La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 27 maggio 2016

Una Confindustria più debole e di governo

di Alfonso Gianni 
E’ una Confindustria indebolita quella riunitasi all’Auditorium di Roma, sia da ragioni interne che da fattori esterni. Le prime restano confermate. La spaccatura trova nuova evidenza nel modo con cui viene eletto presidente l’imprenditore salernitano Vincenzo Boccia. Ottiene l’87% dei voti validi, che corrispondono però a solo il 66,7% dei votanti, includendo le 305 schede bianche. Non proprio un plebiscito. I secondi erano dovuti alla furia rottamatrice dei corpi intermedi della società avviata da Matteo Renzi, che non aveva risparmiato neppure l’organizzazione padronale, così tradizionalmente fedele. Si ricorderà lo schiaffo del viaggio a Melfi del presidente del consiglio snobbando l’assise confindustriale. A Boccia conveniva dunque battere un colpo per rianimare e riunificare le fila. Lo ha fatto, ma con la minor fantasia possibile.

La campana francese suona a morto per l’Europa delle banche

di Giorgio Cremaschi 
Sono settimane che in un crescendo straordinario di mobilitazione, lavoratori, studenti, sindacati e nuovi movimenti tengono in scacco il governo francese. Pierre Moscovici, commissario UE e compagno di partito di Hollande, ha speso la sua autorità europea per sostenere la Loi Travail contro la rivolta di popolo. La legge che copia il Jobsact di Renzi e la precedente legge Fornero, liberalizzando i licenziamenti economici. E che soprattutto cancella il contratto nazionale rendendo più forti i contratti aziendali, cosa già possibile da noi con l’articolo 8 della legge Sacconi, fatto proprio da diversi accordi sottoscritti da CGIL CISL UIL, che rende valide le “deroghe” – cioè il peggioramento – delle regole dei contratti nazionali in sede aziendale. Tutto il lavoro che ha fatto funzionare Expo a Milano è stato regolato secondo queste deroghe.

In Spagna è l’ora del cambiamento. Intervista a Joan Subirats

Intervista a Joan Subirats di Giacomo Russo Spena
“Un cambiamento epocale, il colpo di grazia al bipartitismo spagnolo”. Senza grossi dubbi né giri di parole. Per Joan Subirats, illustre politologo fondatore dell’Instituto de Gobierno y de Políticas Públicas (IGOP) e docente universitario all’università Autonoma di Barcellona, il sorpasso di Podemos sul PSOE rappresenterebbe uno tsunami politico alle prossime elezioni nazionali del 26 giugno. La conferma che nel Paese sta soffiando quel vento del cambio reso possibile dalla protesta degli Indignados, un movimento che ha fatto da spartiacque e ha politicizzato la crisi iberica individuando i responsabili della crisi economica e morale: banchieri e politici. L’establishment finanziario. La Casta. “Dal 2011 al 2013 - ci dice - vi è stato un grande ciclo di mobilitazioni che hanno evidenziato come i due storici partiti, PP e PSOE, stessero applicando la stessa politica, quella che si decide in Europa, e dunque l’inesistenza di un vero dibattito nel conflitto destra-sinistra.

I conservatori non sono i lavoratori. Intervista a Dominique Plihon

Intervista a Dominique Plihon di Anna Maria Merlo
Dominique Plihon è un economiste atterré, professore di economia finanziaria a Paris XIII e portavoce di Attac France.
Come interpreta la situazione, all’ottava giornata di manifestazioni, dopo ormai quasi tre mesi di lotte contro la Loi Travail?
“E’ un importante conflitto, di grandi dimensioni e gravità. La Francia ne ha avuti altri, nel ’95, poi all’inizio degli anni 2000 e ogni volta hanno portato o al ritiro della legge contestata o a una crisi politica, a un cambiamento politico. Nel ’95 ci sono state elezioni e la sinistra è andata al potere”.
Ma adesso al potere c’è il Ps…

Una valanga di No per respingere questa “deforma” della Costituzione

di Lidia Menapace
Essendo io nata molto e molto tempo fa, praticamente poco dopo la fine delle guerre puniche, tutto ciò che mi riguarda ha precedenti lunghi. Anche la questione del prossimo referendum, che mi impegno perché sia sconfermativo, inizia per me al 15° Congresso ANPI cinque anni fa. Mi ero iscritta a parlare e mi toccò la parola poco dopo che il Presidente Napolitano dal Quirinale aveva detto che l’Italia avrebbe dovuto partecipare alla spedizione Nato in Libia. Mi pareva una cosa incredibile e decisi di dirlo; sapevo bene che non si può attaccare “leggermente” il Presidente della Repubblica profittando del congresso ANPI, soprattutto quando il Presidente in carica è considerato per la sua storia uomo di sinistra e quindi con molti preamboli prudenziali e quasi vergognandomi, dissi che NON ero d’accordo con ciò che il Presidente consigliava e anzi che non sarei stata d’accordo nemmeno se avesse detto – come io ritenevo fosse giusto – che NON dovevamo andare in Libia, perché non compete al Presidente dirigere la politica nazionale.

Dal Mutualismo al Terzo Settore. Cosa resta oggi di una soggettività contro?

di Sandro Busso e Enrico Gargiulo
Del concetto di mutualismo, e della sua natura intrinsecamente politica e resistente delle origini, sembra restare una debole traccia nel discorso pubblico attuale. Se è vero che, come suggerisce l’editoriale di Commonware, il dibattito ritorna in auge negli ambienti militanti, il termine sembra quasi scomparso dalle retoriche dominanti, assorbito da categorie più diffuse, generiche e rassicuranti come non profit o terzo settore. Lo slittamento non è solo semantico, ma ha implicazioni politiche profonde, costituendo dunque un buon punto di partenza per comprendere le trasformazioni del fenomeno e il progressivo processo di erosione del potenziale politico antagonista legato alle esperienze di mutualismo.

