La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 26 novembre 2016

Le nostre ragioni

di Luigi Ferrajoli 
Le ragioni del No al referendum sull’aggressione in atto alla nostra Costituzione investono sia il metodo con cui la riforma è stata approvata, sia i suoi contenuti. Anzitutto le ragioni di metodo. Questa riforma, cambiando 47 articoli su 139, non è una “revisione” dell’attuale costituzione, ma un’altra costituzione, diversa da quella del 1948. Ma la nostra Costituzione non consente l’approvazione di una nuova costituzione, neppure ad opera di un’ipotetica as­semblea costituente che pur decidesse a larghissi­ma maggioranza. Il solo potere ammesso dall’articolo 138 della Costitu­zione è un potere di revi­sio­ne, che non è un pote­re costituen­te ma un potere co­stitui­to.

Ci ha insegnato a lottare. La Storia lo assolverà

di Darwin Pastorin
Fidel Castro è morto, e con lui finisce un tempo, un mondo, un'epoca: quando la parola rivoluzione aveva un senso, una nobiltà, un vigore. Per i ragazzi della mia generazione il Mito fu Ernesto Che Guevara, ucciso, ancora giovane uomo, nella selva boliviana: nei giorni in cui cercava di portare nel Sudamerica, cortile degli Usa, il sogno dell'Uomo Nuovo, la libertà ai poveri e agli sfruttati. È caduto sul campo, combattendo per un ideale. Per una Utopia.

Eliminare l'elettore, questa è la riforma

di Salvatore Settis 
Il combinato disposto fra nuova legge elettorale (Italicum) e riforma costituzionale mostra la chiara intenzione di far leva sull’astensionismo per controllare i risultati elettorali, restringendo de facto la possibilità dei cittadini di influire sulla politica. La nuova legge [che è già in vigore - n.d.r] incorre nelle stesse due ragioni di incostituzionalità del defunto Porcellum. Prevede un premio di maggioranza per la lista che superi il 40% dei voti, e ammettiamo pure che sia ragionevole.

Svolta “anti-austerity” di Bruxelles? Una proposta irrilevante da una Commissione irrilevante

di Yanis Varoufakis 
E così, alla fine, la Commissione europea ha concluso che la posizione fiscale della zona euro è troppo restrittiva. «Meglio tardi che mai», diranno alcuni. Purtroppo, la realtà non giustifica tale ottimismo. La ragione? La Commissione è irrilevante e lo sa. Le decisioni di politica fiscale oggi vengono prese dall’Eurogruppo, dove il commissario Moscovici conta poco o nulla. Tra l’altro, la Commissione sembra essere perfettamente consapevole di aver avanzato una proposta che verrà ignorata.

La nozione di popolo in Marx, tra proletariato e nazione

di Isabelle Garo
La questione del popolo in Marx è complessa, a dispetto delle tesi troppo nette che spesso gli vengono attribuite in proposito. A una prima lettura, in effetti, si è portati a pensare che Marx costruisca la categoria politica di proletariato proprio in contrapposizione a quella classica di popolo, eccessivamente inglobante e soprattutto omogeneizzante, la quale inoltre occulterebbe i conflitti di classe. In tal senso la nozione di popolo sarebbe chimerica, foriera di pericolose illusioni laddove politicamente strumentalizzata.

Cercasi terza via tra neoprotezionismo di destra e neoliberismo di sinistra

di Tonino Perna 
Al di là di quello che realmente farà il nuovo presidente statunitense, è indubbio che gli slogan della sua campagna elettorale hanno trovato ascolto anche fuori dai confini del nord America, in particolare la sua battaglia per difendere i prodotti made in Usa. Ritorna in auge la politica protezionistica, e non è una novità. Sappiamo bene che nel corso della storia il capitalismo ha fatto registrare ondate di globalizzazione dei mercati a cui sono seguite delle contromisure, con innalzamento delle barriere doganali e contingentamento delle importazioni. Anche sul piano teorico, la scienza economica ha visto imporsi, agli inizi del XIX secolo, la teoria dei «vantaggi comparati» di David Ricardo.

Democrazia, capitalismo e “rottura populista”

di Carlo Formenti
La lunga recensione (quasi un saggio breve) a "La variante populista" (DeriveApprodi) apparsa su queste pagine e firmata da Alessandro Somma (che ringrazio vivamente per l’attenzione con cui ha letto e analizzato il libro) mi stimola a compiere alcune precisazioni in merito alle tesi da me sostenute, nonché a marcare convergenze e divergenze fra i nostri punti di vista. L’intervento di Somma si articola in varie sezioni, ma può essere sostanzialmente ricondotto a due parti: la prima, in cui ripercorre la pars destruens delle mie argomentazioni (che mi pare condivida in larga misura), la seconda, più breve, in cui analizza le mie proposte politiche e nella quale si concentrano i dissensi.

