La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 22 ottobre 2016

Politicizzare la campagna per il NO

di Oscar Monaco
Mentre la campagna referendaria entra nel vivo e si moltiplicano le iniziative delle rispettive parti in gioco, siano esse confronti o iniziative di una singola parte, noto con piacere che aumenta l'interesse, lo studio e l'approfondimento intorno alla Costituzione e alle modifiche proposte dal governo Renzi. Questo è un bene, a prescindere: in un paese con tassi di analfabetismo funzionale da record, il semplice fatto che un numero relativamente crescente di persone, fino a ieri disinteressate alla lettura di un qualsiasi testo che superasse i centoquaranta caratteri, si avvicini alla lettura di articoli, saggi o pamphlet è da accogliere positivamente.

Il Partito Democratico è l’aborto del Pci. Intervista a Luciana Castellina

Intervista a Luciana Castellina di Giulia Merlo
«Sinistra significa cercare ciò che nessuna rivoluzione è ancora riuscita a ottenere: coniugare l’uguaglianza con la libertà. Un obiettivo non ancora raggiunto, ma non vedo perché dovremmo rinunciare». E Luciana Castellina rinunciare non intende di certo. Figlia della generazione “giovane e bella” che ha visto sbocciare l’Italia repubblicana, è stata una protagonista della sinistra in tutte le sue forme: da politica come dirigente del Partito comunista, da intellettuale quando fondò Il manifesto, uscendo traumaticamente da quello che ancora oggi considera il suo partito, e ora da memoria storica, che guarda con disincanto dalla sua casa di Roma le macerie di una politica da rifondare.

L'acqua tradita del popolo sovrano

di Alex Zanotelli 
Si scrive acqua, ma si legge democrazia. In questi anni, soprattutto dopo il Referendum del 2011, è stata la volontà popolare, e cioè la democrazia, ad essere negata! La Costituzione della repubblica Italiana afferma: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” (art. 1). Secondo la nostra Costituzione, l’unica volta che il popolo può esercitare direttamente tale sovranità è con il referendum abrogativo (art.75). Con il referendum del 2011, il popolo italiano (ventisei milioni di cittadini!) ha detto “sì” a due domande: l’acqua deve essere tolta dal mercato e non si può fare profitto sull’acqua. Questa è la volontà del popolo italiano.

Chi ha paura di Virginia Woolf?

di Toni Negri
Che il tema dell’organizzazione sia tornato ad essere cruciale all’interno dei movimenti autonomi (e comunisti), dopo il fallimento dell’esperienza bolscevica e dell’Internazionale comunista e dopo i processi corruttivi e l’usura che hanno investito le organizzazioni socialdemocratiche, dopo la compressione corporativa dell’esperienza sindacale e la rivelazione dell’equivoca natura delle ONG – bene, che il tema dell’organizzazione sia centrale per i movimenti è fuori dubbio. Tema sicuramente di difficile approccio e impervia soluzione – eppure centrale. Anche negli anni ’60-’70, quando il dibattito fu vivacissimo, non si giunse tuttavia ad una soluzione teorica e tantomeno si realizzarono felici esperimenti risolutivi di questo problema.

Il "No sociale" è una pratica, se è uno slogan non serve

di Thomas Müntzer
È forse la campagna elettorale più lunga a cui abbiamo assistito, di fatto iniziata già lo scorso giugno. Una campagna in cui Renzi e il suo Governo si giocano il proprio futuro politico e conseguentemente mettono in campo tutti i mezzi a propria disposizione. Dalla cena di gran gala dallo sponsor Obama – insieme ai sodali Benigni, Armani e John Elkan – ai faccia a faccia televisivi con conduttori compiacenti, passando ovviamente per la finanziaria, la cosiddetta legge di stabilità con mosse acchiappa-consenso come quella dell’abolizione di Equitalia, e per promesse a clientele varie come quelle legate al Ponte sullo stretto.

Il vero quesito del referendum: approvate il superamento della democrazia parlamentare?

di Raniero La Valle 
Cari Amici, poiché parlo a una grande riunione di persone la cui motivazione più profonda è che “l’uomo non vive di solo pane”, sento prima di tutto il bisogno di dirvi la ragione per la quale a 85 anni corro l’Italia per sostenere il NO al referendum, quando i giovani di oggi sono disperati per tanti altri motivi.  La ragione principale è una ragione di verità. Nell’ appello con cui i “Cattolici del No” hanno spiegato ai cittadini perché si oppongono a questa riforma, hanno detto di farlo per una questione di giustizia e una questione di verità.

