La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 17 giugno 2017

Sinistra: una lunga marcia per la credibilità

di Guido Liguori 
La sinistra come al solito è entrata in fibrillazione man mano prendeva corpo l’imminenza della scadenza elettorale. Se la speranza in una quota proporzionale offriva una occasione alle forze minori, lo sbarramento del 5% incuteva giustamente timore. Giustamente non perché non vi sia in Italia una sinistra ampiamente oltre tale quota. Ma perché come al solito si arriva alle scadenze elettorali senza avere alle spalle né un fermento sociale simile a quelli da cui sono nate le recenti esperienze greca e spagnola, né una comune radicalità di intenti paragonabile a quella di Melénchon o persino di Corbyn.

Un «manifesto di rottura» per una grande alleanza

di Lorenzo Marsili 
Facciamo una scommessa? Attorno a un programma di rottura, ambizioso e convincente, è possibile creare unità e coinvolgere milioni di persone in un progetto di radicale rinnovamento del nostro Paese e del nostro continente. Basta alzare lo sguardo. Dinnanzi alla grandezza delle sfide che ci confrontano la piccolezza della politica che ci governa suona una triste, stridente nota di rinuncia. Stride il rifiuto delle élite di governo di accettare la necessità di un profondo mutamento di un sistema palesemente ingiusto.

Con Montanari e Falcone per costruire una sinistra di popolo

di Stefano Fassina 
Domenica 18 giugno, al Brancaccio a Roma, grazie all'appassionata e intelligente iniziativa di Tomaso Montanari e Anna Falcone, si ritrova una parte significativa del "popolo del No" al referendum costituzionale del 4 Dicembre scorso. È evidente che, senza la molecolare mobilitazione "da sinistra", politica e civica, per la difesa e l'attuazione della nostra Costituzione, oggetto del tentativo regressivo approvato da una ristretta maggioranza parlamentare, minoranza elettorale sin dal 2013, sarebbe stato impossibile dare l'abbrivo al progetto.

Dal Brancaccio verso una sinistra autonoma e popolare

di Luigi Pandolfi 
L'appuntamento di domenica al Teatro Brancaccio di Roma, che fa seguito all'appello lanciato da Anna Falcone e Tomaso Montanari giorni addietro, apre una grande speranza nel nostro Paese: costruire in alternativa al Pd ed alle destre – due facce della stessa medaglia nel processo di conversione ordoliberista delle nostre società – una forza di sinistra in grado di "riconnettersi sentimentalmente" con i ceti popolari, quelli che hanno pagato duramente in questi anni il prezzo della crisi e della sua scellerata gestione, da parte delle stesse forze, economico-finanziarie e politiche, che l'hanno causata.

La sinistra sia coerente. Intervista a Sergio Cofferati

Intervista a Sergio Cofferati di Daniela Preziosi 
Sergio Cofferati, ex segretario Cgil, oggi è in piazza «con il cuore» anche se «il cuore non me lo consente», scherza su un piccolo problema cardiaco che consiglia riposo. Sulla doppia beffa della reintroduzione dei voucher e del voto prima del corteo Cgil dà un giudizio duro: «Abbiamo un governo che va a cercarsi oppositori con pazienza e determinazione. C’è di più: nelle relazioni con il sindacato la forma è sostanza».

La piazza dei nostri laburisti

di Norma Rangeri 
Oggi in piazza San Giovanni ci saranno i dimenticati in carne e ossa, italiani e immigrati, lavoratori condannati alla precarietà, disoccupati, giovani che un lavoro non lo hanno mai visto. Sono una parte del nostro mondo, le loro battaglie fanno parte delle nostre radici. Nello sfascio generale dei partiti, la Cgil resta un’organizzazione con una storia, un seguito di massa e un programma alternativo disegnato con il nuovo statuto dei diritti dei lavori insieme alle proposte di un’altra politica economica contro la crisi. Ieri impegnata nel referendum in difesa della Costituzione, oggi la Cgil è all’attacco sull’ultima vergogna del governo Renzi-Gentiloni che prima ha gambizzato il referendum contro i voucher, poi ha inserito la nuova normativa nel pacchetto della manovrina economica imposta con la novantreesima fiducia.

Una radicale identità, ciò che serve il 18 giugno

di Andrea Bagni
Si sarebbe tentati di iniziare come si faceva una volta nei congressi di partito: dall’analisi della situazione internazionale per poi arrivare al «caso italiano». Varrebbe la pena perché fuori dall’Italia succedono cose interessanti. Corbyn, Mélenchon, Sanders, Podemos, Syriza. Esiste una sinistra, dai valori antichi e alle adesioni giovani. Che cresce essendo sinistra, non cercando i voti al centro o realizzando il programma della destra, come da noi. Perché – alla rovescia dal secolo scorso – il caso italiano è un disastro.

