La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 21 maggio 2016

Anonymous: nuovi spazi per l’attivismo digitale

di Paolo Magaudda
"Anonymous ha sempre amato il rischio e giocato col fuoco e non sorprende perciò che il collettivo alla fine abbia preso fuoco, illuminando il percorso per qualcun altro”. È con queste sintetiche parole della stessa autrice che possiamo riassumere il senso del libro I mille volti di Anonymous: la vera storia del gruppo Hacker più provocatorio del mondo, che raccoglie una lunga ricerca svolta da Gabriella ‘Biella’ Coleman, professoressa di antropologia della McGill University di Montreal. Non c’è dubbio, infatti, che dal 2010 in avanti Anonymous abbia appiccato un gran bel fuoco globale nel mondo dell’attivismo digitale, irrompendo come uno dei principali protagonisti nei conflitti che ruotano attorno alla rete, all’uso dei media digitali e soprattutto alla difesa della privacy di cittadini da parte delle intrusioni dei governi e multinazionali.

venerdì 20 maggio 2016

Gelli e JP Morgan: le fonti del diritto nelle riforme di Renzi

di Silvia Manderino
Le “riforme” non viaggiano da sole. Devono avere un substrato, un terreno di coltura da cui generarsi. Non arriva calata dal cielo questa complessiva “riforma” di cui negli ultimi due anni si sono resi protagonisti l’attuale governo Renzi e la sua pseudo maggioranza parlamentare. Dalla cancellazione di norme fondamentali contenute nello Statuto dei Lavoratori allo smantellamento di ogni controllo sugli interventi all’ambiente con lo “Sblocca Italia”, dalla introduzione di una legge sulla scuola che ricorda la riforma gentiliana alla legge elettorale “Italicum”. E’ però quest’ultima, unita al tentativo di modificare la seconda parte della Costituzione repubblicana, che costituisce la chiave di volta per lo stravolgimento delle regole democratiche nella nostra Repubblica. Il substrato è stato coltivato nel tempo e nel tempo ha resistito.

Mai d'accordo, mai nemici

di Luciana Castellina 
Credo di essere la persona ancora vivente che ha conosciuto da più tempo Marco Pannella, molti dei nostri amici coetanei essendo già passati altrove (sicuramente in paradiso), i più giovani non avendo avuto l’aspro privilegio di una amicizia/inimicizia lunga come la nostra, cominciata addirittura nell’anno accademico 1947/’48. Ci siamo incontrati al primo anno della facoltà di giurisprudenza di quella che oggi viene chiamata La Sapienza, ma allora semplicemente Università di Roma, perchè a quei tempi ce n’era una sola e non occorreva specificare. Era ancora piena di fascisti, anche piuttosto picchiatori, riuniti nel gruppo “Caravella”, e un bel po’ di cattolici molto moderati, capeggiati da Raniero La Valle (ora, più a sinistra di me, per fortuna). Sia io che Marco eravamo dall’altra parte, laici e antifascisti: ma io ero già comunista, lui liberal-democratico.

Il salario a vita. Una pratica anticapitalista per superare la violenza del mercato?

Intervista a Bernard Friot di Gianluca De Angelis
Le proteste che stanno accompagnando l’iter della Loi Travail in Francia hanno attirato l’attenzione di molti osservatori. Da ormai due mesi la protesta continua a mutare forma, passando, alternativamente, da cortei più o meno repressi, da blocchi dei lavoratori, dalle occupazioni degli studenti, alle piazze della #nuitDebout e ai cinema, dove da quattro mesi sbanca i botteghini il film Merci Patron!. Anche oggi, nel momento in cui scrivo, mentre il Governo Valls ragiona sulla possibilità di apporre la questione di fiducia, alcuni sindacati stanno chiamando a nuove manifestazioni per la prossima settimana. Con una specificità tutta francese, anche in questa occasione la ricchezza della protesta si intreccia a quella di un esteso e vivace dibattito sugli impatti sociali del capitalismo. Che la distanza tra dibattito e protesta sia minima lo si capisce bene anche solo ascoltando le voci gracchianti di quei professori col megafono che hanno lasciato i microfoni delle aule universitarie per incontrarsi, con gli altri, in Place de la République.

La trasversalità e più fronti di lotta

di Ignazio Masulli
Il movimento di massa in atto da quasi due mesi in Francia ha varie cose da dirci. Com’è noto, il motivo iniziale e principale della protesta è una legge che riduce ulteriormente i diritti dei lavoratori e ne aumenta la precarietà. Il punto di maggior contrasto è costituito dalla decisa spinta che la «Loi Travail» vuol dare alla contrattazione aziendale. Non diversamente da quanto è avvenuto in altri paesi europei, in Francia quest’obbiettivo è stato perseguito anche in passato dal padronato, col deciso supporto dei governi di destra. In particolare, la legge Fillon del 2004 stabiliva la possibilità di accordi aziendali stipulati in deroga a quanto previsto da quelli nazionali.

Bene il “No”, ma la battaglia è altrove

di Ugo Mattei
La discussione sul referendum costituzionale che si celebrerà in autunno è iniziata. Sebbene si tratti indubbiamente dell’applicazione formale della trama di cui all’art. 148, l’illegittimità dichiarata della legge elettorale e l’Aventino delle opposizio              ni per respingere quanto elaborato da una maggioranza non eletta, mutano il senso di quanto sta avvenendo. Più di un referendum con cui il popolo sovrano conferma un nuovo compromesso costituzionale fra i suoi rappresentanti in Parlamento, quello che sta andando in scena è un plebiscito muscolare con cui un gruppo di potere chiama il popolo a raccolta intorno al vitalismo (fare per fare) del proprio capo. Non un referendum costituente, ma un plebiscito politico intorno al mutamento formale di un documento, la Costituzione del ‘48, già nella prassi completamente svuotata di contenuto.

