La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 24 febbraio 2017

Una sinistra per il welfare. Intervista a Jeremy Corbyn

Intervista a Jeremy Corbyn di Enrico Franceschini 
"Vinceremo con i social network". Detto dal leader 67enne che è accusato di riportare il Labour al socialismo di ieri può sembrare un paradosso: eppure Jeremy Corbyn parla sul serio. Nonostante i sondaggi gli assegnino un distacco di 15 punti nei confronti della premier conservatrice Theresa May, a dispetto di contestazioni interne (respinte vincendo due volte le primarie) e difficoltà del presente (rischia di perdere due seggi nelle suppletive di questa settimana), colui che era considerato la "primula rossa" della sinistra britannica guarda al futuro con ottimismo. Promettendo di evitare il peggio della Brexit, capovolgere l'ondata populista e unire i progressisti in nome dei comuni valori.

La lotta alle disuguaglianze: elemento costitutivo e affermativo della democrazia

di Giuseppe De Marzo
L’aumento delle disuguaglianze e della povertà del nostro paese ha raggiunto livelli senza precedenti nella storia repubblicana. A denunciarlo è l’ultimo rapporto Istat 2016 presentato lo scorso 20 maggio in Parlamento dal presidente Alleva. Un paese nel quale sono i giovani a pagare il prezzo più alto, dove negli ultimi 20 anni l’aumento delle disuguaglianze, se comparato con quello degli altri paesi europei, è stato secondo solo a quello registrato in Gran Bretagna. Ma quel che è più grave e sul quale vale la pena concentrare le nostre attenzioni è la prospettiva tracciata dal rapporto di Alleva: le disuguaglianze continueranno a crescere ed il nostro sistema di protezione sociale così com’è non è in grado di farvi fronte.

Il populismo come confine estremo della democrazia rappresentativa

di Nadia Urbinati
Il populismo è un concetto molto impreciso, usato per descrivere situazioni politiche diverse tra loro e movimenti politici che perseguono obiettivi diversi, per esempio forme di partecipazione spontanea o partiti organizzati al fine di conquistare la maggioranza di un parlamento democratico. Per alcuni il populismo è solidaristico e inclusivo, per altri discriminatorio e insofferente verso i diritti individuali e le minoranze. Per alcuni esso mette a rischio le democrazie costituite, per altri esso inaugura nuove possibilità per la democrazia.

Il valore dell’“Anno Gramsciano”, a 80 anni dalla scomparsa dell’intellettuale sardo

Intervista a Francesco Giasi di Annalisa Bottani
L’Anno Gramsciano è appena iniziato. In tutta Italia sono già in tanti ad aver colto questa preziosa occasione per organizzare iniziative ed eventi dedicati al pensatore italiano più studiato e tradotto al mondo. Uno dei primi importanti eventi dell’“Anno” è la mostra “Antonio Gramsci e la Grande Guerra”, ideata e realizzata dalla Fondazione Gramsci. Dal 15 febbraio al 10 marzo sono esposti all’Archivio Centrale dello Stato anche i trentatré “Quaderni del carcere” compilati da Gramsci dal 1929 al 1935. Intellettuale e dirigente politico, la sua tormentata e dolorosa esperienza di prigioniero di Mussolini ebbe inizio l’8 novembre 1926, alla vigilia dell’approvazione delle “Leggi eccezionali fasciste”.

Il dramma è delle donne, i diritti sono dei medici

di Bia Sarasini
Sono tutti contro. Cei, Ordine dei medici, la stessa ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Tutti contro il bando di concorso indetto dalla Regione Lazio nel 2015 per assumere a tempo indeterminato due dirigenti medici della «disciplina Ostetricia e Ginecologia». Medici «da destinare al settore Day Hospital e day Surgey per l’applicazione della Legge 194/1978». Tutti difendono il diritto dei medici di scegliere l’obiezione di coscienza, nessuno si preoccupa delle condizioni necessarie a garantire la libertà delle donne di praticare l’interruzione di gravidanza nelle strutture pubbliche.

America first. Trump e il liberprotezionismo

di Antonio Pio Lancellotti
Dietro lo slogan “America First”, leitmotiv del discorso tenuto da Donald Trump nel giorno dell’insediamento alla Casa Bianca, si cela l’ossatura di una visione complessiva che rimette l’isolazionismo statunitense (in senso economico, culturale e sociale) al centro dell’agenda politica presidenziale. A distanza di un mese ancora non è chiaro quanto questa visone sia stata costruita in termini di mero marketing politico o quanto abbia un reale fondamento in termini strategici. Fatto sta che alcune misure adottate da Trump nelle prime settimane di presidenza sembrano indicare un quadro d’insieme che definisce diversi elementi di discontinuità, ma anche alcune permanenze, rispetto al precedente ciclo obamaniano.

