La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 16 luglio 2016

La sfida delle città tra povertà e rendita

di Piero Bevilacqua 
È stato uno dei temi più dibattuti sulle ultime amministrative: un po’ ovunque, ma soprattutto nelle grandi città, il Pd rastrella consensi nei centri storici e soprattutto nei quartieri bene. Perde vistosamente nelle periferie, che diventano il serbatoio del voto di protesta, della destra e dell’astensionismo. Il fenomeno è apparso clamoroso in alcune grandi città come Roma o Torino, a cui ha dedicato una efficace disamina Marco Revelli (il manifesto, 29/6/16). Sotto il profilo politico questa sorta di inversione storica della tradizionale geografia elettorale italiana non è una grande novità.

Loi travail: il ruolo dell’Europa

di Thomas Fazi 
Nel recente dibattito sulla loi travail – la recente riforma del diritto del lavoro francese (in chiave “liberalizzante” ed anti-sindacale) che ha scatenato la furibonda reazione di sindacati e movimenti, e l’altrettanto furibonda rappresaglia del governo Hollande, che alla fine ha imposto la riforma manu militari, saltando a pie’ pari il parlamento – vi è un elemento che è rimasto relativamente in sordina: il ruolo giocato dalle istituzioni europee, ed in particolare da quel complesso sistema di trattati, regole, leggi, accordi, procedure, disposizioni ed istituzioni che prende il nome, apparentemente innocuo, di “governance economica”.

Perché cresce il Paese dei poveri

di Chiara Saraceno
La povertà assoluta nel 2015 non solo non è diminuita, ma è aumentata, coinvolgendo quasi 400 mila persone in più rispetto al 2014 e raggiungendo 4 milioni e 598 mila persone, pari al 7,6 per cento della popolazione. Si tratta, secondo i dati Istat pubblicati giovedì, del dato più alto dal 2005. L’incidenza della povertà continua ad essere maggiore nel Mezzogiorno. Ma l’aumento è avvenuto pressoché tutto nelle regioni del Nord, dove riguarda in prevalenza famiglie di persone straniere e regolarmente residenti nel nostro paese.

Scuola, la disuguaglianza che spacca il paese fra periferia e centro

di Andrea Ranieri 
Il processo di costruzione di Sinistra italiana, che avrà un suo momento importante nell’Assemblea nazionale del 16 luglio, non può non avere al proprio al proprio interno, come uno degli assi centrali su cui costruire la propria proposta politica, il grande tema del sapere negato. Perché esso è alla base sia delle difficoltà del paese di imboccare la strada di uno sviluppo socialmente ed ambientalmente sostenibile, sia di disuguaglianze intollerabili. Il sapere e la cultura sono ancora oggi negati ai più poveri. Occorre leggere anche da questo punto di vista la questione delle periferie.

Le Città ribelli come motore del cambiamento in Europa

di Pilar Paricio
Il sindaco di Barcellona, Ada Colau, ha aperto la conferenza Urban Age Shaping Cities, nell’ambito della Biennale di Venezia, con un intervento sulla rigenerazione democratica e il potere dei cittadini. La conferenza è organizzata dalla London School of Economics con la collaborazione di Habitat, il programma delle Nazioni Unite sull’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano sostenibile, la cui terza edizione si terrà a Quito il prossimo ottobre. La conferenza è considerata uno degli incontri interdisciplinari più rilevanti in campo urbanistico e riunirà per due giorni rappresentanti politici, urbanisti e accademici di tutto il mondo. A partire dal 2005 si sono tenute 14 conferenze Urban Age in varie città del mondo, tra cui Istanbul, Delhi, Città del Messico, Hong Kong, Rio de Janeiro e Johannesburg.

Ma quale reddito minimo? Renzi fa il solletico alle povertà

di Giuseppe Allegri 
A leggere le agenzie di stampa sembrerebbe che anche in Italia, buon ultimo Paese dell’Unione europea, a quarant’anni dai Paesi nordici e a trenta dalla Francia, sarebbe stata introdotta una qualche forma di reddito minimo, ovvero una misura universalistica di tutela dal rischio di esclusione sociale e di promozione dell’autonomia individuale e della solidarietà collettiva. 

La perseveranza austeritaria del Consiglio Europeo è diabolica

di Francesco Saraceno 
Il Consiglio europeo ha deciso che i recenti sforzi della Spagna e del Portogallo per ridurre i loro rispettivi deficit non sono sufficienti. A questo punto i due paesi potrebbe anche essere passibili di multa. Sarebbe la prima volta che ciò avviene dall’adozione dell’euro. Molto probabilmente la sanzione sarà simbolica (o addirittura pari a zero): data la situazione macroeconomica, mettere ulteriormente sotto pressione le finanze pubbliche dei due paesi di qualunque paese sarebbe folle. Ma si tratta comunque di una decisione folle. Primo, per ragioni politico: il mondo ci sta crollando addosso; il livello di fiducia nelle élite politiche è ai minimi storici e, come dimostra la Brexit, questo alimenta le forze centrifughe.

