La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 30 gennaio 2016

Bad bank: l'ennesima beffa

di Thomas Fazi 
Dopo un negoziato di un anno, il governo italiano ha finalmente raggiunto un accordo con la Commissione europea in merito alla tanto discussa bad bank. Come temevamo, si tratta di un accordo molto al ribasso, che non risolve nessuno dei problemi di fondo del sistema bancario. Lo scopo di tale strumento, come è noto, è (dovrebbe essere) quello di aiutare le banche italiane a smaltire l’enorme quantità di crediti deteriorati (crediti per i quali la riscossione è incerta o impossibile) accumulatisi nel sistema nel 2008 ad oggi, in buona parte a causa della crisi epocale provocata dalle politiche di austerità.
Oggi questi ammontano all’incredibile cifra di 350 miliardi (pari al 17 per cento del PIL), catalogati in quattro categorie, delle quali la più consistente e preoccupante è costituita dai crediti in sofferenza (non-performing loans), ossia i prestiti per i quali il debitore è già fallito, che ammontano a circa 200 miliardi.

Tornare al vecchio Sistema Monetario Europeo? Un commento a Lafontaine

di Emiliano Brancaccio 
Oskar Lafontaine propone di tornare al vecchio Sistema Monetario Europeo (SME). Per rendere questa soluzione percorribile sarebbe necessario imporre sanzioni ai paesi che adottano politiche deflazioniste per accumulare surplus verso l’estero. Un'efficace sistema di sanzioni potrebbe basarsi su limiti alla indiscriminata mobilità dei capitali da e verso questi paesi. A riprova del suo realismo, tale soluzione potrebbe essere applicata immediatamente e indipendentemente da singoli paesi così come potrebbe essere estesa passo dopo passo a ulteriori accordi tra paesi.
1. Il Monito degli Economisti: il destino dell'Euro è segnato 
Nel Settembre 2013 il Financial Times pubblicò il cosiddetto “Monito degli Economisti”, una lettera firmata da molti influenti membri della comunità accademica internazionale appartenenti a diverse scuole di pensiero: Dani Rodrik, James Galbraith, Wendy Carlin, Jan Kregel, Mauro Gallegati e altri. [1]

Le società partecipate, ma dal privato

di Corrado Oddi
Annunciato in pompa magna, come il decreto che farà scendere le società partecipate da Enti pubblici da 8000 a 1000, è dunque stato approvato dal consiglio dei ministri il provvedimento presentato dalla ministra Madia, che dovrebbe riordinare tutto il variegato mondo delle società dei servizi possedute o partecipate dal pubblico. Appare già evidente che la finalità prima del provvedimento in questione non sta solo nella “semplificazione” annunciata o in un’accelerazione delle privatizzazioni, ostacolando la forma gestionale delle aziende pubbliche, ma, ancor più, nell’idea di costruire un forte controllo politico sulle società partecipate.
D’ora in avanti, le società partecipate dal pubblico saranno governate da un numero molto ristretto di amministratori, se non da un amministratore unico, e viene istituita un’ Unità di controllo sulle società partecipate presso il ministero del Tesoro con il compito di dare attuazione al decreto, comprendendo anche la possibilità di effettuare ispezioni presso gli uffici delle società stesse.

L’invenzione della famiglia

di Bia Sarasini
Dici famiglia e sembra tutto chiaro, e non solo ai pasdaran del family day che si ritrovano oggi a Roma. Padre, madre, figli. Un nucleo che condivide la stessa abitazione, di solito senza convivere con altre persone. E sembra chiaro che a questo pensa la Chiesa, quando parla di famiglia e di natura. Questa specie di indistinto senso comune è la zona grigia in cui tutto si confonde, e in cui sguazzano “Sentinelle”, ultrà leghisti e fondamentalisti vari. Perfino chi critica non avere in mente altro che la coppietta felice.
È questo, il modello naturale a cui si fa riferimento? È la famiglia mononucleare l’esempio?
Famiglia è una parola di origine latina, e, dicono i vocabolari, indicava l’insieme dei servi che abitavano in una casa, e non alludeva a nessun legame di parentela.

La distruzione dell’Università e le ragioni di chi si oppone

di Guglielmo Forges Davanzati 
Nel 2009, il Ministro Tremonti aveva cominciato a raccontarci che l’Università italiana era popolata da professori baroni, nullafacenti e nepotisti e che “con la cultura non si mangia”. In nome dell’ obiettivo di tenere i conti pubblici in ordine, procedette coerentemente a un taglio del fondo di finanziamento ordinario alle Università statali che dai 702 milioni di euro nel 2010 raggiunse nel 2011 gli 835 milioni, in netta controtendenza con quanto si faceva in altri Paesi europei (Germania, in primo luogo). In fondo, si disse, più o meno esplicitamente, i trasferimenti di risorse pubbliche agli Atenei sono uno spreco. Con i loro più o meno puntuali resoconti sui concorsi truccati, giornalisti ed economisti di area “riformista” avevano fornito le “basi teoriche” della “riforma”, che verrà poi ricordata con il nome di Maria Stella Gelmini. Se anche l’obiettivo da perseguire era quello, non era chiaro perché il settore maggiormente colpito dai tagli dovesse essere quello della formazione: in fondo, si è sempre ritenuto (e si ritiene in altri Paesi) che il sottofinanziamento della ricerca è la strada più efficace per prolungare e intensificare la recessione.

No alla guerra contro la Libia. Mobilitiamoci!

di Alex Zanotelli 
Siamo alla vigilia di un’altra guerra contro la Libia, a guida italiana questa volta. Sembra ormai assodato che le forze speciali dell’esercito britannico sono già in Libia, per preparare l’arrivo di mille soldati di Londra. L’operazione complessiva, capitanata dall’Italia, dovrebbe coinvolgere seimila soldati americani ed europei per bloccare i cinquemila soldati del Gruppo Stato islamico (Is). Il tutto verrà sdoganato come «un’operazione di peacekeeping e umanitaria».
L’Italia, dal canto suo, ha già trasferito a Trapani quattro cacciabombardieri AMX pronti a intervenire. Il nostro paese – così sostiene il governo Renzi – attende però per intervenire l’invito del governo libico di unità nazionale, presieduto da Fayez el Serray. È altrettanto chiaro che sia il ministro degli esteri Gentiloni, come la ministra della difesa Pinotti, premono invece per un rapido intervento.

