La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 6 febbraio 2016

Deforma costituzionale: il no di Pisa, per esempio







di Riccardo Chiari
Fra i dem qualcuno non c’era, qualcuno era fuori dall’aula, qualcuno ha votato secondo coscienza. Risultato: il consiglio comunale di Pisa, a gran maggioranza Pd, ha approvato una mozione contro le riforme costituzionali. “Sulla mozione il Pd si è diviso – raccontano Una città in Comune, Prc, Sel e M5S – fra chi ha votato a favore, chi si è astenuto e chi ha votato contro”. Soddisfattissimi, va da sé, sia del risultato che delle spaccature nel Pd: “La battaglia a difesa della Costituzione è tutta da giocare – tira le somme Francesco Auletta, coautore della mozione con Marco Ricci (Una città in Comune) – e l’approvazione dimostra che è possibile, proprio sui temi fondanti della nostra democrazia, essere maggioranza nelle istituzioni e nel paese”.

Contro l'assenteismo per malattia, a tutto Marchionne!






di Carmine Tomeo
Lo scorso 23 dicembre, l’azienda ha pensato di “premiare” con la “coppa dell’assenteista” i dipendenti che nel corso dell’anno più si erano assentati per malattia. L’imprenditore si giustifica considerandola una goliardata per porre in questione il tema del cosiddetto assenteismo. La retorica utilizzata dal goliardico imprenditore è la solita: qualche mela marcia rovina un cesto di buoni frutti e, secondo il classico copione del divide et impera, nel consegnare gli umilianti premi afferma che assentarsi troppo “non è giusto di fronte a chi è sempre presente”.
Quello che il bontempone Nobili non sapeva e chissà se gli interessa, è che le persone chiamate a ritirare il premio di fronte a 250 colleghi avevano avuto (e si portano ancora dietro) gravi problemi di salute.

E Schäuble raddoppia la posta. Ora la stretta sui titoli di Stato


di Federico Fubini
La crisi greca dell’estate scorsa non è passata senza conseguenze per il futuro dell’euro, ma soprattutto di Paesi con i segni particolari dell’Italia: alto debito pubblico, dipendenza quasi totale dalle banche, investimenti enormi di queste ultime proprio nei titoli di debito dello Stato.
L’inchiostro di Alexis Tsipras sulla sua resa a Bruxelles nel luglio scorso era ancora fresco, quando a Berlino si è riunito il Consiglio degli esperti economici. Volevano avanzare delle idee perchè una vicenda del genere non si ripetesse mai più. In due settimane questo gruppo di cinque persone ha approvato un «rapporto speciale» di 53 pagine, con quattro voti a favore e uno contrario.

Mense, lo sciopero nel piatto





di Antonio Sciotto
Salari intorno ai 500 euro al mese, il contratto non rinnovato ormai da quasi tre anni (33 mesi): non è semplice la vita degli 80 mila addetti della ristorazione collettiva – l’80% sono donne – che servono i pasti nelle mense delle scuole, delle carceri, degli ospedali o delle grandi e medie aziende.
Le imprese – associate nella Angem e nell’Alleanza delle cooperative – chiedono una riduzione netta e generalizzata dei costi, e a inizio dicembre hanno interrotto le trattative con i sindacati: e così Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil ieri hanno chiamato i lavoratori allo sciopero.

Egitto, in moto la macchina dell’oblio







di Giuseppe Acconcia
Vogliamo la piena verità sulla scomparsa di Giulio Regeni. Le autorità egiziane hanno già messo in moto la macchina dell’oblio sulla tragica vicenda del dottorando italiano, trovato morto al Cairo nel quartiere di 6 ottobre mercoledì scorso. Sono bastate le prime ricostruzioni del Capo dipartimento per le indagini generali del governatorato di Giza, Khaled Shalaby, per giustificare le ricostruzioni che hanno legittimato la pista dell’incidente stradale.
Le rivelazioni che erano emerse da una prima indagine sul corpo del dottorando friulano, effettuate dal procuratore Ahmad Nagi nell’obitorio Zeinum di Sayeda Zeinab, nel centro del Cairo, avevano fatto emergere particolari inquietanti. La stampa locale ha fatto riferimento ad un «corpo bruciato» a cui si erano aggiunte le atroci rivelazioni su segni di tortura e maltrattamenti. Questo quadro fa pensare senza dubbio ad un coinvolgimento della polizia nel fermo, scomparsa e uccisione di Giulio.

Il dolore e gli avvoltoi


di Norma Rangeri 
Tutto il manifesto in questo momento è accanto alla famiglia di Giulio Regeni, per condividere con i genitori il dolore di chi ha perso un figlio nel modo più crudele e violento. Un ragazzo che li rendeva orgogliosi perché studiava e univa l’impegno civile al suo lavoro di ricercatore. Una giovane persona curiosa del mondo, attenta ai problemi sociali di un paese dove il dissenso non solo non viene tollerato ma è selvaggiamente represso con il carcere, le sparizioni, le uccisioni.
Della sua profonda passione e della forte partecipazione alle vicende di quel paese è del resto piena testimonianza l’articolo che ieri abbiamo pubblicato sul nostro sito, e poi sul giornale. E’ il racconto, preciso e appassionato, di un’assemblea sindacale. Giulio spiega la difficoltà dei lavoratori del settore pubblico, la mancanza di democrazia nell’organizzazione del sindacato egiziano, e la fatica di opporsi al programma di privatizzazioni iniziato ai tempi di Mubarak in un paese ormai martoriato dalla repressione feroce di un regime sanguinario.

