La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 8 ottobre 2016

Centomila No contro la «buona scuola» di Renzi. E contro la deforma

di Roberto Ciccarelli 
Centomila studenti in 70 città per il «No» al referendum costituzionale. È l’inizio dell’autunno referendario che porterà all’armageddon voluto da Renzi del 4 dicembre. Per gli studenti il «No» è alla consultazione vale per tutte le altre riforme che hanno toccato la loro esistenza: «Buona Scuola» per cominciare. A Roma si sono autodefiniti «generazione ribelle», questo si è letto sullo striscione di apertura del corteo con un migliaio di partecipanti, nonostante la violenta pioggia che si è abbattuta sulla Capitale di buon mattino. Espressione di maniera a parte, la loro giornata di mobilitazione è stata un assaggio di quello che ci aspetta nelle prossime settimane.

Il riscatto del marziano

di Norma Rangeri 
A parte la figuraccia di un premier che evita il confronto pubblico con un blasonato politologo del No e di un servizio pubblico che lascia al potere politico decidere dove, come e quando regalarci le sue apparizioni, l’episodio del professor Pasquino, prima invitato e poi gentilmente liberato dall’impegno, è segno di un crescente nervosismo del premier. Uno stato d’animo che ieri certo non avrà tratto giovamento dalla notizia dell’assoluzione di Ignazio Marino da ogni accusa. Una bella botta per il presidente-segretario, che fino a sera non aveva commentato il riscatto dell’ex sindaco.

Se il referendum spacca in due il paese

di Stefano Rodotà 
Guardando alle discussioni sul referendum costituzionale, sembra ogni giorno più difficile segnare un confine tra politica e antipolitica, stabilire dove finisce l’una e comincia l’altra. Un manifesto come quello che chiede ai cittadini “Vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un Sì”, incorpora clamorosamente l’antipolitica, le attribuisce una legittimazione che finora le era mancata. Ma quali rischi accompagnano questa legittimazione in un periodo in cui è forte la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, grande il loro bisogno di partecipazione, sempre più intensa la ricerca di modalità di rappresentanza diretta?

Il diritto del lavoro dopo il sisma globale

di Umberto Romagnoli
La più importante monografia di diritto del lavoro pubblicata nella seconda metà del Novecento italiano, per l’esattezza 56 anni fa, si apre con queste parole: “Il diritto del lavoro, da più di dieci anni, vive in condizione di attesa” di una legge sindacale organica. Una legge che non sarebbe mai arrivata; e difatti Gino Giugni, l’autore della monografia, avrebbe ottenuto un ineguagliato successo di pubblico e di critica proprio perché fu il primo giurista italiano a presagire che il provvisorio era destinato a diventare permanente e sulla base di questa premessa teorizzò che al diritto sindacale e del lavoro del suo paese sarebbe toccato celebrare l’apologia dei processi di giuridificazione spontanea.

Un voucher è per sempre: la trappola del super-precariato

di Marta Fana 
L’esplosione dei voucher (i buoni lavoro orari) è ormai impossibile da negare: nei primi sette mesi del 2016 ne sono stati venduti 84 milioni, il 36% in più rispetto allo stesso periodo del 2015 e oltre il 200% in più rispetto al 2014, secondo i dati Inps. Una dinamica coerente con la loro progressiva liberalizzazione: dalla riforma Fornero che ne estese l’uso a tutti i settori fino al Jobs Act che ha aumentato il reddito massimo percepibile in voucher da ciascun lavoratore in un anno, da 5 a 7 mila euro. Il loro numero è così esploso, ma sempre giustificato con l’obiettivo di “far emergere il lavoro nero”.

L’Europa e il mondo dopo la Brexit


di James K. Galbraith
Le previsioni più diffuse all’indomani del voto che ha sancito la Brexit davano l’insorgere del caos economico, l’insediamento a Londra di un Governo di esponenti del fronte del “Leave” e una rapida applicazione, sostenuta dai francesi, dell’articolo 50 (del Trattato di Lisbona, n.d.t) che avrebbe inesorabilmente condotto, e in modo aspro, la Gran Bretagna fuori dall’Europa e la Scozia fuori dal Regno Unito. Invece David Cameron se ne è andato, insieme a George Osborne e alla sua interminabile politica di austerità, la moderata sostenitrice del “Remain” Theresa May è Primo Ministro, Boris Johnson è stato imbavagliato, i tassi d’interesse sono stati tagliati e la disuguaglianza è diventata ora, più o meno, un tema dei Tory.