La giustizia climatica non può prescindere dall’attenzione sull’acqua

di Marirosa Iannelli
Si è da poco chiusa la 22esima conferenza sul clima a Marrakech tra molte aspettative per i prossimi anni e il messaggio ribadito da scienziati dell’Ipcc (il panel scientifico intergovernativo sul cambiamento climatico), associazioni ambientaliste e società civile, sull’urgenza di agire efficacemente per contrastare l’imminente ed evidente cambiamento climatico. Per la prima volta nella storia delle Cop è stato inaugurato il Global climate action day for water e il tema dell’acqua è stato in prima linea e all’ordine del giorno – come ha affermato Loic Fauchon, presidente onorario del World water council – consentendo alla comunità mondiale sull’acqua di proporre soluzioni e azioni concrete.

Salvare l'Europa significa sconfiggere questa UE. Intervista a Jeronimo de Sousa

Intervista a Jeronimo de Sousa di Anabela Fino e Gustavo Carneiro
Jeronimo de Sousa, Segretario generale del Partito Comunista Portoghese, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale del suo partito in cui affronta molti degli argomenti contenuti nelle Tesi preparatorie del XX Congresso del PCP, che si svolgerà ai primi di dicembre. De Sousa, nel corso della conversazione, affronta anche le questioni relative ai più recenti sviluppi nell'Unione Europea. 

Gli italiani votino tranquillamente No. Intervista a Emiliano Brancaccio

Intervista a Emiliano Brancaccio di Vincenzo Aiello
Il docente all'Ateneo del "Sannio" interviene nel dibattito referendario con un'avvertenza agli elettori. Un’eventuale vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre potrebbe scatenare una crisi finanziaria e spingere l’Italia fuori dall’euro? L’allarme lanciato in questi giorni dal Financial Times e da varie istituzioni finanziarie ha alimentato il fuoco di una campagna referendaria già rovente. Sulla fondatezza di queste previsioni ascoltiamo il parere dell’economista Emiliano Brancaccio, volto noto dei dibattiti televisivi e promotore di un “monito” pubblicato nel 2013 proprio sul Financial Times, che criticava le politiche di austerity e allertava sui rischi di una futura deflagrazione dell’eurozona. Il Referendum non incide sulla stabilità dei mercati.

La strategia del dominio

di Norma Rangeri
Sarebbero dovuti scendere in piazza gli uomini, quelli che «ma io non sono violento». Oggi invece saranno ancora loro, le donne, a mobilitarsi con una manifestazione nazionale a Roma, risultato di lunghi mesi di preparazione e di lunghi anni di presenza dei Centri antiviolenza attivi in tutto il paese. E’ anche grazie a loro se è cresciuta la condanna sociale del fenomeno, è anche grazie all’informazione se oggi l’opinione pubblica ne prende coscienza facendo sentire le donne meno sole, meno oppresse dal senso di colpa per non aver saputo distinguere la violenza dall’amore.

La grande narrazione del tecno-capitalismo

di Lelio Demichelis
Per cambiare il mondo, bisogna prima capire cosa è accaduto e cosa sta ancora accadendo. Serve analizzare i meccanismi della crisi del capitalismo come biopotere; capire perché le sinistre non vi si oppongono più (neppure in senso riformista), ma anzi sostengono e promuovono il capitalismo, essendosi da tempo attivamente impegnate nella gestione dei suoi nuovi dispositivi di potere (neoliberismo e ordoliberalismo). Perché questa ultima crisi non è un «incidente» nella storia del capitalismo (la crisi ne è un elemento strutturale: de-strutturante/de-socializzante e insieme incessantemente ri-strutturante/incorporante), ma serve a «disarticolare le classi subordinate» (a un capitalismo ormai globale) «e ad annientarne la loro capacità di resistenza».

E’ morto un rivoluzionario di prima grandezza

La morte di Fidel Castro è arrivata, attesa ma dolorosa per tutti coloro che continuano ad agire affinchè vengano cambiati i rapporti sociali nel mondo sottoposto al dominio del capitalismo. Il Comandante en Jefe si spegne a novanta anni, una vita lunghissima che ha attraversato la storia dell’umanità negli ultimi due secoli. E’ la storia di un leader rivoluzionario di prima grandezza, un gigante che si è spesso dovuto misurare con nani politici e passaggi storici che avrebbero piegato le ginocchia a molti di noi.

