La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 24 febbraio 2017

La Polonia tra liberalismo conservatore e conservatorismo nazionale

di Carla Tonini
Da oltre un decennio la scena politica della Polonia è dominata dalle due forze politiche, Piattaforma Civica (PO) e Diritto e Giustizia (PiS). Il PiS ha governato la Polonia dal 2005 al 2007, la PO dal 2007 al 2015, anno in cui Diritto e Giustizia ha vinto le elezioni e conquistato la maggioranza assoluta in parlamento. Entrambi i partiti sono nati, nel 2001, dalla scissione dell’Alleanza Elettorale Solidarność (AWS), la rappresentanza politica del sindacato indipendente Solidarność, nato nel 1981 come forza di opposizione al regime comunista polacco. Al momento della loro formazione, sia Piattaforma Civica sia Diritto e Giustizia riunivano forze democratico cristiane, liberali e conservatrici; il loro programma era a favore della democrazia di tipo occidentale, dell’economia di mercato, del sostegno alle piccole e medie imprese, dell’integrazione europea.
La PO sosteneva la necessità di privatizzare rapidamente le imprese statali, di attrarre capitale straniero e di far parte di un’Europa federale, mentre il PiS era contrario alla svendita di tutto il patrimonio statale e ad un’Europa in cui gli stati avrebbero rinunciato alla loro sovranità. L’enfasi principale di Diritto e Giustizia era sulla lotta alla corruzione e sull’epurazione totale dell’amministrazione statale dagli ex comunisti, mentre Piattaforma Civica era contraria a una “resa dei conti” con il passato.
L’impronta fondamentale ai due schieramenti è data dai rispettivi leader e fondatori: i fratelli Lech e Jaroslaw Kaczyński del PiS e Donald Tusk della PO. I Kaczyński, inseparabili sino alla morte di Lech avvenuta nel 2010 in un incidente aereo, appartengono alla prima generazione degli oppositori al regime e degli artefici della transizione dal comunismo alla democrazia, Tusk si è formato alla scuola dei giovani liberali riuniti intorno alla rivista di Danzica “Rassegna Politica”. I primi sono figli dell’intellighenzia cattolica di Varsavia, partecipe della resistenza al nazismo durante la seconda guerra mondiale, il secondo proviene da una famiglia di umili origini della regione pomerana di lingua tedesca. Tusk che, agli occhi di molti polacchi, rappresenta la laboriosità e l’imprenditorialità della Polonia occidentale, ha introdotto uno stile di fare politica, basato sull’uso di toni moderati e di un linguaggio che è l’esatto contrario di quello di Jaroslaw Kaczynski. Il presidente del PiS interviene raramente in pubblico e quando lo fa è solito alternare i toni conciliatori a quelli aggressivi, tende la mano agli avversari politici e subito dopo li addita alla folla come traditori e nemici della patria.
Con il passare degli anni, la necessità di stringere alleanze e di legittimarsi di fronte alla popolazione ha portato a scissioni ed espulsioni e a modifiche dell’ideologia originaria di entrambi i partiti. Nonostante le crescenti divergenze in campo economico e politico, su alcuni temi la PO e il PiS continuano ad avere posizioni simili: sono contrari alla legalizzazione dell’aborto, alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, sostengono misure repressive nei confronti della criminalità e sono a favore di un ruolo attivo della Chiesa cattolica nella società della Polonia. Negli anni ’90, l’Unione delle Libertà – predecessore della PO – e l’Intesa di Centro (PC) – predecessore di Diritto e Giustizia – votarono a favore della legge sulla “lustrazione”, che prevedeva la possibilità di rendere pubblici i nomi dei collaboratori del passato regime e sostennero la campagna nazionalista dell’AWS che esaltava il “passato glorioso della Polonia”.
I governi della Piattaforma Civica
Dal 2007 al 2015, Piattaforma Civica ha governato assieme al Partito Contadino (PSL), che è favorevole all’intervento statale in economia e conservatore nelle questioni etico-sociali. In questi anni, il Paese ha avuto una crescita economica costante: il Pil è aumentato in media del 3,8% annuo, il numero delle imprese è cresciuto, la disoccupazione è scesa al 7%. Nello stesso periodo, il governo ha mantenuto il debito pubblico al 52, 5% del Pil, e il deficit di bilancio al 2,5% del Pil, grazie al programma di privatizzazione delle imprese statali – oltre 5 mila sono state vendute negli anni 2007-2011. Il risultato di questa straordinaria performance è stata, per la prima volta nella storia del paese, la nascita di una classe media che supera il 50% delle popolazione adulta e ha un livello di vita inimmaginabile anche solo vent’anni fa.