La doppia crisi da cui non usciamo

di Sergio Ferrari 
Le attese nei mesi scorsi per conoscere le variazioni trimestrali del Pil nazionale avevano certamente dei buoni motivi, visto la condizione molto critica del nostro sviluppo; una condizione per la verità non esclusiva per il nostro paese dal momento che si parlava di una crisi strutturale internazionale. Il dibattito acceso intorno alla debolezza della nostra crescita era, tuttavia, il segno di un nervosismo acuto, anche perché non erano comunque questi i dati che avrebbero potuto o meno motivare l’esistenza di una nostra uscita dalla crisi.

Sul referendum la stessa battaglia della Resistenza. Intervista al comandante Eros

Intervista a Umberto Lorenzoni (Eros) di Contropiano
Umberto Lorenzoni, Nato a Nervesa della Battaglia (Treviso) il 15 maggio 1926, mutilato di guerra, Presidente dell'ANPI di Treviso. Col nome di battaglia di “Eros”, Lorenzoni era entrato nella Resistenza interrompendo gli studi classici che aveva intrapreso. Impegnato nella lotta ai nazifascisti nelle prealpi trevigiane, fu commissario di battaglione nella Divisione partigiana “Nino Nannetti”. Ferito durante un combattimento Lorenzoni fu proposto, nel dopoguerra, per una decorazione al valore. Vi rinunciò perché fosse assegnata a un partigiano caduto.

Col Labour di Corbyn una Brexit progressista è possibile

di Andrea Pisauro
Il Labour di Jeremy Corbyn sta scrivendo un pezzo di storia. Impensabile all’indomani della sconfitta laburista alle politiche del 2015 e prima dell’incredibile e rocambolesco congresso dello scorso anno, il deputato londinese rieletto a valanga segretario del Labour Party al congresso di Liverpool sabato scorso è oggi alla guida del Partito Socialista più grande d’Europa (quasi 600 mila membri). Il Labour ha oggi un numero di iscritti superiore a quello di tutti gli altri partiti britannici messi insieme, con più nuovi iscritti negli ultimi 20 mesi che negli ultimi 20 anni. Numeri impressionanti che segnalano che la svolta radicale di Corbyn ha interpretato qualcosa di profondo del tempo in cui viviamo.

La democrazia in crisi: una retorica pericolosa


di Luca Nivarra
1. Si parla molto di “democrazia” (per lo più in relazione alla sua “crisi”), senza che, però, gli innumerevoli partecipanti a questo dibattito globale riescano a proporre un uso univoco e costante della parola. Certo, “democrazia” è un termine “grasso”, grasso come la prosa degli scrittori che non piacevano a Tomasi di Lampedusa, e questo di per sé agevola, o perfino, rende inevitabile, una certa ambiguità. Oggi, però, il fenomeno si presenta aggravato dalla circostanza che, in linea di massima, dovremmo avere un’idea di ciò che nominiamo quando parliamo di “democrazia”, dal momento che, qui, nel mitico “Occidente”, veniamo da una storia che, sia pure con vicende alterne, si protrae da più di un secolo all’insegna, appunto, della democrazia.

La riforma del Titolo V della Costituzione non è né moderna né efficiente

di Enzo Di Salvatore 
I fautori della riforma costituzionale sostengono che il prossimo 4 dicembre occorra votare Sì al referendum per rendere più moderno, veloce ed efficiente il "sistema paese". La riforma, in verità, fa piazza pulita di ogni idea federalista e colpisce al cuore la tradizione regionalista italiana, imprimendo al sistema delle relazioni tra lo Stato e gli enti territoriali una svolta centralista. Sarebbe questa la modernità? È come se qualcuno ci proponesse di tornare allo Statuto albertino: a chi verrebbe in mente di sostenere che in questo caso l'Italia sarebbe più moderna?