Accordo Grecia-Eurogruppo: l’ennesima beffa

di Thomas Fazi 
Nella notte tra il 25 e il 26 maggio, i ministri delle finanze della zona euro hanno raggiunto un accordo col governo greco che prevede il via libera ad un ulteriore esborso di 10,3 miliardi ma soprattutto – come era prevedibile – un impegno di massima (non vincolante) da parte della troika ad “alleggerire” progressivamente il debito greco. Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, l’ha definito un accordo «ambizioso» e «un importante passo in avanti». Secondo il ministro delle finanze greco Euclid Tsakalotos, la Grecia «inizia ad uscire dal circolo vizioso della recessione». Un’analisi a freddo dell’accordo in questione, però, non sembra giustificare tanto ottimismo. È vero, per la prima volta si è discusso in modo concreto dell’annoso problema del debito greco, e questa è senz’altro una vittoria – innanzitutto simbolica – per Tsipras, che ha investito gran parte del proprio capitale politico nella rinegoziazione del debito. Ma le misure prese a riguardo lasciano molto a desiderare.

Turchia alla deriva verso il fascismo. L’Ue chiude gli occhi

Intervista a Faysal Sariyildiz di Giansandro Merli
Faysal Sariyildiz è parlamentare del partito di sinistra filo-Kurdo Hdp per il distretto di Cizre-Sirnak. È in Europa per denunciare il massacro compiuto dall’esercito turco nella sua città. Lo abbiamo intervistato a proposito della recente revoca dell’immunità ai deputati. La misura colpirà esponenti di tutti i partiti politici, dall’Akp di Erdogan all’Hdp, fino ai kemalisti-repubblicani del Chp e ai nazionalisti del Mhp. Ma pare pensata apposta per colpire i dissidenti politici. «L’obiettivo è arrestare i deputati Kurdi e cancellare l’area politica dell’Hdp. In Turchia la magistratura è subalterna a Erdogan. Quando abbiamo raccolto i cadaveri a Cizre, hanno detto che non erano corpi di esseri umani, ma di animali. Hanno già aperto molti processi, accusandoci di far parte di un’organizzazione terroristica(il Pkk, ndr)».

Ttip: l’Europa trascinata in una guerra fatta di ritorsioni commerciali

di Stop Ttip
Prima di argomentare, una premessa. Quando come coalizionedi cittadini e di associazioni decidemmo di scendere in campo in primis per chiedere maggiore trasparenza e affidabilità agli organismi democraticamente eletti, tutto avremmo pensato che non di dover controargomentare a un giornalista. Pensavamo che, come accade in altri Paesi a democrazia avanzata, i media convenzionali (come la Bbc, il Guardian, El Pais per citarne alcuni a ragion veduta) avrebbero colto la palla al balzo a partire dalla loro autorevolezza per chiedere conto a chi sta negoziando dei punti critici, e non propriamente a quellasocietà civile che in modo il più possibile approfondito chiede chiarezza e spiegazioni. Ma anche questa è Italia.

Barcellona, la ribellione democratica di Ada Colau

di Matteo Pucciarelli
Mentre a Milano destra e sinistra si sfidano presentando due manager che avevano lavorato con le amministrazioni del centrodestra e mentre a Roma la campagna elettorale è tifo da stadio tra chi sfida l’altro a dimostrare di non essere il “più peggiore” (e vorrei ben vedere: una fascista; un palazzinaro; un’avvocatessa che prenderà ordini da un’agenzia di comunicazione; un esponente del Pd, cioè il partito che ha ridotto Roma com’è ridotta), in libreria arriva un saggio che parla di ciò di cui dovrebbe parlare la politica: valori e utopie, anche - se non soprattutto - nell’amministrare una (grande) città.  La cattiva notizia è che non è ambientato in Italia, ma in Spagna.

Alcune sinistre sbagliano. Il mito del 99% contro l’1%

di Vicenç Navarro
Una delle letture generalizzate della struttura sociale del capitalismo avanzato è che l’1% della popolazione che possiede maggiore proprietà di capitale e maggiori rendite è la nuova classe dominante, tanto a livello mondiale quanto in ciascun paese. Tale 1% si considera costituito dai proprietari e gestori delle compagnie multinazionali appartenenti all’economia produttiva (in cui si realizza la produzione e distribuzione di beni e servizi) e/o l’economia finanziaria (come le grandi banche e le compagnie di assicurazione), che attraverso la loro enorme influenza sulle istituzioni politiche di tipo rappresentativo e i mass media esercitano un potere che si suppone onnipotente sul resto della popolazione, vale a dire sul restante 99%.

Il nuovo senato? Una brutta sorpresa

di Gaetano Azzariti 
È iniziata molto male la discussione sulla riforma costituzionale. Si sorvola sui contenuti e si alzano i toni dello scontro politico. È possibile che si tratti di una preordinata strategia comunicativa (in effetti è stato autorevolmente affermato che si sarebbe usata anche l’arma della demagogia), ma è comunque difficilmente accettabile l’uso strumentale di figure del passato per avvalorare le scelte di oggi (Berlinguer, Ingrao). Parole utilizzate in libertà, che vengono stravolte nella loro reale portata, dal loro contesto, al solo fine di dare una storia nobile alla riforma e al ceto politico odierno che è senza passato e dall’incerto futuro. Trovo incredibile anche la continua delegittimazione delle posizioni non allineate. I costituzionalisti critici della riforma disprezzati, aggrediti, compatiti, vilipesi, mossi da «esigenze di carattere politico, personale, narcisistico»(sic!).

