La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 27 maggio 2017

La verità di Jeremy Corbyn: le guerre occidentali alimentano il terrorismo

di LG
Alla riapertura della campagna elettorale dopo l'attentato di Manchester, Corbyn ha dichiarato che esiste un legame, con un nesso causa-effetto, tra le "guerre al terrorismo" che la Gran Bretagna ha combattuto negli ultimi anni e il verificarsi di attentati terroristici e, più in generale, il rafforzamento del terrorismo internazionale. Corbyn ha rivendicato il suo impegno pacifista del passato e ha anche illustrato la sua idea di "risoluzione di conflitti". Ecco qualche estratto deldiscorso“I have spent my political life working for peace and human rights and to bring an end to conflicts and devastating wars. That will almost always mean talking to people you profoundly disagree with. That’s what conflict resolution is all about”.

Unità e facce nuove fuori dal defunto centrosinistra

di Bia Sarasini
Ora che siamo qui, a chiederci se nelle prossime elezioni politiche – tra quattro o dieci mesi, si vedrà – ci sarà una lista di sinistra sinistra, la prima domanda è: di cosa parliamo quando parliamo di sinistra? Lo dico con un pizzico di incoscienza e un certo sprezzo del pericolo. L’argomento di solito scatena il fuggi fuggi – nei media mainstream, tra giornaloni e tv – quasi quanto il parlare di legge elettorale. Il tutto viene seppellito da un chissenefrega irrisorio, buttato lì per impedire di vedere qual è la posta in gioco, procedere nella cancellazione dell’opposizione sociale e politica, non solo in Italia ma in Europa. Basta vedere come si commentano le elezioni francesi, o la campagna elettorale di Corbyn.

D'Alema e il ritorno al passato. Quello che ha spianato la strada a Renzi

di Maurizio Acerbo 
D’Alema propone un PD 2.0 con rilancio del maggioritario e coalizione col PD dopo elezioni: una fotocopia di Pisapia ma più combattiva. Un nuovo centrosinistra che somiglia al vecchio che per milioni di italiani significa privatizzazioni, “scordatevi il posto fisso”, ottusa pervicacia nel tagliare spesa sociale in ossequio ai diktat europei, legge Fornero, fiscal compact, pareggio di bilancio in Costituzione e qualche guerra di troppo. Quell’establishment è stato sconfitto da Renzi-Macron dopo aver sostenuto per anni politiche che hanno eroso e distrutto la fiducia popolare nella classe dirigente di centrosinistra.

Gramsci conteso: vent'anni dopo

di Guido Liguori 
Il contributo che dovrei cercare di dare in questa sede, nell’ambito di una sezione dedicata alla ricerca e al dibattito italiani sui temi del convegno, si intitola “Gramsci conteso”: vent’anni dopo. Non è un titolo che ovviamente possa essere svolto in modo esauriente. Tanto più nello spazio di una esposizione orale necessariamente sintetica.

Uniti dal Sì all’accoglienza e dal No referendario

di Emilio Molinari e Vittorio Agnoletto
Una tentazione, nemmeno tanto nascosta, è quella di valutare la marcia dei 100.000 di sabato 20 maggio a Milano con l’occhio rivolto alle prossime elezioni e in particolare a quanto potrebbe avvenire a sinistra. «Mettiamo assieme tutti i pezzi del centro sinistra e battiamo la destra» è la ricetta prontamente esibita da qualche commentatore politico. Ma è un ignorare i problemi senza tener in alcun conto la realtà, che è ben più complessa.

Un sindacalista di cuore. Intervista a Paco Ignacio Taibo II

Intervista a Paco Ignacio Taibo II di Gabriele Santoro 
«Il nemico non sarà chi è nato dall’altra parte della frontiera, né chi parla una lingua diversa dalla nostra, bensì colui che non ha la ragione, colui che vuole violare la libertà e l’indipendenza degli altri». Paco Ignacio Taibo II ha costruito a immagine e somiglianza di queste sue parole i quattro protagonisti della novela negra y policiaca L’ombra dell’ombra (la Nuova frontiera, 235 pagine, 16.50 euro), ambientata a Città del Messico all’alba degli anni Venti del secolo scorso, quando al potere c’era il generale Álvaro Obregón che promise agli statunitensi di non espropriare gli interessi delle compagnie petrolifere.