Dopo la lunga notte notte di Erdogan, buongiorno autocrazia!

di Christian Elia
Dopo una lunga notte, al momento la situazione in Turchia sembra sotto il controllo del governo e delle forze di polizia. Il presidente Erdogan è al suo posto, la gran parte delle forze armate non ha seguito il tentativo di colpo di Stato, così come la popolazione civile. Il resto, però, non è molto chiaro. Un’altra certezza è che Erdogan esce rafforzato da questa notte, al contrario di quello che potrebbe apparire, perché da oggi in poi tutta una serie di misure liberticide e di azioni militari contro la popolazione curda saranno lette con le lenti della restaurazione del potere democratico.

La strage del camion, il terrorismo islamico e l'industria delle scemenze

di Fulvio Scaglione
La reazione alla strage di Nizza, il massacro di 84 persone compiuto sul lungomare dal francese di origine tunisina Mohamed Bouhlel, spiega meglio di qualunque analisi sociologica o politica perché stiamo perdendo la guerra al terrorismo islamico. Non vi è dubbio, infatti, che l'esito sia quello: dal 2000 a oggi le vittime del terrorismo sono cresciute di nove volte; tra 2013 e 2014 gli attentati kamikaze sono cresciuti del 18%; tra 2013 e 2014 i Paesi che hanno avuto più di 500 morti per atti di violenza terroristica sono passati da 8 a 13. Il tutto a dispetto della nostra schiacciante superiorità in termini di potenza economica, militare e tecnologica.

Al di la’ del salario: l’autosfruttamento del capitale umano

di Fabio Mengali
La lettura del nuovo libro di Federico Chicchi, Emanuele Leonardi e Stafano Lucarelli "Logiche dello sfruttamento. Oltre la dissoluzione del rapporto salariale" (Ombre Corte, 2016) risulta preziosa per la comprensione del presente e per iniziare a superare una serie di categorie, analisi e interpretazioni che hanno iniziato a starci scomode quando parliamo di nuove forme del controllo e dello sfruttamento. Cerchiamo di addentrarci nei suoi contenuti, approfittando del confronto diretto con gli autori che è avvenuto all’interno dello Sherwood Festival del 2016, per capire quale posta in gioco mette sul piatto la proposta teorica del saggio.

No al videogioco al massacro

di Tommaso Di Francesco 
Sembra un videogioco, invece è la scia reale di sangue che non si ferma. Ancora è colpita la Francia, ma le vittime non sono solo francesi. Donne e uomini in fuga in una sera d’estate sul sereno lungomare di Nizza, la Promenade des Anglais (quella del famoso quadro di Matisse). Una strage di civili, almeno, 84 i morti, tanti bambini tra le centinaia di feriti molti gravi. Ad opera di un giovane presunto integralista islamico di 31 anni, Mohamed Lahouaiej Bouhlel.

Lo scempio della “cattiva scuola” di Renzi continua. Complici CGIL, CISL e UIL

Intervista a Luigi del Prete di Contropiano 
L’ultimo “regalo” della buona scuola, prima dell’estate, sembra essere stato sancito con l’accordo tra il MIUR e le OO.SS., riguardo alla chiamata diretta. L’USB da tempo ha già espresso chiaramente la propria contrarietà a questa nuova modalità di reclutamento dei docenti. Ne parliamo con Luigi del Prete, uno dei protagonisti dell’opposizione alle politiche scolastiche del Governo, punto di riferimento di USB Nazionale e noto al mondo dei lavoratori di ruolo e a quelli del precariato scolastico per la competenza e la qualità politica del suo intervento.

Spagna 1936: il dovere di ricordare

di Alessandro Barile
Il 17 luglio ricorreranno gli ottant’anni dallo scoppio della Guerra civile spagnola. Una data simbolica per la storia europea. Per la prima volta, la dimensione politica del conflitto prendeva il sopravvento su quella militare, tecnica e diplomatica. Si può dire che lo scontro spagnolo inaugura una forma-guerra sublimata nel successivo conflitto mondiale, che attraverserà tutte le lotte anti-coloniali del XX secolo. Se la diserzione costituiva l’approccio naturale delle popolazioni alle guerre pre-moderne e fino alla Prima guerra mondiale, la contemporaneità imporrà il dovere della partecipazione.