Le ragioni della Francia che resiste alla Loi travail

di Andrea Filippetti
In Francia sindacati e manifestanti stanno bloccando il paese per protestare contro la riforma del lavoro proposta dal governo socialista. Da più parti si levano critiche contro un blocco sociale ostile al cambiamento, che non vuole fare le riforme «necessarie», che si oppone al mondo che va in un’altra direzione. La direzione sarebbe quella in cui lo Stato si deve ritirare per far posto al mercato sempre più globalizzato ed interconnesso. E se invece avessero ragione? Non si intende qui entrare nel merito della riforma, ma sul significato più generale, ossia sulla «necessità» di una riforma del mercato del lavoro, ovviamente nella direzione di renderlo più flessibile, nell’attuale contesto storico.

La Costituzione, i partigiani, i cattolici e il Santo Graal

di Raniero La Valle
Vorrei partire, come spesso amo fare, dai fatti accaduti negli ultimi giorni. Il primo, del 20 maggio scorso, è la presentazione del rapporto annuale dell’ISTAT, che ha compiuto ora novant’anni di vita. Questo rapporto ci racconta i dolori della situazione presente, con tutta la disperazione dei giovani, che sono arrivati a una disoccupazione del 25,7 per cento; però quest’anno ci racconta anche la storia di novant’anni da quando l’ISTAT ha cominciato a fare le statistiche, cioè a partire dai nati nel 1926. La storia comincia cioè dalla generazione dei partigiani, quelli che avevano venti, trent’anni nel 1945, i quali non solo hanno fatto la Resistenza e la Costituente, ma poi hanno rifatto l’Italia. Per dire di che si tratta, possiamo ricordare i partigiani di Reggio Emilia, che si vendettero un carro armato rimasto sulla piazza, per fare gli asili nido.

Per un nocciolo duro dell'unione

di Thomas Piketty
Profughi, debiti, disoccupazione: la crisi dell’Europa sembra non aver fine. Per una parte crescente della popolazione, la sola risposta leggibile è quella del ripiegamento nazionale: usciamo dall’Europa, torniamo allo Stato-nazione e tutto andrà meglio. Di fronte a questa promessa illusoria — ma che ha il merito della chiarezza — il campo progressista non fa che tergiversare: certo, la situazione non è brillante, ma bisogna persistere e attendere che le cose migliorino, e in ogni caso è impossibile cambiare le regole europee. Questa strategia mortifera non può durare. È venuto il momento che i Paesi più importanti della zona euro riprendano l’iniziativa e propongano la costituzione di un nocciolo duro in grado di prendere decisioni e rilanciare il nostro continente. Bisogna cominciare facendo piazza pulita di quell’idea secondo cui lo stato dell’opinione pubblica impedirebbe di toccare i trattati europei: i cittadini detestano l’Europa attuale, quindi non cambiamo nulla.

Tsipras su Idomeni doveva fare diversamente

di Luca Casarini
Sono stato candidato, alle scorse elezioni europee, nelle liste dell'Altra Europa con Tsipras. Ho sostenuto quel percorso, e ancor oggi, dalle fila di SEL e di Sinistra Italiana, rivendico le ragioni che mi hanno portato a fare quella scelta, e a unirmi a quanti ritenevano che fosse necessaria una qualche "rottura". Un segnale pur piccolo, di discontinuità possibile da quell'estremismo di centro che si era definitivamente ingoiato le ultime briciole di una socialdemocrazia già finita. Ciò che oggi esercita la governance europea e qualche governo nazionale, è il bolo di quella masticatura, una specie di "ordoliberismo smart", quello che contrabbanda l'elargizione di enormi quantità di denaro al sistema bancario, come fosse redistribuzione, o la modifica in senso autoritario delle vecchie costituzioni repubblicane, come innovazione.

L'invito alla mobilitazione del Partito comunista francese

La mobilitazione contro la legge El Khomri si intensifica: blocco delle raffinerie, sciopero delle ferrovie (SNCF), delle Poste, dei trasporti urbani (RATP), dei camionisti, ed azioni a livello locale, nelle università, nelle imprese… Diverse manifestazioni e attività sono in preparazione per i giorni e le settimane a venire. Il Partito Comunista sostiene tutte le iniziative, tutti gli scioperi che stanno emergendo in diversi settori e a livello locale. Questo movimento è in crescita perché il cuore del progetto di legge El Khomri, che comprende tra l’altro l’inversione della gerarchia delle normative, è sostenuto dal governo, dalla destra e dal padronato, nonostante l’opposizione a questo testo della stragrande maggioranza del Paese.

L'austerità sta spazzando via la gioventù

di Bill Mitchell
A volte è come se dovessi darmi un pizzicotto per capire se quello che sto leggendo è un sogno o la realtà. Un po’ di articoli recentemente mi hanno fatto questo effetto, non ultimo il recente report del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sull’Analisi della Sostenibilità del Debito per la Grecia, che prevede che il livello di disoccupazione nel paese ellenico resti al di sopra del 10 percento ancora per molti decenni. Gli ultimi dati Eurostat sui flussi del lavoro mostrano ugualmente una situazione fosca, per un paese che è stato deliberatamente distrutto dall’ideologia neoliberista. L’ultimo studio dell’Eurobarometro, di quest’anno, sulla gioventù europea mostra chiaramente ciò che la prossima generazione di adulti pensa di tutto ciò: si sentono emarginati dalla vita sociale ed economica.

Le firme non si raccolgono da sole

di Maurizio Acerbo
Negli ultimi giorni è cresciuta tantissimo l’attenzione sul referendum costituzionale di ottobre. Bisogna dire che un grande contributo l’ha dato la maniera arrogante e spregiudicata con cui Renzi e la Boschi hanno lanciato la campagna per il Si. La netta presa di posizione della Confindustria dovrebbe aver chiarito definitivamente che siamo di fronte a un’ulteriore capitolo dell’attacco neoliberista contro democrazia e diritti. Nonostante l’informazione televisiva continui a oscurare le ragioni del No alla deforma costituzionale e all’Italicum il moltiplicarsi di prese di posizioni autorevoli di costituzionalisti circolano abbondantemente e si moltiplicano le iniziative in giro per l’Italia. Gli stessi sondaggi incoraggiano alla lotta e all’impegno contro il pasticcio autoritario renziano.

