La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 5 maggio 2017

Il PD non "rincorre" la destra, il PD è la destra

di Oscar Monaco
Il fascismo non è la destra, ma la sinistra che si sposta a destra: lo sdoganamento ormai è all'ordine del giorno, dalle campagne sulla fertilità, alle proposte di bombardare i barconi ("ma senza migranti a bordo", quanta umanità..), dai decreti sul "decoro" elevato al rango di principio giuridico, ai conseguenti rastrallementi etnici con tanto di polizia a cavallo ed elicotteri (per notificare zero denunce e quattro permessi di soggiorno; se avevano finito il credito gli prestavo il mio cellulare e si risparmiavano anche due soldi..), dalle campagne contro le Ong con tanto di complottismo che si fa largo tra gli apparati statali, alle leggi "Far West" sulla giustizia fai da te (ma solo di sera, sempre più "umani"..).

Dobbiamo credere nell’utopia dell’uguaglianza. Intervista a Luciano Canfora

Intervista a Luciano Canfora di Giacomo Russo Spena 
«Come osservò Tocqueville la libertà è un ideale intermittente, l’uguaglianza invece è una necessità che si ripresenta continuamente, come la fame». Luciano Canfora, classe ’42, è professore emerito dell’Università di Bari, storico, filologo classico e saggista. Per ultimo, ha scritto per Il Mulino “La schiavitù del Capitale” (112 pp., 12 euro) nel quale sottolinea, con un pizzico di ottimismo, come il capitalismo abbia vinto «ma forse è solo un tornante della storia». Insomma, la partita sarebbe tutt’altro che chiusa: «L’Occidente si trova di fronte a controspinte molteplici, tutte gravide di conflitti e di tensioni e daccapo ha perso l’offensiva. Più sfida il mondo (per usare la terminologia di Toynbee) e più aspra è la risposta». 

Un tratto di penna sul diritto penale

di Livio Pepino
Nel nostro Paese c’è, ormai da anni, un dato costante. I reati diminuiscono: quelli più gravi (gli omicidi sono scesi da 1.901 nel 1991 a 468 nel 2015, molta parte dei quali commessi tra le mura domestiche) e quelli più modesti (nel 2016 i furti d’auto sono stati 108mila, con una diminuzione di oltre il 10% dal 2014). Eppure la grancassa mediatica, sull’onda di alcuni drammatici episodi, racconta una storia diversa di insicurezza crescente. E la politica, alla disperata ricerca di un consenso elettorale che ne occulti la crisi, si adegua e cavalca la tigre. Così la destra e quella che un tempo si definiva sinistra fanno a gara nell’aumentare le pene, nel trasformare i sindaci in sceriffi, nel trasformare lo stato sociale in stato penale. Basta guardare gli ultimi interventi di governo e parlamento.

Il Medioevo di questi anni

di Alessandro Gilioli 
Rodolfo il Glabro, monaco di Cluny ma soprattutto grande cronista del suo tempo, descrisse molto bene cosa accadeva nella Francia di mille anni fa. Non tanto per quanto riguarda ciò che si studia a scuola - re, battaglie, papi e imperi - quanto nella mente delle persone sconvolte dalle carestie che devastavano in quel tempo l'Europa. Accadeva infatti, in quegli anni, che un insieme di concause naturali ed economiche avessero drasticamente ridotto la produzione agricola e quindi i raccolti, portando alla fame milioni di persone e comunque immiserendo chi aveva fin lì vissuto dei frutti della terra. Il resto lo facevano la scarsissima sicurezza delle vie di comunicazione, l'instabilità e la debolezza dei poteri politici, le scorrerie e le incursioni da parte di popoli non ancora stanzializzati che abitavano più a nord o più a est.

La rivoluzione venuta da Oriente

di Stefano Petrucciani 
Il limite principale del marxismo occidentale, secondo Domenico Losurdo, è quello di non aver capito che il vento della rivoluzione soffiava a Oriente, dalla Russia verso la Cina e il Terzo Mondo, molto più di quanto non soffiasse verso l’Europa. Questa è una delle tesi che lo studioso sostiene nel suo ultimo libro (Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì e come può rinascere, Laterza, euro 20, pp. 212) che certamente susciterà qualche discussione. Losurdo ha ragione? La sua tesi coglie nel segno? Proviamo a sviluppare un ragionamento attorno a questo interrogativo.

