La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 31 dicembre 2016

Articolo 18 di nuovo e per tutti. Intervista a Piergiovanni Alleva

Intervista a Piergiovanni Alleva di Antonio Sciotto
«Con Il Jobs Act è crollata la giustizia del lavoro, ma grazie ai tre referendum della Cgil abbiamo una straordinaria occasione di riscatto. E ce l’hanno in special modo tutte quelle persone che sono state assunte con il contratto a tutele crescenti: perché si tornerà all’articolo 18 originario, quello puro ante-Fornero, e varrà per tutti. Anche per loro». Il giuslavorista Nanni Alleva traccia un bilancio delle riforme renziane e indica il possibile destino dei voucher e della tutela contro i licenziamenti alla luce della prossima consultazione popolare. Smontando le ragioni di chi ritiene che la Consulta potrà bocciare i quesiti.

Un referendum che rischia di non lasciare traccia

di Alberto Burgio 
Il passaggio di fine d’anno è una buona occasione per fare il punto sulla situazione generata dall’ordalia del 4 dicembre. Quali prospettive si sono aperte, quali problemi restano insoluti. La bocciatura della controriforma costituzionale è stata al tempo stesso sottovalutata e sopravvalutata. Paradossalmente, per la stessa ragione. Se ne è festeggiata la conseguenza immediata, la caduta del primo governo Renzi. Ma si è prontamente sorvolato sui rischi capitali che la Repubblica ha corso, disperdendo la lezione che occorrerebbe trarre. Ci si è fermati giusto sul ciglio di un burrone. Non è la prima volta in questi vent’anni che il paese si consegna all’arbitrio di un ras, sperimentando l’inefficienza dei propri anticorpi.

Percorso a ostacoli sui tre quesiti

di Massimo Villone
Il discorso di Gentiloni e la scelta dei sottosegretari testimoniano un governo fotocopia nei pensieri, nelle parole e nelle opere. È la prova ultima che si vuole ridurre il referendum del 4 dicembre a un incidente di percorso, che non richiede sostanziali correzioni di rotta. Gentiloni ci dice che non si occuperà della legge elettorale, ma tenterà di arginare i referendum Cgil, modificando in parte i voucher per evitarne l’abuso, e resistendo invece sull’art. 18, perché il Jobs Act rimane una legge buona, anzi ottima. Questo è il nucleo politicamente significativo del discorso.

venerdì 30 dicembre 2016

La grande incertezza. Una lettura del dopo referendum

di Alfio Mastropaolo
1. Le molte ragioni del no
Le ragioni del successo del no al referendum dello scorso 4 dicembre sono tante. E tanti i suoi significati. La matassa è ardua da dipanare, tenuto conto che coloro che hanno respinto la riforma Renzi/Boschi non avevano tutti le stesse motivazioni. In più, è presumibile che in molti più motivazioni si intreccino. C’è chi ha votato no perché la riforma era sgrammaticata. Che fosse sgrammaticata l’hanno ampiamente riconosciuto pure parecchi tra quanti hanno dichiarato che avrebbero votato sì. La sua applicazione avrebbe creato parecchi problemi. Altri hanno votato no perché la riforma squassava il vecchio meccanismo di check and balances senza sostituirlo in maniera accettabile.

Lavoro e felicità ai tempi del Jobs Act

di Leonard Mazzone
L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. A rileggerlo oggi, il primo articolo della Costituzione italiana fa una certa impressione. Accusati da più parti di anacronismo, la costituzione e il diritto del lavoro italiani sono recentemente diventati i fronti di due battaglie politiche destinate a lanciare un messaggio chiaro al Parlamento. Su uno di questi fronti l’Italia si è già espressa lo scorso 4 dicembre, quando è stata bocciata la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi.

Gentiloni va avanti con le riforme di Renzi, cioè licenziamenti di massa

di Giorgio Cremaschi 
Quasi 1700 licenziamenti sono stati spiccati da Almaviva, che si prepara a delocalizzare le attività in Romania. Il solo intervento del governo nella vertenza è stato quello di proporre un rinvio di tre mesi dei licenziamenti in cambio della disponibilità dei lavoratori ad accettare paghe rumene sul posto. La rappresentanza sindacale di Napoli aveva accettato, quella di Roma inizialmente no, poi i lavoratori si sono spaccati, ma troppo tardi per l'azienda. Che ha accolto l'invito a licenziare del ministro Calenda, quello a favore del TTIP, che aveva dichiarato inevitabile la riduzione di personale. Il tutto nella passività complice delle belle statuine CgilCislUil.