Karl Marx, il risveglio del giornalista

di Fabrizio Denunzio
Qualunque soggetto volesse tornare a mettere piede sul campo delicatissimo e strategicamente determinante dell’organizzazione politica delle masse, lo dovrebbe fare tenendo sempre presente le indicazioni fornite da Gramsci in quella nota del primo quaderno del carcere dedicata a Hegel e l’associazionismo. Ciò che si trova di operativo in queste annotazioni si riferisce non tanto a Hegel ma, naturalmente a Marx: «Marx non poteva avere esperienze storiche superiori a quelle di Hegel (almeno molto superiori), ma aveva il senso delle masse, per la sua attività giornalistica e agitatoria. Il concetto di Marx dell’organizzazione rimane impigliato tra questi elementi: organizzazione di mestiere, clubs giacobini, cospirazioni segrete di piccoli gruppi, organizzazione giornalistica».
Sebbene limitate dalle condizioni storiche del tempo, teoria e prassi dell’organizzazione di Marx vengono riportate da Gramsci al medium egemone dell’Ottocento: il giornale. Tradotta e operativizzata nel linguaggio di una qualunque media theory, questa geniale osservazione non vuol dire altro che Marx, lavorando come giornalista, faceva esperienza delle masse nella forma di quella del pubblico di lettori e che riversava, tra gli altri, il modello organizzativo dell’industria culturale giornalistica su quello dell’organizzazione operaia.

I censori

di Giandomenico Crapis
Forse Anzaldi era distratto al tempo in cui un deputato craxiano indirizzava le sue invettive contro Samarcanda e Rai3: si chiamava Ugo Intini ed era una specie di bestia nera per Santoro e Curzi. Anzaldi sembra privo della memoria necessaria per non passare da protagonista alla storia della censura in Rai, storia infinita e a volte ridicola.
Ma chi è Michele “Ugo” Anzaldi? Uno che ha fatto il giornalista e l’addetto stampa di Rutelli, che era a Milano, Italia, gestione Riotta, uno che sa di media e non uno sprovveduto; com’era tutt’altro che sprovveduto Intini, che pure esercitava per conto di Craxi il ruolo di “manganellatore” della Terza rete. Forse è uguale il riflesso d’ordine, quel fondamentalismo cieco che, se non hai gli anticorpi giusti, ti prende quando sei al potere, che agiva allora su Intini facendone una figura “tragica” (con tutto il rispetto Giannini non è Santoro e Ballarò non è Samarcanda), ma che oggi fa scivolare nel ridicolo il deputato palermitano.
Perché tra fondamentalismo e ridicolo il confine è sottile ed “Ugo” Anzaldi questo confine l’ha attraversato più volte.

Schengen è l'Europa dei poveri

di Antonio Sanguinetti
Per tanti anni la libera circolazione delle persone è stato solo un principio sancito dai trattati, pochi erano gli europei che si trasferivano da una parte all'altra del continente usufruendo dell'assenza totale di controlli doganali. Un diritto sfruttato appieno solo quando era tempo di vacanze e si comprava il volo Ryanair più economico. Il numero di migranti interni è sempre stato basso, tanto che la commissione Europea in molti documenti di indirizzo si sforzava di ideare programmi per agevolare i trasferimenti, come direbbero loro "al fine di ottimizzare l'allocazione di capitale umano". In altre parole fare in modo che i laureati e i disoccupati non marcissero negli stati poveri ma potessero colmare le scarsità di manodopera qualificata o meno nelle regioni più ricche.

Grandi privatizzazioni

di Matteo Bortolon
«Assessore alle privatizzazioni. Di Forza Italia». Un assessore alle privatizzazioni? Del partito di Berlusconi? Sembra una cosa singolare. Se si aggiungesse «… diventa viceministro all’Economia del governo del Pd» saremmo quasi sicuri che si tratta o di un articolo satirico alla Stefano Benni o di un personaggio inventato stile Antonio Albanese (ci ricordiamo il «ministro della Paura»?).
Invece è vero. Tutto vero. Anzi quasi peggio: Luigi Casero, viceministro del dicastero dell’Economia e delle Finanze di Renzi, è stato responsabile economico di Forza Italia ed è rimasto al ministero ininterrottamente dal 2008 come sottosegretario all’Economia con Berlusconi…
Analizzare i nomi della compagine governativa può sembrare roba da poco, da notisti politici, rispetto a quella dei processi economici.

Cooperazione 2.0. Le alternative nella sharing economy

di Roberto Ciccarelli 
Il conflitto dell’economia collaborativa e della condivisione (sharing economy) non è riducibile allo scontro tra liberalizzazione e corporativismo come nel caso Uber-tassisti in Francia o in Italia.
Negli Stati Uniti, dove questa economia ha raggiunto dimensioni considerevoli dal punto di vista occupazionale e finanziario (Uber ha una dimensione di borsa paragonabile a Facebook) si moltiplicano le reazioni contro lo sfruttamento del lavoro. Le inchieste del Washington Post o del New York Times, la sentenza della Corte federale di San Francisco che ha chiarito che i freelance [Independent contractors] che fanno i tassisti per Uber sono dipendenti di fatto e non «auto-imprenditori». Le dichiarazioni di Hillary Clinton, candidata democratica alla presidenza Usa, contro Uber e a favore dei diritti degli autisti freelance, attestano le dimensioni del conflitto sui diritti per il nuovo lavoro di piattaforma nell’economia della condivisione.

Noi Siamo Chiesa: il nostro sì al ddl sulle unioni civili

Tanti cattolici sono d’accordo con il ddl Cirinnà. Il Family Day è in contraddizione con la Chiesa in uscita di cui parla papa Francesco.
In questo documento Noi Siamo Chiesa espone i suoi punti di vista sulle questioni al centro dello scontro che inizia domani al Senato. Nel turbinio mediatico di questi giorni appare, in modo del tutto fuorviante, che tutti i cattolici, dentro o fuori il Parlamento, siano contro, o del tutto o in parte, alla proposta di legge in discussione. Non è così. Anche se ha poca immagine, una vasta area di opinione concorda con essa, particolarmente quella che si ispira, con particolare convinzione, al messaggio e allo spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II.
La normativa sulle coppie di fatto si propone di regolamentare (in ritardo) una realtà sociale ormai presente in tutto il paese e in ogni stato sociale.