Una legislatura morente che dà il peggio di sé

di Stefano Anastasia
E alla fine si dovrà dar ragione a chi, all’indomani del referendum costituzionale, voleva andare a votare subito. Ma non perché non ci fosse necessità di riformare la zoppicante legislazione elettorale o di portare a compimento qualche sacrosanta riforma rimasta impigliata nelle maglie di un governo di piccola-grande coalizione. No, semplicemente perché le legislature morenti danno il peggio di sé: le forze politiche sentono il fiato sul collo delle ormai prossime elezioni e conducono una surrettizia campagna elettorale votata al primato di chi la spara più forte, incentivando i peggiori sentimenti popolari e producendo abnormità giuridiche.

Due facce della stessa truffa

di Gilbert Mercier
E’ triste che una nazione caratterizzata da una grande rivoluzione, sia arrivata a questo: la docile imitatrice di una lotta pseudo-ideologica che si gioca altrove tra globalismo e nazionalismo. E’ triste che nel paese di Danton, Mirabeau, Montesquieu e de Gaulle, milioni di persone siano diventate rassegnate al loro fato e remissive come animali da fattoria. E’ triste quando i leoni si comportano come le pecore, ma in Francia don deve andare in questo modo. Il sistema elettorale francese e la sua elezione presidenziale in due turni, ha dato ai cittadini un sacco di opzioni per il loro oggetto prezioso. Tuttavia, dopo il primo turno, sia per impulsi dettati da rabbia e paura, o da qualche contorto calcolo bizantino, i francesi si sono ancora una dati la zappa sui piedi e hanno accettato la loro sottomissione collettiva al vecchio adagio: più quello cambia e più è la stessa cosa.

Sui misteri della sinistra di Jean-Claude Michéa

di Enrico Fantini
La Francia, in particolare nell’ultimo ventennio, ha sviluppato una interessante classe intellettuale che esprime a volte posizioni di reazione esplicita (vedi Zemmour e in generale la “galaxie réac”[1]), a volte elabora un pensiero critico che non manca di autonominarsi di “sinistra” (il primo Houellebecq, diciamo fino alle Particules élémentaires, Alain Finkielkraut, per certi versi lo stesso Michel Onfray). Se le declinazioni espressive sono diverse, questa compagine contempla un unico bersaglio critico: la sinistra liberal incarnata dalle classi medie colte. Questa forma di antigauchismo (per molti versi, per altro, del tutto condivisibile) produce una sorta di riduzionismo esasperato che individua nel progressismo una malapianta da estirpare.

Il giro di boa nell’economia mondiale

di Mauro Campus e Chiara Giorgi 
Moneta e impero. Economia e finanza dal 1890 al 1914 di Marcello de Cecco, ripubblicato da Donzelli in un’edizione curata da Alfredo Gigliobianco, è un classico della letteratura storico-economica. Pubblicato nel 1971 (Economia e finanza internazionale dal 1890 al 1914, Laterza), ebbe poi un’altra edizione italiana nel 1979 (Moneta e impero. Il sistema finanziario internazionale dal 1890 al 1914, Einaudi) e due versioni inglesi (Blackwell, 1974; Pinter 1984). La scelta di Gigliobianco è significativa: mantenere il titolo Moneta e impero delle edizioni 1974 e 1979, riprendendo, come sottotitolo, la versione del 1971.

Il PD, le pistole, la rana e lo scorpione

di Giulio Cavalli
Il vero danno di questa ultima legge sulla “legittima difesa” non è tanto nel codice penale (che, bene o male, garantiva, ha sempre garantito, protezione per le vittime) ma nello sfacelo culturale di un Partito Democratico che ormai non è più un cortocircuito con corsia preferenziale verso destra ma un maldestro attuatore dei conati che arrivano dappertutto. Invischiato nell’ombra senza corpo di un governo che alla chetichella infila le stesse porcate di prima (mettendo i bulli dietro le quinte e il secchione a fare da paravento) quello che fu il Partito Democratico ha smesso di fare politica diventando prima il catetere del suo padroncino e poi, negli ultimi mesi, mettendosi a scodinzolare dietro i rutti peggiori del populismo.