Il potere dei movimenti di fronte a Trump

di Michael Hardt e Sandro Mezzadra
E’ davvero troppo presto per dire in quale misura il presidente Trump metterà in atto le promesse della sua campagna come politiche del governo e, in effetti, quanto sarà concretamente in grado di fare. Ma ogni giorno dopo la sua elezione, dimostrazioni sono spuntate dappertutto negli Stati Uniti per esprimere sdegno, apprensione e costernazione. Inoltre non c’è dubbio che una volta in carica Trump e la sua amministrazione continueranno a fare e dire cose che inciteranno la protesta. Almeno per i prossimi quattro anni la gente negli USA manifesterà e marcerà contro il suo governo, regolarmente e in grande numero.

La puzza del furore: il populismo al tempo degli algoritmi

di Gigi Roggero
In questo contributo non ritorneremo in modo sistematico sulla Variante populista di Carlo Formenti (rimandiamo alla recensione La variante rivoluzionaria, pubblicata su Commonware). Ci concentriamo invece su un paio di questioni che emergono dal libro e forse ancor più dai dibattiti intorno a cui il libro gira. La prima riguarda l’autonomia del lavoro vivo. Si confrontano due posizioni: da una parte quelli che la vedono già pienamente realizzata nella composizione tecnica di classe, dall’altra quelli che – proprio sulla base della composizione tecnica – ne negano la possibilità. Per motivi speculari, entrambe le posizioni sono secondo noi errate.

Il mio regno per un cavallo

di Domenico Gallo
Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo! E’ l’invocazione che Shakespeare mette in bocca al Re Riccardo III che, sconfitto nella battaglia di Bosworth Field, cerca disperatamente un cavallo per sfuggire alla morte. Mi è ritornato in mente questo aforisma quando ho letto la lettera che mi ha inviato una lettrice: “Egregio dr. Gallo, le sue belle parole non mi hanno convinto a recarmi a votare al referendum. Io non ho più alcuna fiducia nella politica. Ogni volta che ci sono delle elezioni i politici ci blandiscono con un mare di promesse per carpire il nostro voto e poi quando vanno nel Palazzo fanno quel che gli pare e noi non contiamo più niente.

Le donne che ci hanno liberato

di Luciana Castellina 
Il Filmfest di Torino garantisce sempre belle scoperte. Questa volta, grazie al documentario Nome di battaglia: donna di Daniele Segre, il bello sta nel film e nelle vite che racconta. Ma c’è anche un lato brutto venuto alla scoperta: in 70 anni di studi storiografici sulla Resistenza, non c’è niente di sistematico e completo sui «Gruppi di difesa della donna e di assistenza ai combattenti». Biografie (o autobiografie) di singole partigiane ce ne sono, ma una vera complessiva documentazione su cosa siano stati, quante e chi vi abbia partecipato, cosa abbiano fatto, questa non è mai stata messa a punto.

La prosa sotterranea dell’apartheid. Intervista a Paul Beatty

Intervista a Paul Beatty di Guido Caldiron 
«Ci piace pensare che la storia sia un libro, e quindi di poter girare pagina, muovere il culo e andare avanti. Ma la storia non è la carta su cui viene stampata. È la memoria, e la memoria è tempo, emozioni, e canto. La storia sono le cose che ti rimangono dentro». Con Lo schiavista (Fazi, pp. 370, euro 18,50), Paul Beatty ci costringe a misurarci con le promesse mancate dell’era Obama, con il debutto di quell’«età post-razziale» di cui è rimasta traccia, un po’ come le analisi che attribuivano una vittoria certa a Clinton su Trump, solo sui titoli dei grandi giornali americani.

Difesa, se 45mila euro all’ora vi sembran pochi

di Luca Martinelli
“I dati che abbiamo raccolto e analizzato, secondo i quali nel 2017 l’Italia spenderà 23,4 miliardi per il comparto Difesa, sono stati indirettamente confermati dalla ministra Roberta Pinotti”. Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo, è soddisfatto: la ministra della Difesa è intervenuta, a seguito dalla presentazione del primo rapporto dell’Osservatorio sulla spesa militare italiana (MIL€X), un progetto che Vignarca condivide con il giornalista Enrico Piovesana, e non potendo smentire che “la Difesa costa 23 miliardi di euro l’anno” (ANSA, 23 novembre), ha invece sottolineneato quanto questi siano “soldi spesi bene, perchè le nostre Forze Armate danno un servizio di grandissima qualità a questo Paese” (stessa fonte).

