La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 18 giugno 2016

Disuguaglianze, il pericoloso affondo dei liberali

di Marta Fana e Simone Fana
Durante le ultime settimane, il dibattito pubblico sul lavoro è stato investito da due proposte provenienti dagli ambienti industriali e dal campo degli economisti liberal. Al Festival dell’economia di Trento, Andrea Ichino ha presentato uno studio– condotto con Tito Boeri e Enrico Moretti - sulle ricadute del sistema di contrattazione nazionale sull’aumento delle disuguaglianze. Solo pochi giorni dopo è toccato invece al presidente dei Giovani Industriali, Marco Gay, puntare il dito contro le disfunzioni del sistema redistributivo e previdenziale italiano, colpevoli a suo dire di frenare la crescita economica e i livelli occupazionali. Le due proposte riflettono una visione comune nell’attribuire al sistema della contrattazione nazionale e ai meccanismi redistributivi e solidaristici che essa implica, un ostacolo al miglioramento dell’economia generale e la conseguente ricaduta (negativa) sui livelli di reddito dei lavoratori.

Dai populismi una lezione per la sinistra italiana

di Leonardo Paggi
Le penne dei moderati italiani, quelle stesse che per anni si sono schierate dietro Berlusconi contro il centrosinistra di Prodi, si stringono oggi attorno a Renzi con l’obbiettivo di tamponare l’emorragia di voti che colpisce il Partito democratico. Le politiche provocatoriamente antipopolari votate negli ultimi due anni da un parlamento ammaliato dall’idea di rimanere in carica fino al 2018 cominciano a produrre i loro effetti. Nelle manifestazioni sindacali di Parigi è comparsa una scritta: “non faremo la fine degli italiani”. È vero: lo statuto dei lavoratori è stato abolito senza una sensibile opposizione, con il sindacato già da tempo “asfaltato”.

Brexit, effetto domino. Intervista a Paul Mason

Intervista a Paul Mason di Leonardo Clausi
È un appuntamento politico storico per il Regno Unito, il più importante dal secondo dopoguerra: un referendum che deciderà il futuro del paese e dell’Europa intera. Il prossimo giovedì 23 giugno, i cittadini britannici, più gli irlandesi e i cittadini del Commonwealth che risiedono in Uk, saranno chiamati a rispondere sì oppure no alla domanda: «La Gran Bretagna dovrebbe restare membro dell’Unione Europea o no?». La possibile vittoria del no è stata ribattezzata Brexit, la crasi fra Britain e «exit». Un’eventualità tanto temuta quanto a questo punto probabile, con i sondaggi che danno la fazione per il Leave (in inglese andare via) in vantaggio di vari punti sul Remain (rimanere), anche se l’improvvisa ondata di cordoglio e commozione causata dall’assassinio della deputata laburista Jo Cox da parte di uno squilibrato di simpatie neonazi potrebbe avere ripercussioni sostanziali sull’esito della consultazione.

Loi Travail: il movimento non si ferma

di Léon Crémieux
Per il governo e i media controllati dal potere e i grandi gruppi, questa giornata doveva esser un non-evento, il tentativo disperato di un movimento morente. Invece, c'è stato un immenso corteo a sfilare per le strade della capitale, attraversando i quartieri Sud-Ovest di Parigi, dalla Place d'Italie fino ad Invalides. Quattro ore dopo la partenza dello spezzone iniziale, alcuni gruppi ancora aspettavano di partire.... quando la CGT ha annunciato 1,2 milioni di manifestanti, il governo ha visto nelle strade soltanto 120mila persone, impegnandosi perché questa cifra fosse più bassa di quella dichiarata il 31 marzo.

L’integrazione europea oltre l’alternativa “Brexit or Bremain”

di Giuseppe Allegri
In queste brevi note si prova a interrogare l’attuale stallo dell’integrazione continentale evitando di cedere alle “retoriche”, tra l’apocalittico e lo sciovinismo, che attraversano l’opinione pubblica europea a una settimana dal referendum britannico del prossimo 23 giugno.
1. La Gran Bretagna: «qualcosa di assolutamente unico»
Nella sua enciclopedica Storia d’Europa Norman Davies ci ricorda che, in un celebre dibattito di metà anni Ottanta del Novecento intorno alla possibile definizione di una “storia europea”, «uno studioso ungherese indicò l’eccentrica abitudine britannica di distinguere la storia “europea” da quella “britannica”. Secondo questa distinzione “europeo” vuol dire “continentale”, mentre la Gran Bretagna appare come qualcosa di assolutamente unico»1.

Mettere in rete le "città del cambiamento" in Europa

di European Alternatives 
Stanzialità e nomadismo, insediamento e flussi, hanno da sempre caratterizzato la natura stessa delle città. Con straordinaria efficacia, per descrivere il ruolo degli spazi urbani nel Mediterraneo del Cinquecento, Fernand Braudel scrive: “Le città, punti immobili delle carte, si nutrono di movimento.” E questa long durée, questa continuità storica, si ritrova anche nelle profonde trasformazioni che hanno segnato le città europee negli ultimi decenni. Fin dal tardo Medioevo infatti le città in Europa hanno svolto un ruolo cruciale come luoghi di ripresa economica, di rilancio della produzione, artigianale e manifatturiera, della creazione artistica e culturale, come nodi di estese reti commerciali, spazi di liberazione individuale e collettiva dai vincoli servili. Lo sviluppo urbano ha, da allora, accompagnato i progressi storici nel nostro continente. E le città sono state, al tempo stesso, palcoscenico e attore principale di qualsiasi processo di trasformazione economica, culturale e sociale.