Perché al secondo turno appoggiamo Macron

di Yanis Varoufakis 
Su Le Monde ho lanciato un appello ai progressisti francesi per votare Macron al secondo turno delle elezioni presidenziali. L’articolo offre i miei consigli agli elettori francesi e termina con la seguente promessa a Emmanuel: “Farò tutto il possibile affinché tu possa battere Le Pen, con la stessa determinazione con cui mi unirò al movimento Nuit Debout per oppormi al tuo governo quando, e se, una volta diventato Presidente cercherai di mettere in atto quelle tue proposte politiche neoliberiste che hanno già fallito ovunque”.

Nè con i banchieri, nè con i razzisti

di Eurostop
Eurostop sostiene la posizione della sinistra popolare francese che rifiuta di accettare la tagliola del meno peggio nel prossimo ballottaggio tra Macron e Le Pen. Riteniamo infatti che i due candidati presidenziali siano entrambi il problema e non la soluzione. Per chi intende riaffermare dei seri processi di uguaglianza e progresso sociale in Europa, non è una alternativa quella tra la destra liberista incarnata dal banchiere Macron e la destra reazionaria rappresentata dalla Le Pen. Ritenere che uno dei due possa rappresentare il “meno peggio” è una dolorosa illusione, la stessa che ha logorato e infine liquidato la sinistra in Italia negli anni del berlusconismo.

Mezzanotte di fuoco

di Andrea Colombo
La legge ammazzaladri, al secolo modifica dell’art. 52 del codice penale sulla legittima difesa, è passata ieri alla Camera con appena 225: i deputati hanno preferito disertare in massa il voto. Approvata solo dal Pd e dai centristi va ora al Senato dove, se l’Mdp di Bersani non ci ripenserà, avrà vita molto più dura. Il testo è passato tra gli urli e le proteste della destra. Dal palco degli ospiti Salvini tanto si sgolava strillando «Vergogna» che i commessi l’hanno dovuto portare via di peso. Le opposizioni hanno votato tutte contro, per motivi opposti. Anche M5S che, come spesso capita, quando vota si comporta meglio di quando parla (anche sull’immigrazione). Si fa ma non si dice, sennò dove vanno a finire i voti del popolo impiccante?

Varoufakis “vota” Macron. Ecco perché

di Giulio AF Buratti
Endorsement clamoroso di Varoufakis per Macron. Con un articolo su Le Monde, l’ex ministro greco utilizza il refrain di “voglio scegliermi il governo a cui fare opposizione” mescolandolo con la solfa consueta del voto utile – ma il dilemma c’è, eccome – e condendolo con la personale riconoscenza per Macron. Varoufakis, infatti, rivela un retroscena di quando i due erano colleghi, entrambi al governo dei rispettivi paesi e Macron avrebbe rivestito i panni del poliziotto buono, mentre i cattivi erano Hollande e Merkel.

Padoan il temporeggiatore

di Giulio Marcon 
Crozza ha ragione: ma Padoan non è titubante ed evanescente in televisione. Lo è anche in Parlamento quando viene audito - come giovedì - in Commissione Bilancio sul decreto 50, la cosiddetta manovrina, il cui scopo principale è la correzione dello 0,2% dei conti pubblici in omaggio ai diktat della Commissione europea. Un decreto "monstre": 67 articoli che trattano le materie più disparate, con alcune misure effettivamente urgenti e altre decisamente no. Una sorta di "omnibus" buono per tutte le esigenze e le richieste più disparate. Un provvedimento incostituzionale, eterogeneo e per il quale non ci sono i requisiti di urgenza previsti dalla Costituzione.

Un avvoltoio sulla carcassa italiana

di Il Simplicissimus 
Qualcuno ha detto, rammaricandosene, che Soros sia stato ricevuto a Palazzo Chigi in maniera semi segreta, ma con gli onori di un primo ministro. Ma per questo sarebbe stato necessario che vi fosse un premier e invece c’era solo Gentiloni, a fare da mezzano per la svendita del Paese o di ciò che ne resta. Lo speculatore miliardario e filantropo solo per qualche immancabile cretino galattico, non è solo la più importante longa manus del potere reale di Washington che si esplica attraverso le Ong e i cambi di regime che esse innescano, è anche quello che nel ’92 fece cadere la lira dando inizio a quel complesso di situazioni che ha portato al berlusconismo, al declino finale del Paese e oggi viene come un corvo di malaugurio a esigere le spoglie.