Donne per il No: lettera aperta alla ministra Boschi

Gentile Ministra Boschi, come Lei, anche noi siamo sensibili alle questioni di genere e preoccupate per il prevalere di una cultura misogina largamente diffusa ad ogni livello della nostra società. Sappiamo quanto è difficile dover combattere quotidianamente contro l’esclusione delle donne dagli incarichi di maggiore responsabilità, contro la reiterazione di atteggiamenti che oscillano tra l’aggressività e il paternalismo, contro un ab-uso del corpo femminile degradante e reificante.

La sinistra e l’inedita questione sociale dei nostri tempi

di Paolo Favilli
E’ naturale che la questione referendaria sia al centro dell’attenzione. Gli esiti influiranno, e non poco, sui modi in cui ci sarà (o meno) «vita a sinistra». Tuttavia una cesura elettorale, per quanto importante, non è né un inizio, né una fine. C’è una storia prima di questa nostra sinistra, ci sarà anche dopo. Quale, in parte, dipende da noi e, in parte, il prima e il dopo si riflettono anche sui modi in cui affrontiamo il referendum. Non molto tempo fa si è svolta su questo giornale un’interessante discussione sulla «morte della politica» a partire dalle questioni che Alberto Burgio ha argomentato in un articolo (il manifesto, 4 agosto), e poi sviluppato in altri interventi.

Perché la scuola dice No

di Marina Boscaino 
Meno di 48 ore fa è stato inserito sulla piattaforma lascuoladiceno.org l’appello che potrete leggere qui sotto. Si intitola: Ci riguarda! Si tratta di un testo nel quale docenti della scuola italiana – indipendentemente dalla loro appartenenza o meno a forze sindacali, politiche o ad associazioni – spiegano le motivazioni per cui si sentono unitariamente chiamati in causa nella campagna referendaria ed esprimono le ragioni del proprio No il 4 dicembre 2016.

Io, Daniel Blake, essere umano schiacciato dalla burocrazia, nella pattumiera del neoliberismo

di Francesco Boille 
Arriva finalmente in Italia la Palma d’oro dell’ultimo festival di Cannes, Io, Daniel Blake. Una splendida rivendicazione identitaria contro lo schiacciamento degli individui operato da burocrazia, tecnocrazia e liberismo per rimettere al centro l’uomo con la u maiuscola. Al regista britannico figlio di operai non riesce forse di rinnovare il suo cinema come aveva fatto nel 1994 con Ladybird Ladybird, in cui fu in grado di innestare il melodramma sul film intimo e sociale senza cadere nel ridicolo, ma realizza comunque uno splendido fuoco d’artificio politico e umano, un graffito protestatario prossimo a quello pittato dal suo protagonista.

Perchè gli italiani emigrati devono votare NO. Intervista a Claudio Micheloni

Intervista a Claudio Micheloni di Emigrazione Notizie
Lei è uno dei pochi parlamentari del PD ad aver sottoscritto un documento per il NO al Referendum Costituzionale. Ce ne spiega i motivi?
"In sintesi, i motivi principali sono tre: l’effetto concreto di questa riforma sarà la riduzione della sovranità popolare, la compressione dell’autonomia del Parlamento e una inaudita concentrazione di potere nelle mani di pochi individui; in secondo luogo, gli obiettivi dichiarati della riforma, vale a dire semplificazione dei processi decisionali e riduzione dei costi della politica, non saranno conseguiti se non in misura molto marginale, ai limiti dell’irrilevanza, e pagando un prezzo molto elevato. Inoltre, gli italiani all’estero saranno penalizzati fino a un punto tale da configurare una cittadinanza di serie B.

CETA, così muore la democrazia

di Peter Rossman
«Le Parti istituiscono un’area di libero scambio…”. CETA, Articolo 1.4 «Il commercio, come la religione, è una cosa di cui tutti parlano, ma che pochi capiscono: il concetto stesso è ambiguo, e nella sua comune accezione, non precisato in modo adeguato». Daniel Defoe, A Plan of the English Commerce (1728) 

Il Parlamento specchio del Paese

di Palmiro Togliatti 
La Costituzione sancisce che l'Italia è una Repubblica democratica, e dal concetto che fa risiedere nel popolo la sovranità deriva il carattere rappresentativo di tutto il nostro ordinamento, al centro del quale stanno le grandi Assemblee legislative, la Camera e il Senato della Repubblica, a cui tutti i poteri sono coordinati e da cui tutti i poteri derivano. Ma vi è di più. Questo ordinamento costituzionale democratico e rappresentativo ha una natura particolare, che nessuno può negare, perché la Costituzione non soltanto dice che l'Italia è una Repubblica democratica ma che essa è una Repubblica fondata sul lavoro. E di qui derivano molte cose.