Una domanda a Renzi e a una legione di miei ex compagni

di Fabio Mussi
Ma perché nessuno fa mai una domanda semplice semplice al torrenziale presidente del Consiglio? "Scusi, presidente Renzi, ma Lei, come ha votato nel referendum costituzionale del 2006?". Si trattava di referendum confermativo -come quello di quest'anno, 2016- di una riforma costituzionale approvata dalla maggioranza del Parlamento legittimamente in carica (ed eletto con una legge elettorale non incostituzionale). La riforma prevedeva, tra l'altro, il superamento del bicameralismo perfetto, la revisione dei poteri di Stato e Regioni, la riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione dei costi della politica. BastavaunSì. O no?

Femminicidio e resistenza delle donne curde. E noi che facciamo?

di Barbara Spinelli 
In Medio Oriente è in atto la più grande battaglia del ventunesimo secolo, quella contro il fondamentalismo patriarcale di Daesh. Ad affrontarlo vittoriosamente sul campo le ci sono le YPJ, braccio armato della rivoluzione femminista portata avanti dalle donne curde per garantire spazi di democrazia e diritti umani per tutte le popolazioni “diverse” (per religione, etnia, genere, orientamento politico) fuggite da Daesh che hanno trovato rifugio nel Rojava, l'area siriana al confine con la Turchia, oggi per la maggior parte sotto il controllo curdo.

La vera posta in gioco della riforma

di Francesco Cappello
La riforma costituzionale proposta da Renzi ha lo scopo di blindare la nostra adesione all’Unione europea e facilitare l’ingresso nel corpo dell’economia nazionale, di forme virali patogene, nella forma di trattati, come il TISA, il Ceta e il più noto T-tip (per ora e speriamo per sempre, in stand-by). Il Tisa Trade in Services Agreement, minaccia liberalizzazioni selvagge. Se approvato condizionerà la vita di lavoratori e cittadini europei, perché liberalizzerà ulteriormente servizi fondamentali: banche e finanza, rifiuti, trasporti urbani, commercio elettronico, acqua, telecomunicazioni, cure mediche, servizi professionali vari.

Che cosa ci può insegnare l’Europa riguardo a Trump

di John Feffer
Donald Trump potrebbe sembrare un fenomeno unicamente Americano. Il miliardario imbonitore si è reinventato prima come personaggio televisivo e poi come un anticonformista politico populista. Ha cavalcato il potere con slogan patriottici: Rifacciamo grande l’America e ha adattato le sue prescrizioni politiche a specifici elettorati americani come i minatori di carbone della Virginia Occidentale e gli operai delle fabbriche del Michigan. Ha parlato a inquietudini americane molto particolari riguardo all’immigrazione, la criminalità e le armi. Si possono trovare tracce di Trump nella storia americana (Andrew Jackson, Huey Long) e nella letteratura Americana (Elmer Gantry, Lonesome Rhodes).

Trivelle, inceneritori e aeroporti: l'impegno italiano nella lotta al riscaldamento globale

di Claudia Fanti
Se l'incoerenza in materia di lotta al riscaldamento globale è un problema che riguarda tutti, di sicuro non rappresenta un'eccezione il nostro Paese, che peraltro ha ratificato l'Accordo di Parigi solo il 27 ottobre, e che, proprio per tale incomprensibile ritardo, ha dovuto accontentarsi del ruolo di osservatore senza diritto di voto durante la Prima Conferenza delle parti firmatarie dell’Accordo (CMA1), svoltasi dal 15 al 18 novembre nel quadro della Cop22. Ciò non ha tuttavia impedito al capo delegazione italiana a Marrakech, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, di magnificare l'impegno dell'Italia nella lotta contro i cambiamenti climatici: dopo aver affermato che «indietro non si torna» – «Abbiamo avviato un processo che è irreversibile.

Perché è importante che perda il Sì

di Nichi Vendola 
Il referendum costituzionale, voluto da Renzi con l'intento di farne uno strumento di consacrazione popolare e possibilmente plebiscitaria del "renzismo di governo", si sta trasformando in un incubo per il nostro premier. C'è qualcosa che non funziona, qualche granello di sabbia che inceppa la macchina pubblicitaria di Palazzo Chigi, un "male oscuro" che impedisce all'ottimismo giovanilistico dell'attuale classe dirigente di risultare convincente. Diciamo che c'è, sepolta dal chiacchiericcio della politica, una incandescente "questione sociale" che è l'impasto di impoverimento del ceto medio e di precarizzazione della vita (oltre che del lavoro) delle giovani generazioni.

