già sentito – non solo non si è dimessa, ma è corsa dalla regina a presentare la sua coalizione col partito nazionalista di destra degli unionisti nordirlandesi.

L’identità prima delle alleanze nell’assemblea della sinistra

di Livio Pepino
Dalla riproposizione di un maggioritario ormai privo di ogni appeal e di qualsivoglia praticabilità alla disinvolta rincorsa di proporzionali di importazione, di risulta o misti. Con la sola preoccupazione di arrivare al più presto al voto e di non intaccare il potere degli apparati di designare i futuri parlamentari. Poi, in un giorno, è di nuovo cambiato tutto. La spallata referendaria del 4 dicembre, che ha chiuso una stagione politica fallimentare, non ha travolto – né era realistico pensarlo – un’idea di politica e un ceto di governo.

Sinistra versus centrosinistra

di Roberto Musacchio 
Si stanno svolgendo in tutta Europa elezioni che hanno un carattere costituente. In ballo ci sono i nuovi assetti che la UE deve darsi a fronte degli scossoni che arrivano dal proprio interno e dal Mondo nell'era di Trump. E in ballo c'è, Paese per Paese, il ricostruirsi di sistemi politici tutti sconvolti dall'impatto con la durezza dei tempi. Per questo, pur in un'epoca di crisi della politica e, tout cour, della democrazia, i momenti elettorali sono così intensi e drammatici. Per questo sono connessi tra loro e dal primo voto che portò al governo Tsipras a quello che confermerà con tutta probabilità la stagione infinita della Merkel, rimbalzano l'un con l'altro.

Per liberare la società è necessario deporre la finanza

di Roberto Mancini 
Azione corale e processi di liberazione. Sono le due cose da non perdere di vista mentre ci si impegna giorno per giorno come co-protagonisti nella gestazione di un’economia vera. L’azione corale è l’impegno ad attuare il progetto di una società ospitale, equa verso tutti. I processi di liberazione sono i dinamismi che un’azione simile deve suscitare insieme alle vittime del sistema vigente. Serge Latouche chiede di “uscire dall’economia” perché, con essa, intende la costruzione, nell’immaginario collettivo e nella pratica, del culto della crescita. E di certo ha ottime ragioni nel prefigurare una prospettiva di esodo da questo sistema. Se però per “economia” intendiamo l’organizzazione delle basi materiali per la vita di tutti, il discorso cambia.

Un municipalismo oltre la «politica della paura»

di Beppe Caccia
Esattamente due anni fa, le elezioni amministrative nello Stato spagnolo restituivano un risultato insperato, nelle proporzioni e nei suoi effetti politici: le liste delle «piattaforme civiche» conquistavano le principali città, eleggendo i sindaci di Madrid, Barcelona e di tanti altri centri minori. E questa sera, nella metropoli catalana guidata da Ada Colau, prende avvio il meeting internazionale Fearless Cities («Città senza paura») promosso da Barcelona en Comú. Lanciato in poche settimane, vedrà la presenza di oltre seicento partecipanti accreditati, provenienti da oltre 180 città di 40 differenti Paesi.

Elezioni UK, le cose cambiano

di Augusto Illuminati
I gazzettisti italiani davanti agli exit poll inglesi erano furiosi: come fa a vincere una sinistra “anacronistica”, che vince proprio perché va controcorrente: vuole far pagare di più i ricchi, ripubblicizzare acqua, poste e ferrovie, sopprimere le iperboliche tasse universitarie, migliorare il welfare, curare meglio i malati e smettere di aggredire altri popoli… Sempre più realisti di Renzi, che addirittura impartisce lezioni ai laburisti, opinando (lo sciagurato) che con una candidatura più centrista avrebbero fatto di meglio.

Sanders e Corbyn, vecchietti terribili all'attacco della Terza Via e di altri orrori

di Pierfranco Pellizzetti
È con grande soddisfazione che un vecchio liberale critico e di sinistra – quale il sottoscritto – assiste all’asfaltatura della pluridecennale, sedicente, sinistra-opportunista della Terza Via (nel Regno Unito maggioritaria tra i parlamentari del Labour, in quanto blairisti, e negli USA incarnata dalla famiglia Clinton) da parte dei vecchietti terribili Jeremy Corbyn e Bernie Sanders. La fine della ricerca di un Santo Graal a fumetti per cui leader provenienti dal fronte progressista conquistavano l’area centrale della maggioranza e il governo promuovendo politiche smaccatamente care all’elettorato conservatore (ed esibendosi al tempo stesso nell’esercizio acrobatico di mantenere il controllo sul proprio elettorato tradizionale: captive o pavlovizzato?). 