Pd, il partito della truffa. Cancellato il voto, riecco i voucher

di Giorgio Cremaschi
Il PD ed il governo vogliono reintrodurre i voucher inserendoli nella manovrina che la UE ha voluto e approvato. Il 28 maggio avremmo dovuto votare nel referendum promosso dalla Cgil. PD e governo hanno cancellato quello strumento di legalizzazione dello schiavismo per evitare il voto. Ora che non si vota più, sfacciatamente i voucher vengono riproposti, esattamente nello stesso modo e con le stesse motivazioni con le quali erano stati a suo tempo varati dal governo Berlusconi. Non c’è altro che la parola truffa per definire questo comportamento del PD e del governo. Truffa ai danni del lavoro, del popolo italiano, della democrazia.

Fuori dalla crisi con uno Stato innovatore

di Giacomo Pellini
“Non serve uno Stato che si limiti solo a correggere i problemi, ma uno Stato che abbia anche una visione del mondo e che investa. In poche parole, uno Stato Innovatore”. Parola di Marianna Mazzucato, autrice del libro Lo Stato Innovatore e docente di Economia dell’Innovazione presso l’Università del Sussex. Mazzucato è anche ricercatrice del progetto europeo ISIGrowth, presentato mercoledì 24 maggio nel corso di una conferenza organizzata alla Camera dei Deputati insieme a Giovanni Dosi, direttore dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore del progetto. A discutere i dati, dopo la loro presentazione, è stata una nutrita platea di deputati e senatori.

Articolo 1: Un triste e malinconico rimpianto del tempo che fu

di Antonino Gulisano, Ferdinando Pastore e Riccardo Achilli
A Milano, con “Fondamenta“, il Movimento Democratico e Progressista di D’Alema, Bersani, Speranza, Rossi e Scotto muove i suoi primi passi, all’ombra di un documento programmatico, scritto da Vincenzo Visco: il paradosso è quello di una scissione che nelle intenzioni dei militanti dovrebbe riportare la barra degli ex PCI a sinistra, dopo la svolta liberista renziana, ma che nelle parole dei dirigenti è quasi una “svolta a destra”. Il documento di Visco, negli anni ’90 come Ministro uno dei responsabili massimi delle politiche ordo-liberiste e di austerità imposte all’Italia, nel descrivere i punti programmatici di Articolo 1, fa immediatamente saltare agli occhi due cose.

I fantasmi dei populismi italiani nell’analisi di Marco Revelli

di Gianfranco Sabattini
Il populismo è il nuovo fantasma che si aggira per l’Europa; per Marco Revelli (“Populismo 2.0”), esso è “il ‘sintomo’ di un male più profondo, anche se troppo spesso taciuto, della democrazia: la manifestazione esterna di una malattia di quella forma contemporanea della democrazia […] che è la Democrazia rappresentativa”. Tale malattia aggredisce una parte del popolo, o tutto il popolo di un Paese, ogni qualvolta percepisce di “non essere più rappresentato nelle istituzioni politiche, dando origine ad una reazione cui si è dato il nome di populismo.

Dietro ai dati Istat: tra segreti di pulcinella e un futuro di miseria

Intervista a Ilaria Bertazzi di Commonware
Il Rapporto Istat 2017 presentato di recente, pur nell’algido linguaggio delle statistiche ufficiali e nelle piroette retoriche del mainstream, restituisce un quadro piuttosto chiaro dal punto di vista dei processi di impoverimento delle famiglie, di esplosione del ceto medio, di illusorietà delle politiche sull’occupazione, soprattutto per i giovani, di vertiginoso aumento delle diseguaglianze. Ne abbiamo parlato con Ilaria Bertazzi, economista militante, con cui abbiamo cominciato affrontando la questione della leggera crescita propagandata dai dati macroeconomici del PIL: ma è realmente così? 

Il ponte europeo per la nuova sinistra italiana

di Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi 
Uno spazio politico europeo. L’alternativa al sistema di banche, èlite e multinazionali. È il ponte di Berlino della “nuova” sinistra italiana. Nicola Fratoianni, segretario di Si, giovedì pomeriggio con Peppe De Cristofaro e Beppe Caccia ne ha ragionato per un’ora e mezzo con Katja Kipping, leader della Linke, nella storica sede in Rosa Luxemburg Platz. A confronto l’intricata condizione politica del dopo Renzi con «il più grande partito comunista d’Europa» che ha appena raddoppiato i voti nelle elezioni in Nordreno-Vestfalia.