Bernie Sanders o il nucleo vulcanico che alimenta l’elezione del 2016

di Robert Reich
Non passa giorno che non riceva un invito dai media che mi chiedono di paragonare i piani fiscali di Bernie Sanders e Hillary Clinton, o i piani delle banche o i piani per la sanità.
Non mi interessa. Ho insegnato politiche pubbliche per gran parte degli scorsi 35 anni. Sono un “secchione” della politiche.
Però le proposte politiche dettagliate sono così rilevanti per l’elezione del 2016 quanto lo è quel pianeta gassoso al di là di Plutone. Non hanno possibilità di farcela, così come stanno ora le cose.
L’altro giorno Bill Clinton ha attaccato la proposta di Bernie Sanders di un piano sanitario piano di copertura pubblico e universale “single payer” , dicendo che non è fattibile e che è una “ricetta per lo stallo.”
In questi giorni, tuttavia, nulla di importante è fattibile e ogni idea audace è una ricetta per lo stallo.

Attacco alle banche: il governo Renzi e la creazione di un polo bancario pubblico

di Enrico Grazzini e Thomas Fazi 
Di fronte all’attacco speculativo verso le banche italiane occorre che si formi un polo bancario pubblico in grado di portare l’Italia fuori dalla crisi. Cassa Depositi e Prestiti dovrebbe intervenire per nazionalizzare MPS e cominciare finalmente a finanziare l’economia reale e l’occupazione.
È ormai chiaro agli operatori di mercato e ai commentatori economici più avvertiti ed esperti che la caduta del valore di borsa delle banche italiane non è avvenuta per caso e neppure per un puro evento speculativo. Si tratta invece di un vero e proprio attacco – anche politico – al sistema bancario italiano deciso a Berlino e a Bruxelles. Politica e finanza sono strettamente collegate, e, come dimostrano in maniera evidente anche gli ultimi scandali di Volkswagen e Deutsche Bank, la guerra economica non prevede esclusione di colpi, fuori e dentro l’Europa, anche (e forse soprattutto) tra i partner della zona euro.

Tanto rumore per nulla

di Sebastiano Canetta
Uniti contro il populismo per un’Europa più forte ed efficiente. È il tweet «tedesco» che rappresenta l’unico, virtuale, esiguo risultato ufficiale dell’incontro tra il premier Matteo Renzi e la cancelliera Angela Merkel, tutt’altro che d’accordo su tutto come ammette il presidente del consiglio.
Nei fatti il «disgelo» tra Roma e Berlino è parziale: sì alla comune difesa di Schengen e alle quote europee di rifugiati ma nessuna sostanziale concessione sulla flessibilità dei conti pubblici e sul finanziamento di 3 miliardi alla Turchia. In compenso l’Italia incassa il ritorno sulla scena europea (come voleva Renzi) e la benedizione del «nuovo ruolo» da parte di Berlino: «La Germania avrà la presidenza del G20 e l’Italia del G7» ricorda la cancelliera.

Accuse pesanti ai soldati europei in Centrafrica

di Rita Plantera
È un j’accuse auto-referenziale quello dell’Onu contro i caschi blu dell’Unione Europea in missione nella Repubblica Centrafricana accusati di sfruttamento e abusi sessuali sui minori. A denunciare i fatti — avvenuti tra dicembre 2013 e giugno 2014 in un centro per sfollati nei pressi dell’aeroporto di M’Poko nella capitale Bangui — sono state le stesse vittime durante le interviste condotte da due team dell’Onu nel corso delle ultime settimane. Quattro ragazze di età compresa tra i 14 e i 16 anni hanno raccontano di essere state stuprate e costrette ad avere rapporti sessuali con peacekeepers del contingente georgiano, mentre un ragazzo e una ragazza di 7 e 9 anni avrebbero fatto sesso orale con i soldati francesi dell’operazione Sangaris in cambio di una bottiglia d’acqua e un sacchetto di biscotti. Raccontano le violenze subite e testimoniano quelle a cui sono stati costretti altri bambini in ripetute occasioni dai soldati francesi.

In Etiopia una tragedia di proporzioni bibliche

di Raffaele K. Salinari
Sarebbero oltre 10 milioni le persone che hanno urgente bisogno di aiuti internazionali in conseguenza della siccità che ha colpito l’Etiopia, ma anche le nazioni vicine come parte della Somalia e del Kenya. Lo ha dichiarato in questi giorni Getachew Reda, esponente del governo e consigliere del primo ministro Haile Mariam Desalegn: «Al momento stiamo cercando di assicurarci che nessuno perda la vita».
Il responsabile etiope per gli aiuti umanitari ha calcolato nell’equivalente di ben 200 milioni di dollari l’ammontare delle risorse messe sino ad ora a disposizione dall’esecutivo etiope per far fronte all’emergenza. Ma evidentemente questa cifra non basta comparata alla gravità del problema e le autorità locali lanciano un appello alla comunità internazionale affinché si possano raggiungere le popolazioni a rischio immediato.

Fenomenologia dell’evasione fiscale in Italia

di Filippo Elba
Il presidente Mattarella, nel suo primo discorso di fine anno, tra i vari argomenti trattati, ha affrontato anche quello dell’evasione fiscale: «Un elemento che ostacola le prospettive di crescita è rappresentato dall’evasione fiscale […] gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero»[1]. Il problema, naturalmente, non è nuovo, tuttavia l’essere messo così in evidenza in un’occasione del genere, ne sottolinea la portata e l’attualità.
L’intento delle righe che seguono è quello di fissare alcuni paletti che servano per capire meglio di cosa stiamo parlando: quantificare l’ammontare del fenomeno, quanta parte dell’evasione è, ad oggi, recuperata, capire quali possono essere le ragioni alla base di questo malcostume italiano (ma non solo). Indicazioni, queste, che aiutino a capire se le diverse proposte avanzate sull’argomento nell’arena politica siano, o meno, realizzabili e potenzialmente efficaci.

L'unione bancaria europea, ovvero la ricetta per il disastro

di Thomas Fazi
Il primo gennaio 2016 è entrata ufficialmente in vigore l’unione bancaria europea – un sistema di supervisione e risoluzione bancaria a livello europeo. La creazione dell’unione bancaria è stata, in termini di regolamentazione, l’esito più significativo della crisi – “un cambio di regime più che un rattoppo istituzionale“, lo ha definito Christos Hadjiemmanuil della London School of Economics in un approfondito articolo sull’argomento – e c’è ampio accordo sul fatto che “anche nella sua attuale forma incompleta [l’unione bancaria] è il più grande successo politico dell’Unione Europea in termini strutturali da quando è iniziata la crisi finanziaria“. Uno sguardo più ravvicinato, però, mostra che l’unione bancaria – quantomeno nella sua forma attuale – è solamente l’ultima fase di un percorso europeo post-crisi guidato dai creditori sulla via dell’austerità e dell’aggiustamento asimmetrico. Una fase che potrebbe fissare l’ultimo chiodo sulla bara dell’euro.