La Consulta boccia la riforma Madia


di Antonio Sciotto
Solo giovedì il governo aveva festeggiato il varo in consiglio dei ministri di cinque decreti attuativi della riforma Madia, ma ieri è arrivata la botta: la stessa legge delega che sta a monte è incostituzionale, una sentenza della Consulta l’ha bocciata. In particolare, nel punto in cui si prevede che per gli atti di riordino del settore pubblico basti solo un «parere» della Conferenza Stato-Regioni e non invece una «intesa» con quest’ultima. Un nodo significativo anche rispetto alla fase politica attuale, visto che manca una settimana al referendum in cui ci viene chiesto di dire Sì alla modifica del Titolo V, riportando diversi poteri dalle autonomie al centro.

Il quesito nascosto del referendum: un Senato incostituzionale contro la democrazia parlamentare?

di Antonio Caputo
L'Economist scrive che: "il presidente del Consiglio avrebbe fatto meglio a battersi per migliori riforme strutturali". "Ogni eventuale beneficio è comunque secondario rispetto ai rischi. In cima a questi - il pericolo che nel tentativo di fermare l'instabilità. Si crei un uomo forte eletto al comando". L'editoriale punta il dito in particolare con la riforma del Senato non più elettivo. "Molti dei suoi membri sarebbero consiglieri regionali e sindaci" quando "regioni e comuni" sono gli "strati di governo più corrotti", concedendo loro anche l'immunità. Questo renderebbe il Senato "un magnete per la peggiore classe politica". Non solo "molti", ma 95 su 100.

La lotta è la legge ultima dell’essere

di Francesco Festa
Un giornalista americano interrogò l’uomo dinanzi a sé: «qual è la legge ultima dell’essere?». Marx lapidario: «La lotta!». Télos della vita è dunque la lotta. Nella storia operaia è lotta d’emancipazione fra la riappropriazione dei mezzi di produzione e il capitale che tende a espropriarli. L’ontologia della lotta di classe è quindi teologia materialista che interseca Machiavelli, Spinoza e Marx, inseguendo temporalità e spazialità dell’essere in lotta, ne eccede così gli svolgimenti delle stesse teorie.

Grecia: a testa alta sull’insostenibile verità del debito

di Marco Bertorello
«I rappresentanti dell’Unione Europea avranno potere di veto sulle decisioni del Superfondo per novantanove anni, ponendo l’effettivo controllo dei servizi e dei beni pubblici della Grecia nelle mani della Troika e degli interessi costituiti per il prossimo secolo». Non pare che dal poco fortunato paese ellenico arrivino notizie molto confortanti. In effetti non arriva quasi più nulla, se non qualche notizia prudentemente relegata nelle pagine economiche (per esempio in materia di privatizzazioni).

Lo spauracchio dei tecnocrati

di Andrea Colombo
Il referendum lacera le famiglie, figurarsi se non può spaccare una redazione. Ventiquattro ore dopo il siluro dell’Economist contro Renzi e la sua riforma, la medesima testata, stavolta nell’inserto annuale, scrive l’esatto opposto. Il Sì deve vincere, altrimenti «l’Italia si troverà ad affrontare uno scenario famigliare di turbolenze politiche e forse economiche». Il cronista nemmeno finge di dissertare sulla riforma: «Il voto è diventato di fiducia al governo. Non è certo che nel 2017 il giovane premier sarà in carica. Questo è l’aspetto più disastroso». L’importante insomma è che Renzi resti in sella.

La doppia uccisione della vita

di Carla Busato Barbaglio 
La cifra «delle vittime delle vittime» del femminicidio è impressionante, una doppia uccisione della vita. In Italia, ci sono 1628 orfani. Figli che si ritrovano all’improvviso senza i genitori: perdono la madre, uccisa nella maggior parte dei casi dal marito o dal partner, e anche il padre, che finisce in carcere oppure si toglie la vita. I figli affrontano tutto ciò che segue travolti da uno tsunami, profondamente soli. L’onda ha reso tutti attorno protagonisti del «si salvi chi può»: i figli delle vittime sono per lo più abbandonati, spesso anche dalle istituzioni (che dovrebbero essere preposte a creare circuiti di aiuto), quando non immessi in percorsi di aiuto sterili se non dannosi.