L’Italia ha bisogno di politiche di sinistra

di Marco Valente
I governi espressi da partiti che si rifanno a tradizioni politiche di sinistra hanno sistematicamente adottato politiche economiche improntate alla “responsabilità” di governo. Non hanno cioè voluto perseguire obiettivi di diretto vantaggio per le proprie fasce sociali di riferimento (lavoratori dipendenti, cittadini a basso reddito, pensionati, disoccupati, ecc.) ma hanno preferito obiettivi che, nelle intenzioni dichiarate, sono di interesse del sistema paese nel suo complesso. Indipendentemente dalla valutazione politica che si voglia fare rispetto a questa strategia, il problema fondamentale è la scelta della prospettiva teorica adottata per determinare quali fossero gli interventi di politica economica necessari.

In Brasile la repressione è forte, ma noi restiamo fermi. Intervista a Francisco Dal Chiavon

Intervista a Francisco Dal Chiavon di Geraldina Colotti 
«Contro la mobilitazione che cresce, Temer manda l’esercito. È la prima volta che succede dalla fine della dittatura». Così dice al manifesto Francisco Dal Chiavon, storico dirigente brasiliano del Movimento Sem Terra. Francisco è in Italia per un giro di conferenze: domenica sarà alla Città dell’Altra economia (ore 10, Largo Dino Frisullo), martedì al Centro sociale Spartaco (alle 18, via Selinunte 57).

La politica neoliberale dell’appartenenza serve a dividere i lavoratori

di Paul Street
L’anno scorso, Daniel Denvir descrisse acutamente la strategia politica di Hillary Clinton come “l’apice del neoliberalismo, in cui una versione distorta della politica dell’appartenenza viene usata per difendere un’oligarchia e uno stato nazionale di sicurezza, celebrando le diversità per gestire lo sfruttamento e il conflitto sociale” (il corsivo è mio). Questo “apice” della politica neoliberale dell’appartenenza (NIP) è un’arma potente nelle mani dei pochi capitalisti privilegiati e del loro impero globale di omicidi di massa. È stata al centro del fenomeno Barack Obama e della sua presidenza. Ed è tuttora viva e vegeta e presente al vertice del Partito Democratico e dei suoi numerosi alleati tra i media, anche sei mesi dopo l’umiliante sconfitta di Hillary Clinton.

Mariana Mazzucato e Michael Jacobs: rompere con l’ortodossia capitalistica

di Alessandro Visalli
attesa di leggere e commentare il libro degli autori “Ripensare il capitalismo”, da poco uscito per Laterza in italiano, può essere interessante leggere un articolo uscito su Dissent. L’autore di “Lo stato innovatore” ed il suo coautore spendono come d’uso la prima parte per illustrare i fallimenti del capitalismo contemporaneo e la sua elevata disfunzionalità. Nella seconda correttamente gli autori dichiarano che le carenze del capitalismo non sono affatto temporanee, ma strutturali. 

Estrarre, mercificare e sorvegliare

di Dario Guarascio
La trasformazione in atto è visibile anche guardando ai dati economici. In pochissimi anni, una manciata di multinazionali del capitalismo digitale – Amazon, Google, Facebook, Microsoft, Apple, per citare le più rilevanti – è divenuto il blocco di potere globale più significativo dal punto di vista del valore economico e della capacità d’influenza politica. Nella Londra di 1984 (Penguin, 2008 p. 326), il solo luogo dove Winston Smith può nascondersi per sfuggire allo sguardo inquisitorio di Big Brother è una piccola intercapedine della sua casa. Asserragliarsi in quel rifugio è l’unica strategia per pensare in modo autonomo fuggendo dall’eterno presente in cui sono costretti gli abitanti di Oceania.

Lo Stato sfruttatore

di Carlo Clericetti 
La vicenda degli “scontrinisti” della Biblioteca nazionale era appena esplosa quando al Forum della PA sono stati diffusi i dati sui dipendenti pubblici, da cui è risultato che sono diminuiti di 237.000 unità negli ultimi dieci anni. Sembra tanto, ma non è tutto. Quando furono pubblicati i dati del censimento 2011 ci fu chi si prese la briga di fare un confronto con i dati del censimento precedente, quello del 2001. Riportiamo un brano da quell’articolo di Attilio Pasetto.