Quando il capo è una piattaforma digitale. Intervista a Tiziana Terranova

Intervista a Tiziana Terranova di Roberto Ciccarelli 
In Italia Uberpop è stata dichiarata illegale tre anni fa, come in altri paesi europei. La forza dirompente di Uber è stata in parte neutralizzata da una sentenza che ha dichiarato illegale una piattaforma che permette a chiunque di fare il tassista con la propria macchina. Con Tiziana Terranova, docente di sociologia dei processi culturali all’università Orientale di Napoli e tra le più apprezzate studiose di culture digitali a livello internazionale, indaghiamo le ragioni che hanno portato alla protesta dei tassisti contro l’emendamento Lanzillotta che liberalizza il settore delle auto a noleggio.

La diaspora del Pd, vi prego, cancelli anche la riforma Franceschini sui beni culturali

di Tomaso Montanari 
In queste ore la diaspora del PD sta mettendo sotto accusa, e sta progettando di rovesciare, una buona parte dei provvedimenti chiave del Governo Renzi, che pure aveva votato in Parlamento. Bene, anzi meglio: meglio tardi che mai. Vorrei però elevare una preghiera: accanto al Jobs Act, alla Buona Scuola, alla soppressione dell'Ici anche per i miliardari, allo Sblocca Italia del cemento non dimenticatevi di ripudiare (e di abrogare, se ne avrete la forza) la cosiddetta riforma Franceschini!

Portogallo, il laboratorio della sinistra plurale che governa, e bene

di Massimiliano Cortivo
Brinquebalante. La definizione più precisa l’hanno data i francesi. Quella portoghese è una sinistra brinquebalante, una sinistra che ondeggia, barcolla, una sinistra che traballa e che rischia di inciampare a ogni passo. Ma che nonostante tutto rimane là, al suo posto, tra il governo e l’appoggio esterno, a comandare, come direbbe il Rovazzi ai teenager. E il fatto, in questa Europa spazzata da sempre più forti venti populisti (o conservatori) non può passare inosservato a chi abita a sinistra o da quelle parti cerca di costruire la sua nuova casa.

Una buona notizia, nonostante tutto

di Giovanna Ferrara
La brutta notizia è che a scegliere la scissione sia stato Renzi. Un po’ di decoro contro l’arroganza padronale con cui il segretario (ma sarebbe meglio chiamarlo amministratore) ha sempre gestito il partito (ma sarebbe meglio chiamarlo sciagura) non avrebbe fatto male a questa storia. Non avrebbe fatto male alla dignità non vedere Veltroni sul palco che si presta al gioco perverso della riesumazione, se lui è quel che resta della sinistra del PD finalmente si può dire quello che si è sempre saputo: il PD, nel ventennio berlusconiano, è stato il più grande partito di destra.

È il capitalismo digitale, baby

di Roberto Ciccarelli
La confusione tra soggettività e divisione del lavoro è sistematica. L’enfasi sull’eccellenza e sulla singolarità di un individuo atomico totale coesiste con la trasformazione dell’individuo in un primate tecnologico connesso a un’applicazione.  Passaggio paradigmatico” è stato definito il capitalismo digitale dal colosso della consulenza McKinsey. Al World Economic Forum si è consultato il manuale di storia del capitalismo ed è stata formulata l’ipotesi della “quarta rivoluzione industriale”.

Contro la sinistra globalista

di Carlo Formenti 
Correva l’anno 1981 quando il Manifesto recensì il mio primo libro (“Fine del valore d’uso”). Era una stroncatura che non ne impedì il successo e, alla lunga, risultò più imbarazzante per il quotidiano che per l’autore. Quel breve saggio, uscito nella collana Opuscoli marxisti di Feltrinelli, analizzava infatti gli effetti delle tecnologie informatiche sull’organizzazione capitalistica del lavoro e, fra le altre cose, prevedeva – cogliendo con notevole anticipo alcune tendenze di fondo – che la nuova rivoluzione industriale avrebbe drasticamente ridotto il peso delle tute blu nei Paesi occidentali, favorendo i processi di terziarizzazione del lavoro, e avrebbe consentito un massiccio decentramento della produzione industriale nei Paesi del Terzo mondo.

Giustizia ambientale e giustizia sociale: un paradigma per un progetto di un mondo diverso

di Guido Viale
Il corpo umano ha la sua estensione naturale nell’ambiente, originario o artificiale, in cui è inserito, così come ogni essere umano è una efflorescenza particolare dell’ambiente in cui vive. La condizione umana, intesa come esistenza particolare di ogni singolo uomo o di ogni singola donna, o di ogni comunità territorialmente situata, e non di un astratto “essere umano”, è indissolubilmente legata alle condizioni in cui si svolge la sua esistenza. Condizioni che possono essere determinate tanto dalle dinamiche che interessano un determinato territorio, quanto dalla mobilità che contraddistingue l’individuo, la comunità o il gruppo sociale a cui l’individuo appartiene.