Nuit Debout, un’onda travolgente

di Chiara Mezzalama
Da qualche tempo leggo e annoto gli slogan che spuntano in ogni luogo della città: sui muri, sui cartelli pubblicitari, sui marciapiedi, sulle vetrine dei negozi, nelle manifestazioni, in piazza. Proprio sotto casa hanno scritto “Leur futur n’a pas d’avenir”, il loro futuro è senza avvenire. I francesi amano giocare con le parole e in questa stagione di mobilitazione anche le parole sembrano aver voglia di liberarsi. L’uso del linguaggio è molto diverso secondo i contesti e credo che questo contribuisca al dialogo tra sordi che si è stabilito tra il governo e i protestatari. Paradossalmente i due attori principali dello scontro, il governo e il sindacato di sinistra, la Cgt, usano lo stesso linguaggio ingessato di sempre.

Cile, governo scatenato. Ma gli studenti non mollano

di Checchino Antonini
Gli studenti cileni avvertono l’esecutivo (di centrosinistra e travolto anche lì da scandali legati alla corruzione): “Non vi lasceremo governare”. Da settimane in mobilitazione la galassia studentesca del paese sta scontando la repressione preventiva del ministro di polizia contro ogni manifestazione spontanea che contesta la mancata riforma del sistema scolastico. Ancora ieri tre ore di scontri tra i Carabineros e i dimostranti a Valparaiso. L’uso eccessivo della violenza da parte della polizia non è riuscito, finora, ad attenuare la radicalizzazione del movimento. I portavoce denunciano la violazione di un diritto costituzionale e ritengono che l’esibizione muscolare serva a occultare la paura di chi governa. Anche la capitale, Santiago, aveva l’aspetto di una città sotto assedio. La polizia ha agito «con un comportamento bestiale» sui ragazzi costretti a sdraiarsi a terra sotto la minaccia dei fucili mitagliatori, pestaggi con manganelli, uso di idranti e gas urticanti.

L’inquietante cambio di passo della Confindustria

di Stefano Porcari
Il neopresidente della Confindustria, Boccia, si è presentato ai suoi iscritti – imprenditori e prenditori di varia natura – con il primo discorso di investitura dopo la sua risicatissima vittoria alla guida dell’organizzazione padronale nel nostro paese. Due i passaggi che chiariscono il cambio di passo in corso: l’epoca della piccola impresa è finita (dunque addio per sempre a “il piccolo è bello”) e piede sull’acceleratore per le riforme controcostituzionali volute dal governo perché . A pag. 17 della sua relazione Boccia sottolinea che sono sei anni – dal 2010 – che la Confindustria chiede la modifica del titolo 5 della Costituzione e la fine del bicameralismo. Il cambio di passo conferma la visione politica generale della Confindustria. Per le piccole imprese italiane, nel processo di concentrazione/gerarchizzazione produttiva in Europa non c’è più posto.

Multinazionali dell'energia, venti di transizione e di reazione ai cambiamenti

di Gianni Silvestrini
In passato in presenza di alti prezzi degli idrocarburi i guadagni delle multinazionali dei fossili aumentavano e, contemporaneamente, anche gli investimenti sulle energie rinnovabili risultavano più interessanti. Oggi, viceversa, il trend ribassista di carbone, petrolio e metano colpisce con forza le multinazionali del settore, ma non impedisce la rapida crescita delle rinnovabili. E, considerata la riduzione dei prezzi di solare ed eolico prevista nel medio e lungo periodo, l’avanzata di queste tecnologie non potrà essere più fermata. È interessante capire come questa tendenza influisca sulle strategie delle aziende elettriche e in quelle petrolifere. I loro bilanci verranno, infatti, messi sempre più in difficoltà dalla rapida crescita delle soluzioni alternative.

Come funziona l’approccio Hotspot: fabbrica di esclusione e clandestinità

di Gaetano De Monte e Moufid Haidar
“Io avevo detto che ero scappato dal mio paese per gli scontri che ci sono, perché c’è la guerra e volevano farmi combattere contro i miei connazionali. Laggiù non posso tornare. L’avevo detto. Ma poi mi è stato consegnato il decreto di respingimento due giorni dopo”. È il racconto reso da M. nazionalità ghanese, sbarcato a Lampedusa ed espulso dall’Italia attraverso l’approccio hotspot. Questa è solo una delle tante testimonianze raccolte in Sicilia dall’organizzazione umanitaria Oxfam, ottenute grazie al sostegno di avvocati, attivisti e medici per i diritti umani. Storie di espulsioni, che qualche giorno fa sono state pubblicate in un rapporto: “Hotspot, il diritto negato”. Raccolte da Oxfam Italia, insieme a Diaconia Valdese e Borderline Sicilia, raccontano come avviene la gestione degli sbarchi lungo le coste siciliane. Il rapporto è una denuncia articolata su come un sistema privo di cornice giuridica sta minacciando i diritti dei migranti che arrivano in Italia.

Se la democrazia è incompatibile con il mercato

di Andrea Colombo
Il pronunciamento netto a favore della riforma istituzionale col quale ieri Vincenzo Boccia ha inaugurato il mandato alla guida di Confindustria non è uno dei tanti pareri che piovono in questi giorni, in seguito alla scelta renziana di aprire la campagna referendaria con mesi di anticipo. Sul sì degli industriali, che verrà ufficializzato il 23 giugno dal Consiglio generale dell’associazione, non c’erano dubbi. Le motivazioni dell’entusiasta sostegno degli industriali alla riforma meritano tuttavia di essere considerate con attenzione. Boccia infatti non le manda a dire: le riforme sono benvenute e benemerite perché devono «liberare il Paese dai veti delle minoranze e dai particolarismi», il cui perverso esito è stato «l’immobilismo». Immobilismo?

