La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 18 giugno 2016

Basta carbone, ecoconversione

di Alberto Castagnola
È stupefacente che esistano ancora delle persone che cercano di cancellare la realtà, ancorandosi oltretutto a delle affermazioni che tutti i negazionisti del cambiamento climatico ripetono ormai stancamente senza alcuna originalità da oltre un decennio. Comunque vediamole con ordine.
a) È ovvio che l’anidride carbonica sia essenziale per la respirazione di esseri viventi e piante, purtroppo la quantità in cui è ormai presente nell’atmosfera (abbiamo superato le 410 parti per milione e continuiamo le emissioni) sta turbando gravemente l’equilibrio che ha permesso lo sviluppo umano; inoltre continuano a diminuire le zone boscate che erano essenziali per il meccanismo della trasformazione;
b) è ovvio che l’energia è stata utile per lo sviluppo umano, purtroppo il suo uso è stato concentrato solo in alcuni paesi, mentre nella stragrande maggioranza degli altri si prelevavano risorse di ogni tipo per impiegarle nei paesi dominanti; questo meccanismo è ancora completamente in funzione con effetti deleteri per gli esseri umani e causando guerre in fase di moltiplicazione. Inoltre la massima parte dell’energia è stata tratta nei paesi ricchi ricorrendo alle fonti fossili (carbone, petrolio e gas) che stanno forse irrimediabilmente incidendo sul clima dell’intero pianeta;
c) quanto ai “fattori sostanzialmente esterni al pianeta” che inciderebbero sul clima non si dice nulla, però i negazionisti fanno in genere riferimento all’andamento delle macchie solari e al succedersi delle glaciazioni negli ultimi milioni di anni, fenomeni con i quali non esiste alcuna correlazione scientificamente provata;
d) anche degli “infiniti sperperi di risorse “ destinati alla lotta per il cambiamento climatico non c’è traccia nella realtà, dove invece continuano a esistere incentivi e sostegni vari per oltre 600 miliardi di dollari all’anno per le fonti fossili, mentre sono irrisori quelli destinati alle fonti rinnovabili.
Comunque mi permetto di suggerire ai lettori la lettura di due testi essenziali che documentano ampiamente quanto qui affermato: Stefano Caserini, “A qualcuno piace caldo”, Edizioni Ambiente, 2008 e l’allegato del Corriere della Sera di alcuni giorni fa, “Cambia il clima, cambia il mondo” che documenta (con sei mesi di ritardo) quanto è avvenuto a Parigi nel dicembre scorso a livello istituzionale e internazionale.
Infine, il destinatario di questo commento. Io continuo a sperare che siamo in presenza di una omonimia, cioè che le imprese legate al mondo del carbone non siano rappresentate da un modesto negazionista… Se così non fosse, mi permetto di suggerire qualcosa di utile per i cittadini italiani: perché non studiare cosa è successo in Cina dopo la chiusura di 18.000 impianti vetusti a carbone nella sola zona di Pechino? Perché non intervenire sul Parco Geominerario che copre quasi in terzo della Sardegna per mettere in sicurezza le miniere e trasformarle in potenti attrazioni turistiche, invece di continuare ad accumulare nei piazzali un carbone troppo pieno di zolfo? Perché non studiare le miniere colombiane e gli impianti a carbone dell’Enel e intraprendere una riconversione e una trasformazione molto meno dannosa per l’ambiente, riducendo nel contempo le importazioni? In sostanza, ci sarebbero ancora sei mesi per suggerire al governo misure realistiche e adeguate per assumere significativi impegni internazionali nel quadro dell’Onu e del suo esercito di scienziati dell’Ipcc. E con questo, spero di essere stato sufficientemente “propositivo”.

Fonte: comune-info.net 

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