I motivi della crescita economica sono molteplici: forza lavoro a basso costo, abilità a copiare i modelli occidentali nel campo dell’elettronica, sfruttamento di fonti energetiche a basso costo, mantenimento della moneta nazionale. Tutto questo ha reso la Polonia attraente per gli investitori stranieri e favorito l’export dei prodotti polacchi verso l’Unione Europea. Nel decennio 2005-2015, la Polonia ha ricevuto 140 miliardi di euro, tre volte tanto il suo contributo al bilancio comune, dall’Unione Europea, che sono stati usati per modernizzare le infrastrutture, per salvare imprese industriali dalla bancarotta, per creare posti di lavoro. Il governo di Tusk ha anche affrontato alcuni problemi di medio e lungo periodo, come il rallentamento della crescita demografica – allungando l’età pensionabile a 65 anni per le donne e 67 per gli uomini – i costi dell’energia basata solo sul carbone – stilando un piano che prevede la chiusura di almeno quattro tra le miniere meno produttive e il passaggio, entro il 2050, alle energie rinnovabili – e la mancanza di innovazione tecnologica, finanziando la ricerca.
I progressi ottenuti sono anche il prodotto di otto anni di stabilità politica dovuta alla presenza di Tusk e dei suoi collaboratori e alla vittoria, alle elezioni presidenziali del 2010, di Bronislaw Komorowski membro del partito di governo. Komorowski, a differenza del predecessore Lech Kaczyński, non ha abusato del suo potere di veto in parlamento, ha contribuito alla distensione nei rapporti con la Germania e la Russia e alla collaborazione con l’Unione Europea.
Nonostante i successi ottenuti, la PO ha subito un crescente calo di consensi nella società e scissioni nel partito. La corrente ultra liberale del partito ha accusato Tusk di avere rallentato il processo di riforme promesse in campagna elettorale, a cominciare dalle privatizzazioni – il Tesoro possiede ancora la maggioranza delle azioni delle dieci imprese più grandi nel settore energetico – alla diminuzione delle tasse – le accise hanno continuato a crescere – all’abolizione dei sussidi elargiti a certe categorie sociali, come le pensioni anticipate per i poliziotti e le agevolazioni per i figli. Tusk e i suoi ministri, invece, sostenevano che la crescita economica al di sopra delle aspettative permetteva di passare alla fase del cosiddetto “liberalismo pragmatico”: rallentare le riforme strutturali delle istituzioni e procedere a piccoli passi nella liberalizzazione dell’economia. Da sinistra del partito, i social liberali accusavano il governo di impoverire gli strati deboli della società, negando loro l’accesso alla sanità e alla scuola, private dei fondi necessari a fornire un servizio efficiente alla popolazione, costretta a ricorrere sempre più alla sanità privata.
La prima scissione è avvenuta nel 2011, quando il deputato Janusz Palikot ha lasciato il partito e ha fondato, assieme a rappresentanti della sinistra democratica (SLD), “Il Tuo Movimento” (Twój Ruch) un movimento di centro sinistra, libertario e anticlericale che si dichiara a favore della legalizzazione dell’aborto, dell’eutanasia, delle unioni civili anche fra persone dello stesso sesso, dell’abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole. Sulla scena politica interna propone l’abolizione del senato e, sulla scena internazionale, sostiene il progetto di creazione di un’Europa federale. Alle elezioni del 2011, il movimento di Palikot ha conquistato il 10%, situandosi al terzo posto dopo la PO e il PiS. Il successo di Twój Ruch è stato di breve durata – i conflitti interni hanno provocato un vero esodo di attivisti e il movimento è oggi fuori dal parlamento – ha mostrato però che, in Polonia, esiste una parte consistente dell’elettorato giovane che si riconosce in una sinistra moderna, di stampo libertario.