In nome del popolo o dei mercati internazionali?

di Domenico Tambasco
Campeggia nei corridoi della sezione lavoro del Tribunale di Milano, da alcuni giorni, un singolare manifesto di promozione di un corso dal titolo “Licenziamento collettivo e diritto dell’unione europea”, che attira l’attenzione per il contenuto del testo di presentazione dell’incontro. Per l’ignota mano che ha vergato la locandina “le riforme del lavoro varate negli ultimi tre anni incidono profondamente sulla regolamentazione del mercato del lavoro italiano. Alla base delle riforme sembra di intravedere un vero e proprio cambio di paradigma. La cultura del novecento concepiva il diritto del lavoro come un ordinamento giuridico volto a soddisfare il bisogno di tutela del lavoratore ed a riequilibrare i rapporti di forza tra “capitale e lavoro”. 

L'Unione Europea ha dimenticato di essere nata dall'antifascismo?

di Guillame Balas, Sergio Cofferati, Curzio Maltese e Dimitrios Papadimoulis 
L'Unione Europea ha dimenticato di essere nata dall'antifascismo? Può sembrare una domanda paradossale ma l'attualità politica di questi giorni la propone con forza. Basta confrontare la debole reazione dell'Europa di oggi di fronte all'avanzata dell'estrema destra del FPOE in Austria con quella di sedici anni fa. Nel 2000 l'ingresso al governo del partito xenofobo allora guidato da Jorg Haider, in alleanza con i popolari, provocò in tutta Europa una rivolta morale. Senza distinzioni fra destra e sinistra, quasi tutti i governi conservatori o socialisti continentali, in testa quello francese della coabitazione fra Chirac all'Eliseo e Jospin premier, votarono all'unanimità sanzioni contro il di Vienna. I toni dei conservatori furono spesso più duri di quelli dei socialisti e l'allora premier spagnolo Josè Maria Aznar si spinse fino a chiedere la cacciata dal partito popolare europeo del collega austriaco Wolfang Schuessel, colpevole di aver accettato l'appoggio dei del partito di Haider.

Dov'è finita l'autonomia della politica

di Ida Dominijanni
Nell'epoca cosiddetta post-ideologica due nuove rappresentazioni del conflitto socio-politico si stanno imponendo a tutto campo. La prima sostituisce alle contraddizioni novecentesche di classe, di sesso, di identità la frattura alto-basso, elite-popolo, 1%-99%, che mobilita partiti e movimenti (di destra e di sinistra) anti-establishment. La seconda risponde mettendo i suddetti partiti e movimenti nel mucchio del "populismo anti-politico", e evocando all'establishment il monopolio della politica. Gli effetti nefasti di questa risposta -la rappresentazione di una cittadella politica assediata dai barbari e pertanto da presidiare con qualunque genere di alleanza contro gli invasori- si sono già visti alle elezioni politiche del 2013, quando l'appello all'accordo fra i riformismi di centrodestra e di centrosinistra contro i populismi a nulla valse a fermare l'avanzata largamente superiore alle aspettative del Movimento 5 stelle.

Roma e la sinistra Italiana

di Piero Bevilacqua 
Quando, alcuni mesi fa, circolò la notizia che Stefano Fassina si candidava nelle elezioni a sindaco di Roma, pensai che quella scelta fosse un errore politico. La replica di vecchie esperienze della sinistra radicale - quelle, per intenderci, che vanno dalla lista della Sinistra-Arcobaleno in poi - che faceva coincidere la nascita di qualche nuova aggregazione con la sua immediata partecipazione a una campagna elettorale. Un battesimo irrimediabilmente sbagliato, perché una nuova formazione che pretendeva di essere alternativa al vecchio ceto politico, prima ancora di essersi cimentata in lotte e proposte nella società civile, inaugurava il suo corso bussando immediatamente alle porte del potere, per avere un posto nelle istituzioni della rappresentanza. Così il suo biglietto da visita era lo stesso di quello dei partiti che diceva di voler combattere. Ogni volta gli elettori lo hanno ben compreso.

Alfano nell’acquario, i migranti prendono il largo

di Connessioni Precarie
La politica dell’accoglienza del governo Renzi è il Jobs act di profughi e richiedenti asilo. Alfano non poteva darne prova migliore con la sua idea di «centri di collocamento» in mare. Sì, perché questo sarebbero gli hotspot galleggianti che Angelino vorrebbe installare in mezzo al mare per smistare i profughi, scremare i migranti economici e selezionarli. Non ci scandalizza certo la fantasia di Alfano, né la faccia tosta del Commissario europeo per la migrazione che la trova «interessante». È però senza dubbio degno di nota il cambiamento di atteggiamento nei confronti della cosiddetta «crisi migratoria». Non c’è più spazio neppure per la retorica dei diritti, dell’Europa accogliente, della democrazia. A dire il vero ora non si parla più di «emergenza profughi», anzi Angelino va dicendo – sulla base di statistiche tutte sue – che le commissioni territoriali per i profughi sono «ad arretrati zero».

Il fondamentalismo della corruzione

di Antonio Tricarico
La corruzione è un nemico, una minaccia globale paragonabile a quella del terrorismo fondamentalista, anche in termini economici. In media il dieci per cento dei costi per gli affari nel pianeta è legato a mazzette, tangenti e frodi. Cifre inquietanti e parole forti che hanno fatto da cornice al primo summit internazionale contro la corruzione, voluto e ospitato a Londra dal premier inglese David Cameron. Più di quaranta i Paesi rappresentati ad altissimo livello che hanno preso parte al vertice: economie avanzate, emergenti, così come Paesi in via di sviluppo. Per l'Italia c'erano il Guardasigilli Andrea Orlando, con al seguito il presidente dell'anti-corruzione Raffaele Cantone. L'evento è stato un unicum, anche per le nuove dinamiche politiche che hanno visto per la prima volta i governi delle economie avanzate finire sul banco degli imputati, nonostante abbiano messo sul tavolo importanti misure nella lotta alla corruzione a livello internazionale.