Ada Colau, un anno in Comune

di Luca Tancredi Barone
È passato un anno dal giorno in cui i «sindaci del cambiamento» hanno conquistato il potere in moltissimi comuni spagnoli. E non è stato solo un cambio di nomi o di sigle politiche. Si è trattato della fine di un ciclo, di un’era politica che si è chiusa e ha aperto le porte a una stagione nuova, che a livello nazionale forse si consoliderà dopo le elezioni del 26 giugno. Il voto del 24 maggio 2015 ha rappresentato una piccola rivoluzione a livello municipale. Sono due le figure emblematiche di questo cambiamento. Due donne, due generazioni diverse. Manuela Carmena, ex giudice in pensione, che è diventata sindaca di Madrid, strappando la città, dopo più di 20 anni, ai popolari.

2 giugno: ultima festa della Repubblica democratica?

di Marcello Vigli
2 giugno 2016: la Repubblica italiana ha 70 anni, e forse li dimostra. Non mancano infatti le rughe, ma derivano dalla sistematica abitudine di una parte dei suoi politici a derogare dalle norme della Costituzione che la regge. Negli ultimi anni la turbolenza istituzionale si è aggravata per la discutibile legittimità di un governo fondato sulla fiducia di un Parlamento eletto con una legge elettorale che la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale, abrogandone alcune parti e dichiarando che non rientra tra i compiti di questa Corte valutare l’opportunità e/o l’efficacia del sistema proporzionale puro che sarebbe restato in vigore. In questo contesto ...di sostanziale “disordine” istituzionale Renzi e Berlusconi si sono accordati per avviare un processo di revisione della Costituzione, con l’intento di stravolgere il modello istituzionale in essa contenuto.

Brasile, lo sguardo di Frei Betto

Intervista a Frei Betto di Geraldina Colotti
Il relatore del Senato brasiliano, incaricato del processo di impeachment alla presidente Dilma Rousseff ha accorciato i tempi della procedura, e ha fissato per il 2 agosto la votazione finale. Intanto, un’altra notizia coonferma natura e interessi del “golpe parlamentare” contro la presidente. Il sito Wikileaks rivela che il ministro di Pianificazione a interim, Romero Juca figura come informatore degli Usa dal 2009 e che le alleanze istituzionali del Partito dei lavoratori erano come quelle della corda che sostiene l’impiccato. Il neoliberista Michel Temer, che sostituisce Rousseff, ha sospeso Juca dopo la diffusione di una video-intervista nella quale il ministro pianificava le tappe del “golpe parlamentare” per proteggere se stesso e i suoi dalle conseguenze dell’inchiesta Lava Jato (la “mani pulite” brasiliana). Ne abbiamo parlato con Frei Betto, storica figura dei movimenti brasiliani.

Catalogna: la Cup si riprende l’indipendenza

di Marco Santopadre
La Cup si è stancata di aspettare. Quelli appena trascorsi sono stati mesi travagliati per la sinistra indipendentista catalana, al cui interno si sono profilate ormai due anime dalle sensibilità diverse: una che considera prioritario il “fronte nazionale” con le altre forze regionaliste e indipendentiste, nonostante le forti differenze dal punto di vista politico-ideologico, e un’altra che invece considera fondamentale legare la battaglia per l’indipendenza a una rottura di tipo socio-politico non solo con Madrid ma anche con le classi dirigenti catalane che finora non hanno fatto altro che riprodurre, su scala locale, le direttive dell’Unione Europea: autoritarismo, tagli, privatizzazioni… La federazione di gruppi e partiti, dopo la forte avanzata elettorale delle scorse elezioni regionali, ha subito vari scossoni e sollecitazioni, quando si profilava l’opportunità di sostenere un governo almeno teoricamente composto da forze favorevoli all’indipendenza.

La Difesa perde le cause di servizio

di Stefania Divertito
Meno potere militare sulle vite dei soldati e una parziale, troppo timida, e decisamente tardiva apertura della ministra della Difesa Roberta Pinotti. Una giornata importante, quella di ieri, per la vicenda uranio impoverito: da 16 anni le famiglie delle vittime stavano aspettando che lo Stato finalmente agisse. E ieri, qualcosa è stato raccolto grazie al lavoro della Commissione d’inchiesta alla Camera che ha visto lavorare insieme Pd, Sel e M5S e approvare con il voto quasi unanime (tranne quello del deputato Pili) la relazione intermedia firmata dal presidente Scanu. Un passo importante, importantissimo quello segnato dalla relazione, che toglie all’amministrazione della Difesa la gestione delle cause di servizio e del riconoscimento del nesso causa effetto tra uranio impoverito e malattie.

I segreti violati della privacy

di Teresa Numerico
Nell’iconografia classica la giustizia è spesso rappresentata come una donna bendata e procace che tiene una spada in una mano e la bilancia dall’altra. La benda è l’elemento ambivalente: da un lato segnala che nell’esercizio della sua funzione materna la giustizia non ha preferenze, è neutrale, equa; dall’altro, come per la fortuna, suggerisce che conti anche l’alea nella tutela dei diritti violati: non tutto si può decidere in assoluto con imparzialità. La cecità della dea, oltre al potere della spada sguainata e a riposo, rappresentano l’insicurezza del giudizio. È il potere a decidere e spesso lo fa senza riuscire a valutare gli interessi in gioco per pesarli adeguatamente. È questo lo scenario che – suo malgrado – evoca il libro dell’attuale presidente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, Liberi e connessi (Codice edizioni, pp. 188, euro 12). In questo lavoro si discutono i problemi aperti del variegato quadro della legislazione per la protezione dei dati personali.