La sinistra, la partecipazione e De Magistris


di Bruno Montesano 
Secondo l’analisi di molti attivisti e giovani politici indaffarati con il processo costituente di Sinistra italiana, la disfatta della sinistra a Milano, Torino e Roma è ascrivibile a un cattivo processo politico. Napoli, e in misura minore Bologna, invece, sarebbero dei successi per la capacità di mettere in moto dei processi partecipativi, assembleari, orizzontali, aperti alle contaminazioni e quindi positivi, e, dall’esito di De Magistris, vincenti. Dall’altro lato invece abbiamo il processo partitico, burocratico, pattizio, dove prevalgono logiche spartitorie, verticali e in fin dei conti perdenti. Dunque sarebbe il solito problema delle forze dal basso che se canalizzate o lasciate libere di sconvolgere le vecchie logiche della triste sinistra riuscirebbero a creare esperienze vincenti e di qualità.

Effetto Jobs Act: l’Italia ha i salari più bassi d’Europa

di Roberto Ciccarelli 
La frammentazione delle forme contrattuali dipendenti e la «voucherizzazione» del lavoro precario non sono gli unici obiettivi del Jobs Act. Il rapporto Eurostat sul costo del lavoro pubblicato ieri ha reso noto un altro aspetto della riforma del lavoro italiana: la deflazione salariale. Nel primo trimestre 2016, dunque con il Jobs Act a pieno regime e con gli sgravi contributivi alle imprese diminuiti del 40%, la retribuzione oraria in Italia è diminuita dello 0,5%, mentre nei 28 paesi dell’Unione Europea è aumentata in media dell’1,7%. Nell’ultimo trimestre 2015 era aumentato del 2%. L’Italia è l’unico paese, tra i principali dell’Unione Europea, dove i salari calano. In Germania, invece, aumentano del 3,2%, in Francia dell’1,6%, in Gran Bretagna dello 0,2%.

Come distruggere l’Università


di Raul Mordenti
Il libro di Federico Bertoni Universitaly. La cultura in scatola (Laterza, 2016, pp.139, € 15,00) è un libro bello, ed è un libro importante.  Che sia bello non è circostanza banale, per un libro che si occupa dell’Università e dei suoi problemi, fornendo per giunta informazioni e dati preziosi. Ma l’argomentazione di Bertoni parte dalla sua esperienza personale e se ne arricchisce, intrecciando lo stile dell’autobiografia con quello del pamphlet. Soprattutto, lo studioso di Letteratura Bertoni conferma in questo libro che la Letteratura è anche una modalità della conoscenza, e chi ne dubitasse può verificare come – ad esempio – Stendhal possa servire per capire le tensioni frustrate dell’Italia in cui viviamo o la bêtise flaubertiana descriva, meglio di qualsiasi saggio sociologico, la mentalità priva di orrore di sé di chi ci amministra.

Una riflessione sulla riforma della Pubblica amministrazione e altri malanni

di Clash City Workers
Questa storia ha molti inizi. 1. Ezio Lucchese, autista dell'ANM di Napoli e compagno dell'USB, è stato aggredito allo stazionamento degli autobus da una persona con forti problemi psichici; alcuni, del cosiddetto popolo di Facebook, hanno scritto che l'aggressione va condannata ma, insomma, sperano che questo episodio aiuti a comprendere che non è più possibile tollerare i fannulloni. 2. La CGIA di Mestre ha pubblicato uno studio secondo il quale, negli anni che vanno dal 1995 al 2015, le file agli sportelli sono raddoppiate, come lunghezza e quindi come tempi di attesa. In questi 20 anni noi contiamo, a spanne, almeno quattro provvedimenti, tra leggi, decreti e accordi contrattuali, presentati come iniziative per il miglioramento della qualità della Pubblica Amministrazione.

Nei Comuni si decide la Costituzione

di Il Simplicissimus
Fosse per il Campidoglio non andrei nemmeno a depositare la scheda nell’urna. Votare per cosa? Per un gruppo di potere che vuole continuare a banchettare sulla città fino all’impossibile, arruolando all’occorrenza anche fasci e palazzinari e che fa riferimento a politiche nazionali di mercatizzazione selvaggia della scuola, della cultura, dei beni culturali? Preferirei tagliarmi le mani. Votare per una sinistra indefinita e anguillesca, atto che alla fine si riduce a suffragare buone intenzioni di singoli, spianando però la strada alle peggiori? Sono stanco di questo giochino. Votare per l’opposizione Cinque stelle e per la Raggi , sapendo fin dal principio che il peso dei problemi accumulatosi da trent’anni e passa, la concrezione spaventosa di interessi, la tracotanza dei gruppi di potere, la mancanza di soldi renderà estremamente difficile un cambiamento e che la sindrome Pizzarotti ( vedi nota) è sempre in agguato, specie in un momento nel quale i cinque stelle devono reinventarsi?

Lotte di classe in Francia: e noi?

di La Città futura 
14 giugno, in Francia oltre un milione di persone in piazza a Parigi contro la Loi Travail. In Italia, decine di iniziative di solidarietà. Tra queste la serata Lotte di classe in Francia: e noi? che si è svolta al Circolo ARCI Radio AUT di Pavia. La serata è stata introdotta da un intervento in diretta da Parigi di Pierre Ginon, insegnante iscritto al sindacato CGT e militante del gruppo Révolution. Ginon ha ricordato che il sindacato confederale francese non è approdato immediatamente alla lotta. Il primo sciopero di protesta contro la riforma del lavoro era stato indetto per il 31 marzo con un atteggiamento piuttosto rituale. A fare la differenza è stato, secondo Ginon, l’intervento del movimento Nuit Debout. Nelle piazze si sono confrontati studenti, lavoratori della conoscenza e, con alcune difficoltà, operai.

