La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 4 febbraio 2017

Dopo lo spartiacque del 4 dicembre: il compito della politica? Sbloccare la civiltà

di Raniero La Valle
L’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre, mostrando un’intelligenza politica popolare tutt’altro che spenta, ci consegna una responsabilità che non possiamo ridurre a proposte di corto respiro; occorre invece affrontare come prioritari i nodi che oggi bloccano la politica e strozzano lo sviluppo stesso della civiltà in tutto il mondo. Fare politica vuol dire precisamente rimuovere queste strozzature. Io vedo tre questioni prioritarie, tre “forze frenanti” su cui dovrebbero misurarsi il pensiero e l’iniziativa culturale, politica e religiosa per consentire la ripresa di un cammino di civiltà, che per ora sembra bloccato o addirittura in ripiegamento rispetto alle conquiste del ‘900; e non solo per Trump.

Sinistra, chi è all’origine del problema non può essere la soluzione

di Paolo Ferrero
La domanda di rottura e cambiamento che è emersa dal referendum sulla Costituzione è assai forte ed eccede ampiamente l’offerta politica presente nello spazio pubblico. Il fatto che non esista una sinistra degna di questo nome è un problema che non riguarda solo i partiti, ma la stessa incisività delle lotte democratiche. E’ un problema che deve essere risolto. Noi però non sosteniamo la ricostruzione di un centro sinistra o dell’Ulivo: sono proprio le fallimentari politiche del centro sinistra che hanno aperto la strada alle destre populiste e al Movimento 5 Stelle. Il governo Monti, che è la madre di tutti i disastri dell’ultimo periodo, l’hanno messo in piedi proprio i vari D’Alema, Bersani, Letta, etc. etc.

Città ribelli, resistenza urbana e capitalismo. Intervista a David Harvey

Intervista a David Harvey di Vincent Emanuele 
Inizi il tuo libro ‘Rebel Cities: From the Right to the City to the Urban Revolution’ [Città ribelli: dal diritto alla città alla rivoluzione urbana] descrivendo la tua esperienza a Parigi negli anni ’70: “Alti edifici giganti, autostrade, edilizia popolare senz’anima e mercificazione monopolizzata nelle strade che minacciano di inghiottire la vecchia Parigi … Parigi dagli anni ’60 in poi è stata chiaramente nel mezzo di una crisi esistenziale”. Nel 1967 Henry Lefebvre scrisse il suo fondamentale saggio “Del diritto alla città”. Puoi parlarci di quel periodo e dell’impulso a scrivere Rebel Cities?

Un quarto di secolo con Maastricht: liberiamocene, o sarà fascismo

di Alessandro Somma 
Il Trattato di Maastricht, a cui si devono l’Euro e gli attuali assetti politico istituzionali dell’Unione europea, compie un quarto di secolo: venne firmato il 7 febbraio 1992, per poi essere ratificato dagli allora dodici Paesi membri ed entrare in vigore il 1. novembre 1993. In alcuni casi questo passaggio coinvolse direttamente il corpo elettorale: come in Danimarca, dove furono necessari due referendum per poi raggiungere un consenso relativamente contenuto (56,7%), e in Francia, dove i favorevoli rappresentarono una minoranza decisamente risicata (51%). Diversa la situazione nei Paesi in cui la ratifica spettò ai parlamenti nazionali: quasi ovunque il Trattato fu approvato con maggioranze bulgare, a testimonianza di come sui temi europei, e in genere sulle ricette economiche, la distanza tra elettori ed eletti sia da molto tempo incolmabile. 

Le radici dell’europeismo di sinistra

di Thomas Fazi
Ultimamente si fa un gran parlare – grazie sia a una serie di importanti riflessioni partorite da intellettuali dell’area della “sinistra radicale” (penso soprattutto ai libri Sei lezioni di economia di Sergio Cesaratto, La scomparsa della sinistra in Europa di Aldo Barba e Massimo Pivetti e La variante populista di Carlo Formenti), sia ai parziali mea culpa di personaggi come Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani – degli “errori” compiuti dalla sinistra negli ultimi decenni.

La magnitudo delle banche

di Marco Bersani
Nell’epoca del capitalismo finanziarizzato anche i terremoti non sono tutti uguali. Esistono quelli classici, conosciuti da tutti per esperienza personale diretta o indiretta, e che originano da punti profondi della crosta terrestre, generando scosse devastanti: provocano morti, distruzioni, fratture di continuità sociale, angosce e solitudini. Sono conosciuti e studiati da secoli, anche se ogni volta che ne accade uno, la capacità di prevenzione e di intervento nel nostro Paese sembra tornare all’anno zero. Esistono invece nuovi terremoti, conosciuti da pochi finché non vengono resi pubblici (solitamente da un’inchiesta giudiziaria), e che originano da punti profondi del sistema bancario e finanziario.