Vita da artisti in Italia, il lavoro autonomo chiede diritti e tutele

di Roberto Ciccarelli 
Vita da artista e lavoro autonomo. Un binomio, quello tra professione «creativa» e lavoro alla ricerca di diritti quasi sconosciuto in Italia, tanto per le istituzioni quanto per i diretti interessati esposti alla cultura dell’«imprenditore di se stesso». Un'ipnosi diffusa nel lavoro culturale e più in generale in quello indipendente nel mondo esposto può essere interrotta leggendo «Vita da artista», una ricerca realizzata da Daniele Di Nunzio, Giuliano Ferrucci e Emanuele Toscano per la Slc-Cgil, presentato ieri a Roma al teatro Sala uno. Non nuovi all’esplorazione dei professionisti indipendenti, i ricercatori hanno ricevuto 3.856 risposte ai loro questionari, e ne hanno analizzati 2.090.

Pd e legittima difesa, l'irresistibile tentazione di assomigliare alla destra

di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante 
Il Partito democratico sembra ormai specializzato in un'impresa persino più temeraria che scrivere e fare approvare leggi socialmente, civilmente e ambientalmente "discutibili", dal Jobs Act all'attacco alle energie pulite, al decreto Minniti sull'immigrazione. La "specialità della casa" sta diventando ancora peggiore: confezionare e varare norme-manifesto nelle quali il "messaggio", il senso simbolico è più regressivo – si può dire più di destra? – degli stessi contenuti legislativi.

Discriminati da un algoritmo

di Kaveh Waddell
In un episodio della serie Black mirror il mondo è governato da un sistema di punteggi. Come succede per autisti e passeggeri di Uber, che si valutano a vicenda dopo ogni corsa, nell’episodio ogni persona valuta le altre con cui entra in relazione, dando un punteggio su una scala da uno a cinque. Il punteggio medio determina l’accesso delle persone a servizi e beni essenziali come la casa e i trasporti. Anche nella vita reale siamo inseguiti da punteggi che ci garantiscono o ci negano delle opportunità. Solo che non sono le persone a valutarci, ma degli algoritmi.

Accoglienza dal basso. Intervista ad Andrea Costa, attivista Baobab Experience

Intervista ad Andrea Costa di DiEM25 Italia
Facciamo questa intervista ad Andrea Costa, uno dei responsabili della struttura di accoglienza volontaria del Baobab Experience di Roma e membro del Coordinamento di DiEM25 Italia, in un periodo in cui la gestione securitaria e poliziesca dell’accoglienza ha raggiunto livelli insostenibili. In pochi giorni abbiamo assistito all’ennesimo sgombero del Baobab, ai rastrellamenti e alle deportazioni della Stazione Centrale di Milano, alla morte di un uomo a Roma dopo un’operazione di “decoro” dei Vigili Urbani.

Argentina, torna l’impunità per i militari degli anni ’70

di Claudio Tognonato
Con una sentenza che ha già suscitato diffuse proteste in tutto il paese, la Corte suprema argentina ha equiparato i delitti di lesa umanità ai crimini comuni concedendo il beneficio del cosiddetto 2 per 1. Tale misura consente di ridurre la pena considerando doppi gli anni trascorsi in prigione prima della sentenza definitiva. In questo modo molti genocidi potrebbero uscire dal carcere. La norma era stata derogata nel 2001. LE ABUELAS de Plaza de Mayo hanno convocato d’urgenza una conferenza stampa e dichiarato insieme a Taty Almeida, di Madres di Plaza de Mayo, Horacio Verbitsky, del Centro de Estudios Legales y Sociales e altri organismi di diritti umani, il loro ripudio alla misura che potrebbe trasformarsi a breve in un’amnistia verso i militari responsabili del terrorismo di stato nell’ultima dittatura (1976-1983).

Solidarietà a Eleonora Forenza

di Patrizia Buffa
Il 2 maggio 2017, in una giornata simbolica, quella del terzo anniversario del rogo alla Casa dei Sindacati di Odessa, in perfetto stile squadrista, i sostenitori della Junta golpista di Kiev hanno fatto irruzione nella pagina Facebook dell’eurodeputata Eleonora Forenza, impegnata in questi giorni con la Carovana antifascista, promossa dalla Banda Bassotti e da USB, in una missione di solidarietà con le popolazioni del Donbass.  I maidanisti hanno scatenato, con una serie di sguaiati e abominevoli commenti, un vero e proprio linciaggio nei suoi confronti come in quelli degli attivisti antifascisti che solidarizzavano con lei.