Altro che le statue, si copre la realtà

di Carlo Clericetti
Le due polemiche che attraggono in questi giorni la maggiore attenzione dei media e dei politici sono quella sulle statue nude coperte per la visita del leader iraniano Rouhani e quella su alcuni aspetti della legge sulle unioni civili. Ci sarebbe da chiedersi se non siano tutti impazziti se non avessimo imparato da tempo che - specie quando la situazione è grave - si ricorre al sistema felicemente descritto dalla formula "mezzi di distrazione di massa".
Già, perché mentre ci balocchiamo con un fatto - il primo - che meriterebbe al massimo un paio di brevi ed eruditi interventi nelle pagine della cultura (ma giusto così, come divertissement), e con un problema - il secondo - che è tale solo perché in Italia esiste ancora un forte drappello di persone con una cultura da ayatollah, la Commissione europea ci bombarda a tappeto con i suoi divieti, le sue imposizioni e i suoi messaggi che si fa fatica a non definire criminali.

Referendum. Una campagna di controinformazione attiva e di resistenza

La Costituzione repubblicana – nata dalla Resistenza al nazifascismo – è stata, per lunghi decenni, l’architrave democratico del sistema politico ed istituzionale del nostro Paese. Per questa ragione i settori più conservatori della società italiana hanno sempre visto nella Carta del ’48 e nell’insieme di valori e di principi che essa afferma, un costante pericolo per la loro concezione oligarchica del potere e, quindi, un nemico da contrastare ed abbattere. La legislazione italiana – soprattutto tra la fine degli anni Sessanta e tutta la prima metà degli anni Settanta – conobbe una continua evoluzione in senso progressista perché, a seguito delle lotte sindacali e delle mobilitazioni popolari di quegli anni, furono introdotte importanti normative, finalmente in ossequio al dettato costituzionale, che cancellarono antichi indirizzi autoritari ed ampliarono notevolmente la sfera dei diritti civili e sociali dei cittadini.

Perché ovviamente non siamo al Circo Massimo e passeremo un giorno molto laico

di Giuseppe Civati 
Non so se avete letto le idee dei promotori e la piattaforma degli organizzatori. Una cosa che in ogni Paese sarebbe vissuta come ultraconservatrice, a cui invece partecipano anche esponenti della maggioranza del fu centro-sinistra (il trattino sta per centro meno sinistra). L’aspetto che emerge da tutte le loro parole – che sembrano ispirate direttamente da Giovanardi – è la paura. Una paura verso la vita stessa, le sue contraddizioni, le sue incertezze, le sue fragilità.
Una paura che si estende a tutto ciò che non è riducibile a un modello culturale (?): il loro. Una paura per gli omosessuali, che in realtà ne nasconde mille altre: non a caso oggi la minoranza dei cattolici professionisti del Pd (che però guarda caso è renzianissima) se la prende anche con le coppie etero. Tipo la mia. Scusate se esisto.

Commissione d’inchiesta sulle banche: massoneria di provincia vs massoneria internazionale

di Federico Dezzani
È un Matteo Renzi già emarginato dalle oligarchie euro-atlantiche e indebolito sul piano interno quello che, sull’onda del decreto salva banche, caldeggia l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario: conscio che l’affaire Banca Etruria è una minaccia mortale per il suo esecutivo, il presidente del Consiglio brandisce l’arma della commissione minacciando di disseppellire cadaveri eccellenti, capaci di compromettere i vertici di Bankitalia e (soprattutto) di Francoforte. Nonostante l’iniziativa sia destinata a scomparire nei marosi dell’eurocrisi, è interessante il quadro d’insieme. Ne emerge una massoneria di provincia che, temendo di essere estromessa dal potere a causa di uno scandalo che impallidisce di fronte ad altri dissesti finanziari, minaccia di far luce sulle nefandezze bancarie della grande massoneria internazionale. Estendere l’inchiesta a 15 anni indietro, significa infatti scavare sulla defenestrazione da Palazzo Koch di Antonio Fazio e sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena: in una parola, investigare sugli scheletri nell’armadio del venerabile Mario Draghi, un massone più vicino alla corona d’Inghilterra che al direttore commerciale dei materassi Permaflex, Licio Gelli.

Perché non si dica “io non sapevo"

di Gideon Levy
Sono molto contento di essere qui e di vedere così tante persone: vi garantisco che a Tel Aviv non ci sarebbe tutta questa gente a sentire quello che ho da dire. La mia speranza in effetti è molto più riposta nell'Italia, nell'Europa, nelle organizzazioni non governative che nella società israeliana. Lasciate che vi racconti qualcosa di me.
Sono nato a Tel Aviv, i miei genitori erano entrambi profughi dall'Europa. Ero il tipico prodotto del sistema educativo israeliano, di cui ho subìto il lavaggio del cervello come la maggior parte della mia generazione. Non avevo mai sentito parlare della Nakba e pensavo che noi, gli ebrei, avessimo sempre ragione e che gli arabi avessero sempre torto, che noi fossimo Davide e loro Golia, che l'unico scopo degli arabi fosse quello di gettarci nell'oceano e che noi siamo le vittime: le uniche vittime.

Bombe (italiane) a catinelle

L’Italia ha di recente rifornito di bombe l’Arabia Saudita. Ma questo paese è da dieci mesi in guerra contro lo Yemen. E in Italia abbiamo una legge, la 185 del 1990, che vieta l’esportazione di armamenti verso paesi in stato di conflitto armato e che violano i diritti umani. È partendo da questi fatti, e ricostruendo il percorso delle autorizzazioni all’esportazione, che la Rete italiana disarmo ha presentato un esposto alle procure di Roma, Brescia, Cagliari, Verona e Pisa: si chiede alle autorità competenti di verificare se sia stata o meno violata la legge 185 che regolamenta l’export di sistemi militari.
«Ci siamo mossi – ha spiegato stamani in conferenza stampa Francesco Vignarca, coordinatore della Rete disarmo – a seguito delle continue spedizioni di tonnellate di bombe dalla Sardegna all’Arabia Saudita: bombe che servono a rifornire le Royal Saudi Air Force che dallo scorso marzo sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato da parte delle Nazioni Unite, esacerbando un conflitto che portato a quasi seimila morti di cui circa la metà tra la popolazione civile (tra cui 830 tra donne e bambini) e a una crisi umanitaria.