venerdì 5 febbraio 2016

I disastri economici del populismo di governo








di Michele Prospero 
Come era prevedibile, la realtà torna a rivendicare i propri diritti e lo fa con lo spettro di procedure di infrazione pronte ad abbattersi sull’Italia per le sue questioni strutturali irrisolte. Sembrano tornati i tempi poco rassicuranti della finanza creatrice di Tremonti. E anche il Corriere della Sera, sinora soldato fedele del renzismo, comincia a storcere il naso dinanzi alle prove di un esecutivo che ogni giorno perde credibilità in Europa e deve inventare miracoli per rinviare le assai costose clausole di salvaguardia.
Il governo della narrazione aveva costruito un mondo di pure chiacchiere. Ma l’immensa fabbrica della falsificazione cognitiva a nulla è servita. Due anni perduti, anzi dannosi. La crescita non c’è, le stime già pessimistiche di ripresa vengono riviste in negativo. E i vantaggi congiunturali irripetibili (costo del petrolio, elevata circolazione della moneta, euro indebolito rispetto al dollaro) sono sfumati, senza alcuna capacità di approfittarne.

Costituzione, contro la controriforma







di Alessandro Pace 
Per evitare che il silenzio serbato dal Capo dello Stato, nel discorso di fine anno, relativamente alla riforma costituzionale Renzi-Boschi, assumesse un significato negativo per il Governo, l’Unità del 4 gennaio ha pubblicato un commento al discorso del 21 dicembre del Presidente Mattarella, limitatamente al passaggio nel quale aveva affermato che se la riforma Renzi non dovesse giungere a compimento in questa legislatura, subentrerebbe un senso di incompiutezza che «rischierebbe di produrre ulteriori incertezze e conflitti, oltre ad alimentare sfiducia, all’interno verso l’intera politica e all’esterno verso la capacità del Paese di superare gli ostacoli che pure si è proposto esplicitamente di rimuovere».
Beninteso, il Presidente Mattarella ha sottolineato di non voler entrare «nel merito di scelte che appartengono alla sovranità del Parlamento». Pertanto non sembra corretto interpretare tale passaggio, come ha fatto il commentatore, nel senso di una scelta di campo in favore della riforma Renzi-Boschi.

La storia dell’Europa dei rifugiati è appena cominciata



di Paul Mason
La storia dei rifugiati è appena cominciata. Secondo le stime prudenti ce ne sarà un altro milione che arriverà attraverso la Turchia il prossimo anno, e forse di più. Le quote di distribuzione proposte dalla Germania e opposte da molti stati nell’Europa orientale, sono già una fantasia che scomparirà nell’irrilevanza quando arriverà la nuova ondata.
La Germania stessa si troverà davanti a scelte critiche: se improvvisamente si gestisce un deficit di bilancio per soddisfare le necessità di chi cerca asilo, come si giustifica il fatto di non spendere per le infrastrutture che si suppone servano ai cittadini tedeschi, che si sono sbriciolate tramite i sotto-investimenti dell’era Merkel?
Questi avvenimenti sono, però, degli eventi secondari, paragonati ai grossi problemi esistenziali che provocherebbe una seconda estate di migrazione incontrollata in Grecia.

Rinunciare a Schengen quanto “costa”?



di Serena Chiodo
Secondo il think-tank creato ne1 2013 dal governo francese, i paesi europei potrebbero subire una perdita di 110 miliardi nell’arco di dieci anni, l’equivalente dell’0,8% del Pil dell’area. La stima non è stata realizzata per mero esercizio teorico: al contrario, si situa in un contesto in cui la disgregazione dello spazio Schengen sembra sempre più vicina. Lo fanno notare gli stessi ricercatori: a fronte degli attuali flussi migratori, sei paesi – Germania, Austria, Francia, Slovenia, Svezia e Danimarca – hanno di fatto già ripristinato i controlli alle frontiere. Intanto, la Commissione europea sta lavorando a una procedura per consentire la sospensione degli accordi per due anni: sono stati gli stessi ministri dell’Interno dei paesi membri a chiederlo, in un meeting tenutosi lo scorso 26 gennaio ad Amsterdam. Forse senza aver considerato a fondo l’impatto economico di una simile misura.

Landini: ora il referendum su Jobs Act e scuola







Intervista a Maurizio Landini di Antonello Caporale
C’era una volta Maurizio Landini.
"C’era una volta cosa?"
Il suo vocione timbra di meno, colpisce di meno. Sembrava che dovesse essere lì lì per fare il grande salto, il grande passo. Poi si è fermato.
"Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me un suppellettile televisivo, e la delusione magari è di coloro, non so se fa parte della schiera anche lei, che hanno bisogno di un nome purchessia. Ma questi sono i veneratori dell’uomo solo al comando che è esattamente la rappresentazione della natura storta di una democrazia di plastica. Gli uomini hanno bisogno di idee. E le idee sono in movimento quando attraversano la società, la coinvolgono, la fanno sentire parte. Un leader è il rappresentante di quel moto di massa non è il supplente della nostra coscienza civile. Non puoi dormire e pensare che Lui, il capo, si ricordi di te. Ha visto per esempio un grammo di preoccupazione sul volto di Matteo Renzi rispetto al fatto che oramai la maggioranza degli italiani nemmeno vuol conoscere l’indirizzo del seggio elettorale? A lui non frega nulla, gli basta una minoranza per piccina che sia."