La sinistra riparta dal lavoro, dalla piazza contro i voucher. Intervista a Susanna Camusso

Intervista a Susanna Camusso di Giacomo Russo Spena
“Si è sottratta al Paese la possibilità di poter decidere: ne esce sconfitta la democrazia. Prima, ad aprile, si sono abrogate le leggi che erano oggetto di referendum, poi si sono riproposte dentro una manovrina”. Susanna Camusso ci accoglie nel suo ufficio, al quarto piano del palazzo Cgil di Roma. È indaffarata a preparare la piazza di sabato 17 giugno dal titolo inequivocabile Uno schiaffo alla democrazia contro la reintroduzione dei voucher. Una manifestazione che si focalizzerà soprattutto sul mancato funzionamento dell’articolo 75 della Costituzione: “Il governo ha scelto coscientemente di violare le regole della nostra Carta”. Non si fanno previsioni sui numeri dei partecipanti, anche se i sentori fanno presagire una manifestazione imponente. 

venerdì 16 giugno 2017

Nuovi voucher: in piazza contro la truffa e l'inganno

di Maurizio Landini 
La vicenda dei voucher illustra alla perfezione il pessimo stato del lavoro dipendente in Italia e la scarsa considerazione che ne ha la nostra classe dirigente, in particolare il governo; anzi, i governi, vista la continuità con cui si sono mossi gli ultmi esecutivi in materia di relazioni sociali e lavorative. Chiunque viva di lavoro – in tutte le sue forme, da quelle regolamenate a quelle più precarie – sa bene come i voucher abbiano portato al massimo livello la mercificazione della prestazione lavoratova.

giovedì 15 giugno 2017

Primo: il programma. Intervista ad Anna Falcone

Intervista a Anna Falcone di Daniela Preziosi 
Per quasi tutto il tempo dell’intervista tiene in braccio la piccola Maria Vittoria che gorgheggia. La bimba è nata un mese dopo il referendum del 4 dicembre. Quello in cui Anna Falcone, avvocata, calabrese, di famiglia socialista – non craxiana – è stata in prima fila. «L’anti Boschi», hanno scritto di lei. «È competente ed efficace» dicono i suoi compagni, quasi tutti di un’età rispettabile (lei ha passato da poco i quaranta). È anche una bella donna. Mezzo sorriso: «Chi mi ascolta non bada alla mia faccia». Falcone è firmataria, con lo storico dell’arte Tomaso Montanari, di un documento intitolato «Un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza» che lancia l’appuntamento civico del 18 giugno al Brancaccio.

Il 18 giugno, per una nuova sinistra

di Anna Falcone e Tomaso Montanari
Migliaia di singoli cittadini e moltissime associazioni e comitati stanno rispondendo al nostro appello “Un alleanza per la democrazia e l’uguaglianza”, un percorso partecipato per la costruzione dal basso di un programma e di una lista unitarie, a partire dai principi costituzionali. Domenica prossima, al Teatro Brancaccio a Roma, inizieremo a parlarne. Poiché il processo di partecipazione non si è ancora avviato, ci assumeremo noi due la responsabilità di dare la parola ad una rappresentanza (necessariamente insufficiente, ma speriamo signifcativa) di quanti ci hanno risposto e di quanti risponderanno nei prossimi giorni, in modo che ogni mondo, ogni realtà, ogni bisogno possa trovare voce a partire dall’assemblea del 18.

Costruire un movimento. Intervista a Bernie Sanders

Intervista a Bernie Sanders di Nina Turner 
Nina Turner: Senatore Sanders, è un grande piacere averla qui al debutto del Nina Turner Show.
Bernie Sanders: E’ un onore essere qui con una delle mie persone preferite nel paese.
Nina Turner: Beh, grazie, senatore. Speravo che avrebbe detto “nel mondo”, ma lei ha detto “nel paese”…
Bernie Sanders: Giusto. Beh, è limitativo.
Nina Turner: E’ limitativo … No, davvero, è stupendo. Siamo a Chicago, al Vertice del Popolo, e lei ha tenuto un discorso affascinante ieri sera. Come ci si sente a farsi un autoritratto con più di 4.000 dei propri amici più intimi?

Voucher, un altro sonoro ceffone targato Pd al mondo del lavoro. Rialziamo la testa

di Nicola Fratoianni 
Contro il ritorno dei voucher sotto falso nome, contro l'ennesimo scippo di democrazia, è fondamentale riempire la piazza chiamata dalla Cgil per il prossimo sabato 17 giugno a Roma. Come è capitato altre volte, nel corso di questi anni, il governo targato Pd ha dato un sonoro ceffone al mondo del lavoro. Hanno prima liberalizzato l'utilizzo dei voucher in ogni settore, a tutto vantaggio dei grandi gruppi imprenditoriali, che hanno potuto così fare una vera e propria opera di sostituzione delle forme contrattuali, depotenziando le possibilità contrattuali dei lavoratori.