La cortina fumogena della paura

di Zvi Shuldiner 
È probabile che quando il Nobel verrà assegnato a chi più ha attivamente usato la paura per far avanzare le sue manovre, il premio andrà al premier israeliano Netanyahu. E se dovesse essere assegnato a chi parla senza sapere di cosa parla, molti israeliani e non pochi italiani si disputeranno il titolo. Lo scandalo Unesco, la decisione tanto criticata su Gerusalemme, è un caso molto strano nel quale la maggioranza degli attori crea ad arte una raccapricciante e tragica gran cortina di fumo, che permette di non parlare delle questioni vere, del costo della guerra e del sangue da versare in una crisi che sta solo precipitando.

Segnali di deglobalizzazione

di Marco Bertorello 
Un paio di settimane fa, in un convegno dal significativo titolo «Obbligati a crescere», il ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda ha affermato che «non c’è più una sede in cui si discute di commercio internazionale. Il Wto non va, gli accordi internazionali non vanno, non ci sono più strumenti e luoghi dove si fa governance» e poi ha aggiunto una previsione secondo cui nel 2017 gli scambi commerciali subiranno un «crollo». Queste dichiarazioni sono passate un po’ in sordina, ma meriterebbero maggiore attenzione.

Syriza: le questioni critiche affrontate nel Congresso

di Argiris Panagopoulos 
L'uscita dalla zona euro a sinistra, è oggi una proposta radicale e progressiva?
"L’uscita della Grecia dall'euro non è stato e non è un piano progressivo. Non vi è dubbio che la nostra critica alla decisione della Grecia di entrare nella zona euro era ben fondata. Un'uscita, però, soprattutto dopo cinque anni in cui le nostre risorse nazionali sono state saccheggiate in modo tale da far restare il paese nell'euro, significherebbe supplementare ulteriore saccheggio e di fatto immediato. Allo stesso tempo, ciò comporterebbe la perdita dei depositi delle classi popolari nelle banche. Questa è stata l'eventualità che abbiamo affrontato.

Taci, il ministero degli interni ti ascolta

di Massimo Villone 
Siamo venuti in possesso di una circolare prefettizia che, su sollecitazione del ministero dell’Interno, richiama in occasione del voto referendario il «divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione» a partire dal 28 settembre, giorno in cui sono state indette le elezioni. Le sole comunicazioni consentite sono quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili allo svolgimento delle funzioni. I titolari di cariche pubbliche possono da cittadini svolgere attività di propaganda al di fuori delle proprie funzioni, purché non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture delle pubbliche amministrazioni.

Con la riforma del Titolo V via libera allo sfruttamento selvaggio dei territori

di Marica Di Pierri e Stefano Kenji Iannillo
Partiamo da un presupposto: il consolidamento della post-democrazia di cui parlava Crouch ha bisogno di riforme costituzionali come quella che saremo chiamati a votare (o meglio a sventare) il 4 dicembre. Il disegno sotteso alla riforma - propagandata come al di sopra del bene e del male, buona di per sé, come se dopo anni di tentativi andati a vuoto il solo concetto fosse salvifico e non ne importasse il carattere migliorativo o peggiorativo - mira alla consacrazione di un sistema politico in cui, invece che restituire sovranità al popolo cui apparterrebbe, si fa il possibile per concentrarla sempre più verso l'alto. Vale la pena ricordare che il colosso finanziario JP Morgan affermava nel 2013 che le costituzioni antifasciste - ispirate ai diritti e all'allargamento della base democratica - sono una zavorra per la crescita e vanno profondamente modificate.

Le tendenze globali delle disuguaglianze e della povertà

di Maurizio Franzini, Elena Granaglia e Michele Raitano 
Da un bel po’ di tempo si aspettano buone notizie sulla disuguaglianza, in Italia e nel mondo. Pochi giorni fa, leggendo qualche giornale italiano, molti devono avere pensato che quelle buone notizie, attraverso un Rapporto della Banca Mondiale dal titolo Poverty and Shared Prosperity, fossero finalmente arrivate. Come dubitarne di fronte a titoli “sparati” e virgolettati come questo: Banca Mondiale a sorpresa: “La globalizzazione riduce povertà e disuguaglianze” (Repubblica, 4 ottobre)?