Serge Latouche: la globalizzazione? Libera volpe in libero pollaio







di Serge Latouche
Alla conferenza di Stoccolma del 1972 si disse: «Bisogna uscire dalla crescita». A quella frase l'allora presidente francese Valéry Giscard D'Estaing si oppose. Disse: «Non sarò un obiettore della crescita. Non possiamo uscire dalla crescita. Dobbiamo fare un’altra crescita». Oggi siamo allo stesso punto: per evitare di parlare di decrescita si dice «Facciamo la crescita verde!».
Alla crescita, insomma, non riusciamo a rinunciare. È un dogma. Parlare di decrescita è blasfemo, perché si mette in discussione una religione. Bene, io sono un ateo della crescita, credo che la crescita sia un’illusione. E credo si debba auspicare una decrescita.

Quei confini sfumati tra servizi e industria, nel nome dell’innovazione


di Daniela Palma
Stabilire in che misura le economie avanzate siano in grado di crescere e di creare occupazione significa ormai comprendere in che misura la loro struttura produttiva sia in grado di competere sul mercato in risposta a una domanda sempre più diversificata e complessa. La questione si è fatta naturalmente più pressante con l’avvento della crisi del 2008 e con la recessione dei paesi europei, ma si è imposta già da tempo e rimanda a nodi che, se non affrontati, sono tali da rendere deboli se non del tutto inefficaci gli stimoli derivanti da una ripresa del ciclo economico. In questo senso, il rinnovato interesse che negli ultimi anni è sorto intorno alla capacità di sviluppo delle attività terziarie nei maggiori paesi industrializzati è diventato cruciale.
La rivisitazione del ruolo dei servizi nel sistema economico consente infatti di cogliere un importante aspetto di come le dinamiche del cambiamento tecnologico abbiano esteso le catene di creazione del valore, aumentandone il contenuto immateriale.

Pratiche di rigenerazione culturale








di Anna Lucia Cagnazzi
Per ogni storia esiste una contro storia. Per ogni narrazione esiste una diversa prospettiva. Sono linee rosse che vivono di linfa autonoma e che nel sottobosco sociale sono riuscite a creare spazi di azione e di innovazione notevoli, poi metabolizzate e divenute snodo vitale anche per le masse. Se qualcosa di buono si è riusciti a guadagnare nella storia sociale italiana e transnazionale, lo si deve a questi gruppi, a queste teste, a queste “linee rosse”, a questi passaggi dai più considerati politicamente settorializzati, ma in realtà allargati e partecipati.
Il tempo che storicamente gli operai hanno tolto al loro lavoro, è stato impiegato in momenti di pausa, organizzazione, riflessione e rabbia costruttiva per l’incanalamento di risorse sociali ed economiche verso un miglioramento delle condizioni di lavoro e, in generale, delle condizioni di vita. Un avanzamento che si può estendere più in generale al diritto.

Emissioni auto, le conseguenze della scandalosa decisione del Parlamento europeo







di Gianni Silvestrini
La scandalosa decisione del Parlamento europeo di non porre il veto sulla proposta della Commissione che consenteemissioni di NOx molto superiori (più del doppio fino al 2020) rispetto ai livelli di 80 mg/km per i veicoli diesel fissati fin dal lontano 2007, impone una serie di riflessioni. 
La prima riguarda i tempi. Le case automobilistiche hanno avuto 10 anni per adeguarsi. Non solo non l’hanno fatto, ma hanno tranquillamente messo in circolazione veicoli con emissioni 5 volte superiori rispetto ai limiti ammessi (la media dei veicoli venduti nel 2015).
Questo è stato possibile perché i controlli venivano eseguiti in laboratori nazionali pagati dalle industrie automobilistiche. Gli sforamenti, peraltro, erano ben noti alle autorità, come dimostra uno scambio di lettere del 2013 tra il Commissario europeo all’Ambiente Potocnik, che premeva per un rapido passaggio ai controlli su strada, e quello all’industria Tajani.

Noi non possiamo non opporci






di Sandra Bonsanti
“Lasciatemi dire che io non capisco la titubanza a esporsi in prima persona”…
La sala lo applaude, si conoscono tutti o quasi qui a Ravenna e in altre provincie dove stanno organizzandosi i comitati del NO. Si riconoscono dalle battaglie già fatte e sono pronti a fare questa ultima, il grande referendum di ottobre. Vorrebbero che ci fossero tutti quelli del 2006 ma sanno che questa volta è diverso, che questa volta è davvero difficile. Non c’è il Pd, che comunque “non è più di sinistra” e, per ora, tentenna la Cgil. C’è l’ANPI, finalmente, unica associazione autorizzata a portare in piazza e ai tavoli la loro bandiera che è anche la nostra, quella in cui tutti ci riconosciamo, “perché la Costituzione viene da lì, dalla lotta contro la dittatura”.
La legge Boschi ormai la conoscono bene, l’hanno già studiata e molto hanno letto e riflettuto in questi mesi. Conoscono anche gli effetti pericolosi dell’Italicum, e sanno che il “combinato disposto” di riforma e legge elettorale avrà conseguenze perverse.