Da clown a Jocker, Grillo il grande inquisitore

di Marco Revelli
Quando ci sarà un Tribunale dei popoli (e prima o poi ci sarà, se il mondo non collasserà nella barbarie), tra gli italiani alla sbarra ci sarà anche lui, Giuseppe Grillo, insieme ai Matteo Salvini, ai Marco Minniti e agli altri responsabili dell’attuale offensiva del disumano condotta sulla cerniera mediterranea dell’Europa. Cercare di racimolare qualche pugno di voti dando voce ai peggiori sentimenti è tecnica sperimentata nei bassifondi della peggior politica nell’intero Occidente: la chiave di tutti i populismi di destra. Ma tentare di scaricare, in tempo reale, le proprie difficoltà elettorali ben visibili alle amministrative sugli ultimi (rifugiati, rom, questuanti) è un’operazione rivoltante.

mercoledì 14 giugno 2017

Una sinistra per l'uguaglianza: ci vediamo il 18 giugno

di Anna Falcone e Tomaso Montanari
La straordinaria affermazione di Corbyn nelle elezioni politiche in Gran Bretagna dimostra come la Sinistra che con-vince è quella che pone al centro del suo programma politico la lotta alle diseguaglianze e il ritorno alla giustizia sociale come priorità delle politiche pubbliche. Una Sinistra che si pone in netto contrasto alle politiche neoliberiste e al predomino della finanza sulla dignità e sui diritti delle persone. È una tendenza ormai costante, che risponde, nell’unico modo possibile, alla richiesta di partecipazione e di cittadini e società civile, all’imperativo di tornare a concentrare risorse ed energie sui problemi quotidiani delle persone e sui grandi temi delle nostre società: lavoro, salute, istruzione, solidarietà e inclusione sociale, pari opportunità, riconversione energetica, sviluppo sostenibile, equità fiscale.

Parte il progetto di un’ “Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza”

di Maurizio Acerbo 
Care compagne e cari compagni, come avrete letto anche sul sito del Partito come Rifondazione Comunista ho espresso condivisione e apprezzamento per l’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per costruire dal basso una lista unitaria della sinistra, una lista del popolo del NO che il 4 dicembre ha sconfitto Renzi nel referendum. Come sottolineano Anna e Tomaso una lista della sinistra che si riconosce nella Costituzione e si batte contro le disuguaglianze crescenti non può che darsi un programma di netta rottura con le politiche neoliberiste di destra portate avanti dal Pd.

Da Pomigliano ai voucher: riempiamo le piazze di Roma il 17 giugno

di Umberto Romagnoli
Non è stato finora osservato che la lesione subita dalla Cgil coi suoi milioni di rappresentati (oltreché dalla democrazia tout court) è qualitativamente identica a quella subita nel 2010, a Pomigliano D’Arco, dalla Fiom con le sue migliaia di iscritti (oltreché dalla garanzia costituzionale della libertà sindacale). La differenza è solo di quantità: riguarda l’entità della sbrego che è stato prodotto. Allora, la Fiom venne estromessa dalla Fiat per non aver sottoscritto un contratto sostanzialmente imposto e l’espulsione era apparentemente legittimata dalla formulazione letterale dell’art. 19 st. lav. nella versione modificata dall’esito di un (improvvido) referendum del 1995.

Korsch e Marx: oggi la sinistra rinasce se si riparte dalle origini

di Aldo Tortorella
Sergio Sabattini ha scritto Da un altro tempo. Marx e Engels, la rivoluzione, la Russia (Edizioni Punto Rosso), un libro che è, come dice, il libro di una vita. Una vita spesa bene per i compiti rilevanti e difficili cui ha assolto come militante politico e dirigente comunista, ma anche, come qui possiamo leggere, per questa sua ininterrotta riflessione che ora rende pubblica. Spesso, quando si volge verso l’età più avanzata, si indulge al racconto delle proprie personali memorie. Si tratta di documenti sempre utili sia per i lettori che desiderano informarsi sul tempo passato, sia per gli storici professionali che hanno così modo di paragonare vari punti di vista interni a un medesimo tempo, a medesimi eventi, a medesime esperienze umane. Ma il testo di Sabattini è ben altra e più impegnativa impresa.

«Centrosinistra» e «progressista», tra tatticismo e subalternità

di Paolo Favilli
«Il degrado del linguaggio non è un problema di parole, ma deriva da un comportamento pratico», diceva pochi anni fa Vittorio Foa. E già nel 1977, appena all’inizio della lunga fase regressiva nella quale siamo tuttora immersi, solo l’udito fine di un grande scrittore come Italo Calvino poteva cogliere gli effetti della parola non più operante sulla qualità della politica, sulla qualità, dunque, della democrazia. «Una democrazia – scriveva – vive se la parola è operante. (…) Se la parola giusta non si confonde con la parola ingiusta».

