La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 14 giugno 2017

Corruzione: misurazione e soluzioni alternative

di Domenico Marino e Domenico Tebala
La corruzione è un fenomeno pervasivo e nebuloso che, in generale, non desta allarme sociale e, pertanto, resta sommerso fin quando le indagini non lo fanno venire alla luce. In primo luogo la corruzione ha un costo, un costo che è fatto di più componenti. La corruzione distorce la concorrenza di mercato, perché la selezione non avviene sulla base del merito, bensì sulla base del sinallagma corruttivo. Le selezioni, le gare, i concorsi non sono vinti dai migliori, ma da coloro che sono meglio inseriti nei meccanismi di corruzione. E questo ha come corollario lavori fatti male e sprechi.
L’altra componente di costo della corruzione è costituita dalla dispersione di risorse che vengono distratte dal loro indirizzo verso il bene collettivo per essere trasformate in illegittime utilità private. Il danno sociale è, quindi, duplice. Allo spreco di risorse si affianca anche la limitazione della libertà economica. Eliminare e/o ridurre il costo della corruzione è, quindi, un obiettivo di civiltà, oltre che un mezzo per sanare i bilanci pubblici. La Banca Mondiale nel 2004 stimava nel 3% del PIL l’ammontare delle tangenti nel mondo e a questa cifra vanno aggiunte le altre inefficienze correlate. Sulla base di questa stima in Italia il valore delle tangenti sarebbe pari a più di 60 miliardi di euro.
Alcune evidenze empiriche
Appare opportuno, al fine di una migliore comprensione del fenomeno, uno studio territorializzato dei divari di corruzione fra i paesi europei.
I risultati delle elaborazioni sono state effettuate con il metodo AMPI, utilizzato nel rapporto Istat “Bes 2016”, analizzando i valori della corruzione percepita e un indice di corruzione potenziale.
I valori degli indicatori di corruzione potenziale, di corruzione percepita e di corruzione totale sono descritti nelle Tavole 1 e 2 e in Figura 1 (v. Appendice).
In particolare, per quanto riguarda la corruzione totale, la performance peggiore è ottenuta dalla Grecia (indice corruzione totale 110.92, indice corruzione potenziale 99.34, indice corruzione percepita 125.70), e nell’ordine da Bulgaria, Italia, Cipro, Ungheria, Romania, Croazia, nazioni caratterizzate, tranne l’Italia, da un basso livello di Pil pro capite e di spesa della Pubblica amministrazione, ma anche da un’alta percezione di corruzione da parte della popolazione residente. Il Lussemburgo è la nazione meno corrotta della graduatoria (indice 62.38) preceduta dalla Danimarca come del resto tutto il Nord Est Europa. Come accennato, l’Italia si colloca al 3° posto (su 28) della graduatoria della corruzione totale (indice 110.16), in particolare 11° della graduatoria della corruzione potenziale e 3° (indice 122.92) per la corruzione percepita, segno evidente di una minore capacità di contrasto alla corruzione.
L’Italia, quindi, appare sul versante della corruzione distante anni luce dallo standard delle democrazie europee con le quali dovrebbe confrontarsi. Non è sbagliato affermare alla luce di questi dati che quello della corruzione è e rimane uno dei principali problemi dell’Italia.
Il danno sociale prodotto dalla corruzione non rimane limitato solo allo spreco di risorse connesso, ma incide negativamente sulla libertà economica distorcendo i meccanismi di libera concorrenza e di meritocrazia che sono alla base di ogni democrazia economica.
Indicazioni di policy
La corruzione rappresenta in tutte le società un fenomeno ciclico che raggiunge un massimo nei periodi di maggior lassismo nella repressione da parte dello Stato e diminuisce nei periodi in cui lo Stato aumenta il livello di controllo. Il comportamento corruttivo diventa vantaggioso dal punto di vista economico quando la probabilità di essere scoperti e sanzionati è bassa, anche in presenza di pene elevate, e quando mancano forme di controllo e di disapprovazione sociale per i comportamenti corruttivi.