Speculum, l’altro uomo. Otto punti sugli spettri di Colonia








di Alessandra Bocchetti, Ida Dominijanni, Bianca Pomeranzi e Bia Sarasini 
Una mano nera si allunga sotto le gambe inguainate in un collant bianco di Angela Merkel fino a toccarle il sesso; la parte superiore del suo corpo è ancora coperta da una delle sue ben note giacche colorate, ma ormai, questo vuole dire l’immagine, la regina è nuda, messa in scacco dall’intrusione molesta dell’uomo nero. È il disegno pubblicato dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung a commento e sigla dei fatti di Colonia. Al sessismo degli “uomini neri” che la notte di Capodanno hanno molestato le “donne bianche”, gli “uomini bianchi” rispondono con lo stesso sessismo contro la loro cancelliera.
Risposta oscena ma, nel suo estremismo, veritiera. Che avesse ragione Michel Houellebecq, nel suo pur assai misogino Sottomissione? Gratta l’odio dei maschi europei verso gli invasori islamici, e ci troverai l’invidia. L’invidia per la sottomissione delle donne di cui gli invasori, al contrario degli invasi, possono ancora godere. Un’invidia esattamente speculare a quella degli invasori per la libertà sessuale femminile di cui possono disporre gli invasi, facilmente intuibile sotto quel “desiderio d’occidente” che ha spinto gli aggressori della notte di Colonia a mimare a modo loro, violentemente, l’allegro e alcolizzato godimento che impazza in quella come in tante altre città europee a capodanno.

In Egitto la seconda vita dei sindacati indipendenti






di Giulio Regeni
Al-Sisi ha ottenuto il controllo del parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del paese mentre l'Egitto è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa.
Eppure i sindacati indipendenti non demordono. Si è appena svolto un vibrante incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati (Ctuws), tra i punti di riferimento del sindacalismo indipendente egiziano.
Sebbene la sala più grande del Centro abbia un centinaio di posti a sedere, la sera dell'incontro non riusciva a contenere il numero di attiviste e attivisti sindacali giunti da tutto l'Egitto per un'assemblea che ha dello straordinario nel contesto attuale del paese. L'occasione è una circolare del consiglio dei ministri che raccomanda una stretta collaborazione tra il governo e il sindacato ufficiale Etuf (unica formazione ammessa fino al 2008), con il fine esplicito di contrastare il ruolo dei sindacati indipendenti e marginalizzarli tra i lavoratori.

Chi cospira per la bassa inflazione







di Carlo Clericetti
"Ci sono forze nell’economia globale di oggi che cospirano per tenere bassa l’inflazione", ha detto il presidente della Bce Mario Draghi nel corso di una lecture alla Suerf Conference organizzata dalla Bundesbank a Francoforte. Una denuncia clamorosa, considerando chi l'ha pronunciata. Naturalmente le cose cambiano a seconda del senso che Draghi aveva intenzione di dare alla frase: la "cospirazione" può essere oggettiva, ossia derivare da comportamenti che tendono ad altri scopi: per esempio, i sauditi tengono basso il prezzo del petrolio, cosa che è tra le cause della debolezza dell'inflazione, ma lo fanno in funzione anti-Iran e anche per mettere fuori mercato il produttori americani di shale gas. E' probabile che la frase di Draghi si debba interpretare in questo modo, e non come intenzione di denunciare che qualche "forza dell'economia globale" stia volontariamente operando per spingere il mondo in deflazione: se così fosse, il presidente della Bce avrebbe avuto il dovere di essere più esplicito e di indicare quali siano queste "forze".

Per un'urbanistica che non sia un simulacro





di Pier Carlo Palermo
In un quadro disciplinare che a me pare sempre più desolante, le riflessioni di Luigi Mazza presentano alcuni caratteri peculiari: nel suo libro più recente - Spazio e cittadinanza. Politica e governo del territorio, Donzelli 2015(1) - come in tanti contributi precedenti. Il tema più importante, a mio avviso, è la tenace volontà di conciliare due istanze diverse: la sensibilità necessaria verso le molteplici dimensioni della "questione urbanistica",che non può essere circoscritta nella sfera delle trasformazioni fisiche del territorio, ma comporta sempre una varietà di relazioni e implicazioni - giuridiche, economiche, sociali, ambientali e culturali; ma anche l'esigenza di una delimitazione più chiara e specifica dei contenuti tecnici essenziali e delle responsabilità istituzionali e operative che non possono trovare surrogati. Una domanda dunque, al tempo stesso, di apertura riflessiva e di progresso tecnico pertinente ed efficace.

