La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 13 maggio 2017

Sinistra, Europa reale, lavoro. Intervista esclusiva a Dino Greco

Intervista a Dino Greco di Fabio Cabrini 
In Spagna, Grecia, Francia, Portogallo ed anche in Irlanda, cioè in quei paesi dove la crisi causata dal modello neoliberista si è fatta sentire con maggiore virulenza, le sinistre sono cresciute, mentre in Italia, dove la situazione non è di certo allegra, il malcontento viene assorbito dal movimento 5 stelle e alla sinistra non restano che le briciole. Di questo, ma anche di altro, ne parliamo con il compagno Dino Greco, dirigente di Rifondazione Comunista, per cercare di capirne di più.

Una lingua meticcia ferita dall’Europa colonialista

di Luciana Castellina 
Sabir: basterebbe aver scelto questo nome a far capire cosa sia questo incontro del (non sul) Mediterraneo che per la terza volta si tiene in Sicilia,quest’anno a Siracusa. È il nome della lingua meticcia che da secoli i pescatori di questo mare usano per parlarsi, quelli che provengono dalla costa africana come quelli che provengono dalle coste europee. Per comunicare oggigiorno bisogna fare un convegno, perché fra il sud e il nord del mare che si chiamava «di mezzo» proprio per far capire che si trattava di un’acqua di comunicazione fra terre che vi si sporgevano con le loro mille punte peninsulari e i loro arcipelaghi, si è scavato un solco. Sociale, politico, culturale, economico.

Inchiesta sul lavoro nell'Italia del Jobs Act

di Duccio Facchini
Se siete stati assunti da un’impresa con più di 15 dipendenti dopo il 7 marzo 2015, rischiate di far parte della bolla dei licenziamenti senza reintegro che potrebbe scoppiare a partire dalla primavera di quest’anno. Quel giorno, infatti, lo Stato ha tracciato una linea. Da una parte, un certo tipo di lavoratori (quelli assunti prima) e dall’altra gli assunti dopo. Per questi, finiti oltre la linea, lo “Statuto dei lavoratori” del 1970 e il famoso articolo 18 -quello che riguarda anche i casi di licenziamento illegittimo- non valgono più come prima. È uno degli effetti del cosiddetto “Jobs Act” (la legge 183/2014) e di uno dei “suoi” otto decreti legislativi.

Hannah Arendt e la materia pulsante della teoria politica

di Francesca Romana e Recchia Luciani
Le lezioni che Hannah Arendt è chiamata a svolgere come visiting professor presso il Berkeley College dell’Università della California nel semestre primaverile del 1955, sono una miniera preziosa per chiunque voglia approfondire quel nesso tra esercizio del pensiero e filosofia politica che rende l’analisi arendtiana un inestimabile scandaglio dello spazio pubblico contemporaneo e delle forme che in esso assumono le teorie dell’azione collettiva. Ora pubblicate con il titolo Per un’etica della responsabilità. Lezioni di teoria politica (Mimesis, pp. 150, euro 14), come giustamente rileva la curatrice del volume, Maria Teresa Pansera, parte rilevante del significato e del loro valore è connesso specificatamente alla loro collocazione temporale, poiché esse si situano esattamente a metà strada tra Le origini del totalitarismo (1951) e Vita activa (1958), gettando un fascio di luce sia sulla fase di riflessione seguita al primo volume che su quella di gestazione del secondo.

Una forza vulnerabile: il malessere come energia per la trasformazione sociale

di Amador Fernández-Savater
Ci sono storie che sintetizzano intere epoche. Una di queste ce la racconta Willy Pelletier in una recente edizione di Le Monde Diplomatique. Titolo: “Il mio vicino vota per il fronte nazionale”. Pelletier è un attivista delle organizzazioni anti-razziste radicali, e nell’articolo racconta varie azioni contro il Front National. Il suo racconto però è legato a un dubbio e a un’autocritica: in fondo queste mobilitazioni sono state inutili per fermare la crescita del FN. Tra le linee si offre una spiegazione: nessuna di queste azioni ha influito sui simpatizzanti del Fronte, perché si sono sempre svolte dentro circuiti chiusi, fra attivisti che vivono in certi quartieri, parlano in un certo modo hanno certi valori e così via.

Le minoranze da consumare

di Marc Augé
Da dove viene il malessere che caratterizza tutti i dibattiti sulla cultura e l’identità? Un paradosso è evidente: il mondo globalizzato è anche il mondo della più grande differenza, dove crescono la circolazione, la comunicazione e il consumo. Eppure coloro che circolano non consumano e non comunicano nelle stesse proporzioni e condizioni. Di qui l’attualità del paradosso: si cancellano le differenze e crescono le disuguaglianze; il mondo è ogni giorno più uniforme e più disuguale. Le conseguenze sono almeno due.