Come la presidenza di Donald Trump potrebbe ricompattare la sinistra Usa

di Cristopher D. Cook
Dal momento che, ovunque in America, milioni di Democratici, Verdi, liberali, progressisti e gente di sinistra si preparano a resistere a Trump, è giunto il momento di iniziare a costruire un unità ed un’alleanza più grandi, in questo variegato mondo di attivisti, comunità e movimenti. Semplicemente, con l’intensificarsi degli attacchi verso gli immigrati, le donne, la gente di colore, i Musulmani, l’ambiente, i diritti dei lavoratori, e così via, non possiamo più permetterci l’isolamento politico o qualsiasi tipo di divisione.

Aspetti politici della precarizzazione

di Marco Palazzotto 
Io so. Io so i nomi di chi ha appoggiato in Italia lo sviluppo del neoliberismo.  Io so i nomi di chi ha gestito il processo d’integrazione europea, e oggi è colpevole del disastro economico e sociale che colpisce milioni di famiglie in tutta Europa. Io so i nomi dei responsabili che oggi si trovano alla guida delle istituzioni economiche, finanziarie e politiche europee e che continuano a imporre le politiche di austerità a paesi martoriati da quasi dieci anni di crisi economica. Io so i nomi dei politici italiani, oggi anche nei partiti di governo, che da più di trent’anni attuano politiche volte allo smantellamento dei servizi sociali e delle leggi a tutela dei lavoratori.  Io so i nomi di chi ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione, istituzionalizzando così un credo liberale che non trova riscontro nelle risultanze empiriche. 

Sinistra, pensiero critico e tatticismi regressivi

di Paolo Favilli
Il documento preparatorio all’imminente congresso di Sinistra italiana tratteggia con sufficiente precisione le caratteristiche di fondo della forza politica che dovrebbe uscire dal congresso di Rimini. Caratteristiche molto impegnative che, nell’insieme, delineano una «radicalità», più volte rivendicata nel testo, non declinabile in generico «radicalismo». E questo perché la proposta politica emerge da un impianto culturale che, programmaticamente, non si lascia iscrivere in spazi connotati dal breve periodo.

Globalizzazione e altermondialismo: le ragioni dimenticate dei movimenti

di Sergio Segio
Da molti punti di vista e su non pochi aspetti, il cambio del secolo sembra aver chiuso fuori dalla porta Storia e storie, memoria individuale e memoria collettiva. Con un congruo anticipo, del resto, un economista conservatore, Francis Fukuyama, era arrivato a teorizzare proprio la fine della Storia. Contemporaneamente, i suoi colleghi di università e docenza, i “Chicago boys” di Milton Friedman, fornivano le basi dottrinarie di quel processo neoliberista centrato su privatizzazioni, liberalizzazioni, smantellamento dei sistemi di welfare, deregulation e messa in mora di poteri e controlli pubblici tuttora in corso.

Il populismo democratico tra l’Europa e l’America Latina

Intervista a Samuele Mazzolini di Political Observer on Populism 
1) Partiamo da dove siamo rimasti. Nell’ultima intervista (aprile 2015) hai dichiarato che “mentre in America Latina il populismo è ampiamente accettato e interiorizzato all’interno della sinistra, in Europa non è così, e possiamo parlare di Spagna e Grecia come laboratori interessanti in questo senso” . Nel frattempo il risultato di Podemos alle ultime elezioni politiche non è stato all’altezza delle aspettative, nel Regno Unito l’approccio populista di Corbyn non ha convinto l’establishment del Partito Laburista, e i leader di Syriza hanno dovuto rinunciare a molte delle promesse fatte prima delle elezioni perdendo così parte del sostegno popolare. L’ondata europea del populismo di sinistra ha già ceduto il passo al pentimento e al disincanto oppure è un laboratorio politico ancora in funzione?

L’alleanza dei corpi. Note per una teoria performativa dell'azione collettiva

di Judith Butler
Spesso, negli ultimi tempi, mi viene posta la seguente domanda: come si fa a passare dalla teoria della performatività del genere a una riflessione sulle vite precarie? Sebbene tale domanda miri implicitamente a ottenere una risposta di tipo biografico, essa pone in ogni caso in rilievo una questione di tipo teorico: qual è, se c’è, la connessione tra la «performatività del genere» e le «vite precarie»? Com’è possibile, nel mio caso, partire dall’interesse per la teoria queer e i diritti delle minoranze sessuali e di genere, per poi arrivare a scrivere, piú in generale, su come la guerra e altre condizioni socioeconomiche designino intere popolazioni come non degne di lutto?