Lettera al ministro Marco Minniti

di Franco Berardi Bifo
Gentilissimo Ministro Minniti, dopo aver letto l’articolo di Eugenio Scalfari su La Repubblica del 7 giugno mi decido a scriverle questa lettera: pur convenendo sul fatto che io non sono una persona rispettabile come il signor Eugenio Scalfari mi permetto di chiederLe attenzione. Anche io sono calabrese come l’ex direttore di Repubblica e soprattutto anche io sono un cittadino italiano, e credo che un ministro della Repubblica non dovrebbe trattare i cittadini secondo criteri differenti.

Pisapia e il miraggio del vecchio centrosinistra

di Piero Bevilacqua 
E’ indubbio che l’idea di Giuliano Pisapia di federare i gruppi frantumati e dispersi della sinistra contiene elementi di dinamismo politico da apprezzare. Soprattutto alla luce dell’inerzia che oggi sembra paralizzare quel campo, incapace peraltro di far leva e valorizzare le forze che si sono aggregate intorno alla campagna referendaria coronata da successo il 4 dicembre. Ma l’apprezzamento si arresta qui. Per il resto la sua iniziativa appare il vecchio tentativo di ricucitura di un ceto politico diviso, in vista della competizione elettorale. Come ricordano Anna Falcone e Tomaso Montanari (il manifesto, 6 giugno).

Mettere in difficoltà le èlite neoliberali

Intervista a Veronica Marchio e Simona de Simoni di Lola Matamala 
Presso il Museo Nazionale Centro d’Arte Reina Sofia questo maggio si è svolto il seminario “La politica contro la storia”, un seminario internazionale attorno al pensiero del principale referente teorico dell’operaismo italiano degli anni ’60 e ’70, Mario Tronti. Veronica Marchio e Simona de Simoni sono state tra le invitate a partecipare al workshop “Classe operaia e intelligenza politica”. Queste due ricercatrici e attiviste italiane sono state intervistate per il giornale di contro-informazione “El Salto” su tematiche come la classe operaia, il femminismo e il pensiero trontiano.

La rivoluzione di Corbyn e dei suoi

di Silvia Swinden
Nonostante i feroci attacchi dei media, nonostante le pugnalate alle spalle del suo stesso partito, nonostante il folle sistema elettorale Jeremy Corbyn diventa sempre più forte. Forse non ha vinto le elezioni, ma ha avviato un processo che mostra alla gente che non bisogna perdere la speranza, che un sistema migliore è possibile, ma ha bisogno del coraggio necessario a mantenere le proprie convinzioni senza cedere alle calunnie e all’apatia che favorisce gli interessi dei ricchi e potenti.

Sei domande sulla crisi, il lavoro, la società (omaggio postumo a Luciano Gallino)

1. Che la crisi non fosse terminata né che fosse congiunturale appare ormai evidente anche a chi non frequenta abitualmente i territori dell’economia e della finanza. Così come è probabile che gli effetti più virulenti, sia sul piano del benessere materiale sia su quello dell’immaginario, dobbiamo ancora vederli. Ma qual è realmente l’entità della crisi e cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi e i prossimi anni?

Il tunnel della paura si chiama austerità

di Roberto Ciccarelli 
Sul debito è costruita la narrazione della paura collettiva, le politiche di tagli e austerità, l’espropriazione finanziaria dei beni comuni, la precarizzazione della vita e del lavoro. Per Marco Bersani, già fondatore di Attac Italia e del comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi, la «truffa del debito» è il cuore della politica dei dominanti, oggi considerata inevitabile come l’Ananke, il destino degli antichi greci. In un libro agile ed efficace come Dacci il nostro debito quotidiano (DeriveApprodi, pp.172, euro 12), Bersani smonta la retorica del «non c’è alternativa» e prospetta un orizzonte opposto: «Di fronte a chi vuole disciplinate il futuro con il debito – scrive – si tratta di riaprire l’orizzonte delle possibilità».