Lo Stato entra nel capitale del Montepaschi, ma “non abbiamo una banca”

di Sergio Farris 
Quando è apparso chiaro che la soluzione di mercato per il Montepaschi di Siena (ma, in realtà, chi ci aveva seriamente creduto?) non avrebbe funzionato, il Governo è intervenuto con il decreto cosiddetto 'salvarisparmio'. L'organo di vigilanza della BCE ha allora alzato a 8,8 miliardi la posta per il realtivo aumento di capitale. Il piano di salvataggio approvato a fine luglio 2016 dall'istituto senese prevedeva, grazie all'azzeramento delle sofferenze tramite un piano di cartolarizzazioni da oltre 27 miliardi e al reperimento sul mercato di 5 miliardi, di riportare il coefficiente Common equity tier 1 al 4,5% (dal -2,23 dell'estate scorsa).

Chiamatemi pure populista, non mi offendo. Intervista a Luigi de Magistris

Intervista a Luigi de Magistris di Andrea Fabozzi 
Primo cittadino di Napoli dal 2011, rieletto nella scorsa primavera, Luigi de Magistris nel 2017 compirà cinquant’anni.
Sindaco, lei è un populista?
"Non mi offendo se mi si definisce così, perché mi sento in compagnia di altri leader politici, leader di movimento e amministratori capaci di creare una forte connessione sentimentale con il popolo. Leader che riescono a diventare megafono dei bisogni popolari e sanno dare voce a chi non l’ha mai avuta. Si può chiamare populismo, ma anche zapatismo alla Marcos."

Reinventare il conflitto nella crisi democratica

di Etienne Balibar
Negli Stati uniti, dopo l’elezione di Donald Trump, la domanda che tutti si facevano era sempre la stessa: e adesso a chi tocca? E’ possibile che anche Marine Le Pen possa vincere le elezioni francesi? Gli scenari che si delineano sono un’alternativa tra una specie di teoria del domino (i governi liberali cadono uno dopo l’altro e uno spinge il prossimo nell’abisso) e un principio di contagio, su uno sfondo di crollo delle politiche di redistribuzione minate dalla mondializzazione capitalista.

Padoan mette in banca la continuità

di Alfonso Gianni
La tempistica in politica conta. Non può sfuggire il significato che assume il fatto che lo stesso giorno in cui il neopremier tiene la tradizionale conferenza stampa di fine anno compaia sul quotidiano di Confindustria una megaintervista al ministro Pier Carlo Padoan. È come se il ministro dell’Economia avesse voluto marcare il terreno. Da un lato per chiarire agli interlocutori privilegiati, la Confindustria appunto ma più in generale i grandi operatori finanziari, che la materia dell’economia è cosa sua e solo sua.

La difesa dell’ambiente è l’altra faccia della lotta alla globalizzazione

di Giorgio Nebbia 
La politica ha (dovrebbe avere) la funzione di soddisfare i bisogni delle persone: bisogni di cibo, di acqua, di abitazione, bisogno di respirare aria pulita, di salute, di informazione e istruzione, di mobilità, di dignità e libertà, eccetera. Per soddisfare questi bisogni, anche quelli apparentemente immateriali, occorrono cose materiali: frumento e mulini, acquedotti e gabinetti, cemento e vetro per le finestre, libri e banchi di scuola, letti di ospedale, veicoli e strade, eccetera.

Che cosa ci dovrebbe insegnare la mattanza ad Almaviva

di Checchino Antonini
Il 2016 si chiude con una mattanza di posti di lavoro e col pronunciamento della Cassazione per cui è lecito licenziare per «un incremento della redditività dell’impresa», ossia per salvaguardare i profitti. Due pessime notizie, apparentemente scollegate. Nella sentenza di Cassazione si argomenta che «concedere all’imprenditore la possibilità di sopprimere una specifica funzione aziendale solo in caso di crisi economica finanziaria e di necessità di riduzione dei costi rappresenti un limite gravemente vincolante l’autonomia di gestione dell’impresa, garantito costituzionalmente».

Chi ha paura del populismo

di Norma Rangeri 
Se dovessimo leggere il 2016 soltanto sotto l’aspetto politico e istituzionale, potremmo concludere che l’anno che si chiude non è stato tra i peggiori. Gli italiani hanno difeso in massa la Costituzione e l’uomo solo al comando, alla guida di un governo arrogante, ha lasciato palazzo Chigi dove ora siede Paolo Gentiloni, strano clone del renzismo. Se invece alziamo lo sguardo oltreconfine, la violenza terroristica, la tragedia della guerra – l’immagine di Aleppo è emblematica di questo anno – come anche l’avanzata populista in Europa e soprattutto negli Stati uniti, il bilancio diventa sicuramente più complesso e preoccupante.