Il problema della corruzione non si risolve, quindi, semplicemente aumentando le pene, anzi, spesso sono i paesi con le pene più dure ad avere i tassi più elevati di corruzione. Occorre, piuttosto, creare un meccanismo educativo che generi una disapprovazione sociale dei comportamenti corruttivi perché, prima facie, sembrerebbe che la corruzione, tutto sommato, sia accettata quasi come un male necessario da una larga parte della popolazione italiana. Ragionare solo sull’inasprimento delle pene può essere uno sterile esercizio perché, se non si introducono solidi e condivisi meccanismi sociali di messa al bando di corruttori e corrotti, non si potranno ottenere risultati tangibili. Nella democrazia ateniese erano in vigore due istituti: l’atimia e l’ostracismo. L’atimia, letteralmente perdita dell’onore, comportava la perdita dei diritti civili, mentre l’ostracismo consisteva nella condanna ad un esilio forzato di 10 anni per coloro che rappresentavano un pericolo per la polis. La vera sanzione per i comportamenti corruttivi è l’istituzione di forme atimia e di ostracismo che riguardino gli aspetti economici e partecipativo-elettorali di corruttori e corrotti che, unite a norme che consentano l’aggressione ai patrimoni illeciti frutto di corruzione, porterebbero come risultato all’abbattimento certo del livello della corruzione. La loro natura di provvedimenti amministrativi assicurerebbe una più facile e veloce applicazione e, nel contempo, porterebbe ad un maggior livello di garanzia per i soggetti che vedrebbero attaccata la loro libertà economica e patrimoniale, ma non necessariamente quella personale.
Alcune forme di atimia sono già state introdotte nel nostro ordinamento dalla c.d. legge Severino e, nel campo della lotta alla criminalità organizzata, dalle norme sullo scioglimento per infiltrazioni dei comuni e da quelle sulle interdittive antimafia per le imprese. La legge Severino ha dimostrato di poter essere un utile strumento di lotta alla corruzione, tuttavia la sua applicazione rimane legata alla condanna penale, anche se non definitiva, e ciò ne limita la valenza. Le norme sulle interdittive, superando alcuni limiti insiti nell’attuale formulazione, potrebbero essere proposte anche per i casi di corruzione, impedendo la partecipazione ai bandi di gare, o anche escludendo dal mercato quelle imprese che fossero coinvolte in meccanismi di corruzione. Sarebbero, inoltre, utili delle norme che allontanino i dirigenti pubblici coinvolti in fatti di corruzione dal loro ufficio di appartenenza con misure disciplinari graduate che vanno dalla semplice rotazione, alla sospensione, fino al licenziamento anche in assenza di condanna penale. L’attuazione di queste norme potrebbe essere affidata all’Autorità Anticorruzione, potenziandone opportunamente le funzioni e le strutture.
Un’ultima riflessione va poi dedicata all’utilizzo sempre crescente che le organizzazioni criminali, Mafia e ‘Ndrangheta in particolare, fanno della corruzione come strumento per realizzare i loro obiettivi criminali.
La Mafia e la ‘Ndrangheta 2.0 preferiscono oggi ricorrere a meccanismi corruttivi per realizzare il condizionamento del mercato, piuttosto che ai tradizionali metodi violenti. Del resto perché intimidire con violenza, chi può più agevolmente essere comprato? E, inoltre, corrompere con una pistola sotto il tavolo non risulta sicuramente più semplice?
Economia della corruzione ed economia criminale tendono sempre più a sovrapporsi, fino a diventare quasi indistinguibili con la corruzione che è diventata il nuovo biglietto da visita della criminalità organizzata.
Queste considerazioni rendono ancora più cogente la necessità di un intervento forte e realmente incisivo contro la corruzione come strumento per combattere anche la colonizzazione dell’economia legale da parte delle organizzazioni criminali, oltre che per realizzare l’obiettivo di un maggior livello di legalità diffusa nella società.

*UNIRC
**ISTAT

Appendice
Tavola 1 – Indice sintetico della corruzione potenziale per nazione europea
MPI corretto
Nome_nazioneValoreRango
Cipro109,181
Finlandia107,222
Danimarca104,973
Svezia102,644
Regno Unito102,345
Francia102,236
Belgio100,787
Irlanda100,278
Austria100,019
Germania99,7610
Italia99,7511
Grecia99,3412
Paesi Bassi99,2513
Portogallo99,0114
Slovenia98,8815
Spagna98,8416
Ungheria98,2517
Polonia98,1318
Slovacchia97,9219
Croazia97,8820
Estonia97,8721
Repubblica Ceca97,8522
Lettonia97,5823
Lituania97,4324
Bulgaria97,3325
Malta96,6626
Romania96,5727
Lussemburgo65,4228
EUROPA100,00
Fonte: Rapporto Istat “Bes 2016”

Fonte: economiaepolitica.it

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