Un No per salvare il Noi

di Michele Sorice
Sono molte le ragioni del NO al referendum che si terrà il prossimo 4 dicembre. Alcune riguardano la sostanza strutturale delle proposte di riforma: 
a) la strana forma “dopolavoristica” che assumerà il Senato -tuttavia chiamato a intervenire su questioni rilevanti;
b) la sostanziale insignificanza dei risparmi sui “costi della politica”;
c) la perdita di potere delle cittadine e dei cittadini nel combinato disposto riforma + nuova legge elettorale (l’Italicum).

Una teoria generale dell’austerità?

di Paul Krugman
Simon Wren-Lewis ha scritto un eccellente studio cercando di spiegare il diffuso ricorso all’austerità di fronte alla trappola della liquidità, che è esattamente il momento in cui queste politiche fanno il danno maggiore. Il suo ragionamento di fondo è che: "L’austerità è il risultato dell’opportunismo della destra, che sfrutta l’istintiva preoccupazione popolare circa l’aumento del debito pubblico, al fine di ridurre le dimensioni dello Stato."

Investimenti pubblici versus reddito di cittadinanza per uscire dalla crisi. Una riflessione teorica

di Andrea Pannone
Il fallimento generalizzato delle politiche di austerità nel fare fronte alla crisi economica in cui si dibattono da anni le economie occidentali, sta spingendo molti leader politici a riconsiderare il ruolo dell’intervento pubblico, in particolare degli investimenti infrastrutturali, quale strumento privilegiato per arginare la stagnazione del PIL e combattere la disoccupazione. Questo ha ridato forza alle tesi di molti economisti circa la possibilità di poter uscire dalla crisi per mezzo di politiche di tipo keynesiano.

La battaglia del Lilliput vallone e le sue ragioni

di Monica Frassoni
Anche se in Italia se ne parla poco e con la superficiale condiscendenza che si dà a una stranezza folcloristica che ci distrae dai nostri guai, la decisione del governo della Vallonia di bloccare la ratifica del Belgio e quindi della UE del Trattato commerciale con il Canada offre occasioni molto interessanti di riflessione. Prima di tutto i fatti. La politica commerciale è una delle poche competenze esclusive dell'Unione europea. Questo significa che il processo decisionale si potrebbe concludere con la semplice ratifica del Parlamento europeo e l'accordo degli Stati membri riuniti nel Consiglio, dopo che la Commissione europea, sulla base di un mandato conferito dal Consiglio e la cui trasparenze è un tema di conflitto con il Parlamento e la società civile aperto da anni, ha negoziato a nome di tutti.

Europa: l'inverno sta arrivando

di I Diavoli
Un cono di luce si accende sull’Europa. È l’anno 2016, l’inverno è iniziato già da un pezzo, anche se il calendario segna un’altra stagione. In fondo al palco del Vecchio continente è schierata la Storia recente, pronta a ballare sulle note di quello che potrebbe essere l’ultimo giro di basso prima della rassegnazione. La radio suona un solo motivo, chiamato “elezioni”, al cospetto di un’Europa affaticata dalla crisi, vessata dall’austerity, minata dai populismi, impreparata ai flussi migratori, spaventata dal terrorismo, divisa dalla politica. È l’Europa che va a votare, Paese dopo Paese, nel lungo inverno che unisce il 2016 al 2017. È l’Europa che si presenta al suo anno zero.

IndustriAll, un sindacato globale a congresso

di Stefano Maruca
IndustriAll Global Union La federazione sindacale internazionale dell'industria costituita nel 2012 dalla fusione delle tre federazioni internazionale dei metalmeccanici, chimici e tessili, ha tenuto il suo 2° congresso a Rio del Janeiro dal 4 al 7 di ottobre. Al congresso hanno partecipato 1.500 delegati da oltre cento paesi in rappresentanza di 50 milioni di lavoratori. Dall'Italia erano presenti delagazioni di Fiom, Filctem, Fim, Femca, Uilm e Uiltec. La delegazione Fiom era composta dal segretario generale Maurizio Landini, dalla presidente del Comitato centrale Francesca Re David e dal responsabile dell'ufficio internazionale Stefano Maruca.