Il discernimento nella selva dei populismi

di Bia Sarasini
Se c’è un leader mondiale che fa appello al popolo, questo è papa Francesco. Da subito, appena eletto, la sera in cui si affacciò per la prima volta a piazza San Pietro, il 13 marzo 2013, e, tra lo stupore generale chiese al popolo di benedirlo: «…vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo». Al popolo ha fatto riferimento anche in questi giorni, per esempio nell’omelia che ha tenuto durante la messa della notte di Natale. A partire da una citazione dal profeta Isaia: «‘Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce’ (Is 9,1) La vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio.

Referendum lavoro: ci riprovano con le menzogne. Intervista a Susanna Camusso

Intervista a Susanna Camusso di Antonio Sciotto
«Vedo che per contrastare il nostro referendum, vengono tirati in ballo argomenti ricorrenti: l’articolo 18 impedirebbe alle aziende di crescere, l’abolizione dei voucher favorirebbe il lavoro nero. Ma qualcuno sa dirmi se negli ultimi anni, pur essendo stati compressi i diritti, le dimensioni delle imprese italiane siano aumentate? E il nero, come testimoniano i dati di Bankitalia e Inps, non mi pare affatto in calo: 150 milioni di voucher convivono accanto a un sommerso sostanzialmente indisturbato». La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso risponde alle ultime polemiche sui tre quesiti referendari elaborati dal sindacato e traccia il possibile percorso della sua organizzazione nel 2017.

Il partito di massa del XXI secolo

di Loris Caruso 
Negli ultimi due anni, Podemos è diventato un modello di riferimento per chi si propone di costruire una sinistra popolare e adeguata al presente. In Europa questo partito è già il simbolo di diverse cose: di una sinistra iconoclasta verso i propri modelli classici di azione; del cosiddetto populismo di sinistra, che sostituisce la frattura gente comune/èlite a quella tra destra e sinistra, e prova a diventare maggioritaria «facendosi popolo» più che costituendosi come parte politica; di una forma efficacemente post-moderna di partito progressista, molto legata alla continua traduzione della propria proposta politica in messaggio comunicativo; di un modello di partito-movimento in cui la forma-partito si integra con quella dei movimenti sociali.

La Terza Via cancella la società e rottama l’idea di sinistra

di Carlo Freccero e Daniela Strumia
Il motivo per cui la sinistra si è estinta, risiede nel suo peccato originale. Questo peccato si chiama “Terza Via” e cioè il pensiero unico nella sua visione più aggiornata e priva di anticorpi. Per capire bisogna tornare al crollo del muro di Berlino e alla convinzione generalizzata di fallimento del Comunismo che l’accompagna. Si parla di fine della storia e per la prima volta il capitalismo diventa un’entità incontestabile, priva di opposizione possibile. La sinistra si converte al neoliberismo, ma in una forma più radicale, che non ammette opposizione interna.

Monte Paschi, ecco le scommesse sul fallimento o sul salvataggio

di Andrea Baranes 
Va bene. Lo Stato doveva entrare in Monte Paschi. Da giorni (ex?) campioni del liberismo dichiarano che era la soluzione migliore, probabilmente l’unica. Non si poteva rischiare di fare fallire la terza banca del Paese, bisognava evitare il panico diffuso e la sfiducia verso l’intero sistema bancario, occorreva tutelare i piccoli risparmiatori. L’azionista pubblico cambierà i comportamenti della banca? Ma questo ingresso del settore pubblico nella banca potrà cambiarne i comportamenti? Difficile, visto che l’ingresso dello Stato nel capitale non potrà durare più di due anni.

Il quesito referendario sull'articolo 18 è ammissibile e deve essere ammesso

di Giovanni Orlandini
Da giorni sulla stampa nazionale e su pagine web più o meno autorevoli risuona con forza l'opinione di chi si dichiara certo della non correttezza del quesito referendario sul Jobs Act finalizzato a riportare in vita l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori nella sua versione originaria. Il quesito, si afferma, non sarebbe stato formulato correttamente e, perciò, sarebbe destinato a incappare nella dichiarazione di inammissibilità da parte della Consulta. Questa opinione nelle pagine del Corriere è persino fatta avallare da "ambienti vicini alla Corte". Quali siano questi ambienti non è dato sapere.