Giulio, l’Egitto e l’ipocrisia di Renzi








di Francesco Martone
Non è facile evitare di cadere nel banale o nell’inappropriato quando si tenta di esprimere un commento su una vicenda tragica come quella relativa all’assassinio di Giulio Regeni. La cautela e la delicatezza sono doverose e necessarie sopratutto per rispetto a chi oggi lo piange e chiede giustizia. Credo però che non si possa negare che la tragica vicenda di Giulio, morto dopo essere stato sottoposto a torture e prima ancora a una serie di intimidazioni, apra uno squarcio drammatico sulla situazione, sul clima di terrore, che vive l’Egitto di Al Sisi, partner commerciale, economico e militare del governo Renzi nella sua strategia verso il Medio Oriente. E conferma quel che già si sa ma che da Palazzo Chigi alla Farnesina hanno sempre cercato di ignorare o rimuovere.
“Un brutto colpo alle relazioni economiche con l’Egitto” titola oggi il Sole 24 ore. Ma i grandi manager dell’Eni che accorrevano al Cairo ad incontrare Al Sisi e i suoi accoliti per firmare contratti, e per poi dire che le rendite del petrolio avrebbero agevolato il ritorno alla democrazia nel paese che Egitto avevano visto?

L'economista in tuta da lavoro: Federico Caffè e il capitalismo in crisi



di Riccardo Bellofiore
Federico Caffè: riformista solitario e sempre combattivo, ma forse anche uomo per cui i dolori privati e l’infelicità pubblica avevano superato la soglia della sopportabilità. Non è facile parlarne in modo misurato. Come recita il titolo di un libro di qualche decennio fa, sopprimere la distanza uccide. Forte la tentazione di sovrapporre le proprie preferenze e i propri giudizi su una figura che ha sempre brillato per equilibrio dottrinale nella passione conoscitiva, per volontà determinata nella battaglia riformista, per approfondimento concettuale nella costante tensione all’intervento. Un economista che non ha mai voluto farsi profeta, e che ha però saputo essere un maestro.
...Il “rivoluzionario” Keynes, sostiene Caffè, lo si capisce appieno solo se del marginalismo che lo precede e che lo segue non si dà una rappresentazione stereotipata e caricaturale: se, insomma, se ne valorizzano le precisazioni e qualificazioni, come per esempio gli sforzi incessanti di introdurre imperfezioni e indeterminazioni.

Nel condominio europeo inizia il semestre


di Roberto Romano 
La Commissione europea con le previsioni invernali inizia ufficialmente il semestre europeo, e declina il programma di lavoro per il 2016. Come un orologio svizzero le stime di crescita si riducono: l’Italia passa da 1,5% a 1,4% per il 2016, e il deficit sale da 2,3% a 2,5%. Le così dette riforme strutturali inciampano non appena la statistica si misura con l’economia reale. Quest’anno le previsioni sono molto più importanti degli altri anni per l’Italia. Sui conti pubblici pesano 15 miliardi di clausole si salvaguardia per il 2017 e 20 per il 2018 – aumento di accise e Iva e/o tagli di spesa equivalenti. Il governo millanta la riduzione delle tasse; in realtà ha già utilizzato le flessibilità per evitare un secco aumento delle tasse a partire dal 2016.
Per quanto riguarda il programma di lavoro della Commissione possiamo riassumerlo con: ottimizzazione delle risorse e rafforzamento delle politiche di coordinamento economico europeo.

L’Onu e la questione israeliana






di Vincenzo Accattatis
Nel «Giorno della memoria» e nei giorni successivi molti hanno lamentato che si possa scadere nella cerimonia rituale. Da decenni si discute di non far scadere la memoria della Shoah – fatto tragico che riguarda tutta l’umanità e l’Occidente in particolare – in cerimonia rituale, ripetitiva. Non lo diviene se si affrontano i problemi attuali con la consapevolezza dell’oggi.
E dell’oggi è componente il dramma che vivono israeliani e palestinesi (anche questa è tragedia che riguarda tutto l’Occidente e l’Europa in particolare), di cui si è trattato con grande competenza sul «Ponte» (La questione israeliana, nn. 11-12, novembre-dicembre 2015). Prima di tutto, occorre recuperare la dimensione storica e porre ognuno di fronte alla proprie responsabilità, e dire pane al pane, vino al vino, trascendenza alla trascendenza, immanenza all’immanenza: nel discorso sono profondamente coinvolti Dio, l’etica, il diritto, il concetto di giustizia, il rispetto del diritto internazionale, il rispetto dei diritti dell’uomo, il rispetto del valore della persona. Israele non può sottrarsi al rispetto del diritto internazionale e non può (non deve) essere impegnata a screditare il diritto internazionale e l’Onu.

Unione bancaria: una ricetta per il disastro



di Thomas Fazi 
L’1 gennaio 2016 è entrata ufficialmente in vigore l’unione bancaria europea, un sistema di vigilanza e risoluzione bancaria a livello europeo. La creazione dell’unione bancaria rappresenta, in termini di regolamentazione, l’esito più significativo della crisi – «un cambio di regime più che un semplice rattoppo istituzionale», come scrive Christos Hadjiemmanuil della London School of Economics in un approfondito studiosull’argomento – e c’è ampio accordo sul fatto che «anche nella sua attuale forma incompleta [l’unione bancaria] è il più grande successo politico dell’Unione europea in termini strutturali da quando è iniziata la crisi finanziaria». Uno sguardo più ravvicinato, però, mostra che l’unione bancaria – quantomeno nella sua forma attuale – è solamente l’ultima fase del processo di aggiustamento asimmetrico a cui abbiamo assistito in questi anni in Europa. Una fase che potrebbe fissare l’ultimo chiodo sulla bara dell’euro.