Il piano d’azione del Governo sulle pensioni: luci, ombre e molti punti interrogativi

di Michele Raitano 
Dopo la riforma del 2011, tre erano le principali criticità del sistema previdenziale italiano, che la riforma aveva generato o su cui non era intervenuta: i) requisiti per il pensionamento (di vecchiaia o anticipato) estremamente rigidi, che non tengono conto delle eterogenee necessità ed opportunità dei lavoratori anziani, con ciò comportando problemi sia di equità a danno dei lavoratori con maggiori difficoltà a proseguire l’attività, sia di efficienza, costringendo le imprese a trattenere forza lavoro talvolta meno produttiva;

R2G: un acronimo per cambiare la Germania e l’Europa

di Alexander Damiano Ricci
R2G. Non è il nome dell’ultimo videogioco per PlayStation, ma la sigla di un’alleanza partitica che in Germania sta facendo venire le farfalle nello stomaco a un’intera area politica: quella della sinistra. R2G sta per “Rot-Rot-Grün” (“Rosso-Rosso-Verde”), dove i primi due colori indicano rispettivamente il partito Socialdemocratico tedesco (Spd) e Die Linke (il partito della sinistra radicale), mentre il verde, va da sé, il partito ecologista tedesco. E si tratta di un’alleanza che, in vista delle elezioni politiche tedesche del 2017, non è tanto campata in aria. Insomma, altro che divisioni à la “Labour” inglese, “PSOE” spagnolo, o “Partito Democratico” italiano. In Germania, questa volta, si potrebbe fare sul serio.

Cinquant’anni fa il graffio all’America delle Pantere nere

di Alberto Benvenuti 
È tristemente ironico pensare che in queste settimane in cui si moltiplicano i video di violenze e esecuzioni sommarie di giovani afro-americani per mano di agenti male addestrati, si celebrino negli Stati uniti anche i cinquant’anni della nascita delle Pantere nere, fondate da Huey Newton e Bobby Seale nel 1966 per evitare che gli agenti perpetrassero violenze sugli afro-americani di Oakland, una città della Bay Area della California. Quando Newton e Seale, due ex studenti del Merritt College che si erano conosciuti a una manifestazione pro-Cuba durante la crisi dei missili, decisero di organizzare un gruppo armato, lo fecero infatti per difendere i diritti costituzionali dei neri della loro comunità, armati di un fucile e di un libretto di diritto.

Stage in azienda, precari già da piccoli

di Roberto Ciccarelli 
Sull’alternanza scuola-lavoro il governo ha puntato molte carte della «Buona Scuola». In ballo c’è il progetto che sta nel cuore di tutti i «riformatori» dell’istruzione da vent’anni: la sua contaminazione con la formazione professionale e l’idea che la scuola deve servire a imparare un mestiere, a entrare nel mercato del lavoro dove praticare le nozioni apprese tra i banchi. Se il futuro di uno studente oggi in Italia dev’essere quello di fare l’apprendista ed entrare nel mondo del lavoro, è bene confrontare le ambizioni ideali con la realtà dei numeri. Il risultato non è confortante.

Industria 4.0 una proposta che brilla per le sue assenze

di Sergio Ferrari
L’esigenza di una strategia che sappia correggere il nostro declino resta una questione aperta, fino a quando non si avrà la capacità di mettere in discussione le basi pseudo-culturali liberiste e la concezione finanziaria della qualità dello sviluppo. Sembrerebbe che con il documento Industria 4.0 il governo abbia presentato la sua proposta in materia di intervento di politica industriale. Una proposta che si giova di un certo consenso originario anche da parte di Confindustria e, più recentemente, anche da parte del Parlamento.

Quel No della Vallonia

di Alfredo Luis Somoza 
Quando le telecamere di tutto il mondo erano già pronte a riprendere la firma del primo grande accordo di libero scambio tra un paese americano e l'Unione Europea, ecco che a rischiare di far saltare la festa sono arrivati i valloni, un piccolo popolo che conosciamo grazie all'investigatore Poirot, Tintin e i Puffi, oltre che per ospitare il cuore politico dell'Unione Europea. La Vallonia, cioè il Belgio francofono, è una delle due entità che la storia ha deciso di appiccicare tra loro a formare quel paese che si è dato il nome di Belgio, e che ospita la capitale dell'Europa. Tre milioni e mezzo di abitanti che in base all'assetto federale del Regno, conquistato grazie alle pressioni dei concittadini fiamminghi del Nord, hanno voce in capitolo sugli accordi internazionali.

