La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 5 febbraio 2016

Se Draghi grida al "complotto"







di Claudio Conti
Mezzo mondo (quello degli addetti ai lavori, tra economia e finanza) è rimastto allibito nel sentir evocare la “cospirazione” da parte del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.
Parole pronunciate nel solito tono tranquillizzante, perciò ancora più stridenti.
“Ci sono forze nell'economia globale di oggi che cospirano per tenere bassa l'inflazione". Non solo: "queste forze potrebbero far si che l'inflazione ritorni più lentamente verso il nostro obiettivo. Ma non vi è alcuna ragione per cui esse dovrebbero portare ad una inflazione più bassa in modo permanente". In ogni caso, la Bce "non si arrenderà davanti alla bassa inflazione", anche perché "i rischi" che potrebbero scaturire "dall'agire troppo tardi superano i rischi" che potrebbero arrivare "dall'agire troppo presto".
Cosa c'è di anormale? Beh, cominciamo col dire che se uno degli uomini più potenti al mondo sul piano monetario si sente bersaglio di una oscura cospirazione dovrebbe avere anche gli strumenti per sapere di chi si tratta. E fare qualche nome.
Draghi però, come da copione, cita soltanto i corsi del petrolio e le dinamiche demografiche. Ossia processi oggettivi, di mercato o sociali, cui nessumo può pensare di mettere le briglie; né a lungo, né in segreto. Segno che a cospirare sono i fatti, le leggi dell'economia, gli squilibri e le contraddizioni accumulate nei mercati, non una congrega demo-pluto-giudaica di fascistissima memoria.
Ma se è così – ed è certamente così – allora il quasi lapsus di Draghi indica che le categorie del pensiero economico mainstream, quelle insegnate peraltro dalle cattedre più importanti delle più prestigiose università del globo, non riescono più a spiegare quel che accade. Se Draghi fosse solo un accademico, poco male. Pontificherebbe qualche volta di meno sui giornali, rinchiudendosi nella ricerca per trovare il difetto che impedisce alle sue teorie di riferimento di illuminare il reale.
Riveste invece un ruolo operativo, alla guida della seconda banca centrale del pianeta. A lui – oltre che a Janet Yellen e Haruhiko Kuroda, a capo rispettivamente della Fed e della Bank of Japan – i mercati finanziari chiedono lumi, indicazioni, prospettiva, analisi e certezze. Oltre che grande disponibilità in termini di liquidità. A un guru che deve agire non si chiede di nutrire il dubbio, di evocare complotti, di maledire il “destino cinico e baro”.
Draghi ha dunque indirettamente confessato una impasse. Sa che deve inventarsi altri strumenti monetari non convenzionali per far aumentare questa maledetta inflazione, combattuta così bene – da 40 anni aquesta parte – da essere morta e apparentemente non resuscitabile. Sa anche che quasi certamente queste sue nuove mosse non cambieranno la situazione. È infatti inutile allagare i mercati di denaro liquido a tasso zero, o anche regalato (ovvero con tassi negativi), se il cavallo – come si dice in gergo - “non beve”. Sa, infine, che tirare troppo a lungo questa leva produce squilibri (“bolle finanziarie”) che causeranno danni tanto più gravi quanto più gonfie saranno quelle bolle.
Lo si vede da ormai due anni, nella guerra delle monete in corso in tutto il pianeta. Se tutte le banche centrali fanno lo stesso gioco – emettere liquidità aggiuntiva, per svalutare a propria moneta nei confronti delle altre – il gioco diventa a somma zero. In pratica nessuno riesce a svalutare (stamattina l'euro è tornato a 1,12 sul dollaro, dopo essere stato anche a 1,08 e aver fatto “prevedere” una possibile parità col biglietto verde).
E la variabile petrolifera, dopo esser stata la chiave di volta della prolungata deflazione globale di questi ultimi anni (poca domanda, causa la crisi, proprio mentre esplodeva l'offerta per ragioni geopolitiche o semplicemente perché si era investito moltissimo in nuovi pozzi e nuove modalità estrattive, come l shale oil), rischia di diventare a medio termine il detonatore della più grande esplosione inflazionistica della storia.
Il lungo periodo di bassi prezzi, infatti, sta stressando tutti i produttori, compresa l'Arabia Saudita (che ha appena varato la prima finanziaria della sua storia con dentro tagli,sacrifici, aumenti delle tariffe, ecc). Soprattutto sta facendo crollare gli investimenti su nuovi pozzi da aprire, mentre le società dello shale cominciano a chiudere. Insomma, s stanno creando tutte le condizioni per una diminuzione dell'offerta di materie prime energetiche, con ovvii riflessi sulla dinamica deei prezzi.
Davanti a queste prospettive, che conosce certamente meglio di noi, disponendo di informazioni assai più accurate e intrecciate fra loro, Draghi non ha comunque possibilità di scelta.
Anche se il cavallo non beve, continuerà a offrirgli liquidi. Anche se tutte e statistiche dimostrano non serve a niente, continuerà a fare lo stesso gioco.
“Siamo in terra incognita”, aveva detto qualche tempo fa. Una terra popolata da mostri che fanno l'esatto opposto di quel che ci si attende. E non possiede una teoria economica alternativa...
La tempesta è perfetta, circolare, rotatoria.

Fonte: Pagina Facebook di Contropiano 

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