Quel marcio che vuole essere Acerbo

di Anna Lombroso
Che ve ne pare di un governo che manda la sua più illustre girl scout a prestarsi generosamente al call center di un candidato alle amministrative, per vendere il prodotto ai malcapitati utenti come fosse un vino Giordano, un materasso Marion, un contratto Vodafone? Che ne dite di un partito che promuove in Parlamento e nel governo misure, leggi e provvedimenti d’urgenza tutti mirati al salvataggio di istituti e soggetti in odor di criminalità, le cui azioni sono solo apparentemente meno cruenti e sanguinosi delle stragi di mafia, se oggi sappiamo che la Banca popolare di Vicenza, indenne malgrado la prudente vigilanza e le indagini di Consob, Bankitalia e Procura di Vicenza sulle scorribande finanziarie di Zonin e dei suoi cari e famigli, ha mietuto un’altra vittima, un risparmiatore suicida, in barba alle circolari di Vegas e alle raccomandazioni dello sbriga faccende Visco sulla doverosa trasparenza dell’informazione alla clientela.

I labirinti del voto


di Norma Rangeri
Un tempo una elettrice, un elettore di sinistra aveva pochi dubbi sul voto, forte di un paio di ancoraggi a disposizione, che davano una relativa sicurezza. Quei tempi mai come adesso appaiono lontani: nel cosiddetto popolo di sinistra c’è divisione, incertezza, dubbio. Anche se all’apparenza si ostenta determinazione nella scelta. Un tempo il Pd dava garanzie sulla tenuta democratica del Paese e della società civile. Questo ruolo il Partito democratico lo ha assolto con i governi di Berlusconi, quando era fin troppo facile presentarsi come forza alternativa al centro-destra. Finita l’era berlusconiana ha prevalso la piatta amministrazione della ditta di Bersani, facile preda per le ambizioni e la presa del potere di Renzi che, sulla falsariga veltroniana e sull’illusione dello straripante voto europeo, ha puntato al partito “omnibus”, senza però riuscirci se non per un breve lasso di tempo.

Basta carbone, ecoconversione

di Alberto Castagnola
È stupefacente che esistano ancora delle persone che cercano di cancellare la realtà, ancorandosi oltretutto a delle affermazioni che tutti i negazionisti del cambiamento climatico ripetono ormai stancamente senza alcuna originalità da oltre un decennio. Comunque vediamole con ordine.
a) È ovvio che l’anidride carbonica sia essenziale per la respirazione di esseri viventi e piante, purtroppo la quantità in cui è ormai presente nell’atmosfera (abbiamo superato le 410 parti per milione e continuiamo le emissioni) sta turbando gravemente l’equilibrio che ha permesso lo sviluppo umano; inoltre continuano a diminuire le zone boscate che erano essenziali per il meccanismo della trasformazione;

Nuove gabbie salariali per il “ricco” Sud

di Carmine Tomeo
Lo scorso 3 giugno, al Festival dell’economia di Trento, i tre professori Ichino, Boeri e Moretti mostrano questo meccanismo: i salari nominali (cioè al netto del potere d’acquisto) sono uniformi in tutto il territorio nazionale. Siccome, però, la produttività del lavoro al Sud è minore rispetto al Nord e, perciò, il costo del lavoro per unità di prodotto è inferiore al Nord rispetto al Sud, la domanda di lavoro al Nord è più alta che al Sud. Questa situazione ha generato un flusso migratorio da Sud a Nord, facendo aumentare il prezzo delle case al Nord. E dal momento che il prezzo della casa è un’importante componente dell’indice dei prezzi di una famiglia, a parità di salario nominale un lavoratore meridionale percepisce in termini reali un reddito da lavoro maggiore di un suo collega settentrionale.

Dalle urne la società che vogliamo

di Stefano Rodotà 
"La società esiste". Queste tre semplici parole colgono le forti dinamiche sociali rivelate dal recentissimo voto amministrativo, e così rovesciano la fin troppo nota affermazione di Margaret Thatcher — «la società non esiste, esistono solo gli individui» — che tanto ha pesato in questi anni, influenzando pure la recente politica italiana. L’esigenza di guardare alla società è sottolineata da tutti quelli che hanno dato la giusta rilevanza al modo in cui si è distribuito il voto tra i quartieri centrali delle città e i quartieri periferici. Ma il voto ha pure messo in evidenza l’irrilevanza sociale di movimenti e gruppi assai influenti invece nella dimensione politico-parlamentare. E sono emerse le condizioni materiali del vivere, che rinviano all’impossibilità di separarsi dai diritti sociali.

Negazionismo: l’alibi di un decreto legge per non fare nulla

di Gabriele Proglio
Da pochi giorni il negazionismo è reato. La condanna, prevista nella modifica della legge Mancino, può arrivare fino a sei anni di reclusione. Le camere hanno ignorato l’accademia: non è stata data alcuna importanza alle opinioni di numerosi docenti, quasi tutti concordi sull’inutilità e sulla pericolosità del ddl. Anzi, la discussione parlamentare è stata l’occasione per mostrare i muscoli intorno a un termine. «Pubblicamente» è stato infatti sostituito con la frase «se la propaganda, ovvero l’istigazione e l’incitamento commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra».

