La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 3 giugno 2017

Contro i tre comici della casta al potere: Berlusconi, Renzi e Grillo

di Michele Prospero 
Con la scure di Grillo si ripristina la voce del padrone. Non poteva essere tollerato che nel M5S covasse una sollevazione contro i rischi di uno scambio tra una veloce (e cattiva) legge elettorale e la concessione a Renzi del regalo delle consultazioni anticipate. Quella affiorata tra i parlamentari è parsa una insubordinazione troppo ardita da digerire per un non-partito che rimane pur sempre a conduzione microaziendale. La restaurazione dell’ordine lascia però aperte questioni scottanti. E’ evidente che quando il governo chiede il voto anticipato, alle opposizioni non resta che accettare la sfida. Eppure questa consuetudine non sempre andrebbe rispettata passivamente, soprattutto se ancora mancano delle regole del gioco non viziate da incostituzionalità.

Le conseguenze economiche della diseguaglianza

di Gianluca Piovani
Un report economico molto interessante, prodotto dalla casa di investimenti PIMCO, contempla l’aggiunta di un nuovo sotto scenario nel quadro dell’analisi macro economica svolta dalla società. Un elemento fondamentale della ricerca economica svolta dalle case di investimento consiste infatti nel delineare un certo numero di scenari possibili (ad esempio: scoppio di una crisi in Cina, piano di stimoli fiscali e crescita negli USA, iper inflazione, divisione della zona euro ecc.); ad ognuno di questi scenari viene poi assegnata una probabilità e infine, in base al quadro d’insieme così elaborato, vengono consigliate determinate scelte di investimento.

Corbyn all'attacco su clima e lavoro

di Leonardo Clausi
Manca ormai meno di una settimana alle elezioni politiche anticipate più importanti e straordinarie della storia britannica recente. E di fronte alla titubanza di Theresa May, che non si è unita alle critiche dell’Ue nei confronti di Trump e della sua decisione di ritirare gli Usa dagli impegni sul contenimento delle emissioni sanciti dall’accordo di Parigi, lo stesso Jeremy Corbyn ha mollato gli indugi. Definendola, in un discorso a York, «sottomessa» al presidente americano, l’ha accusata di venir meno ai doveri della carica. «Davanti alla possibilità di presentare un fronte unito con i nostri partner internazionali ha invece optato per il silenzio e la sottomissione a Donald Trump. È un’inadempienza al suo dovere nei confronti del Paese e del pianeta».

Evo Morales: un tradimento alla Madre Terra

di Geraldina Colotti 
«Ritirarsi dall’Accordo di Parigi è un alto tradimento alla Madre Terra», ha detto il presidente boliviano Evo Morales commentando la decisione di Trump di tirarsi fuori dall’accordo sul clima. «Viviamo in un mondo in cui gli Stati uniti – ha aggiunto – sono diventati una minaccia contro la pace e il multilateralismo. Rompere gli accordi di Parigi non dà garanzie di vita alle future generazioni. Il capitalismo è il peggior nemico dell’umanità». Una posizione ribadita da tutti i paesi dell’Alba nel corso degli ultimi vertici sul clima, durante i quali i presidenti che si richiamano al «socialismo del XXI secolo» hanno dato voce alle proposte dei movimenti popolari, avanzate nei vari territori.

Carbon fossile

di Giuseppe Onufrio
Dopo la rottura al G7, Donald Trump ha annunciato di voler abbandonare l’Accordo di Parigi, con l’intenzione di rinegoziarlo e giudicando gli obiettivi irraggiungibili. Lo ha fatto contro buona parte dell’industria Usa – inclusa quella petrolifera. E lo ha fatto contro gli stati più importanti e economicamente rilevanti a partire dalla California, che ha appena annunciato un piano per raggiungere il 100 per cento di rinnovabili entro il 2045. Dunque la rottura al G7 è diventata nel giro di una settimana una specie di «cataclisma» con dichiarazioni contrarie a Trump dentro e fuori gli Stati Uniti.

Ayse contro tutti i fascismi

di Nestore Pira
C’è un lungo cammino che lega parco Gezi ad Istanbul alle piane attorno a Raqqa. Mentre nei giorni scorsi centinaia di persone marciavano nelle strade della Turchia in ricordo delle proteste di quattro anni fa, altri passi avevano condotto Ayse Deniz Karacagil, nome di battaglia Destan Temmuz, ben più lontano. Prima in carcere con una condanna di 98 anni per associazione terroristica figlia della sua partecipazione alle proteste, a cui era scampata grazie ad uno scricchiolio nella macchina della repressione: scarcerata prima che la condanna potesse essere definitiva. Quindi via tra le montagne di Qandil, accolta nelle file del Pkk, unica fuga dal carcere a vita.