Mai così a sinistra

di Leonardo Clausi
Nella debita bagarre mediatica, hanno cominciato a circolare copie del programma elettorale del partito laburista, che avrebbe dovuto essere presentato la prossima settimana. Un leak avvenuto in sincronica coincidenza con il cosiddetto Clause V meeting, la riunione in cui i vertici approvano il manifesto elettorale, tenutasi nel pomeriggio. Non è chiaro se si sia trattato di un grossolano errore, o una mossa studiata. Ma chi si aspettava un’atmosfera di frantumazione e caos, è rimasto deluso. Jeremy Corbyn è emerso soddisfatto e carico dalla riunione, e ha sottolineato il clima di accordo generale nell’approvare la politica economica più inequivocabilmente socialista da parte del partito laburista da trent’anni a questa parte.

Come liberarsi dalla cattura cognitiva del neoliberismo

di Ilaria Bifarini 
Spiegare il neoliberismo limitandosi a un’analisi economica delle teorie sottostanti a tale ideologia risulta essere non solo restrittivo, ma anche fuorviante. Per comprendere come un pensiero di matrice economica sia giunto ad assumere le attuali sembianze di una vera teoria del tutto, onnicomprensiva e persuadente come una religione, è necessario avere una conoscenza, almeno basilare, delle leve psicologiche che muovono le masse. Occorre partire dall’opera massima dell’antropologo francese Gustave Le Bon, Psicologia della folle (1895), che rivoluzionò l’approccio delle élite di potere nei confronti della popolazione. Sul finire del XIX secolo la rivoluzione industriale e il progresso tecnologico-scientifico dei principali paesi d’Europa avevano portato con sé l’irreversibile modificarsi dello scenario economico e sociale dell’Occidente.

Lo stato perdente della guerra americana

di Ralph Nader
Gli Stati Uniti sono ancora impantanati in Afghanistan (l’occupazione che dura da 16 anni è la più lunga nella storia americana) e in Iraq (fin dall’invasione incostituzionale, illegale del paese iniziata 14 anni fa). Con circa 30.000 combattenti scarsamente equipaggiati, i Talebani hanno contenuto un esercito afgano equipaggiato e addestrato dagli Americani otto volte più grande come numero di soldati, più le forze statunitensi che oscillano tra i 100.000 nel loro momento migliore e gli 8.500 di adesso, più i contractor – tutti con armamenti moderni di aria, mare e terra non secondi a nessuno.

Sostiene Serracchiani: esiste uno stupro di seria A?

di Monica Lanfranco
Sostiene Serracchiani che lo stupro è un crimine odioso, e che ancora di più lo è se compiuto da un richiedente asilo. L’esternazione della dirigente Pd, nonché governatrice della regione Friuli, non sta avendo enorme spazio nei media, ma rimbalza nei social, in un coro di riprovazione, a suon di post furenti, che accusano la leader di un non invidiabile ambo: sessismo e razzismo nel giro di tre righe di esternazione, quasi meglio di una media considerazione leghista. Non tutti i mali vengono per nuocere, però: così come la settimana scorsa con la scelta della parola mamme per raccontare il programma del (non) nuovo capo del Pd, ora la silloge di Serracchiani mi pare offra uno spunto importante per ragionare sulla violenza sessuale, sulla sua percezione e, in generale, sullo stato dell’arte delle relazioni tra uomini e donne in questo paese, fuori e dentro i palazzi.

Contro il voto utile, un primo passo: una lista unitaria a sinistra

di Antonio Floridia
Ottenuta la sua reinvestitura plebiscitaria, Matteo Renzi ha provato a scaricare sull’«accozzaglia» del No la colpa dell’impasse attuale sulla legge elettorale. Sconcertante e demagogico, ma anche un gioco fin troppo scoperto: Matteo Renzi vuole solo far passare il tempo. Perché pensa che il quadro attuale emerso dalle sentenze della Consulta, con alcuni minimi aggiustamenti da apportare in extremis, sia in fondo la soluzione per lui più conveniente. Dal punto di vista strategico, i punti cruciali sono due: le coalizioni, si introducono anche alla Camera o si eliminano anche al Senato? E che cosa si intende quando si proclama di voler conservare un qualche “correttivo maggioritario”?

Il sud equo, aperto e sicuro contro la fortezza Europa

di Chiara Cruciati
Che significa sicurezza? Nell’epoca degli stati di emergenza, dei decreti per il decoro e dei muri, se n’è perso il senso: sicurezza economica, giustizia sociale, lavoro, crescita inclusiva. Temi che ieri sono stati al centro del vertice dei Parlamenti dell’Unione per il Mediterraneo. Riuniti in Senato (oggi passano alla Camera insieme a 300 parlamentari di oltre 40 paesi), i presidenti dei parlamenti dei 28 Stati Ue, di Balcani, Nord Africa e Medio Oriente hanno approvato un documento in cui si impegnano a sostenere i paesi in fase di transizione democratica e a promuovere politiche per l’occupazione e un’accoglienza che combatta razzismi e xenofobie.