Jo Cox e la finanza senza scrupoli delle Borse

di Il Simplicissimus 
La borsa, ovvero il megafono dei ricchi, festeggia l’assassinio di Jo Cox la parlamentare laburista impegnata contro la Brexit. Festeggia perché sale, mentre gli avversari, quelli che vogliono uscire dalla Ue, sono costretti a spargersi la cenere sui capelli e fare penitenza, come se fossero colpevoli delle mosse del’ennesimo pazzo o terrorista o sedicente terrorista o bombarolo usato come succedaneo della politica, dei comizi, delle idee. Non sono un esperto di storia britannica, ma l’ultimo assassinio di un politico inglese in carica che io ricordi risale a 204 anni fa, ossia all’ 11 maggio del 1812 quando il primo ministro Spencer Perceval fu ucciso con un colpo di pistola a bruciapelo da un banchiere: la pratica dell’assassinio politico è dunque rarissima nell’isola, ma guarda caso con tutto quello che è accaduto in più di due secoli, Ira compresa, il barbaro uso viene ripristinato proprio alla vigilia di un voto che rischia di menare un colpo di accetta sui disegni della finanza globale.

Contro il sistema Torino, contro il sistema Italia

di Angelo d’Orsi
Alberto Asor Rosa, un “cattivo maestro” che stimo da sempre, due giorni fa sulManifesto, ha firmato un articolo allucinante, il cui succo è che per sconfiggere Renzi occorre votare per i candidati PD. Concordo sul fatto che un’alleanza di centrosinistra avrà bisogno non tanto del PD (come sostiene Asor Rosa), quanto piuttosto di una parte cospicua del suo “popolo”, ma per ora occorre lottare contro questo PD, che io ritengo irrecuperabile, come lo fu la DC, di cui sostanzialmente ha preso il posto nella scena politica nazionale. Il che vuol dire che questo PD deve essere sgretolato, e se c’è una parte “sana” nella sua classe politica non deve attendere oltre per rompere con Renzi e uscire dalla porta principale. La fedeltà alla “ditta”, per riprendere la stolta terminologia di Bersani, è del tutto fuori luogo. E chi oggi rimane dentro, finendo per fare ogni volta quello che il capo comanda, si assume responsabilità gravi davanti al suo stesso elettorato. 

Perché No. Tutte le bugie sul Referenzum

di Sandra Bonsanti
E quando si spengono le luci sul palcoscenico e sui due protagonisti, cosa resta del fortilizio di propaganda eretto dal governo a sostegno della riforma Boschi-Verdini? Un cumulo di barzellette, di idiozie, di falsità e ovvietà scandite negli studi occupati della televisione pubblica e nelle pagine di commenti e di cronaca dei giornali fiancheggiatori. La ripetitività delle bugie, “sinceramente” raccontate da Marco Travaglio e Giorgia Salari che ogni spettatore riconosce come realmente pronunciate da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, ha trasformato le verità assolute in pura e semplice disinformazione. In qualcosa che non puoi più ascoltare perché immediatamente produce ilarità. O noia. Comunque, in insofferenza.

Il socialismo del XXI secolo: uno sguardo critico, ma non troppo

di Luca Mozzachiodi
Questa è a conti fatti una storia, una storia dell’America Latina nell’ultimo quarto di secolo, vale a dire più o meno dal disastro dei governi di destra, che si insediano e propugnano politiche liberiste in quasi tutto il continente all’inizio degli anni Novanta, attraverso la decade dorata 2003-2013 che vede affermarsi molti governi con posizioni progressiste quando non apertamente rivoluzionarie all’attuale prospettata rimonta dei liberali; le categorie chiave scelte dagli autori sono tra le più controverse oggi: il socialismo del XXI secolo e il populismo.

La crisi della misura

di Christian Marazzi
Non è un tema molto dibattuto, almeno in pubblico, eppure per la scienza economica e la sua credibilità è una questione assolutamente cruciale. Da qualche anno a questa parte, la produttività del lavoro è un indicatore che fa a dir poco difetto, è una unità di misura che non riesce più a misurare la reale efficienza del lavoro, il che non è cosa da poco se solo si tiene conto del fatto che le negoziazioni sui salari fanno sempre riferimento agli indici di produttività. Di solito per produttività del lavoro si intende il PIL per ora lavorata. Ebbene, tra il 2004 e il 2014, specie nei paesi economicamente avanzati, questo indice della produttività del lavoro si aggira mediamente attorno all’1%, circa la metà rispetto alla produttività media dei due decenni precedenti. La combinazione di bassa produttività e di forza-lavoro stagnante a causa dell’invecchiamento della popolazione porta dritti alla stagnazione della crescita economica.

Sanders: occupate la politica e il partito

di Marina Catucci
L’aveva annunciato con una mail alla stampa e ai suoi sostenitori, e nella notte tra giovedí e venerdí Bernie Sanders, dal suo canale youtube, ha tenuto un discorso in diretta durato più di mezz’ora. I molti che aspettavano un endorsement di Sanders ad Hillary Clinton sono stati delusi, l’endorsement non c’è stato, ma qualcosa Sanders a Clinton ha promesso. «Tra le altre cose di cui questa campagna si deve far carico – ha detto il senatore – c’è anche il battere Trump, e su questo io aiuterò Hillary Clinton». Uniti contro il nemico comune, insomma, per impedire che un razzista, violento, islamofobo, misogino e maniaco possa diventare il prossimo presidente americano, sottolineando che le differenze tra lui ed Hillary ci sono e sono sostanziali, ma dei punti in comune esistono e saranno usati per battere «The Donald» a novembre.