La tranquilla rivoluzione di Jeremy Corbyn

di Antonio Lettieri
Quando Theresa May improvvisamente convocò le elezioni generali per l’8 di giugno, la scelta apparve sorprendente. Si era ad appena un anno dal referendum che aveva dato la maggioranza ai Brexiters, coloro che volevano uscire dall’Unione europea. Il governo disponeva di una maggioranza esigua (17 voti) ma sufficiente per governare fino al 2020. Dopo le elezioni con 318 seggi non ha più la maggiorana necessaria di 326 seggi, e si accinge a formare un governo di minoranza, puntando sull’appoggio del DUP, il Partito unionista democratico dell’Irlanda del Nord che, disponendo di dieci seggi nella Camera dei Comuni, potrà garantire la tenuta del governo conservatore.

Civismo e alternativa le spinte per la sinistra. Intervista a Nicola Fratoianni

Intervista a Nicola Fratoianni di Riccardo Chiari
Nicola Fratoianni, a sentire gli opinionisti su tutte le tv siamo tornati al bipolarismo. Solo il politologo Marco Tarchi, sul Tg3 toscano, ha osservato che le elezioni comunali sono ben diverse da quelle nazionali, e che sarebbe bene essere molto cauti.
La rappresentazione di un ritorno al passato con un modello di scontro bipolare mi sembra non solo approssimativa, anche frettolosa e fin troppo entusiastica. Lo stesso Berlusconi oggi ha osservato che in quasi tutte le città i candidati si avviano al ballottaggio con percentuali di voti ben al di sotto del 40%. Il quadro è frastagliatissimo, i dati raccontano ad esempio che il Pd, dove si presenta «nudo e crudo», raccoglie circa il 16%.

Corbyn, una sconfitta che vale una vittoria

di Carlo Formenti 
Corbyn è riuscito a fare con il Labour ciò che Sanders non è riuscito a fare con i Democratici: ha trasformato il suo partito in un movimento: questo il commento che il New York Times dedica alla sconfitta di misura – che vale di fatto come una squillante vittoria – di Jeremy Corbyn nelle elezioni inglesi. Contro ogni aspettativa, contro l’unanime ostracismo di media ed élite, contro l’ala destra del suo stesso partito (che controlla la maggioranza del gruppo parlamentare), la quale auspicava una sconfitta per potersene sbarazzare, il “vecchio marxista” ha preso il 40% dei voti (con punte bulgare fra i giovani), sfiorando la vittoria nei confronti dell’algida Theresa May.

Un esito imprevisto: Regno Unito ed Europa dopo le elezioni


di Andrea Pareschi
I conservatori sono il primo partito del Regno Unito, ma Theresa May non ha vinto. I laburisti sono minoranza nel Paese e in Parlamento, ma Jeremy Corbyn non ha perso. Basterebbero questi giudizi di massima a dare un’idea della molteplicità delle possibili interpretazioni della general election dell’8 giugno. A due anni di distanza da quella del maggio 2015, e ad un solo anno dal referendum che ha spinto il Regno Unito verso la separazione dall’UE, una tornata elettorale inattesa ha aggiunto un singolare tassello alla peculiare storia recente della politica britannica. Nel decennio in corso, le vicende politiche del Regno Unito sono state marcate da un grado di imprevedibilità superiore al passato: un fil rouge che si è espresso in forme di volta in volta differenti.

L'”innovazione” che viene dalle multinazionali: i licenziamenti politici

di Giorgio Cremaschi 
Negli anni 50 del secolo scorso un’ondata di licenziamenti politici si abbatté sulle fabbriche italiane. Essi colpirono i rappresentanti sindacali della Cgil, comunisti e socialisti, colpiti proprio per quello che erano e quello che rappresentavano. Come sappiamo, tutto il peggior passato del lavoro sta tornando e oggi questa forma di fascismo aziendale, così allora venne definita da Giuseppe Di Vittorio, si ripresenta in due stabilimenti di grandi multinazionali nel nord est del paese. Formalmente non si tratta ancora di licenziamenti, ma è chiara la volontà delle direzioni aziendali di liberarsi di sindacalisti scomodi e di colpire cosi la libertà di tutti i lavoratori.

Lista civica ultimo rifugio della sinistra

di Norma Rangeri
Con l’apoteosi delle liste civiche (calcolate intorno al 70%), e con gli elettori che, sempre meno, alla fine hanno vinto la voglia di astenersi (circa il 60%) e sono andati a votare per il primo turno, queste elezioni amministrative mettono nella bottiglia alcuni messaggi offrendo un quadro abbastanza veritiero del clima politico. Perché sempre di più i cittadini si tengono lontani dal seggio e dai partiti (un’astensione così non si era mai vista), e perché la lista civica sembra l’ultimo rifugio. Sicuramente i risultati ci restituiscono un Pd in difficoltà, una sinistra radicata ancorché divisa, un centrodestra che si ricompatta, il Movimento dei 5Stelle che non vince ma tiene la trincea del voto locale.