Pd: ma che cosa deve ancora succedere? Un uragano, le cavallette, cosa?






di Giuseppe Civati
Panico tra i bersaniani: pare che il Pd forse, non è detto, probabilmente (ma è presto per dirlo) si stia trasformando.
Si tratta di una (non) notizia che danno tutti i giornali: dice che il Pd rischia di diventare un’altra cosa. Davvero? Sicuri sicuri?
In effetti, gli investigatori della minoranza non si sbottonano ma pare che abbiano rilevato qualche indizio: le leggi sul lavoro e sulla scuola tratte dal programma della destra, le trivelle e il cemento e la cenere dello Sblocca Italia, la riforma elettorale che è un Porcellum con le ali, una riforma costituzionale che sorprende per pochezza e confusione, l’album degli alleati che sembra un Panini horror, le politiche economiche di Reagan e un atteggiamento irresponsabile tra clausole e derivati.

A 50 anni dalla morte di Camilo Torres. Prete guerrigliero, icona dei cristiani rivoluzionari










di Claudia Fanti
A cinquant'anni dalla morte, è con occhi nuovi che si guarda alla figura del prete colombiano Camilo Torres, icona dei cristiani impegnati nel cammino della rivoluzione, caduto nella sua prima esperienza di combattimento il 15 febbraio del 1966, appena quattro mesi dopo il suo ingresso nella guerriglia dell'Esercito di liberazione nazionale. In seguito alla richiesta dell'Eln al governo colombiano di localizzare i suoi resti mortali – come gesto di buona volontà per l'inizio, ormai imminente, dei negoziati di pace tra il governo e il movimento guerrigliero (che si annunciano sicuramente più brevi di quelli tuttora in corso, ma prossimi alla firma dell'accordo, con le Farc) – le autorità colombiane hanno annunciato, il 25 gennaio, la riesumazione, nel cimitero di Bucaramanga, la capitale del dipartamento di Santander, di resti che, come ha spiegato il direttore dell'Istituto Nazionale di Medicina Legale Carlos Valdés, potrebbero appartenere al sacerdote guerrigliero (ci vorrà però del tempo per avere la conferma attraverso gli esami del dna). 

Che succede nel sindacato di base?






Intervista a Pierpaolo Leonardi di Sergio Cararo
Dentro l’Usb, il più consolidato dei sindacati di base e di classe del nostro paese, alcuni dirigenti e delegati delle federazioni di Bologna e della Lombardia hanno provocato una “scissione” e costituito un nuovo sindacato. Ne parliamo con Pierpaolo Leonardi, coordinatore storico prima delle RdB e poi dell'Usb.
Allora Paolo che cosa è accaduto effettivamente?
"Da oltre un anno è aperta una discussione in USB sui compiti e la funzione strategica del sindacato dentro la nuova fase determinata principalmente dalla crisi del capitale e dall’internità al polo imperialista europeo. Questa situazione si supera, secondo noi, accentuando la capacità dell’organizzazione di dare risposte generali e confederali. Chi oggi ha abbandonato USB ha in testa invece un sindacato autoreferenziale, che fa dell’azione sindacale locale e aziendale il massimo del respiro di azione possibile.

Sussidi alle fossili: dieci milioni di dollari al minuto


di Maria Rita D’Orsogna 
È una cifra strabiliante: 5,3 trillioni di dollari, il 6 e mezzo percento del Prodotto interno lordo mondiale. È la quantificazione dei sussidi energetici fossili mondiali nel 2015.
È difficile fare un vero conto dei sussidi governativi all’industria fossile. Questo perché molte sono le definizioni di sussidi e ciascun governo le presenta secondo criteri propri. Ma quale che sia il modo di contare, sono sempre una enormità di fondi pubblici e di agevolazioni in tasse, in servizi, che finiscono dalle tasche di tutti a quelle di pochi.
La questione più importante di tutte è che oltre ai soldi veri e propri, alle agevolazioni fiscali, e a tutti i benefici “diretti” ci sono altri sussidi che è difficile quantificare: come si quantificano la salute delle persone, la distruzione dell’ambiente, i cambiamenti climatici che oil, gas e carbone hanno portato a questo martoriato pianeta?

Una tensione intellettuale e antifascista con nome di donna


di Aldo Garzia
Con il piacevole stile di scrittura di un diario e non di una seriosa autobiografia, Lidia Menapace ci racconta i fatti salienti dei suoi oltre novant’anni: Canta il merlo sul frumento. Il romanzo della mia vita (Manni editore, pp. 140, euro 14).
Si parte da Cles, località di vacanza molto amata, in cui c’è una casa di proprietà di cui liberarsi a malincuore per via dei costi di manutenzione. Poi arrivano i ricordi dell’infanzia, con attenzione al primo camminare aiutata dalla madre e alla gelosia per la più giovane sorella. Lidia si sofferma anche sul primo parlare con la convinzione che a quell’atto così importante dovessero corrispondere delle reazioni (una foto da bimba la ritrae in posa comiziante).