Da Islington North all’Europa

di Rosa Fioravante 
Nel suo discorso la sera delle elezioni britanniche Jeremy Corbyn ha detto che grazie alla campagna del Labour la politica è cambiata. Da un punto di vista sostanziale il Labour di Corbyn ha archiviato, se mai ce ne fosse ancora bisogno dopo la sconfitta di Clinton negli USA, l’Ulivo mondiale. Il centrosinistra moderato, centrista, compatibilista con le logiche del capitale anteposte a quelle del benessere umano. Nel senso che ha rifiutato i presupposti ideologici dell’Ulivismo mondiale: la post-ideologia, l’adeguarsi ad un sistema economico che aumenta le diseguaglianze, l’idea della sovranità dei mercati, delle privatizzazioni, della politica del rigore e dell’austerità.

La vecchia destra Tory e l’avvenire del Labour

di Paolo Borioni
Dalle elezioni vinte da Major nel 1992, i britannici non si recavano in così tanti a votare: 33.6 milioni allora, 32 oggi. Ciò significa il 68,7%, del 2% superiore al 2015. Ha vinto (partiti, candidati, sondaggisti come you gov e survation) chi ha compreso la posta in gioco. In gioco c’erano proposte in grado di scombinare rituali e ideologie ripetitive. Corbyn, col suo manifesto di cambiamento sociale, è stato il maggiore propulsore partecipativo: il Labour ha la maggioranza dei seggi in cui il ritorno alle urne ha superato il 5% rispetto alle ultime elezioni. Ai tempi di Blair (2001-2007) la partecipazione oscillava fra il 59% e il 65%.

Quei partiti cartello vuoti di idee

di Nadia Urbinati 
Perché elezioni anticipate? E chi decide che debbano essere anticipate? È paradossale che non appena i maggiori partiti si sono accordati per darci una legge elettorale si sentono legittimati a mettere in circolo l’idea di andare a elezioni anticipate subito, appena dopo l’estate. Perché non aspettare la fine naturale della legislatura? Ha una qualche giustificazione questo anticipo? Ha la stessa giustificazione, di quella di colei che, comprando un cappotto in estate per approfittare dei saldi lo voglia indossare subito, proprio perché appena comprato.

Nuova sinistra, i nodi da sciogliere

di Giorgio Cremaschi 
Il patatrac del sistema elettorale finto tedesco, ah quanti guai in Italia a voler imitare la Germania, allontana la data delle elezioni. Questo forse depotenzierà l'urgenza della proposta di Anna Falcone e Tommaso Montanari, ma permetterà un confronto più rigoroso su di essa, senza l'assalto soverchiante di tutti quelli che : "mamma mia come superiamo il 5%"? Non basta affermare che una proposta di sinistra unita debba essere nuova perché essa effettivamente lo sia. Dal 2008 queste proposte si susseguono, spesso con le stesse premesse e gli stessi risultati, catastrofici.

Servizi sociali: se le risorse sono insufficienti

di Angelo Marano
Il sistema dei servizi sociali svolge, almeno in teoria, un ruolo fondamentale nelle politiche di contrasto alle diseguaglianze. Laddove i problemi che possono determinare forme di esclusione sociale non siano di natura prettamente economica, i servizi forniscono un sostegno finalizzato ad assicurare la piena partecipazione sociale e il superamento delle difficoltà, prevenendo l’emergere di individui o categorie marginalizzate. Laddove i problemi abbiano natura economica, i servizi sono comunque indispensabili, sia ai fini di contrastare le problematiche che tipicamente si accompagnano al disagio materiale, che di rendere più efficaci gli aiuti monetari concessi, attraverso l’accompagnamento e l’attivazione dell’individuo in stato di bisogno.

Clima, oltre e nonostante Trump

di Mariagrazia Midulla
Già all’indomani dell’approvazione dell’Accordo di Parigi sul Clima, pur esultando, quanti conoscono gli allarmi della comunità scientifica sull’evoluzione (rapida, molto rapida) del riscaldamento globale sapevano che il trattato era l’inizio del percorso, non il traguardo. Per questo, come WWF, abbiamo cominciato a darci da fare per accelerare l’attuazione del trattato, convincere gli Stati ad adeguare gli impegni di riduzione delle emissioni all’obiettivo di limitare a 1,5°C l’aumento medio della temperatura globale e, innanzitutto, a mettere in campo da subito politiche efficaci per far finalmente flettere verso il basso le emissioni di CO2 in atmosfera.