Per il Pd siamo fumo negli occhi. Intervista a Giuseppe Civati

Intervista a Giuseppe Civati di Daniela Preziosi
«Il dato dell’astensione è impressionante, soprattutto dopo la massiccia partecipazione al referendum del 4 dicembre. E una delle cause è la frammentazione, la quantità di sigle al voto. È stato un voto pulviscolare: vedasi il caso di Taranto». A parlare è Pippo Civati, leader di Possibile.
Il centrodestra è meno frammentato.
Da tempo dico che l’armageddon quotidiano fra Pd e 5 stelle avrebbe favorito la destra. Che oggi torna in partita.
Ma M5s è andato male. O no?
Non sono andati bene, ma fa sorridere che l’analisi del voto parta dal dato dei 5 stelle. Sbagliammo a enfatizzare le vittorie di Roma e Torino, ora sbagliano a darli per morti.

Non piangere, Susanna: questo è il dispotismo delle larghe intese

di Gianni Giovannelli
La partita non può considerarsi già chiusa, il patto Gentiloni non è ancora archiviato. Il governo, per il momento, rimane in carica, e il primo ministro tace, con la consueta pervicacia. Entro la fine dell’anno, comunque vada, non potrà essere evitato un ulteriore prelievo fiscale. Le casse sono quasi vuote, i funzionari dell’apparato di comando esigono il versamento del misthos (nota 1) e minacciano defezioni, la ripresa tarda, le grandi opere costano, le guerre non ammettono diserzione consumando energie e risorse. La situazione è complicata, si vive in un clima paludoso, al calare del sole estivo, sotto attacco di zanzare fastidiose.

Il Parlamento sospeso del Regno Unito. Intervista a Paul Mason

Intervista a Paul Mason 
Il Primo Ministro Britannico Theresa May ha subito una grave battuta d’arresto in un’elezione indetta a sorpresa che ha visto il suo Partito Conservatore perdere la maggioranza in Parlamento meno di due settimane prima che il paese ha in programma di iniziare i colloqui per uscire dall’Unione Europea. La May ha indetto le elezioni tre anni prima aspettandosi di ottenere un vasto consenso per negoziare con i leader europei sui termini della cosiddetta Brexit. I Conservatori sono, invece, restati senza una chiara maggioranza e un Parlamento sospeso. Il leader del Partito Laburista, Jeremy Corbyn che si è candidato con il programma: “Per i molti, non i pochi”, ha detto che i risultati dell’elezione di giovedì 8 dimostrano che gli elettori stanno “voltando le spalle all’austerità.”

L’età dell’indifferenza

di Nadia Urbinati
L’età dell’indifferenza: questo il titolo che possiamo dare alle ricerche demoscopiche più recenti sullo stato della coscienza politica dei cittadini italiani. Indifferenza, soprattutto nel caso dei giovani tra i 18 e i 34 anni, per le tradizionali divisioni tra destra e sinistra. Lo conferma il Rapporto Giovani 2017 dell’Istituto Toniolo, realizzato in collaborazione con Fim Cisl. I giovani non sono indifferenti alle questioni di giustizia (e di ingiustizia) sociale – alla crescita della diseguaglianza, al declino delle eguali opportunità, al valore tradito del merito personale: insomma agli ideali che dal Settecento in poi sono stati rubricati sotto le bandiere delle varie sinistre. E dunque, in questo senso, non vi è indifferenza per quella divisione antica.

Come si finanzia la salute globale

di Adriano Cattaneo
Nel presentare i loro risultati, gli autori dello studio sembrano dare per scontato che il finanziamento della salute debba crescere e lamentano il fatto che esso non cresca abbastanza nei paesi a reddito più basso, con il conseguente aumento del gap rispetto ai paesi a reddito maggiore. Ma crescere per cosa? E fino a quando? La crescita della spesa sanitaria nei paesi ricchi è strettamente associata al crescere del mercato della salute, con tutte le distorsioni e le conseguenze negative che ciò si porta dietro.

Annullare il debito? Si può fare

di I Diavoli
L’ultimo libro di Marco Bersani, Dacci oggi il nostro debito quotidiano – Strategie dell’impoverimento di massa(DeriveApprodi, 2017), affronta la questione del debito pubblico attraverso una ricostruzione puntuale e, in parallelo, attraverso un’operazione di debunking rispetto alla narrazione dello stesso che è stata imposta dall’alto. Traccia, infine, alcune rotte possibili per speronarne il tabù e, dopo averlo ripudiato, chiederne l’annullamento. Il volume è articolato in più capitoli, assemblati in maniera eidetica – cioè la sintesi storica dialoga a stretto giro con la demistificazione delle narrazioni mediatiche – al fine di proporre uno strumentario utile allo smantellamento di ideologia e prassi che soggiacciono all’economia del debito.

Theresa May. Stupidità al potere

di Marco Revelli
Dunque alla fine appena un pugno di voti (13,6 milioni contro 12,8) e un paio di punti percentuali (42,4 a 40) separano i Conservatives dal Labour. Anzi Theresa May da Jeremy Corbyn, perché nel bene (il secondo) e nel male (la prima) sono stati loro due a giocarsi la partita. Nemmeno lo sciagurato maggioritario secco inglese, che allunga in modo sproporzionato le distanze in termini di seggi (una sessantina in più al partito “maggiore” anche se di poco) stravolgendo il principio di rappresentanza, assicura una governabilità certa (mito di tutti gli aspiranti oligarchi).