L'eroe in Ernst Jünger

di Giovanni Tomasin
Una premessa. Il centenario dell’inizio della Grande guerra coincide, com’è giusto che sia, con la ripubblicazione di una serie di opere prodotte dallo scrittore tedesco Ernst Jünger all’inizio degli anni Venti. Nella lunghissima parabola della sua vita questo autore, solitario e conservatore, si è confrontato con gli abissi più profondi della storia novecentesca. I suoi esaltati scritti giovanili, nati dopo l’esperienza in trincea, sono tuttora oggetto di culto nei circoli dell’estrema destra, che vi apprezzano il carattere nazionalista e la vicinanza ai nascenti totalitarismi. Appiattire l’uomo e lo scrittore sulla lettura frettolosa di qualche opera post-bellica significa però fare un grave torto a Jünger. Senza cercare di iscrivere l’autore a parrocchie che non sono la sua (in fondo egli fu e rimase sempre una sorta di anarchico conservatore), si possono approfondire i testi prodotti fra la Prima e la Seconda guerra mondiale facendo emergere l’evoluzione del suo pensiero sulla figura del guerriero, in un passaggio da un eroismo consonante a quello dei fascismi a un eroismo che con essi è in contrapposizione assoluta.

11 febbraio. Giornata di mobilitazione per il diritto allo studio e alla ricerca

Gli estensori di questa lettera-appello e i suoi sottoscrittori sono accomunati dal convincimento che l’Università italiana vede il drammatico ridimensionamento della sua influenza sulla società. Negli ultimi 7 anni, per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana, l’Università ha perduto un quinto delle sue strutture organizzative e lavorative e ha visto ridursi il numero degli studenti universitari.
Come emerge da una ricerca condotta, tra gli altri, da Gianfranco Viesti per conto della fondazione Res è drammatico il generale calo delle immatricolazioni che assume le dimensioni di un crollo al Sud: nel 2012 –16% rispetto al 2000–2001 in Sicilia, –19,8% in Calabria, –21,9 in Sardegna.

Banche: il problema è la caduta dei redditi delle famiglie

di Roberto Polidori
Capire cosa succede nelle banche italiane, e nel settore finanziario in genere, significa capire i reali motivi di questa crisi mondiale, dunque significa comprendere che gli strumenti finora utilizzati per combatterla sono conigli tirati fuori dal cilindro (quindi trucchi peraltro neanche nuovi). D’altra parte, non si fa ciò che bisognerebbe fare per risolverla realmente. Attraverso brevi articoli cominciamo da questa settimana un percorso conoscitivo sulle banche, nel tentativo di comprendere cosa accade in esse, cosa ci sia nei loro bilanci, quali siano gli strumenti messi in campo dal nostro Governo e dall’Europa per risolverne gli eventuali problemi e se si tratti di “conigli” già tirati fuori altrove e con quali risultati. Ci sembra un impegno interessante in epoca di “bail in”, cioè all’inizio di una nuova era in cui i soldi di un eventuale fallimento potrebbe rimetterceli il risparmiatore con tanti saluti all’Art. 47 della Costituzione Italiana, che tutela il risparmio.

Nidi. Ecco perché costano poco e creano lavoro

Intervista a Francesca Bettio di Laura Branca
Quanto ci costerebbe avere nuovi nidi? E più esattamente quanto ci costerebbe averne tanti quanti ce ne chiede la comunità europea entro il 2025? Secondo un brillante studio pubblicato su InGenere e condotto dalla Professoressa Francesca Bettio (Università di Siena) e dalla Dottoressa Elena Gentili l'investimento sarebbe poco dispendioso e porterebbe tanto lavoro. La notizia ha creato non poco scompiglio e incredulità tra i lettori di BolognaNidi. Perché? E da dove nasce questo studio? Abbiamo approfondito con la professoressa Bettio che gentilmente ci ha concesso un'intervista. Dalle sue risposte emerge uno scenario internazionale fatto di luci e ombre. Un confronto economico e politico che ci dovrebbe far riflettere e non poco.

Unioni civili: «Ecco come abbiamo vinto negli Stati Uniti»

Intervista a James Esseks di Martino Mazzonis 
«Credo che la stepchild adoption non possa non essere riconosciuta in una legge sulle unioni civili (nel testo in discussione c’è, ma il rischio è che venga cancellata dagli emendamenti presentati o che venga ridimensionata, limitandola ai bambini già nati e non a quelli che nasceranno, ndr). La discussione che il Paese dovrebbe avere è: queste coppie sono famiglie? Sono parte del tessuto sociale italiano? Nel 2016 la risposta è certo che sì: queste sono persone che hanno figli, che li amano e di cui si occupano, spesso figli che nessuno ha voluto. Eliminare quei diritti dal testo di legge il riconoscimento di questa realtà, non fornire le protezioni adeguate ai minori e significherebbe non riconoscere la realtà sociale della vita e delle coppie omosessuali. L’idea che occorra discutere persino di una forma limitata, annacquata e speciale di riconoscimento delle adozioni (negli Stati Uniti le coppie omosessuali possono), che non è la legittimazione delle adozioni come sostiene chi si oppone all’idea, è francamente stupefacente». James Esseks, responsabile per le questioni LGBT della ACLU, la American Civil Liberties Union, importante e antica organizzazione per i diritti civili statunitense, è in Italia – oggi a Milano nei giorni scorsi a Roma con ArciGay e la CILD, Coalizione Italiana per i Diritti Civili- per raccontare come ha funzionato la battaglia per il matrimonio egalitario, con lui siamo partiti dalla discussione in Italia.