Un disobbediente in direzione ostinata e contraria

di Alessandro Santagata 
Negli ultimi mesi il nome di don Milani è risuonato in maniera quasi ossessiva sui principali canali d’informazione nazionale. Polemiche spesso vuote o comunque pretestuose, ma anche contributi di grande qualità e rilevanza, come l’opera omnia pubblicata in due tomi nella collana dei Meridiani di Mondadori e diretta da Alberto Melloni, a cui hanno collaborato Anna Carfora, Valentina Orlando, Federico Ruozzi, e Sergio Tanzarella. A quest’ultimo, docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, dobbiamo anche la pubblicazione del libro Lettera ai cappellani militari. Lettera ai giudici (Il Pozzo di Giacobbe, pp. 168, euro 14.90).

Riletture sulla globalizzazione: Stiglitz, Rodrik, Sassen…

di Alessandro Visalli 
Per ripercorrere alcuni nodi cruciali attraverso testi presentati nel blog nel corso del tempo potrà essere utile guardare agli interventi sulla “globalizzazione” di Joseph Stiglitz e di Dani Rodrik, ma anche alle classiche analisi di Saskia Sassen e a qualche altro intervento significativo, come il testo di Moretti. Stiglitz era stato da poco Capo Economista della Banca Mondiale quando scrive, nel 2002, un aspro libretto sulla globalizzazione del “Washington Consensus”, un libro a ridosso dello schock delle crisi asiatiche e dell’ampia ondata di turbolenze finanziarie che precedono e seguono: “La globalizzazione e i suoi oppositori”. 

Sull’ultima intervista di D’Alema al Corsera

di Paolo Ferrero 
L'intervista di D’Alema al Corriere della Sera ha il merito di mettere in chiaro la sua proposta politica. L’unica cosa condivisibile sono i giudizi negativi su Renzi. Per il resto D’Alema ripropone il maggioritario e la riedizione del centro sinistra e la costituzione di un partito di centro sinistra con MdP, Pisapia e SI, ovviamente allargata alla società civile e al no democratico. D’Alema ripropone quindi integralmente tutti gli errori che hanno portato alla sconfitta la sinistra e il movimento operaio in Italia e che hanno permesso a Renzi di diventare segretario del PD.

Argentina: così sono scampata ai campi di sterminio. Intervista a Miriam Lewin

Intervista a Miriam Lewin di Geraldina Colotti 
«Sono stata detenuta in due centri di tortura clandestini in Argentina, a Virrey Cevallo, gestito dall’Aviazione e all’Esma, gestito dalla Marina. E sono sopravvissuta». La voce è ferma, lo sguardo azzurro e profondo di chi ha guardato in faccia la vita. Miriam Lewin, 59 anni, oggi giornalista e scrittrice, avrebbe potuto essere una dei 30.000 desaparecidos della dittatura argentina, che ha insanguinato il paese tra il 1976 e il 1983. Invece è ancora viva. Nei suoi tanti libri, ha rivisitato quelle pagine oscure consegnandole al presente. Putas y guerrilleras è uno dei libri più sconvolgenti, racconta il ricatto (e il dominio) sui corpi delle donne resistenti compiuto dai militari.

Capitale 2.0

di Vanni Codeluppi
150 anni fa, alla fine del 1867, Karl Marx ha dato alle stampe in Germania il primo volume della prima edizione di un’opera destinata a diventare centrale nella cultura occidentale: Il Capitale. Quest’opera, com’è noto, ha avuto un enorme impatto, al punto che da essa sono nati partiti politici, movimenti sociali e anche moti rivoluzionari. Ma il capitale a cui guardava Marx era quello che veniva prodotto dalle grandi fabbriche ottocentesche. Ben diverso da quello che si può chiamare il “capitale 2.0”, cioè quello che esce dai numerosi “clic” e dalle centinaia di parole che ogni persona produce quotidianamente sulle sue tastiere. È il capitale che le aziende del settore digitale sfruttano oggi in maniera elevata.

Lo stato postmoderno dove regna la paura

di Simone Pieranni 
Tra terrore ed entità statale esistono diversi nessi e proprio la storia degli stati arabi lo dimostra: la violenza – nel tempo – è stata utilizzata tanto per controllare territori, quanto per dare vita a nuove strutture di potere e per reclamare nuove forme di autorità e sovranità. Analogamente, il legame tra stato e terrore appare in grado di autoalimentarsi attraverso un rapporto ravvicinato tra la violenza usata per reprimere il terrore e la sospensione dei valori «liberali» delle nostre società, per creare «stati di eccezione» proprio in contrasto alla violenza dei terrorismi.