La nuova bolla: i prestiti d'onore

di Marco Bersani
“La tua formazione è la cosa più importante”. Non si tratta dell’esortazione di qualche riconosciuto pedagogista, bensì dell'invito per gli studenti universitari a usufruire di “Unicredit Ad Honorem”, il prestito fino a un massimo di 27.700 euro per un periodo variabile a seconda del corso di studi, al termine del quale l'ammontare del denaro utilizzato insieme agli interessi maturati verrà trasformato in prestito personale. 

Noam Chomsky, brevi cenni sull’universo


di Giovanni Battista Zorzoli
Non è facile portare a sintesi il pensiero politico di Noam Chomsky, che basa le sue analisi della società contemporanea sul confronto con esempi storici e su una quantità, a volte sorprendente, di materiale documentario. Un approccio consueto in molti ambiti di ricerca, lontano però anni luce dall’esposizione sistematica di una teoria, per cui il filo rosso che lega le sue argomentazioni riesce a emergere con sufficiente chiarezza soltanto dalla lettura attenta dei suoi scritti: saggi, articoli, libri.

Quanto c’è di marcio nel Migration compact 2.0 di Renzi

di Barbara Spinelli 
Solo in apparenza e per opportunismo le istituzioni europee e i governi degli Stati membri sono preoccupati dalle estreme destre che crescono in tutta l’Ue e in alcuni casi già governano. Si dicono allarmati dalla loro chiusura verso immigrati e rifugiati, dalla xenofobia. La verità è diversa e ci vuole poco per accorgersene. Da fine 2015 le politiche d’immigrazione comunitarie e nazionali incorporano ed emulano le linee difese dalle destre estreme. Gli slogan di Salvini e Le Pen – “aiutiamoli a casa loro”, “respingiamoli in massa”, senza minimamente curarsi delle ragioni delle fughe (guerre, fame, siccità) – non sono più loro esclusive parole d’ordine. Sono ormai l’ossatura della politica comunitaria.

Addio François, militante del Bene comune dell’umanità

di Birgit Daiber
François Houtart, sociologo delle religioni, filosofo, sacerdote gesuita, marxista, grande e autorevolissimo militante, uno dei protagonisti dei Forum sociali mondiali, è morto all’età di 92 anni a Quito (Equador), dove ha insegnato negli ultimi ultimi otto anni della sua vita all’Instituto de Altos Estudios Nacionales. Come giovane professore all’università di Leuven in Belgio ha cooperato con Camilo Torres, uno dei fondatori della teologia della liberazione (assassinato nel 1966); aveva partecipato come esperto, dal ’62 al ’65, al Concilio Vaticano II.

La lezione di Corbyn: moneta per il popolo, non solo per le banche

di Enrico Grazzini
Impariamo da Jeremy Corbyn, il leader laburista inglese. Moneta per il popolo, e non solo soldi per le banche! Se le forze progressiste, il Movimento 5 Stelle e la frammentata e confusa sinistra italiana, volessero davvero tentare di vincere le prossime decisive battaglie sociali ed elettorali, dovrebbero prima di tutto proporre soluzioni concrete per difendere i redditi delle famiglie impoverite da dieci anni di feroce austerità. Per rilanciare l'occupazione e l'economia, dovrebbero inserire nel loro programma l'emissione massiccia di moneta fiscale gratuita a favore soprattutto delle famiglie più disagiate, del ceto medio impoverito, degli investimenti pubblici e sociali e degli investimenti produttivi.

Trump non arriverà a fine mandato. Intervista a Lucio Manisco

Intervista a Lucio Manisco di Radio Città Aperta 
Il Russia Gate – delle presunte interferenze da parte della Russia nelle elezioni del presidente degli Stati uniti, che hanno visto vincere di misura Donald Trump – sta entrando in una fase abbastanza calda. Si è giunti ad un nuovo capitolo molto interessante alla vicenda con le dichiarazioni dell’ex capo dell’Fbi James Comey, licenziato il 9 maggio, in audizione davanti alla commissione Intelligence sul caso. Ed ha rilasciato dichiarazioni molto pesanti, interpretate come un passo in direzione del possibile impeachment del “palazzinaro col ciuffo”.