Bauman e l'antinomia dell'Europa unita

di Franco Di Giorgi
Oggi, diceva Zygmunt Bauman, a causa della globalizzazione, di cui si giovano i mercati e il capitalismo globale, l’intero genere umano si trova in una sorta di mondo hobbesiano, dal quale crede tuttavia che si possa uscire facendo leva sul modello che, nonostante tutto, l’Europa ha saputo fornire nella storia, a partire ad esempio dalla politica integrativa già adottata dall’Impero Romano, ossia dall’arte di convivere con il prossimo, con l’altro, con il vicino, con il “più prossimo”, con quell’egghýteron cui Paolo faceva cenno nella Lettera ai Romani.

Investire in una truffa: l'ultima frontiera della roulette finanziaria

di Andrea Baranes 
In finanza lo "schema di Ponzi" è la truffa per eccellenza. Ponzi prometteva rendimenti mirabolanti a chi gli avesse affidato i propri risparmi. In realtà non investiva nulla, ma si limitava a restituire parte del capitale ai primi aderenti, dicendo che erano i profitti sui presunti investimenti. Nel frattempo si metteva in tasca una parte consistente dei capitali versati. Dall'esterno, però, il sistema sembrava funzionare, il che attraeva nuovi sprovveduti. L'afflusso di nuovi capitali tenne in piedi la piramide per alcuni anni.

Terremoti capitali

di Lanfranco Binni
Il 27 gennaio, nel «giorno della memoria», il presidente degli Stati Uniti d’America ha firmato il suo editto contro i musulmani; ricordo che «musulmani» erano chiamati nei lager i deportati, per i loro corpi scavati dalla fame, dal gelo e dalle malattie. Pochi giorni prima Donald Trump aveva ricevuto l’entusiastico sostegno del premier israeliano Netanyahu al suo progetto di estendere il muro al confine con il Messico: «Il presidente Trump ha ragione. Ho costruito un muro lungo il confine meridionale di Israele e si è fermata tutta l’immigrazione clandestina. Grande successo. Grande idea». Rivedo i muri intorno ai ghetti ebraici, oggi riservati dagli israeliani ai palestinesi, per segregarli e rapinarne i territori.

Un Paese ostaggio di tre Destre

di Roberto Mancini 
Le tre Destre. Sono le forze rimaste a contendersi il potere: la Destra tradizionale (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), la nuova Destra populista (Movimento 5 Stelle) e la Destra neoliberista (Partito Democratico, con la fuorviante etichetta di “centro-sinistra”). Che molti neghino la distinzione tra destra e sinistra è un sintomo di quanto la mentalità di destra sia diffusa. Benché falsa, tale credenza ha finito per dire qualcosa di reale: in effetti la differenza da tempo non si vede. Non perché non esista in sé, ma perché la sinistra politica è sparita e così anche quella culturale.

Basta con l'austerità e nuovi ricatti!

In tanti, e si moltiplicano, dicono che questa Europa non può andare avanti così. La situazione mondiale per altro rende tutto sempre più drammatico. Ma se si vuole cambiare bisogna cominciare subito. Indichiamo alcune cose urgentissime. A tutti i paesi del Sud Europa la commissione sta chiedendo nuove misure di austerità. In Grecia si va alla valutazione del terzo programma di aiuti. La Grecia, grazie all'operato del governo Tsipras, ha ormai le condizioni per cominciare ad uscire dalla fase più drammatica della crisi. Sono però molto forti le pressioni degli establishment europei per chiedere ulteriori, ingiuste e insostenibili misure di austerità.

I muri di Trump e quelli dell’Europa

di Annalisa Camilli
Il 27 gennaio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, da pochi giorni arrivato alla Casa Bianca, ha firmato un ordine esecutivo con cui ha sospeso per tre mesi l’ingresso negli Stati Uniti di cittadini provenienti da sette paesi, anche se in possesso di permessi di soggiorno e di visti d’ingresso regolari e ha sospeso per quattro mesi il programma di ricollocamento dei profughi. Trump ha giustificato la decisione dicendo che “serve a salvaguardare gli americani dagli attacchi terroristici da parte di cittadini di origine straniera”. La risoluzione, che ha portato all’arresto di centinaia di persone negli aeroporti statunitensi, ha scatenato proteste negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

Economia globale: di chi sarà il 2017?

di Fausto Durante 
Nella competizione che ogni anno ha luogo tra le grandi aree economiche del mondo, il 2017 sarà – secondo i principali istituti internazionali di analisi economica e di statistica – l'anno dell'India. Con un aumento previsto del 7,5% del prodotto interno lordo, largamente derivante dagli effetti dei massicci investimenti in infrastrutture, il governo guidato da Narendra Modi metterà a segno il tasso di crescita più consistente nel contesto dei sistemi economici rilevanti a livello globale, contribuendo all'incremento del 5,2% complessivo nel continente asiatico e al rafforzamento della posizione di locomotiva dell'economia mondiale dell'Asia.