Il fascismo non è un’opinione, è un crimine

di Saverio Ferrari
La petizione. Lanciata su change.org e trasferitasi poi nelle piazze, è in corso in Lombardia la campagna di raccolta firme per mettere fuori legge le organizzazioni neofasciste e neonaziste. La Regione guidata dal leghista Maroni è ormai tra le principali mete europee di incontri, raduni e concerti dei nuovi seguaci di Hitler e di Mussolini. Il prossimo oltraggio a Milano, domenica 5 giugno, con il torneo di calcetto promosso da Lealtà azione. Basterebbe partire dalla sponsorizzazione di lunedì 17 maggio del torneo di calcetto promosso dal gruppo neofascista di Lealtà azione, previsto per domenica 5 giugno a Milano, nel giorno stesso in cui la città è chiamata al voto per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale. Stiamo parlando della regione Lombardia guidata dal leghista Roberto Maroni.

Le regole della libertà nascono dal riconoscimento

di Gianpaolo Cherchi
La veloce transizione odierna verso forme di democrazia illiberale, accompagnata da un tutt’altro che anomalo ritorno del nazionalismo populista (soprattutto in seguito al recente boom elettorale del Fpoe in Austria, giunto dopo le vittorie delle destre sovraniste in Ungheria, Polonia e Francia), se da un lato sembra fare terra bruciata attorno ad ogni possibilità di trasformazione sociale, dall’altro ha reintrodotto la necessità di tornare a parlare di socialismo, con il recupero del termine da parte di Bernie Sanders, che lo ha posto al centro della sua campagna elettorale per le prossime elezioni presidenziali. Trattato spesso come un relitto vergognoso del passato, e relegato per troppo tempo all’ambito ristretto e autoreferenziale del dibattito accademico, il socialismo sembra suscitare oggi un nuovo interesse, e la recentissima pubblicazione in italiano dell’opera di Axel Honneth, uno dei più acuti filosofi contemporanei e voce più autorevole dell’odierna Scuola di Francoforte, dal titolo L’idea di socialismo.

L'insana sanità del liberismo sfrenato che uccide i poveri

di Paolo Andreozzi
Sostiene l'OMS (non, quindi, una ong pregiudizialmente anticapitalista) in uno studio ripubblicato dal Lancet (non quindi, una webzine ferocemente antagonista) che, preso un triennio a caso dall'inizio della Grande Crisi e confrontato con un triennio precedente, nei Paesi OCSE i morti per uno qualunque fra i tumori considerati curabili (come quello al colon, al polmone, alla prostata, al seno) sono aumentati di 260.000 unità per le sole cause direttamente imputabili alla riduzione della spesa pubblica per prevenzione e cura, al risparmio dell'impresa privata sulle accortezze in produzione e smaltimento, e in generale al peggioramento della qualità della vita per disoccupazione, precarizzazione e nuove povertà. E 160.000 di questi morti in più, solo nei Paesi dell'Unione Europea.

La Francia contro il Jobs Act e il governo trema

di Giampaolo Martinotti
Sulla scia della grande mobilitazione in atto in tutta la Francia, e dopo l’annuncio della CGT, laConfédération générale du travail, a proposito dello sciopero illimitato che dovrebbe riguardare le ferrovie dello stato e la rete metropolitana della capitale a partire dal 2 giugno, s’inasprisce pesantemente la lotta contro la loi El Khomri. Oltre a porti, aeroporti e alle principali arterie autostradali, da circa una settimana sei delle otto raffinerie che la Francia annovera sono bloccate o marciano a rilento. Il blocco della produzione riguarda in particolare gli stabilimenti di Feyzin, Gonfreville, Grandpuits, Donges e La Mède, mentre nella giornata di mercoledì il grande deposito di carburante di Douchy-les-Mines, nel nord del paese, è stato teatro di veementi scontri tra gli operai in sciopero e la CRS inviata dal governo per liberare Total-mente gli accessi al sito.

Sono citrulli, ditegli sempre si

di Anna Lombroso
Come tutti anche io attendo con ansia la pubblicazione delle nuove adesioni al SI. Dopo tante eccellenti riesumazioni, pare certa quella di Lenin (gli avevano domandato se voleva anche lui, come Renzi, il “superamento dello Stato”), è sicura quella di Cavour (al conte avevano chiesto: le piace la menta?), non ci sono dubbi sull’assenso di Enrico VIII (ai si reiterati era abituato), si attende la risposta positiva seppur sventurata della Monaca di Monza, per non parlare di Dante, testimonial per eccellenza del si che suona vittorioso nel bel paese. 

Gli eroi nazionali e le vittime nascoste e cancellate

di Tommaso Di Francesco
Solo sei giorni fa la Corte d’appello di Roma – perché il governo italiano aveva sfacciatamente fatto ricorso alla sentenza di primo grado – ha condannato il ministero della difesa al risarcimento di un milione e mezzo di euro per condotta omissiva per non avere protetto adeguatamente il militare Salvatore Vacca, morto nel 1999 a 23 anni di leucemia contratta dopo l’esposizione a munizioni e materiali tossici durante la missione nei Balcani (in Bosnia). Una condotta omissiva che, per i giudici, «configura una violazione di natura colposa delle prescrizioni imposte non solo dalla legge, dai regolamenti di comune prudenza».

Perché seduce il Trump Show

di Franco "Bifo" Berardi
Dopo l’estate dell’umiliazione greca è arrivato l’autunno della migrazione respinta poi l’inverno della disgregazione europea e infine la primavera di Donald Trump. Non so se Trump vincerà le elezioni di novembre, non lo credo, anche se i sondaggi cominciano a dargli un vantaggio su Hillary Clinton. La sua ascesa trionfale va comunque interpretata. Partiamo da lontano. Agli operai tedeschi affamati e umiliati dall’aggressione finanziaria anglo- francese, Hitler disse: non siete operai sfruttati ma ariani vincitori. Il nazional socialismo nacque da questo cambio di prospettiva. Non intendo dire che stia per ripresentarsi lo scenario degli anni ’30 (anche perché oggi le dimensioni di potenza sono ingigantite), ma intendo dire che la dinamica che portò il nazionalsocialismo al potere si ripresenta.