I falsi movimenti di repubblicani e democratici

di Fabrizio Tonello
Non erano passate 24 ore dall’intervista di Hillary Clinton in cui attribuiva la propria sconfitta nel 2016 al comportamento del direttore dell’Fbi James Comey che Donald Trump licenziava senza preavviso lo stesso Comey. Licenziato addirittura mentre costui si trovava a Los Angeles e parlava con i suoi agenti. E con quale motivazione il presidente giustificava un atto assolutamente eccezionale nella storia americana (il fondatore J. Edgar Hoover non fu mai cacciato da nessuno degli otto presidenti che in teoria avrebbe dovuto servire)?

Più che un partito serve una rete di esperienze sociali alternative

di Gianandrea Piccioli
«Oggi sinistra è il nome che diamo alle nostre anime belle». Così scriveva Guido Mazzoni dopo l’elezione di Trump, sul sito Le parole e le cose: un lucido saggio, cui affiancherei Populismo 2.0 di Marco Revelli e La lotta di classe dopo la lotta di classe di Luciano Gallino. Vere e proprie bussole per orientarsi in un mondo in cui la razionalità non è più in grado di comprendere la realtà (altroché l’hegeliano «il proprio tempo compreso con il pensiero»…). “Destra” e “sinistra” in senso lato possono rimandare a due costanti antropologiche diversamente declinate nei secoli: attenzione a conservare le tradizioni versus aspirazione al cambiamento, affermazione di libertà individuale versus realizzazione di rapporti sociali equi.

Ambiguità e contraddizioni del nazionalismo in Francia

di Alessandro Casiccia 
Le elezioni parlamentari francesi assegneranno al Front National, se non una rivincita rispetto alle presidenziali, almeno una rappresentanza ben maggiore di quella ottenuta nelle passate legislature. Tra i limiti che difficilmente potrà superare avranno certo rilevanza le diverse anime e le contraddittorie nature dello spirito nazionale nella storia della Francia: dal nazionalismo cattolico al patriottismo laico e repubblicano. Aver scelto un esponente gollista come candidato primo ministro rappresenta il tentativo di superare tali contraddizioni da parte di Marine Le Pen.

Morire in periferia, tra esclusione sociale e barbarie mediatica

di Emiliano Viccaro
Sono passatpassati pochi giorni dall'assassinio delle tre sorelle rom, vicino Centocelle, e la notizia è già precipitata negli inferi delle home page, sotto le rubriche degli spettacoli e delle curiosità . Sotto il nuovo singolo di Fedez o il video del “promesso sposo bendato”, caduto in un “divertentissimo scherzo”. Le testate liberal, seguendo l'ombra delle prime ipotesi degli investigatori, decidono che l'eventuale “vendetta tra rom” derubrica il livello di orrore – e quindi di notiziabilità - dell'omicidio. Non si tratterebbe di “razzismo”, ma di “regolamento di conti tra zingari”. Poca roba.

Ricostruire cultura della partecipazione e della militanza

di Ezio Locatelli
Raccogliamo le nostre forze e mettiamoci in movimento. Facciamolo con rinnovata fiducia. L’aver fatto un buon congresso non era per niente scontato dopo anni di resistenza vissuta affrontando difficoltà a non finire, le difficoltà derivanti da un quadro di sconfitta sociale, di estromissione dalle istituzioni. Dopo aver percorso il tratto più difficile della nostra storia diversi segnali – la vittoria referendaria in difesa della Costituzione, le manifestazioni promosse dalle donne in tutte le maggiori città del mondo e qui in Italia, l’affermazione delle sinistre antiliberiste in diversi Paesi d’Europa – dicono che siamo giunti a un punto da cui si può ripartire, superando una fase di rassegnazione. C’è un fatto di novità.

La ‘madre di tutte le bombe’ serviva a sdoganare la guerra nucleare?

di Mario Agostinelli 
L’esplosione il 13 aprile 2017 dell’Ordinance Massive GBU-43/B (Moab), comunemente nota come madre di tutte le bombe, contro militanti Isis siriani in Afghanistan ha creato stupore, ma poco allarme, un’indignazione di facciata da parte di alcuni governi e una malcelata ammirazione da parte di quasi tutti i capi militari, ma, soprattutto, è stata metabolizzata dall’opinione pubblica come un episodio da fiction, come tutto quanto accade nelle carte geografiche dove ancor oggi potremmo leggere “hic sunt leones”. Quanti cadaveri? Quali distruzioni? Quali escalation nelle risposte militari? Quali effetti climatici e inquinanti?