Brevi note sullo spazio europeo dei movimenti


di DINAMOpress
Un’analisi approfondita dello spazio europeo ci è utile per comprendere quali possono essere le forme e le pratiche per rendere efficace e concreta l’iniziativa politica comune sullo spazio transnazionale, a partire dalla rete di Blockupy ed oltre. Fino a pochi mesi fa, molte delle accelerazioni che stiamo vivendo sembravano solo possibilità lontane, mentre oggi sono diventate realtà. Siamo di fronte a: una normalizzazione autoritaria del regime dell’austerità, la riconfigurazione dei confini come risposta ai movimenti dei rifugiati, una nuova ondata di razzismo organizzato dall’estrema destra, il sostegno della UE al governo autoritario di Erdogan, guerre che divampano in tutto il medioriente insieme al terrorismo fondamentalista.
Tuttavia, occorre interpretare questo scenario – certo drammatico – come misura dell’incapacità delle élite europee e nazionali, a nove anni dall’inizio della crisi dei debiti, di stabilizzare il quadro economico e finanziario e di governare le tensioni che lo animano.

L’onore da non ferire







di Alberto Negri
I problemi tra Italia ed Egitto hanno un nome, quello del generale Khalifa Haftar, comandante delle forze di Tobruk che aspira a diventare l’uomo forte della Libia. Il suo sponsor è il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che non nasconde le mire sulla Cirenaica.
È noto che è uno storico interesse egiziano. Si racconta che una volta re Faruk disse a Winston Churchill durante un incontro: «Questo un tempo era Egitto» a proposito dell’est libico. E Churchill replicò con il solito aplomb: «Non mi pare!».
Metà della Libia detesta Hafar, soprattutto le fazioni islamiche di Tripoli che vedono in lui un amico del giustiziere dei Fratelli Musulmani e il portabandiera degli interessi egiziani. Ormai è chiaro che il cuore di tutta la questione libica sta nell’assegnazione del comando delle Forze armate, il resto sono quasi dettagli.

La rendita immobiliare come incubatrice delle crisi finanziarie






di Mario De Gaspari
Che i macroeconomisti del passato non abbiano riservato particolare attenzione al ruolo dei beni immobiliari nell'economia di deve probabilmente al fatto che questi sono diventati cruciali in ragione delle connessioni col sistema finanziario e al peso specifico che il settore ha assunto nelle economie nazionali. In realtà una teoria dei beni immobiliari è implicita nei loro trattati. Keynes, ad esempio, comprendendo appieno il rilievo dell'edilizia residenziale, sia relativamente alla sua portata economica che come indicatore dell'andamento del ciclo, spiegava: "Questa voce è importante e varia fortemente nel tempo; essa va certamente inclusa nell'investimento, e non nella spesa per consumi, perché si ritiene comunemente che le case siano acquistate con mezzi provenienti dal risparmio e non dal reddito, e sono spesso possedute da persone diverse da coloro che le abitano"(1). Autori come Keynes, Kuznets e Fisher non possono nemmeno immaginare un paese in cui si costruisce solo sulla base di una promessa di valore. 

Il pallottoliere truccato di Alfano sui reati dei militanti di Casapound






di Gioele Dax
La risposta data da Alfano alla Camera all’interrogazione SEL 5-07639 di Quaranta e Farina si commenta da sola nel suo goffo tentativo di salvare la posizione del Prefetto Papa accondiscendente verso Casapound: una risposta omissiva e accondiscendente a sua volta. E dire che Papa viene dall’antiterrorismo del Viminale; se l’antiterrorismo funziona così, possiamo giusto essere tranquilli. Ma al di là della gravità della posizione del Viminale sulla vicenda Casapound, CPI, i numeri forniti da Alfano, si ritiene indicati dai dirigenti di Polizia del Viminale, proprio non vanno; non si capisce che numeri dà Alfano…
Alfano ieri ha affermato testualmente “che nel quinquennio 2011-2015 sono stati tratti in arresto 19 militanti o simpatizzanti di CasaPound”. E qui il pallottoliere attenuatore di Alfano entra in azione.

Il doppio passo della Grecia


di Valentina Orazzini
Atene un anno dopo le elezioni e a sei mesi dall’imposizione delle “cure” della Troika in salsa tedesca, appare ancora sotto ricatto costante e il suo sforzo incessante rischia di uscire dagli onori della cronache europee. La voragine che si è aperta in Grecia negli ultimi anni è molto lontana da una ricomposizione, i tassi di disoccupazione sono ancora altissimi e quello giovanile - attorno al 60% - testimonia come la crisi si sia inghiottita due intere generazioni.
Per le stesse strade percorse un anno fa qualche negozio è tornato ad aprire ma ciò che più colpisce chi arriva da una qualsiasi delle altre capitali europee è l'assenza del clima d'emergenza che attanaglia l'Occidente: niente camionette o pattuglie armate a difesa della sicurezza minacciata dal terrorismo, niente sensazione d'ansia di civiltà assediata dalla barbarie.