Servi di nessuNO! Cosa nasconde la riforma costituzionale e perché c'entra con i lavoratori

di Clash City Workers 
Per i suoi fautori, la riforma costituzionale sarebbe la panacea di tanti di quei mali che notoriamente affligono il nostro paese. Taglia le spese della politica, semplifica la macchina burocratica, da' adeguata rappresentanza alle regioni, svecchia il paese... Era dai tempi del contratto a “tutele crescenti”, quello per cui se ti licenziano e un giudice dichiara illegittimo il licenziamento ti spetta al massimo qualche mensilità di risarcimento, che non sentivamo il Governo Renzi ribaltare a tal punto la realtà.

Se Renzi è un oligarca

di Michele Martelli
L’autorevole giudizio di Scalfari su “Repubblica” del 2 Ottobre scorso, che nel match televisivo Renzi-Zagrebelsky assegna la vittoria a Renzi per 2-0, proprio perché autorevole, quindi influente sull’opinione pubblica, merita qualche riflessione. Debbo dire in via preliminare che l’applicazione di una metafora sportivo-calcistica ad un dibattito che concerne la riforma costituzionale, dunque non la squadra del cuore, ma i fondamenti stessi della nostra convivenza politica e civile, nata dalla Resistenza, mi lascia a dir poco perplesso. Mi meraviglia che anche un giornalista e scrittore del calibro di Scalfari ne faccia uso.

Verso il referendum in un clima ammorbato da troppe menzogne

di Antonio Caputo
Verso il referendum in un clima ammorbato da troppe menzogne che lasciano il cittadino indifeso. Mentre Roberto Benigni, irresponsabilmente, fa discendere dalla vittoria del No un esito paragonabile al Brexit, Tony Barber editorialista del Financial Times intitola ''Matteo Renzi's reforms are a constitutional bridge to nowhere'' (Le riforme di Matteo Renzi sono un ponte costituzionale verso il nulla). Ecco una prima bugia. Del signor Renzi "che ha criticato il ponte nel 2012 come uno spreco di denaro". Perché? Una risposta, spiega Barber," sta nel rischio che sta correndo come premier per un referendum sulla riforma costituzionale che si terrà il 4 dicembre.

Perché al Def di Renzi e Padoan non crede davvero nessuno

di Guido Iodice 
L'anno del Signore 2017 (sesto dell’Era Draghi) la crescita del Prodotto interno lordo dell’Italia sarà pari all’1%. Così dice il governo nel Documento di Economia e Finanza (Def). Un tasso di crescita a dir poco asfittico, se confrontato con quello di altri Paesi (persino quelli periferici dell’Eurozona) che arriva dopo un anno anche meno brillante, che era partito con previsioni di crescita dell’1,4% e pare finirà (se andrà bene) allo 0,8%.

La Costituzione secondo J.P. Morgan & Renzi srl

di Il Simplicissimus 
Si dice che coccodrilli e caimani abbiano fauci tra le più potenti del regno animale, ma che i muscoli deputati ad aprire le mascelle siano al contrario molto deboli, tanto che basta una mano per impedire loro di aprire la bocca. E’ naturale dunque che queste bestiacce e ancor più i loro metaforici analoghi umani, abbiano una qualche renitenza o difficoltà ad aprire la bocca e parlare e quando lo fanno c’è sempre una ragione d’allarme. Per esempio cosa ha indotto Ferruccio De Bortoli sul Corriere della sera ad rendere nota la liason segreta fra Montepaschi e J. P Morgan con il risultato di mettere in luce non soltanto le oscure cose bancarie e governative, forse su mandato di qualcuno, ma illuminando anche per chi non è ancora orbo, tutto il sinistro significato del renzismo e della riforma costituzionale.

La lunga crisi dei salari: siamo tornati emigranti

di Virginia Della Sala 
Il grave problema dell’Italia, oggi, è l’incapacità di evitare il depauperamento dei giovani e dei più preparati a favore di altri Paesi”: il succo del rapporto Migrantes Italiani nel Mondo, presentato ieri a Roma, è nell'introduzione dello studio. Gli espatriati aumentano, sono stati 107mila nel 2015, e vanno via soprattutto gli under 35 più preparati, insieme a una buona fetta d’età compresa tra 35 e 49 anni. Forza lavoro qualificata, che emigra soprattutto perché in Italia i salari sono più bassi.