Lotta e solidarietà: un 14 giugno da ricordare

di Guido Capizzi
Una data da ricordare, il 14 giugno 2016, sia in Francia sia in Italia: il lavoro è la parola d’ordine al centro della lotta e della solidarietà. A Nizza la sera del 13 sono in molti che stanno partendo per Parigi, dove il 14 si tiene la manifestazione nazionale per il ritiro della legge El Khomri e la proposta di un nuovo codice più favorevole ai lavoratori. Da settimane le proteste si allargano: se la legge dovesse passare, si abbasseranno i diritti e le tutele per chi lavora e i licenziamenti sarebbero facilitati. Qui a Nizza compagni del PCF mi dicono che “se la legge passa, i datori di lavoro saranno in grado di approvare un accordo con un referendum, cioè con uno strumento di ricatto occupazionale”. I comunisti sono mobilitati: la revisione della legge El-Khomri si è avviata il 13. I Senatori comunisti vogliono mobilitazioni attive per il ritiro della legge, perché il lavoro deve avere più umanità e dignità.

Balkan Route. Lungo la via di un milione di vite

Intervista a Livio Senigalliesi e Denis Vorobyov di Claudio Marradi
Quelli che viaggiano in direzione ostinata e contraria. Che in un’Europa terrorizzata, che alza muri e barriere di filo spinato per tenere lontane persone in fuga dalla guerra, parte incontro a loro per fare “una vita da profughi tra i profughi, per documentare e per conoscere i loro drammi e le loro storie”. Quelli sono Livio Senigalliesi e Denis Vorobyov, fotoreporter che si sono messi in gioco, anima e corpo, nel progetto INSIDE THE BALKAN ROUTE. Ventiquattro giorni di viaggio per raccontare in presa diretta – e con aggiornamenti quotidiani in un inedito esperimento di giornalismo social – l’odissea di uomini e donne che sta cambiando per sempre la storia del Vecchio continente.

Renzi, dalla Russia con timore

di Domenico Cirillo
Eni, Saipem, Finmeccanica, Cassa depositi e prestiti, Fincantieri. Pizzarotti costruzioni, Tecnimont: con i manager di queste imprese pubbliche e private Matteo Renzi si è presentato a San Pietroburgo, saltando le ultime 48 ore di campagna elettorale. L’International economic forum che si tiene nell’antica capitale degli zar non è esattamente un vertice mondiale di primo piano – l’Italia è il paese ospite di questa edizione – l’altro capo di stato intervenuto a fare compagnia a Renzi è stato il presidente del Kazakistan Nazarbayev. Padrone di casa Vladimir Putin, che prima ha elogiato il premier italiano – «gli italiani devono essere orgogliosi di lui, è un grande oratore» – poi è passato rapidamente al sodo.

Popolare di Vicenza e le cattive sorelle

di Vincenzo Comito 
Dunque le ultime notizie di ieri relative alla Banca Popolare di Vicenza sono quelle che la Bce ha «certificato» che ben 58.000 clienti dell’istituto veneto – e tra questi tra operai, pensionati e casalinghe – sono stati fatti passare nei documenti ufficiali, a loro insaputa, come investitori sofisticati a cui si sono così potuti vendere i titoli della stessa, altamente rischiosi, mentre nello stesso giorno un risparmiatore, che aveva perso tutti i suoi risparmi collocati a suo tempo nella banca, si è tolto la vita. I responsabili del settore, i politici, i media, ci hanno raccontato a lungo, dopo la scoppio della crisi del 2008, che le banche italiane, al contrario di quelle degli altri paesi occidentali, non avevano problemi di sorta.

Organizzare la convergenza delle lotte

di Camere del Lavoro Autonomo e Precario
A Roma sabato 25 giugno: il Primo Meeting nazionale delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Dalle ore 17 presso Esc Atelier (San Lorenzo). Tra l’estate e l’autunno del 2013 nascono, a Roma, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario (CLAP). Nascono in tre spazi autogestiti, e si connettono in una comune associazione sindacale. Gli spazi sono: la fabbrica recuperata Officine Zero (Casal Bertone), l’atelier autogestito Esc (San Lorenzo), lo studentato autogestito Puzzle (Tufello). CLAP difende lavoratrici e lavoratori senza tutele, quelle/i escluse/i dal welfare, il lavoro che nessuno difende, quello precario, intermittente e autonomo (partite Iva con bassi redditi, freelance, ecc.), chi il lavoro lo perde, chi lavora – magari anche con contratti “stabili” – e non viene pagato.

La maestra e la pedagogia della garrota

di Luis Hernández Navarro
Kendy Moreno Mercado è maestra rurale a La Laguna. E’ da otto anni in servizio come insegnante. Lavora alla scuola elementare Pablo L. Sidar, nell’ejido Santa Fe, dove i lavandini per bere non funzionano, gli utensili elettrici smettono di funzionare quando si accende l’aria condizionata e non ci sono campi sportivi. Oltre ad essere maestra, Kendy è avvocata, nonché una donna molto agguerrita. Lo scorso 10 giugno ha tenuto testa al ministro dell’istruzione, Aurelio Nuño, in una riunione che il funzionario ha organizzato con un gruppo di docenti a San Buenaventura, Coahuila, feudo sindacale di Carlos Moreira – fratello del governatore –, per propagandare la bontà della sua riforma educativa.

