
di Thomas Fazi
Dopo un negoziato di un anno, il governo italiano ha finalmente raggiunto un accordo con la Commissione europea in merito alla tanto discussa bad bank. Come temevamo, si tratta di un accordo molto al ribasso, che non risolve nessuno dei problemi di fondo del sistema bancario. Lo scopo di tale strumento, come è noto, è (dovrebbe essere) quello di aiutare le banche italiane a smaltire l’enorme quantità di crediti deteriorati (crediti per i quali la riscossione è incerta o impossibile) accumulatisi nel sistema nel 2008 ad oggi, in buona parte a causa della crisi epocale provocata dalle politiche di austerità.
Oggi questi ammontano all’incredibile cifra di 350 miliardi (pari al 17 per cento del PIL), catalogati in quattro categorie, delle quali la più consistente e preoccupante è costituita dai crediti in sofferenza (non-performing loans), ossia i prestiti per i quali il debitore è già fallito, che ammontano a circa 200 miliardi.