Università, le mani della politica sulla ricerca

di Francesco Sylos Labini 
Qui di seguito una breve guida per orientarsi nelle recenti vicende che riguardano l’università e la ricerca di questo Paese. Si tratta di fatti apparentemente slegati: cercherò di trovare il filo che li unisce. Secondo Raffaele Cantone, responsabile dell’Anac, vi è “un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione” tanto che l’università è, più di ogni altro settore dell’amministrazione pubblica, quello in cui c’è il più alto il numero di nepotismo. E questo nonostante la legge Gelminiche era stata varata proprio per “tagliare le unghie ai baroni”.

Costituzione, la riforma dell’1%


di Francesco Gesualdi
Sulle ragioni per cui la riforma della Costituzione sarebbe ormai diventata una questione di vita o di morte, se ne sono sentite di tutti i colori. Da chi la vuole per risparmiare sui costi della politica, a chi la pretende per essere al passo coi tempi. Come se concetti come democrazia, sovranità parlamentare, partecipazione, potessero essere variabili dipendenti dai contesti che mutano.  L’innovazione tecnologica ci ha abituato a rottamare stili di vita, modi di lavorare e di comunicare, ma certi principi hanno valore assoluto: non invecchiano col tempo che passa, né sono messi fuori moda dall’incalzare di nuovi ritmi, nuove tecnologie e nuovi interessi economici.

Corbyn e i dilemmi della sinistra

di Nicola Melloni
Come era lecito aspettarsi Corbyn ha sconfitto la congiura di palazzo che mirava ad estrometterlo ed è stato confermato ad amplissima maggioranza segretario del Labour. Dopo la sua inattesa vittoria dello scorso anno, Corbyn era stato sfiduciato dal gruppo parlamentare laburista, pieno di ex-blairite e moderati che vedono come fumo negli occhi l’ascesa di un leader radicale alla guida della sinistra inglese. Questo ha costretto ad una nuova consultazione tra gli iscritti, in cui Corbyn ha stravinto contro l’avversario di turno, Owen Smith, una figura marginale su cui avevano puntato tutte le opposizione interne, tenute insieme solo dall’anti-corbynismo.

Un po' di zucchero e il referendum...

di Carlo Clericetti 
"Basta un poco di zucchero e la pillola va giù", cantava Mary Poppins. Non è solo una canzoncina per bambini, spiega benissimo un classico artificio della propaganda: per "vendere" qualcosa di indigesto bisogna condirlo con qualche ingrediente gustoso e di immediata visibilità, su cui concentrare l'attenzione in modo da distrarre dalla sostanza. E' esattamente quello che avviene con il referendum sulla riforma costituzionale, imbellettato con una crosta di zucchero che deve coprire un pessimo cambiamento della nostra Carta fondamentale.

Resistenza, lotta e rottura con le politiche dell’Europa militarizzata e neoliberale


di Neoklis Sylikiotis
Il 14 Settembre, dal podio ufficiale della plenaria del parlamento europeo di Strasburgo, il presidente della commissione Europea Jean Claude Junker ha ammesso come stanno le cose in realtà. Ha riconosciuto che la crisi si sta facendo più grave con conseguenze devastanti per le persone. Ha detto che ci sono seri deficit e carenze nella UE e ha parlato di una crisi esistenziale. Ha dichiarato che le percentuali di disoccupazione, specialmente tra i giovani, sono alte in modo allarmante. Ha ammesso che L’Europa non ha un carattere sufficientemente sociale.

Le elezioni francesi del 2017 nel segno del reddito universale

di Giuseppe Allegri
In Francia si diffonde sempre di più l’idea di un reddito universale (revenu universel). L’intero mondo politico e sindacale francese è infatti attraversato da proposte e dibattiti favorevoli all’introduzione di una qualche forma di reddito di base, per rinnovare il modello sociale francese e superare anche le attuali previsioni, assai inclusive e garantistiche (soprattutto se paragonate al Welfare italiano), del Revenu de Solidarité Active (RSA).

La versione di Weidmann sul futuro dell’Eurozona

di Maurizio Sgroi
Poiché è sempre la Germania l’oggetto dell’attenzione di tanti, che ora ammirano il suo innegabile successo economico, ora lo stigmatizzano per gli eccessi dei suoi surplus o per il modo in cui il paese l’ha conquistato, vale la pena leggere le riflessioni di un illustre tedesco che ha la ventura di governare la Bundesbank, ossia l’azionista di maggioranza della Bce che rappresenta al contempo una sorta di ortodossia monetaria che di recente proprio con le pratiche della Bce è andata in urto.