Refugees welcome. La liberazione animale nell’antropocene

di Marco Reggio
Il dibattito avviato su Effimera sull’antropocene ha suscitato in me alcune brevi riflessioni che vorrei condividere, a partire dall’articolo di Mariaenrica Giannuzzi e dal successivo testo di Tiziana Villani. Lo faccio muovendo da un posizionamento che, pur non essendo preciso, è sintetizzabile nell’etichetta di “attivista antispecista” (qualunque cosa ciò significhi).
Sentir parlare di antropocene a margine del COP21, per un antispecista, dovrebbe essere una soddisfazione. Si tratta di un termine originariamente descrittivo, neutro (l’epoca geologica in cui l’umano è il principale attore dei cambiamenti territoriali e climatici) che oggi evoca una preoccupazione relativa alla nostra influenza sul mondo. L’idea di una specie umana irrimediabilmente aggressiva o dannosa – un’idea che circola da sempre fra chi a vario titolo solidarizza con gli animali – dovrebbe trovare conferma in un discorso che lega il disastro ambientale a una forma di supremazia umana quasi naturalizzata, il discorso dell’antropocene, appunto. Gli studiosi, in fondo, sembrano aver dato espressione a quello che andiamo dicendo da tempo: la nostra è una specie prevaricatrice e colonialista (anzi:infestante – il registro passa qui rapidamente dal politico al naturalistico).

Se le norme creano clandestini

di Carlo Melegari
Il reato di clandestinità voluto nel 2009 dal governo Berlusconi sembra avere finalmente i giorni contati. Dopo le dichiarazioni fatte ieri dal presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, che l’ha definito «inutile e dannoso», sarà difficile continuare a tenerlo in piedi nonostante l’opposizione della Lega e il timore di Renzi di perdere voti.
Quando è troppo, è troppo. Ne va del funzionamento della Giustizia al limite della sopportabilità. Ma ci si illude se si ritiene che «la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione», come propone Canzio, possa dare un significativo contributo alla tanto auspicata riduzione della presenza illegale nel paese dei cosiddetti “clandestini” ossia dei migranti economici che si fanno passare per richiedenti asilo.

In tragedia e in farsa, la storia che raddoppia e non conclude

di Francesco Marchianò
Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (Editori Riuniti, pp. 248, euro 18,00) è, certamente, uno dei testi più originali di Marx nel quale l’analisi materialistica della storia è connessa a quella politica. In quest’opera, dedicata agli avvenimenti che dal 1848 al 1851 modificarono il sistema politico francese e lo fecero transitare da una repubblica all’impero, dopo il colpo di stato di Luigi Bonaparte, Marx si distinse per essere un attento studioso delle dinamiche giuridiche, politiche, economiche e sociali, compiendo una precisa analisi sistemica. Scritto dal dicembre 1851 al marzo 1852, inizialmente per il settimanale Die Revolution, edito a New York dall’amico editore Weydemeyer, l’opera subì diverse vicissitudini e solo nel 1869 comparve ad Amburgo una seconda edizione europea, dopo che in passato in tentativi di darne diffusione nel continente erano falliti.
In Italia è da poco comparsa per Editori Riuniti una nuova edizione affidata alla cura di Michele Prospero che, in una densa e raffinata introduzione, non solo offre le necessarie chiavi di lettura per comprendere meglio l’opera, ma ne attualizza in maniera impeccabile la portata. Ne escono, così, fuori due testi in uno che è molto fruttuoso leggere insieme.

Green Act solo una promessa. Renzi complice di chi inquina

“Il 2 gennaio 2015 Renzi annunciava trionfale l’introduzione di un Green Act e di interventi a favore della sostenibilità ambientale. A gennaio 2016 ancora non si è visto niente. Contemporaneamente però l’inquinamento aumenta, ed è emergenza sanitaria. Ma il governo è immobile o peggio trova soluzioni a favore dell’industria petrolifera”. È il duro attacco del senatore del Movimento 5 Stelle Gianni Girotto, primo firmatario di un’interrogazione parlamentare sui danni ambientali e sanitari dovuti all’inquinamento.
“Per ora gli unici provvedimenti del governo sono serviti a dare una spallata alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica attraverso la riforma della bolletta elettrica (che aumenta nel 2016), e alla spinta verso le trivellazioni petrolifere – afferma il pentastellato -.

Un atlante dell’efferatezza

di Marco Giorgerini
Dino Baldi è un filologo classico toscano, dal gusto spiccato per la spigolatura biografica, la diceria, l’elenco. Giustamente fortunato il suo esordio in una collana indubbiamente congeniale come «Compagnia Extra», nel 2010, con Morti favolose degli antichi (del successivo memoir greco al fianco di Marina Ballo Charmet, pubblicato presso Humboldt nel 2013, ci eravamo occupati qui). Ora nella medesima collana – in tempi di lodi sperticate e di giudizi acritici sul pontificato di papa Francesco e sull’anno giubilare in corso – ci offre un libro divertito e divertente sulla vita non certo esemplare dei successori di Pietro. Vite efferate di papi fa qualcosa di più e di meglio, però: da un lato evita accuratamente di costruire una delle molte controstorie del papato, dall’altro induce il lettore a riflettere sulla natura delle fonti da cui ha tratto il materiale e – almeno questa è la speranza – lo invita a muoversi più in profondità rispetto al livello della storia narrata. A risalire alla sua origine. Ma andiamo per gradi.

Noi ci siamo: un appello dalla Lombardia

Siamo compagne e compagni della Lombardia che credono e si impegnano da molto tempo per la costruzione, finalmente anche in Italia, di un soggetto politico unitario della sinistra, utile, credibile ed efficace in quanto in grado di diventare la casa comune della grande maggioranza di quanti e quante, in forme e in ambiti diversi si oppongono alla distruzione che il neoliberismo persegue in Italia e in Europa.
La sottoscrizione da parte di tutte le attuali componenti della sinistra italiana del documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida” ci aveva indotto a sperare finalmente nell’apertura di una fase nuova in grado di invertire le tendenze alla disgregazione politica e sociale, una necessità storica oltre che un desiderio condiviso di unità a sinistra e di uscita dalla marginalità politica.

Un "migliore" e "gentile" rimpasto

Una poltrona è per sempre. Il governo dà il via al rimpasto: 13 nomi nuovi. Torna anche il contestato Gentile (accusato ai tempi di aver esercitato pressioni sullo stampatore dell’Ora della Calabria per evitare la pubblicazione di un articolo su un’indagine a carico del figlio).
Entra Gennaro Migliore quello buono per tutte le stagioni (l’importante è che vi sia una poltrona da occupare).
Ecco che la logica delle maggioranze variabili, con cui si muove il premier, va avanti: un giorno con il Caimano, un giorno contro di lui e con la minoranza Pd, poi di nuovo con Berlusconi, poi con Verdini e con Tosi. E avanti così.