Quattro mesi dopo su Giulio è silenzio di Stato

di Chiara Cruciati
Sono trascorsi quattro mesi da quando Giulio Regeni scomparve a poca distanza dal suo appartamento nel quartiere di Dokki, al Cairo, in una serata surreale: c’era silenzio nella capitale egiziana, blindata da polizia ed esercito mandati dal presidente golpista al-Sisi a impedire che il popolo ricordasse la sua rivoluzione. Giulio è sparito nel quinto anniversario di piazza Tahrir, nelle maglie della repressione di Stato, nome tra i nomi di desaparecidos dimenticati nell’oblio delle galere. A quattro mesi di distanza di verità non ce n’è l’ombra. Si sente parlare spesso di ragion di Stato, formuletta per coprire l’assenza di giustizia. Di Giulio parlano solo i cittadini. Non ne parlano i governi che dopo qualche screzio (solo così possono essere definite le labili misure prese da Roma e le reazioni stizzite del Cairo, alla luce dell’attuale apatia italiana) hanno chiuso il capitolo Regeni.

Migranti, leggi e diritti negati

di Tania Careddu
In Italia ne sono stati attivati quattro con la finalità di identificare, registrare e rilevare le impronte digitali dei migranti sbarcati sulle coste, ma gli hotspot, centri previsti dall’Agenzia europea delle Migrazioni per la gestione delle frontiere esterne all’Unione europea, sono privi di una cornice giuridica. Questo perché nessun atto normativo, né italiano né europeo, disciplina quanto avviene al loro interno. L’unica normativa di riferimento resta la Legge Puglia del 1995, che regolamenta però solo le operazioni di primo soccorso e di accoglienza. L’unico documento cui fare capo è, perciò, la Roadmap, una tabella di marcia con il compito di chiarire il flusso organizzativo, di carattere specificamente politico, senza valore normativo. Sempre più spesso, in Italia, a determinare l’effettivo status giuridico dei migranti non sono leggi ma circolari della Pubblica Amministrazione.

Che vergogna il silenzio sulla Capacchione e Saviano

di Giulio Cavalli
Ho pensato che forse sarebbe stato il caso di aspettare almeno un giorno per giudicare, così dopo i deliri del senatore D’Anna (ALA, la misconosciuta schiera di servetti al comando di Verdini e quindi nuova maggioranza di governo) che ha insistito in un’intervista per dirci che Saviano è “un’icona farlocca” e che lui e la Capacchione (giornalista sotto scorta e parlamentare PD) “vivono di rendita”. Ho aspettato per sentire almeno un cenno minimo di solidarietà, un segnale di disgusto e, perché no, una censura vera contro chi si permette di pensare che la tranquillità della propria vita si un dazio ragionevole da pagare in cambio del successo. Poi ho ascoltato Verdini scusarsi (per quanto possano valere le scuse di un bugiardo naturale come stabilito dalle Procure) e ho scorto la Valente prendere le distanze dalle affermazioni di D’Anna.

Il potere condiviso degli «smanettoni»

di Daniele Gambetta
Nei giorni del primo weekend di giugno (3,4 e 5) si terrà a Pisa una nuova edizione di Hackmeeting, il raduno periodico che dal 1998 ogni anno raccoglie la comunità delle controculture digitali. La location scelta è il Polo Fibonacci, che per tre giorni ospiterà mediattivisti, ricercatori, o semplici appassionati che si riconoscono nella definizione di hacker che viene usata fin dall’Hackmeeting 2001 a Catania, «chi vuole gestire se stesso e la sua vita come vuole lui e sa s\battersi per farlo, anche se non ha mai visto un computer in vita sua». Non una definizione riferita esclusivamente ad un campo del sapere, ma riferita in modo inclusivo ad una questione di metodo. Hackmeeting chiama a raccolta tutti quei singoli o quei collettivi che reclamano la libertà di smanettare, di sperimentare, smontare e analizzare i circuiti del proprio computer così come i processi di produzione del sapere.

Loi Travail: le manifestazioni continuano

di Anna Maria Merlo

Ottava giornata di manifestazioni in tutto il paese contro la Loi Travail, la 18esima a Nantes, per esempio, a Parigi tra 18-19mila (fonti Prefettura) e 100mila persone (fonte Fo), con le solite code di scontri. Manifestanti con caschi, occhiali da piscina o da sci, 16 fermi nella capitale, con vetrine spaccate, lacrimogeni, ecc. “Restituiteci i nostri compagni” hanno reagito dei manifestanti alla fine del corteo, in place de la Nation, contestando i fermi. Gli slogan confermano la frattura inconciliabile di quella che un tempo era la sinistra: “fuori questo governo”, “social-traditori”. In testa al corteo parigino, i leader dei due sindacati Cgt e Fo. Philippe Martinez, della Cgt, afferma di aver chiesto un incontro con François Hollande, ma di non aver ricevuto risposta. Hollande ieri era in Giappone, per il G7, dove ha affermato di seguire gli avvenimenti e ha appoggiato Manuel Valls.