Noam Chomsky: il partito repubblicano è l'organizzazione più pericolosa nella storia dell'umanità

di Renato Paone
In un'intervista alla Bbc, il professore statunitense Noam Chomsky è ritornato, in concomitanza con la decisione di Trump di abbandonare l'accordo di Parigi, su una dichiarazione rilasciata tempo fa: "Il partito repubblicano è l'organizzazione più pericolosa nella storia dell'umanità". "Una dichiarazione oltraggiosa, e quando l'ho pronunciata ho pensato: 'È proprio una dichiarazione oltraggiosa'. Ma è vero", ha ribadito Chomsky. Il presentatore di Newsnight, Evan Davis, gli ha poi chiesto se il partito repubblicano possa essere considerato alla stregua di un'organizzazione come l'Isis, o se sia più pericolosa.

venerdì 2 giugno 2017

Una nuova resistenza, contro il potere e la proprietà dei pochi. Intervista a Roger Waters

Intervista a Roger Waters di Kory Grow
C’è un discorso di Barack Obama che ha molto colpito Roger Waters: è quello in cui l’ex Presidente ha picchiato duro contro il nazionalismo «costruito attorno all’idea che ci sia un “noi” e un “loro”». Una frase che ha lasciato il segno, non solo per l’evidente richiamo a Us and Them, il brano dei Pink Floyd che Waters ha contribuito a scrivere. «Ovvio, sono d’accordo con Obama», dice Waters, che sta per lanciare un nuovo concept album. «Non c’è nessun “noi” e “loro”, è un’illusione. Siamo tutti esseri umani e dobbiamo supportarci l’un l’altro, dobbiamo trovare modi per strappare via il potere dalle mani dei pochi, pochissimi che controllano il denaro e tutte le proprietà».

La malattia del centrosinistra e la medicina di Corbyn il rosso

di Bia Sarasini
Quando due anni fa Jeremy Corbyn fu eletto segretario del Labour Party la costernazione ha travolto tutto l'establishment blairiano del partito. Impresentabile, ci faremo ridere dietro da tutti, ci trascinerà nel nulla, questo veniva detto. Il gruppo parlamentare dopo Brexit ha tentato di sfiduciarlo, ma lui imperturbabile ha affrontato nuove primarie, sicuro dell'appoggio della base del partito, come è puntualmente avvenuto. Nessuno scommetteva su di lui, nessuno aveva previsto che oggi, a una settimana dal voto, i sondaggi lo portano al 5% da Tories, da Theresa May.

Corbyn, “un ragazzo che è bene conoscere”

di Michele Revelli 
L’Inghilterra si avvicina al giorno delle elezioni segnata dall’attacco terroristico di Manchester, la cui immagine è ancora vivida nelle menti degli elettori. I due rivali politici, Theresa May e Jeremy Corbyn, coerentemente con la linea della loro campagna elettorale, hanno saputo dare due interpretazioni differenti dell’accaduto. Theresa May, fedele al suo motto “strong and stable”, ha escluso ogni responsabilità del governo, attuale e precedente, nell’accaduto, cercando di unire il popolo inglese contro lo Stato islamico, che deve essere contrastato ancor più duramente, dal momento che continua a minacciare la pace dell’occidente.

Ma quale sistema tedesco, siamo al Furfantellum

di Maurizio Acerbo
Con l'emendamento Emanuele Fiano, depositato alla I Commissione Camera, si formalizza la proposta della nuova legge elettorale voluta da PD, Forza Italia, Lega e M5S. Nonostante il coro, quello proposto non è il sistema elettorale tedesco al quale non ci opporremmo. C'è una duplice impostura: il sistema è maggioritario camuffato da proporzionale. Non si dà la possibilità - come avviene in Germania - di votare in due schede diverse candidato uninominale e lista proporzionale e tra collegi uninominali, liste proporzionali bloccate e pluricandidature, per l'elettore capire chi elegge sarà un rebus. Insomma avremo di nuovo un parlamento di nominati.

Cappuccio Rosso, una ragazza contro l'Isis. È morta da partigiana Ayşe Deniz Karacagil

di Marta Serafini
La ragazza con il cappuccio rosso o con la sciarpa rossa. Era questo il nome di battaglia di Ayşe Deniz Karacagil, attivista di Gezi Park. La giovane, secondo quanto riportano i canali di informazione curdi e turchi sarebbe morta vicino al confine tra la Turchia e la Siria, martedì mattina. Ayşe Deniz Karacagil, 24 anni, militante di sinistra, proveniente da Antalya in Turchia, quando era poco più che ventenne era stata arrestata durante le proteste di Gezi Park. Aveva aderito al Mlkp, il partito marxista leninista turco. E all’epoca proprio quel suo foulard rosso era stato presentato come prova della sua appartenenza a un’organizzazione terroristica. Sebbene la procura nel 2014 avesse chiesto per lei oltre cento anni di prigione, il giudice decise di rimetterla in libertà vigilata; ma quel foulard rosso non le era stato più restituito.

La miseria della politica italiana

di Paolo Favilli 
So benissimo quanto sia poco elegante autocitarsi, con il sottointeso, inoltre, di suggerire: «vedete che avevo la vista lunga». Per ragionare, però, su quello che abbiamo oggi sotto gli occhi dobbiamo ragionare anche su quello che ci avevamo ieri e che la politica politicante aveva ignorato e che continua ad ignorare. «Molti commentatori odierni, purtroppo anche da sinistra, scambiano una partita di poker (…) con un mutamento strategico. Scambiano cioè la spuma di superficie mossa da venti incostanti, con il fluire costante delle correnti profonde (…).

giovedì 1 giugno 2017

Ora basta, la Sinistra si scrolli di dosso la sindrome della sconfitta

di Nicola Fratoianni 
Ipiù deboli in questo Paese non si possono permettere di mantenere in vita una sinistra in piena crisi esistenziale, che continua da dieci anni a elaborare il lutto delle proprie sconfitte, che si lagna delle scelte altrui come un amante respinto, che costruisce castelli di tattica nel vuoto di proposta politica. A leggere i giornali il dibattito a sinistra mi appare come segnato da un nervosismo sopra le righe e da una terrificante coazione a ripetere. E invece non c'è nulla che non vada nella direzione in cui è normale che vada. Non c'è una colpa degli altri contro cui puntare il dito, c'è una nostra responsabilità soggettiva da affrontare con determinazione e chiarezza.