Stabilità? Questione di Renzsponsabilità

di Giulio Cavalli
Prima era tutto un ripetere di “governabilità”. Dappertutto. Una riforma costituzionale per rendere questo Paese più governabile, ci dicevano, dimenticando che un governante (che avrebbe il compito di rendere un Paese governato) non fa una bella figura nel chiedere l’allentamento delle regole per riuscire a governare meglio. Glielo abbiamo ripetuto per mesi che la solfa della governabilità non avrebbe funzionato, così ora sono passati alla “stabilità”.

Finanza etica, l'interesse più alto è quello di tutti

di Giulio Marcon
È stato approvato in Commissione Bilancio il testo della nuova Legge di Bilancio. In un emendamento promosso dal sottoscritto, firmato da 53 deputati di Sinistra Italiana, Pd, Movimento Cinque Stelle e altri e riformulato dal relatore alla legge è stata introdotta una misura che riconosce e definisce la cosiddetta "finanza etica" e stabilisce delle agevolazioni per chi la promuove.

Di Renzi si può fare a meno, parola di Economist

di Dante Barontini
L'equivoco si va sciogliendo e Matteo Renzi appare ora per quel che è: un Berlusconi senza soldi propri. L'imprevisto endorsement de The Economist per il NO al referendum sulla riforma costituzionale, chiarisce senza ombra di dubbio la natura del conflitto che oppone il capitale più multinazionalizzato (a partire dalla finanza) e il piccolo mondo antico dei “furbetti del quartierino”, che costituisce ancora oggi il nerbo della presunta “classe dirigente” italica.

Per una Chiesa degli esclusi, non dell’esclusione

di Vitaliano Della Sala
Nel 1999, con la mia Comunità parrocchiale, per prepararci al Grande Giubileo del 2000, riflettemmo su una frase che Giovanni XXXIII aveva pronunciato all'inizio del Vaticano II: “Il Concilio sia più per imparare la medicina della misericordia che quella del rigore”. Raccogliemmo le nostre conclusioni in una lettera che inviammo al Segretario del Giubileo, l’allora monsignor Crescenzio Sepe, in cui esprimevamo i nostri dubbi sull’evento che si stava preparando con sproporzionata enfasi, e gli annunciavamo che non saremmo andati a Roma nel 2000.

Referendum, la stima definitiva sui costi della Politica

di Davide Serafin 
L’economista Roberto Perotti è l’autore dell’ultima stima sui più probabili risparmi derivanti dalla riforma costituzionale. Preme osservare che la nuova valutazione, pur discostandosi nei risultati da quella effettuata a tempo debito dalla Ragioneria di Stato (137 milioni a due anni dalla riforma, 161 milioni a regime vs. 49 milioni), costituisce un’altra smentita della vulgata, sostenuta in primis dagli esponenti del governo e dai sostenitori del Sì, secondo cui i risparmi si attesterebbero a 500 milioni di euro, cifra che evidentemente giova alla propaganda ma che si schianta non appena messa alla prova controfattuale.

Con Pinotti-Renzi tornano a crescere le spese militari

Viene sonoramente smentita la ministra della Difesa Roberta Pinotti: la spesa militare dell’Italia non è affatto diminuita, come lei ha detto a più riprese con disappunto. La spesa per armi e soldati negli ultimi due anni, cioè con lei, ha ripreso ad aumentare, dopo una battuta d’arresto sotto il governo Letta e nel primo anno di Renzi. E nel 2017 raggiungerà la vetta dei 23,4 miliardi di euro (+ 0,7 % rispetto al 2016). Significa che si spendono su questa voce 64 milioni di euro al giorno, 2,7 milioni all’ora, 45 mila euro al minuto.

Referendum: follow the money!

di Leopoldo Salmaso
Più aumentano le bugie e gli insulti, più i media mainstream hanno gioco facile nel depistarci dalla vera posta in gioco con questo referendum. Il vero quesito è: volete più Mercato e meno Stato? SI o NO, tutto il resto sono specchietti per le allodole. Ecco un’interpretazione nuda, cruda e sovrasemplificata.
L’Unione Europea è gestita da tecnocrati, “diligent but stupid” come i loro computer. E come i computer sono utilissimi se guidati dalla mente umana, così i tecnocrati sarebbero utilissimi se guidati dalla Politica con la P maiuscola. Ma, ahinoi, nelle istituzioni della UE si vedono quasi solo politicanti, ignoranti e/o furbi (da fur latino, cioè arraffatori in proprio) alieni al bene comune.