Quando Trentin criticava D’Alema per quel renzismo ante litteram

di Andrea Ranieri 
Nell’intervista di Arturo Scotto, sul manifesto di martedì, rispunta un luogo comune della sinistra moderata. «Dobbiamo essere partito di governo, altrimenti ci riduciamo ad un ruolo residuale di testimonianza». La penso all’opposto. Che cioè è stata l’ossessione del governo e la perdita della capacità di testimoniare con le storia delle persone e con le proprie azioni concrete la possibilità di un mondo diverso la causa della progressiva e inesorabile degenerazione della sinistra.

Dalla Marcia allo sciopero internazionale delle donne

di Cinzia Arruzza 
Le organizzatrici della Marcia delle donne del 21 gennaio a Washington si aspettavano certo una grande partecipazione, ma che quasi 3 milioni di persone decidessero di scendere nelle strade in tutto il paese e in diverse città in giro per il mondo è andato ben oltre le loro più ottimistiche aspettative e ha rappresentato un serio imbarazzo per Donald Trump. L'aspetto più notevole riguardo la Marcia delle donne è stata la grande presenza di persone senza esperienza politica né partecipazione a precedenti proteste.

Tortura, il reato che non c’è

di Duccio Facchini 
L’Italia rischia di essere nuovamente condannata nei prossimi mesi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per aver violato il divieto di tortura sancito all’articolo 3 della “Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Lo conferma l’avvocato genovese Emanuele Tambuscio, tra i legali che stanno curando i ricorsi presentati alla Corte dalle vittime delle violenze avvenute a Genova durante il summit “G8” del luglio 2001, presso la scuola Diaz-Pertini e la caserma Bolzaneto, per mano delle forze dell’ordine.

Trump ha un problema, i Sioux

di Maria Rita D'Orsogna 
Si chiama Last Child ed è uno degli ultimi accampamenti di resistenza ancora in piedi contro il Dakota Access pipeline che dovrebbe attraversare terre sacre agli indiani d’America e la riserva Standing Rock dei Sioux. Quaranta sono le persone che sono state evacuate da Last Child, con due arresti, e vari tafferugli con la polizia. Altri settantasei sono stati arrestati presso la città di Cannon Ball perché avevano protestato su terre di proprietà della ditta che costruirà l’oleodotto, la Energy Transfer Partners.

Il Mar Cinese Meridionale sarà una miccia? Intervista a Ignacio Ramonet

Intervista a Ignacio Ramonet di Gabriela Amaya 
Col titolo Il Conflitto del Mar della Cina, l’eminente docente e giornalista Ignacio Ramonet ha chiuso il ciclo di conferenze denominato Conflitti di frontiere, svoltosi presso il centro sociale e culturale La Casa Encendida di Madrid. Qui troverete le risposte di Ramonet, col quale abbiamo potuto interloquire subito dopo il termine della conferenza, magistrale come sempre.

Microfisica dell’alternanza scuola lavoro

di Giorgio Mascitelli
La legge della Buona scuola ha istituito, come è noto, la cosiddetta alternanza scuola lavoro, che prevede l’obbligo per gli studenti di tutte le scuole superiori, compresi i licei, di frequentare periodi formativi presso aziende ed enti, pubblici e privati, nonché nel caso di un’indisponibilità di questi, presso la stessa scuola con la modalità dell’azienda simulata. Si tratta di uno dei pochi punti popolari di questa controversa legge perché la narrazione ideologica, secondo la quale sono le scuole le responsabili delle difficoltà sul mercato del lavoro incontrate dai loro discenti e non coloro che gestiscono quello stesso mercato, gode di un notevole successo.

Ambiente, si apre l’era Trump

di Guglielmo Ragozzino
Entrato in carica il 20 gennaio, il presidente degli Stati uniti non ha perso tempo. Nei primi giorni ha fatto tra l’altro due scelte significative nell’intento di rovesciare la politica ambientale del suo predecessore (Executive Order, 24 gennaio). Egli ritiene da sempre che le scelte di Barack Obama siano tutte sbagliate; dunque cerca di porvi subito rimedio per quanto gli è possibile. Alcuni si chiedono come faccia a riconoscere con tanta sicurezza gli sbagli, ma la risposta è che lo sa e basta; ormai si è stufato di ripetere che Obama è stato un falso presidente, nato chissà dove.

