di Gaetano Azzariti
La questione democratica è tornata al centro del dibattito europeo. La vicenda del referendum greco seguito dall’accordo dell’eurogruppo, che è valso a porlo nel nulla, riapre la discussione, sia all’interno degli Stati, sia nello spazio ampio dell’Unione europea.
Per quanto riguarda la Grecia bisognerebbe prendere atto che il rispetto del principio della rappresentanza democratica (che impone di non separare la volontà dei governanti da quella espressa dai governati) richiede l’indizione di nuove elezioni.
Il partito di Syriza, guidato da Alexis Tsipras, infatti, ha costruito il proprio consenso, e poi vinto le elezioni, intorno ad un programma di forte contrapposizione alle politiche finanziarie di austerity. Un piano, formalizzato a Salonicco, che prospettava il fallimento delle politiche dell’eurogruppo, immaginando si potesse realizzare una politica economica alternativa. Non solo. Superando ostacoli sia politici (l’avversione dei partner europei), sia costituzionali (il limite di un referendum d’indirizzo su un testo provvisorio di accordo internazionale), sia di democrazia (una decisione che non poteva essere assunta dal solo popolo greco, coinvolgendo gli interessi anche degli altri popoli europei) il governo ha utilizzato lo strumento del referendum, ottenendo uno straordinario successo.