Quattro anni dopo, gli ultra liberali della PO hanno fondato il partito “Moderna” (Nowoczesna), guidato dall’economista Ryszard Petrus che, alle elezioni del 2015, ha conquistato il 7,6% per cento dei voti. Il programma di Moderna ricalca quello della Piattaforma Civica della prima ora sia in campo economico – meno tasse, più mercato – che etico sociale – no alla liberalizzazione dell’aborto. Gli elettori di Moderna – il 50% sono proprietari d’impresa – provengono dalla classe media delusa dalla PO che, sostengono, non li ha aiutati né a migliorare la propria situazione economica – i loro stipendi continuano ad esse molto più bassi che in Germania, le tasse sono aumentate, le pensioni sono diminuite – né a risolvere i problemi quotidiani – dal costo crescente del mutuo in franchi svizzeri, alla scuola statale, il cui livello non corrisponde alle aspettative di mobilità sociale dei loro figli.
Dalla Piattaforma civica viene anche il movimento fondato da Paweł Kukiz, la rockstar che, alle elezioni presidenziali del 2015, ha ottenuto quasi il 21% delle preferenze grazie a slogan contro la partitocrazia, per il ritorno del “potere al popolo”, l’abbassamento delle tasse e l’aiuto ai poveri. Il punto centrale del programma di Kukiz, era il cambiamento della legge elettorale da proporzionale a uninominale, una sorta di ricetta magica che avrebbe risolto tutti i problemi del paese. Dopo l’abbandono della PO, Kukiz si è spostato sempre più a destra, opponendosi ai diritti delle minoranze sessuali, all’aborto e finendo con l’appoggiare l’Organizzazione della destra radicale (ONR), erede della Falange di prima della guerra. Alle elezioni presidenziali “Kukiz 15” ha mobilitato i giovani (il 40% degli elettori), gli studenti (il 44%) e soprattutto l’elettorato indeciso.
Le scissioni del partito hanno contribuito alla sconfitta della PO sia alle elezioni presidenziali del giugno 2015, alle quali l’ex presidente Komorowski è stato battuto dal candidato del PiS, Andrzej Duda, sia alla elezioni parlamentari del novembre dello stesso anno, alle quali la Piattaforma civica, guidata da Ewa Kopacz, ha ottenuto il 24,09%, contro il 38% del PiS. Tuttavia, il fattore decisivo è stata la grande ondata d’indignazione seguita allo scandalo – detto Waitergate perché le intercettazioni sono avvenute in ristoranti di lusso – che ha coinvolto ministri del governo in carica, sorpresi in colloqui dal contenuto offensivo e volgare nei confronti dei colleghi, dei partner occidentali e dei propri concittadini. Per la maggior parte degli elettori, le elezioni sono state l’occasione per punire la classe politica al governo, percepita come arrogante e lontana dai bisogni della gente, votando qualsiasi partito che non fosse la PO, anche a costo di andare contro i propri interessi.
I governi di Diritto e Giustizia
Nel 2005, l’ondata di scandali che avevano travolto l’allora governo a guida socialdemocratica, aveva portato Diritto e Giustizia al potere. La crescita dei consensi al PiS, sino a quel momento un partito marginale sulla scena politica, fu merito soprattutto di Lech Kaczyński, che durante l’incarico di sindaco di Varsavia, si era distinto per le campagne contro la corruzione, per i divieti imposti alle manifestazioni in favore dei diritti degli omosessuali, per il sostegno alla “Parata della gente normale”. Nella campagna elettorale del 2005, Diritto e Giustizia introdusse importanti correzioni al programma. In campo economico sostenne il cosiddetto “interventismo moderno dello Stato”, un misto di controllo statale sulle imprese nazionali strategiche, soprattutto nel settore energetico, e libero mercato, unito a politiche sociali redistributive, ispirate al solidarismo di matrice cattolica e al socialismo, che includevano sussidi alle famiglie, ai giovani che volevano sposarsi, congedi di maternità molto lunghi, aumento del salario minimo per i lavoratori.
Il primo governo a guida PiS ebbe breve durata; anch’esso, come il precedente a guida SLD, fu travolto da scandali che colpirono gli alleati nella coalizione, la “Lega delle famiglie polacche” (LPR) e “Autodifesa” (Samobrona), due partiti della destra ultranazionalista e ultracattolica. Nei due anni in cui fu al potere il PiS introdusse una versione più radicale della “lustrazione” che fu estesa a tutti i dipendenti dell’amministrazione statale- circa 700.000 persone nate prima del 1972 – attuò una parte del programma clericale e nazionalista sostenuto dall’alleato della “Lega delle famiglie polacche”, come l’esclusione dai curriculum scolastici di grandi scrittori come Joseph Conrad, Bruno Schulz, Franz Kafka e Fëdor Dostoevskij, in quanto detrattori dello spirito nazionale della Polonia e dei valori cristiani che ne sono alla base.