Il successo di Corbyn, nonostante tutti. Intervista a Donald Sassoon

Intervista a Donald Sassoon di Leonardo Clausi
Abbiamo chiesto a Donald Sassoon, professore emerito di storia europea comparata al Queen Mary College, University of London, raggiunto telefonicamente in Francia, di condividere le impressioni a caldo sulla straordinaria nottata di giovedì.
Cosa pensa di quest’esito elettorale?
È il miglior risultato che realisticamente ci si potesse aspettare. Era fuori discussione che il Labour potesse conquistare una maggioranza assoluta. È straordinario che la campagna di Corbyn abbia avuto successo nonostante lui avesse contro quasi tutto il gruppo parlamentare del partito, che ha “approfittato” della sconfitta di David Cameron al referendum per votare una mozione di sfiducia nei confronti del segretario.

Il miracolo di Corbyn il rosso

di Umberto Mazzantini
Mentre scriviamo i primi risultati reali nei collegi elettorali britannici disegnano un quadro che sembrava fantapolitica qualche settimana fa quando la (ex?) premier conservatrice Theresa May convocò le elezioni anticipate convinta di fare un solo boccone del Labour Party di Jeremy Corbyn, “troppo a sinistra per essere credibile” e sotto tiro dell’ala destra blairiana del proprio partito, che aveva portato il Labour prima ad anni di governi sempre più centristi, e poi ad altri di umilianti sconfitte. Le urne hanno restituito un risultato completamente diverso, con il partito guidato da Corbyn che è riuscito ad aggiudicarsi 261 seggi, 29 in più rispetto a ieri.

Caro Pisapia, che a guidare la sinistra sia Anna Falcone e non tu

di Lucio Giordano
Caro Giuliano, e perdonami se ti do del tu anche se non ci conosciamo. Ho letto da qualche parte che ti proponi come federatore del centro sinistra per gli anni a venire. No, non ci siamo. E per un semplice motivo: il centro, trattino, sinistra è morto. Ed è morto nel momento in cui , per rincorrere i posti di governo, per gridare finalmente vittoria vittoria, purchessia , ha ceduto completamente la propria identità, spostandosi sempre più a destra, accettando tutte le politiche di destra che la destra non aveva il coraggio o la capacità di fare.

Ora Renzi annaspa nella palude

di Norma Rangeri 
Sul sistema elettorale in Trentino la strana maggioranza che spinge la corsa della legge elettorale si è dissolta. Alla prima prova di voto segreto (ma palese perché il tabellone si è acceso rivelando i franchi tiratori), è saltato il coperchio. Nel merito di tratta di un emendamento significativo ma di scarso peso (in Trentino cade il Mattarellum e viene applicato anche in quella regione il sistema proporzionale). In realtà un inciampo di assoluto rilievo politico perché si è alzato il velo su un patto di fil di ferro siglato da Renzi, Berlusconi, Salvini e Grillo.

La pace sia al centro nella nuova sinistra

di Mao Valpiana e Pasquale Pugliese
Tra i diversi appelli che circolano in questi giorni, quello di Anna Falcone e Tomaso Montanari che propone un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza, e lancia l’assemblea del 18 giugno a Roma per una sinistra unita, contiene elementi condivisibili, che possono essere terreno comune per coltivare e far crescere valori ed esperienze plurali con una prospettiva politica originale. Ringraziamo Anna e Tomaso per il lavoro fatto. Tuttavia riteniamo che anche questo appello abbia bisogna di un’aggiunta. Che è tanto un’aggiunta preliminare, una pregiudiziale costitutiva che dà sostanza e fisionomia a tutta la proposta, quanto un punto programmatico fondativo e preliminare a tutti gli altri.

Il 1913 e la sociologia dell’assenza

di Boaventura de Sousa Santos
Siamo nel 1913, nel centro della vita cultura e politica d’Europa, un centro che passa soprattutto per Vienna, Berlino, Praga, Parigi, Monaco e, alla lontana, Londra. Le élites culturali alimentano incessantemente le proprie visioni in periodici, feuilleton, in serate letterarie, in gallerie d’arte, concerti e caffè. Sono febbrilmente al corrente delle attualità culturali e artistiche e seguono con una certa distanza l’attualità politica, molto meno eccitante.