Note su solitudine e politica in Spinoza

di Paolo Godani
1. Gli studi spinoziani non hanno mancato di rilevare la funzione che la paura della solitudine svolge, dall’Etica al Trattato politico, nella formazione dello stato. Sostituendo il metus solitudinis al metus mortis hobbesiano, Spinoza non si limita soltanto a prendere le distanze dall’idea, formulata in De cive I, 2, secondo cui «hominem ad societatem aptum natum non esse», ripristinando invece l’immagine aristotelico-scolastica dell’uomo come animale sociale (cfr. E IV, 35 sch.; e TP II, 15), ma si libera soprattutto della finzione di un’età precedente alla società, nella quale gli individui avrebbero vissuto nell’isolamento.

Anpi e Cgil contro gli allarmisti del Sì

di Andrea Fabozzi
La campagna elettorale del No era cominciata con la preoccupazione di avere contro tutto il governo, un presidente del Consiglio disinvolto nelle promesse e le tv e i principali giornali schierati per il Sì. Era però proseguita con la lieta sorpresa che gli argomenti contro la riforma riuscivano malgrado tutto a fare presa sugli elettori, grazie anche agli eccessi di Renzi che, protagonista assoluto della lunga propaganda, ha avuto il tempo di sbagliare più di una mossa. Tant’è che a un certo punto il pessimismo si è spostato a palazzo Chigi.

Regolamentiamo il Far West dei droni armati

di Dario Lo Scalzo
Una chiara politica e un framework legale restrittivo, trasparente e monitorabile per l’utilizzo dei droni armati. Questo è quanto è emerso dal seminario internazionale tenutosi a Roma il 24 novembre presso l’Istituto Luigi Sturzo e organizzato dalla Rete italiana per il Disarmo e da Archivio DisarmoUn’azione necessaria richiesta a gran voce dalla società civile al mondo politico al fine di attivarsi nella redazione di un quadro normativo di riferimento capace di regolamentare la complessa gestione dei droni armati.

Un primo passo contro il caporalato

di Domenico Perrotta 
Il 3 novembre è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la legge 199/2016, «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro inagricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo», salutata da quasi tutti i commentatori come uno strumento fondamentale per la lotta al caporalato e per «non avere mai più schiavi nei campi», come ha detto il ministro Martina. Ritengo necessario dare una valutazione più equilibrata di questa legge e degli effetti che potrà avere nei prossimi anni, a partire da tre questioni: l’efficacia degli strumenti penali messi in campo, la (ancora incerta) costruzione di politiche attive per il lavoro agricolo, alcuni problemi centrali che la legge non affronta.

America latina: quale futuro con Donald Trump?

di David Lifodi
Un minuto dopo che era giunta l’ufficialità della conquista della Casa Bianca da parte di Trump, è arrivato il significativo commento dell’ex presidente dell’Uruguay Pepe Mujica. “Aiuto”, ha esclamato l’ex tupamaro, ma il pensiero è andato subito ai migranti provenienti dall’America latina e dall’America centrale, soprattutto in virtù dell’esacerbato nazionalismo e del razzismo dichiarato del tycoon miliardario nei confronti degli indocumentados e non solo.

Siamo tutti Daniel Blake

di Loretta De Nigris e Gavino Maciocco
Un film da non perdere. Ci si emoziona e ci si sdegna per il destino del protagonista, che passa della malattia all’indigenza e alla fine muore stritolato più dalle vessazioni subite che dalla malattia. Non un caso umano, ma un caso politico. Che inizia nel 2007, quando il New Labour di Tony Blair decide di riformare il welfare britannico – in particolare la sanità e la previdenza – attraverso l’iniezione di generose dosi di privato. Daniel Blake, falegname sessantenne di New Castle, è malato di cuore avendo di recente subito un infarto miocardico acuto.

Il governo taglia i 50 milioni per i giovani malati di Taranto

di Riccardo Chiari
Lo scivolone del governo ha quasi dell’incredibile: dalla legge di bilancio, approvata con la solita fiducia alla Camera, spariscono i 50 milioni destinati all’emergenza sanitaria di Taranto. Era una proposta avanzata dalla commissione bilancio, con la firma di tutti i capogruppo e del presidente democratico Francesco Boccia. Richiesta più che giustificata, dopo che uno studio istituzionale (Regione Puglia) sugli effetti dei veleni dell’Ilva ha registrato un +26% di ricoveri di bambini e ragazzi fino a 14 anni nei quartieri più vicini all’impianto siderurgico.