Corbyn e Sanchez, qualcosa si muove a sinistra

di Carlo Formenti 
Dopo l’indecorosa débâcle del Partito socialista francese – e mentre la persistente crisi della socialdemocrazia tedesca minaccia di spalancare un’autostrada alla riconferma della Merkel, e della politica “imperiale” tedesca che pesa sulle spalle degli altri popoli europei – sembrano arrivare segnali in controtendenza dall’Inghilterra e dalla Spagna, anche se non è scontato che si tratti di novità dello stesso segno. Partiamo dal Regno Unito. Uno sgomento articolo di Luigi Ippolito sul Corriere del 30 maggio – “Corbyn il rosso. La rimonta (im)possibile” – è costretto a prendere atto che il presunto, enorme vantaggio (venti punti percentuali!) che i sondaggi attribuivano fino a poco fa ai conservatori nelle imminenti elezioni anticipate sembra essersi dissolto: allo stato parrebbe ridotto a cinque punti, in ulteriore calo.

L’ultima occasione della sinistra

di Slavoj Žižek
Ci sono due generalizzazioni sbagliate sulla società di oggi. La prima dice che viviamo in un’epoca di antisemitismo universalizzato: con la sconfitta militare del fascismo, il ruolo un tempo giocato dalla figura antisemita dell’ebreo è ora ricoperto da qualsiasi gruppo straniero che venga percepito come una minaccia all’identità: i latinos, gli africani e soprattutto i musulmani, che oggi nelle società occidentali vengono trattati sempre più come i nuovi “ebrei”. L’altra generalizzazione scorretta è quella secondo cui la caduta del Muro di Berlino avrebbe portato alla proliferazione di nuovi muri allo scopo di separarci dall’Altro pericoloso (il muro che separa Israele dalla Cisgiordania, il muro in programma tra gli Stati Uniti e il Messico ecc.).

Il finto tedesco. L’ultima manovra per resuscitare il maggioritario

di Alfonso Gianni
I mass media ci tempestano su un accordo già fatto tra Renzi e Berlusconi, condiviso in seconda battuta anche da Grillo, su un modello tedesco per quanto riguarda la legge elettorale. Ma allo stato attuale delle cose sono più le voci che circolano che testi scritti su cui potere valutare. E in materia di legge elettorale i dettagli sono decisivi. Leggi dall’impianto proporzionale possono subire una curvatura in senso maggioritario, come sappiamo dall’esperienza più recente del Porcellum e dell’Italicum.

Il debito pubblico italiano: la truffa è servita

di Marco Bersani 
La spirale del debito pubblico tra ideologia e realtà
Al 31 dicembre 2016, il debito pubblico italiano è risultato pari a 2.217,7 miliardi, con un rapporto debito/Pil pari a 132,8%. Si tratta, a dispetto dei proclami di tutti i governi sulla priorità assoluta della riduzione del debito pubblico, di una continua ascesa, che, se collocata nel medio periodo, corrisponde a un innalzamento di 30 punti percentuali del rapporto debito/Pil negli ultimi 10 anni (102,7% a fine 2006). Come sempre, poiché un elemento essenziale della relazione creditore/debitore è l’interiorizzazione della colpa da parte di quest’ultimo, le spiegazioni che i tecnocrati finanziari, le élite politiche e i media mainstream danno di questa ascesa del debito pubblico, vertono sull’idea che per decenni tutte e tutti noi abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e che continuiamo a farlo, sperperando e sprecando risorse, invece di renderci finalmente consapevoli di come la ricreazione sia finita da un pezzo.

Nazionalismo economico e globalismo post-ideologico nei tempi di Trump

di Denis Melnik
1. Durante l’ultima campagna elettorale negli Stati Uniti, l’approccio mainstream ha presentato le parole e le azioni di Trump come reazioni errate e puramente impulsive di una persona emotivamente vulnerabile, “permalosa” e mentalmente instabile. I suoi avversari hanno cercato di utilizzare quelle sue espressioni per colpirlo intenzionalmente dando luogo ad una frenesia di tweets che, fra l’altro, tentavano di fornire ulteriori prove dell’inadeguatezza del personaggio al ruolo in cui si candidava. Sarà stato un difetto dell’approccio mainstream, un fallimento del meccanismo elettorale democratico, oppure di qualcos’altro, ma ora Trump ricopre quel ruolo. Ed è ormai abbastanza chiaro che le espressioni utilizzate durante la campagna elettorale rappresentavano abbastanza bene quello che il tycoon intendeva fare. Quindi la domanda è ora: in che misura Trump potrà attuare il suo ordine del giorno?