Povertà e disuguaglianze in un recente Rapporto della Banca Mondiale

di Marco Valerio Del Buono e Stefano Filauro
La Banca Mondiale (BM) ha da poco avviato la pubblicazione di un report annuale dal titolo “Poverty and Shared Prosperity” con lo scopo di monitorare il progresso compiuto dai vari paesi nel raggiungimento degli obiettivi in materia di povertà globale e prosperità diffusa che la stessa BM si era data nel 2013. In particolare, il primo obiettivo è la riduzione del rapporto tra il numero di persone in povertà estrema e il totale della popolazione mondiale (Headcount Ratio– HR) al 3% a livello globale entro il 2030.

Il conflitto insanabile del «dentro e fuori»

di Marco Pacioni
Un solco non è di per sé una barriera, un muro, un filo spinato, una linea di guardie schierate. Esso è anzitutto un segno sulla terra che può essere utilizzato per cose diverse. Il solco de-limita, stabilisce con-fini. È simultaneamente inizio e fine. Inoltre, esso è tracciato per seminare e perciò svolge anche una funzione «produttiva», alla quale si richiama il recente libro di Sandro Mezzadra, Terra e confini. Metamorfosi di un solco (manifestolibri, pp. 63, euro 8,00). Da tempi remoti la politica può interpretare il solco come una separazione dalla quale considerare sacro e da proteggere ciò che è all’interno e profano, forestiero, nemico ciò che è all’esterno. Ma a ben vedere il profano non è il contrario del sacro.

Obama pensi agli affari suoi, alla Costituzione ci pensano gli italiani

di Fabio Marcelli 
Non può certo dirsi, a otto anni dalla sua prima elezione e a quattro dalla sua riconferma, che Obama abbia esaudito in modo soddisfacente le molte promesse che aveva fatto e le molte illusioni (comprese le mie) che aveva suscitato. Certo, non tutto può essere ritenuto di sua diretta responsabilità. Il presidente degli Stati Uniti non è affatto, nonostante le apparenze, una persona onnipotente. Anzi, deve subire pesanti condizionamenti da molte potenti lobby e non può certo prescindere dalla necessità di portare avanti, comunque e a ogni costo, gli interessi e i disegni della potenza imperiale che almeno dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi esercita l’egemonia sul pianeta. Per giunta in una fase di evidente declino politico, economico e ideologico di tale supremazia.

Ermanno Rea e il “laboratorio di Federico Caffè”

di Mario Tiberi
La misteriosa scomparsa di Federico Caffè nel 1987, provocò emozione ed interesse tra molte persone, perché Caffè era ben noto non solo nel mondo accademico, ma anche in certi settori dell’opinione pubblica, che egli aveva avvicinato con la sua attività di pubblicista. Fu in quella fase che incontrammo Ermanno Rea, da poco in pensione come giornalista. Di quella vicenda egli si era fatto un’idea che intendeva approfondire con un lavoro di ricerca destinato, ma non necessariamente, alla pubblicazione.

Volete vivere in un Paese senza Costituzione? No!

di Luca Billi 
Da qualche giorno, ossia da quando la campagna elettorale per il referendum è entrata nel vivo e la propaganda del governo e dei suoi complici si sta facendo sempre più violenta e volgare, vedo aumentare gli appelli a entrare nel merito della riforma. Come se fino adesso avessimo parlato d'altro. Alcuni di quelli che lanciano questi appelli sono certamente in buona fede: si tratta in genere di costituzionalisti e di esimi professori schierati per il NO che, comprensibilmente, vorrebbero spiegare le molte buone ragioni di questa loro scelta, in base ai loro studi e alla loro dottrina.

Che fine ha fatto la scuola se lo studente fa il turista nell’azienda?

Intervista a Giuseppe Bagni di Donatella Coccoli
Dopo gli ultimi toni trionfalistici da parte del ministro Giannini sul numero di studenti che hanno aderito all’alternanza scuola lavoro, oggi si torna a parlare di legge 107 e delle sue conseguenze. Ma dall’altra parte della barricata, diciamo. Dal basso, dal mondo tormentato degli insegnanti. Ieri era la giornata dello sciopero generale promosso dai sindacati Usb, Unicobas e Usi contro le politiche del governo sull’istruzione e non solo. Ma è anche quella del convegno che si sta ancora tenendo a Foggia Ripensare la scuola, organizzato dal Cidi (Centro di iniziativa democratica insegnanti).