Le patologie delle povertà. Salute e diseguaglianze

di Susanna Ronconi 
Si parla di equità nella salute perché questa equità non c’è, è un obiettivo da raggiungere, a fronte della complessa mappa di disuguaglianze di salute che caratterizzano le nostre società. È sia un problema di giustizia sociale – e per noi di rispetto del dettato costituzionale che definisce la salute un diritto – sia di sviluppo socio economico, perché quello che è il potenziale di salute di una società è limitato, depotenziato e minato proprio dalle disuguaglianze, e il loro superamento è dunque funzionale tanto al benessere individuale che allo sviluppo sociale.

Poteri comunisti

di Sandro Mezzadra
1. Qual è oggi il potere della parola comunismo? È una domanda che dobbiamo porci alla luce dello straordinario successo di C17, dopo che per giorni, centinaia e centinaia di persone hanno seguito con un’attenzione e una partecipazione stupefacenti una serie di dibattiti in cui il comunismo è stato nuovamente messo in gioco dal punto di vista della storia e della critica dell’economia politica, delle pratiche estetiche e della politica tout court. Si tratta forse di tornare a usare il termine comunismo nei volantini, nei manifesti e nei blog? Non mi pare che sia questo il punto.

Dividere la destra e battere Trump

di John Feffer
L’opposizione alla presidenza di Donald Trump è stata forte, sostenuta e multidimensionale. La marcia delle donne dopo l’insediamento ha sommerso Washington con una marea di cappelli rosa e ha provocato proteste analoghe in 670 città in tutto il mondo. La mia casella di posta in arrivo è stata piena da allora di appelli a convergere sulla Casa Bianca per protestare contro la costruzione dell’oleodotto, a dimostrate contro il divieto di ingresso ai rifugiati, a vedere l’enorme striscione di Greenpeace dove si leggeva: “Opponetevi”. Lo scorso fine settimana, i dimostranti si sono riuniti negli aeroporti di tutto il paese in appoggio di coloro che sono stati trattenuti a causa dell’ordine esecutivo di Trump che proibisce ai Musulmani di sette nazioni di entrare negli Stati Uniti.

Il corto circuito tra politica e istituzioni

di Massimo Villone
La pronuncia della Corte costituzionale non ha sciolto i nodi politici, ma ha certamente aperto una fase nuova passando la palla alle forze in parlamento. E mentre è vero per i giuristi che la lettura di una sentenza richiede le motivazioni, così non è necessariamente per i politici. Per quel che serve, il risultato è già definito: no al ballottaggio, sì al premio con soglia e ai capilista bloccati. Dei tre elementi essenziali dell’Italicum, solo uno cade. Si discuterà molto della continuità della pronuncia sull’Italicum rispetto alla sentenza 1/2014 sul Porcellum.

Renzi e la decrescita: ne parli con Latouche

di Giulio Marcon
Caro Matteo Renzi, il prossimo 16 febbraio Serge Latouche sarà ospite alla Camera dei Deputati (alle 16.00, per partecipare: info@giuliomarcon.it) e ci parlerà della decrescita. Lei ha in più di una occasione fatto ironia (anche piuttosto denigratoria) sulla "decrescita felice". Sia Lei (Matteo Renzi) che alcuni suoi deputati avete usato con Serge Latouche la stessa ironia utilizzata contro Enrico Berlinguer nel 1977 quando pronunciò i discorsi sull'austerità: allora il segretario del PCI fu accusato di essere un "frate zoccolante", raffigurato con il saio francescano, le occhiaie, lo sguardo sofferente. I discorsi di Enrico Berlinguer sull'austerità sono stati ripubblicati recentemente non dal direttore dell'Unità, ma dal direttore di collana di Jaca Book, Serge Latouche.

De Magistris si fa partito e complica il paesaggio a sinistra

di Giulio AF Buratti
S’era visto sul palco dei centri sociali di “C’è chi dice No” a Piazza del Popolo, poi a Vicenza per celebrare dieci anni di No Dal Molin ma alcune settimane prima aveva rotto nella sua città con un pezzo del movimento per l’acqua, tra cui il settore legato ad Alex Zanotelli, commissariando l’azienda speciale del servizio idrico. Tutti a chiedersi che cosa farà da grande De Magistris, così come a suo tempo se l’erano chiesto per Landini. Ora una prima mossa conferma quello che tutti sapevano da tempo – il sindaco di Napoli cerca uno spazio nazionale – ma, più che semplificare il paesaggio, l’ex magistrato sembra renderlo più variopinto e labirintico.