Ecco chi sono quelli di Nuit debout

di Stéphane Baciocchi, Alexandra Bidet, Pierre Blavier, Manuel Boutet, Lucie Champenois, Carole Gayet-Viaud e Erwan Le Méner
Per quanto riguarda Nuit Debout, si sono tutti trovati d’accordo: “l’età media è intorno ai venticinque anni”, sono “un incontro di bobos (“bourgeois-bohémien“, versione francese dei nuovi radical chic ndr) parigini”, “non vi prende parte alcun vero proletario”, “fanno parte di una borghesia bianca urbana”, “sono dei SDF (senza dimora, ndr) e dei punk con i dreads che bevono birra”, “una concentrazione di studenti fuori corso”, “militanti dell’ultra sinistra e di semi-professionisti dell’attivismo di base”… Queste definizioni, spesso molto nette, fanno emergere delle categorie già ben definite, delle quali si sa già cosa pensare, evidenziano come è composto il movimento, cosa può o non può diventare, trascurano gli ordini di grandezza, gerarchizzano i luoghi o i momenti della piazza, quali sono le vere o le false Nuit debout. Si rivendica qui un diverso approccio per cominciare a determinare i fatti con delle inchieste collettive.

Il Mezzogiorno dimenticato

di Guglielmo Forges Davanzati 
Vi è ampia evidenza sul fatto che i divari regionali, in Italia, sono in continuo aumento ed è noto che i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno somministrato dosi relativamente maggiori di austerità proprio alle aree più deboli del Paese. Quest’ultimo aspetto, di estrema rilevanza politica, sembrerebbe in prima approssimazione delineare un vero e proprio puzzle, dal momento che intuitivamente non si capisce per quale ragione, in fasi recessive, si accentua volontariamente la recessione laddove è più intensa. A ben vedere, si tratta di una decisione politica che riflette un ben preciso orientamento di teoria economica, secondo il quale, per produrre crescita economica, occorre accentrarele risorse nei poli che sono già più produttivi: in altri termini, una variante degli effetti c.d. di sgocciolamento.

Bertolt Brecht: la lotta delle classi a teatro

Intervista a Rocco Ronchi di Massimo Marino
Il Piccolo Teatro di Milano ricorda i sessanta anni della morte di Brecht e dell’allestimento dell’ Opera da tre soldi firmato da Giorgio Strehler con una nuova edizione affidata a Damiano Michieletto, con una mostra e con alcuni incontri di carattere eminentemente storico sul testo e sull’autore, una delle figure centrali del Novecento. Ma l’attenzione per Brecht sembra rinascere in campi imprevedibili. A lui, ha dedicato un intenso libretto il filosofo teoretico Rocco Ronchi, Brecht. Introduzione alla filosofia, pubblicato nel 2013 dalle edizioni et al. di Milano. Lo abbiamo intervistato (grazie a Silvia Mercantelli per la trascrizione della registrazione; grazie a Silvia Colombo dell’Archivio Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa per le fotografie delle edizioni storiche dell’Opera da tre soldi di Strehler).

America Latina: l'offensiva del capitalismo estrattivo e la rinascita dei movimenti

di Christian Peverieri
Soffia da tempo un vento reazionario sul continente latinoamericano. Lo si è intravisto nelle radicali opposizioni di destra e nella perdita di fiducia dei cittadini ai governi progressisti in Bolivia, in Argentina, e soprattutto in Venezuela e Brasile; in quest'ultimo caso si è manifestato apertamente con le tornate elettorali degli ultimi mesi e con l'impeachment a Dilma Rousseff. La Presidente brasiliana è stata incastrata da un "golpe suave": la pratica "democratica", sempre più in voga, con cui i poteri forti neoliberisti rovesciano governi scomodi, come era giá successo con Manuel Zelaya in Honduras nel 2009 e Fernando Lugo in Paraguay nel 2012. In Argentina ha vinto le elezioni dello scorso dicembre Macri. Il nuovo Presidente è un neoliberista convinto, che mette in atto provvedimenti con la formula del decreto, vale a dire senza passare attraverso l'approvazione del Parlamento, dimostrando così cosa sia questa nuova destra, demagogica, populista e pronta a tutto pur di favorire i grandi capitali a scapito delle persone.

Libertà di circolazione, lotte migranti e accoglienza dal basso

di Luca De Tullio ed Emily Aubry
Sabato 14 maggio lo spazio Bread&Roses ha aperto i suoi cancelli alle esperienze di mutuo soccorso e di accoglienza dal basso legate al tema dell'immigrazione. Abbiamo avuto il piacere di condividere insieme a tante realtà cittadine, regionali e non solo, il racconto di alcune buone pratiche di resistenza e di lotta eterogenee tra loro che si stanno diffondendo ovunque, anche in quei luoghi simbolo dove i muri della "Fortezza Europa" diventano ogni giorno sempre più alti ed invalicabili. E' stata l'occasione per continuare a sostenere i migranti partendo dai loro percorsi di rivendicazione e autodeterminazione. Riportiamo un racconto parziale del dibattito.

La valuta corrente dello tsunami finanziario

di Stefano Lucarelli 
Dinanzi all’instabilità finanziaria che continua a caratterizzare l’economia mondiale una riflessione sulla moneta internazionale può sembrare inattuale. Lo è senz’ombra di dubbio se ci si attiene alle dichiarazioni più recenti dei banchieri centrali: Janet Yellen e Mario Draghi sembrano giunti sulla soglia di un periodo nuovo, che in tutta probabilità sarà caratterizzato da difficoltà crescenti. Negli Usa le dichiarazioni di Yellen circa il rialzo dei tassi di interesse non generano più le reazioni sperate negli investitori; d’altro canto in Europa i bassi tassi di interesse fissati dalla Bce non si trasmettono all’economia reale. Guardare agli Stati Uniti e all’Ume basta a sollevare dubbi sulla possibilità di un coordinamento efficiente delle politiche monetarie su scala globale.