Corbyn e una sorpresa elettorale

di Paul Rogers
Il precedente artico di questa serie, pubblicato la settimana scorsa, esaminava l’idea che nella campagna per l’elezione generale del Regno Unito che stesse succedendo qualche cosa che non veniva raccolta dalla maggioranza degli analisti. L’opinione diffusa in quel periodo era che Theresa May stava andando verso una vittoria schiacciante l’8 giugno contro un Partito Laburista diviso guidato da Jeremy Corbyn senza speranze e che era stato oggetto di stroncature rancorose e insistenti da vaste sezioni della stampa.  Questo articolo suggeriva il contrario, sostenendo che sul campo Corbyn si stava realmente dimostrando un candidato popolare ed efficace che attirava il sostegno di migliaia di giovani ai comizi, spesso organizzati e pubblicizzati con breve preavviso. La conclusione è stata che forse l’opinione diffusa poteva essere sbagliata.

Pepe Mujica: non bisogna eleggere quelli a cui piacciono troppo i soldi

José Mujica, ex-Presidente dell’Uruguay, è giunto in Cile dietro invito della OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoto, ndt) per condividere riflessioni e analisi sulla società attuale, mettendo enfasi sul fatto che l’ansia da denaro deve stare lontana da coloro che aspirano al potere. In questa occasione, destinata a valutare il futuro lavorativo del continente, ha condiviso alcune delle sue opinioni politiche indicando che “non bisogna eleggere quelli a cui piacciono troppo i soldi, bensì coloro che sentono gli avanzamenti sociali come propri, che credono nella politica come funzione di carattere collettivo”.

Una legge elettorale coerente con la vittoria del 4 dicembre

di Francesco Pallante
Gli opposti veti incrociati stanno facendo convergere i partiti verso una legge elettorale ispirata al modello tedesco, sia pure con negative modificazioni: sicuramente l’esclusione del voto disgiunto, che mira a concentrare i voti sui partiti maggiori; più difficilmente l’introduzione di un premio di maggioranza alla lista che supera una certa soglia (il 40%). Per dare un giudizio ponderato occorrerà, dunque, aspettare la definizione della disciplina nei dettagli, ma a sinistra le prime reazioni sono già di segno diverso. A quanto si legge sui giornali, mentre Sinistra italiana e Articolo 1 guardano con interesse a quel che sta accadendo, Campo progressista manifesta una posizione nettamente critica.

Cosmopoliti contro nazionalisti, la nuova metafora politica

di Pablo Stefanoni
Dopo la sconfitta alle elezioni francesi di questo mese, la candidata del Front National Marine Le Pen ha insistito sulla divisione che, a suo dire, indirizza la politica francese ed europea: “mondialisti vs patrioti“. Da una parte, la globalizzazione “selvaggia e disumana” al servizio della finanza, insieme a dosi smodate di multiculturalismo, alti livelli di migrazione e l’indebolimento delle identità nazionali; dall’altro, un rinnovato sovranismo, frontiere messe in sicurezza e priorità del locale. Né sinistra né destra. Il suo avversario, il social-liberale Emmanuel Macron, ha cercato analogamente di svincolarsi dall’asse gauche-droite posizionandosi all’interno dello stesso dell’antagonismo tracciato da Le Pen, ma con valori invertiti: l’Europa come orizzonte vs nazionalismo xenofobo; cosmopolitismo vs. ripiegamento comunitarista. E non è solo la Francia.

I soldi per il sociale tra tagli e federalismo fiscale

di Dario Stefano Dell'Aquila
Se dovessimo scrivere la storia delle risorse destinate al sociale, a partire dall’anno in cui in questo paese fu approvata per la prima volta una norma quadro sugli interventi e sulle politiche sociali, avremmo a scrivere, per ogni anno, lo stesso amaro finale, fatto di molti tagli e pochi soldi. In ultimo il ministro Padoan, nella frenetica ricerca di risorse per la prossima manovra correttiva, ha proposto una riduzione di 214 milioni di euro del Fondo nazionale politiche sociali 2017 (Fnps) e di 50 milioni di euro per il Fondo per la non autosufficienza (Fna). Nel momento in cui scriviamo, dopo le proteste di sindacati e associazioni, il ministro del lavoro Poletti ha preso impegno per il governo di ristabilire la dotazione inizialmente prevista (312 milioni per il Fnps e 500 per il Fna).

Consumo di luogo: la crisi della pianificazione pubblica degli enti locali

di Piergiovanni Alleva e Cristina Quintavalla
Il Tavolo regionale dell’imprenditoria (che riunisce l’80% delle imprese emiliano-romagnole) ha chiesto di superare i ritardi in materia di «apertura al mercato», di essere coinvolto nelle scelte relative a «impiego delle risorse destinate al welfare e sanità e nella programmazione dei modelli di servizio», di superare la «tradizionale dicotomia pubblico-privato», di «mettere al centro l’impresa», di subordinare ogni scelta della Regione alle sue ricadute sull’impresa, nonché di garantire «la partecipazione dei soggetti privati» nella stessa attività di programmazione regionale.