Marx, dal Manifesto a Il capitale

di Renato Caputo
Marx ed Engels concludono la loro opera nel gennaio 1848 invitando il proletariato di tutto il mondo a unirsi per dar vita a un grande processo rivoluzionario. Appena un mese dopo, la rivoluzione scoppiata in Francia innesca uno dei più ampi processi rivoluzionari che la storia abbia conosciuto, incendiando l’intera Europa in quella che è ricordata come la primavera dei popoli. Così Marx, espulso anche da Bruxelles, potrà finalmente tornare nel suo paese e riprendere la pubblicazione del suo giornale, con il titolo di “Nuova gazzetta renana”, che diviene l’organo di stampa della componente più radicahle della rivoluzione. D’altra parte è proprio la radicalità delle posizioni espresse per la prima volta in modo autonomo dal proletariato moderno, finalmente dotato di coscienza di classe, a spaventare la borghesia, tanto da fargli abbandonare le posizioni rivoluzionarie per cercare un compromesso con le precedenti classi dominanti.

Ballottaggi, diciamo NO ai rottamatori della Costituzione

di Paolo Flores d’Arcais
Si vota per eleggere solo i sindaci, la "politica" non c'entra, sentiamo dire dalla corte renziana. Si vota anche per eleggere i sindaci, certamente. Ma non solo. Ci vuole una dose industriale di ingenuità per nascondersi che al ballottaggio voteremo per eleggere un sindaco e per (o contro) la Costituzione, quella che porta le firme del comunista Terracini (Presidente della Costituente) e del democristiano De Gasperi (Presidente del Consiglio) e l'impronta decisiva di Calamandrei e dei valori azionisti di "giustizia e libertà".

Fiom: 115 anni in lotta per i diritti

di Mario Pierro
Centoquindici anni di storia della Fiom sono stati celebrati ieri al Senato dal presidente Aldo Grasso con il segretario generale Cgil Susanna Camusso, quello dei meccanici di Corso Italia Maurizio Landini, Francesca Re David, Gianni Rinaldini (presidente Fondazione Claudio Sabattini) e Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale. «La Fiom è stata grande protagonista e non ha mai mancato, nelle diverse fasi della storia del nostro Paese, di rappresentare il lavoro, di agire per rendere concreto ed effettivo il principio lavorista sancito dalla nostra Costituzione – ha detto Grasso – È compito della politica e delle istituzioni impedire in ogni modo che si formi un vuoto di rappresentanza del lavoro e dei suoi valori, che si interrompa quel dialogo fecondo che ha caratterizzato – con la dinamica democratica del conflitto e del suo superamento – decenni della nostra storia».

Quando la Francia si muove, tutta l’Europa trema

di Miguel Urbán Crespo
Scioperi e proteste di massa stanno scuotendo la Francia, con la minaccia di maggiori scosse future poiché una “controriforma” dell’odiata legge del lavoro arriva in senato il 14 giugno (si prevede il voto il 28 giugno, n.d.t.). Il governo del Partito Socialista guidato dal presidente François Hollande e dal Primo Ministro Manuel Valls, sta cercando di spingere l’approvazione della legge, nota come legge El Khomri, che eliminerebbe le protezioni per i lavoratori, che le hanno da lungo tempo. La legge ha però provocato una massiccia resistenza espressa in diverse forme, dall’occupazione delle piazze pubbliche denominata “Nuit Debout” (In piedi tutta la notte), a un risveglio di azione di massa della classe operaia, compresi gli scioperi generali.

A un anno da "Laudato sì"

di Grazia Francescato 
Buon compleanno, Laudato Si'! Esattamente un anno fa, il 18 giugno 2015, l'enciclica 'verde' di papa Francesco veniva presentata al mondo e accolta con favore diffuso e trasversale (ma anche fatta segno di dure critiche, basti pensare agli ambienti conservatori Usa). Nel primo anniversario,la Chiesa celebra l'evento con una grande conferenza che avrà luogo a Roma il 20 giugno, organizzata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e intitolata "Sulla cura della casa comune nell'anno della Misericordia". A tenere le redini sarà il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio, lo stesso che ha tenuto a battesimo l'enciclica in Vaticano dodici mesi fa.

Oltre il caporalato, lo sfruttamento

di Antonio Ciniero
Dopo lo sciopero del 2011 dei braccianti agricoli alloggiati nel campo di Boncuri (Nardò – Le), in Italia è tornato a riaprirsi un dibattito pubblico sul tema del lavoro in agricoltura, soprattutto di quello stagionale; aspetto sicuramente positivo ma che rischia di avere le altre conseguenze quella di ridurre la complessità del tema trattato, selezionando e proponendo alla discussione pubblica solo alcuni aspetti del fenomeno e in questo modo favorendo la diffusione di un’immagine molto parziale della questione: è il caso di quanto sta avvenendo rispetto alla tematizzazione del rapporto intercorrente caporalato e sfruttamento lavorativo. Una tematizzazione che rischia di avere ricadute politiche, economiche e sociali non indifferenti.

Regno Unito: chi vuole uscire dall'Unione Europea

di Paolo Rizzi
“Se la maggioranza degli inglesi dovesse decidere per la Brexit, sarebbe una decisione contro il mercato unico. Dentro è dentro, fuori è fuori. La sovranità del popolo inglese va rispettata”. A dirlo è il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaüble, mentre i sondaggi segnalano l'opinione pubblica inglese divisa quasi a metà sulla scelta tra restare nell'Unione Europea o uscire. Il referendum del 23 Giugno appare quindi appeso agli indecisi dell'ultima ora. Come abbiamo riportato la settimana scorsa, una maggioranza schiacciante di partiti e di attori economici si è schierata per la permanenza nell'Unione Europea. Com'è possibile, allora, che la metà, se non di più, degli elettori dichiari di essere pronta a lasciare l'UE?

