La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 1 febbraio 2017

La sfida francese

di Rossana Rossanda 
Da domenica sono state quasi concluse le primarie per le elezioni presidenziali dei due più grandi partiti francesi. Per i repubblicani ha vinto Francois Villon, già primo ministro di Sarkozy, per i socialisti Benoit Hamun esponente della sinistra radicale e già membro del governo. Dico “quasi” concluse perché Fillon si è fatto pescare ad aver assunto, a spese dello Stato, come sua assistente la propria moglie per un totale di 500 mila euro in dieci anni; non è un’enormità in sé ma lo diventa quando si pensa che la signora ha in cambio lavorato solo le poche ore necessarie a preparare due schede di lettura per la “Revue deux mondes”.
Sembra che abbia assunto anche due dei figli, sempre come assistenti a spese dello Stato, dichiarando che aveva bisogno della loro “competenza” – difficile da definire non avendo i due ragazzi raggiunto neppure un diploma. La pratica di assumere dei parenti non è vietata in Francia come da noi, ma lo scandalo è grande e la popolarità di Fillon è precipitata di oltre dieci punti e si è scoperto un carattere da piccolo Berlusconi: ha convocato domenica un grande comizio protestando perché la politica lo vuole abbattere.
Per quanto riguarda i socialisti, è risultato vincente un candidato della sinistra radicale Benoit Hamun, anch’egli già ministro uscito dal governo. Hamun si è scontrato con l’ex primo ministro di Hollande, Manuel Valls, in un duello molto corretto, durante il quale ha proposto anche un intelligente reddito universale di cittadinanza. Ha vinto 58 a 51 e ha subito offerto un’alleanza a Jean Luc Mélenchon (Fronte della sinistra) e a Yannick Jadot (Verdi). La vittoria di Hamun e la sua ampiezza hanno provocato immediatamente un fuoco di sbarramento di tutta la stampa: è un idealista, non candidabile alla presidenza della repubblica, con un programma “surrealista”. Sembra che oggi, giorno seguente alla elezione, una buona parte dei socialisti non intendano seguirlo, alla faccia della democrazia; per loro sarebbe già pronto un movimento personale diretto dall’ex ministro dell’economia Emmanuel Macron, il quale cavalca l’abituale tigre dei moderati, né a destra né a sinistra. Macron non ha alle spalle un’esperienza amministrativa, come è in Francia d’abitudine per chiunque concorra a un posto di deputato; è stato chiamato al governo da Hollande e ha alle spalle il gabinetto di avvocato di affari Rothschild.
Insomma, le candidature vincenti lo saranno effettivamente in pratica soltanto se moderate e accettabili. Le elezioni vere e proprie si terranno entro il 2017.

Fonte: sbilanciamoci.info 

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