Il governo Temer è scaduto, elezioni dirette subito. Intervista a João Pedro Stedile

Intervista a João Pedro Stedile di Geraldina Colotti
Tra scontri di piazza e crisi istituzionale, il Brasile è nuovamente in ebollizione. Ne abbiamo discusso con João Pedro Stedile, storico dirigente del Movimento Sem Terra.
Michel Temer può cadere? E in che modo? E chi lo sostiene se la sua maggioranza sta perdendo sempre più pezzi?
Sì, il governo golpista di Temer è finito. Non ha più l’appoggio della maggioranza del capitale, né quello mediatico del gruppo O Globo, che ogni giorno fa campagna perché si dimetta. E la sua base parlamentare è divisa. Il suo tempo è scaduto. Tuttavia, la borghesia non ha ancora trovato il nome che possa rappresentare l’unità del suo blocco di interessi, per farlo eleggere in forma indiretta dal Congresso, e poi continuare con le riforme antipopolari contro lavoro e pensioni. Il 6 giugno si svolge un vecchio processo contro il ticket Dilma-Temer.

Una legge elettorale contro la rappresentanza. Intervista a Giovanni Russo Spena

Intervista a Giovanni Russo Spena di Radio Città Aperta 
Grandi manovre sulla legge elettorale, i tre comitati elettorali più grandi si vanno mettendo d’accordo col supporto della Lega salviniana, cane da guardia che abbaia solo con in più deboli e slinguazza i più forti. Un tema complicato dai tecnicismi, dai dettagli incomprensibili in cui – come sempre – usa nascondersi il diavolo. Abbiamo intervistato Giovanni Russo Spena, compagno con esperienza di lungo corso nel Parlamento (iniziò quando ancora esisteva Democrazia Proletaria), per diradare un po’ di nebbie sui giochi in corso.

Misure di polizia, controllo sociale e tutela dei diritti

di Silvia Talini
È del 21 aprile scorso l’approvazione della nuova legge sulla sicurezza urbana (n. 48/2017), un intervento che, potenziando il quadro delle misure di prevenzione personali (e non solo), amplia la possibilità di ricorrere a strumenti di sicurezza idonei a comprimere le garanzie costituzionali poste a tutela dei diritti. Ma cosa sono le misure di prevenzione e perché vengono spesso considerate uno strumento repressivo di dubbia costituzionalità oggi rafforzato dalla legge n. 48 del 2017?

Proporzionale e Mitbestimmung: alcune note sulla democrazia tedesca

di Lorenzo Cattani
Nel dibattito pubblico degli ultimi giorni si è discusso molto di come dovrebbe essere la legge elettorale. Fra le varie proposte, quella che attualmente ha guadagnato più spazio è quella del cosiddetto “proporzionale alla tedesca”, considerato come un ottimo esempio di legge che garantisce un buon equilibrio fra rappresentatività e governabilità. Tuttavia, in questo dibattito si tende a vedere la legge elettorale come un qualcosa di separato da tutto il resto, interpretandola più come un’istituzione che stabilisce meramente le modalità di un’elezione, senza prendere in esame quelli che sono i legami fra questa istituzione e tante altre. In questo articolo, prendendo spunto proprio da un dibattito pubblico che si è concentrato su questo modello, verrà proposta una panoramica sulla democrazia tedesca, in particolare sui legami fra il sistema politico e quello del governo d’impresa e delle relazioni industriali, cercando di fare luce sul perché in Italia la “democrazia renana” non abbia mai smesso di suscitare interesse.

Esclusione finanziaria, lo studio di Banca Etica

di Alessandro Messina 
Sono almeno dieci anni, con l’arrivo della grande crisi, che in Italia si parla di credit crunch, ossia di stretta creditizia. Tema che ha alimentato molte, inutili, discussioni e poche misurazioni, senza le quali poi è difficile passare all’azione. Un dato è sicuro: il credito è diminuito. Basta guardare al rapporto tra insieme delle esposizioni bancarie ad una certa data e il prodotto interno lordo. Secondo la Banca d’Italia, nel nostro paese si è passati dai massimi del 120% del valore di questo rapporto all’attuale livello, inferiore al 100% (Banca d’Italia, A note on the implementation of a Countercyclical Capital Buffer in Italy, P. Alessandri, P. Bologna, R. Fiori, E. Sette).

“El papa” contro il reddito di cittadinanza tra anacronismi e moderno sistema della carità

di Senza Soste
La notizia della visita di papa Francesco all’Ansaldo di Genova è di quelle che escono dalla cronaca perché aiutano a vedere uno scenario politico. Soprattutto perché il sito produttivo genovese è servito al pontefice per lanciare un garbato anatema contro il reddito di cittadinanza. Si tratta di una entrata, a piedi uniti, nel dibattito politico italiano. Non ci risulta, e quando si parla di pontefice le dimenticanze non ci sono mai a caso, che Francesco sia entrato nel dibattito tedesco sugli effetti di Hartz IV, sul combinato di precarizzazione, lavoro part-time, controllo della forza lavoro fuori dal lavoro che produce la legge tedesca sull’assistenza sociale.