Il trasformismo e il Partito della Nazione

Il partito non si lascia, anche se ha lasciato te.
Il partito non si lascia, nemmeno se fa il contrario di quanto aveva promesso – e fatto firmare agli elettori – in campagna elettorale.
Il partito non si lascia, nemmeno se fa le cose che il partito aveva contestato aspramente quando le faceva un altro partito.
Il partito non si lascia, anche se ti costringe a votare – in aula e al referendum – pessime riforme che non condividi.
Il partito non si lascia, anche se fa il plebiscito che a te non piace per niente.
Il partito non si lascia, nemmeno a Roma, dove commissario e notaio sono le due nuove figure politiche, che sostituiscono un sindaco eletto dai cittadini.

Le grandi cospirazioni hanno le gambe corte. Impossibile non scoprirle, troppe persone coinvolte

Robert Grimes, un fisico britannico dell’università di Oxford che lavora nella ricerca sul cancro, ha pubblicato o su PlosOne lo studio “On the Viability of Conspiratorial Beliefs” che probabilmente lo farà diventare la bestia nera di tutti i complottisti anti-scientifici e di tutti gli ecoscettici che affollano Facebook, Twitter e gli altri social network. Grimes ha formulato un’equazione che rivela quanto a lungo può essere mantenuto un segreto in base al numero di persone che ne sono a conoscenza, dimostrando così che non avrebbero mai potuto essere tenuti nascosti presunti segreti cospirativi come i falsi sbarchi sulla Luna o il complotto scientifico sul cambiamento climatico, che implicherebbero un progetto di falsificazione condiviso da centinaia di migliaia di persone.

La Chiesa Luterana italiana: sì alle unioni civili e alla stepchild adoption

La Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI), che riunisce le comunità luterane dell’intera penisola, rende nota una dichiarazione del Decano Heiner Bludau relativa all’evolversi dell’iter approvativo del DDL sulle Unioni Civili, la cosiddetta Legge Cirinnà:
«Per i luterani, è fondamentale costruire una società in cui possano essere vissuti con pienezza i valori cristiani di fiducia, fedeltà e responsabilità.
Sono convinto che l’approvazione di una legge che riconosca e regolamenti le unioni civili possa dare un contributo concreto affinché questo avvenga.
Riconoscere ufficialmente le comunioni di vita differenti dal matrimonio, significa assicurare a tutte le coppie un’unione in dignità e certezza di diritto, senza svalutare in alcun modo il concetto di famiglia. Anche in caso di coppie dello stesso sesso.

Una nuova età assiale?

di Pierluigi Fagan 
Nel 1949, il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers, pubblicava Origine e senso della storia, oggi riproposto dopo lunga assenza da Mimesis edizioni (2014, 28 euro). In esso vi era contenuto una osservazione divenuta poi patrimonio della riflessione dell’uomo sulla sua propria storia. La constatazione che tra l’800 ed il 200 a.e.v. si è registrata una sincronia di pensieri e di pensanti che fonda tutto quanto si è poi successivamente espresso nella formazione delle principali civiltà. Confucio, Laozi, Buddha ma anche la composizione delle Upaniṣad, Zarathustra, la composizione dell’Antico Testamento, i greci, filosofi, scienziati, storici, drammaturghi, politici ma anche mitografi come Esiodo ed Omero. Jaspers individuò questo periodo come una svolta, un tornante che s’inerpica intorno ad un asse, da cui l’uso del termine “assiale”.
Jaspers, in base alle visioni e conoscenze dell’epoca, supponeva non vi fosse stata interrelazione di fatti sottostanti, queste espressioni culturali erano più o meno sincroniche nel tempo ma non furono dovute ad un contagio umano negli spazi dell’Eurasia.

Celac contro la «balcanizzazione» del continente

di Geraldina Colotti 
Si è chiuso a Quito, in Ecuador, il IV Vertice della Celac, la Comunità dei paesi latinoamericani e caraibici che lascia fuori solo gli Usa e il Canada: praticamente la metà del mondo e relazioni che intersecano i cinque continenti, sia in termini economici che politici, perché alcuni paesi del blocco animano organismi regionali di segno opposto: all’insegna di nuove relazioni solidali o nel corso di Washington.
Un’area che, nel suo complesso costituisce la terza economia a livello mondiale, contiene la seconda maggior riserva petrolifera e la maggiore in biodiversità e un’alta concentrazione delle risorse minerali globali. Una zona di fortissime disuguaglianze, nonostante i passi avanti compiuti dai governi progressisti che, dall’inizio del secolo, hanno affiancato Cuba su questa via.

Il Deposito Unico Nazionale e la maledizione del nucleare italiano

di Alessandro Codegoni
Quali sono le potenze nucleari nel mondo? Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia, India, Pakistan, Israele, Nord Corea e Statte, in provincia di Taranto. No, non ho bevuto: Statte è probabilmente l’unico luogo al mondo in cui l’assessore comunale all’ecologia sia responsabile di un deposito di rifiuti radioattivi, fra le quali una ventina di metri cubi ad alta attività, con i quali il comune pugliese, volesse far guerra all’Italia, potrebbe costruire “bombe sporche” e ricattare Roma. Scherziamo, certo, ma la situazione di Statte è particolarmente emblematica di quella dei rifiuti nucleari in Italia.
Quel comune ospita infatti il Cemerad, un deposito privato con migliaia di fusti colmi di scorie radioattive industriali e ospedaliere, abbandonato dal 2000, lasciato in “custodia” al Comune e ormai tanto fatiscente e pericoloso da costarci una decina di milioni di euro per la sua messa in sicurezza.

Garanzia Giovani: la trappola burocratica che alimenta il precariato

di Mara Pavone
«La Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile». Sulsito ufficiale viene presentato in questo modo il programma Garanzia Giovani, il cui obiettivo è quello di inserire nel mercato del lavoro i giovani che non studiano e non lavorano. Sostanzialmente il funzionamento del progetto è il seguente: con i fondi stanziati dall’UE viene data la possibilità alle imprese di poter reclutare dei tirocinanti che vengono pagati direttamente dell’INPS (450€ lordi al mese per un tirocinio di 30 ore settimanali della durata di 6 mesi); il costo per l’impresa quindi si riduce a poche centinaia di Euro per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Le aziende possono anche usufruire del c.d. “accompagnamento al lavoro”: uno sgravio fiscale se assumono il candidato a tempo indeterminato (in Puglia, a differenza di altre regioni, questa agevolazione non viene riconosciuta per i contratti a termine).