Come sopravvivere all'Era Trump

di Joseph Stiglitz
In appena un mese da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump è riuscito a diffondere caos e incertezza, oltre a un livello di paura che farebbe l’invidia di qualunque terrorista, con una rapidità stupefacente. Non sorprende che i cittadini e i manager delle imprese, della società civile e dello stato facciano fatica a reagire in maniera appropriata ed efficace. Qualsiasi opinione riguardo alle soluzioni da adottare è necessariamente provvisoria, poiché Trump non ha ancora presentato alcuna proposta legislativa dettagliata, e il congresso e i tribunali non hanno ancora finito di rispondere al fuoco di fila dei suoi ordini esecutivi. Ma riconoscere l’incertezza non può essere una giustificazione per negare la realtà.

Scissione Pd: la tragica parabola di un partito destinato (e arrivato) allo sfascio

di Paolo Farinella
Manca un mese appena a primavera e già le mammole piddine fioriscono a gruppi di gemelli e solitari smarriti. Alcuni amici non mi salutano più perché da almeno tre anni pronostico lo sfascio del Pd non a causa di una maledizione divina, ma per aver venduto l’anima a Matteo Renzi, corpo estraneo alla storia del riformismo italiano e a quella propria della sinistra. Buttandosi nell’acqua rancida del fonte battesimale della Leopolda, affascinato dal tacco 12 della ex ministra Maria Elena, poi divenuta Maria Banca Etruria, il Pd ha abiurato non solo le sue origini uliviste di stampo prodiano, ma anche quelle ancestrali di stampo degasperiano, berlingueriano e pertiniano.

Walter Benjamin e la riproduzione dell’opera d’arte

di Paolo Godani
Il saggio di Walter Benjamin sull’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica è senza dubbio uno dei testi filosofici più influenti del XX secolo, che ha non soltanto segnato la riflessione estetica sulla fotografia e sul cinema, ma anche rinnovato radicalmente la comprensione dei rapporti tra arte e politica. Sono rarissimi i casi che hanno potuto evitare di confrontarsi con almeno una delle sue tesi. Tutti conoscono questo saggio o tutti, almeno, potevamo dire di conoscerlo prima di scoprire sino a che punto, nel segreto delle diverse versioni (cinque, per la precisione) scritte da Benjamin tra il 1935 e il 1939, si nascondessero intuizioni e formulazioni che, per i lettori di una qualche versione standard del testo, risultano ancora oggi radicalmente inattese.

I comunisti e l’Unione europea

di Fosco Giannini 
Sabato 25 febbraio, a Roma, presso l’hotel Universo, via Principe Amedeo 5b, dalle ore 10.30 sino alle 18.30, si terrà un convegno organizzato dal PCI: “I Comunisti e l’Unione Europea- Per una critica radicale alle politiche liberiste e per l’unità sovranazionale delle lotte dei comunisti”. Al Convegno parteciperanno: Agostinho Lopes, del partito comunista portoghese; Charis Polycarpou, dell’Akel di Cipro; Viktoriia Georghevska, del partito comunista ucraino; Veronika Yukhina, del partito comunista di Lughansk (Donbass); un dirigente nazionale del partito comunista di Spagna e un dirigente nazionale del partito della rifondazione comunista. Interverranno al convegno gli economisti italiani: Emiliano Brancaccio, Sergio Cesaratto, Luciano Vasapollo e Domenico Moro.

L’Europa delle povertà

di Susanna Ronconi
Uno dei misuratori indiretti della crisi in corso e delle diseguaglianze in crescita da decenni è senz’altro quello delle povertà. Guardando agli ultimi dati Istat, in Italia balza agli occhi il livello raggiunto dalla povertà assoluta. Che è poi quella povertà più radicale, perché se quella relativa si misura sul reddito medio, quella assoluta ha a che fare con i beni essenziali per la vita e la sopravvivenza. Negli ultimi dieci anni mai si era registrato un dato simile in relazione ai singoli individui: nel 2015 sono 4.598.000, il 7,6% della popolazione, erano il 6,8% nel 2014.

Presa di coscienza e post-capitalismo

di Mark Fisher
Parlerò del capitalismo e della coscienza. Alcuni di voi hanno letto il mio libro IlRealismo Capitalista. Di cosa tratta? Diun concetto, o meglio, della convinzione che il capitalismo sia l’unico sistema politico economico realistico. In realtà, non è così, perché nella vita di ogni giorno, le persone non si curano né del capitalismo né dell’idea che sarebbe l’unico sistema sostenibile. In realtà, l’unico modo di pensare il realismo capitalista[1]è in termini di deflazione della coscienza. Senza voler apparire troppo schematico e brutale, vorrei presentare la nascita del realismo capitalista nel seguente modo: si tratta della crescente percezione delle relazioni sociali, delle concezioni e delle forme di soggettività capitalistica come cause inevitabili, impossibili da sradicare.

I sentieri impervi del General Strike

di Felice Mometti
Gli innumerevoli decreti esecutivi della coppia Trump-Bannon stanno trovando non poche difficoltà a essere applicati. Una difficoltà su tutte: non è partita, e non si vedono nemmeno dei segnali di una qualche consistenza, quella mobilitazione sociale che avrebbe dovuto sostenerli, come era nelle intenzioni degli strateghi che oggi hanno gli uffici alla Casa Bianca. Per essere efficaci, le incursioni a tutto campo del Presidente degli Stati Uniti in tema di diritti civili e sociali, sulla politica estera, contro la «casta» stanziata a Washington hanno bisogno di una relazione diretta, riconosciuta e legittimata, tra il Presidente e il suo «popolo».