Calais e le sue frontiere

di Maria Teresa Bellini
“Ogni confne ha a che fare con l’insicurezza e col bisogno di una sicurezza. La frontiera è una necessità, perché senza di essa ovvero senza distinzione non c’è identità, non c’è forma, non c’è individualità e non c’è nemmeno una reale esistenza, perché essa viene risucchiata nell’informe e nell’indistinto. La frontiera costituisce una realtà, dà contorni e lineamenti, costruisce l’individualità, personale e collettiva, esistenziale e culturale”. C. Magris, Dall’altra parte. Considerazioni di frontiera, in Idem, Utopia e disincanto, Garzanti, Milano 2001.
Calais è un confne tra terra e mare, tra Francia e Gran Bretagna, tra Europa e resto del mondo. Questo era quello che sapevo prima di arrivare a Calais.

No al numero chiuso all’Università

di Anna Angelucci
Anche nei corsi delle facoltà umanistiche dell’Università statale di Milano dal prossimo anno accademico verrà introdotto il numero chiuso. La decisione, presa lo scorso 23 maggio dal senato accademico su proposta del Rettore, non ha avuto grande eco sui media mainstream – ormai totalmente obnubilati dalla narrazione mistificata su scuola e università – mentre è rimbalzata sui social. Che hanno immediatamente svelato l’inganno: non si tratta di rendere migliore l’offerta formativa, si tratta di rispettare una direttiva del MIUR, che impone un certo rapporto numerico tra studenti e docenti. Che non possono aumentare in presenza di un maggior numero di matricole. Perché non si può assumere. E quindi riduciamo le matricole. Tutto qua.

Gramsci. Il giornale, forma originale della politica

di Alberto Madricardo
Tessere, come recita la scheda di presentazione, è una associazione culturale impegnata, tra l’altro, nell’attività editoriale, dalla quale proviene anche il volume che stiamo presentando. La pubblicazione avviene in concomitanza con l’ottantesimo anniversario della morte del dirigente comunista sardo, avvenuta il 27 aprile 1937, pochi giorni dopo aver ottenuto la piena libertà per ragioni di salute – quando ormai le sue condizioni fisiche erano irrecuperabili – dal regime fascista, che lo aveva tenuto incarcerato dal novembre del 1926.

Se si decide di aumentare i divari

di Gianfranco Viesti
Il Miur sta dando corso alle norme previste dalla Legge di Stabilità 2017, relative a un finanziamento per complessivi 1,3 miliardi di euro (271 milioni all’anno per cinque anni) di 180 dipartimenti universitari «eccellenti». Si tratta di una decisione preoccupante, che produrrà effetti negativi strutturali, di lungo periodo, sul sistema universitario italiano. Ma che cosa c’è di male nel «premiare l’eccellenza»? Vediamo. Primo. L’individuazione dei dipartimenti «eccellenti» è basata sugli esiti della recente Valutazione della qualità della ricerca (Vqr) realizzata dall’Anvur. Tale esercizio è stato oggetto di vaste critiche nell’ambito della comunità scientifica italiana, sia di taglio metodologico sia relativamente alle scelte di politica della ricerca in esso implicite, tali da sconsigliarne l’utilizzo come criterio per la ripartizione dei finanziamenti ordinari.

Il tempo della rivolta delle donne in America Latina

di Nazaret Castro
Il risveglio è arrivato da un giorno all'altro, con estrema urgenza, ma si preparava sottotraccia da decenni. Il 3 giugno del 2015, giorno del primo corteo Ni Una Menos, le donne argentine hanno assunto la leadership di un movimento tellurico che si è poi esteso a decine di altri paesi, con delle parole d'ordine inequivocabili che nascevano dal rifiuto della brutalità del femminicidio: “Smettete di ucciderci”. L'anno successivo, il 3 giugno, Ni Una Menos si consoliderà come simbolo di un movimento delle donne rinnovato, che si internazionalizza straripando e tessendo reti che creano sorellanza e uniscono le donne di tutto il continente latinoamericano, fino a sentir risuonare nelle sempre più frequenti manifestazioni il celebre slogan: “Alerta, alerta, alerta que camina: mujeres feministas por América Latina. Y tiemblan, y tiemblan, y tiemblan los machistas: América Latina va a ser toda feminista”.

Voucher, beffati 3 milioni di italiani. Intervista a Susanna Camusso

Intervista a Susanna Camusso di Roberto Mania
"Faremo appello a Mattarella, qui c'è stata una violazione della Costituzione e il presidente è il garante della Carta", dice Susanna Camusso subito dopo aver appreso che nella Commissione Bilancio della Camera si è consumato lo strappo sui voucher. Annuncia che la partita della Cgil riparte: prima con la raccolta delle firme per una petizione a difesa della democrazia, poi con l'organizzazione il 17 giugno di una manifestazione a Roma e se necessario con un ricorso alla Corte costituzionale. Sarà perché ha appena partecipato ad un seminario dell'Anpi su "Essere antifascisti oggi", ma la leader sindacale usa termini molto forti: "Per la prima volta nella storia repubblicana si assiste alla sottrazione ai cittadini di uno strumento previsto dalla Costituzione.