Banche centrali, fine della centralità?

di Marco Bertorello
Le banche centrali hanno salvato l’attuale mondo economico-finanziario e lo stanno ancora sorreggendo, seppur in modo meno evidente. Dall’esplosione della crisi i loro bilanci sono quadruplicati, raggiungendo la cifra di 20 mila miliardi di dollari. Tanto per rendere l’idea questa cifra è circa un quinto superiore al Pil dell’intera Unione europea. Solo dall’inizio di quest’anno le banche centrali di Usa, Eurozona, Giappone e Svizzera hanno acquistato attività finanziarie per un valore superiore ai mille miliardi di dollari. In questi ultimi anni si è affermata una sorta di staffetta nel creare moneta facile tra la Fed e la Bce, affiancate dal costante attivismo della Boj nipponica.

Venezuela, la parola alla politica. Non alle armi

di Aldo Garzia
Venezuela sul baratro della guerra civile. Scontri di piazza. Una quarantina di morti da aprile. Scoperte cellule armate. L’opposizione al presidente Nicolás Maduro cerca di dare la spallata finale alla «rivoluzione bolivariana» che ha avuto in Hugo Chávez il leader dalla prima vittoria elettorale nel 1998 fino alla morte nel 2013. Il governo scricchiola e propone una «Assemblea costituente» aperta a movimenti sociali e opposizione. A rendere la situazione incandescente ci pensa la situazione economica: inflazione al 500%, paralisi nella produzione di petrolio (l’oro di Caracas) e suo deprezzamento, scarsità di beni di prima necessità e di medicinali.

L’emergenza sicurezza spiegata al ministro Minniti

di Francesca Fornario
«Il lavoro che ho cominciato quattro mesi fa al Viminale può piacere o meno – dice il ministro Marco Minniti, dopo aver dato licenza di sparare ai ladri di notte (contrario Salvini: «Non è abbastanza». Di notte i neri non si vedono) – Ma è figlio di un metodo, di un disegno, e di una certezza. Che sulle questioni della nostra sicurezza, si chiamino emergenza migranti, terrorismo, reati predatori, incolumità e decoro urbano, legittima difesa, non si giocano le prossime elezioni politiche. Ma il futuro e la qualità della nostra democrazia».

venerdì 12 maggio 2017

La Costituzione, il Concilio, il Sessantotto e oltre. Intervista a Raniero La Valle

Intervista a Raniero La Valle di Valerio Gigante
Il 20 novembre scorso uno scompenso cardiaco ha tenuto Raniero La Valle lontano dalle ultime due settimane della campagna referendaria sulla riforma costituzionale, per la quale si era prodigato in ogni modo a sostegno del No (e il malore che lo ha colto è dovuto proprio al suo impegno senza sosta in giro per l’Italia ad animare incontri, dibattiti, occasioni di riflessione e confronto con cittadini e credenti). Ha seguito quindi da un letto d’ospedale la vittoria del No, la crisi del governo Renzi e la formazione del “nuovo” esecutivo di Paolo Gentiloni. Lo incontriamo nella sua casa romana al termine di una lunga convalescenza, per parlare del legame che unisce gli avvenimenti di ieri a quelli di oggi. La Valle è infatti uno dei grandi protagonisti dell’impegno dei cattolici conciliari e progressisti in politica.

La libertà rovesciata nel neoliberalismo

di Massimo De Carolis
Nell’ordoliberalismo tedesco, il termine cruciale è la parola Leistung: la prestazione, l’opera, il contributo effettivamente fornito all’ordine sociale, sulla cui base va calcolata l’equa retribuzione e, con essa, il valore di ogni cosa: azioni, ruoli professionali e beni di consumo. Il modello, insomma, è quello frequentemente riassunto nel concetto di «meritocrazia»: a ciascuno secondo la sua Leistung. E, dal momento che le Leistungen sono obiettivamente differenti, una società equa non potrà avere una forma astrattamente egualitaria: dovrà invece saper premiare i contributi individuali in proporzione esatta al valore effettivo delle singole prestazioni. È inevitabile perciò che vi si accenda una competizione, una gara.

Cos’hanno in comune Jeremy Corbyn e Riccardo III? Sono entrambi vittime della cattiva stampa

di Silvia Swinden
Nessuno dovrebbe sorprendersi se molti sostenitori del Partito Laburista affermano di essere rimasti delusi da Jeremy Corbyn, il leader che lo ha portato ad avere il maggior numero di iscritti nella storia del Regno Unito. Ormai si parla di “post verità” e di “notizie false” come se fossero state inventate adesso, ma in realtà esse hanno una lunga storia. Ecco due esempi. Il primo riguarda i pregiudizi dei media contro Corbyn.