Un paese dai piedi d’argilla

di Tomaso Montanari
Firenze è un corpo fragile. Nel gennaio del 2012 venne giù un enorme blocco dalla storica Colonna della Dovizia, nella centralissima piazza della Repubblica: solo per miracolo non fu una strage. La patina dorata della città-vetrina coprì presto quelle macerie: e tutto fu dimenticato. Oggi lo spettacolare sfaldamento di un Lungarno, a un passo da Ponte Vecchio e di fronte agli Uffizi, innesca un ben più potente campanello d’allarme: basterà? La prima cura di cui le città storiche hanno bisogno è assicurare che al loro corpo fragile non manchi il sangue vivo: che sono i cittadini, i residenti stabili. Firenze, da questo cruciale punto di vista, è in caduta libera: mentre gli abitanti scendono vertiginosamente (dal record di 500mila siamo ora a 370mila), la monocultura del turismo scommette di portare la quota annuale dei visitatori fino al tetto fatidico dei venti milioni.

A chi appartiene il passato? Il dibattito sulla "repatriation"

di Elena Canadelli
Di musei, e di musei scientifici in particolare, non si sente parlare spesso. Fa eccezione un tema scottante, che scalda gli animi dagli anni Novanta del secolo scorso: si tratta della restituzione delle collezioni museali alle comunità d’origine – repatriation, come la chiamano gli inglesi – che può riguardare opere d’arte, manufatti o resti umani. Circoscrivendo il discorso ai resti umani, la questione è complessa e delicata, dato che tocca problemi di ordine etico, di tutela e accessibilità del patrimonio culturale e, più in generale, di legittimità scientifica. Lungi dal riguardare unicamente antropologi, etnografi e curatori, il dibattito sulla restituzione fa emergere questioni più ampie, al cuore dell’attuale riflessione pubblica sui rapporti tra scienza, politica e società e uso della storia.

I racconti di Ventimiglia

di Lia, Antonio, Nicola e Roberto
Perdura il campo profughi sotto il ponte della superstrada a Ventimiglia, tra Via Tenda e il fiume. Una ventina di tende a igloo, umanità in quantità variabile, 100-200 persone. Tutti uomini, giovani, neri. Le poche donne e bambini sono ospitate da qualcuno in città. Il sole scalda, il fiume è bello.L’acqua si prende da un gruppo di taniche. Qualcuno si lava nel fiume. Una decina di persone sedute per terra taglia verdura e la mette in un pentolone; da qualche giorno ci sono due fornelloni da campo per la cucina sociale. I profughi chiacchierano allegri. Non somigliano al cane del papa. Nel ristorante bar la signora di Ventimiglia dice che non danno da mangiare a mezzogiorno (turismo in Liguria vedi su you tube); dice che Ventimiglia era bella quando lei era giovane; che adesso no per colpa del governo e di Alfano, che ha mandato i neri davanti al suo ristorante (dove curiosamente non si mangia), che sono poveretti ma fanno un pò brutto.

Sillogismo bersaniano

di Giuseppe Civati 
Ora, qualcuno potrebbe notare che avendo votato prima l'Italicum e poi la legge di riforma costituzionale questa decisione si sarebbe potuta assumere fin dal voto in Parlamento (alla Camera, la Costituzione è stata votata due volte dopo il sì all'Italicum): ci troviamo di fronte allo strano caso di parlamentari che votano sì in aula e però poi magari votano no al referendum. Non è però il caso di sottilizzare. Seguiamo piuttosto il ragionamento di questi ultimi giorni: Bersani dice che l'Italicum va cambiato, altrimenti il sì al referendum potrebbe essere messo in discussione. Renzi risponde: l'Italicum non si tocca. Quindi?

Antiduhring e Bernstein debatte

di Franco Astengo 
Negli anni tra il 1868 e il 1875 il libero docente berlinese Eugen Dühring divenne il predicatore di un socialismo vago, piccolo-borghese e pseudoscientifico e per contrastare la sua crescente influenza Engels scrisse quello che poi venne chiamato l'Anti-Dühring e che rappresenta un momento essenziale della battaglia ideologica e politica che si svolse negli anni settanta in seno al partito socialdemocratico e al movimento operaio tedesco. Il “Bernstein debatt”e nasce dall’avanzamento di un processo storico e da atteggiamento teorico di revisione dei fondamenti della concezione ideologica del marxismo. Il rappresentante più autorevole fu il tedesco Eduard Bernstein (1850-1932), che, procedendo dalla constatazione che le previsioni marxiane riguardo all'inasprimento della lotta di classe e alla proletarizzazione dei ceti medi non si erano realizzate, negò l'imminenza di un processo rivoluzionario.

Assalto al potere in Brasile

di Atilio Boron
Un gruppetto di banditi ha preso, assaltandola, la presidenza del Brasile. Ne fanno parte tre attori principali: da un lato, un elevato numero di parlamentari (da ricordare che su un terzo di essi pesano gravissime accuse di corruzione), la maggioranza dei quali è arrivata al Congresso quale prodotto di un’assurda legislazione elettorale che permette ad un candidato che ottenga appena qualche centinaio di voti di accedere ad uno scranno grazie alla perversa magia del “quoziente elettorale”. Queste eminenti nullità hanno potuto destituire provvisoriamente chi è arrivato al Palazzo del Planalto con l’avallo di 54 milioni di voti. Secondo, un potere giudiziario sospettato nella stessa misura di connivenza con la corruzione generalizzata del sistema politica e rifiutato da una gran parte della popolazione del Brasile.

Il G7 in Giappone e le incognite asiatiche

di Simone Pieranni
È cominciato il G7 in Giappone, un evento che vede parecchia carne al fuoco in senso diplomatico, vivendo su incroci e interessi politici che esulano dall’incontro in corso. Giappone, Usa, Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna hanno spedito i propri leader nella penisola giapponese di Ise Shima, trecento chilometri circa dalla capitale, dove il leader locale Shinzo Abe tenta di sfruttare al massimo il «fattore campo», puntando a rinsaldare l’alleanza con gli Stati uniti e tenendo ferma la presa sulla parte più tradizionalista e nazionalista del suo paese, specie in funzione anti Cina. Parallela al G7 – infatti – si gioca una partita importante in Asia, dove gli equilibri diplomatici sono stati scossi proprio da Pechino.