Il comunismo nella storia cinese: riflessioni su passato e futuro della Repubblica popolare cinese

di Maurice Meisner
I. Introduzione
I critici di Mao Zedong paragonano spesso gli ultimi anni del Presidente a quelli di Qin Shihuangdi, il primo Imperatore che nell’anno 221 a.C. unificò i vari regni feudali dell’antica Cina in un impero centralizzato sotto la dinastia Qin, la prima in una serie lunga 2000 anni di regimi imperiali. Nella tradizionale storiografia confuciana, il Primo imperatore viene ritratto come l’epitome del governante malvagio e tirannico – non da ultimo perché mise al rogo tanto i libri quanto gli studiosi di tale tradizione. Mao Zedong, negli ultimi anni del suo stesso regno (i Sessanta e i primi Settanta), abbracciò con entusiasmo l’analogia storica, lodando il Primo imperatore e il suo ministro legista Li Si per aver promosso il progresso storico nell’antica Cina, sgravata delle antiquate tradizioni del passato.

Per far risorgere la democrazia ripartire dai cittadini del No, quella è la politica

di Salvatore Settis 
Ci voleva Matteo Renzi per smentire Giulio Andreotti. Il grande vecchio della prima (e perdurante) repubblica sibilava “il potere logora chi non ce l’ ha”, Renzi ha mostrato che il potere logora chi ce l’ ha: lui. Ma Renzi non è il solo a patire di questo gran rimescolamento di carte post-referendum, e non basta consolarsi pensando che è stato bocciato in diritto costituzionale dal voto popolare e ora anche dalla Consulta. Non stiamo forse rischiando di disperdere lo slancio ideale di chi ha votato No perché crede alle ragioni della Costituzione?

Maionese impazzita e pressione europea

di Augusto Illuminati
Avvinghiati come tre avvinazzati sotto la luna, barcollano verso l’abisso: il partito del voto anticipato, il Pd in via di scissione e l’informe reunion delle bands d’annata. Situazione interessante ma non molto promettente. Tutte e tre le situazioni sono rapidamente precipitate in questa settimana non ancora conclusa. Renzi continua a testa bassa la pressione per elezioni anticipate con una mossa in due tempi: 1) la proposta del Mattarellum maggiorato, di cui è scontato il rigetto, 2) l’utilizzo diretto della legge uscita smozzicata dalla Consulta pur di votare subito. L’omogeneizzazione dei sistemi elettorali fra Camera e Senato verrebbe assicurata estendendo l’Italicum anche al Senato.

Licenziare Moretti e assumere Antonini, anche questa è giustizia

di Giorgio Cremaschi 
Subito dopo la condanna per la strage di Viareggio, il consiglio di amministrazione di Finmeccanica, cioè il governo italiano che quella società controlla, ha espresso piena fiducia in Mauro Moretti. Per questa gente una condanna per omicidio colposo plurimo è un normale incidente nell'attività di un top manager. E magari quelli che ora garantiscono la loro fiducia a un pregiudicato per reati gravissimi sono gli stessi che chiedono il licenziamento in tronco di un dipendente pubblico che non timbra il cartellino, prima ancora che siano condannate le sue violazioni.

Il diritto d’asilo è scomparso

di Luigi Manconi
«Cooperare per individuare soluzioni urgenti alla questione dei migranti clandestini che attraversano la Libia per recarsi in Europa via mare, attraverso la predisposizione dei campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico, in attesa del rimpatrio o del rientro volontario nei paesi di origine»: questo è l’obiettivo indicato. E a tal fine si dovrà lavorare perché «al tempo stesso i paesi di origine accettino i propri cittadini» e sottoscrivano «con questi paesi accordi in merito». Bastano queste parole del Memorandum firmato dal presidente del consiglio italiano Gentiloni e dal premier libico Fayez al Serraj (che, ricordiamoci, governa su una parte sola di quel territorio) a prefigurare scenari non rassicuranti su quanto potrebbe accadere a partire dalle prossime settimane.

La crisi attuale è un’occasione di lotta. Intervista a Celeste Mac Dougall

Intervista a Celeste Mac Dougall di Geraldina Colotti
Capelli biondi tenuti su da un fermaglio e occhi azzurri, Celeste Mac Dougall posa la birra e sorride, chiedendoti un attimo dopo se stia «già parlando troppo». Siamo a Roma, nello spazio autogestito Communia. Celeste vive in Argentina ma ora arriva dalla Spagna. Anche in Spagna, le donne hanno aderito alla campagna «Ni una menos», partita dall’Argentina. Celeste è stata fra quelle che hanno messo in moto lo sciopero globale delle donne.