Partire dal basso, per cambiare il clima

di Alberto Castagnola
I dati e le nuove analisi che scienziati e centri studi di tutto il mondo hanno messo a disposizione durante tutto il 2016 costringono a pensare che ci troviamo ormai in una situazione di squilibrio climatico incontrovertibile e in via di peggioramento, con in vista drammatici punti di non ritorno. Il riscaldamento globale continua ad aumentare e forse abbiamo già superato quei due gradi centigradi di temperatura che nelle sedi internazionali si considerano il livello minimo di sicurezza per questo secolo, per evitare cioè la perdita di controllo sui tentativi di riequilibrare l’ecosistema in cui si è espansa la specie umana.

Brasile e Venezuela due pesi e due misure

di Il Simplicissimus 
In questi giorni assistiamo a due situazioni parallele ossia quella del Venezuela e del Brasile che tuttavia vengono trattate dai media occidentali in maniera diametralmente opposta: entrambi hanno governi e presidenti democraticamente eletti, entrambi si trovano ad affrontare violente manifestazioni di piazza eppure in Venezuela si parla di repressione dittatoriale, senza alcuna vergogna di forzare la mano anche attraverso l’utilizzo di fonti sospette non dichiarate tal e addirittuta fotomontaggi, mentre in Brasile sono i manifestanti ad essere accusati di una violenza che va assolutamente repressa e che infatti è stata repressa con una strage di 10 manifestanti che tuttavia non scuotono affatto i cuoricini redazionali.

Pubblica insicurezza e dominio della sragione

di Mauro Barberis 
“our common assumption is that the acts of Homo sapiens are basically rational […] on the contrary, mistakes are so common that rationality is probably the exception”.
M. Edelman, The Politics of Disinformation
[...] I risultati dei bilanciamenti libertà-sicurezza operati da governi, parlamenti e giudici sono spesso irrazionali. Nei prossimi paragrafi si mostrerà l’irrazionalità di tesi molto diffuse in tema di legittima difesa, tortura e costituzione d’emergenza: forse i tre casi principali in cui la libertà tende a essere sacrificata alla sicurezza.

Dal Chiapas una candidata indigena per il Messico

di Alessandro Parente 
Nel 1994 il governo Messicano firma il trattato di libero commercio con Stati Uniti e Canada. Il 1 ̊ gennaio di quello stesso anno un gruppo di guerriglieri invade sei città del Chiapas. È l’Ezln, che dopo dieci anni di addestramento e studio esce dalla foresta e grida il suo dissenso. L’esercito del sub-comandante Marcos aspettava solo un passo falso del governo per farsi sentire e la firma del trattato con il Nord America rappresentava una notevole minaccia soprattutto per le culture indigene. Oggi, a distanza di più di vent’anni si tirano le somme: le popolazioni native di tutto il Messico hanno sofferto gravi disagi e violenze a causa del Nafta.

La Democrazia Economica è il pilastro della democrazia, ma in Italia se ne parla troppo poco

di Enrico Grazzini [1]
Molta polemica ha suscitato il recente progetto dei 5 Stelle su una riforma del lavoro mirata alla partecipazione diretta dei lavoratori e alla democrazia economica. La polemica si è concentrata soprattutto sulla proposta di diminuire il potere del sindacato tradizionale.  “Difendere il lavoratore significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale. La presenza e l’incidenza del lavoratore nella governance della propria impresa, per il movimento 5 stelle, va disintermediata” [2]. 

Nella crisi brasiliana l’occhio del ciclone latinoamericano

di Roberto Livi
Il presidente Michel Temer fa marcia indietro. Revoca lo stato d’emergenza e ritira l’esercito dalle strade di Brasilia. Ma non rinuncia alla poltrona, conquistata con un golpe istituzionale contro Dilma Rousseff. E dunque non spegne l’incendio politico e sociale. Che corre ora il rischio di estendersi a tutto il Brasile, dopo le battaglie di strada di Brasilia e Rio de Janeiro mercoledì. «Fora Temer» è lo slogan che risuona ormai praticamente in tutti gli stati del gigante sudamericano.

Habermas. Populismo e crisi della democrazia

di Gianfranco Sabattini 
Il numero 2/2017 di ”Micromega” ospita una sezione interessante, dedicata ai problemi della crisi della democrazia nei Paesi di antica tradizione liberale, individuando nell’ascesa del populismo di destra la causa dell’inadeguata azione di contenimento dei partiti coi quali, sino ad anni recenti, era avvenuta la polarizzazione politica che consentiva di distinguere un’”agenda politica progressista da una conservatrice”. La sezione include un’intervista a Jürgen Habermas, dal titolo “La risposta democratica al populismo di destra”, nella quale il filosofo critica l’incapacità dei partiti democratici per l’inadeguatezza della loro risposta alle sfide populiste.