Supermercato Italia, offerta 3 per 2

di Anna Lombroso 
C’è un posto nella Padania opima nel quale ogni abitante ha diritto ai suoi 12 metri quadri di centro commerciale. Ce ne informa il gruppo di architetti, fotografi, giornalisti, artisti, scrittori che hanno aderito alla chiamata degli organizzatori del Tour del disastro, la gita attraverso quella “città diffusa” che si estende dai confini del Piemonte sino alle pendici dei Colli Euganei, dentro a Lombardia, Emilia, Romagna e Veneto e che non ha nulla né dei tradizionali centri urbani né delle loro periferie, fatta com’è di centri commerciali, rotonde, bretelle svincoli autostradali, villette a schiera, parcheggi, cantieri abbandonati, capannoni per lo più senza finestre perché all’interno si consuma lavoro nero e disumano.

Identità. L’altra faccia della storia

di Alessandro Ambrosino
Identità: da dove cominciare?
Un buon punto di partenza per iniziare una riflessione sul tema dell’identità può essere un’affermazione di Alberto Mario Banti, uno fra i più importanti studiosi del Risorgimento e della storia contemporanea d’Italia, il quale ha sostenuto, in un saggio sul senso di appartenenza alla nazione, che: «essere membro di una comunità […] è posto in relazione diretta con il non appartenere agli “altri”»[1]È proprio all’interno di questo rapporto, totalmente libero da interferenze di qualsiasi tipo, che il concetto di identità si rivela nella sua forma più immediata, ovvero la naturale costruzione di un confronto con tutto ciò che non rientra nella nostra persona, nella nostra coscienza e nella nostra percezione della realtà.

Le piazze dell’alternativa

L’Italia che ci raccontano ogni giorno i telegiornali e buona parte degli organi di stampa è un paese rassegnato, disilluso, in declino, incapace di gettare il cuore oltre i mille ostacoli che affollano un eterno presente senza più futuro. Lo abita una società divisa in tribù, in guerra perenne l’una contro l’altra: persone giovani contro persone anziane, “garantiti” contro “non garantiti”, lavoratori e lavoratrici dipendenti contro lavoratori autonomi e lavoratrici autonome, persone italiane contro migranti, uomini contro donne, “meritevoli” contro “non meritevoli”, “ultimi” di ieri contro “nuovi ultimi”.

Per il Consiglio di Stato fare profitti sull’acqua è legittimo

di Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Il 26 maggio u.s. è stata diffusa la sentenza del Consiglio di Stato con cui si stabilisce che il ricorso promosso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e Federconsumatori contro il metodo tariffario del servizio idrico elaborato dall’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico non è stato accolto. La pronuncia, in sostanza, conferma la tesi, già fatta propria dal TAR Lombardia, secondo cui la copertura integrale dei costi del servizio (c.d. “full cost recovery”) comprende anche il “costo” del capitale proprio investito, giustificando tale scelta con il fatto che l’orientamento pressoché generale della scienza economica fa rientrare nella nozione di “costo” anche quello di “costo-opportunità”, nel senso del valore del mancato impiego del fattore produttivo in altra attività comunque profittevole.

40 giorni di fame e dignità

di Cecilia Dalla Negra
“L’Occupazione israeliana non ha lasciato altra scelta ai detenuti che digiunare per ottenere diritti basilari. Ma i prigionieri palestinesi hanno vinto”. Ha il sapore del sollievo la dichiarazione che arriva dalla Campagna “Free Marwan Barghouti” a poche ore dalla fine di uno sciopero della fame come non se ne vedevano da anni. Lo ribadisce nella conferenza stampa del 29 maggio Issa Qaraqe, portavoce del Comitato Palestinese per gli Affari dei Prigionieri, che spiega come “l’80% delle rivendicazioni” siano state accolte, in quella che definisce una “trasformazione fondamentale per le loro condizioni di vita in carcere”.

Il marxismo occidentale in sala rianimazione

di Alessandro Barile
Nel 1976 Perry Anderson, nelle sue Considerations on western marxism (tradotto in Italia da Laterza e pubblicato nel 1977 col titolo: Il dibattito nel marxismo occidentale), invitava a prendere atto della scissione epistemologica avvenuta nel campo del marxismo. Da una parte il cosiddetto “marxismo occidentale”, inaugurato nel 1923 dalla pubblicazione dei saggi di György Lukács (Storia e coscienza di classe) e Karl Korsch (Marxismo e filosofia); dall’altra il “marxismo orientale” dei paesi socialisti. Coi lavori di Lukács e Korsch il marxismo inaugurava l’epoca della sua completa maturità filosofica, in grado finalmente di confrontarsi col pensiero borghese su di un piano di parità intellettuale. In Unione sovietica, in Cina, così come nei paesi in lotta contro il colonialismo, il marxismo era andato trasformandosi in una rozza teoria del potere che poco o nulla più condivideva col marxismo propriamente detto.

Bisogna salvare i laureati italiani: ‘Ce lo chiede l’Europa’

di Marina Boscaino
europea. I dati, pubblicati all’inizio di maggio, sono del 2016 e rilevano il rapporto tra titolo di studio e mondo del lavoro; il tasso di occupazione dei laureati italiani sotto i 35 anni, a 3 anni dall’acquisizione del titolo, è il 57,7%. Lo stesso indice, nella media europea a 28, è l’80,7%: l’analogo dato in Germania è il 92,6%. Eurostat ha poi elaborato i dati relativi a chi ha solo il diploma di istruzione di secondo grado. Entro 3 anni dalla sua acquisizione nel 2016 era occupato il 40,4% dei giovani italiani, con una distanza ancora incolmabile dalla media continentale: il 68,2% dei diplomati europei trova infatti lavoro entro i 3 anni; in Germania l’86,4%. Nonostante i progressi registrati rispetto agli esiti precedenti, in ambedue le rilevazioni l’Italia è penultimo posto: peggio di noi, solo la Grecia.

