La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 4 febbraio 2016

Caro Poletti, ci sono i soldi per i poveri?

di Stefano Semplici
Il ministro Poletti, commentando l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge delega in materia di contrasto alla povertà, ha usato espressioni che fanno pensare a una svolta quasi epocale. E allora perché l'Alleanza contro la povertà in Italia critica il governo? L'Alleanza, che raccoglie una trentina di associazioni e fondazioni e ha lanciato il progetto del Reddito di Inclusione Sociale (Reis), sembra proprio avere forti dubbi sull'equità, l'efficacia e il ripensamento di "un intero impianto culturale" annunciati sul sito del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e parla anzi esplicitamente di un "allontanamento dal cammino verso l'introduzione del Reis".
Si tratta di un malinteso o si deve davvero temere che alla generosità delle parole non corrisponda la concretezza di strumenti adeguati? La risposta va cercata nell'evidenza dei numeri. L'Alleanza ricorda che ci sono in Italia oltre 4 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, che vivono cioè al di sotto della soglia che indica la capacità di acquisire i beni e servizi considerati essenziali.
E contesta al governo la decisione di mettere a disposizione per questo intervento, a regime, una cifra pari a 1,5 miliardi di euro. È questo l'ordine di grandezza implicitamente confermato dal ministro Poletti nell'intervista che si può leggere sempre sul sito del Ministero: ci sarà "un sostegno al reddito pari a 320 euro al mese per un milione di poveri". Si badi bene, a scanso di equivoci verso i quali potrebbe scivolare il lettore influenzato dal precedente degli 80 euro, del quale la cifra indicata è significativamente un multiplo: il sostegno è per le famiglie (80x4 = 320) e non per i singoli. Per garantire individualmente 320 euro al mese a un milione di poveri servirebbero infatti poco meno di 4 miliardi di euro. Sono questi numeri a rendere obbligata la conclusione: senza un significativo incremento delle risorse l'alternativa sarà fra l'esclusione della grande maggioranza di coloro che avrebbero urgente bisogno di un sostegno e la riduzione di quest'ultimo a livelli poco più che simbolici. Senza contare il fatto che per il 2016, sempre citando il ministro Poletti, ad essere utilizzabili sono "i 600 milioni stanziati nella legge di Stabilità". Con questa cifra si possono garantire 320 euro al mese a 156.250 nuclei familiari. Sarebbe bello se fossero queste le dimensioni del problema della povertà in Italia. Meglio di niente, si dirà. Va bene, purché non si alimenti l'illusione che sta scorrendo un fiume dove c'è un ruscello.
Alle osservazioni dell'Alleanza, che pure riconosce al governo Renzi di aver varato con la legge di stabilità "il più significativo intervento mai deciso in Italia contro la povertà", non si può evitare di aggiungere un'ulteriore considerazione. In politica è nobile 'varare' fini, ma questi fini possono diventare mera consolazione retorica - e non fanno dunque parte della 'buona' politica - se non sono supportati da mezzi adeguati. E la politica dovrebbe sempre essere giudicata per il modo in cui, allocando risorse oltre che parole, esplicita le sue priorità. Il governo Renzi ha dimostrato la volontà e la capacità di interventi di sostegno al reddito davvero importanti.
L'Alleanza ricorda che servono 7 miliardi per raggiungere almeno tutte le persone che vivono in povertà assoluta. È una cifra inferiore a quella che il governo ha voluto e saputo trovare per finanziare gli 80 euro, che solo in piccola misura, come evidenziato dalla Caritas già nel suo Rapporto 2014 sulle politiche contro la povertà, sono andati alle famiglie in condizione di povertà assoluta. E si potrebbe ricordare anche che le risorse impegnate per l'eliminazione della TASI sulla prima casa, sommate a quelle già disponibili, sarebbero state sufficienti almeno ad avvicinare la cifra indicata dall'Alleanza. Quando ha fatto le scelte che contano, perché sono quelle che costano di più, il governo ha dimostrato nei fatti di non considerare la lotta contro la povertà assoluta la priorità di fronte alla quale è bene che altre opzioni redistributive cedano il passo. Adesso sta concedendo qualcosa, ma la coperta è troppo corta. Forse bisognava pensarci prima. E fare scelte diverse.

Fonte: Huffington post - blog dell'Autore

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.