La militanza è una rappresentazione fluida della politica

di Massimiliano Guareschi 
Negli anni Ottanta, nelle scienze sociali e nella discussione politica più teoricamente informata, il nome di Niklas Luhmann ricorreva di frequente, costantemente accompagnato da manifestazioni di rispetto e deferenza a cui raramente, però, si accompagnava l’adesione alla sua proposta analitica. In realtà, con l’eccezione di qualche isolato ambito accademico, l’autore non era particolarmente letto. Del resto, i suoi testi, scritti in un linguaggio fortemente tecnico e incentrato sull’elaborazione e applicazione di una teoria ad alta densità di formalizzazione, non si prestavano a una fruizione occasionale.

Italia 2030, qual è la rotta verso gli obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile?

di Massimiliano Montini e Francesca Grandinetti
Sono passati un anno e otto mesi da quando l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione Transforming our world: the Agenda 2030 for sustainable development con la quale l’Italia e altri 192 Paesi si sono assunti l’impegno di perseguire un obiettivo comune di sviluppo sostenibile, declinato in 17 Sustainable development goals (Sdgs) e 169 relativi target. Nel frattempo il 21 marzo 2017 il ministero dell’Ambiente italiano ha presentato la bozza di Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, in vista della sessione programmata per il prossimo luglio dell’High level political forum dell’Onu, l’organismo che ha il ruolo di monitorare il follow-up e l’implementazione degli impegni assunti dai Paesi in attuazione dell’Agenda 2030 e degli Sdgs.

Le poesie inedite di Pietro Ingrao

di Alberto Olivetti 
Sono conservate in una cartella verde quarantaquattro poesie composte da Pietro Ingrao tra il 2001 e il 2008. Un mannello di fogli dattiloscritti con le correzioni a mano dell’autore. Cancellature, sostituzioni, aggiunte. Gli interventi manoscritti non furono registrati in una redazione finale, alla quale Ingrao abbia posto il suo «visto si stampi». Su una etichetta incollata alla cartella verde sta scritto, in inchiostro rosso, Poesie e sotto, a lato, di pugno di Ingrao, si legge «dubbie (e da rivedere)». Che io sappia il testo poetico più antico che ci resta di Ingrao risale al 1933.

Basta offshore, basta elusione fiscale

di Marco Grimaldi 
240 miliardi di dollari: è il costo annuale dell’elusione fiscale delle multinazionali a danno dei Paesi in tutto il mondo secondo le stime di Oxfam International. 1.000 miliardi di euro: è la perdita totale stimata per gli Stati dell'Unione Europea derivante da pratiche di evasione ed elusione fiscale da parte di singoli e multinazionali. 170 miliardi di dollari: sono le entrate perse ogni anno dai Paesi poveri per colpa delle pratiche di abuso fiscale di individui e grandi corporation.

Fuori dal comune. Lavoro e produzione culturale. Il diritto dell’esperienza/l’esperienza del diritto

di Chiara Colasurdo
Nell’Ideologia Tedesca, con riferimento al «processo di decomposizione del sistema hegeliano», al «processo di putrefazione dello spirito assoluto», criticamente Marx e Engels si riferiscono al «pensiero puro» ed alla «ciarlataneria filosofica» degli «industriali della filosofia» che invece di criticare radicalmente e direttamente l’hegelismo hanno trasformato ogni riflessione «ogni rapporto dominante» in un «rapporto di religione», in un «culto, culto del diritto, culto dello stato e così via».

Sui voucher il governo e il Pd oltre ogni decenza. Vanno mandati a casa

di Roberta Fantozzi
Quello che sta accadendo sui voucher è di una gravità inaudita e va oltre ogni decenza. E’ la prima volta nella storia della Repubblica che un governo abroga una legge per evitare di sottoporsi al voto referendario e nel giro di un mese la ripropone, persino negli stessi giorni in cui si sarebbe dovuto votare! E’ risibile la cosiddetta limitazione dei voucher alle aziende sotto ai 5 dipendenti, in un paese in cui la dimensione media di impresa è di 3,7 dipendenti.