La Working Poor Generation vota NO! Verso le mobilitazioni del 21-22 ottobre

di Noi Restiamo - CUMA - Collettivo Studenti Federico II - Collettivo Clash
Il 4 dicembre si vota al Referendum Costituzionale. Un appuntamento storico. Perché mai l’ordinamento sociale scaturito dalla Resistenza fu messo così fortemente in discussione. Perché la Terza Repubblica in cui entreremmo se la revisione costituzionale passasse sarebbe la ratifica definitiva della transazione da una pur limitata democrazia rappresentativa a una completa democrazia per investitura. Una contraddizione in termini fondata sull’esautoramento dei pochi poteri rimasti in mano alla collettività.

I sonnambuli europei


di Vincenzo Comito
Dunque il vertice di Bratislava dei capi di Stato e di Governo, come abbiamo già ricordato in un precedente articolo apparso su questo stesso sito in data 25 settembre 2016, è stato del tutto inutile rispetto alla possibilità di portare avanti in qualche modo il progetto europeo, o anche semplicemente di salvaguardare alcune delle sue fondamenta; ma si è trattato, per altro verso, soltanto dell’ultimo episodio di una lunga serie di incontri che hanno portato agli stessi inconcludenti risultati.

L’Italia non cresce perché invecchia male

di Nicola Cacace 
L’Italia non ce la fa a riavviare la crescita, l’ultima doccia fredda è della Confindustria che ha dimezzato le previsioni del governo a 0,7% quest’anno e addirittura 0,5% nel 2017. Tutti si interrogano sui perché, nessuno si concentra sul fattore numero uno, l’invecchiamento attuale e le prospettive ancora peggiori del prossimo domani. Ci si concentra su altri fattori, più effetto che causa della crisi: Da anni mancano gli investimenti pubblici e privati, si fanno politiche di bilancio regressive con avanzi primari con cui si prelevano dall’economia reale più risorse di quante se ne immettono, politiche di rigore imposte da Bruxelles ma anche dall’enorme debito pubblico, anche l’Europa cresce poco e così via.

India, la carica dei 180 milioni


di Ed Sykes
Venerdì 2 settembre, una delle economie più grandi del mondo ha registrato quello che forse è stato lo sciopero più grande della storia. Si calcola che circa 180 milioni di persone hanno partecipato alla poderosa iniziative di resistenza contro il governo di di destra indiano. Tuttavia, grazie alle distorsioni dell’informazione internazionale, è probabile che la notizia sia arrivata a pochissimi. Che cosa è accaduto?

L'Italicum crea un esecutivo senza contrappesi: un motivo in più per votare NO

di Lorenzo Zamponi
Nell'analisi della riforma costituzionale che sarà oggetto del referendum confermativo il prossimo 4 dicembre, si cita spesso il famoso "combinato disposto", cioè l'effetto dell'interazione tra la riforma Renzi-Boschi e la legge elettorale "Italicum". Ciò che raramente si fa notare, però, è quanto profondamente quella legge cambi il rapporto tra esecutivo e legislativo, creando un ibrido tra parlamentarismo e presidenzialismo che non ha eguali al mondo.

La carica dei robot industriali

di Luca Aterini
Secondo i dati diffusi dalla Federazione internazionale della robotica (Ifr) nel suo Robotics World Report 2016, la corsa dei robot industriali nel mondo continua ad accelerare: entro il 2019 ne saranno installati altri 1,4 milioni nelle fabbriche del mondo, arrivando a quota 2,589 milioni di unità. Solo nel 2015 erano 1,632 milioni. La crescita cumulata, in media, sarà del 13% all’anno. Che cosa faranno tutti questi robot industriali? Secondo l’Ifr, i tre settori industriali caratterizzati da automazione sempre più pervasiva rimarranno l’automotive, l’elettronica e la metallurgia.

Violenza sessista e nascita della politica

di Lea Melandri
La politica, da sempre, sembra aver bisogno di semplificazioni, di proclami, di colpi verbali ben assestati, di simbologie facili e famigliari al senso comune. La guerra mai dichiarata al sesso femminile, che ha segnato fin dal suo atto fondativo il dominio di una comunità storica di uomini, non poteva non lasciare tracce durature nella vita degli individui e delle società, nella cultura e nelle istituzioni della vita pubblica, nelle abitudini quotidiane e nella storia dei popoli.