Confederare autonomie: territori della ribellione a Sherwood 2016

di Global Project
Oltre 400 persone hanno partecipato all’ultimo dibattito tenutosi nella foresta di Sherwood, che vedeva sul palco Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, Eleonora De Majo, attivista del centro sociale Insurgencia e neo-consigliera comunale della città partenopea, Francesco Pavin, dei centri sociali del Nord-Est e volto storico del comitato No-Dal Molin, e Tommaso Cacciari, dei centri sociali del Nord-Est e del comitato No-Grandi Navi. Il titolo della serata “Confederare autonomie, territori della ribellione” già in parte inquadrava il dibattito, che voleva interrogarsi su alcuni nodi aperti che riguardano il complesso rapporto tra i movimenti sociali e il terreno della rappresentanza, partendo dall’anomalia napoletana, ma provando ad estendere il campo di ricerca anche altrove.

La nostra politica, contro il terrore

di Piero Maestri
Quanto avvenuto a Nizza, con il suo consueto carico di morti e vittime, per quanto ancora poco chiaro riguardo a chi sia il responsabile “politico” – perché la biografia e le caratteristiche dell'attentatore non potano necessariamente ad un attacco con finalità politiche – ci chiama alla parola, alla riflessione collettiva. Nei giorni scorsi, dopo il criminale attentato terroristico a Dacca in Bangladesh, che ha provocato la morte di oltre venti persone tra le quali 9 italiani, avevamo già pensato di pubblicare e condividere una riflessione, per non arrenderci al silenzio e ancora meno alle spiegazioni di comodo o alla narrazione istituzionale di chi ci vorrebbe tutte/i allineate/i in un “noi” che sarebbe quantomeno da circostanziare.

Un lavoro di lunga lena

di Ezio Locatelli
Troppo a lungo la sinistra si è nutrita dell’illusione di aver davanti a sé un’autostrada politica. Per percorrerla bastava solo mettersi insieme, produrre un atto volontaristico, attivare una nuova combinazione ideologica. In altre parole l’illusione era di un soggetto politico alternativo già in essere, quale frutto maturo di una crisi sociale drammatica e di uno slittamento a destra del quadro politico. Come si è visto, alle ultime amministrative, le cose sono andate diversamente. Pure in presenza di una scelta di unità, indispensabile per mettere insieme forze altrimenti deboli e frammentate, la sinistra non è andata al di là di risultati modesti, molto al di sotto della domanda di cambiamento.

La solidarietà operaia nella guerra civile spagnola

di Fulvio Lorefice
Come ha scritto Eric Hobsbawm «la guerra di Spagna resta la sola causa politica che, anche a considerarla retrospettivamente, mantiene la purezza e la cogenza ideale che ebbe nel 1936». A scolpirla nella memoria fu la più importante prova di solidarietà internazionale nella storia del movimento operaio, le Brigate Internazionali: le formazioni militari, composte da lavoratori di cinquantatré nazioni, che combatterono in appoggio al governo repubblicano spagnolo. Nonostante siano passati ottant’anni ormai da quel fatidico 17 luglio la disputa politica sulle ragioni della sconfitta spagnola non è mai cessata.

Globalizzazione, sinistra, destra e ceti popolari

di Stefano G. Azzarà
Non c’è mai stato nessun rapporto ontologico privilegiato tra sinistra politica e intellettuale, ceti popolari e idea di giustizia, mentre il rapporto costruito faticosamente sul piano storico in quasi due secoli è stato distrutto negli ultimi 30 anni. È vero perciò che la sinistra, abdicando al proprio ruolo organico alle classi subalterne (che sono anch’esse costruzione storica) ha abbandonato uno spazio che è stato via via occupato da forze reazionarie (anche se questo esito non è conseguenza di un tradimento o di una tara originaria come oggi per lo più si ritiene bensì di una sconfitta strategica).

La riforma Renzi-Boschi: governo forte, Costituzione e democrazia deboli

di Massimo Villone
La riforma costituzionale è ispirata dall'intento di condurre profondi mutamenti nel sistema della Costituzione italiana del 1948. Gli esiti saranno un drastico rafforzamento del Governo e del Primo ministro a scapito di un radicale indebolimento delle istituzioni parlamentari. Esiti aggravati dai meccanismi introdotti dalla nuova legge elettorale (l. 52/2015). In conseguenza di queste scelte sono a rischio i valori costituzionali cardine della partecipazione del popolo e della rappresentanza politica.

Isis, il nodo non sciolto dei rapporti tra l’Occidente e le petromonarchie

di Michele Giorgio 
Siamo al paradosso. Ieri, qualche ora dopo il massacro di più di 80 persone a Nizza, il clero wahhabita saudita, principale propulsore di intolleranza, del rifiuto delle altre culture e di attacchi alle minoranze islamiche, ha addossato la responsabilità dell’escalation di attentati in tutto il mondo al presidente siriano Bashar Assad. «L’Islam assegna grande valore al sangue umano e vieta il terrorismo che uccide gente pacifica nelle case, nei mercati, nei luoghi di lavoro. L’ultimo crimine del terrorismo riflette quanto accade in Siria», ha proclamato il Consiglio degli Studiosi in riferimento alla politica di Assad, che l’Arabia saudita è impegnata ad abbattere finanziando ad armando alcuni dei gruppi jihadisti più radicali, come Jaish al Islam.