Ecologie del comune

di Andrea Ghelfi
Oggi vorrei presentare alcune ipotesi di lavoro, nel tentativo di aggiungere prospettive, dimensioni e intensità al tema del comune attraverso alcune prospettive ecologiche. Partirò da Guattari, perché è con Guattari che il termine ecologia prende, per me, corpo politico. Per poi proseguire con Latour, Haraway e Stengers, dei “non classici” dell’ecologia politica che, seppure a partire da prospettive parzialmente divergenti, ci suggeriscono di pensare l’ ecologia oltre il ruolo fondativo della nozione di natura e la politica a partire dalla materialità delle cose del mondo. Infine alcuni appunti per un lavoro da fare, ovvero pensare il comune come modo di produzione ecologico.

Grazie Tar. Fuori i mercanti dai musei

di Anna Lombroso 
È davvero indignato il Ministro dei Beni Culturali, e con lui quello della Giustizia, e il loro capobastone, che non vogliono farci provare nostalgia delle crociate del Cavaliere contro i tribunali rossi, i giudici comunisti, le battaglie contro la giustizia occupata militarmente dai magistrati eversivi e che oggi gridano vergogna! Per la figuraccia sovranazionale che fa fare al Bel Paese il Tar del Lazio, reo di aver bocciato la nomina di cinque direttori stranieri in altrettanti prestigiosi musei italiani di rilevanza nazionale a Mantova, Modena, Taranto, Napoli e Reggio Calabria.

Il golpista Temer è al capolinea?

di Luis Carapinha
Tra denunce e mandati di comparizione in tribunale, il tempo di Temer arranca verso la sua fine nella tormenta politica brasiliana. Aggrappato come un mollusco ad un potere che sta dando mostra di un'accelerata disgregazione, la caduta del presidente illegittimo è data praticamente per scontata. Si libra nell'aria lo spettro di Cunha, ex presidente della Camera dei Deputati, condannato per corruzione a 15 anni di prigione. Un anno fa la collusione dei due politici del PMBD è stata determinate per il golpe istituzionale che ha imposto la rimozione della Presidente eletta, Dilma Rousseff.

Land grabbing, il ruolo e le responsabilità dell’Unione europea

di Duccio Facchini
Un report dell’Ong FIAN mette in fila interessi e ricadute degli “affari di terra” delle aziende comunitarie impegnate all’estero. In particolare in Africa. Anche l’Italia spicca tra i Paesi coinvolti, con oltre 620mila ettari controllati direttamente da imprese nazionali. L’Unione europea gioca un ruolo chiave nella corsa globale alle terre che minaccia i diritti dei popoli: il land grabbing. A inquadrare la responsabilità del Vecchio continente è il report “Land grabbing e diritti umani: il ruolo degli attori europei all’estero”, curato nella primavera 2017 dalla Ong “FIAN International”.

Dopo Manchester, l’istituzionalizzazione del terrore da parte del governo May

Intervista a Andrea Genovese di Radio Città Aperta
Ringraziamo Andrea Genovese, docente all’Università di Sheffield, collaboratore del giornale Contropiano. Parliamo naturalmente di quanto avvenuto pochi giorni fa a Manchester, contestualizzandolo però in una situazione più generale. Andrea, innanzitutto buongiorno e grazie della tua disponibilità. "Buongiorno a voi."

No alla legge che piace ai capipartito

Stiamo ai fatti: la proposta ufficiale di legge elettorale è quella votata l’altro giorno in commissione Affari costituzionali della Camera, metà maggioritaria e metà proporzionale (per finta) inzeppata di liste bloccate. Una proposta a dir poco indecente, che infatti il Comitato per la Democrazia Costituzionale boccia senza appello. Il Pd vuole «ignorare e ribaltare il risultato del 4 dicembre 2016. I cittadini italiani hanno impedito lo stravolgimento della Costituzione democratica» ma oggi «come se niente fosse, Renzi ripropone un Parlamento con deputati e senatori nominati dai capipartito».

Cocci d’Europa alla corte di Xi

di Michelangelo Cocco
Ipaesi della Belt and Road Initiative raccoglieranno i frutti della cooperazione”, “Londra entusiasta della BRI”, “Voli diretti collegano la Cina a 43 nazioni della Belt and Road” e, perché no, “Belt and Road permette al Nepal di mantenere l’equilibrio tra Cina e India”. Sono migliaia i titoli grondanti entusiasmo patriottico sfornati dai media cinesi in lingua inglese per accompagnare il Belt and Road Forum for International Cooperation che si è svolto il 14-15 maggio scorso a Pechino.