La crisi dell'eurozona volge veramente al termine?

di Sergio Farris
Sembra che, dopo diversi anni, l'economia dell'eurozona stia finalmente uscendo dalla recessione. Nei primi tre mesi del 2016, probabilmente aiutata dalla politica monetaria espansiva messa in atto dalla Banca centrale europea, la crescita della zona euro nel suo insieme è stata dello 0,6%. Rispetto allo stesso periodo del 2015, la crescita è stata del 1,6%. Non si tratta, tuttavia, di un risultato esaltante, specie in raffronto al PIL perduto durante gli anni precedenti. Anni nei quali persino il paese più importante, la Germania, non ha conosciuto certo una crescita spettacolare. ll suo PIL reale è aumentato solo del 5,5 per cento rispetto al livello del 2008. In sostanza, una situazione di stagnazione. A dispetto della tardiva modesta ripresa, bisogna poi rilevare che i dati sulla disoccupazione (10,5%), sulla produzione industriale, (-10% rispetto al 2008), sugli investimenti (ancora inferiori rispetto al 2008), sono tuttora allarmanti.

Jobs Act. Clamorose balle, disse il presidente

di Davide Serafin
Se sono ‘clamorose balle‘ i commenti dei giornalisti circa i numeri delle attivazioni contrattuali di questo trimestre, lo erano anche quelle dello scorso anno. Questo in sintesi il commento che verrebbe da scrivere in merito alle dichiarazioni di Matteo Renzi pronunciate nell’ormai trito e ritrito #matteorisponde. Dice Renzi: "Oggi nei dati trimestrali le assunzioni in più, ovvero il saldo positivo, è meno grande dello scorso anno. Non è che sta diminuendo l’occupazione: la crescita prosegue ma siccome gli incentivi sono stati ridotti continua a un ritmo meno forte. Diranno che rallenta l’occupazione, ma la crescita continua, anche se con incentivi più bassi va meno veloce." Visto che la realtà fattuale dei numeri viene costantemente ribaltata, dimenticata, svilita, proviamo con i disegni.

Malinconie sociologiche e mondo post-ideologico

di Francesco Giacomantonio 
Solitamente, si assume che la nascita della sociologia come scienza autonoma, con un suo statuto e con sue finalità precise, possa collocarsi nella modernità più matura e specificamente nel corso dell’Ottocento, secolo del progresso e del Positivismo(su questo punto, tra le tante letture di riferimento, si suggerisce Mongardini, C., La conoscenza sociologica, 3 voll., Ecig, Genova 1983, specialmente il volume 2). A quell’epoca, nella sociologia si vedeva un campo di ricerca che avrebbe potuto migliorare le relazioni socio-politiche tra gli uomini. La riflessione sociologica successiva, ossia dal XX secolo ad oggi, si è tuttavia snodata in modo complesso rispetto all’Ottocento, operando alcuni sbalzi nei confronti della tradizione precedente, che il sociologo teorico Patrick Baert, ad esempio, ha significativamente colto(si vedaBaert, P, La teoria sociale contemporanea, Il Mulino, Bologna 2002, specialmente p. 8).

Hotspot, illegalità e diritti negati

di Carlo Lania
Richieste di asilo esaminate in pochi minuti. Minori trattenuti illegalmente e migranti, tra i quali anche soggetti considerati vulnerabili, espulsi dal sistema di accoglienza e abbandonati al loro destino. Pensati per selezionare i migranti al loro arrivo in Italia, gli hotspot si sono trasformati velocemente in luoghi di produzione di illegalità e emarginazione. Da settembre a oggi, secondo quanto denunciato nel rapporto «Hotspot, il diritto negato» presentato ieri da Oxfam Italia, nelle sole strutture di Pozzallo e Lampedusa sarebbero state respinte più di 4.000 persone. In teoria una volta rigettata la richiesta di asilo dovrebbero lasciare l’Italia entro sette giorni, dopo aver raggiunto a proprie spese l’aeroporto romano di Fiumicino e aver acquistato un biglietto per il paese di origine. Ma senza soldi e soprattutto senza documenti validi né assistenza, rischiano di finire in mano alle organizzazioni criminali e di essere sfruttati come manodopera nei campi o, per quanto riguarda le donne, avviate alla prostituzione.

Il voto utile a Roma

di Andrea Ranieri
Non erano ancora fredde le carte della sentenza del Consiglio di Stato cheriammette Fassina alle elezioni comunali di Roma e già partiva, da parte del Pd, il tormentone del voto utile. "La priorità', ci dicono, è mandare Giachetti al ballottaggio, e in quella sede i sostenitori di Fassina non potranno che votarlo, altrimenti saranno responsabili di consegnare Roma alla Raggi e ai 5 stelle". Ancora una volta il Pd non sembra capire cosa si muove nel popolo di Roma, e fa ragionamenti di puro politicismo, che parlano ai sempre più ridotti appassionati della politica di schieramento. Ma cos'è', cosa dovrebbe essere un voto utile per una persona normale che crede nella democrazia?

20 maggio 1970: nasce lo Statuto dei Lavoratori. Una storia di attacchi e resistenza



di Giacomo Pellini
Lo Statuto dei lavoratori compie 46 anni. Il 20 maggio del 1970 la legge 300/1970, conosciuta anche come “Norme sulla tutela e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento” venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Era stata approvata alla Camera il 15 maggio con i 217 voti favorevoli della maggioranza al governo (democristiani, socialisti unitari e liberali) e dei repubblicani. Missini, Pci e Psiup si erano astenuti: in particolare i comunisti, pur essendo d’accordo con il testo, lamentavano la mancanza di tutele per i lavoratori delle imprese più piccole – quelle con meno di 15 dipendenti. Il provvedimento, uno dei più avanzati al mondo in materia dei diritti di lavoro, ha dato piena attuazione alle disposizioni previste dalla Costituzione e rimaste fino ad allora inapplicate.