Negli anni successivi alla sconfitta elettorale del 2007, Diritto e Giustizia ha sostenuto la necessità di costruire, in Polonia, un nuovo modello di Stato, di tipo autoritario, nel quale, come spiegava un opuscolo del 2011 scritto da due ex membri del partito comunista polacco, le istituzioni statali – la magistratura, i servizi segreti e i media – avrebbero dovuto attuare la “volontà del centro di direzione politica”. I due autori dell’opuscolo sono stati, dopo la vittoria elettorale del 2015, i principali artefici della riforma della Corte costituzionale che punta al suo totale controllo da parte dell’esecutivo.
Una volta tornato al potere, Kaczyński ha scelto un governo che riflette le varie anime di Diritto e Giustizia. Per rassicurare gli investitori stranieri e l’Unione Europea, gli affari economici sono stati affidati ai “pragmatici”, come Mateusz Morawiecki, ex presidente della Banca occidentale e Jarosław Szałamacha, ministro delle Finanze, ministri prudenti che dovrebbero dare nuovo slancio all’economia e sostenere il welfare senza aumentare il deficit di bilancio. All’inizio del 2016, Morawiecki ha lanciato l’ambizioso piano per lo “sviluppo consapevole”, che prevede grandi investimenti statali in imprese selezionate dal governo, da finanziare con i fondi dell’Unione Europea – ottantasei miliardi di euro fino al 2020.
Il piano di sviluppo economico previsto da Morawiecki è di importanza fondamentale considerata la spesa prevista per la politica sociale: nell’aprile del 2016 è stato avviato il piano “Famiglia 500 plus” che prevede, a prescindere dal reddito, un sussidio mensile di 500 złoty per il secondo e i successivi figli fino al compimento dei loro diciotto anni. Sino ad oggi sono state quasi tre milioni le famiglie beneficiarie del programma, molte di più di quanto previsto. In novembre il governo ha approvato le misure per abbassare l’età pensionabile a sessant’anni per le donne e a sessantacinque per gli uomini, ha innalzato il salario minimo dei lavoratori a tempo pieno e approvato l’elenco dei medicinali gratuiti per gli ultra sessantacinquenni.
La componente nazionalista e conservatrice nel governo è rappresentata dai ministri della Difesa, della Giustizia e degli Interni, rispettivamente Antoni Macierewicz, Zbigniew Ziobro e Mariusz Błaszczak, che avevano fatto parte del governo a guida PiS nel 2005-2007. Macierewicz, simpatizzante del partito di estrema destra “Movimento Nazionale” (RN) e dell’emittente cattolica Radio Maria, nota per le sue posizioni xenofobe e antisemite, è uno dei principali sostenitori della tesi del complotto russo che, nel 2010, avrebbe portato all’abbattimento dell’aereo presidenziale e alla morte di Lech Kaczynski, a quel tempo presidente della Repubblica. Una volta insediati, tutti e tre i ministri hanno iniziato estese epurazioni nei rispettivi settori: dall’esercito sono stati allontanati oltre mille alti ufficiali, dalla Procura e dalle forze di polizia centinaia di funzionari, sostituiti con persone senza le qualifiche necessarie ma fedeli all’esecutivo.
Grazie alla maggioranza assoluta in parlamento, il governo ha realizzato alcuni importanti punti del proprio programma. In campo istituzionale, ha aumentato il numero dei giudici della Corte costituzionale nominati dal governo e introdotto l’ordine cronologico nella revisione dei casi sottoposti alla Corte, a prescindere dalla loro importanza, il che implica che le riforme introdotte dal governo siano giudicate per ultime. Nello stesso tempo ha assunto il controllo totale dei media e, se fosse approvata, la nuova legge sulla “decomunistizzazione” dell’amministrazione statale, porterebbe alla resa dei conti con ciò che resta dei veri o presunti collaboratori con il passato regime comunista.