L'Europa smetta di armare l'Arabia Saudita







L’Arabia Saudita sta compiendo azioni di guerra nello Yemen. I bombardamenti dei caccia sauditi hanno un impatto estremamente grave sulla popolazione civile, sugli ospedali, sulle scuole e sull’accesso all’acqua potabile. E gli stati dell’Unione europea sono i principali fornitori di armi all’Arabia Saudita.
Di fronte a questa situazione, denunciata anche dall’Onu, 11 organizzazioni europee per la pace ed il disarmo, aderenti all’European Network Against Arms Trade (Enaat:) hanno deciso di condurre una serie di azioni verso le istituzioni europee affinché fermino il sostegno militare all’Arabia Saudita. Dopo aver scritto ieri una lettera ai membri del parlamento europeo (che avrebbero dovuto votare su una risoluzione in tema, poi rinviata) oggi gli organismi di Enaat, di cui la Rete Italiana per il Disarmo fa parte, si rivolgono ai ministri degli esteri, riuniti ad Amsterdam.

I crediti bancari italiani (e le banche) continueranno a soffrire






di Maurizio Sgroi
Ultima in ordine d’arrivo, la sostanziale bocciatura di S&P della strategia del governo italiano per ridurre le sofferenze bancarie italiane, non aggiunge granché alle numerose analisi che sono state svolte all’indomani dell’accordo raggiunto fra il governo e la Commissione europea. La garanzia governativa offerta alle obbligazioni senior cartolarizzate con sottostante crediti deteriorati, in tal senso, viene interpretata per quello che sostanzialmente è: un modo per prendere tempo sperando che la ripresa, semmai arriverà robusta quanto serve, faccia il miracolo.
Per dirla con le parole di S&P, “il piano italiano per ridurre i non performig loans non è per niente una cura”, semmai un palliativo. La qualcosa è di sicuro meglio che niente, ma non vuol dire che sarà sufficiente. Ma questo non dipende dalla manovra in sé, ma dalla quantità di NPLs che le banche italiane si trovano a dover gestire. Le stime di S&P parlano di 350 miliardi di crediti sofferenti, dei quali ben 207 sono considerati NPLs, ossia deteriorati.

Lotta alla povertà, il piano del governo ha le armi spuntate







di Stefano De Agostini
Il contrasto alla povertà targato Matteo Renzi e Giuliano Poletti parte con le armi spuntate. Il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), lo strumento principale della strategia del governo, esordisce con un sistema di servizi per l’emersione dall’indigenza che, spiegano agli esperti, deve essere totalmente rivisto. Lo scorso 28 gennaio, il governo ha approvato un disegno di legge delega che intende potenziare il Sia, attribuendo nuove risorse e accompagnando gli interessati con un “progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa sostenuto dalla offerta di servizi alla persona”. Ma la strada è tutta in salita. Innanzitutto, l’Alleanza contro la povertà ha già spiegato che non bastano gli 1,5 miliardi di euro annui stanziati dal governo, ma servono 7 miliardi. Poi c’è il nodo dei servizi di welfare. Da un lato, infatti, i dati europei dimostrano che le nostre politiche sono tra le piùinefficaci del continente. Dall’altro, le associazioni di settore rivelano come la sperimentazione del Sia non abbia dato riscontri positivi in questo senso e la legge delega non prometta bene.

La grande ombra della guerra






di Johanna Heuveling
Da alcuni anni in Germania cresce l’attenzione per un tema particolare, a settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Mentre già alla fine degli anni novanta si parlava di figli della guerra, soggetti al lungo silenzio, alla repressione delle esperienze dolorose o dei sensi di colpa, si riconosce ora la trasmissione del trauma dei figli della guerra ai propri figli, nipoti della guerra. Questo evento non è importante solo per il fatto che ciascuno può andare al fondo dei propri problemi personali e della propria storia famigliare, ma anche per la riconciliazione e la maturazione di quanti comprendono ciò che li angoscia, la persecuzione e la violenza causate attraverso le generazioni e, di conseguenza, per utilizzare questo apprendimento nell’offrire oggi protezione e assistenza ai rifugiati e alle vittime di violenza.
Negli anni ottanta e novanta siamo stati sommersi da documenti che trattavano nel dettaglio tutti gli aspetti del nazismo e gli orrori del terzo Reich.

Le dolenti miserie dell’uomo tecnologico


di Benedetto Vecchi 
Miguel Benasayag è una figura intellettuale atipica per il panorama intellettuale, anche se i suoi scritti hanno conosciuto un’attenta e partecipata ricezione. Militante argentino, finito nella morsa dei militari dopo il golpe del 1976 è riuscito per un soffio a non entrare, da morto, nella lunga lista dei desaparecidos. Filosofo di formazione, psicoanalista per passione ha scelto la strada dell’esilio in Francia, dove ha iniziato una professione nei servizi sociali di assistenza psichiatrica, dove ha visto scorrere sotto i suoi occhi uomini e donne variamente sofferenti.
Da questa esperienza ha tratto materiali che hanno costituito i pilastri dei suoi libri variamente dedicati a criticare quel processo politico e sociale teso a produrre «l’uomo nuovo» del capitalismo liberista trionfante. Dal Mito dell’individuo a Elogio del conflitto, Miguel Benasayag ha tentato di definire una storia di un presente che vedeva triturate nella macchina dell’individuo proprietario le forme di vita, politiche e sociali della modernità capitalista. Un lavoro quasi archivistico condotto attraverso la filosofia di Jean-Paul Sartre, Gilles Deleuze e Baruch Spinoza, dal quale ha mutuato anche il titolo del saggio L’epoca delle passioni tristi.