Perdere la propria casa

di Giovanni Semi
Perdere la propria casa non equivale a una perdita qualsiasi. Quando si è costretti a lasciare il luogo dove magari si è nati, si è passata una parte importante della propria vita o si pensava di rimanere a lungo, non è il sorriso la smorfia prevalente. Generalmente, poi, eventi così distruttivi si sommano e accompagnano a fasi economiche più instabili, com'è il caso della situazione attuale in cui l'aumento di sfratti e pignoramenti nei paesi occidentali sta aumentando con l'aumentare delle difficoltà economiche generali. Piove sul bagnato, dunque, non fosse che la metafora non illustra correttamente che alcune persone possono disporre di un ombrello, altre no. La situazione è dunque strutturale e tutti i paesi più "avanzati" la stanno sperimentando e, in qualche caso, studiando.

Gli indiani sikh, i nuovi schiavi dei nostri campi

di Piero Bosio
“Sì, purtroppo è vero. Molti lavoratori sikh sono costretti a usare droghe, alcol, whisky, antidolorifici, per resistere ai ritmi infernali nei campi, per non perdere il lavoro e il permesso di soggiorno”. A parlare con noi è Nanda Singh, indiano, da anni sindacalista della Cgil, tra i promotori e organizzatori della manifestazione del 18 aprile scorso a Latina. Una manifestazione “storica” perché, per la prima volta, centinaia di indiani sikh hanno scioperato e partecipato a un corteo per chiedere un salario e condizioni di lavoro dignitosi, e il rispetto dei contratti, il pagamento degli arretrati. In piazza lo striscione: “Stesso sangue, stessi diritti”.

Pensioni: contro la Fornero per i diritti dei pensionati, dei lavoratori, delle donne, dei giovani

di Roberta Fantozzi
La riuscita della manifestazione di ieri, indetta dai sindacati dei pensionati e l’annuncio che in assenza di risposte, si arriverà allo sciopero generale sono due buone notizie. Ieri sono scesi in piazza coloro che una pensione già ce l’hanno, e giustamente molte richieste hanno riguardato la condizione e i problemi che vivono le pensionate e i pensionati: la difesa della reversibilità, il recupero del danno prodotto dal blocco delle rivalutazioni che ha inciso anche sulle pensioni medie e medio-basse, l’estensione delle detrazioni fiscali e degli 80 euro, una legge sulla non autosufficienza. Ma le rivendicazioni sono più complessive, essendo evidente che ciò a cui va messo mano è la controriforma Fornero tutta: quell’aggressione violentissima alla vita di milioni di donne e uomini di tutte le età, che ha avuto e ha effetti sistemici sulla società, perché in realtà intervenendo sulla parte finale della vita lavorativa si interviene sul complesso del meccanismo di regolazione sociale.

Licio Gelli: l’oro nella tomba

di Eric Gobetti
È stato sepolto con l’oro, come gli antichi faraoni, Licio Gelli. L’uomo più misterioso d’Italia è morto com’era vissuto, portando nella tomba i suoi segreti. Tra i quali alcune tonnellate di lingotti d’oro. Non suoi, evidentemente, ma provenienti dalla casse della banca centrale jugoslava. Un tesoro scomparso misteriosamente nel 1941, e mai più ritrovato. Un tesoro che potrebbe almeno in parte spiegare l’irresistibile ascesa e l’immenso potere di questo oscuro faccendiere di provincia. Ma andiamo con ordine. In piena seconda guerra mondiale, il 6 aprile 1941 il regno di Jugoslavia viene invaso dalle armate tedesche. L’Italia partecipa timidamente all’invasione ma sono i carri armati nazisti che in pochi giorni costringono alla resa l’impreparato esercito jugoslavo. Il governo e la corte, con il re minorenne in testa, fuggono verso il Montenegro.

Referendum in Gran Bretagna: L’opinione di DiEM25

Mentre si avvicina il referendum del 23 giugno, gli inglesi sono bombardati da un falso dilemma tra rimanere in una UE non democratica e lasciare l’UE nella falsa speranza di ripristinare la loro sovranità democratica al di fuori di essa. Nessuno crede alla tesi di David Cameron (nemmeno lo stesso Primo Ministro) che il suo recente accordo a Bruxelles abbia riformato l’UE e abbia democratizzato le sue prassi. Pertanto il Primo Ministro sta essenzialmente chiedendo ai votanti di arrendersi al governo senza democrazia di Bruxelles perché farlo è nell’interesse della City, del commercio, degli studenti Erasmus, ecc. Altrettanto vuota suona la promessa dei sostenitori della Brexit di recuperare la sovranità democratica ritirandosi nel bozzolo dei nostri stati nazione, ma rimanendo all’interno del Mercato Unico Europeo e cedendo alla quasi completa perdita di sovranità che il TTIP domanda.

Un sabato antifascista a Roma

di Roberto Ciccarelli
Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti accoltellato a morte in un aggressione fascista dieci anni fa a Focene frazione di Fiumicino, promuove il comitato delle madri per Roma città aperta. Ieri, in piazza Santi Apostoli, ha spiegato le ragioni che hanno portato il comitato, insieme all’Anpi, ai centri sociali e alla sinistra romana a consegnare al prefetto e al questore di Roma una lettera in cui si chiede di vietare la manifestazione indetta dall’estrema destra di Casa Pound sabato 21 maggio. «Mio figlio non è stato ucciso da balordi come ancora viene scritto sui giornali – racconta davanti alle telecamere, mentre un’amica le stringe una mano e giovani attivisti antifascisti la ascoltano – Lui era uscito da una discoteca ed è stato aggredito da ragazzi di 17 e 19 anni. Sulle braccia avevano tatuati i simboli del fascismo. Dissero “Tornatevene a casa, zecche di merda” prima di accoltellarlo. Roma è una città aperta, non può tollerare questa violenza, né ieri, né oggi».