Li vogliono morti. Difendiamoli

di Francesco Martone
È di pochi giorni fa la notizia che conferma ciò che le organizzazioni per i diritti umani hanno da tempo denunciato, ossia la strage continua di leader comunitari, indigeni, contadini che si sta verificando in Colombia dal momento della firma dell’accordo di pace tra governo e Farc. Le cifre fanno rabbrividire: secondo quanto denunciato il 1 maggio dall’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 41 attivisti e leader locali, quasi uno ogni tre giorni. Una situazione che in molti fanno risalire a un disegno chiaro volto a eliminare, attraverso nuove formazioni paramilitari, ogni forma di resistenza all’avanzamento dell’industria estrattiva in territori lasciati liberi dalle milizie delle Farc.

La scelta di Mélenchon darà i suoi frutti

di Franco Astengo 
Una breve annotazione a margine relativa alla “scelta / non scelta” adottata dal candidato della “gauche” francese Mélenchon al riguardo della posizione da assumere nel ballottaggio presidenziale di domenica prossima (ballottaggio e non secondo turno: differenza da tenere bene a mente per gli improvvisati, in materia elettorale, legislatori italiani). La scelta di Mélenchon è semplicemente opportuna e non tattica e non deve suscitare alcuno scandalo o perplessità nei sostenitori della linea “tutti uniti contro la destra” (o “contro” comunque qualcuno o qualcosa come succede da noi: populismo e quant’altro).

Il paese del “pattuglione”

di Sergio Cararo
Le scene che sfilano davanti ai nostri occhi da alcuni giorni sono un pessimo scenario, presente e futuro per il nostro paese. Proviamo a mettere in fila il pattuglione “scelbiano” della polizia alla stazione di Milano, il rastrellamento del “ghetto” nelle campagne di Foggia,la caccia ai venditori di strada a Roma – con il drammatico esito della morte di un immigrato senegalese padre di due bambini – , la valanga di misure restrittive, le condanne e sanzioni economiche arrivate ad attivisti sociali e sindacali, il Daspo applicato a Roma addirittura ai lavoratori di una società partecipata per le proteste al Campidoglio, la “trappola” e le manganellate contro i manifestanti del 1 Maggio a Torino.

Libertà di studiare

Qualche mese fa abbiamo preso parola per esprimere la nostra contrarietà rispetto alla condanna di primo grado di Roberta Chiroli, ex studentessa di antropologia condannata a due mesi di carcere con la condizionale per i contenuti della sua testi di laurea sul movimento No Tav. Insieme a numerosi docenti, attivisti e cittadini vogliamo sottolineare l’importanza della libertà di parola e di espressione, la libertà cioè di affrontare temi sensibili senza incorrere in intimidazioni o ritorsioni, tantomeno ritorsioni penali. Richiamiamo quella campagna oggi, alla luce dell’annuncio dell’avvio di un procedimento disciplinare nei confronti di uno studente dell’Università più antica d’Italia – l’Università di Bologna.

Rohingya, solo il papa alza la voce

di Theo Guzman
Ufficialmente e ufficiosamente, negli incontri di Aung San Suu Kyi nelle stanze dei Palazzi romani, la parola rohingya è rimasta un tabù. Con una eccezione: Oltretevere. La visita italiana della Nobel birmana ora al governo col ruolo di ministro degli Esteri e gran consigliere è andata come doveva andare. Grandi apprezzamenti e sorrisi ma non una parola sulla comunità musulmana del Myanmar oggetto di un’espulsione che dalla Malaysia è stata definita «genocidio» e da funzionari Onu «pulizia etnica». Le fonti ufficiali, ma anche quelle ufficiose, confermano che gli incontri con Gentiloni, Alfano e Boldrini non hanno affrontato il tema e sono rimasti su aspetti tipicamente formali.

Guerra all’Isis? Una cronaca dettagliata dal fronte curdo

di Fabio Marcelli 
Ho finito recentemente di leggere Guerra all’Isis. Diario dal fronte curdo, una cronaca di grande interesse scritta da Gastone Breccia, storico militare e dell’età bizantina con notevole esperienza sul campo a fianco dei contingenti militari italiani schierati in vari teatri di guerra. Il valore principale dell’opera di Breccia risiede nel fatto che si tratta di un vero osservatore neutrale e genuino.