Debito e diseguaglianze: basi del capitalismo finanziarizzato

di Marco Bersani
Il debito e le disuguaglianze costituiscono la cifra del capitalismo nell’epoca della sua finanziarizzazione spinta. Tale connubio è innanzitutto evidente per via empirica: dall’inizio della crisi globale ad oggi, vi è stato, in tutti i paesi industrializzati, un consistente aumento dell’indice di Gini (che misura la disuguaglianza sociale) e contemporaneamente un innalzamento costante del debito pubblico. Si tratta tuttavia di un connubio molto più strutturale di quanto si pensi, al punto che entrambi i poli si alimentano l’un l’altro in un circolo vizioso, che, senza l’introduzione di una forte discontinuità, può rivelarsi senza fine.

Piattaforma anti-liberista per le sinistre

di Roberto Ciccarelli 
Michele Emiliano voterà «Sì» ai referendum della Cgil contro i voucher e per la responsabilità solidale negli appalti. È il passo a sinistra del candidato alle primarie contro Renzi, quando saranno convocate. Ora, sembra, il 9 aprile, ma chissà. In un dibattito organizzato da Giorgio Airaudo e Giulio Marcon nella sede della Cgil in via Buonarroti a Roma, giovedì ha promesso a quasi tutto l’arco delle forze politiche, sindacali e sociali della sinistra presenti (Paolo Ferrero di Rifondazione, Maurizio Landini della Fiom, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Pippo Civati di Possibile e Anna Facone dei comitati per il «No» al referendum del 4 dicembre) che da segretario del Pd applicherà una piattaforma programmatica anti-liberista per un nuovo (centro)sinistra: ripristino dell’articolo 18 e contro il Jobs Act, reddito di dignità, abolizione della buona scuola, finanziamento della ricerca, nuovo modello di sviluppo.

Note sulla rivolta delle banlieues

di Francesco Brancaccio e Federico Puletti
Da qualche tempo ci chiedevamo se non fosse giunto il momento di avanzare un bilancio delle mobilitazioni che hanno attraversato la Francia tra la primavera e l’estate del 2016. Dopo l’ultima grande manifestazione di settembre non si erano più date grandi convocazioni di piazza. A seguito dell’approvazione della loi travail, e di fronte alla radicalizzazione delle piazze come dei suoi stessi iscritti, il sindacato aveva abbandonato il campo della mobilitazione generale. Intanto, si moltiplicavano le azioni repressive nei confronti dei tanti che si erano mobilitati, e si intensificava l’attacco ai migranti: lo smantellamento della giungla di Calais vale come esempio di una tendenza più generale.

Le lotte fanno l’Europa

di Beppe Caccia 
Dalla «crisi esistenziale» europea al nuovo «disordine mondiale»: è tra queste due polarità che oscillerà la discussione del Meeting transnazionale, che si svolge a Bologna da venerdì a tutto sabato. L’iniziativa è di Leila network, la rete che connette centri sociali ed esperienze autorganizzate e associative dell’Emilia-Romagna: Tpo e Labás di Bologna, Casa Madiba di Rimini e LabAq16 e Casa Bettola di Reggio. Il titolo è accattivante: Struggles Make Europe – «le lotte fanno l’Europa» – a ricordare con ironia per i più anziani la sigla del padre dell’Euro, quel Sistema Monetario Europeo che costituì una tappa fondante il processo d’integrazione «dall’alto» del continente.

Tre proposte per risollevare l’Università

di Paolo Graziano e Marco Almagisti
L’università italiana negli anni recenti è stata saccheggiata. Con il succedersi di quattro riforme in pochi anni si è progressivamente trasformata in un esamificio, in un cantiere permanente e le energie di molti si sono concentrate su come sopravvivere in un sistema di risorse calanti anziché sul potenziamento della qualità della didattica, della ricerca o della «terza missione». Il primo dato su cui riflettere è il seguente: l’Italia spende cifre di gran lunga inferiori per l’Università di quanto non facciano altri paesi europei.

Diseguaglianze e migrazioni

di Roberto Guaglianone
L’occidente è stato costruito sul razzismo. L’idea di razza è stata creata per mantenere le gerarchie. La disuguaglianza tra gli uomini non è un caso. Il progresso dell’occidente non sarebbe stato possibile senza la schiavitù, il genocidio e il colonialismo” (Kehinde Andrews, professore di sociologia). Se è vero che, come tante tesi antropologiche sostengono, le migrazioni umane sono connaturate alla storia, dall'homo erectus in avanti, quello che connota gli spostamenti di ingenti masse di persone negli ultimi due secoli sono le impressionanti disuguaglianze che hanno provocato una profonda frattura in seno all'umanità.