Noterelle per un populismo democratico


di Sirio Zolea
Qualche settimana fa, cogliendo l’occasione del momento di attenzione rivolta all’esperienza della France Insoumise, avevo provato in termini generalissimi a delineare alcuni aspetti che potrebbero essere peculiari di un’esperienza populista democratica e progressista in Italia. Vorrei adesso spendere qualche altra pagina per ipotizzare i fili che potrebbero andare a comporre la trama del tessuto di un discorso populista progressista rivolto al nostro Paese: altrimenti detto, provare a immaginare in cosa potrebbe consistere una proposta politica populista e progressista con caratteristiche italiane.

Upton Sinclair, un poeta contro il capitale

di Giancarlo Micheli
Dinanzi alla scena, resa tempestivamente virale dalle testate commerciali e rimbalzata in men che non possa dirsi sulla palude mediatica in cui l’industria della comunicazione di massa si specchia con sintomatico narcisismo e si immola, come non sarebbe riuscito Isacco sotto la tremante lama paterna, alle subliminali carezze della mano invisibile di smithiana memoria[1], dinanzi alla rappresentazione del malore che coglie il primo candidato alla presidenza americana appartenuto al genere femminile, nell’attimo in cui le forze le vengono meno sulla soglia di una lugubre e catafalchesca vettura di servizio a bordo della quale rifugia nel prendere commiato in anticipo sul compimento cerimoniale della quindicesima commemorazione dell’attentato che costituì il sigillo simbolico, la messianica icona, su cui l’apparenza della vita poté essere insufflata – nei modi in cui il mito narra sia accaduto alla statua che il laborioso talento di Pigmalione seppe foggiare agli albori dello stile classico[2] – nel giro di pochi fotogrammi che servono, tuttora, a documentare un crollo dalle conseguenze epocali, preventivabili e ormai in parte onerosa già capitalizzate, dinanzi a tale sintetico dispendio di potenza narrativa come non ravvisare i «caratteri dell’artisticità»[3], i medesimi che Thomas Mann riconobbe nella pur resistibile ascesa di Adolf Hitler?

Elezioni amministrative: alcune valutazioni sui risultati e un enorme grazie

di Maurizio Acerbo e Raffaele Tecce 
I risultati delle elezioni amministrative evidenziano un dato che l’informazione e le principali forze politiche fanno finta di non vedere: la significativa affermazione di liste civiche e di sinistra alternative al Pd quando si presentano con candidati credibili e sono frutto di lavoro, iniziative sociali e programmi costruiti dal basso, capaci di aggregare movimenti, associazionismo, settori popolari e protagonismo giovanile. Pensiamo in particolare all’affermazione della coalizione civica a Padova, guidata da Lorenzoni che sfiora il 23% e all’affermazione a Catanzaro di Nicola Fiorita al 22%, per riferirci solo ai maggiori capoluoghi.

Operai, trent’anni dopo

di Sergio Sinigaglia
Nel febbraio del 1988 Gad Lerner, allora giovane, ma già affermato giornalista trentatreenne dell’Espresso, pubblicò con Feltrinelli “Operai”. Si trattava di un ricco reportage che, partendo dalla Fiat, ci accompagnava in un viaggio “dentro la classe che non c’è più”, come si poteva leggere nel sottotitolo. Un’indagine che andava “oltre l’universo metallico delle grandi fabbriche automobilistiche per raccontare la vita nei casermoni di periferia, le metamorfosi avvenute nei paesini meridionali degli emigranti (i nostri…ndr), gli operai divisi tra robot e lavoro contadino”, cioè i cosiddetti metalmezzadri, ben conosciuti per esempio nel fabrianese, dove esisteva un altro impero, molto più piccolo di quello di sua Maestà Gianni Agnelli, ma comunque significativo. Ovviamente ci riferiamo alla famiglia Merloni.

Amministrative: la batosta è anche del Pd

di Franco Astengo
Impresa davvero ardua quella di cercare di analizzare dal punto di vista politico i risultati del primo turno delle elezioni amministrative 2017 svoltosi domenica scorsa 11 giugno. Sono emersi, infatti, alcuni elementi di non facile interpretazione:
1) L’importanza del sistema elettorale fondato sull’eventualità del ballottaggio e sul premio di maggioranza che “costringe” a sistemi di alleanza tra i partiti molto simili a quelli in uso – nell’occasione delle elezioni politiche- nel periodo tra la fine degli anni’90 e i primi 2000 quando cioè si affermarono i concetti di bipolarismo e di alternanza;

Bernie Sanders su Corbyn: il mondo si sta ribellando all’austerity e alla disuguaglianza

di Jake Johnson
Rispondendo ai risultati delle elezioni nel Regno Unito, che i commentatori hanno già definito lo sconvolgimento politico del secolo e un vero e proprio boomerang per il Primo Ministro Theresa May, il Senatore del Vermont Bernie Sanders giovedì scorso si è congratulato con il leader laburista Jeremy Corbyn e con il popolo britannico per essersi “ribellati contro l’austerity e gli enormi livelli di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.” “La globalizzazione ha lasciato indietro troppa gente. Si sta combattendo dovunque la stessa battaglia. Nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in tutto il mondo la gente vuole governi che rappresentino tutti, non solo l’1%. Mi congratulo con Jeremy Corbyn per aver condotto una campagna positiva ed efficace” ha concluso Sanders.