Racconti da salotto sull’Ottobre sovietico

di Andrea Colombo 
In un Paese come l’Italia, dove il sistema mediatico vive di ricorrenze e celebrazioni e un decennale o un ventennale non si negano mai, è difficile evitare un certo stupore a fronte della sordina con cui i media hanno sin qui affrontato quell’episodio minore del XX Secolo che è stata la Rivoluzione russa. È possibile che qualcosa in più venga offerto in autunno, allo scadere dei cent’anni dall’Ottobre rosso, ma anche in questo caso risulterebbe stridente una periodizzazione storica che identifica la Rivoluzione solo con la presa del potere bolscevica invece di misurarsi con tutto il 1917 e oltre, essendo ormai assodato che la Grande Rivoluzione è stata invece un evento lungo, tanto che nella sua monumentale La tragedia di un popolo (Oscar Mondadori, pp. 1098, euro 20, traduzione di Raffaele Petrillo) lo storico inglese Orlando Figes ne rintraccia l’inizio nel 1891 e la conclusione nel 1924.

Papa Francesco si interessa al reddito per tutti

di Sandro Gobetti
Papa Francesco il 27 maggio 2017 ha voluto incontrare i lavoratori dell’Ilva di Genova. Un incontro importante per un settore che continua a mietere vittime, ristrutturazioni e licenziamenti. Però il Papa ha voluto portare in quell’assise piena di lavoratori col caschetto giallo o blu, un tema caldo del nostro tempo, quello del reddito garantito. “La soluzione non è un reddito per tutti, ma un lavoro per tutti, perché è il lavoro che dà dignità”. Ed ecco che la notizia non diventa più il Papa accanto alle ragioni dei lavoratori, ma il Papa contro il reddito per tutti. Ma perché questa mossa del Papa argentino, sempre così attento ai poveri tanto da chiamarsi Francesco?

I dati Istat e Inps disegnano una società sempre più povera, divisa e bloccata

di Alfonso Gianni
I dati che ci fornisce l’Istat, relativi al mese di aprile di quest’anno, non fanno nella sostanza che precisare il quadro che emergeva da quelli che già conoscevamo tramite l’Inps. Apparentemente la disoccupazione diminuisce: ad aprile il dato dei senza lavoro scende all’11,1%, toccando il minimo dal settembre del 2012. Ma l’aumento degli occupati, sia per le donne che soprattutto per gli uomini riguarda le persone ultracinquantenni e in misura molto minore quelle comprese nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, mentre si registra un calo in tutte le altre fasce d’età.

Al Labour di Corbyn piace vincere

di Gerardo Ongaro
Nessuno ha vinto in termini numerici. Il Partito Conservatore è risultato il partito maggiore, ma ha perso la maggioranza: un vero disastro. Corbyn, leader del Partito Laburista, era stato attaccato da tutti, anche dall’interno del partito, e all’inizio della campagna elettorale i sondaggi lo davano 20% dietro il Partito Conservatore. Un’idea della dimensione del successo di Corbyn nelle seguenti percentuali del voto: Partito Laburista 40%, appena 2% meno del Partito Conservatore. Questo 40% è simile al miglior risultato di Tony Blair, quando vinse con una maggioranza parlamentare travolgente. Quel piccolo 2% del Partito Conservatore nelle elezioni odierne gli garantisce quasi 60 seggi più del Partito Laburista. Questa strana discrepanza è dovuta al sistema elettorale britannico.

Il nuovo filo rosso che può unire le sinistre

di Gianluca Schiavon 
Non capita sovente che in pochi giorni. a fronte di una legge elettorale di dubbia costituzionalità, una parte significativa delle borghesia riflessiva italiana si interroghi sulla tenuta del sistema democratico italiano e sul futuro di una proposta elettorale di sinistra. E lo faccia non in base alla collocazione topografica del singolo dirigente politico, in un centrosinistra immaginario, ma in base a poche parole d’ordine e a un testo normativo: la Costituzione repubblicana. Lo storico dell’arte moderna Tommaso Montanari e la giuspubblicista Anna Falcone sono due intellettuali militanti che hanno contribuito con la loro mobilitazione volontaria a sconfiggere il disegno di stravolgimento dei poteri e dei diritti avanzato da Renzi e Boschi.

Politiche inclusive nella quarta rivoluzione industriale

di Fabrizio Dacrema 
È in corso la quarta rivoluzione industriale e, più le persone se ne accorgono, maggiore diventa la percezione del futuro come una minaccia. A vedere nero non sono solo le vittime dell’esclusione sociale, ma anche i ceti medi impoveriti e tutti i soggetti che percepiscono se stessi in una traiettoria socio-economica declinante. La globalizzazione non regolata ha seminato troppe insicurezze e paure, ora ulteriormente alimentate dall’aggirarsi di un nuovo spettro: un’innovazione tecnologica i cui effetti dirompenti e spiazzanti rischiano di mettere fuori gioco le persone con competenze inadeguate.