Se anche la Cassazione si inchina al regime del profitto

di Roberto Ciccarelli 
In una sentenza depositata il 7 dicembre la Corte di Cassazione ha bocciato la decisione della Corte di Appello di Firenze che ha dichiarato illegittimo il licenziamento per giustificato motivo oggettivo del direttore operativo di un’azienda e ha condannato la società a corrispondere al lavoratore 15 mensilità sulla base dell’ultima retribuzione percepita. Dal racconto dei giudici emerge che il licenziamento non è avvenuto a causa della crisi economica dell’azienda, uno dei motivi che può giustificare l’allontamento del lavoratore, ma per evitare di “sostenere notevoli spese di carattere straordinario”.

Sinistra: o rifai il tuo mestiere o muori

Si intitola "Fondamenti per un programma della sinistra in Europa" l'analisi che Massimo D'Alema fa della salute della sinistra nel contesto italiano ed europeo. L'editoriale, di cui siamo in grado di anticipare ampi stralci, viene pubblicato il 31 dicembre sul nuovo numero della rivista Italianieuropei, fondazione presieduta dallo stesso D'Alema. L'autore mette sul tavolo le difficoltà di una sinistra divenuta "bersaglio principale" dell'antipolitica e dei populismi, analizza le cause dello sbandamento della socialdemocrazia e propone la via d'uscita per il socialismo europeo, una "svolta politica" che consenta di "tornare a parlare alle nuove generazioni e al mondo del lavoro". Una sterzata urgente e indifferibile, senza la quale si profila il rischio di una "deriva irrimediabile".

Gramsci e la Russia sovietica: il materialismo storico e la critica del populismo

di Domenico Losurdo 
1. «Collettivismo della miseria, della sofferenza» 
Com’è noto, la rivoluzione che tiene a battesimo la Russia sovietica e che, contro ogni aspettativa, si verifica in un paese non compreso tra quelli capitalistici più avanzati, è salutata da Gramsci come la «rivoluzione contro Il capitale». Nel farsi beffe del meccanicismo evoluzionistico della Seconda Internazionale, il testo pubblicato su «Avanti!» del 24 dicembre 1917 non esita a prendere le distanze dalle «incrostazioni positivistiche e naturalistiche» presenti anche «in Marx». Sì, «i fatti hanno superato le ideologie», e dunque non è la rivoluzione d’Ottobre che deve presentarsi dinanzi ai custodi del «marxismo» al fine di ottenere la legittimazione; è la teoria di Marx che dev’essere ripensata e approfondita alla luce della svolta storica verificatasi in Russia.

Un impegno politico per l’anno che verrà

di Christian Raimo
Nel giro di nemmeno dieci giorni, tra il risultato del referendum e l’arresto di Raffaele Marra, si sono dissolte le due narrazioni che avevano egemonizzato la politica italiana negli ultimi anni: quella renziana dell’arrivo del nuovo (rottamiamo vinciamo spacchiamo tutto), e quella grillina dell’onestà (siamo puri e diversi). Il bagno di realtà è stato una doccia freddissima: ciò che è sopravvissuto è un governo clonato come quello guidato da Paolo Gentiloni e il rimpasto della giunta capitolina imposto direttamente da Beppe Grillo e Davide Casaleggio.

Al diavolo le banche, salviamo i cittadini

di Francesco Gesualdi 
La buona notizia è che in Italia si sta costituendo il Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi, aderente al coordinamento internazionale denominato CADTM. La cattiva notizia è che l’anno 2016 si chiude con un’ulteriore aggiunta di debito illegittimo che fa veleggiare il debito pubblico italiano verso quota 2300 miliardi. Ormai quale sia il vero ammontare del debito pubblico italiano lo sa solo il Ministro del Tesoro, dal momento che l’Unione Europea sta autorizzando aumenti di deficit esonerati dall’obbligo di essere conteggiati nell’ammontare complessivo del debito.

Elementi di economia del lavoro

di Guglielmo Forges Davanzati 
L’economia del lavoro ha come proprio campo d’indagine lo studio del funzionamento del mercato del lavoro, con particolare riferimento all’individuazione delle cause della disoccupazione e dei meccanismi che sono alla base della determinazione dei salari, sia sul piano teorico, sia sul piano empirico. A tal fine, e per quanto riguarda la trattazione che segue, si fa propria un’opzione metodologica che rinvia alla coesistenza di paradigmi alternativi e competitivi, non riconducibili a un schema teorico unitario e unanimemente condiviso.