Sinistra italiana, socialismo democratico o riformismo impotente?

di Giovanni Bruno
È stato pubblicato su il manifesto un articolo di Stefano Fassina per il lancio del nuovo partito della “Sinistra Italiana” che in autunno dovrebbe essere fondato. La nuova sinistra che nascerà (se nascerà) in autunno ha tutte le caratteristiche del fallimento annunciato per l’incapacità di trovare un radicamento sociale ea anche per la dimensione asfittica che propone. I comunisti dovrebbero starne alla larga. Martedì 5 luglio è stato pubblicato su il manifesto un articolo di Stefano Fassina per il lancio del nuovo partito della “Sinistra Italiana” che in autunno dovrebbe essere fondato.

La povertà nasce dal taglio dei salari e dallo smantellamento del welfare

di Federico Giusti
Perdita di potere di acquisto, recessione, welfare colabrodo e una crisi economica e sociale irrerversibile e in continuo aumento, non esageriamo a sintetizzare in questi termini alcuni dati Istat sulla povertà. Le politiche di asuterità producono i primi risultati con aumento della miseria che colpisce soprattutto migranti, famiglie e minorenni. Il disagio sociale è il risultato di 20 anni di privatizzazione, di salari falcidiati, di uno stato sociale che non garantisce piu' i diritti inalienabili, primo tra tutti quello alla salute. Perfino il Governo non nasconde la preoccupazione per un paese impietosamente riassunto nei dati sulla povertà dell'Istat.

Renzi apostolo di Blair: dal vangelo della Terza Via e della guerra in Iraq

di Roberto Ciccarelli 
Una cena elegante. A Palazzo Chigi si mangia una pizza. A sinistra c’è la ministra della funzione pubblica Marianna Madia. A destra c’è la ministra per i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi. La composizione è vagamente sacrale, le donne in posizione ancillare, con atteggiamento comprensivo, ascoltano il tipo in camicia di spalle che – presumibilmente – si esprime in un inglese che lo ha reso famoso nel mondo. E’ il presidente del Consiglio Matteo Renzi che guarda fisso l’uomo al centro della scena: Tony Blair. La foto è stata scattata il 26 novembre 2014.

Dalla parte dei vinti: un reportage “dalla fine del lavoro”

di Matteo Moca
Il libro precedente di Angelo Ferracuti si intitola Andare, camminare, lavorare, edito da Feltrinelli e uscito nel 2015, e consiste in una sorta di viaggio in Italia riletto attraverso l’esperienza dei portalettere. Quel libro rappresenta un altro tassello di quell’opera di mosaico che lo scrittore di Fermo sta portando avanti da tempo, con le sua capacità di abile narratore di reportage, in grado di indagare con intelligenza i sussulti sociali e le trasformazioni lavorative italiane. Attraverso questo interessante punto di vista che si compiva nella frequentazione di Ferracuti di 53 portalettere di cui indagare la storia e il lavoro, il libro, costruito appunto attraverso l’accostamento di questi microcosmi, interpreta l’Italia in movimento, attraverso un metodo che osserva empaticamente con gli occhi degli altri i cambiamenti, ma aggiunge, in punta di piedi e sempre con cognizione di causa, anche una interpretazione personale, mossa da una insaziabile spinta interrogativa.

Perché è necessario un populismo di sinistra

di Giampasquale Santomassimo
Quando una grande Utopia mostra le prime crepe profonde, quando sembra avvicinarsi il suo crollo, quando le sue promesse sembrano ormai evaporate lasciando presagire solo un futuro di miseria e di rancori, è comprensibile che chi aveva creduto in essa tenda a negare la realtà. Come è ricorrente il richiamo alle idee originarie, fondative, che riesumate e attualizzate potrebbero invertire la tendenza. Solo a distanza di tempo e a mente fredda potrà maturare la necessaria riflessione sull’essenza stessa di quella idea iniziale, su quanto in essa accanto a nobili visioni fossero presenti anche un eccesso di semplificazione, un difetto di analisi realistiche, e un tasso preoccupante di generoso pressappochismo.