Il fantasma di Deleuze in place de la République

di Julius
C'è qualcosa di profondamente corrotto nel regno del pensiero radicale alla francese. Non utilizzo il termine "corrotto" in senso morale, ma nel senso delle merci "andate a male" dal momento della loro produzione. Ovviamente, il fenomeno non attiene all'oggi e lo spettacolo politico-culturale che offre la place de la République ne è solo la manifestazione più recente. Nel supermercato delle ideologie che in quella piazza ha montato i suoi stand, il postmodernismo occupa il posto principale. In particolare il "deleuzismo", il quale, in maniera del tutto evidente, costituisce uno dei denominatori comuni al cittadinismo mille volte riciclato e aggiornato che regna ai piedi della statua della dea tutelare dello Stato esagonale, e che punteggia i discorsi dei politici alla moda, a cominciare da Lordon.

Parla Starace, dall’occhio mendace, di nulla capace

di Anna Lombroso 
Nomen omen? Tal Francesco Starace amministratore delegato di Enel ha tenuto una lectio magistralis di cultura di impresa all’università Luiss di Roma, fucina di stirpi di raccomandati, ateneo per dinastie di talenti del male in grisaglia, istituzione autorevole per la preparazione di giovani fannulloni ma ambiziosi, dotati quindi dei numeri per entrare a far parte della futura classe dirigente. Per imprimere una svolta benefica al governo di un’azienda, ha detto, “bisogna distruggere fisicamente i centri di potere che si vuole cambiare”, “creare malessere al loro interno”. E anche: “Colpire le persone che si oppongono, nella maniera più plateale possibile, sicché da ispirare paura”. perché spetta a “un manipolo dicambiatori distruggere fisicamente i gangli” che si oppongono al cambiamento, così che “in pochi mesi capiranno, perché alla gente non piace soffrire”.

La Francia è uno Stato d'eccezione

di Lorenzo Guadagnucci
La Francia sta vivendo una fase di intensa sperimentazione politica e costituzionale che andrebbe seguita con maggiore attenzione e preoccupazione. Lo scorso 16 febbraio lo stato d’emergenza è stato prorogato di altri tre mesi, quindi fino al 26 maggio, senza che vi sia stato in Parlamento un dibattito particolarmente acceso. I cittadini francesi, a quanto sembra, si sono rapidamente abituati all’estensione dello “stato d’eccezione” e dev’essere per questo che il primo ministro Manuel Valls è arrivato a prefigurare la durata dell’emergenza finché il Daesh non sarà sconfitto, che è come dire a tempo indeterminato. Ma può un Paese vivere in stato d’eccezione permanente? Il senso dell’esperimento francese è forse una possibile risposta affermativa a questo quesito.

La cara flessibilità

di Cristina Scarfia
La Commissione europea ha pubblicato le Raccomandazioni specifiche per l’Italia, sulla base del Piano nazionale di riforma e del Programma di Stabilità presentato in aprile a Bruxelles dal nostro Governo, nel quadro del c.d. “Semestre europeo” (il ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio legato alla governance economica dell’Unione europea). In questo contesto, per giustificare il senso di tali raccomandazioni, la Commissione ha anche presentato una fotografia del nostro Paese (Relazione per Paese 2016), che dovrebbe far riflettere. In barba al refrain “il Governo del fare”, emerge prepotentemente che poco è stato fatto in questi ultimi due anni (basti confrontare le sei raccomandazioni specifiche del 2015 e le otto del 2014) e molto deve essere ancora realizzato sul fronte dell’efficienza della pubblica amministrazione e della buona gestione dei fondi europei, del rafforzamento del settore bancario, delle politiche attive del lavoro, della corruzione e della rimozione degli ostacoli alla concorrenza.

La “riforma Franceschini”, un regolamento illegittimo per la disarticolazione delle istutuzioni di tutela

di Giovanni Losavio
Si deve riconoscere al ministro Franceschini una speciale capacità di iniziativa, uno straordinario impegno politico. Risparmiato dal radicale ricambio, nella compagine governativa del giovane presidente del consiglio è l’unico esponente della classe politica del partito di cui era stato segretario (sia pure in una fase di transizione). Il ministero che gli è assegnato, nella considerazione comparativa dei ruoli, occupa una posizione non primaria, anzi tradizionalmente residuale. Ma il nuovo titolare si sente “alla guida del più importante ministero economico italiano”. Il ministero voluto da Spadolini nel 1974 (istituito come si ricorderà per decreto legge) che Veltroni, il vicepresidente di Prodi, aveva voluto rifondare nel 1998 come nuovo ministero per i beni e le attività culturali, era stato da appena un anno caricato dal precedente governo Letta – legge n.71 del 2013 – delle attribuzioni nella materia del turismo trasferite dalla presidenza del consiglio.

Pensioni, sindacati pronti allo sciopero generale

di Mario Pierro
Non sono un «bancomat del governo» i 60 mila pensionati che Cgil, Cisl e Uil hanno portato ieri a piazza del Popolo a Roma. Sul palco della manifestazione «A testa alta», questo lo slogan e uno striscione che chiedeva «verità per Giulio Regeni» i confederali hanno chiesto al governo la rivalutazione delle pensioni, la parificazione fiscale con i dipendenti e l’estensione del bonus Irpef degli 80 euro. Sul tavolo della trattativa con l’esecutivo c’è anche la flessibilità in uscita e le pesanti penalizzazioni a cui saranno soggette le lavoratrici e i lavoratori che intendono ritirarsi anticipatamente dall’attività e la «staffetta generazionale», uno strumento con il quale si auspica di rendere possibile il turn-over dei «giovani» sul mercato del lavoro e rafforzare le flebili speranze di una pensione dignitosa a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, l’anno in cui è entrato in vigore il sistema previdenziale contributivo.

Sul capitalismo estrattivo

di Antonio Gaeta
Tre eventi pressoché concomitanti hanno offerto alla mia mente molti motivi di riflessione, al punto da generare in me la necessità di esternare per iscritto alcuni di essi, sui quali mi piacerebbe confrontarmi con altre menti riflessive. Il 1° é l’approvazione anche da parte del Senato (dopo la Camera dei Deputati) delle accuse contro la Presidente del Brasile, Dilma Rousseff, giudicata degna di “impeachment”, in circostanze molto oscure e simili a quelle già applicate nei confronti della ex Presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner. Il giorno dopo la votazione del Senato qualcuno ha già tirato fuori dal cassetto un disegno di legge, sempre osteggiato dalla ex Presidente, in base al quale ciò che rimane delle grandi foreste amazzoniche scomparirebbe, per lasciar posto a vaste attività estrattive e conseguente desertificazione (cui abbiamo grande bisogno sul nostro pianeta).