Il «massismo», metamorfosi del vecchio populismo

di Alberto Asor Rosa
I medesimi fenomeni possono essere interpretati in modi diversi. Io sceglierò questa volta quello più rispondente a una descrizione obiettiva dei fatti, o meglio proverò a farlo. Per farlo devo però affrontare subito le modalità di significazione e di uso che pressoché universalmente vengono adoperate per definire il termine/concetto di “populismo”. E’ mia opinione che esse, pressoché universalmente, siano infondate e fallaci. Ho cercato di dirlo anche recentemente nel saggio Scrittori e massa, pubblicato (2015) in appendice alla ripubblicazione di Scrittori e popolo (1965); ma, forse perché ragionato in un contesto di storia e critica della letteratura, nessuno ha mostrato di accorgersene.

Giovanni Berlinguer: la salute pubblica come etica politica

di Giacomo Giossi 
Docente di medicina sociale, fratello di Enrico storico segretario del PCI, Giovanni fu al centro di una delle più importanti riforme della Repubblica italiana: quella relativa alla sanità pubblica. Portò il tema della salute pubblica – e quindi quello del corpo – al centro di un dibattito politico italiano che da sempre vedeva confrontarsi il corpo represso democristiano e quello militante, ma praticamente assente dei comunisti. Giovanni Berlinguer fu per certi versi l’esempio più lucido di un’idea di politica che sapeva arrivare alle persone intese come comunità con un lavoro assiduo e attento e continuo che sapesse far traslocare le idee dal mondo delle teorie e delle possibilità a quello della pratica e della quotidianità.

Il killer del lavoro, nel lungo termine, non è la Cina. E’ la robotizzazione

di Claire Cain Miller
Il primo lavoro che Sherry Johnson, 56 anni, ha perso a causa della robotizzazione, è stato a Marietta, nello stato della Georgia, nella sede del giornale locale, dove il suo compito era di rifornire di carta le stampanti e di ordinare le pagine stampate. Tempo dopo vide le macchine imparare a poco a poco a fare il suo lavoro; quindi le vide utilizzate in un reparto di produzione merci, dove venivano costruiti macchinari per la respirazione, poi ancora nell’ inventario di un magazzino, ed infine in un archivio.

Etica, progresso, marxismo

di Giuseppe Cacciatore 
Si è sempre partiti da una sorta di equazione tra idea del progresso e teorie storicistiche. Perciò non sarebbe sbagliato sottolineare che la critica delle ideologie del progresso può anch’essa muovere da prospettive storicistiche. Questo presuppone però che si operi una distinzione nell’ambito della polisemanticità degli storicismi. Se, ad esempio, si pone in questione la prospettiva storicistica fondata non sul concetto di legge e di generalità, ma su quello di singolarità e individualità (anche nella sua declinazione etica), si modifica radicalmente l’equazione progresso/storia universale. È il caso, ad esempio, di quegli storicismi che hanno messo capo ad una filosofia speculativa della storia, o a una teoria evolutivo-ottimistica.

Obama e Kerry, tardiva chiusura dei conti

di Zvi Shuldiner 
I media del mondo hanno ascoltato attentamente il discorso del segretario di Stato Usa John Kerry e, due ore dopo, la reazione israeliana. Eppure l’autorevole Canale 10 della tv israeliana, ha aperto sì con Benjamin Netanyahu, ma perché il Procuratore generale ha autorizzato la polizia a interrogarlo su un caso per cui è sospettato di aver violato la legge: l’acquisto di navi in Germania, non discusso bene con le autorità militari e per il quale è stato reso noto il nome dell’avvocato dell’intermediario israeliano che avrebbe guadagnato molti milioni di dollari. È David Shimron, cioè l’avvocato dello stesso Netanyahu.

Industria 4.0, propaganda e realtà

di Gianni Marchetto
C’è un gran parlare attorno a questo “nuovo concetto”: Industria 4.0. E se ne sa poco (a cominciare dal sottoscritto). Mi pare che ci sia molta propaganda da un lato e dall’altro che è un fenomeno non di questi ultimi anni, ma che affonda nei primi anni 2000: vedi l’integrazione tra nuove tecnologie nell’ambito dei processi produttivi e una maggiore integrazione con una nuova struttura dei servizi alle imprese (anche qui assistita dall’informatica). Vedi il caso della Germania.