Hiroshima sul lungomare di Nizza

di Peppe Sini
1. Ovunque è Hiroshima
In ogni luogo si può essere sterminati. Esistono armi cui non si può sfuggire, e poteri assassini disposti ad usare quelle armi contro chiunque. L’umanità e unificata nel segno del dolore e della paura. E questa violenza che dall’alto incombe su tutti, tutti contagia, e dagli eserciti passa alle milizie, dalle milizie alle mafie, e dai criminali ai reietti, dagli emarginati senza speranza alle persone fino a ieri integrate o equilibrate che un giorno il delirio offusca o la sventura abbatte e precipita nella sofferenza più inesorabile e nel rancore che null’altro desidera se non che altri soffrano anch’essi, che anche ad altri sia strappato ogni bene, e di ogni bene il fondamento: la nuda vita.

Con il reddito di cittadinanza la povertà si azzererebbe

Intervista a Nunzia Catalfo di Antonio Sciotto
«Il reddito di cittadinanza, così come lo proponiamo noi, azzererebbe la povertà assoluta in Italia. E non lo dicono i Cinquestelle, ma l’Istat in una analisi comparata tra tutte le proposte di legge depositate sul tema». Nunzia Catalfo, senatrice del M5S, spiega che i dati diffusi ieri dall’istituto di statistica «certificano come le politiche attuate fino a oggi dal governo Renzi abbiano fallito, visto che le percentuali sono aumentate rispetto al 2013 e al 2014». Analogamente, il ddl di contrasto alla povertà e per il cosiddetto «reddito di inclusione», approvati proprio ieri alla Camera, «sono del tutto inadeguati».

Regno Unito, il Labour alla resa dei conti

di Paolo Rizzi
Jeremy Corbyn ha ricevuto la sfida formale per la guida del Partito Labourista. Dopo settimane di manovre per costringerlo alle dimissioni, l’ala centrista del partito è stata costretta ad avanzare secondo le regole interne del partito per provare a battere Corbyn, sostenuto invece a gran voce dai leader del sindacato. Non che i centristi non abbiano provato a evitare il confronto diretto in ogni modo. Dopo il “golpe” del gruppo parlamentare, l’ultimo tentativo è stato quello all’interno dell’esecutivo nazionale del partito per stabilire se Corbyn avesse diritto o no a essere automaticamente candidato come leader uscente.

Un patologico culto della morte

di Christian Raimo
Un camion lanciato a tutta velocità nella folla tocca le paure più profonde (Duel, La macchina infernale, Convoy…), un autista nascosto che cerca zigzagando di impattare quanti più corpi possibile è una versione impazzita di Grand theft auto. È assurdo e stupido scandire: Non facciamoci prendere dalla paura. Se non ho paura di questo, cosa mi fa preservare la mia umanità? François Hollande ha dovuto ovviamente dichiarare che le misure di sicurezza straordinarie, inaugurate novembre scorso e che sarebbero restate in vigore fino al 26 luglio, saranno prolungate di altri tre mesi.

Il boomerang terroristico

di Domenico Moro
Tutti, giustamente, esprimono il loro orrore per l’attentato svoltosi a Nizza durante i festeggiamenti del 14 luglio e che è costato 84 morti e oltre 100 feriti. Altrettanto giustamente l’esecrazione degli attentatori, che si sono accaniti indiscriminatamente su una folla inerme, è universale e completa.  Sarebbe, però, il caso che, almeno in certi settori che si suppongono critici, si cerchi di andare oltre l’orrore allo scopo di capire razionalmente la situazione in atto. Alberto Negri del Sole24ore ieri sera, a caldo dopo gli attentati, diceva su Rai3 che, a proposito degli attentatori, non si può parlare di lupi solitari, costituiti da individui sbandati e mentalmente instabili, ma di gruppi organizzati e ideologizzati.

Dalle “Città in Comune” parte la spinta per l'unità della sinistra antiliberista

di Raffaele Tecce
L’ assemblea delle “Città in Comune”, tenutasi a Roma il 9 luglio scorso sulla base di un appello di 3 compagni della lista “Sinistra per Roma “(Sandro Medici, Fabio Alberti, Adriano Labucci) con la partecipazione e l’ adesione di una settantine delle liste unitarie antiliberiste alternative al PD , ha evidenziato un indicazione che ci aiuta- guardando all’ articolazione emersa- a definire meglio il giudizio sul voto e le possibili prospettive: la necessità dicostruire una rete nazionale di queste liste per aumentarne anche il peso politico e la necessaria identificazione nazionale su battaglie programmatiche comuni, essenziali per dare frutti concreti alla stessa presenza istituzionale locale, costruendo una vertenzialità contro le politiche governative.

Noi del No, silenziati e abbandonati addirittura dalla Cgil

Intervista ad Alessandro Pace di Gianluca Roselli
Abbiamo peccato di inesperienza. A raccogliere le firme erano tutti volontari e all’inizio abbiamo perso troppo tempo. Inoltre nei nostri confronti c’è stato un imbarazzante silenzio mediatico. E anche chi ci poteva aiutare, non l’ha fatto…”. Alessandro Pace, costituzionalista, presidente del Comitato per il No al referendum, è amareggiato dal mancato raggiungimento delle 500 mila firme: ne sono state raccolte 313 mila, che stamattina saranno comunque depositate in Cassazione. Il Comitato per il Sì, invece, ha superato quota 500 mila.