Che fine ha fatto il capitalismo italiano?

di Alessandro Visalli
Giuseppe Berta, autore di molto studi sulla struttura industriale italiana, tra i quali è da ricordare “L’Italia delle fabbriche”, un’ampia ricostruzione dell’industrialismo italiano dal primo novecento al 2001, e del successivo (2014) testo sulla “Produzione intelligente”, torna sul tema con questo libro del 2016, nel quale si chiede se la dimensione che ci è più consona non sia quella del ‘mercato’, anziché del vero e proprio ‘capitalismo’, con la sua alta incidenza di capitale e le sue lunghe reti (la distinzione è quella della scuola delle Annales, e di Braudel in particolare, si può vedere qui, espressamente richiamata a pag.11).

Rivoluzione e Sviluppo in America Latina

di Oscar Oddi
L’ambiziosa impresa editoriale, curata da Pier Paolo Poggio ed edita dalla Jaca Book in collaborazione con la Fondazione Luigi Micheletti, volta ad analizzare il Novecento attraverso la lente del pensiero critico e del comunismo sorto in opposizione a quello consolidato e canonizzato dall’Unione Sovietica, giunge al IV volume dedicato al continente Sud Americano (Rivoluzione e Sviluppo in America Latina, Jaca Book, 2016, pp. 768, € 48,00), dopo i precedenti tre volumi dedicati rispettivamente all’età del Comunismo Sovietico, pubblicato nel 2010 (L’Età del Comunismo Sovietico. (Europa 1900-1945), pp. 693), ai Movimenti in Europa, edito nel 2011 (Il Sistema e i Movimenti. (Europa 1945-1989) pp. 828) e al Capitalismo Americano uscito nel 2013 (Il Capitalismo Americano e i suoi Critici, pp. 774).

Roma, città chiusa ma a 5 Stelle

di Sandro Medici 
Brutti, sporchi e ovviamente cattivi. Migranti, profughi, rifugiati, fuggitivi, sopravvissuti. Non ne vogliamo più. Scaricateli in qualche altra città. Da oggi Roma è città chiusa. È partita una lettera trepidante e animosa della sindaca Virginia Raggi. Nella quale chiede alla prefetta Paola Basilone d’interrompere il flusso migratorio in città: non vogliamo più stranieri, accoglierli sarebbe «impossibile e rischioso». E ad amplificare il messaggio arriva di sponda anche Beppe Grillo con il suo sacro blog, a minacciare espulsioni e rastrellamenti: faremo a Roma quello che per vent’anni nessuno ha fatto. Eccola affiorare, la pulsione razzista a cinque stelle.

Gli Stati Uniti oggi. Intervista a Mario Del Pero

Intervista a Mario Del Pero di Lorenzo Mesini e Alberto Prina Cerai
Abbiamo avuto il piacere di rivolgere alcune domande a Mario Del Pero, tra i principali americanisti italiani ed attualmente docente di Storia internazionale e Storia della politica estera degli Stati Uniti all’Institut d’études politiques/SciencesPo a Parigi. Del Pero ha inoltre insegnato per molti anni alla facoltà di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli” dell’ateneo di Forlì. La sua riconosciuta competenza nell’ambito della politica statunitense è riscontrabile nelle sue pubblicazioni, tra cui il recentissimo volume Era Obama, edito da Feltrinelli ed uscito nel 2017. Proprio nel suo ultimo lavoro Del Pero cerca di offrire una ricostruzione delle peculiarità e del lascito dell’amministrazione di Barack Obama in questi otto anni di presidenza, tra speranze e disillusioni seguite alla sua elezione.

Su Bauman e dintorni

di Franco Di Giorgi
Zigmunt Bauman (1925-2017) – il sociologo polacco scomparso all’inizio di quest’anno all’età di novantadue anni – si può tranquillamente accostare a studiosi della Scuola di Francoforte come Horkheimer e Adorno, ma anche a maître à penser come Marx, Nietzsche, Freud e Heidegger. Le sue radici sono il Gramsci (e quindi anche il Nietzsche) dello Stato come apparato che domina le masse attraverso la cultura massificata, e lo Simmel (e quindi lo Hegel) della Storia intesa come incessante conflitto tra lo Spirito e le forme che esso contiene e a proposito di cui Ricoeur parlerà di conflitto delle interpretazioni.