Istituire la cooperazione. Dentro e oltre la crisi

di Michele Spanò e Alessandra Quarta 
1. L’ipotesi attorno a cui chiamammo a discutere sociologi, urbanisti, economisti, filosofi, giuristi e politologi, nel novembre 2015, all’Università di Torino, poteva essere a buon diritto considerata di una sconcertante banalità. Si trattava di interrogare tutta la pletora, confusa e arbitrariamente raccolta sotto le etichette equivoche di “condivisione” e “collaborazione”, di fenomeni, più e meno istituzionalizzati, che gli attori sociali (quelli che noi, provocatoriamente e contro molta sociologia, chiamiamo “i privati”) avevano messo e stavano mettendo in campo per soddisfare bisogni e garantire servizi che la crisi economica aveva contribuito a ristrutturare da cima a fondo, quando non semplicemente a far sparire.

Le sei trappole della Brexit contro Theresa May

di Yanis Varoufakis 
È il tuo contro il mio”. Così Wolfgang Schäuble, ministro dell’economia tedesco, mi pose la questione durante il nostro primo incontro all’inizio del 2015, riferendosi ai nostri rispettivi mandati democratici. Poco più di due anni dopo, Theresa May sta cercando di ottenere un chiaro mandato democratico, verosimilmente per rafforzare la propria posizione nei negoziati con i power broker europei – compreso Schäuble – e per ottenere il miglior accordo possibile per la Brexit. I commentatori da Bruxelles hanno già cominciato a tracciare parallelismi. “I Britannici si sono fatti ingannare dalla falsa convinzione dei Greci che il voto domestico ti dia una posizione più solida a Bruxelles.

Cronache francesi

di Rossana Rossanda 
Il passaggio dei poteri fra il presidente uscente Hollande e quello entrante, Macron, è stato segnato da una accentuata intenzione di discontinuità: l’ex primo ministro di Hollande, Manuel Valls (scaricato peraltro dallo stesso Hollande per nominare a suo posto Macron) è stato gentilmente rimandato in lista d’attesa mentre aveva pensato di essere ricevuto con entusiasmo o almeno con tutti gli onori nella nuova compagine.

Fiscal compact. L'ipocrisia di Renzi e del PD

di Giulio Marcon
Mercoledì scorso il PD e il suo governo hanno fatto passare una mozione alla Camera dei deputati sul fiscal compact di rara ipocrisia e ambiguità. Come si sa entro quest'anno il fiscal compact andrà inserito nell'ordinamento giuridico europeo, cioè nei trattati. Il fiscal compact prevede il pareggio di bilancio, la riduzione dello stock di debito al 60% del PIL e (in attesa di raggiungere il pareggio di bilancio) un rapporto deficit-PIL al 3%: vincoli che sono la Bibbia delle politiche di austerità di questi anni.

Il tesoretto dei beni comuni

di Francesco Biagi
C’era una volta, nel 2012, il Movimento per i beni comuni. Nacque sull’onda del referendum per sottrarre l’acqua alle fauci affamate del profitto capitalista, poi, unendosi alle lotte per il “diritto alla città” di lefebvriana memoria, si estese alla radicale rimessa in discussione della gestione dello spazio urbano; nacquero lungo tutto il nostro stivale, da nord a sud, tanti spazi sottratti all’abbandono, al degrado e alla speculazione. Una stagione politica dove si “liberavano” teatri, spazi culturali, ex-fabbriche dicendo che sulla città dovevano decidere le persone che la vivevano e la attraversavano, che non si potevano stravolgere i nostri quartieri a colpi di varianti urbanistiche e svendite del patrimonio pubblico oppure tenendo chiusi immobili e case vuote.

Un Parlamento costituente con legge proporzionale

di Enzo Paolini 
Ma non si era detto – ripetendo un principio fondato su una basilare esigenza di rispetto democratico – che nell’anno precedente le elezioni non si devono fare leggi elettorali? Il motivo è ovvio ma bisogna rinfrescarsi la memoria e fare un po’ di ginnastica democratica. Venticinque anni fa, sull’onda suggestiva ed emozionale dello sfacelo di un sistema politico devastato da ladri e corrotti un partito azienda guidato da un tycoon vince le elezioni e prende il potere. Avrebbe potuto semplicemente espellere dal sistema i ladri ed i corrotti e governare meglio, ma la genia politica venuta fuori da questa accecante catarsi non era diversa.