Le donne polacche avanguardia della rivoluzione contro la resa clericale

di Maria Mantello
La Camera bassa del Parlamento polacco, il 23 settembre 2016 ha detto il primo sì (267 deputati su 460) alla contestatissima “Stop Aborti”: il disegno di legge clerical-nazionalista che vieta assolutamente l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), con la condanna fino a 5 anni di carcere per chi la contravviene, prevedendo anche possibili indagini e incriminazioni anche in caso di aborto per cause naturali. L’iter parlamentare è agli inizi, ma segna una prima (annunciata) sconfitta per le donne polacche già alle prese con una delle più restrittive leggi sull’aborto.

Carla Lonzi, l’antagonista

di Michele Dantini
Ecco che finalmente ci viene incontro il libro su Lonzi che da tempo attendevamo, nutrito dei risultati di innumerevoli ricerche parziali e al tempo stesso capace di fare ordine in una biografia tanto illustre quanto lacunosa. Un margine che sfugge di Iamurri ha meriti meticolosi e molteplici: rivela quell’assiduità di ricerca e documentazione che Lonzi stessa confidava di apprezzare sopra ogni altra cosa in una lettera a Marisa Volpi del settembre 1956.

Ma quale fuga? Il Rapporto Migrantes letto con i nostri occhi: tra parole d’ordine, dati e falsi miti


di Michele Mancarella
Il rapporto Italiani nel Mondo 2016 della Fondazione Migrantes fornisce dati interessanti per comprendere il fenomeno della migrazione dei giovani dall’Italia, tra speranze, opportunità e difficoltà nostrane. Ecco cosa ci abbiamo trovato. Chi sono e perché decidono di emigrare? I “Millennials” sono una generazione che fa discutere. Adolescenti nei primi anni 2000, proiettati tra istruzione e mondo del lavoro a cavallo della crisi, istruiti e con giuste ambizioni all’altezza della loro formazione e dell’epoca in cui vivono.

Referendum costituzionale: le ragioni di una scelta

di Stefano Barbieri
Ho avuto modo di leggere la relazione tenuta dal Prof. Raniero la Valle a Messina, il 16 settembre scorso, a un dibattito sui temi del referendum, con la quale espone in maniera rigorosa le ragioni vere che stanno alla base della scelta operata dal governo Renzi di modifica della Costituzione del ’48. 

Come distruggere la scuola e l’Università pubbliche

di Massimiliano Fiorucci
In questi giorni il “Corriere della Sera” e “stanno proponendo una campagna mediatica impressionante parlando della corruzione nell’Università. Trovo insopportabile che i quotidiani di “regime” parlino dell’Università solo in modo e con toni scandalistici e per gettare fango su di essa, proseguendo in un processo di delegittimazione che ha una lunga storia. Si tratta di armi di distrazione di massa mentre il progetto di distruzione del sistema pubblica dell’Università, della scuola e della ricerca prosegue inesorabile facendo finta di introdurre processi di miglioramento.

Medio Oriente, il fallimento di Obama

di Fulvio Scaglione
Per i non americani, ovvero per il mondo, la parabola politica di Barack Obama è compresa tra due discorsi. Quello svolto al Cairo il 4 giugno 2009, pochi mesi dopo essere entrato alla Casa Bianca, e quello svolto all'assemblea generale delle Nazioni Unite, il 20 settembre 2016, pochi mesi prima di uscire dalla Casa Bianca. Al centro dei due discorsi, non a caso, il Medio Oriente, che è stato l'oggetto delle maggiori preoccupazioni del 44° presidente degli Stati Uniti, come dimostrano anche i più recenti eventi: per esempio, la legge detta Jasta (Justice against Sponsors of Terrorism Act) che il Congresso ha approvato dopo un anno di lavori. Consente a chi ha subito un danno fisico o patrimoniale o la morte di un parente per atti di terrorismo di portare in tribunale lo Stato ritenuto responsabile.