La risposta dell’economia circolare contro cambiamenti climatici e inquinamento

di Luca Aterini
L’economia circolare rappresenta un nuovo modello di produzione e consumo, dove non ci sono sprechi e l’utilità delle risorse impiegate è mantenuta, rinnovata nel tempo. Oltre a fronteggiare l’inevitabile scarsità di materie prime, in concreto questo per l’Italia significherebbe creare oltre 500 mila nuovi posti di lavoro, con importanti benefici per l’ambiente e il sistema produttivo; allargando lo sguardo all’intera Europa, la Commissione Ue include nei benefici risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese (l’8% del fatturato annuo) e una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 450 milioni di tonnellate l’anno, un contributo formidabile per la lotta ai cambiamenti climatici.

Referendum? La Sibilla è morta

di Bi Pi
C’è un’immagine bellissima, dalla grande fortuna letteraria, che viene dal Satyricon di Petronio: quella dell’interminabile agonia della Sibilla cumana che, penzolando dentro un’ampolla, sceglie di morire. Se volessimo usare questa suggestione per parlare di come la realtà filtri male dal vetro opaco della paura identitaria per il futuro, ci troveremmo ad osservare una parte del “movimento” penzolare nella propria ampolla fra la difficile scelta della sottrazione, cioè del rifiuto del vento freddo che sembra stia spirando nel mondo occidentale e che anticipa la tempesta della composizione sociale che verrà; e la scelta di una nemicità a bassa frequenza, esperita però solo sul piano del linguaggio, non su quello della totalità dei rapporti materiali (si potrebbe obiettare che il linguaggio è uno strumento dell’oppressione capitalistica, ma dominio e linguaggio stanno nello stesso rapporto che intercorre tra danno e beffa).

La sinistra di Spagna: demolire il mausoleo di Franco

di Francesco Ruggeri
Sono passati 41 anni dalla morte del dittatore il 20 novembre 1975, la Spagna è da tempo democratica, ma il suo faraonico mausoleo è sempre lì, intatto, nella Sierra di Madrid, congelato nel tempo, e il Paese continua a pagare ogni anno ben 160mila euro per la sua manutenzione. Per il 41mo anniversario della morte del Caudillo, l’uomo che ha soffocato nel sangue la Prima Repubblica spagnola, la polemica sulla anacronistica sopravvivenza di un simbolo tanto vistoso della dittatura riesplode. «È come se alla periferia di Berlino ci fosse il mausoleo di Hitler» denuncia il celebre ex-giudice Baltasar Garzon.

Rialluvioni e speculazioni

di Il Simplicissimus 
Alluvioni in Piemonte e nel Ponente ligure, fiumi gonfi e terrificanti che straripano, sfollati, fango, frane e strade interrotte, protezione civile in allarme, sindaci che invitano a salire ai piani alti e certamente da domani i buoni propositi del governo e di Renzi che da coniglio spaccone e infingardo qual’è, non è andato a Torino dov’era atteso per far propaganda al sì, producendo così l’unica buona notizia della giornata. Però ciò che colpisce oltre al dramma in sé, è la sua infinita ripetitività, il suo incidere sugli stessi luoghi, sugli stessi corsi d’acqua, le stesse città, le stesse zone- o forse dovrei dire lochescion, come gli orridi e repellenti american boy del Pd e delle televisioni? – come se passando gli anni e i decenni non si fosse fatto proprio nulla e l’unico parametro utile a definire l’entità del disastro ricorrente è la quantità di pioggia di pioggia che cade in un certo lasso di tempo: 600 millimetri in in 48 ore ed è l’alluvione del ’94, 700 in 6 giorni e siamo alle vicende di questo 2016 o a quelle del 2009.

Un poeta tra prigione e vita

di Francesca Lazzarato
Proprio ieri il Partido Popular spagnolo ha seppellito Rita Barberá, per ventiquattro anni onnipotente sindaco di Valencia che, implicata in una grave trama di corruzione e imputata di riciclaggio, è stata colpita da un infarto improvviso. E mentre Rajoy e tutto il PP lamentavano il «linciaggio» e la «condanna a morte» da parte delle «iene» (ossia i giudici, l’opposizione e i media), di una «donna generosa, una persona eccellente», quasi nelle stesse ore se n’è andato in silenzio qualcuno che di Rita Barberá era l’opposto, che ha rappresentato con straordinaria dignità un’altra Spagna e che, in un mondo in cui la memoria è ormai smaterializzata, ridotta a pura convenzione celebrativa, continuava a incarnarla con un vigore capace di fonderla al presente e di restituirle senso.