La grande manipolazione francese

di Ângelo Alves
Il popolo francese ha votato al primo turno delle elezioni presidenziali. Emmanuel Macron, il candidato che viene presentato come “di centro”, ma ex governante del Partito Socialista, ex banchiere, difensore delle politiche neoliberiste e dell'Unione Europea, appoggiato da François Hollande, è stato il più votato, con il 23,75% dei voti. Marine Le Pen, del “Front National” di estrema destra ha ottenuto il 21,53%, un risultato al di sotto di quello “previsto” nei sondaggi. Entrambi passano al secondo turno, che si svolgerà il 7 maggio. Jean Luc Melénchon, il candidato della piattaforma “Francia insubordinata”, a cui si è associato il PCF, ha registrato un grande progresso rispetto al 2012, ottenendo il 19,64% (11,1% nel 2012) e 7 milioni di voti (più di 3 milioni che nel 2012).

giovedì 4 maggio 2017

Il mio malessere per la Francia

di Rossana Rossanda
Mancano tre giorni alla conclusione delle presidenziali, sembra che molti elettori siano ancora incerti fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, ma un passo essenziale in Francia è stato già compiuto: si può votare il Fronte Nazionale come un qualsiasi altro partito di destra. La sua banalizzazione è avvenuta. Una italiana della mia età stenta a capirlo. Quando fini' la guerra mondiale dicemmo mai più e ci credemmo.

Contro Le Pen senza sposare Macron: la posizione di Melenchon è chiarissima

di Paolo Ferrero 
La vicenda delle elezioni francesi dove al secondo turno si confrontano Macron e Le Pen fa emergere in tutta la sua geometrica impotenza e confusione il progressismo nostrano. Mentre in un blitz antiabusivi dei Vigili Urbani di Roma è morto un uomo nato in Senegal. Mentre a Milano il questore ordina rastrellamenti alla stazione centrale e non viene trovato nemmeno uno di quegli spacciatori che hanno giustificato la retata. Mentre un procuratore di Palermo fa politica sulla posizione della Lega, dei fascisti e dei grillini senza avere una straccio di prova contro le ONG. Mentre il governo apre alla Lega Nord sull’utilizzo delle armi da fuoco al fine di trasformare il nostro paese nel Far west.

I migranti e il sacro lavoro della resistenza

di Alex Zanotelli
La politica anti-migranti dell’Unione Europea (UE), come del governo Gentiloni, si fa sempre più pesante. La UE, dopo aver siglato il criminale accordo con la Turchia (costato finora 3 miliardi di euro, ma che può arrivare a costare fino a 6 miliardi) per bloccare i profughi siriani, ha stipulato simili accordi con l’Egitto di al-Sisi e con il Niger per bloccare i migranti sub-sahariani.

Perché Mélenchon non può votare Le Pen, ma non può sostenere Macron

di Stefano Fassina
Le elezioni francesi sono una ricca fonte di riflessioni, non di copia e incolla, per chi non si è rassegnato alla fine della sinistra. Come scritto nel programma elettorale di "La France Insoumise" ("La Francia Ribelle"), Jean Luc Mélenchon, dopo il notevole risultato del primo turno, dove ha ottenuto oltre 7 milioni di voti (19,6%), ha sottoposto a consultazione degli iscritti e iscritte alla "sua" rete la decisione sulla posizione da assumere, come movimento, al ballottaggio del 7 Maggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen.

Un diritto speciale per i migranti. Il fasciorazzismo del “decreto Minniti”

di Gian Andrea Ronchi
Abbiamo come tutti immediatamente notato alcune delle più clamorose negazioni del diritto contenute nel Decreto Minniti sui migranti. E’ però necessaria un’analisi tecnica molto più precisa, tale da poter costituire i tratti fondamentali di una linea di difesa per i diretti interessati – i migranti e richiedenti asilo – e di contestazione del Decreto (ora approvato dal Parlamento e dunque diventato “legge”) davanti alla Corte Costituzionale.

Francia. Le politiche neoliberiste favoriscono le destre

di Sahra Wagenknecht
«Quando si assottigliano le differenze fra i partiti tradizionali, e conservatori e socialdemocratici non si distinguono quanto alle politiche di tagli sociali e nello smantellamento dei diritti dei lavoratori, allora ne escono rafforzati i partiti di destra.
E’ significativo infatti che Marine Le Pen abbia raggiunto circa il 21,5 per cento, cioè il miglior risultato di sempre per il Front National, che è quindi entrato nella fase finale delle elezioni presidenziali francesi.