Muri, frontiere e industria della sicurezza

di Lorenzo Bagnoli
Non è un mistero che in Europa l'indotto delle industrie belliche non produca più come prima. La ricerca in armamenti e mezzi militari è scesa del 30% in Europa. Ormai si vive principalmente con le commesse che arrivano dai Paesi extra UE, dittature comprese. Già dal 2009, i principali gruppi di lobbisti europei dell'industria della sicurezza (su tutti la European Organisation for Security, EOS) tratteggiavano scenari cupi all'orizzonte. E proponevano, già all'epoca, una soluzione: mutuare l'esperienza dell'industria militare in campo civile. L'industria, così, avrebbe cambiato pelle e avrebbe dato risposte più efficaci alla crescente sete di sicurezza.

Venezuela, ripartire da sinistra

di François Houtart
Dopo una visita a Caracas, mi fermo per fare alcune riflessioni sulla situazione all’interno del Paese. L’idea di una revisione costituzionale su basi più popolari è buona, in linea di principio, ma implica l’avvio di un processo di media o lunga durata, laddove i problemi attuali sono da affrontare nell’immediato. Prima della conclusione del processo, si corre il rischio che le persone siano sopraffatte delle difficoltà della vita quotidiana. Queste ultime sono determinate innanzitutto dal boicottaggio e dalla speculazione del capitale locale e dell’imperialismo, ma anche dai problemi tipici delle fasi in cui scarseggiano i beni di prima necessità: mercato nero, accaparramento delle merci, modifiche nell’assetto produttivo in funzione della domanda e dell’offerta, degli intermediari, ma anche della corruzione dei funzionari statali.

Risposta al documento di Libertà e Giustizia

di Giuseppe Civati e Andrea Pertici 
Il documento di Libertà e Giustizia pubblicato domenica 4 giugno su la Repubblica ha il nostro pieno apprezzamento e la nostra condivisione, ponendo al centro la questione della partecipazione, che avvertiamo come urgente da anni e alla quale avevamo infatti dedicato un libriccino, Appartiene al popolo, pubblicato nel 2014. Da anni riscontriamo un calo della partecipazione degli elettori agli appuntamenti elettorali, senza che questo abbia suscitato la necessaria preoccupazione nelle forze politiche che hanno pensato a mettere in campo sempre più spesso interventi volti a chiudere rispetto alla possibilità per i cittadini di incidere sulle scelte pubbliche.

Per François Houtart

di Paul Emìl Dupret
Aspettavamo François Houtart qui a Bruxelles per il corso estivo del Cadtm cui partecipava ogni anno. E per i seminari sul Capitale di Marx, in occasione dei 150 anni, che aveva annunciato. Purtroppo non lo vedremo più. Di lui è già stato scritto (il manifesto di ieri, pagina 16, ndr). Voglio solo ricordare una vicenda personale in cui Houtart mi ha molto aiutato. Io ho vissuto per dieci anni in America latina, in Colombia, perchè lì ho lavorato con Padre Xavier Giraldo con Justitia e Pax, fin quando fui obbligato a lasciare il paese. Di François Houtart sapevo tutto, naturalmente, compresa la sua partecipazione al Tribunale per i diritti dei Popoli (creato da Lelio Basso), sull’impunità per i crimini compiuti dai regimi militari nell’America latina.

L’ennesimo fallimento del parlamento

Contrordine. Abbiamo scherzato: come nel gioco dell’oca, la vicenda della legge elettorale torna alla casella di partenza (o quasi). È quel che succede quando a guidare le scelte politiche non è l’interesse generale ma quello particolare, di questo o quel partito. O quando si sceglie deliberatamente di ignorare la volontà dei cittadini, che il 4 dicembre, bocciando la riforma costituzionale, hanno anche di fatto chiesto una legge elettorale coerente con i principi della medesima, che permetta l’elezione di un parlamento davvero rappresentativo, senza nominati e che garantisca un voto libero ed uguale, senza trucchi e senza trucchetti.