Cosa è successo in Francia e che accadrà con Macron. Intervista a Serge Halimi

Intervista a Serge Halimi di Sharmini Peries
La Francia ha un nuovo presidente eletto, Emmanuel Macron. Il centrista ed ex banchiere d’investimenti assumerà la carica domenica 14 maggio. Ha vinto contro la candidata dell’estrema destra, Marine Le Pen, con il 66 per cento dei voti contro il 34 per cento. Anche se Macron ha registrato una decisiva vittoria contro la Le Pen, quest’ultima ha considerato il risultato una vittoria per essere riuscita a portare il suo partito, il Front National, a livello di massa in Francia. Marine le Pen: "Il primo turno ha confermato una grande svolta nella vita politica francese con l’eliminazione dei vecchi partiti." 

Davvero grazie Mr. Trump

di Rita Di Leo
I più recenti tasselli del fenomeno Trump sono il licenziamento del capo dell’Fbi, del come e perché c’è stato e il divieto per gli europei di volare con il cellurare verso l’ America. Noi tutti dobbiamo essere grati al nuovo presidente perché ci sta liberando dei miti sul paese dove sbarcò suo nonno, emigrante dalla Germania. Il mito fondante è quello di uno stato che accoglie tutti coloro che vi arrivano per lavorare o per sfuggire a persecuzioni religiose, razziali, politiche. Allo scopo di popolare un paese così grande, gli emigranti sono stati accolti dall’ottocento sino al 1931, poi sono state instaurate le quote e oggi nel programma elettorale di Trump, c’è il muro anti clandestini che il Messico deve costruire a spese del Messico.

Assemblea costituente catalana: verso un nuovo partito di sinistra

di Nora Inwinkl 
Sì è tenuta ad aprile l’assemblea fondativa di un nuovo soggetto politico catalano che si vuole costituire come nuovo partito di sinistra di confluenza delle differenti realtà presenti sul territorio e da troppo tempo frammentate. Il nome si deciderà nei prossimi mesi, il lavoro fatto in questi mesi è stato quello di costruire l’ideario politico in forma partecipativa nel rispetto delle numerose sensibilità presenti. A partecipare alla giornata sono state circa 1500 persone, sebbene il partito nasca con 9.279 persone registrate di cui 5.540 hanno partecipato alla votazione elettronica per per eleggere il gruppo di coordinamento che dovrà guidare il partito in questa fase di transizione.

In Libia i migranti sono schiavi. Intervista a Narciso Contreras

Intervista a Narciso Contreras di Donatella Coccoli e Monica Di Brigida
Le foto di Narciso Contreras sono un atto d’accusa incontrovertibile. La Libia è ormai una prigione a cielo aperto dove i migranti vengono bloccati e sottoposti a ricatti e violenze inenarrabili. Il reportage Lybia: A Human Marketplace racconta come la Libia – con cui l’Italia ha stipulato un’intesa per il controllo del fenomeno migratorio (v. il prossimo numero di Left) – «invece di essere un luogo di transito per i migranti nel loro cammino verso l’Europa sia diventata effettivamente un mercato del traffico dove le persone vengono comprate e vendute quotidianamente». A parlare è Emeric Glayse, direttore del Prix Carmignac

Pantomima di maschere allo sbaraglio

di Norma Rangeri
Succede che mentre Bce e Commissione, da Francoforte e da Bruxelles, sfornano i numeri sulla nostra disoccupazione (altissima) e sulla nostra crescita (bassissima), gli attori politici danno vita a una serie di caotiche sceneggiate da far dubitare dell’esistenza di una regia. L’impressione è quella di un tana libera tutti che dalle stanze di palazzo Chigi rimbomba in quella dei partiti, per poi essere destinata a concludersi in quella delle urne.

Brecht e Lukács, analisi di una divergenza d’opinioni

di Klaus Völker
Gli autori che si richiamano al socialismo sono condannati ad intraprendere la via del realismo? Ancora non vi è intesa sulla definizione e sui principi di tale estetica, eretta da György Lukács al rango di dogma. Nel corso degli anni Trenta, una controversia divise gli ambienti artistici e letterari, trovando eco nelle riviste specializzate. Incentrata prevalentemente sulla contrapposizione tra György Lukács e Bertolt Brecht, ma coinvolgendo anche personalità quali Ernst Bloch, o ancora, il compositore Hanns Heisler, la querelle divise autori e teorici su questioni di estetica sollevate dalla produzione letteraria dell’epoca.

L’occupazione scompare dall’orizzonte europeo

di Roberto Romano
Le previsioni economiche della Commissione Europea e il report della Bce sui livelli reali di disoccupazione, entrambi dell’11 maggio, disegnano il fallimento generale delle politiche europee. La Bce sottolinea che la disoccupazione europea vera (disoccupati e sottoccupati) è del 18% invece che del 9,5% della stima ufficiale, mentre la crescita economica (Commissione Europea) rimane saldamente al di sotto del 2%, sempre a livello europeo.