Omnia sunt communia

di Peter Linebaugh
Quando Tom Paine aiutò a consegnare la chiave della Bastiglia al nuovo presidente dei nuovi Usa., George Washington, accompagnò il dono con una lettera scritta nel maggio del 1790. L’uomo che dette il nome agli Usa – gli Stati Uniti d’America – disse all’uomo che aveva guidato gli eserciti dell’indipendenza: “È fuori di dubbio che siano stati i principi dell’America ad aprire le porte della Bastiglia. Per questo la chiave giunge nel posto giusto”. Da rivoluzionario che si rivolgeva ad un altro, cosa intendeva per “i principi dell’America”?

Le “nuove” mutue e quella “triste” nostalgia del parastato

di Ivan Cavicchi
Al dottor Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute Spa, che, su Qs del 21 aprile, senza mai nominarmi apertamente, mi ha rivolto un sacco di critiche, desidero rispondere come si dice “per le rime”, cioè lealmente e direttamente, eliminando i sottintesi, le ellissi e soprattutto l’indicativo generico tipo “qualcuno dice” o “si dice”.

Il Pd non è recuperabile

di Michele Prospero
Le primarie del Pd? Un canto del cigno, scambiato dagli apologeti, tornati in servizio permanente effettivo nei media unificati, per una nuova incoronazione. Hanno partecipato al rito (per quanta attendibilità possono avere i dati numerici lanciati con numeri in libertà e senza efficaci controlli) un milione e 800 mila elettori, lo stesso numero dei votanti registrato nelle primarie dei socialisti francesi, che subito dopo il bagno di folla sono però precipitati al 6 per cento nelle elezioni presidenziali.

Dopo l’abolizione dei voucher, battiamoci per l’incostituzionalità del Jobs Act

di Lorenzo Fassina 
L’approvazione, il 19 aprile scorso, della legge che ha sancito l’eliminazione dei voucher e il ripristino senza eccezioni della responsabilità solidale negli appalti, costituisce senza ombra di dubbio una grande vittoria di tutto il mondo del lavoro. La battaglia della Cgil ha dato i suoi frutti: si è consumata una svolta che potrà rivelarsi storica, al di là del risultato contingente.

Il dettaglio dell’accordo tra Grecia e creditori

di Argiris Panagopoulos
“Fumata bianca!”, di buon ora, alle sei del mattino, il Ministro delle Finanze greco Euklreides Tsakalotos si rivolge ai giornalisti riuniti e presenta l’accordo con i creditori: per prima volta sono previste misure equamente distribuite tra penalità e premialità, offrendo alla Grecia la possibilità di uscire dal commissariamento, di accedere, quindi, al Qualitative Easing della BCE, trattare la diminuzione del debito prima delle elezioni tedesche e ripristinare la contrattazione collettiva, con un sostegno, per prima volta, ad un vero stato sociale.

Torna Renzi: contro la Costituzione

di Paolo Ciofi
Cosa farà Renzi non più nuovo, ma di nuovo eletto segretario del Pd dopo un’esperienza di governo fallimentare? Giornaloni e giornalini, e tutti i più sperimentati commentatori dell’immagine e della voce, si interrogano compulsivamente accumulando miliardi di parole, di immagini e di suoni. Ma le risposte, per la maggior parte poco significanti e superficiali, non sono univoche. Eppure una certezza c’è, sebbene nessuno ne parli.

E se l’uscita dall’euro diventasse inevitabile?

di Emiliano Brancaccio 
Di permanenza o uscita dall’euro si è discusso molto e male, in questi anni. Alle libere opinioni di commentatori improvvisati si sono aggiunte le petizioni di principio di colleghi che hanno preferito una pigra partigianeria alla fatica della divulgazione scientifica. Il lettore, desideroso di informarsi, si è trovato a scegliere tra sfocati bozzetti di catastrofi o paradisi, il più delle volte privi di riferimenti alla letteratura. Bene dunque ha fatto Luigi Zingales a promuovere una nuova discussione esortando gli studiosi partecipanti a seguire alcune semplici regole della ricerca, tra cui la buona prassi di distinguere tra impressioni personali e tesi supportate da pubblicazioni accademiche, contributi istituzionali, consensus tra gli esperti.