Cure palliative nel regolamento degli standard ospedalieri

di Beatrice Brignone
Abbiamo presentato, alla Camera, una risoluzione che impegna il Governo a modificare il “Regolamento degli Standard Ospedalieri” per inserivi i programmi di cure palliative in tutte le Regioni. Il Regolamento, approvato con decreto lo scorso 2 aprile 2015 e in via di applicazione proprio in questi giorni su tutto il territorio nazionale, non contiene infatti il capitolo che riguarda questo tipo di cure, fondamentali per il trattamento del dolore (non solo nel fine vita) e per garantire la dignità di ogni persona.
Nonostante l’Italia si sia impegnata, durante il suo semestre di Presidenza Europeo, con un Position Paper redatto dal Ministero della Salute su “cure palliative, cure palliative pediatriche, terapia del dolore”, allo stato attuale questo tipo di pratiche non sono garantite presso gli ospedali.

The Big Short, sipario sul sogno americano

di Enrico Giammarco
Lo sguardo di Jared Vennett, investitore per Deutsche Bank, è sveglio e ammiccante. Il ruolo di narratore interno, deputato a rompere la quarta parete, gli sta a pennello; eppure è proprio Vennett a mettere subito le cose in chiaro, durante i primi minuti de La grande scommessa: non è un eroe, nemmeno un antieroe, è solo uno che racconta i fatti nudi e crudi. Il personaggio, interpretato da un Ryan Gosling pesantemente truccato, è già a una notevole distanza dal Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street. Non ammalia, non incanta, non fa desiderare di essere come lui. Addirittura, ci spiffera il finale della storia, una storia che già conosciamo.
Dovrebbe essere tutto ben noto, stiamo parlando della crisi dei mutui subprime del 2008, ma il film diretto da Adam McKay tratta lo spettatore da completo ignorante, non dando quasi nulla per scontato. La scelta è corretta, perché sono passati meno di dieci anni e quasi nessuno ne parla più. Sono quindi frequenti le interruzioni del racconto, soprattutto durante la prima ora, per spiegare alcuni concetti fondamentali del mercato finanziario, interventi affidati a celebrità insospettabili come Selena Gomez o Margot Robbie, un modo irriverente per rendere una materia ostica alla portata di tutti.

Cuba-Usa un altro passo verso la fine dell’embargo

di Roberto Livi
«È un nuovo passo avanti…che contribuirà a debilitare la struttura che regge il bloqueo (embargo) Usa».
Nel commento del quotidiano del partito comunista, Gramna, si manifesta la soddisfazione del governo cubano nei confronti delle nuove misure adottate da Washington e che sono entrate in vigore mercoledì. In sostanza, il terzo «pacchetto» di interventi decisi dall’Amministrazione di Obama dal 17 dicembre 2014 prevede l’eliminazione delle restrizioni poste al pagamento e al finaziamento dell’esportazione a Cuba di prodotti non agricoli (quest’ultimi continueranno ad essere pagati dall’Avana cash e in anticipo), il permesso di operare nel territorio Usa di linee aeree cubane, e espande le autorizzazioni per cittadini statunitensi a viaggiare a Cuba.
Il portavoce della Casa bianca, Ned Price, commentando le nuove misure, ha chiesto senza mezzi termini al governo cubano di operare per «rendere più facile ai propri cittadini di fare affari, partecipare al commercio e accedere a Internet».

venerdì 29 gennaio 2016

Referendum, la tentazione del populista

di Massimo Villone
Curiosa storia, la data del referendum sulla riforma costituzionale. Renzi ha parlato di voto in ottobre. Ma rumors insistenti dicono che a palazzo Chigi piacerebbe molto votare prima, magari insieme alle amministrative. Tanto da incaricare un autorevole emissario di saggiare l’orientamento della Corte di cassazione sul punto.
A quanto pare, chi ha con arroganza scommesso tutto su un plebiscito teme un voto sulla riforma solitario e lontano. E se gli italiani si fermassero a pensare? Se non bastassero battute e tweet? È meno rischioso forzare la mano, fare presto, e andare all’ammucchiata. Come bruciare i tempi referendari? Dopo il prossimo voto della camera la legge sarà pubblicata — senza promulgazione — nella Gazzetta Ufficiale. Entro i successivi tre mesi – tempo massimo, non soglia minima — 500mila elettori, cinque consigli regionali, o un quinto dei componenti di una camera potranno avanzare richiesta di referendum. La Corte di cassazione ne valuterà la (sola) legittimità. La disciplina è nella legge 352/1970.

La nuova questione sociale è il lavoro indipendente

di Giuseppe Allegri 
Il lavoro e la questione sociale. Sono ancora questi gli incubi del Presidente del Consiglio Renzi a quasi due anni dal suo insediamento. E ora sembra giunto il momento, più volte annunciato, per fare i conti con questi incubi. In extremis, come spesso accade nel nostro Paese. Il Governo ha infatti aspettato l’ultimo Consiglio dei Ministri disponibile del mese di gennaio per presentare misure estremamente delicate e urgenti. Solamente entro questa scadenza possono infatti essere ratificati quei disegni di legge governativi «Collegati alla Legge di Stabilità» che vogliano ottenere un binario preferenziale in Parlamento, per dare maggiore celerità al procedimento legislativo parlamentare.
Ecco così un primo disegno di legge riguardante «la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale», cui si lega la disciplina del lavoro subordinato su piattaforme tecnologiche, «da remoto», il cosiddetto «lavoro agile». Accanto c’è un altro disegno di legge, contenente misure contro la povertà, per favorire quel Piano nazionale che unifichi tutti gli interventi pubblici per la promozione dell’inclusione sociale.

Europa: suicidio a due velocità

di Marco Bascetta
Abolire Schengen per salvare Schengen. Il paradosso è servito. L’imponente afflusso di migranti dal Medio Oriente e dall’Africa non sarebbe più compatibile, sono in molti a pensarlo, con la libera circolazione all’interno dell’Ue, di fatto già interrotta dalla decisione unilaterale di diversi stati di ristabilire controlli alle frontiere.
Nessuno ignora, tuttavia, che la fine di Schengen ostacolerebbe anche la circolazione delle merci e della forza-lavoro (anche quella comunitaria) assestando un serio colpo all’integrazione economica e al mercato comune.
Una frontiera nazionale non la si può infatti circoscrivere a una singola emergenza né ricondurre a una regola generale condivisa. È, per definizione, affare della nazione che la istituisce. A questa e solo a questa sono riconducibili i criteri e i metodi di gestione del confine, la larghezza delle sue maglie, i suoi principi di selezione.