L'arte intercetta le contraddizioni del capitalismo

di I Diavoli
L’arte decostruisce la realtà, la seziona senza pretese didascaliche e poi la proietta nel futuro. L’arte non deve spiegare, bensì trasmettere lo spirito del tempo che la pervade. Ma l’arte che rimane nel tempo è sempre spiegabile da un termine posteriore, anche se rimane criptica, inintelligibile, nel presente. Venezia, 2017. Biennale dell’arte. German Pavilion ai Giardini. Installazione corale curata dall’artista Anne Imhof. Una performance povera, fatta di plexiglas, popolata da animali e da corpi umani. Venezia, 2017. Biennale dell’arte. Punta della Dogana, palazzo Grassi. La mostra di Damien Hirst, la più sfavillante di sempre, costata 120 milioni di dollari, riscrive i canoni dell’arte grandiosa ed esagerata.

Una scuola che promuove diritti, promuove salute

di Sabina Tangerini, Franco Locatelli e Francesco Di Gennaro
La scuola non è un sistema chiuso e, con il moltiplicarsi delle esigenze e delle aspettative che la riguardano, negli ultimi anni è aumentato il contributo di nuovi soggetti alla proposta formativa ed educativa. Enti no-profit e ONG hanno iniziato a sviluppare, e nel migliore dei casi a co-progettare con i docenti, programmi che in vario modo si intersecano con gli obiettivi dei programmi di promozione della salute. È questo il caso dei progetti di educazione alla cittadinanza globale, all’intercultura e allo sviluppo sostenibile.

Le politiche attive del lavoro gestite con 800 precari in scadenza a luglio

di Roberto Ciccarelli 
Sono precari anche coloro che aiuteranno i disoccupati a cercare un lavoro, a seguire un progetto di reinserimento professionale e a ritrovare un posto nel mercato del lavoro iper-precario e prestazionale ridisegnato dal Jobs Act. Questa è la storia degli 800 operatori dell’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal). Il loro contratto scade, di nuovo, il 31 luglio, negli stessi giorni in cui saranno impegnati a seguire i progetti per i 1600 licenziati di Almaviva. Ieri, con Nidil Cgil e UilTemp, il coordinamento dei precari ha organizzato uno speakers corner di protesta sotto il ministero del lavoro a Roma a cui ha partecipato più di un centinaio di lavoratori arrivati da tutto il paese.

Chi guadagna con i centri di detenzione per i migranti in Europa

di Annalisa Camilli
Si discute spesso del cosiddetto business dell’accoglienza dei migranti, ma si parla meno dei costi di gestione dei centri in cui i migranti sono detenuti per essere identificati o espulsi. Secondo l’ultimo rapporto dell’organizzazione europea Migreurop, tenere aperti questi centri è un’attività redditizia, in cui stanno avvenendo due cose: aumentano gli investimenti e la gestione dei centri viene affidata ad aziende private. Negli ultimi trent’anni i paesi europei hanno speso importanti somme di denaro per impedire ai migranti di entrare nel territorio dell’Unione europea: dopo l’abolizione delle frontiere interne stabilita dai trattati di Schengen negli anni novanta, si è investito sul rafforzamento di quelle esterne dell’Unione europea e sulla loro militarizzazione.

Il mondo al tempo dei quanti: perché il futuro non è più quello di una volta

di PierLuigi Albini
Quando nel marzo dell’anno scorso Mario presentò qui a Pentatonic un primo schema di quello che sarebbe poi diventato un libro scritto con Debora Rizzuto, il titolo era Connessi ma lontani. Quanti e relatività: istruzioni per la politica. Ora il libro, uscito verso la fine del 2016, con la prefazione dei due fisici Gianni Mattioli e Massimo Scalia e con la postfazione del politologo Giorgio Galli, ha un titolo diverso, che nel testo non fa sconti alla politica, ma che appare di più ampio respiro e coinvolgente non la sola politica: “Il mondo al tempo dei quanti”. Perché il futuro non è più quello di una volta.

Sinistra russa contro Navalny: non è diverso da Putin

di Yurii Colombo 
Natasha ha 25 anni e milita in «Sinistra Aperta» un progetto sorto qualche anno fa dall’iniziativa di ex attivisti di varie formazioni radicali. «Navalny?» – strabuzza gli occhi – «forse qualcuno in occidente dovrebbe sapere che è un islamofobo e uno xenofobo. E la sua piattaforma economica non è tanto diversa da quella di Putin».

Voucher, un altro schiaffo alla Cgil: la legge prima della piazza

di Nina Valoti
L’ultimo schiaffo di governo e Parlamento alla Cgil è quasi certificato. Oggi o domani la manovra correttiva sarà approvata definitivamente al Senato grazie alla fiducia che sarà chiesta e subito votata. Una fiducia grazie alla quale i nuovi Voucher diventeranno legge prima che il sindacato di Susanna Camusso scenda sabato in piazza al grido di “Rispetto per la democrazia!”.