Le radici dell’odio. L’albero di famiglia di Donald Trump

di Guido Caldiron 
«Una legittimazione dell’odio e dei pregiudizi razziali come non si era più vista dai tempi di George Wallace». Secondo Mark Potok per cercare di inquadrare in qualche modo il “fenomeno Trump” nell’ambito della storia americana, il primo riferimento a cui guardare è rappresentato dal celebre governatore dell’Alabama che negli anni Sessanta incarnò la difesa a oltranza dello status quo razziale degli Stati uniti. Per il responsabile del Southern poverty law center, il più importante centro di studi sul razzismo dell’intero paese, il politico democratico che avrebbe legato la propria sinistra notorietà all’affermazione «segregazione oggi, segregazione domani, segregazione sempre!», rappresenterebbe perciò una sorta di antesignano diretto di The Donald.

Bilanci conformi ai diritti delle persone

di Rocco Artifoni
Prima i diritti fondamentali delle persone o prima l’equilibrio delle leggi di bilancio? Questa domanda è arrivata sul tavolo della Corte Costituzionale a causa di una controversia tra la Provincia di Pescara e la Regione Abruzzo per il finanziamento del trasporto scolastico degli alunni con disabilità. La risposta della Consulta non lascia margini di dubbio: “Il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto allo studio e all’educazione degli alunni disabili non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali. E’ di tutta evidenza che la pretesa violazione dell’art. 81 Costituzione è frutto di una visione non corretta del concetto di equilibrio del bilancio, sia con riguardo alla Regione che alla Provincia cofinanziatrice.

Althusser e la storia

di André Tosel
Non è per spirito di provocazione che modifichiamo il titolo della celebre autobiografia che Louis Althusser ha redatto dopo l' uccisione della moglie nel 1980 e dopo il suo ingresso nella notte dei morti viventi. L'epoca della crisi di egemonia del capitalismo mondializzato ha risvegliato lo spettro di Marx, come già il suo amico Jacques Derrida aveva avuto il coraggio di fare in quegli anni (1993). Per il suo percorso tormentato, per la sua attitudine a porre questioni divenute cruciali dopo la sconfitta della rivoluzione comunista, il pensiero di Althusser pretende ancora di fornire armi intellettuali in grado di sfidare i nostri tempi. Questo pensiero non si limita a tornare ma entra in una nuova orbita.

Nel paese cresce la voglia di un cambiamento radicale

di Unione Sindacale di Base
In quest'anno che sta finendo il potere dell'informazione e la gestione della comunicazione da parte di governo e grandi gruppi economici e finanziari hanno subito un forte colpo dal voto del Referendum del 4 dicembre. La gente ha capito che quello che era in gioco erano valori fondanti della Costituzione e ha anche, e forse soprattutto, voluto dare un forte e chiaro segnale di contrarietà alle politiche economiche e sociali che stanno portando alla miseria milioni di persone.

Ma Renzi, ad esempio, ha investito in MPS come ci consigliava di fare?

di Giulio Cavalli 
2 gennaio. Titolo de Il Sole 24 Ore: “Mps è rianata, ora investire è un affare.” All’interno del pezzo Matteo Renzi, al tempo Presidente del Consiglio dichiara: «Noi studiamo una soluzione, Padoan sta facendo un ottimo lavoro ma il dato è meno grave di quanto percepito dai mercati che comunque fanno il loro gioco». La sera stessa, ospita de Bruno Vespa, Renzi ha aggiunto: l’Italia «non è sotto attacco» e anzi «le turbolenze possono essere un’opportunità». Come nel caso di Mps: «Oggi la banca è risanata, e investire è un affare».

La parabola dell'auto: Flint, Michigan 1936-2016

di Bruno Settis
Nelle elezioni dell’8 novembre di quest’anno la contea di Genesee è stata una delle poche del Michigan in cui si è delineata una maggioranza dei democratici (52,4%; un’altra è stata la contea di Wayne, con la città di Detroit), mentre quella a livello statale, di misura (47,6 contro 47,3%) ma con tutti i suoi 18 rappresentanti, andava ai Repubblicani. Non era certo la prima volta che in Michigan si affermava una maggioranza repubblicana (nelle elezioni presidenziali, anzi, ininterrottamente dal 1972 al 1988), ma a questo giro ha attirato l’attenzione come una delle tessere del domino crollato addosso, Stato dopo Stato, a tutte le previsioni ufficiali.

Povertà educativa ed esclusione sociale

di Tania Careddu
E’ un circolo vizioso: la deprivazione materiale porta alla povertà educativa e viceversa. Con uno svantaggio che si trasmette di generazione in generazione e con effetti che possono durare tutta la vita. Cosicché i bambini provenienti da famiglie indigenti hanno meno (o per nulla) probabilità di conseguire risultati buoni nel percorso scolastico, di prendere parte ad attività culturali e sociali, di svilupparsi dal punto di vista emotivo ma anche di realizzare la propria identità.