D'Alema non è Bernie Sanders

di Claudio Riccio
Spesso il dibattito politico e politicista si ingarbuglia in discussioni molto, molto distanti dalla realtà, e soprattutto interessa sempre meno i cittadini e quasi mai risponde ai loro bisogni. In Sinistra Italiana, che svolgerà il proprio congresso fondativo a Rimini il 17-18-19 febbraio, c'è chi sostiene che dato la possibile, sempre annunciata e imminente e mai verificata implosione del Pd si debba sospendere la creazione di una forza politica autonoma e alternativa per attendere alla finestra la possibile uscita di Massimo D'Alema e del mondo che con lui ha animato un pezzo della campagna referendaria per la difesa della Costituzione.

Trump va fermato, prima che riporti il mondo all’età della Pietra

di Fabio Marcelli 
Sarà un figlio di papà miliardario di origine tedesca coi capelli orribilmente tinti di giallo paglierino a dare il benservito all’Umanità, dopo alcune migliaia di anni di storia? Alcune premesse, purtroppo ci sono. Trump esprime il peggio degli Stati Uniti d’America. Un Paese in cui troppo spesso l’ignoranza più abissale si coniuga con arroganza e prepotenza infinite. Non è del resto casuale che tali pessimi aspetti del carattere statunitense vengano fuori in un momento di evidente declino culturale, economico e sociale del Paese, che da tempo ha smesso di costituire la Superpotenza per eccellenza nonostante vari presidenti, Bush junior in testa, abbiano invano tentato di intervenire la tendenza con sanguinose guerre d’aggressione come l’invasione dell’Iraq.

Predrag Matvejevic. Le parole usate come ponti tra i popoli

di Dunja Badnjevic
L’ultima volta ho visto Predrag Matvejevic nel novembre scorso. Era in una clinica a Zagabria, sulla sedia a rotelle, ma ancora lucido e molto contento del nostro incontro. Teneva la mano della moglie Mira nella sua e parlava in italiano con il mio compagno. Cercavamo di ricordare i suoi anni romani. Era il mio testimone al matrimonio, ma soprattutto a Roma, all’università La Sapienza, aveva tenuto per quattordici anni la cattedra di letteratura jugoslava cercando di aiutare e indirizzare gli studenti che arrivavano dal nostro ex paese. Molti devono a lui l’inserimento e la comprensione della società italiana. Non era affatto apatico né si lamentava, bensì cosciente del suo ormai precario stato di salute.

Populismi e questione di classe

di Punco X
Secondo lo storico Dror Wahrman, la “classe media” non sarebbe che un artificio retorico[1], un espediente inventato dai politici wigh nell’Inghilterra dell’Ottocento per allargare la propria base elettorale.
L’invenzione della classe media
Gli anni sono quelli attorno al 1820, nel parlamento inglese si discute della possibilità di riformare la legge elettorale. Il dibattito è polarizzato tra conservatori (tory) e radicali: i primi sostengono il diritto a governare delle classi alte, i secondi rivendicano il suffragio universale maschile. Entrambi elaborano le proprie analisi servendosi di uno schema duale, che riduce le classi sociali a due: classi alte e classi inferiori.

Il bersaglio sbagliato

di Marco Aime 
La Brexit, l’elezione di Donald Trump, l’ascesa di Marine Le Pen sono segnali con un elemento di fondo in comune. Si tratta del progressivo impoverimento del ceto medio a causa della sempre maggiore concentrazione di ricchezze nelle mani di poche persone. Questo aumento sempre più evidente delle diseguaglianze economiche e sociali porta a una sempre più evidente sfiducia in chi ci governa. Sfiducia che si manifesta con l’astensione dal voto e la penalizzazione dei tradizionali partiti politici a favore dei vari populismi.

Riscoprire la dimensione nazionale (contro l’Europa della finanza ricattatoria) è la cosa più di sinistra

di Vindice Lecis
Non è vero che la sinistra viene sconfitta per la sua propensione alla scissione o per improbabili rigurgiti di estremismo. La sinistra perde quando smarrisce la sua identità di trasformazione o, peggio, adotta politiche e comportamenti simili a quelli della destra. In Italia il grande equivoco si chiama Partito democratico. Un equivoco che consente pigramente a legioni di giornalisti di identificarlo con la “sinistra” e a inventare presunte alternanze con la “destra”. La trasformazione è avvenuta quando è stato abbracciato l’iniquo sistema maggioritario, antidemocratico, e la bizzarra ipotesi di “vocazione maggioritaria” che non vuol dire prendere più voti ma tutelare gli interessi del più forte.

