La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 4 maggio 2017

Il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. Intervista a Robert Charvin

Intervista a Robert Charvin Alex Anfruns
Dopo un interminabile circo politico-mediatico, quattro candidati hanno ottenuto risultati molto simili, ma la legge ne conserva solo due per la “finale”. Questa “battaglia delle teste” è in parte artificiale: vengono presi in considerazione elementi che non hanno nulla a che vedere con i giochi sociali, economici e politici. Le elezioni presidenziali del 2017 più ancora delle precedenti sono una caricatura spettacolare della monarchia presidenziale di una V Repubblica nata da un colpo di Stato e la cui natura democratica è molto limitata.
Le Pen e Macron sono passati al secondo turno con un risultato poco al di sopra di quello di Fillon e Melénchon. Quale impatto ciò potrà avere sulla capacità di governare del prossimo Presidente/a?
"Chiunque sia il vincitore del secondo turno, l'incertezza regna per il futuro. Le elezioni legislative sono incerte. La destra “classica” e la socialdemocrazia sperano già di riprendersi dalla sconfitta. Ma la squadra “En Marche” che rende nuovo il vecchio (tutti gli opportunisti di destra e di sinistra si sono riuniti), esattamente come in Germania dove si sono associati la CDU e la SPD, dovrebbe sperimentare un certo successo se Macron sarà eletto presidente. E' difficile contrastare le scelte del Médef e delle grandi imprese del CAC40!
Il FN di Le Pen e frazioni della destra cosiddetta “repubblicana” si sono unite: questo movimento è ancora limitato, perché prematuro. Il mondo degli affari dopo aver “saggiato” alternativamente la destra e la pseudo “sinistra”, ha scelto di sperimentare l'associazione delle due sotto la presidenza di un impiegato appartenente al proprio serraglio.
E' nel caso di una nuova “delusione” che il grande padronato e le banche opterebbero per il neofascismo secondo una ben consolidata tradizione storica. Marine Le Pen e il FN quest'anno non sono serviti altro che a giustificare il voto “utile”, vale a dire il voto imposto per “dovere morale” a favore della destra “rispettabile” alla moda del giorno. Al momento, il rischio è che la bionda “utile idiota” scombini il gioco, come hanno fatto gli islamisti dopo essere stati strumentalizzati dagli Stati Uniti!"
Dopo la delusione del risultato che non ha permesso a FI di passare al secondo turno, ci sono quelli che pensano alle legislative, altri che che fanno appello al 3° turno sociale e infine quelli che mettono in guardia sul pericolo rappresentato da Le Pen. Qual è il problema prioritario secondo Lei?
"L'essenziale per il futuro progressista della Francia, e in parte dell'Europa, è il successo di J.L. Melénchon, di Insoumis e del Partito Comunista malgrado le titubanze di alcuni dei suoi quadri ed eletti.
Si è costituita una forza di sinistra radicale di più di 7 milioni di cittadini che può, se resta unita, non solamente beneficiare di una solida base nella prossima Assemblea Nazionale, ma anche e soprattutto stimolare un “terzo turno sociale” con i sindacati (non “riformisti”) e un ampio movimento popolare di protesta e proposta.
Per la prima volta da decenni, la socialdemocrazia non è più la forza dominante della sinistra costretta così alla paralisi: di orientamento destrorso o “di fronda” (come con B. Hamon), la socialdemocrazia francese (come tutte le socialdemocrazie) non ha fatto che aiutare a battere la sinistra della trasformazione sociale. Con il 6% dei voti, Hamon e il suo partito “socialista” non sono riusciti altro che a impedire a J.L.Melénchon di essere presente al secondo turno.
Pochi dubbi, tuttavia, sulla capacità di rimonta della socialdemocrazia, in un modo o nell'altro: è sempre “pericoloso” per gli interessi dominanti avere di fronte a loro una sinistra vera e radicale, che restituisca colore alla lotta di classe.
Per il secondo turno, questa ricostituita sinistra radicale non cederà nuovamente al “voto Macron antifascista”, come è stato nel caso a favore di Chirac, e in seguito di Hollande (contro l'ultra destra sarkozysta)! Ci saranno sicuramente molte schede bianche e una forte astensione. Macron non sarà probabilmente “legittimato” da un risultato massiccio a suo favore e questo è importante per il dopo.
Il fondamenti della sinistra radicale sono rappresentati in primo luogo dall'anticapitalismo e poi dall'antifascismo. Nell'attuale contesto francese, il fascismo si profila all'orizzonte, ma il mondo degli affari intende ancora privilegiare il compromesso sociale (formale) e un certo liberalismo sociale: accordare la priorità all'antifascismo è ridare vigore ai vinti del primo turno (destra classica e “socialisti”) alla ricerca di nuove “tecniche” di manipolazione. E' partecipare alla ricostruzione della “coscienza mistificata” perché la “modernità” è una miscela di denaro e autoritarismo!"
Lei sostiene da molto tempo l'iniziativa progressista per una 6° Repubblica. Quali grandi vantaggi porterebbe rispetto al sistema attuale?
"Una 6° Repubblica, che riduca i poteri con la soppressione del “capo dello Stato”, che dia vita reale alla cittadinanza, che permetta allo Stato di decidere sui principali orientamenti socio-economici e internazionali, senza sottomettersi ai poteri privati finanziari, rappresenta un'urgenza.
Il “macronismo” è una fase avanzata del capitalismo: le istituzioni della 5° Repubblica, che giocano sulla personalizzazione della vita politica per rendere più opaca la subordinazione al denaro, non sono adatte che al mondo degli affari e a un'Europa a-sociale.
La 6° Repubblica, mettendo al primo posto i cittadini, garantendo a loro uno stretto controllo sui propri rappresentanti a tutti i livelli, può creare le condizioni per avanzate sociali e di progresso democratico. Ma essenziale resta la più ampia messa in movimento del popolo “ribelle”.
Il Fronte Popolare non realizzò profonde riforme sociali che attraverso scioperi massicci nelle imprese nel 1936; nel 2017, è il movimento popolare immenso nella Corea del Sud che ha portato alla destituzione di una Presidente autoritaria, vassalla degli Americani e legata ai “Chaebols”, i grandi gruppi economici e finanziari del paese.
La storia continua: ha più immaginazione di chi la vive. Il 20% di J.L. Melénchon non è che una tappa di una rinascita del tutto possibile."

Articolo trato da investigaction.net
Traduzione di Marx21.it
Fonte: marx21.it 

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