Il contributo decisivo dei mass media alla violenza

di Marco Nicastro
È ormai stancante per me tornare su questo argomento, già affrontato in un altro articolo uscito tempo fa su questa rivista. Capita spesso che gli appelli delle persone più informate e con intenzioni serie, lontane dal desiderio di visibilità mediatica, rimangano inascoltati. Il problema su cui ancora una volta vorrei soffermarmi è quello della violenza e della comunicazione di questa all'opinione pubblica da parte dei media. Sentiamo abbastanza spesso ormai notizie di omicidi, suicidi, stragi familiari, fino alle più fisicamente lontane, ma non meno coinvolgenti da un punto di vista emotivo, stragi terroristiche o di guerra. La sensazione mia, ma credo sia condivisibile anche da altri (almeno da quello che mi capita spesso di sentire parlando con le persone), è di oppressione dinnanzi a queste notizie, e anche della sensazione che i fatti su cui vertono sia numericamente sempre più rilevanti.

Due libri, due punti di vista. Per una discussione su "La grande svalorizzazione" e "Denaro senza valore"

di Ernst Lohoff
1. Una biforcazione teorica.
Nel 2012, sono stati pubblicati due libri, uno subito dopo l'altro, che pretendono di innalzare ad un nuovo livello la teoria della critica del valore nel campo della critica dell'economia politica. "Denaro senza valore", di Robert Kurz, e "La grande svalorizzazione", di Norbert Trenkle ed io, segnano una sorta di biforcazione nel processo di formazione della teoria della critica del valore. Naturalmente, entrambi i libri condividono un punto di partenza simile, nella misura in cui vogliono superare le carenze delle argomentazioni precedenti della critica del valore e vogliono chiarire qual è il fulcro della teoria, ma le direzioni verso cui marciano sono diametralmente opposte.

Governo-truffa: il raggiro dei voucher

di Il Simplicissimus 
Alle volte ho la sensazione che quando si parla di oligarchia le persone prendano la parola come se fosse una metafora o comunque un’esagerazione retorica. Molti non riescono a convincersi che la perdita della democrazia sostanziale non stia davvero accadendo attorno a loro perché queste cose capitano sempre altrove, altri fanno di questa sensazione di incredulità un alibi per non dover agire o magari per tenersi stretto il loro spicciolo di privilegio che molto spesso è solo un lavoro nel settore pubblico o un galleggiamento dell’economia parassitaria. Eppure cosa significhi in concreto il governo dei pochi e spesso dei peggiori (vedi nota) lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e qualche volta in maniera clamorosa come è accaduto per la vicenda dei voucher che riduce il parlamento a un covo di piccoli truffatori e di golpisti costituzionali da camarilla.

In marcia per un’altra accoglienza

di Raphael Pepe
Negli ultimi dieci giorni, a Milano e Bologna, si sono svolte due manifestazioni a difesa dell’accoglienza. La prima, quella del 20 maggio su chiamata delle istituzioni milanesi, targata PD, è stata in fin dei conti una manifestazione partecipata in gran parte da migranti e movimenti con un messaggio chiaro: No alla legge Minniti-Orlando, No alle leggi securitarie del PD. La volontà di non lasciare la piazza ad un partito che ha appena varato una legge securitaria e reazionaria in linea con la Napolitano-Turco, la Bossi-Fini e il pacchetto sicurezza di Maroni, si è rivelata una scelta giusta.

La nuova Via della Seta per la pace, la cooperazione e il progresso dei popoli

di Xi Jinping
Distinti Capi di Stato e di governo, capi delle organizzazioni internazionali, Signore e signori, Cari amici, in questa bella stagione di inizio estate mentre ogni cosa vivente è piena di energia, desidero accogliere tutti voi, illustri ospiti, che rappresentate più di 100 paesi, in questo importante forum sulla Belt and road Iniziative BRI* che si svolge a Pechino. Questo è davvero un incontro di grandi menti. Nei prossimi due giorni spero che, impegnandoci in uno scambio di opinioni, contribuiremo a perseguire l'iniziativa BRI, il progetto del secolo di cui possano beneficiare le persone di tutto il mondo.

Marocco, il Rif in rivolta

di Francesca Tomasso
Essere riffani, in Marocco, vuol dire tante cose. Quando chiedi a qualcuno “di dove sei?”, e ti risponde che viene da Tetouan, da Hoceima, da Imzouren, dal nord, dalle montagne, segue un silenzio pieno di cose non dette, di storia negata, di ribellioni, di repressioni. Il Rif è quel territorio al nord del Marocco che va da Capo Spartel fino al confine con l’Algeria; è quello stesso territorio che si dichiarò indipendente e repubblicano nel 1921, ribellandosi alla colonia spagnola, trent’anni prima della transizione politica marocchina che porterà il Marocco all’indipendenza nel 1956.