Sbilanciamo le città! Il buon governo come riforma

di Carlo Donolo
Gran parte dei problemi urgenti e acuti, ma anche cronici e difficili, del nostro Paese sono questioni urbane. E ciò sia perché in aree urbane o urbanizzate è concentrata la grande maggioranza della popolazione, con il suo carico di attese e di frustrazioni, sia per la storia lunga ma problematica dell’urbanizzazione, e sia anche perché le questioni urbane sono tra le meno comprese e trattate dalla nostra classe dirigente. Proprio per questo ora ci ritroviamo con un sistema urbano e con fenomeni di urbanizzazione carichi di deficienze, mali non gestiti, beni collettivi non prodotti, sprechi cumulativi. Questo sebbene proprio nel sistema e nell’esperienza collettiva urbana siano depositati tutti i potenziali di sviluppo e intelligenza collettiva di cui disponiamo per far fronte al futuro.

I predatori in doppiopetto degli schei

di Ernesto Milanesi
Dieci miliardi in fumo e oltre 200 mila soci beffati. Azioni d’oro ridotte a carta straccia. Padri-padroni venerati, padrini insindacabili e la massa di padroncini: tutti bocciati dalle regole di Basilea-3. Nel Veneto che ancora si crede «eccellente», due storiche banche popolari a Vicenza e Montebelluna hanno certificato la morte del mitico «modello Nord Est». Una parabola sintomatica – conti alla mano – che accomuna la Vandea devota a Mariano Rumor come ad Achille Variati e la «piccola patria» del leghismo trevigiano incarnato da Luca Zaia. È la fine di un mondo, ma anche di un sistema, quella che Maurizio Crema descrive in Banche rotte. I giorni bui di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza(nuovadimensione, pp. 126, euro 13). Il giornalista mette in fila la cronaca della catastrofe, racconta il tradimento della fiducia, documenta l’intreccio tutt’altro che ispirato dal merito o dal mercato.

Il compagno che era liberale

di Andrea Colombo 
Marco, che se ne è andato ieri stroncato non da uno ma da due cancri, perché l’uomo era così, eccessivo in tutto, suppliva da solo a un vuoto che ha segnato, sempre e solo nel male, la storia italiana: la mancanza di una destra liberale con la quale per la sinistra fosse possibile confrontarsi con reciproco vantaggio. Si parla di destra politica, perché l’albero genealogico della cultura nazionale invece qualche frutto d’oro su quel versante può vantarlo, e quei nomi che tornavano continuamente in ballo nei monologhi fluviali che Pannella aveva l’ardire di spacciare per interviste: da Benedetto Croce al tanto citato quanto disatteso Mario Pannunzio.

Mai senza rete

di Valerio Evangelisti
I morti sul lavoro sono ogni anno, in Italia, circa un migliaio. Pare il bilancio di una piccola guerra civile. Non tanto piccola, se si sommano alle vittime dirette le altre, disseminate sul territorio. Colpite, avvelenate, infettate da fumi, esalazioni, residui chimici diffusi dalle attività produttive. Alle origini di ogni morte vi è sempre una negligenza, un risparmio sui sistemi di sicurezza, un calcolo di restrizione dei tempi per incrementare i profitti. Atti letali compiuti al riparo di giustificazioni all’apparenza inoppugnabili: la fatalità, l’urgenza della crescita, la concorrenza, il lesinare sui costi in tempi di crisi. Se qualcuno ne viene schiacciato, sarà sempre possibile scaricare la colpa sulla sventatezza del morto o del mutilato. Oppure classificare l’evento tra i “danni collaterali” della sacra battaglia per il progresso.

La notte è piccola per noi

di Rimake - Milano
“Finalmente anche a Milano si fa come in Francia”! Credo che nessuna delle tante persone presenti domenica sera/notte in piazza XXIV maggio abbia pensato che quella stessa piazza dovesse e volesse essere un’imitazione di quelle francesi, e nemmeno che potesse rappresentare un movimento per troppi motivi in difficoltà. D’altra parte sono insopportabili le ironie e i pregiudizi di coloro hanno già tutto chiaro, e che giudicano tutto quello che cerca di muoversi sulla base delle loro tetragone e inefficaci certezze. La piazza di domenica scorsa è stata bella, partecipata, curiosa, motivata – tante ragazze e ragazzi giovani che volevano esprimere quanto avevano dentro, socializzare la loro condizione di precari/e alla ricerca di un luogo collettivo di confronto, capire cosa avviene nelle piazze di altri paesi piene di giovani come loro. Una piazza solo in parte formata dalle/dai solite/i “militanti”, più ricca di una consueta assemblea di movimento.

Corridoi umanitari: un’altra politica in Europa è possibile?

di Gianna Urizio
Oggi, proprio mentre sto scrivendo, stanno arrivando in Italia in aereo 101 profughi siriani, grazie al progetto dei “corridoi umanitari”. Un progetto frutto di un accordo tra, da un lato, la Comunità di Sant’Egidio e la Federazione delle chiese Evangeliche in Italia, e dall’altro lo Stato italiano (attraverso i Ministeri degli Esteri e dell’Interno). L’accordo raggiunto a metà dicembre prevede l’arrivo di un migliaio di persone in due anni, non solo dal Libano, ma anche dal Marocco e dall’Etiopia. L’intero progetto è sostenuto in buona parte dall’8x1000 valdese ma anche da una solidarietà di persone e comunità locali, evangeliche e cattoliche. I gruppi di profughi arrivati da febbraio, in sicurezza e legalmente, contavano rispettivamente 5, 43 e 93 persone, alle quali oggi se ne aggiungono altre 101, per un totale quindi di 242. Sono persone in fuga dalla guerra, e quindi in “condizioni di vulnerabilità” (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, persone con disabilità) che non rischiano la propria vita nel Mediterraneo.