Perché i giovani restino dobbiamo fermare Renzi e la Troika

di Campagna Noi Restiamo
Tre notizie emerse in questi giorni confermano quanto andiamo dicendo da un po' e rafforzano la necessità di costruire il #nosociale al governo Renzi, in vista del referendum costituzionale del 4 Dicembre. La prima: l'OCSE ha certificato, se mai ce ne fosse bisogno, che il problema dei NEET, i giovani che non lavorano o studiano, è enorme. In Italia sono il 27 per cento (più di un quarto!) dei giovani fra i 15 e i 29 anni a trovarsi in questa situazione, secondi solo alla Turchia fra i paesi OCSE. Spagna e Grecia sono subito dopo di noi, a dimostrazione di quanto le politiche di austerità abbiano provocato disastri sociali in tutta la periferia europea. I dati sono riportati in questo articolo del Sole24 ore.

Padoan contro Padoan

di Stefano Di Bucchianico 
Sarà per una sorta di deformazione professionale, ma capita a volte di cercare nelle azioni di un governo o di una qualsivoglia istituzione sovranazionale una linea guida che consenta di ricondurne le scelte ad un quadro teorico di riferimento. Nel caso dell’attuale governo Renzi, a più di due anni e mezzo dal suo insediamento qualche considerazione può portare ad associarne le linee guida a quella scuola che viene comunemente denominata neokeynesiana.

Perché chiamiamo olocausto quello che accade in Siria

di Ilaria Bonaccorsi 
Sofia aveva tre mesi quando mia madre è andata contro l’unico albero dell’unico rettilineo di tutta la Valdorcia. Quando mi hanno fatto entrare in rianimazione per la prima volta ho tirato dritto fino al suo letto, quasi avessi dei paraocchi. Non volevo vedere la morte. I letti erano vicini. Uno dopo l’altro, delle tende a dividerli. Aperte. Il letto a fianco mi era sembrato vuoto. Potevo guardare. Nessun piede ad avvertirmi dello spazio occupato dalla quasi morte.

Un Nobel che pesa come un macigno. Più che un premio, una scommessa

di Alfredo Luis Somoza
Da anni il massimo riconoscimento mondiale agli sforzi di pace non entrava così nel vivo di una vertenza politica ancora in corso. Il riconoscimento appena rilasciato al presidente colombiano Juan Manuel Santos, dopo la sua sconfitta nel referendum confermativo degli accordi di pace con le Farc di domenica scorsa, è ancor prima che un premio una scommessa. Una scommessa sulla conclusione comunque del percorso durato quattro anni nel quale si è impegnato uno dei due soci del Primo Nobel, la Norvegia, oltre che Cuba, Venezuela, Cile e gli stessi Stati Uniti.

Cosa avrei detto al padrone del regime mediatico. Intervista a Gianfranco Pasquino

Intervista a Gianfranco Pasquino di David Marceddu
“Giovedì 6 ottobre alle 17 la Rai m’invita a RadioAnch’io con Matteo Renzi. Alle 19.40 la Rai stessa mi comunica che il presidente del Consiglio non vuole fare il dibattito”. A raccontare i fatti è lo stesso Gianfranco Pasquino, politologo di fama mondiale e senatore per tre legislature tra le fila della sinistra indipendente. Non solo quindi la fatwa contro La7 (con l’ordine ai renziani di boicottare i programmi della rete). Questa mattina come da (nuovo) programma il premier ha parlato da solo in trasmissione, criticando tra l’altro “il clima da caccia all’uomo mediatica contro chi la pensa diversamente dal No”.

Fuori dall’austerity con la moneta fiscale

di Stefano Sylos Labini
Ogni giorno nel mondo milioni di persone utilizzano monete complementari, digitali o con supporto cartaceo, per acquistare beni e servizi. Con questo sistema le aziende che ne accettano il corso possono aumentare il proprio volume produttivo, stimolare l’acquisto di beni e sostenere l’economia locale. Ne esistono diverse forme: le monete “commerciali”, di cui il Sardex rappresenta uno degli esempi di maggior successo, per aumentare gli investimenti e la vendita di beni delle aziende; le monete “dedicate o settoriali”, come i buoni-pasto, per finanziare l’acquisto di prodotti specifici; le “monete-tempo” il cui valore viene quantificato attraverso le ore lavoro dei partecipanti al circuito.