Miseria e nobiltà. Una legge di stabilità al pane e veleno

di Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali 
Proviamo ad analizzare le slide relative ad una probabile legge di stabilità; affermiamo ciò semplicemente perché dopo il terzo giro di slide da parte del Governo sulla Legge di Bilancio a funzione didattica ma non certo utile per i lavoratori, sta arrivando forse uno “straccio” “ di documento cartaceo definitivo. Inoltre l’Unione Europea padrona dovrà dare il suo parere finale al “servo sciocco”.

Lezioni di economia non ortodossa

di Luigi Bosco 
Come è noto, vi sono diverse somiglianze fra la crisi economica del 1929 e quella più recente del 2008 ma anche importanti differenze. Una delle più interessanti riguarda gli economisti e la teoria economica. All’indomani della crisi del ‘29 davanti all’incapacità del paradigma economico tradizionale a interpretare le ragioni della crisi e a suggerire le adeguate contromisure, si diffuse in termini relativamente rapidi un profondo cambio di paradigma che non a caso prese il nome di rivoluzione keynesiana.

TTIP: conventio ad escludendum?

di Ugo Marani 
A voler analizzare con attenzione i fondamenti dei trattati economici internazionali nella storia delle economie di mercato, ci si accorge che essi hanno cercato di raggiungere obiettivi diversi, a seconda del periodo e delle circostanze in cui essi sono stati proposti e ratificati. Nella loro ratio fondativa, i trattati sono scaturiti o da unaconventio ad includendum o, al suo opposto, da una conventio ad excludendum. I primi avevano l’obiettivo di estendere a paesi, sino ad allora esclusi, accordi preesistenti sulle relazioni internazionali in tema di beni, di valute o di attività finanziarie.

“Libertina, snaturata, irosa”: storia delle donne internate in manicomio durante il fascismo

Intervista a Annacarla Valeriano di Elena Viale
Mentre in Italia restano da chiudere ancora due Opg – gli ospedali psichiatrici giudiziari tristemente famosi per la loro lunga storia di condizioni disumane di degenza – e si fanno tentativi di ristrutturare l’istituzione dalle fondamenta, dal passato delle cure psichiatriche del nostro paese continuano a emergere terribili testimonianze. Durante il Ventennio fascista, per esempio – complice l’ampliarsi della categoria della “devianza” morale e sociale – i manicomi si riempirono di donne accusate di essere libertine, indocili, irose, smorfiose o, soprattutto, madri snaturate.

Ieri sciopero e blocchi, oggi il No Renzi Day a Roma

di Roberto Ciccarelli 
Un milione e trecentomila lavoratori del pubblico e del privato hanno aderito allo sciopero generale proclamato venerdì dai sindacati di base Unione sindacale di Base (Usb), Adl Cobas, Si Cobas, Unicobas, Usi, Cub Trasporti Lazio. È la valutazione di Usb alla luce di un’ampia adesione alla mobilitazione contro la legge di bilancio, il Jobs Act e per il «No sociale» al referendum costituzionale del 4 dicembre. Vertenze sindacali e questioni sociali intrecciate con una parte della sinistra politica (tra le sigle, Rifondazione e Altra Europa) che oggi saranno in piazza a Roma al «No Renzi Day».

L'ora di di congedarsi da Wittgenstein

di Marco Mazzeo
Diversi sono i modi per uccidere l’uso. Mi limito a rammentarne due. Il primo riduce l’uso ad applicazione automatica. A questo modello d’impiccagione ha lavorato con zelo il più autorevole linguista vivente, Noam Chomsky. L’impiego di parole e azioni è sempliceperformance meccanica, equivalente delle prestazioni organiche di un tubo digerente o di un occhio sensibile a onde luminose. «Uso» significherebbe applicazione di istruzioni genetiche funzionali alla specie, perché gli altri aspetti della questione sono da consegnare al mistero. La nozione fa la figura del cadavere sul tappeto che tutti notano giusto il tempo per schivarne l’ingombro.

Tokyo revolution: liberi dal lavoro

di Marco Zappa
Tokyo. Yahoo Japan, una delle aziende leader in Giappone nel settore IT, starebbe pensando di adottare la settimana corta per tutti i suoi 5800 dipendenti. Una mossa rivoluzionaria in un Paese in cui la cultura aziendale dominante — anche nel settore della e-economy — impone la permanenza del dipendente ad oltranza sul posto di lavoro, anche a costo di una minore produttività. L’obiettivo di Yahoo, divisione del colosso delle telecomunicazioni Softbank del “Bill Gates” del Sol Levante Masayoshi Son, è di permettere ai dipendenti di trascorrere un giorno in più alla settimana con la propria famiglia. In questo modo Yahoo Japan cerca di mettere un freno alla fuga di manodopera specializzata.