Il capitale umano nel segno di Narciso

di Benedetto Vecchi
La Rete, questa nostra conosciuta. Medium universale che ha rispecchiato, accelerandolo, il mutamento in corso di stili di vita, relazioni personali e sociali. E soprattutto sistema di macchine indispensabile in un processo produttivo ormai disseminato ovunque. Dispositivo, infine, che definisce i criteri di inclusione o di esclusione dalla società se si accetta il fatto che la Rete non può essere rappresentata solo da tastiere, video e mouse variamente connessi gli uni con gli altri, perché ci sono miliardi di smartphone con i quali navigare, condividere contenuti, comunicare. È questo il punto di partenza di due saggi scritti da altrettanti teorici della network culture che non cadono nella trappola di considerare Internet una «tecnologia della liberazione».

Alla ricerca della banca perduta


di Gianluca Piovani
Il cuore del testo di Marco Onado è la storia dell’evoluzione del settore finanziario globale a partire dagli anni Ottanta fino al presente con un particolare focus sulla crisi del 2008. Con questo lavoro Onado affronta un notevole numero di temi e così facendo si propone in sostanza di analizzare le cause e gli effetti della crisi. Il libro propone riflessioni riguardo la finanziarizzazione delle banche, i derivati e le securitization, il rapporto del settore bancario con l’economia reale, i salvataggi effetto della crisi e il rapporto con i governi, la regolamentazione, le reazioni dei regolatori e delle autorità competenti, gli approcci economici teorici ai problemi posti dalla crisi.

Un nuovo contratto sociale per crescere con equità

di Fausto Durante 
Si conclude oggi, 8 giugno, con la riunione del Consiglio dei ministri dei paesi dell'Ocse, il forum di dibattiti e di incontri che l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha tenuto nel corso della settimana nella propria sede di Parigi. L'edizione di quest'anno si è svolta in un contesto fortemente segnato dalle evidenti tensioni nello scenario internazionale, dal clima di insicurezza derivante dal ripetersi di atti di terrorismo in tante aree del mondo, dai risultati elettorali che in diversi paesi hanno evidenziato sentimenti di avversione da parte dei cittadini nei confronti di governi, sistemi politici, istituzioni economiche e finanziarie globali.

Storie d’erranza e di speranza. Georges Perec e i migranti europei

di Laura Barile
1. Perec morì a 46 anni nel 1982, e da allora la sua fama è andata continuamente aumentando, con la pubblicazione postuma di molti inediti, anche giovanili. Nel 2016 avrebbe compiuto ottant’ anni: in questi giorni Gallimard manda in libreria due volumi in un cofanetto nella prestigiosa collana della “Pléiade”, con le opere di questo autore che è ormai una vera e propria icona della letteratura francese contemporanea, in cui l’umorismo elabora la disperazione, come scrive Marie Darieussecq presentandolo in due pagine su “Le Monde des Livres” il 12 maggio 2017.

Tortura legale

di Lorenzo Guadagnucci
A che serve introdurre il crimine di tortura nell’ordinamento giudiziario? Perché il parlamento sembra pronto, dopo tanti anni, ad approvare una legge in tale senso? Sembrano domande retoriche, ma non lo sono, perché niente, in questa materia, è come appare. Si potrebbe (si dovrebbe) pensare che il legislatore agisca con il sincero intento di offrire i migliori strumenti possibili per punire casi concreti di tortura e prevenire gli abusi di potere, ma non è così. Se fosse questa la motivazione, l’azione parlamentare sarebbe molto semplice: si tratterebbe di copiare e dare forma di legge al testo della Convenzione contro la tortura firmato circa trent’anni fa in sede di Nazioni Unite. Si potrebbe fare in poco tempo e l’onore del nostro paese sarebbe in salvo.

Né lista arcobaleno, né Italia-Bene Comune

di Fabio Vander
Giusto e politicamente tempestivo l’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per una «nuova sinistra». I termini sono chiari: un soggetto politico che assuma per asse centrale la «lotta alla diseguaglianza», vera «grande questione del nostro tempo». La sinistra come «spazio politico nuovo», capace di «rottura» con il vecchio centro-sinistra; «per troppi anni ci siamo sentiti dire che la partita si vinceva al centro», da «una classe politica che si diceva di sinistra ed è andata al governo per realizzare politiche di destra». In questo senso l’appuntamento per il 18 giugno, lanciato dai promotori dell’appello, va segnato in agenda, perché costituirà il vero momento di lancio della nuova proposta politica di sinistra.