La morte, la storia e i borghesi piccoli piccoli

di Il Simplicissimus 
Come dopo ogni attentato, dopo i morti, le urla, i discorsi, riemerge dal fondo della società la densa fanghiglia degli emotivi anonimi che strillano contro l’Islam che vaneggiano sulla crudeltà di quella religione che conoscono ancor meno di quella che fanno finta di seguire, che s’improvvisano sociologi, storici e politici su brandelli di libri mediocri, che esprimono in questo modo una xenofobia a stento trattenuta, che rimangono sgomenti di fronte al fatto – cito un sublime passo letto su Facebook – che anche le vite quotidiane e magari le vacanze possono essere travolte.

Il militante filosofo

di Felice Mometti
È sempre difficile risalire ai motivi che stanno alla base di una ripresa di interesse per il pensiero teorico e politico di un autore che ha svolto un ruolo non secondario nel campo del marxismo critico. Probabilmente sono sempre un insieme di coincidenze e necessità. A sei anni dalla morte di Daniel Bensaïd nel giro di pochi mesi, in Francia, sono usciti alcuni importanti contributi: la ripubblicazione diStratégie et parti, che risale alla metà degli anni ’80, con una lunga introduzione e altrettanto lunga postfazione di Ugo Palheta e Julien Salingue(1) e il numero monografico, dedicato a Bensaïd, di Cahiers critiques de philosophie dal titolo Le militant philosophe(2). Ed è stata anche annunciata l’uscita, entro quest’anno, di un altro dossier monografico a cura questa volta della rivista Historical Materialism.

Il movimento No Tav ai sommi procuratori

di notav.info 
Leggiamo dalle pagine della Stampa (l’articolo è al fondo) la presa di parola, tutta politica, da parte dei 3 big della procura torinese: Francesco Saluzzo (Procuratore Generale), Armando Spataro (Procuratore della Repubblica) e Alberto Perduca (Procuratore Aggiunto). Una presa di posizione che ci aspettavamo (che anche l’ex procuratore Caselli ha fatto in più occasioni), alla luce dei numerosi e recenti passi falsi fatti dai loro uffici e dal fatto che stanno diventando di dominio pubblico una serie di fatti, non opinioni, che chiaramente delineano una strategia repressiva persecutoria nei confronti del movimento No Tav.

Bail-in incostituzionale?

di Lorenzo Cuocolo
La nuova disciplina sul bail-in (decreti legislativi 180 e 181 del 2015, in recepimento della direttiva 2014/59/Ue) impone di gestire la risoluzione delle banche in crisi senza far gravare i costi dei salvataggi sulle casse pubbliche. Al contrario, è previsto che – almeno in prima battuta – ne risponda chi con la banca ha rapporti diretti: azionisti, obbligazionisti e, in più limitata misura, correntisti. I profili di possibile incostituzionalità sono almeno cinque.

Il sindacato è un’altra cosa: tornare al sindacati delle origini

di Laura Nanni
L’8 luglio, a Firenze, si è riunita l’assemblea nazionale de “Il Sindacato è un’altra cosa-opposizione CGIL”. I delegati, riuniti alla Casa del Popolo del quartiere Firenze-Rifredi, hanno toccato i temi caldi di questa fase di cambiamento ed hanno sancito il bisogno di una riorganizzazione dopo l’abbandono di alcuni membri del gruppo dirigente per proporsi come sindacato delle origini, capace di partire dal lavoro, dai lavoratori e dai territori. L’assemblea è iniziata alle 11 di mattina per proseguire nel pomeriggio fino alle 17 circa, nella Casa del Popolo del quartiere Firenze-Rifredi, e non poteva esserci luogo più adatto e significativo per un evento del genere.

Al Baghdadi ha già vinto

di Giuliano Battiston
Guardiamo le immagini del Promenade des Anglais di Nizza e pensiamo al Califfo. Leggiamo la biografia del presunto attentatore, il tunisino Mohammed Lahouaiej Bouhlel, e cerchiamo segni di adesione ideologica allo Stato islamico. I più, per prima cosa si chiedono se fosse musulmano o meno, come se l’arma usata non fosse un camion carico di armi, ma una religione. Dopo Nizza, sarà bene ammetterlo: che Abu Bakr al-Baghdadi abbia o meno a che fare con la strage poco importa. Ha già vinto. Almeno sul piano delle percezioni, quello che più conta in un conflitto che è asimmetrico e che si gioca – oltre che su fronti militari poco definiti e mutevoli – sul piano delle idee e della narrazione mediatica.

