La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 12 maggio 2017

Corbyn tutto a sinistra: nazionalizzare poste e ferrovie

di Enrico Franceschini
È il programma più di sinistra degli ultimi 35 anni, afferma la stampa britannica. È un ritorno all'ideologia degli anni '70, accusano i conservatori. Di certo c'è che il programma elettorale del partito laburista, spifferato da qualcuno alla Bbc, è diventato la notizia politica del giorno e ha scatenato un tale dibattito all'interno del Labour da costringere il suo leader, Jeremy Corbyn, a cancellare una tappa della campagna elettorale e riunirsi con i suoi consiglieri, rinviando la pubblicazione del documento, che forse subirà qualche modifica prima di essere reso noto.
Tra i punti principali del "Labour Manifesto" per il voto del prossimo 8 giugno, almeno secondo quanto indica il documento, c'è un vasto piano di rinazionalizzazione: un governo laburista porterebbe di nuovo sotto il controllo dello Stato le ferrovie (privatizzate da Margaret Thatcher), la posta e buona parte del settore energetico. Il programma prevede inoltre la graduale cancellazione della "tuition fee", la retta d'iscrizione all'università, che un tempo era di 1000 sterline l'anno, il governo Blair ha portato a 3 mila e quello di David Cameron a 9 mila (e dall'anno prossimo saranno 9250, pari a circa 11 mila euro): Corbyn vorrebbe un'istruzione universitaria gratuita per tutti.
Il piano comporta inoltre la costruzione di alloggi popolari, fondi per aiutare i senza casa, aumento dei finanziamenti per il welfare e l'avvertimento che la Brexit verrà portata a compimento soltanto in presenza di un ampio accordo di partnership commerciale e doganale con l'Unione Europea.
Tutto questo comporterebbe grandi spese: un governo del Labour le coprirebbe, sempre secondo il documento ottenuto dalla Bbc, aumentando le tasse alle corporation e alcune imposte indirette, senza toccare almeno per il momento le tasse dirette. Ma il numero due di Corbyn, John Mc Donnell, ha parlato nei giorni scorsi di portare l'aliquota più alta al 50 per cento o oltre (attualmente è il 45 per cento) per chi guadagna più di 80 mila sterline lorde l'anno (100 mila euro).
La stampa conservatrice ritrae il leader laburista con in testa un cappellino alla Lenin e scrive che si tratta di un ritorno all'ideologia statalista e al "tassa e spendi" degli anni '70. E l'autorevole Institute for Fiscal Studies concorda che si tratta del programma politico più di sinistra presentata dal Labour dal 1983, quando Michael Foot, predecessore di Corbyn e altrettanto radicale, fu travolto dalla Thatcher alle urne subendo una delle peggiori sconfitte nella storia laburista. Dalle cui ceneri, lentamente, nacque il riformismo di Blair. Una sconfitta altrettanto severa viene predetta a Corbyn dai sondaggi, che al momento gli danno 20 o più punti percentuali di distacco dai Tories.
Per questo nel Labour serpeggia aria di sommossa. Il leader ha rinviato la pubblicazione del "manifesto elettorale". Resta da vedere cosa farà se sarà battuto duramente alle elezioni del mese prossimo. Se resterà al suo posto, come ha vagheggiato nei giorni scorsi, 100 su 160 deputati laburisti (tanti ne resteranno, rispetto ai 230 attuali, secondo i sondaggi), potrebbero lasciare il partito con una scissione per fondarne un altro.

Fonte: La Repubblica 

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