Dalla Cassazione la conferma del pessimo clima su diritti e dignità del lavoro

di Franco Astengo 
Proprio nel giorno della sanzione riguardante i 1.600 licenziamenti di Almaviva, dalla Corte di Cassazione arriva la conferma del clima pessimo che, in Italia, si sta respirando verso i diritti e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori sempre più esposti al vento dello sfruttamento e della ricerca indiscriminata del profitto da parte di coloro che debbono essere ancora chiamati “padroni” senza tema di apparire legati a schemi antichi. Schemi antichi ma purtroppo ancora e sempre validi.

Stiamo già dimenticando la lezione del referendum costituzionale?

di Pierfranco Pellizzetti
Mentre il 2016 giunge al capolinea, forse varrebbe la pena riflettere sugli esiti di quello che è stato l’avvenimento politico più clamoroso e significativo dell’anno: il referendum del 4 dicembre. Anche perché risulta abbastanza evidente come lo schieramento che ne è uscito vincitore non sembri proprio essersene accorto. Almeno sotto l’aspetto di coglierne gli effetti politici. O meglio, a parte la Cgil, che con la raccolta di oltre tre milioni di firme avvia la messa in discussione, ancora una volta referendaria, di un pezzo importante del contro-riformismo renziano; quello in materia di cancellazione del lavoro come soggetto politico e sociale (costituzionale: Art. 1) attraverso la sua precarizzazione.

A chi interessa l’ambiente in Italia?

di Luca Aterini
«Per me le parole chiave sono lavoro, sud e giovani». Sono le tre (indiscutibili) priorità scelte dal neo-presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per la conferenza stampa di fine anno tenutasi ieri alla Camera: per quanti non fossero ancora chiare è l’edizione 2016 dell’Annuario statistico italiano a ricordare che «sommando ai disoccupati le forze di lavoro potenziali, ammontano a 6,5 milioni le persone che vorrebbero lavorare», oltre il 10% di tutti gli italiani – dagli infanti ai vegliardi. Sono già 4,6 milioni gli italiani poveri, mentre in 17,5 milioni (il 28,7% dei residenti) rischiano di diventarlo. Molti di loro sono giovani e donne, moltissimi al sud.

Vogliono impedire al popolo di votare. I voucher sono la peste

Intervista a Paolo Ferrero di Andrea Barcariol 
Nella conferenza di fine anno, Gentiloni ha rivendicato i risultati ottenuti anche sul fronte del lavoro sottolineando i 700mila posti in più, di cui “circa i due terzi a tempo indeterminato”. Cosa ne pensa?
«Sono semplicemente frutto dell’incentivo e sono tutte persone che verranno licenziate appena le aziende riterranno che non saranno più utili. E’ veramente una presa in giro con i numeri, il posto di lavoro stabile non esiste più perché loro lo hanno tolto e ora chiamano lavoro stabile ciò che in realtà non è stabile».

Una rivolta nella fattoria degli animali

di Paul B. Preciado 
Non produrre niente. Cambia sesso. Diventa l’amante del tuo professore. Sii l’allievo del tuo studente. Sii l’amante del tuo capo. Sii l’animale del tuo cane. Tutto ciò che cammina su due zampe è un nemico. Prenditi cura della tua infermiera. Entra in una prigione e ripeti la scena centrale di La fattoria degli animali. Diventa l’assistente dalla tua segretaria. Pulisci la casa della donna delle pulizie. Prepara un cocktail per il barista. Chiudi la clinica. Piangi e ridi. Abiura la religione che ti è stata data. Balla sulle tombe del tuo cimitero segreto. Cambia nome. Cambia antenati. Non cercare di piacere.

Mps, sbagliando non s'impara

di Chiara Punzo
I governi italiani, dal 2007 in poi, si sono sempre vantati di non aver dovuto salvare le banche senza che questo abbia comportato problemi alla tenuta del sistema finanziario. Ma, due anni fa, nel 2014, i dati quantificavano le sofferenze nel sistema bancario italiano a 181 miliardi, in aumento del 21% da novembre 2013 a novembre 2014. Questo dato avrebbe dovuto farci considerare più criticamente le certezze dell’esecutivo, soprattutto alla luce degli stress test della BCE che rivelavano fin da allora forti criticità anche nel terzo istituto del Paese, il Monte dei Paschi di Siena (MPS).