Il referendum costituzionale di ottembre

di Alessandro Avvisato 
Se persino gli analisti economici si interrogano – sul serio – sulla data del referedum sulla riforma contro-costituzionale Renzi-Boschi, vuol dire che questo snodo ha valenze davvero sistemiche che sfuggono al più trito dibattito in politichese. Del resto, dopo i trattati europei e gli obblighi lì previsti, “la politica” in senso stretto non ha più spazio vitale. “il programma” viene scritto a Bruxelles e Francoforte (e Berlino), ai politici non resta che interpretare creativamente la parte e intrattenere il pubblico con strabilianti cazzate o provvedimenti che non tocchino nemmeno marginalmente le politiche economiche. In ogni caso: quando si farà l’annunciato “referendum di ottobre”?

La felicità, misura possibile dell’economia

di Raffaele Liguori
Quante volte abbiamo sentito parlare dei parametri di Maastricht, di quei numeri su cui è stata costruita tutta l’impalcatura delle politiche diausterità di questi anni in Europa? Tante! Maastricht e il rapporto deficit-pil, Maastricht e il rapporto debito-pil. E poi ancora il Patto di stabilità, quel patto “studipo, ma necessario” come lo aveva definito Romano Prodi quasi quindici anni fa. Fino ad arrivare all’ultima creatura dell’austerità europea, il famigerato Fiscal compact. Cosa succederebbe se tra i parametri del rigorismo europeo al posto del pil ci mettessimo un’altra misura della ricchezza? Ad esempio, se anziché parlare di deficit-pil, parlassimo del rapporto deficit-felicità o debito-felicità?

Loi Travail: le manifestazioni non si fermano

di Anna Maria Merlo 
La Cgt propone una nuova giornata di protesta il 26 maggio, per aumentare la pressione e arrivare al ritiro della Loi Travail. Fo propende per una giornata di manifestazioni e di scioperi interprofessionali a giugno, quando il testo di legge arriverà in discussione al Senato (il 13, dove dovrebbe ritrovare la versione iniziale, quella prima della concertazione con la Cfdt, poiché qui è la destra ad avere la maggioranza). Ieri, secondo la Cgt in Francia sono scese in piazza almeno 400mila persone, numero in crescita rispetto a martedi’, primo appuntamento di protesta di questa settimana. Ieri, era la settima giornata di manifestazioni contro la riforma del lavoro in un po’ più di due mesi. I blocchi dei camionisti sono continuati, in particolare nell’ovest del paese, dove già alcune pompe di benzina sono a secco.

UE: 5 governi vogliono stracciare le nostre Costituzioni

Nonostante milioni di cittadini europei abbiano espresso la loro contrarietà all’ISDS tradizionale nel TTIP, così come alla proposta europea di riformarlo in una ICS (Investment Court System), cinque governi europei stanno spingendo questo meccanismo all’interno dell’Europa stessa ad insaputa dei cittadini europei. In un documento secretato, visto dalla Campagna Stop TTIP Italia e datato 7 aprile 2016, i rappresentanti di Austria, Francia, Finlandia, Germania e Paesi Bassi hanno proposto al Comitato per la politica commerciale del Consiglio dell’Unione europea di creare un grande accordo multilaterale tra Stati membri che contenga la pericolosa clausola di protezione degli investimenti. Il meccanismo estenderebbe a tutte le imprese degli Stati membri la possibilità utilizzare corti di arbitrato internazionale viziate da macroscopici conflitti di interessi, per fare causa ai Governi che minacciano i loro profitti tramite nuove legislazioni.

Quando l’università sarà una cosa sola col mercato...

di Tomaso Montanari
Pubblicità regresso. Dopo lo spot della Telecom che, forse sensibile ai venti neoautoritari, esalta «la libertà di non dover più scegliere», arriva quello del cornetto Algida, che associa ai classici giochi da spiaggia una canzone che dice: «E ancora un'altra estate arriverà / E compreremo un altro esame all'università». L’effetto del montaggio è un boomerang: cioè un ritratto grottesco dell’Italia, e della sua povera università, che è piena di difetti e certo non è esente da corruzioni, ma non è un suq. E infatti in queste ore sta montando la reazione del mondo accademico. Il professor Claudio Della Volpe ha chiesto l’intervento dell’Autorità garante per la concorrenza: «che si usi come messaggio pubblicitario la vendita degli esami all’università è una cosa che come cittadino che insegna all’università e che non ha mai sognato di vendersi un esame mi sconcerta alquanto.

Noi accusiamo

di Vladimir Safatle 
L’11 maggio i senatori brasiliani hanno votato in numero schiacciante a favore dell’avvio della procedura di incriminazione della presidente Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori (PT), rimuovendola temporaneamente dalla carica sino a sei mesi. L’ex vicepresidente, Michel Temer, del Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB) ha assunto ora la presidenza. Questo colpo di stato parlamentare antidemocratico, basato su accuse inconsistenti di irresponsabilità di bilancio, è stato incoraggiato da una diffusa campagna dei media dell’industria e di settori chiave della classe dominante, scontenti delle modeste riforme e del tiepido neoliberismo di sinistra del PT.

Galleggiare

di Stefano Catone
"L’idea di organizzare in mare, con delle navi, degli hotspot che siano lì a fare la funzione di hotspot galleggianti e cioè di luoghi dove si prendono le impronte digitali e si separano i migranti irregolari da quelli che chiedono asilo e ne hanno diritto. Una nuova formula che permetterà di registrare tutti, di non far andare via nessuno e al tempo stesso di organizzare un sistema di ricollocamento con la disponibilità degli altri paesi ancora più efficace." Queste sono – pari pari – le parole pronunciate ieri (ma non solo ieri) da Angelino Alfano, che non è solamente il promotore del cosiddetto “lodo Alfano”, ma è soprattutto il ministro degli Interni del governo Renzi.