Brexit: perché l'UE se l’è cercata

di Tim Parks 
Non è stato il risultato del voto sulla Brexit a sorprendermi. Mi hanno sorpreso quelli che sono rimasti sorpresi. Non è forse vero che i sondaggi avevano mostrato per settimane una sostanziale parità? O che gli inglesi parlavano di questa prospettiva da decenni? Non sono rimasto sorpreso e meno che mai scandalizzato. Se avessi avuto il diritto di votare, che ho invece perso dopo aver vissuto per trent’anni in Italia, avrei preferito rimanere nell’Unione europea. Ma non ritengo uno scandalo che altri possano pensarla diversamente. Se votare “Leave” è uno scandalo, allora sicuramente è stato uno scandalo indire il referendum.

Omar, terrorista ‘made in Usa’, e il sangue di Nizza

di Marco Santopadre
Una notizia diffusa senza grande evidenza dai media prima che l’ennesimo ‘lupo solitario’ spargesse il sangue dei cittadini europei a Nizza, dovrebbe far riflettere, e molto, coloro che si ostinano a catalogare il terrorismo jihadista come fenomeno religioso o culturale. Nei giorni scorsi il ‘ministro della guerra’ dello Stato Islamico, Omar al Shishani detto ‘il Ceceno’, è rimasto ucciso in un raid statunitense a Mosul. Stavolta la conferma della sua morte è arrivata dalla stessa organizzazione fondamentalista. Ma non è questa la notizia.

Il ’quesito’ della sinistra italiana

di Daniela Preziosi 
Il clima, l’umore, i sentimenti sono quelli del lutto e del cordoglio dopo una settimana di avvenimenti tragici che tolgono senso alle beghe e ai conflitti di piccolo cabotaggio della politica, se mai hanno senso. In condizioni ’normali’, dopo la strage del treno di Andria – erano solo tre giorni fa – e l’ecatombe di Nizza della notte fra giovedì e venerdì, l’assemblea nazionale «aperta» di Sinistra italiana (oggi a Roma dalle 10 al Centro Congressi Frentani, anche in diretta streaming) sarebbe stata rimandata a dopo le giornate del lutto. Ma ’condizioni normali’ non sono per la sinistra italiana, minuscola e maiuscola, dopo la batosta (quasi ovunque) delle comunali, le polemiche. E gli abbandoni.

L’infinita tristezza della Siria

di Robert Fisk
La Siria è un luogo di ferite. Ferite della carne, ferite mentali, ferite della memoria. Le cicatrici si fissano come un tessuto su ogni conversazione. Forse per questo il mercato nella zona occidentale di Aleppo è ancora affollato ogni sera e la strada davanti al vecchio hotel Baron ogni sera è congestionata dal traffico, perché la finzione della normalità è la miglior cura per una linea del fronte che corre dritta attraverso il cervello. Come l’uomo che mi ha detto che la guerra aveva così strutturato la sua vita quotidiana – assicurarsi che la lavatrice avrebbe terminato il ciclo prima delle interruzioni di corrente programmate, ascoltare i notiziari ogni ora con la passione di un “tossico”, chiamare gli amici dopo gli attacchi aerei – che la paura maggiore era che “scoppiasse” la pace.

Turchia, un strano colpo di stato

di Murat Cinar
Il 15 luglio 2016, verso le 22, le Forze Armate turche hanno dichiarato il colpo di stato. Nel giro di pochi minuti il paese ha iniziato a guardare alla televisione o in internet le prime immagini scioccanti. I carri armati dell’esercito avevano chiuso i due ponti del Bosforo di Istanbul si posizionavano all’ingresso dell’aeroporto principale di Istanbul. La sede centrale del canale televisivo statale TRT era stata occupata. Dopo pochi minuti una delle speaker del TRT leggeva il comunicato stampa divulgato dall’esercito che parlava del colpo di stato militare, il quarto in 36 anni. Tuttavia nelle ore successive le notizie che arrivavano disegnavano un colpo di stato un po’ diverso dalle versioni precedenti.

Su Nizza occorre il pudore di tacere

di Sergio Cararo
“La tragedia di Nizza ha ancora una volta dimostrato il rischio di precipitazioni, che spesso gareggia con la demagogia e il cinismo”. E’ quanto scrive nel suo editoriale il periodico francese Politis invitando all’urgenza di tacere di fronte alla strage di Nizza. “Molto rapidamente, troppo rapidamente, forse, abbiamo sentito Christian Estrosi rimproverare Francois Hollande che solo giovedi aveva annunciato la fine dello stato d’emergenza”; ed infatti sono prolificati subito i sostenitori dello stato d’emergenza permanente, in Francia come nel nostro paese, dove abbiamo sentito addirittura qualcuno sostenere che l’Europa deve diventare come una “grande Israele”.