Taxi e Uber, tra servizio pubblico e caporalato digitale

di Guido Viale 
Riferiscono in molti che, con il blocco dei taxi, le auto di Uber in circolazione hanno raddoppiato le tariffe. È la legge della domanda e dell’offerta. Ma è anche un’anticipazione di che cosa succederà se e quando Uber avrà vinto la sua guerra contro i tassisti. È una guerra che non riguarda solo l’Italia, ma ha dimensioni planetarie, combattuta con alterne vicende tra la multinazionale e i tassisti. I taxi sono un servizio pubblico non sovvenzionato (a differenza del trasporto di linea), sottoposto a regole precise: tariffe amministrate e gestite dal tassametro, controlli rigidi sui veicoli e gli autisti, obbligo di garantire il servizio giorno e notte e di coprire tutto il territorio comunale o comprensoriale definito dalla licenza; divieto di offrire il servizio fuori di esso.

Dalla parte degli ignoranti

di Stefano Bartolini 
Pochi giorni fa è apparso su Pagina 99 un articolo, “Sono élite e me ne vanto”, che tenta di far passare la falsa idea di una contrapposizione tra il mondo della cultura e quello della gente comune, dove gli “acculturati” dovrebbero imbarcarsi in una battaglia a difesa dell’élite da loro rappresentata. Ora, se da una parte l’articolo contiene un richiamo condivisibile contro l’anti-intellettualismo reazionario in espansione – che attacca le competenze e l’istruzione gettando discredito verso le forme del sapere, di cui molti di noi hanno fatto esperienza – dall’altra si rivela essere un’accozzaglia fuorviante con diversi passaggi tutt’altro che chiari nella loro logica.

Chi usa i voucher? Ecco la lista segreta dell’Inps

di Antonio Sciotto
McDonald’s, Sisal, Manpower, Adecco, Chef Express. C’è anche la Juventus. I maggiori utilizzatori di voucher in Italia sono grossi gruppi che operano nel commercio, nella ristorazione, nell’organizzazione di eventi culturali e sportivi. La lista dei primi duecento è stata fornita nei giorni scorsi dall’Inps alla Cgil, dopo mesi di scontri e polemiche, e il manifesto oggi pubblica i 15 che stanno in cima: con tanto di importo lordo in euro e prestatori (i lavoratori cioè retribuiti con i ticket). Si tratta del 2016, anno dell’introduzione della cosiddetta «tracciabilità»: che ha rallentato la crescita, è vero, ma il fenomeno resta preoccupante perché i buoni staccati l’anno scorso sono stati circa 135 milioni (+24% rispetto ai 115 del 2015, cifre che verranno consolidate nei rapporti di marzo).

Cosa può un tornello

di Maurilio Pirone
Il tornello è un dispositivo di sicurezza dalla storia piuttosto recente. Sembra che la sua invenzione si dovuta allo statunitense Clarence Saunders il quale lo installò per la prima volta nel suo shop self-service Piggly Wiggly (poi divenuta una nota catena americana) nel 1916; il tornello serviva ad impedire l’uscita dal negozio senza pagare. Prima della loro introduzione era il venditore a selezionare e mostrare i prodotti al compratore.

Il pane ma anche le rose. Quello che la crisi nasconde

di Fabrizio Marcucci
“Bisogna riaccendere la luce evitando di farsi abbagliare, perché dopo tanto tempo che l’hai tenuta spenta, la luce può accecarti”. La metafora di Franco Martini, membro della segreteria nazionale della Cgil, si presta bene a spiegare come fino ad oggi c’è stato un elemento invisibile non solo al sindacato ma un po’ a tutti, presi come siamo dal misurare la crisi in termini di punti decimali di Pil e di numeri legati a redditi e produzione. Eppure ci sono altri numeri, che testimoniano come la tempesta in atto ormai da un decennio sta logorando legami, sta minando la percezione che le persone hanno di sé, sta relegando problemi di natura sociale alla sfera individuale, gravando le persone, già penalizzate da precariato, disoccupazione o ritmi ossessivi di lavoro di un peso ulteriore.

Disuguaglianza morbosa: sei uomini ricchi quanto la metà della popolazione mondiale

di Paul Buchheit 
Sì, la disuguaglianza peggiora di anno in anno. Agli inizi del 2016 Oxfam ha riferito che soli 62 individui detenevano la stessa ricchezza della metà più in basso dell’umanità. Circa un anno dopo Oxfam ha scritto che soli 8 uomini detenevano la stessa ricchezza della metà più in basso dell’umanità. In base alla stessa metodologia e delle fonti dei dati usate da Oxfam tale numero è ora sceso a 6. Come spiegare lo spettacolare aumento della più plateale e perversa delle disuguaglianze estreme? Due motivi ben documentati: (1) la metà, e oltre, più povera del mondo ha continuato a perdere ricchezza; e (2) gli individui REALMENTE più ricchi – specialmente il migliaio o circa al vertice – continuano ad aggiungere miliardi di dollari alle loro immense fortune.