Malessere e disagi relazionali nel mondo globalizzato

di Francesco Giacomantonio
Nel corso dell’età contemporanea le scienze umane e bio-mediche hanno progressivamente approfondito la conoscenza del comportamento umano e un campo di ricerca e studio da tempo affermato è quello della psicopatologia, che si occupa di disfunzioni comportamentali dipendenti dagli stati mentali e psichici. Se, però, ci soffermiamo a considerare la condizione delle società complesse negli ultimi decenni, possiamo osservare come molti comportamenti problematici sembrano discendere da particolari contesti sociali, così che oggi possiamo, forse, ormai individuare anche una “sociopatologia della vita quotidiana”. Delineare questa sociopatologia, nella sua fenomenologia, è possibile, in buona misura facendo riferimento ad alcuni contributi della più recente teoria sociologica, che permettono di cogliere in quali aspetti indicativi essa possa concretizzarsi: comunicazione, identità, tempo.

La sinistra di tutt@. Appuntamento il 2 luglio

La sinistra – come la politica – è di tutt@
Di tutt@ coloro che sono protagonisti di uno spazio aperto e plurale di esperienze, soggetti e pratiche diverse: sociali, culturali, politiche ed economiche. Tutte esprimono una propria dimensione politica, di cambiamento e di trasformazione dell’esistente. Come la politica anche la sinistra assume dimensioni e forme diverse, ciascuna con la propria peculiarità e funzione. Come va rivendicata la pari dignità delle diverse forme della politica e delle soggettività a queste sottese (associazioni, movimenti, campagne, sindacati, partiti, ecc), così solo declinando il vocabolario ed il lessico della sinistra nell’ambito di un campo di forze aperto – ognuna con pari dignità – si può sperare di costruire la necessaria forza per una prospettiva politica di cambiamento.

La paura mangia l’anima, uno spettro si aggira per l’umanità

di Alba Vastano
"Dalle catastrofi naturali alla chiusura improvvisa della fabbrica dove si lavora da 20 anni, da un crollo in borsa che manda in fumo la pensione e risparmi accumulati per anni a un attacco terroristico. Nessuno ha più la situazione sotto controllo. Le paure di oggi sono sparse, sono diffuse e non siamo in grado di individuare con precisione le fonti da cui provengono" (Zygmunt Bauman). Uno spettro invadente e inquietante si aggira per l’umanità a caccia di vittime e ne miete una moltitudine insospettata. Lo spettro è la paura irrazionale di vivere senza sicurezze, di affrontare l’incognito. Ci sentiamo minacciati da un nemico invisibile e spesso inesistente. Il nemico è dentro di noi. Siamo i nemici di noi stessi, troppo impegnati a difenderci non da un pericolo reale ma dalla paura che il pericolo sia reale. Quell’ agghiacciante paura è il perpetuum mobile a scatenarla. Quel moto perpetuo del pensiero che il complesso delle azioni e relazioni della nostra vita sia instabile, o improvvisamente lo diventi.

Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie: il momento è adesso

Ad un mese dall’ECOFIN di giugno,10.000 organizzazioni della società civile assieme alle maggiori associazioni sindacali da 39 Paesi si rivolgono oggi ai 10 Capi di Stato e di Governo europei, tra cui il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, perché si concretizzi l’impegno, assunto lo scorso dicembre dai Paesi UE, di raggiungere entro giugno l’accordo per l’introduzione della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF). Dieci Paesi europei, tra cui l’Italia, sono oggi sul punto di annunciare un accordo storico. Un punto di svolta che contribuirebbe a disincentivare finalmente pratiche speculative sui mercati e a far versare al settore finanziario il “giusto contributo fiscale” agli Stati.

Pensioni. Oltre il raggiro: vogliono umiliare i lavoratori

di Franco Astengo
Possono stare tranquilli quanti, nelle scorse ore, hanno espresso una sacrosanta indignazione per la proposta avanzata dal governo Renzi al riguardo del “prestito pensionabile” e hanno gridato alla truffa e all’evidente tentativo di favorire i conti delle Banche e delle assicurazioni (di regime? Monte dei Paschi, Banca Etruria, Unipol – SAI?). La notizia è questa: L’Ue mette un paletto per i Paesi dell’Euro sul fronte delle pensioni. Non si rivolge all’Italia, che la sua riforma l’ha già fatta. Ma chiede a tutti i partner di “estendere la vita lavorativa e quindi rafforzare il reddito pensionistico, attraverso misure che aumentino l’occupabilità delle persone più anziane e che restringano il ritiro anticipato dalla forza lavoro”.

La governance delle migrazioni

di Luca Cangianti
La forza-lavoro è una merce, ma a differenza di un frigorifero non è prodotta in una fabbrica. Il supporto materiale della forza-lavoro sono gli esseri umani, che sono ancora generati biologicamente e allevati all’interno della famiglia, un’unità produttiva non capitalistica sussunta solo formalmente al modo di produzione dominante. A questa prima peculiarità della merce forza-lavoro ne va aggiunta una seconda: essa è l’unica merce capace di produrre un valore superiore al proprio. Questa seconda caratteristica fa della forza-lavoro l’elemento vivificante dell’accumulazione capitalistica, mentre la prima ne costituisce un limite di difficile gestione per il metabolismo del sistema.