Brexit, Jeremy Corbyn alle prese con l’ennesimo scontro nel Labour

di Alexander Damiano Ricci
Il conflitto interno al partito laburista britannico non si assopisce. Anzi, in un contesto politico in cui tutto ruota intorno alla Brexit, la leadership di Jeremy Corbyn continua a essere appesa a un filo. E la settimana appena passata non ha certo aiutato il politico originario di Chippenham. La svolta riguardo alla Brexit, è arrivata mercoledì, quando Westminster ha approvato, con una maggioranza solida, l’attivazione dell’articolo 50, la clausola del Trattato di Lisbona che disciplina l’uscita di uno stato membro dall’Unione europea (Ue).

In America Latina è guerra contro gli ambientalisti, nel nome del modello estrattivista

di Claudia Fanti
A meno di un anno dall'omicidio di Berta Cáceres - la dirigente ecologista del popolo lenca uccisa il 3 marzo 2016 in Honduras per la sua lotta contro lo sfruttamento del territorio e dei beni comuni da parte di aziende minerarie e idroelettriche – il mondo ha perso un altro vincitore del prestigioso Goldman Environmental Prize, una sorta di Nobel per l'Ambiente, tra i massimi riconoscimenti planetari per chi lotta per la preservazione della natura: l'ecologista messicano Isidro Baldenegro López, il quale, dopo l'assassinio, nel 1986, di suo padre Julio - grande difensore delle foreste della Sierra Madre, ormai decimate da taglialegna, allevatori e narcos - aveva deciso di seguirne le orme, andando incontro al suo stesso destino. 

La spirale perversa dei governi abusivi

di Enzo Paolini
Intervengo nel dibattito acceso dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittima la legge elettorale detta Italicum. Sono salito, tra gli ultimi, sul pulmino degli avvocati che si sono battuti contro il tir del governo generato da un parlamento abusivo ed è stata una grande – e gratificante – lezione di democrazia. Una lezione guidata da Felice Besostri e declinata da giuristi che in questi anni hanno interpretato, come meglio non si poteva, il diritto ed il senso dello Stato, insieme. Il passaggio che ha suscitato le reazioni politiche aprendo la strada alla prospettazione degli scenari più diversi è – naturalmente – quello sulla possibile immediata applicazione delle leggi elettorali così come disegnate dal bisturi della Corte.

Pensavo fosse una scissione, invece era un gazebo

di Giuseppe Civati 
Come volevasi dimostrare, dopo anni di tensioni inenarrabili, scontri tra culture politiche irriducibili, il voto contrario alla riforma costituzionale, non era una scissione vera e propria, era un gazebo. Perché l’ex-premier è pronto a concedere i gazebo per scegliere il nuovo leader, assecondando quindi l’ultimo penultimatum delle minoranze. E tutto torna magicamente all’interno del partito che fu democratico, con formule improbabili, come quella dell’Ulivo 4.0, che non si capisce bene nemmeno che cosa voglia dire, soprattutto se sostenuta da un partito che ha distrutto il centrosinistra, che ha adottato politiche che l’Ulivo ha sempre avversato, che ha promosso parole, toni e contenuti lontani mille miglia dallo spirito del 1996.

La guerra di Spagna, paradigma di veridicità

di Francesco Benigno 
Il 22 aprile 1937, Madrid è stretta d’assedio dalle truppe ribelli del generale Mola. Francisco Franco aveva del resto proclamato: «preferisco distruggerla che lasciarla in mano ai marxisti». Poco prima dell’alba, il centro della città è squassato da colpi di artiglieria violenti e ripetuti. All’hotel Florida, investito da due granate, è tutto uno spalancarsi di porte. John Dos Passos, in accappatoio scozzese e a piedi scalzi, si affaccia alla porta e scruta il corridoio col suo sguardo miope, poi si ritira in camera. Claud Cockburn, giornalista comunista britannico, bianco come il marmo, si aggira davanti alla sua stanza con in mano una caffettiera. Antoine de Saint-Exupéry, in vestaglia di seta azzurra, fermo in fondo alle scale, offre graziosamente dei pompelmi alle signore svegliate di soprassalto.

L’età dell’oro americana non è mai esistita

di Martin Caparros 
In questi giorni convulsi, il mondo si preoccupa degli effetti che il signor Trump avrà sul suo paese, e di conseguenza sul mondo. È probabile che il signor Trump non migliorerà molto il futuro del suo paese, ma di certo è già riuscito a migliorare abbastanza il suo passato recente. Abbiamo vissuto un’età dell’oro della democrazia statunitense – però non questa che è appena giunta al termine, ma quella che l’irruzione del signor Trump ha concluso con collera e fragore. È un meccanismo classico. Lo aveva già detto, come quasi tutto, il presidente argentino Juan Perón: “Non è che io sia stato buono, è che chi è venuto dopo mi ha fatto sembrare migliore”.