Stiamo seri, su

di Giulio Cavalli 
Ci sono ingiustizie, bugie, millanterie e prepotenze che indignano profondamente e che ci spingono a reagire. Ci si scompone, da furiosi. Altroché. Però in questi giorni mi è capitato di osservare e vorrei scriverne. Andando con ordine. Abbiamo letto di tutto sull’abbigliamento della moglie di Renzi, ogni piega e colore sono state vivisezionate per trovare una macchia di fango da sputargli addosso. Poi siamo riusciti a leggere che una campionessa paralimpica come Bebe Vio (una vita a smentire chi la vedeva inferma e invece lei sul tetto del mondo) si sarebbe “venduta a Renzi” pur di partecipare ad una cena con Obama.

I movimenti lgbtq e le riforme di Renzi

di Maurice, Circolo Pink e Pianeta Viola
Il 4 dicembre saremo chiamate/i a decidere se confermare le modifiche alla Costituzione volute dal governo di Matteo Renzi: una scelta che ci riguarda direttamente anche come persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali/transgender, intersessuali e queer. Quando è in gioco l’assetto delle istituzioni politiche, significa che lo è la natura stessa della democrazia. E quando è in gioco la natura della democrazia, lo è anche la nostra possibilità di autodeterminazione. La revisione costituzionale è, a nostro giudizio, da rifiutare.

Scuola: al governo Renzi piace proprio privata

di Raffaele Carcano
Il nostro governo sta litigando con quasi tutti gli altri governi europei per poter sforare i vincoli di stabilità. I governi europei farebbero però bene a sapere per quali scopi verrebbero impiegate le spese supplementari. È infatti fresca la notizia che cento milioni verranno destinati a finanziare le scuole privateCento milioni che si aggiungono ai cinquecento già stanziati ogni anno, e al miliardo circa erogato dagli enti locali. Non male per un settore in crisi e in cui si diffonde la “disaffezione”, come ammette anche il portale ciellino Il Sussidiario.

Acqua: una Ministra e un governo in difficoltà

di Vittorio Lovera
La pressione mediatica sollevata dal video trasmesso dalle Iene sul Referendum per l’acqua pubblica calpestato e dall’hashtag #acquapubblica ( con oltre 35.000 condivisioni) ha costretto la Ministra Madia a fornire una precisazione alle sue dichiarazioni. Ovviamente la toppa è peggio del buco.  Di seguito avrete modo di leggere il Post della Ministra, e le repliche di Marco Bersani (Attac Italia) e di Paolo Carsetti (Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Pubblica).

Resistenza: fine di un'anomalia?

di Marco Palazzotto
La strage rimossa. Nola, 11 settembre 1943. La Sicilia e la Resistenza (Di Girolamo 2016), è un libretto in distribuzione da poche settimane, pubblicato proprio nel periodo in cui si vorrebbe mettere una pietra tombale sulla Resistenza e sulla Costituzione italiana. Umberto Santino raccoglie una serie di testimonianze e documenti storici per raccontare la strage avvenuta nel 1943 ad opera di alcuni ufficiali nazisti. Le vittime: 10 ufficiali italiani. L’idea nasce da racconti ascoltati dall’autore in ambito familiare: infatti tra gli ufficiali italiani uccisi in quell’episodio c’era anche Mario De Manuele, zio della moglie di Santino.

Un gratta e vinci in cambio del Si

di Anna Lombroso 
E dunque il Si sarebbe condizione necessaria per il contrasto al terrorismo, per riparare le falle del bilancio statale, grazie a formidabili risparmi di spesa, per assicurare la governabilità, sostituendo ad un organismo di eletti, una selezione di nominati scelti tra i più zelanti, per semplificare il processo decisionale – poco ci vuole con un uomo solo al comando – in modo da rastrellare e comporre i bisogni con mance, elargizioni, concessioni, simboliche visto che sempre di annunci si tratta, perché non ci sono le risorse per finanziarle e perché devono restare inevase, virtualmente negoziabili, segni occasionali e arbitrari di una generica volontà di fare.