Con Macron peggiora l’austerità europea

di Tonino D’Orazio
La vittoria di Macron in Francia, malgrado la felicità delle forze antifasciste, è un boomerang per i lavoratori. E’ vero, c’era poco da scegliere. Rimane interessante il meccanismo di scelta dell’uomo “nuovo”. Rimane interessante come il capitalismo finanziario e bancario riesca a trovare l’uomo giusto della “provvidenza”. Anche al momento giusto. Anche gran parte dei giornalisti italiani che gestiscono i talkshow nostrani si sono posti la domanda. Dopo l’esperienza recente dell’ultimo “giovane” e ubbidiente leader stanno aspettando un “Macron italiano”. Sono aperte le scommesse affinché tutto cambi e niente cambi.

Femminismo, differenza e conflitto. Genealogia e prospettive

di Simona de Simoni 
1) Introduzione: per un dispositivo di lettura generazionale
Nel mio contributo intendo proporre una riflessione sul femminismo a partire dal confronto con il pensiero politico di Mario Tronti. Un pensiero che, come noto, si articola in un lungo arco di tempo e in relazione a trasformazioni sociali e politiche molto complesse. Non pretendo dunque di attraversare in modo esaustivo il pensiero di Tronti e, tanto meno, di ridurre ad un'unica prospettiva il femminismo. Vorrei però provare a interrogarmi su possa significare per noi oggi pensare il femminismo a partire da una concezione della politica incentrata sulla categoria del conflitto.

Corbyn tutto a sinistra: nazionalizzare poste e ferrovie

di Enrico Franceschini
È il programma più di sinistra degli ultimi 35 anni, afferma la stampa britannica. È un ritorno all'ideologia degli anni '70, accusano i conservatori. Di certo c'è che il programma elettorale del partito laburista, spifferato da qualcuno alla Bbc, è diventato la notizia politica del giorno e ha scatenato un tale dibattito all'interno del Labour da costringere il suo leader, Jeremy Corbyn, a cancellare una tappa della campagna elettorale e riunirsi con i suoi consiglieri, rinviando la pubblicazione del documento, che forse subirà qualche modifica prima di essere reso noto.

Collegare energia, natura e società per un cambiamento sostenibile

di Mario Agostinelli 
Velocità massima della luce, tempi relativi, materia granulare, energie discrete, influenza dell'osservatore sulla realtà: concetti quotidianamente presenti nelle tecnologie di cui ci serviamo, a partire dai pannelli solari sopra i nostri tetti. Nozioni che operano nelle transazioni finanziarie ad alta frequenza cui si affidano le imprese che ci allacciano al gas e all'elettricità e che stanno alla base delle telecomunicazioni, dei Gps sui nostri cruscotti e delle App dei nostri smartphone. Concetti ben fissati, anche se forse più indirettamente rintracciabili, nella moderna organizzazione del lavoro, della produzione e del consumo che quotidianamente osserviamo in fila al lettore di cassa laser del supermercato.

Una proposta contro la crisi: un milione di addetti nella P.A.

di Autori Vari*
L’elaborazione, tuttora in corso, è stata iniziata nel 2014. Ulteriori dettagli e una documentazione più ampia possono essere richiesti a uno degli autori, preferibilmente a Maria Luisa Bianco, Bruno Contini o Guido Ortona*. Commenti e osservazioni sono molto graditi.
1. Premessa. Per uscire dalla crisi attuale è necessario un maggiore intervento da parte dello Stato. Questo intervento è soggetto a due vincoli, uno dal lato dei ricavi e l’altro da quello dei costi: l’Italia deve effettuare una politica occupazionale non assistenziale, bensì che aumenti l’efficienza dell’economia; e deve finanziare questa politica con risorse diverse dall’aumento del debito pubblico o dalla creazione di moneta, quindi con imposte.

Migrazioni e politiche coloniali

di Mostafa El Ayoubi
L’immigrazione costituisce un’enorme sfida per la stabilità sociale e la sicurezza dell’Europa, la cui crisi politica dipende, in parte, da questo fenomeno. La popolarità dei partiti nazionalisti antieuropei e la possibilità di disgregazione dopo la fuoriuscita della Gran Bretagna – decisa dai suoi cittadini preoccupati per il loro futuro anche a causa dell’immigrazione – rischiano di compromettere l’avvenire dell’Ue. Per l’Africa invece la migrazione è un vero dramma umanitario. Secondo l’Unicef, gran parte degli africani che cercano di raggiungere l’Europa fuggono dalle guerre e dalle difficoltà economiche.