Spagna ’36: alle barricate, alle barricate!

di Mika Etchebéhére
Madrid, luglio 1936. Lo sciopero dello stabilimento continua. Negli alloggiamenti degli scioperanti, a Cuatro Caminos e a Chamberí, ai Barrios Bajos e a Las Ventas, la fame comincia a farsi sentire. Nei cantieri si moltiplicano gli scontri e la notte echeggia dei colpi di arma da fuoco. La destra vuole spezzare lo sciopero a ogni costo. I señoritos della Falange provano le loro mitragliette nuove di zecca sparando dalle proprie macchine sulle finestre dei sindacati. Per le strade di Madrid si sentono rumori di tutti i tipi. Circolano voci sullo scontento che serpeggia fra i militari; alcuni generali sono stati trasferiti.

Colombe e Sciacalli

di Anna Lombroso 
Ormai ogni accadimento che ci vogliono far vivere come un accidente “naturale”, un prezzo fisiologico da scontare per la nostra hybris di popoli viziati da immeritato benessere, un sacrificio dopo troppi pranzi di gala con un ricco menu di garanzie, libertà, sicurezza, è seguito da un coro di inviti al pensoso silenzio, di raccomandazioni a elaborare in muto raccoglimento il lutto collettivo, a osservare una taciturna astinenza dal pensare, dal capire, dall’interrogarsi. Pare sia doveroso piangere sommessamente, ricondurre tragedie collettive in un ambito privato e personale, quello della pietas, quello della paura che il “cataclisma” prossimo ci colpisca direttamente, per via dell’egocentrismo e dell’egoismo che pare siano corredo irrinunciabile della civiltà occidentale.

Scopriamo il trasporto locale solo quando accadono gli incidenti

di Anna Donati
Il gravissimo incidente ferroviario tra Andria e Corato in Puglia, con il suo pesantissimo carico di 23 vittime e 50 feriti, sembra aver destato dall’oblio l’attenzione verso il trasporto ferroviario locale, di cui oggi si scopre la sua importanza per i 5 milioni di cittadini che lo utilizzano ogni giorno ed anche la sua arretratezza. Non manca praticamente nessuno – politica, istituzioni, stampa e mass media, commentatori ed esperti – tutti a scoprire che esistono ferrovie a binario unico, sistemi di blocco telefonico gestito da capistazione, che il sud è più indietro del nord anche sul trasporto ferroviario.

Come sta la politica sanitaria?

di Guido Capizzi
E’ stata condotta un’indagine sulla “Salute nel dibattito politico” e si leggono risultati interessanti. Il tema è indubbiamente una delle priorità dei cittadini di tutti i Paesi dell’Unione Europea. La salute è anche un campo interdisciplinare che coinvolge addetti ai lavori, economisti, associazioni dei consumatori, sindacati e partiti. Intanto gli intervistati ritengono che sia la Francia il Paese con il miglior sistema sanitario del mondo, non soltanto per i francesi ma anche per chi, di altri Paesi, ha “provato” ad averne a che fare. Però, l'opinione pubblica ritiene che la salute sia la “Cenerentola” del dibattito politico pubblico.

Il fondamentale libro di Andrew Spannaus su Donald Trump

di Davide Rossi
Il giornalista e politologo Andrew Spannaus apre il suo interessantissimo e approfondito libro “Perché vince Trump”, edito da Mimesis, con un’affermazione forte, ricordando ai lettori di lingua italiana che, al di là delle sparate razziste e xenofobe, le sole lasciate emergere dal sistema mediatico, tutto prono ai poteri forti che sospingono la Clinton, Donald Trump “si è posizionato a sinistra non solo del proprio partito, ma anche di Hillary Clinton”. Il mostro bicefalo democratico-repubblicano, come non solo io lo definisco, da anni esprime candidati che al di là delle differenze di facciata promuovono tutti “meno welfare, più finanza e più guerra”, come spiega Spannaus.

La nuova Banca Mondiale made in China

di Luca Manes
Alla fine di giugno, si è svolta a Pechino la prima riunione annuale della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). Questa nuova banca di investimenti pubblici è stata istituita alla fine del 2015 per iniziativa del governo cinese. In particolare è stato il presidente Xi Jinping a volere fortemente l’AIIB, con l’obiettivo di assicurare finanziamenti per grandi infrastrutture in tutta la regione asiatica. Tra queste spicca la One Belt One Road Initiative, il cui scopo è di accelerare i trasporti, la trasmissione dell’energia e i percorsi industriali tra Asia ed Europa, sia via terra che attraverso il mare. Una moderna “via della seta”, che dovrebbe permettere ai cinesi di “disfarsi” in maniera più rapida sui mercati asiatici ed europei del loro eccesso di offerta utilizzando mega-corridoi che collegano le zone franche e i consumatori.