Trump, l’imperatore e le possibili azioni dirette

di Marinella Correggia 
Ci sono ragioni, per manifestare, più importanti delle aggressioni ai popoli e al pianeta? Detta altrimenti: davvero non era necessario, o non era possibile, o non era prioritario, o addirittura non era opportuno rendere visibile il 24 maggio a Roma una contestazione a Trump? È il miliardario capo dell’Asse della guerra Nato/Golfo, in pochi mesi di regno ha già bombardato tre paesi, ha ordinato l’esecuzione capitale del clima e abbina razzismo antimusulmano con spinto filosaudismo.

Lo scoppiettante congedo di Luigi Negri, arcivescovo reazionario

di Alessandro Somma
Da alcuni mesi Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara e Comacchio, è più attivo che mai: lo si ritrova in ogni circostanza e luogo, più loquace che mai, impegnato a dire la sua sulla qualunque cosa. E si capisce: è finalmente emerito, il suo successore prenderà formalmente possesso dell’arcidiocesi tra un paio di settimane, e lui non vuole perdere occasioni per spargere qua e là frammenti del suo testamento morale. Diciamoci la verità: non ce ne sarebbe bisogno, dal momento che il vivace prelato ha abbondantemente distribuito perle di saggezza ai suoi fedeli e alla cittadinanza tutta.

La classe operaia si reinventa

di Cristina Piccino
Il Palais si svuota, le strade di Cannes si riempiono, i turisti del week-end che atterrano sulla Croisette in cerca di selfie con star da esibire sul profilo social hanno preso il posto degli accreditati partiti con la chiusura, l’altro ieri, del mercato dei film. Chi resta, deambulando sotto al sole aspetta: i premi domenica sera, il nuovo film di Roman Polanski, D’aprés une histoire vrai, oggi, messo fuori concorso e perfidamente l’ultimo giorno, quasi a nasconderlo, non sia mai che qualcuno si innervosisca della sua presenza dopo la rinuncia obbligata alla cerimonia dei Césars per quel «passato colpevole»che non passa mai.

Voucher, Cgil in rivolta

di Roberto Ciccarelli 
Sui voucher la scarsa coesione della maggioranza sta producendo «un grande pasticcio». All’uscita dalla commissione bilancio della Camera, dove ieri pomeriggio ha seguito i lavori sull’emendamento alla manovrina di primavera che reintrodurrà in altra forma i buoni lavoro, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso ha sostenuto che «siamo di fronte, con un altro nome, a un meccanismo esattamente equivalente a quello dei voucher, pieno di scappatoie che favoriranno tutti i trucchi possibile e immaginabili».

Il pareggio demografico in Costituzione

di Pierluigi Fagan
Sull’ultimo numero di LImes, il maggior demografo italiano M. Livi Bacci, constata che l’equilibrio demografico -a rigore- è più importante di quello di bilancio, se non altro perché ne è precondizione. Il nostro consuntivo delle nascite 2016, è pari a quello del XVI secolo, quando eravamo un quinto degli attuali. Complesse, ovviamente, le ragioni di questo pesante deficit. Una contrazione della natalità si osserva un po’ ovunque (tranne nell’Africa sub-sahariana) nel più generale movimento che tende a convertire quantità di vite in qualità di vita. La possibile compensazione migratoria, in mancanza di un bilancio statale agile ed investibile nei processi di accoglienza ed integrazione, da soluzione diventa problema.

Com'è borghese, questa rivoluzione... Intervista a Alexander Anievas

Intervista a Alexander Anievas di George Souvlis 
Nel tuo studio Capital, the State, and War si concettualizza l’epoca tra le due guerre come l’epoca di una crisi multidimensionale. Vorresti dirci qualcosa di più su questo tema?
Quello che intendevo dire, definendo tutta l’epoca delle due guerre mondiali come quella di una ‘crisi multidimensionale’ era che le caratteristiche fondamentali della politica internazionale dell’epoca, vista nella sua totalità, erano costituite da tre assi conflittuali, distinti ma che si intersecano: (1) un asse ‘verticale’ rappresentato dai conflitti di classe tra capitale e lavoro; (2) un asse ‘orizzontale’ che cattura i rapporti di competizione e rivalità tra i ‘molti capitali’; e, (3) un asse ‘laterale’ costituito dalle rivalità geopolitiche e militari tra Stati all’interno del Nord Globale e dalle varie relazioni di dominazione e di sfruttamento del Nord Globale sul Sud Globale.