Con il CETA più inquinamento per tutti

di Alberto Zoratti 
Douglas, Cheng, Grigera Naón. Non sono i nomi di una qualche squadra olimpica di beach volley. Sono i membri del collegio arbitrale che dovrà giudicare la denuncia portata avanti dalla compagnia estrattiva canadese Gabriel Resources contro la Romania. Oggetto del contendere è una miniera d'oro in Transilvania, gestita dalla Rosia Montana Gold Corporation, di cui la Gabriel ha la maggioranza delle azioni, e i limiti imposti dal Governo per l'impatto sociale e ambientale che le attività della multinazionale stavano avendo sulle comunità locali.

Dopo il royal baby ecco il royal party

di Nadia Urbinati
L’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd è stata la causa scatenante di questa penosa separazione. Il carattere del leader ha fatto il partito e lo ha disfatto. Come apparve da subito, quel che si sarebbe da quel momento affermato sarebbe stato il Partito di Renzi, opposto a, e in permanente tensione e litigio con il Pd. A quel punto la traiettoria verso il divorzio era segnata, a meno che tutto il Pd non fosse divenuto di Renzi. Ora, che il partito fosse gracilino nei principi e nei fondamenti era visibile a tutti, troppo lasco nei confini tra destra e sinistra per non essere pericolosamente conquistato o dall’una o dall’altra. Le due ali non possono più coesistere. La recente Assemblea ha mostrato più livore che ragioni ragionate.

La via al socialismo nella prospettiva del Vietnam


di Francesco Maringiò
È molto utile discutere del Vietnam oggi, perché questo contributo aiuta a sprovincializzare ed innovare il dibattito politico, anche in merito alla stessa concezione sulla natura di un processo socialista. Durante la guerra, quando le pagine dei dei giornali ed i notiziari si riempivano di cronache epiche e vittoriose, era facile individuare nello slancio eroico di quel popolo la natura antimperialista della sua battaglia ed era evidente a tutti l’anelito ad edificare una società nuova, una società socialista. Oggi il Vietnam è un paese globalizzato e moderno e sono in molti a chiedersi se sia ancora un paese socialista.

Garanzie americane alla prova del «trumpismo»

di Stefano Luconi
Fin dal suo insediamento, Donald Trump ha voluto trasmettere l’immagine di un presidente decisionista e capace di realizzare il proprio programma senza guardare in faccia nessuno e senza ricorrere ai compromessi della politica tradizionale. Tuttavia, le sue iniziative sono state quasi immediatamente arginate da una serie di intralci. Il contenimento dell’agenda presidenziale è partito dalle ordinanze e dalle sentenze di giudici federali che hanno imposto il congelamento del bando all’immigrazione da sette nazioni a maggioranza islamica ritenute a rischio terrorismo. La scorsa settimana la controffensiva ha investito la composizione del governo: il consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, è stato costretto a dimettersi e Andrew Puzder, designato al Dipartimento del Lavoro, ha dovuto rinunciare alla carica prima ancora che il Senato votasse sulla sua nomina.

Come fare funzionare la 194. Una proposta cristiana

di Noi Siamo Chiesa
La situazione alla quale ci troviamo di fronte è abbastanza chiara: nel nostro paese il servizio IVG (Interruzione Volontaria della Gravidanza) da tempo è garantito con fatica, solo in parte e non dovunque. Tutte le informazioni disponibili dicono che, da una parte sono in aumento gli aborti clandestini, soprattutto da parte delle donne più socialmente svantaggiate, dall’altra l’uso di anticoncezionali, ora più facilmente disponibili. E’ fatto del tutto risaputo e non contestato che una parte del personale sanitario che obietta non è tale per motivi di coscienza ma per non essere costretto a farsi carico di un eccesso di interventi di IVG a scapito della generalità delle altre prestazioni inerenti alla professione.

Togliatti e il comunismo del 900

di Salvatore Tinè
Un nesso indissolubile lega la biografia politica di Palmiro Togliatti alla storia del movimento comunista internazionale del ’900. La stessa elaborazione della “via italiana al socialismo” che scandisce l’evoluzione dell’opera e del pensiero del dirigente comunista nel ventennio compreso tra la svolta di Salerno dell’aprile ’44 e la sua morte nell’agosto del ’64, affonda le sue radici in quel periodo, per molti versi decisivo e cruciale, della sua biografia politica che lo vede salire ai vertici dell’Internazionale comunista in una fase storica segnata dalla costruzione del socialismo nell’Urss staliniana e dall’avanzata del fascismo in Europa. Già a partire dai primissimi anni ’20 Togliatti viene maturando una concezione del processo rivoluzionario su scala mondiale che vede nell’esistenza dell’Urss il fattore principale di rivoluzionamento e di mobilitazione delle masse.