Clima, migranti e il riconoscimento del "rifugiato ambientale"

di Guido Viale
A Milano, lo scorso 24 ottobre, quattrocento persone hanno seguito il convegno Il secolo dei rifugiati ambientali? promosso da Barbara Spinelli, dal gruppo parlamentare europeo Gue/Ngl e dalle associazioni Laudato si', Costituzione Beni Comuni e Adif, con il sostegno del Centro europeo di eccellenza Jean Monnet. La Convenzione di Ginevra garantisce protezione alle vittime di guerre, persecuzioni politiche, religiose o sociali, ma non contempla la figura del rifugiato ambientale.

1972, i metalmeccanici e l’epopea di Reggio Calabria

di Giuliano Cazzola 
Grande anno il 1972. I metalmeccanici non si limitarono soltanto a rinnovare un contratto con tanti aspetti innovativi (abbiamo già parlato nella puntata precedente dell’inquadramento unico), ma anticiparono le vertenza con un’iniziativa (organizzata insieme con le altre categorie ‘’unitarie’’ dell’industria) dedicata ai problemi del Mezzogiorno e svoltasi in Calabria. Sono passati tanti anni da quei fatti, di cui probabilmente si è persa la memoria. Bisogna sapere che una delle risposte alle lotte dell’autunno caldo era stata l’istituzione delle Regioni. In quella circostanza, in Calabria, stabilirono che gli uffici del nuovo Ente dovessero essere a Catanzaro. A Reggio Calabria la decisione suonò come un insulto.

Nella fossa dei leoni. Si può leggere Il capitale di Marx a partire dalle Tesi su Feuerbach?

di Wolfgang Fritz Haug 
Cercheremo qui di abbattere i muri che agli occhi di molti impediscono alla filosofia della prassi di introdursi nel regno del Marx più maturo. Il primo di questi muri è stato eretto tra le Tesi su Feuerbach e la critica dell’economia politica; un secondo tra il giovane Marx e il Marx maturo, con la conseguenza della nascita di una specie di dualismo marxologico; un terzo muro, infine, è stato costruito tra la società e la natura. Se riusciremo a sospendere la quarantena nella quale gli strutturalisti hanno rinchiuso le Tesi su Feuerbach, il sarcasmo di Althusser dovrà cessare e la filosofia della prassi non sarà più «la bella conversazione notturna dei nostri leoni intellettuali da salotto».

Argentina: la vittoria dei ricercatori contro il governo Macri

di Alioscia Castronovo
Cinque giorni di occupazione del Ministero della Scienza e Tecnologia impediscono l'espulsione di 500 (su poco meno di mille posti annui) nuovi ricercatori dal Conicet. Cronaca di una vittoria parziale ma importantissima in questa calda estate argentina. Già tra ottobre e novembre il governo Macri aveva annunciato tagli alla ricerca, e vi erano state delle prime manifestazioni di studenti e ricercatori. Ma la mobilitazione esplode quando, una settimana prima di Natale, arriva la notizia ufficiale del taglio del 60 per cento dei posti da ricercatori, con l'annuncio di 500 nuovi ricercatori espulsi dal Conicet nonostante fossero stati valutati positivamente dalla Commissione preposta.

Un sondaggio "rivoluzionario"....

di Sergio Cararo
Il grande maestro Mario Monicelli ci regalerebbe un sorriso leggendo la notizia. Lui che in una intervista storica disse che affidarsi alla speranza era sbagliato e che in Italia le cose andavano male perchè non c'era stata una rivoluzione, si sentirebbe meno solo e maggiormente compreso. Un sondaggio dell'istituto demoscopico di Trieste, SWG svolto tra il 15 e il 16 dicembre scorso, ha rilevato alcuni dati estremamente interessanti nelle risposte degli intervistati. La domanda posta era la seguente:

La scelta di essere cittadini

di Spartaco Puttini 
All’inizio di questo millennio ¡Que se vayan todos! (che se ne vadano tutti!) è stato il grido che spontaneamente è sorto dalle strade di Buenos Aires per condannare e rifiutare una classe politica ritenuta responsabile del tracollo economico e sociale vissuto dall’Argentina. Un grido sicuramente di rabbia, forse anche di liberazione; comunque un grido di dolore. Quel sentimento di rifiuto è stato più tardi fatto proprio, in un contesto diverso, dai manifestanti spagnoli che alla Puerta del Sol di Madrid si sono chiesti: “perché si chiama democrazia rappresentativa se non mi rappresenta?”.