Neomaccartismo: i cattivi maestri di Trump

di Luca Celada 
È passata quasi una settimana dall’orrenda strage di Orlando, una settimana tragica che ha illuminato come un lampo il paesaggio convulso di questa America al crocevia, chiamata a cercare di definire il proprio futuro. «L’11 settembre degli Lgbt» ha deflagrato una polemica in cui sono risaltati i contorni dell’epocale scontro in atto. Trump, per la cui narrazione di psicosi e conflitto ogni violenza è carburante essenziale, non ha perso tempo nell’appropriarsi dell’attentato. Anche questo ennesimo, anomalo, sconsiderato atto in cui in apparenza si mescolano mitomania, pregiudizio, integralismi e malesseri contorti, è stato lo spunto per alimentare il panico e raccogliere i frutti della paura seminata negli ultimi mesi.

Dallo Stato sovrano allo Stato partecipato

di Paolo Prodi
In un precedente intervento su questa rivista, ho avanzato la tesi che la riduzione del problema delle pensioni a dilemma tra sistema retributivo e sistema contributivo ‒ come avviene non solo nella stampa e nei talk show, ma anche in interventi di autorevoli esperti ‒ è deviante e pericoloso particolarmente in questo momento storico: quando stiamo già abbandonando, con la rivoluzione tecnologica, il sistema della fabbrica e delle strutture burocratiche sulle quali si era costruito il welfare state nell’Ottocento, con il coinvolgimento dei lavoratori e delle imprese. Il ricorso alla tassazione generale, al fisco, diventa invece inevitabile e urgente quando le figure del produttore-lavoratore e del consumatore non coincidono più.

Perché Landini non è così credibile quando dice viva la Francia

di Eliana Como
Landini ha recentemente commentato in un intervista all’Huffington Post lo sciopero generale del 14 giugno in Francia e giustamente dice vive la France! Ben venga, certo, che il segretario generale della Fiom guardi oggi alla Francia. Anche la segretaria generale della Cgil quel giorno ha fatto gli auguri ai lavoratori e alle lavoratrici francesi in sciopero. Aldilà degli slogan, bisognerebbe però essere più coerenti e conseguenti, tra quello che si predica (o si commenta) per gli altri paesi e quello che si decide, e si concretizza, nel proprio.

Jo Cox, europea

di Luca Billi 
Fino ad ora rischiamo di ricordare questa edizione dei campionati europei di calcio più per gli scontri delle bande di tifosi che precedono quasi ogni partita piuttosto che per le partite stesse. Mi sembra una metafora perfetta delle tenebre che sono calate sul nostro continente, sempre più vecchio, sempre più esausto, ormai moribondo. Sono giorni difficili per l’Europa, in cui molti di noi cittadini europei siamo chiamati a fare delle scelte che incideranno sul nostro futuro e probabilmente su quello della generazione dopo la nostra, eppure non c’è speranza, solo paura. Non c’è gioia, solo livore. Non c’è voglia di lottare, solo rabbia, impotente, vana, senza scopo. Quelle bande di giovani violenti ci raccontano molto di più di quello che vorremmo ammettere.

La diga di Erdogan per cancellare i Curdi

di Riccardo Bottazzo
Si chiama Güneydoğu Anadolu Projesi (Gup), traducibile con “Progetto per l’Anatolia Sud Occidentale”, e viene spacciato come un piano di proporzioni bibliche da 32 miliardi di dollari per trasformare gli alti bacini dei fiumi Tigri ed Eufrate con la realizzazione di 22 dighe e 19 centrali idroelettriche. Pensato da Kemal Ataturk, il fondatore dell’attuale Turchia, come un grimaldello per rifondare lo Stato in chiave moderna, spingendolo verso una industrializzazione forzata, nelle mani del presidentissimo Recep Tayyip Erdogan, il Gup è stato trasformato in un vero e proprio strumento di genocidio per sommergere sotto tonnellate d’acqua le città, i villaggi, i luoghi di resistenza e di memoria di quei curdi che continuano a resistere alla dittatura.

Referendum: giù le mani da Berlinguer

di Giulio Cavalli 
È un nuovo must della narrazione renziana, una di quelle trovate che capisci che sono state organizzate dall’alto perché ti ritornano nei dibattiti dappertutto, ogni volta, come una tiritera: «Berlinguer avrebbe votato questa riforma costituzionale» dicono i sostenitori del Sì con la miseria di chi ha bisogno di trovare testimonial frugando nel passato pernascondere la pochezza dei presenti. Il trucco è sempre lo stesso: una veloce googlata tra i discorsi del prescelto e poi l’estrapolazione (sempre piuttosto semplicistica) di qualche frase ad effetto che possa risultare funzionale alla propaganda. E così tutti quelli che negli ultimi decenni si sono espressi contro il bicameralismo perfetto diventano direttamente sostenitori della riforma Boschi. È un trabocchetto volgare eppure rischia di funzionare e per questo vale la pena approfondire, studiare e smentire.

Imu condonata a Eni e Edison. Il dono di Renzi ai big delle trivelle

Un bel condono per Eni ed Edison come grazioso regalo del governo per Eni ed Edison. Renzi festeggia così il mancato quorum al referendum No Triv e regala alcune centinaia di milioni ai big delle trivelle sotto forma di condono dell’Imu. Lo spiega il coordinamento nazionale No Triv con un comunicato che vale la pena riportare integralmente: «Con La Risoluzione n. 3/DF del 1° giugno 2016 il Ministero delle Finanze ha di fatto esentato per il futuro i proprietari delle piattaforme in mare dal pagamento dei tributi locali; ciò in quanto assenti in Catasto. Il che è tre volte vergognoso.