L’intensità con cui il governo introduce provvedimenti o ne annuncia di nuovi e la violenza verbale usata contro chiunque osi contrastarli, sono difficili da comprendere se non consideriamo il sentimento di rivalsa che anima Jarosław Kaczyński e i politici che lo sostengono. Per tutti costoro, la vittoria del 2015 è stata la rivincita dopo tutte le umiliazioni inflitte loro da parte delle élite liberali, che essi accusano di avere firmato l’accordo con i comunisti nel 1989, permettendo loro di riciclarsi nel nuovo sistema democratico, di avere portato alla caduta del loro primo governo e di avere causato l’incidente aereo che portato alla morte di Lech Kaczyński. Il desiderio di vendetta è alla base sia dei tentativi di processare molti degli ex colleghi di Solidarność, tra i quali l’ex presidente della Repubblica Lech Wałęsa e l’ex primo ministro Donald Tusk, sia della frenesia con cui vengono annullati i cambiamenti introdotti durante i governi della PO. Un buon esempio di tutto ciò è la decisione di annullare la riforma della scuola, che aveva innalzato l’inizio dell’età scolare a sei anni, secondo le regole europee, e introdotto il ginnasio dopo le scuole primarie, per tornare al modello in vigore durante il regime comunista, con inizio della scuola elementare a sette anni e prolungamento della stessa fino a quindici anni.
Molte delle decisioni prese dal governo PiS hanno sollevato proteste sia nel paese che all’estero. La Commissione Europea ha, a più riprese, chiesto alla Polonia di revocare i cambiamenti introdotti nel funzionamento della Corte costituzionale, mentre nel paese il Comitato in difesa della Democrazia (KOD) ha organizzato manifestazioni di protesta contro le politiche restrittive del governo nel campo dei media e della giustizia. In alcuni casi il governo si è arreso di fronte alle proteste sociali, come è successo a seguito della massiccia mobilitazione delle donne polacche contro un ulteriore inasprimento della legge sull’interruzione di gravidanza, già ora una delle più restrittive del mondo occidentale.
Conclusioni
Né le proteste dell’opposizione interna, né quelle degli organismi internazionali sembrano preoccupare il governo a guida PiS. In Polonia, Diritto e Giustizia non ha concorrenti: l’opposizione liberale è divisa in due partiti distinti, la Piattaforma Civica e Moderna, la sinistra è praticamente scomparsa dalla scena politica. I partiti liberali sono lacerati dai conflitti interni, mancano di una leadership autorevole e di un programma alternativo a quello del PiS, con cui peraltro hanno molti punti in comune. Dopo la nomina di Donald Tusk a presidente del Consiglio Europeo, nel 2014, sono emerse nuove rivalità all’interno della Piattaforma Civica tra i fedeli dell’ex premier, riuniti intorno a Ewa Kopacz sconfitta alle elezioni del 2015, e i suoi avversari, guidati dall’attuale presidente del partito Grzegorz Schetyna. Gli scandali che hanno coinvolto sia il leader di Moderna, Ryszard Petrus, sia quello del KOD, Krzystof Łożinski, hanno incrinato la fiducia di molti cittadini nella possibilità di un’opposizione credibile al governo.
A differenza dei liberali, Diritto e Giustizia, è un partito unito e stretto intorno al proprio leader che, in certi ambienti gode di un vero culto. Lo stile di vita ascetico di Jarosław Kaczyński corrisponde alla cultura conservatrice di gran parte della società della Polonia, che non tollera comportamenti sconvenienti nelle élite al potere. Agli occhi di molti, Kaczyński è il rivoluzionario che rompe tutti gli schemi, anche istituzionali senza preoccuparsi delle conseguenze: se il suo partito non ha la forza in parlamento per cambiare la costituzione, ne infrange le regole, approva il bilancio dello stato senza la maggioranza necessaria, rifiuta l’ingresso nelle aule parlamentari ai giornalisti.
Diritto e Giustizia gode ancora di largo seguito in Polonia, grazie al suo programma che mette insieme aspetti molteplici e diversi tra loro. Tuttavia, come ha dimostrato l’esperienza di governo di Piattaforma Civica, il successo e l’insuccesso del PiS dipenderà dalla sua capacità a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, soprattutto a quella parte della società della Polonia che vuole più benessere e migliori servizi, senza pagare i costi di tutto ciò, in termini di tasse e di regole, soprattutto se imposte da organismi esterni come l’Unione Europea.

Questo articolo nasce da un intervento tenuto dalla prof.ssa Carla Tonini, docente all’Università di Bologna, nell’ambito di un’iniziativa organizzata a Bologna da Pandora in collaborazione con The Bottom Up e East Journal dedicata alla Polonia e organizzata nell’ambito del ciclo “Profondo Est”.

Fonte: pandorarivista.it 

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