La Scozia tra il Regno e l’Europa: un'identità da ridefinire

di David W. Ellwood
Il risultato del referendum su Brexit aggiunge un’altra fonte di complessità alla già movimenta scena politicascozzese. È difficile ricordare una fase nella storia politica britannica contemporanea nella quale tanti equilibri consolidati nel tempo sono stati sconvolti così bruscamente. Nel Parlamento di Londra eletto nel 2010 il Partito nazionale scozzese (Snp) poteva contare su 6 deputati: ora ne ha 56. All’epoca i laburisti – a lungo egemoni in Scozia – disponevano di 41 deputati: ora ne hanno uno solo.

Tecnologie del desiderio

di Marco Liberatore 
L’anima elettrica è senza respiro, iperconnessa, riverbera sulle curve algoritmiche i propri spasmi pulsionali mentre le sue emozioni sussultano nello spazio luminoso tra gli occhi e la punta delle dita. Seguo l’attività del gruppo di ricerca Ippolita dal 2005, anno in cui pubblicarono il loro primo librobOpen non è free. Da allora hanno pubblicato altri quattro testi, tutti dedicati al rapporto tra tecnologia e politica: Luci e ombre di Google, per Feltrinelli, Nell’acquario di Facebook, per Ledizioni, Le rete è libera e democratica? FALSO!, per Laterza

La Troika assicura: Renzi lavora per noi

di Contropiano 
C'è chi ancora crede che la sede del potere, qui in Italia, sia a Palazzo Chigi. C'è insomma chi non si è accorto. o non ha capito, quel che è avvenuto negli ultimi 25 anni. Il potere vero, ossia la possibilità di decidere e far rispettare le proprie decisioni, si è progressivamente trasferito dalle singole capitali dell'eurozona a Bruxelles. In specifico nella sede della Commissione Europea, guidata da Jean-Claude Juncker e condizionata fin qui soprattutto dalla Germania.

Quando la madre terra è curativa: l’agricoltura sociale in Italia

di Fabio Dalmasso
Stefano Montello è un agricoltore friulano sui generis: accanto alla passione per la terra, infatti, coesiste da tempo quella per la musica, declinata attraverso le canzoni del gruppo etno-rock FLK, e quella per la scrittura. Nel 2011, quando un dirigente dell’ambito socio-assistenziale locale lo chiamò per chiedergli se fosse disposto a diventare responsabile di un progetto legato all’agricoltura sociale, la sua reazione fu di sorpresa: “Io, da contadino, ero proprio certo che non esistesse, e che, al di là delle belle parole, fosse ancora tutta da inventare.

La ri-nazionalizzazione delle masse passa per la schedatura dei lavoratori immigrati

di I Diavoli
Vi ricordate la formula «British jobs for British workers» e il premier laburista Gordon Brown che nel 2009 suggeriva alle aziende di dare la preferenza al personale locale? Ecco, nel 2016, nei corridoi di Downing Street dove ora comandano i Tories, la politica britannica fa un passo in avanti (o forse indietro). Lo slogan si trasforma in «British first» (ricorda tanto quell’«America first» del cugino americano Donald Trump). Grazie al ministro dell’Interno, Amber Rudd, la parabola ascendente della ri-nazionalizzazione delle masse passa per la schedatura dei lavoratori stranieri.

È tempo di tassare le transazioni finanziarie!

Una tassa sulle transazioni finanziarie “è tecnicamente fattibile, economicamente e socialmente desiderabile”, ed è anche “moralmente giusta”, si legge nell’appello sottoscritto da economisti come Stephany Griffith-Jones (Institute of Development Studies e University of Sussex), Daniela Gabor (University of the West of England) e Stephan Schulmeister (WIFO di Vienna), J. A. Ocampo (Columbia University, ex ministro delle finanze colombiano ed ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali) e reso pubblico a pochi giorni dai vertici dell’Eurogruppo e dell’ECOFIN, in programma il prossimo 11 ottobre.

Bertita alla ricerca di giustizia

di Francesco Martone 
«Credo che di fronte alla richiesta di giustizia proveniente da ogni parte del mondo per l’assassinio di mia madre Bertha, sia importante per me essere in Italia per raccontare in prima persona quello che stiamo vivendo in Honduras, rafforzare i vincoli di solidarietà e collaborazione per far sì che alla richiesta di giustizia seguano azioni concrete», Bertita parla con voce sottile, lo sguardo penetrante e profondo incorniciato da capelli neri. Studia storia e cultura dell’America Latina in Messico, dopo aver passato cinque anni di studi a Cuba.