Napoli città ribelle

di Achille Conte
Quando Luigi de Magistris è riconfermato sindaco di Napoli con oltre il 66% dei consensi durante le amministrative di giugno 2016, molti – tra politici e media nazionali – definiscono l’avvenimento come “fenomeno populista” e “l’anomalia Napoli”; in diversi casi preferiscono silenziarlo e metterlo da parte per lasciar spazio alle vittorie del M5S e alla pesante sconfitta del cosiddetto establishment politico in città importanti come Roma e Torino. Hanno ragione, d’altronde come definire con precisione uno scenario in cui un candidato lontano dai partiti politici tradizionali vince due volte con un consenso così schiacciante e appoggiato apertamente da movimenti e addirittura dagli antagonisti dei centri sociali?

Il cuore nero del lavoro

di Attilio Bolzoni
Cambiano vestito ma sotto c’è sempre lo stesso cuore nero. La raccolta del carico umano non la fanno più nella piazza ma in un ufficio con vetrine luccicanti e signorine sorridenti, mail garbate, furgoncini che profumano di nuovo. Sono schiavisti e si presentano come tour operator. È il nuovo “caporale” dell’Italia nascosta, quello che si adegua ai tempi e sa che non può più andare all’alba giù in paese e mettersi davanti a tutti quelli che aspettano tremanti e dire «tu sì» e «tu no», tu lavori per me e tu fai la fame, «tu domani» e «tu mai». Come alla fiera del bestiame, solo che adesso il mercato degli animali è più pettinato, a prima vista regolare e legale, politicamente super-corretto.

Le Tesi della Sapienza, 50 anni dopo

di Alessandro Santagata 
La rivolta di Berkeley del settembre 1964 viene comunemente indicata come l’evento alle origini della contestazione studentesca. A Pisa però ci tengono a ricordare che la prima occupazione della Sapienza era avvenuta nel febbraio dello stesso anno in coda a una mobilitazione iniziata alla Scuola Normale nel novembre 1963. Due giovani protagonisti del movimento, Gian Mario Cazzaniga e Adriano Sofri, si erano già distinti l’anno precedente in una vivace polemica con Togliatti ospite per una conferenza in Normale.

La crisi del Pd e le attrazioni fatali

di Franco Turigliatto 
Di fronte alla crisi dirompente che attraversa il PD e alla sua possibile scissione si moltiplicano sui media borghesi le analisi delle cause e le frasi ad effetto (“un partito nato male e troppo tardi: un amalgama mal riuscita”; “un partito mai nato”; “il suicidio perfetto”, ecc.), ma nessuno di essi vuole andare alle radici profonde di questa crisi che chiama in causa entrambi le parti, sia i renziani che Bersani e soci. Questo partito è in crisi, certo per il duro scontro di potere interno con il tentativo della minoranza di non scomparire in quanto gruppo dirigente politico ed istituzionale, ma è in crisi soprattutto per aver gestito direttamente le politiche liberiste dell’austerità. La causa è la stessa che ha portato in Francia il partito socialista alla frammentazione e al precipizio.

Diseguaglianza, dalle maree ai naufragi

di Marco Bertorello
Sulla diseguaglianza in questi anni sono uscite molteplici ricerche e riflessioni, anche di carattere divulgativo. Basti pensare allo statunitense Joseph Stiglitz, al britannico Anthony B. Atkinson o al nostrano Luciano Gallino. Per non dire del recente contributo del francese Thomas Piketty sull'importanza del patrimonio ereditario e dei suoi effetti cumulativi. Una valanga di dati denunciano le crescenti sperequazioni socio-economiche, soprattutto nei paesi occidentali. Tale mole di numeri trova una corrispondenza, almeno nei paesi tradizionalmente più ricchi, anche nel senso comune, riassunto nello slogan diffuso dal movimento di Occupy Wall Street sul 99% contro l'1% di ricchi.

La Polonia tra liberalismo conservatore e conservatorismo nazionale

di Carla Tonini
Da oltre un decennio la scena politica della Polonia è dominata dalle due forze politiche, Piattaforma Civica (PO) e Diritto e Giustizia (PiS). Il PiS ha governato la Polonia dal 2005 al 2007, la PO dal 2007 al 2015, anno in cui Diritto e Giustizia ha vinto le elezioni e conquistato la maggioranza assoluta in parlamento. Entrambi i partiti sono nati, nel 2001, dalla scissione dell’Alleanza Elettorale Solidarność (AWS), la rappresentanza politica del sindacato indipendente Solidarność, nato nel 1981 come forza di opposizione al regime comunista polacco. Al momento della loro formazione, sia Piattaforma Civica sia Diritto e Giustizia riunivano forze democratico cristiane, liberali e conservatrici; il loro programma era a favore della democrazia di tipo occidentale, dell’economia di mercato, del sostegno alle piccole e medie imprese, dell’integrazione europea.

Chiediamo alla BCE di rendere pubblici #TheGreekFiles!

