La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 27 maggio 2016

Il potere condiviso degli «smanettoni»

di Daniele Gambetta
Nei giorni del primo weekend di giugno (3,4 e 5) si terrà a Pisa una nuova edizione di Hackmeeting, il raduno periodico che dal 1998 ogni anno raccoglie la comunità delle controculture digitali. La location scelta è il Polo Fibonacci, che per tre giorni ospiterà mediattivisti, ricercatori, o semplici appassionati che si riconoscono nella definizione di hacker che viene usata fin dall’Hackmeeting 2001 a Catania, «chi vuole gestire se stesso e la sua vita come vuole lui e sa s\battersi per farlo, anche se non ha mai visto un computer in vita sua». Non una definizione riferita esclusivamente ad un campo del sapere, ma riferita in modo inclusivo ad una questione di metodo. Hackmeeting chiama a raccolta tutti quei singoli o quei collettivi che reclamano la libertà di smanettare, di sperimentare, smontare e analizzare i circuiti del proprio computer così come i processi di produzione del sapere.
A fare da denominatore comune in questo percorso sono un approccio critico e consapevole dei rapporti di forza e lo spirito di curiosità e condivisione che caratterizza quell’etica «Do It Yourself» (Diy) delle controculture underground.
E’ quasi inutile sottolineare quanto le nuove tecnologie abbiano costituito in tempi recenti l’oggetto di gran parte dei temi all’ordine del giorno, dalla battaglia di Fbi contro Apple al dibattito sulla gestione dei dati personali dei social network, dalle criticità dovute all’oligopolio di Google e Facebook sul campo della Rete, al ruolo che Internet ha saputo svolgere come mezzo di diffusione di notizie durante mobilitazioni europee, anche quando i media nazionali hanno optato per un imbarazzante silenzio, come nel caso parigino di #NuitDebout.
In una fase simile, un percorso come HackMeeting, per la storia che ha e per i progetti che ha raccolto negli anni, può davvero essere uno spazio di costruzione di un’analisi fondamentale, che sappia analizzare le potenzialità liberanti della Rete senza cadere in tecno-feticismi, ma riconoscendo anzi le trappole che i nuovi meccanismi di sfruttamento stanno mettendo in atto.
All’evento sarà presente il gruppo di ricerca Ippolita, che da quasi dieci anni analizza le dinamiche sociali e politiche messe in atto dalla Rete, e recentemente ha pubblicato Anime elettriche, saggio che verrà presentato durante la tre giorni che affronta l’azione delle nuove tecnologie sulla nostra sfera emotiva e cognitiva (recensito su «il manifesto» il 12 aprile 2016). Sempre a cura di Ippolita si terrà inoltre un laboratorio di autodifesa digitale. Un altro intervento molto interessante sarà la presentazione del progetto NoBorderWifi della campagna #OverTheFortress, che ha provveduto nei mesi passati a fornire connessione internet ai migranti presenti nel purtroppo noto campo profughi di Idomeni al confine tra Grecia e Macedonia. Grazie al progetto di NoBorderWifi è stato possibile permettere a molti migranti di comunicare con le famiglie rimaste nel paese di provenienza o già in Europa, e di costruire refugees.tv, una piattaforma di auto-narrazione e inchiesta capace di portare online testimonianze delle condizioni del campo.
Tra gli altri talks in programma la presentazione del servizio di streaming autogestito streampunk.cc, un seminario sulla crittografia post-quantistica, la presentazione della piattaforma di crowdfunding per movimenti sociali Firefund e un dibattito organizzato da due progetti di scrittura collettiva, Maz e Sic, sulle nuove forme di autoproduzione nell’editoria digitale.
Non mancheranno inoltre laboratori su questioni di genere e dibattiti su intersezioni tra informatica e biologia.
Il programma è in evoluzione dinamica, e da qui all’inizio dell’evento i tavoli di dibattito potrebbero aumentare, vista la natura aperta dell’evento, che permette a chiunque di avanzare proposte sulla mailing list ufficiale di HackMeeting.
Previsti ospiti internazionali, così come le edizioni degli anni passati hanno visto la presenza di Richard Stallman, Emmanuel Goldstein e Wau Holland cofondatore del Chaos Computer Club, celebre club di hacking con sede in Germania.
Essendosi sviluppato a stretto contatto con le realtà sociali italiane (e non solo), Hackmeeting è un percorso antifascista, antisessista e anticapitalista, che si pone come obiettivo primario, per usare una citazione dello scrittore Primo Moroni diventata il motto del progetto, quello di «socializzare saperi senza creare poteri».

Fonte: il manifesto 

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