Esiste un mondo a venire? Intervista a Deborah Danowski ed Eduardo Viveiros de Castro

Intervista a Deborah Danowski ed Eduardo Viveiros de Castro di Alessandra Pigliaru
«O ci liberiamo dall’idea occidentale di umano o non sopravviveremo a lungo». Sono piuttosto netti Deborah Danowski ed Eduardo Viveiros De Castro, entrambi ricercatori presso il Conselho Nacional de Desenvolvimento Cientifico e Tecnologico, in Brasile. L’intenzione non è quella di fare dell’allarmismo o di alimentare un orizzonte squisitamente teorico postumano, già tanto frequentato. Hanno un’aria pacifica e la voce di entrambi si fonde in un’articolazione filosofico-antropologica che precisano da diversi anni.

Decreto Minniti, gli effetti collaterali

di Alessandro Metz
A settembre dello scorso anno il vicesindaco leghista di Trieste firma un’ordinanza “antibarboni”. A dicembre il TAR del Friuli Venezia Giulia annulla l’ordinanza: l’amministrazione locale può vararle solo per “fronteggiare eventi e pericoli eccezionali ed emergenziali” che minaccino “l’incolumità pubblica”. A fine dicembre la presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani scrive al Ministro dell’Interno Minniti: «Ti chiedo di porre allo studio, ove possibile e contemplato, l’avvio di rimpatri che potrebbero avere un significato simbolico e deterrente soprattutto nei confronti degli elementi meno integrati».

De Bortoli, Boschi e l'aria che ci circonda

di Alessandro Gilioli
Se l'aria è inquinata e tutti la respiriamo, tutti ne avremo nocumento. E l'aria che respiriamo, nel confronto politico in Italia, è inquinata. Il punto è che, esattamente come avviene nelle città dove a inquinare è ciascuno di noi con la propria auto, anche qui gli inquinatori siamo noi. Noi che nel confronto politico rifiutiamo anche le leggi più semplici della logica, dell'onestà intellettuale e del buon senso pur di vincere ogni giorno il derby della comunicazione. Nei talk show, nelle dichiarazioni ai giornali, nel battibecco sui social network, insomma in tutti quei diversi campi di gioco in cui pensiamo che si formi l'opinione prevalente. Prendete il caso Boschi.

Macron e l’avanzata del progressismo reazionario

di Niccolò Biondi 
Il nuovo presidente francese è espressione di una visione politica e culturale che è responsabile dell’attuale crisi occidentale e della diffusione su larga scala delle pulsioni xenofobe e neofasciste: quella visione per cui la società non esiste, esistono solo gli individui e le famiglie (non a caso la Thatcher è un riferimento politico di Macron), e lo Stato deve essere ridotto al minimo nella sua funzione di regolamentazione dell’economia e di influenza perequativa nel conflitto distributivo.

L’Europa dei disoccupati non avrà tregua

di Claudio Conti
Lo andavamo ripetendo da anni, come quei matti che parlano da soli nel deserto. Poi, all’improvviso, quando ti stavi quasi rassegnando all’impossibilità di bucare la cappa d’acciaio della disinformazione ufficiale, ecco la conferma: il tasso di disoccupazione ufficiale, quello stilato secondo i criteri dettati da Eurostat (e dunque utilizzati anche dall’Istat), usato dai governi per misurare l’efficacia o meno delle proprie politiche del lavoro,non fotografa affatto la disoccupazione reale. Che, nell’Unione Europea, è almeno il doppio di quella “certificata”.

L’avventura come rimedio. Le debolezze del liberalismo italiano in Emilio Salgari

di Gianluca Bascherini
Le opere di Salgari, anche in ragione della loro connotazione di genere, offrono al giurista un’occasione per riflettere sui limiti dei processi di unificazione nazionale e di costruzione di un’identità civica, sulle carenze culturali ed etiche delle dirigenze liberali e sui loro riflessi istituzionali. In questa chiave, i romanzi dei “cicli malesi” riportano all’attenzione la vicenda coloniale italiana, ancora poco considerata dai giuristi nonostante la densità delle sue implicazioni per le vicende costituzionali “metropolitane”. Allo stesso tempo, tuttavia, quegli stessi romanzi rivelano una interessante inattualità se letti nel prisma della letteratura per ragazzi.

L’universalismo non aggrega, divide. Intervista a Etienne Balibar

Intervista a Etienne Balibar di Jean Birnbaum
Questa intervista pubblicata in febbraio su Le Monde Idées  e ripresa anche sulla rivista Matérialismes (n.84, 12 febbraio 2017), si rifà al libro, pubblicato nel 2016 da Balibar, su cui lo stesso era intervenuto alla School of Social Sciences dell’Università di Irvine- California, in un confronto con Alain Badiou. La ricerca di Balibar è recensita anche da Souleymane Bachir Diagne (dell’Università Columbia di New York) nel suo articolo Penser l’universel avec Etienne Balibar (accessibile su cairn.info).