Nel 2015 la Banca Centrale Europea (BCE) obbligò le banche greche a chiudere gli sportelli, azione che fu parte integrante del tentativo da parte della Troika di costringere il neo-eletto governo ad abbandonare il programma per cui era stato votato: la rinegoziazione del debito pubblico nazionale, della politica fiscale e dell’agenda politica riformatrice. Sappiamo che la BCE commissionò un parere legale sulla legalità di tali azioni. E vogliamo leggere quel parere, ma la BCE si rifiuta di pubblicarlo. Yanis Varoufakis (DiEM25) e Fabio de Masi (Europarlamentare, GUE/NGL) hanno annunciato che presenteranno un’istanza alla BCE a difesa della libertà di informazione perché sia reso pubblico a tutti quel parere legale. Per questo DiEM25 lancia oggi una raccolta di firme per sostenere questa battaglia.

Stage e tirocini, un boom anomalo

di Dario Di Vico
Adesso per discutere dei vizi e delle virtù degli stage abbiamo (finalmente) anche i dati aggiornati al 14 febbraio 2017 ed elaborati ufficialmente dal ministero del Lavoro. Ebbene il numero totale dei tirocini aperti in Italia supera le 143 mila unità con una progressione che ha dello spettacolare. Nel giugno ’15 eravamo fermi, infatti, a 114 mila ma se torniamo qualche addietro (al 2012) gli stage arrivavano appena a quota 63 mila. Nel giro di meno di cinque anni si sono incrementati del 116 per cento. Un vero boom. Se poi osserviamo la distribuzione territoriale odierna in testa di gran lunga è la Lombardia (32 mila su 143 mila) seguita dal Lazio (18.525) e dall’Emilia-Romagna (14.276). Il Sud tutto assieme supera di poco i 31 mila.

Gli scioperi erano parte della Festa della Donna. Con Trump torneranno ad esserlo

di Cinzia Arruzza 
E’ giunto il tempo di ripoliticizzare la Festa della Donna. E’ stata spesso festeggiata con pranzi, fiori e biglietti di auguri. Ma nell’era Trump, abbiamo bisogno che il femminismo del 99% entri in azione. Questo è il motivo per cui invitiamo le donne di tutto il mondo a unirsi a noi in una giornata internazionale di sciopero l’8 marzo. Le immense marce di donne del 21 gennaio e la loro risonanza in tutte le nazioni hanno dimostrato che milioni di donne negli Stati Uniti sono finalmente stanche, non solo della sfacciata misoginia dell’amministrazione Trump, ma anche di decenni di attacchi continui sulle vite e i corpi delle donne.

Renzi, la Silicon Valley e il reddito minimo

di Alessandro Gilioli 
È curioso che, appena arrivato in California, Renzi abbia contrapposto il modello della Silicon Valley a quello del reddito minimo. È curioso perché molti degli studi, delle ricerche e degli esperimenti sul "basic income" vengono, negli ultimi anni, proprio da lì. Tra i più famosi, quello in corso da un anno, a cura di YCombinator, a Oakland. La cultura di fondo della Silicon Valley, come si sa, è nata da «un misto di neo-liberalismo di destra, contro-cultura radicale e determinismo tecnologico» (Cameron-Barbrook 1995) sicché ha al suo interno tante cose diverse, dalle utopie di Kevin Kelly (secondo il quale la Silicon Valley è il laboratorio di un "nuovo socialismo”) alle distopie denunciate da Morozov.

213 miliardi persi per salvare le banche. Ma per i consulenti privati è stato un affare

di Luca Martinelli 
Il bail out delle banche europee, i salvataggi che -con modalità differenti- i Paesi membri hanno realizzato tra il 2008 e l’ottobre del 2016, sono già costati alla collettività almeno 213 miliardi di euro, denaro che è perso per sempre.
I soldi che si sono volatilizzati nel tentativo di sostenere le banche in crisi sono pari al 28,4% di quelli “investiti”, in totale 747 miliardi di euro -secondo un’analisi diffusa dal centro di ricerca indipendente Transnational Intitute (TNI), a partire da dati Eurostat-. Il rapporto guarda a interventi di ri-capitalizzazione, di nazionalizzazione o di creazione di good bank e bad bank, per separare attività e passività delle banche, e chiamare lo Stato a farsi carico di queste ultime.

In Congo le vittime del nostro benessere

di Miriam Rossi 
“Vittime del nostro benessere”, con questo titolo la mostra fotografica Stefano Stranges documenta l’estrazione del coltan nelle miniere del Nord Kivu, la regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Scatti in bianco e nero che raccontano le storie di uomini-donne-bambini implicati in uno dei commerci ad oggi più fiorenti al mondo. Non per loro però. I cunicoli delle miniere scavati “artigianalmente” nelle montagne a spezzare la vista di un paesaggio collinare africano dal verde paradisiaco, l’assenza di basici strumenti per la sicurezza a protezione del corpo dei minatori quali caschi, guanti, maschere, giacche impermeabili né tantomeno di sistemi atti al puntellamento delle pareti, assicurate da pannelli e assi di legno letteralmente “di fortuna”, i poveri villaggi creati vicino alle miniere in precarie condizioni esistenziali popolati da vedove-anziani-neonati che assistono impotenti alla morte di loro cari: questo è il Kivu.