Nota sulla Francia petenista

di Saverio Ansaldi
Non commenterò qui in dettaglio i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Le analisi che ne sono state fatte in questi giorni, anche su Euronomade, sono ampiamente sufficienti per metterne in luce le dinamiche.
Mi limiterò a proporre un’altra considerazione. Direi che più di una considerazione, si tratta di una reazione affettiva, immediata ed istintiva di fronte ad un fenomeno di mitridatizzazione politica, ovvero di progressiva assuefazione a sostanze tossiche e velenose, il più delle volte letali. In questo caso il veleno letale è rappresentato dal Front National.

Sul referendum Cgil e sul decreto Minniti

di Gianni Giovannelli
Era prevedibile. Nonostante il gran rumore che aveva accompagnato il suo arrivo, Travicello Gentiloni rimane al suo posto, silenzioso. Come scriveva il buon Giusti: calò nel suo regno con molto fracasso … ma subito tacque limitandosi a galleggiare placidamente. Nessuno pare in grado di sostituirlo in questa situazione indubbiamente agitata e difficile.

Un uomo, una storia

di Fausto Bertinotti 
Non è solo la condivisione di una lunga storia comune che promuove un sentimento forte di privazione di fronte alla scomparsa di Valentino Parlato. C’è qualcosa che ti lascia, che lascia la scena che continuiamo a calcare, e che oggi è però così diversa da quella segnata da quella storia, che non sembra più colmabile.

L’altro mondo possibile oltre il mito del Popolo

di Lea Melandri 
La crisi delle istituzioni, la loro sempre più debole capacità di «rappresentare» gli interessi e le spinte al cambiamento di una maggioranza di cittadini, pur nella diversità delle loro condizioni sociali e ideali politici, sembra essere l’elemento inquietante di convergenza tra populismi di destra e di sinistra. C’è chi agita il mito del popolo sovrano per scardinare la democrazia e chi, al contrario, spera di allargarne le maglie, facendo crescere le opportunità di partecipazione.

Il contagioso virus della società sfarinata

di Marco Bascetta 
A cosa può servire una categoria, o una definizione, che comprenda una molteplicità talmente vasta ed eterogenea di fenomeni ed esperienze che si accavallano e si contraddicono, si assomigliano e si distinguono attraversando realtà geografiche e tempi storici diversi e difficilmente paragonabili? È la domanda che siamo costretti a porci non appena capiti di mettere le mani sul termine forse più infestante del dibattito pubblico contemporaneo: populismo. Se lo si maneggia da un punto di vista denigratorio o apologetico i contorni si fanno certo più precisi.

I poveri sono matti… da legare

di Anna Lombroso 
Il “servizio straordinario di prevenzione e controllo” svolto da 300 agenti di Polizia nella stazione Centrale di Milano ordinato congiuntamente da prefetto e questore e che ha ricevuto il plauso bipartisan della Lega e del Pd ben rappresentato dal capogruppo a Palazzo Marino e dall’assessore comunale alla sicurezza che si augurano non sia un’azione isolata, è stata definita dall’autorevole stampa locale un “blitz antidegrado”.

La battaglia fra media e politica in Europa

di Mogens Blicher Bjerregård
In tutta Europa, il riconoscimento del ruolo chiave del giornalismo e dell'importanza della libertà di stampa per la democrazia sembrano essere in declino. Guardandoci attorno, non possiamo che deplorare l’aumento delle discrepanze tra i media, intesi come un pilastro fondamentale delle nostre democrazie, e i politici populisti che sempre più criticano o addirittura violano apertamente la libertà dei media, quando non li utilizzano esplicitamente come macchina di propaganda.

La Francia ribelle contro Le Pen e Macron

di Francesco Cecchini 
La France Insoumise ha informato del risultato della consultazione dei suoi militanti sul voto del secondo turno: se votare Emmanuel Macron, che ha rifiutato ogni concessione a Jean-Luc Mélenchon o astenersi o votare in bianco. Naturalmente un voto alla Le Pen non era stata nemmeno presa in considerazione. I 243.128 insoumis che hanno partecipato alla consultazione interna sono il 36.12%, per il voto in bianco , il 29,05% per l’astensione e il 34,83 per votare Macron. La maggioranza quindi dei militanti di Francia Ribelle, il 65.17% è per non dare il voto a Macron rappresentante dell’estrema finanza.