La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 20 febbraio 2016

Brexit. Il neoliberismo europeo è criminale. Intervista a Paolo Ferrero

Intervista a Paolo Ferrero di Lucia Bigozzi 
“Il neoliberismo in Europa è criminale quanto la Sharia degli estremisti islamici”. Parallelismo forte che Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista lancia sul tavolo traballante di un’Europa che rischia di saltare di fronte all’Austria che chiude le frontiere. Nella conversazione con Intelligonews, passa in rassegna gli errori e punta il dito sui colpevoli.
L’Austria chiude le frontiere, e l’Italia rischia di ritrovarsi di nuovo sola a gestire l’emergenza migranti. Cosa sta succedendo in Europa?

La destra americana nuoce all'umanità. Intervista a Noam Chomsky

Intervista a Noam Chomsky di Patricia Lombroso 
«La specie umana è di fronte a una situazione che non ha precedenti nella storia dell’homo sapiens. Siamo al bivio di una situazione mai verificatasi prima: e molto presto dovremo decidere se vogliamo che la specie umana sopravviva in qualcosa che abbia le sembianze dell’esistenza che conosciamo, o se vogliamo creare una devastazione planetaria così estrema da non poter neppure immaginare cosa ne potrebbe emergere».
È con terrificante lucidità e pessimismo che un autore e filosofo del livello di Noam Chomsky testimonia, per la prima volta in tanti anni di interviste, il cinico imbarbarimento globale della vita umana nel caos di distruzione senza fine né alternative.

Umberto Eco. Noi lo ricordiamo così

Uno spettro (di Marx) si aggira nella globalizzazione
di Umberto Eco
Non si può sostenere che alcune belle pagine possano da sole cambiare il mondo. L’intera opera di Dante non è servita a restituire un Sacro Romano Imperatore ai comuni italiani. Tuttavia, nel ricordare quel testo che fu il Manifesto del Partito Comunista del 1848, e che certamente ha largamente influito sulle vicende di due secoli, credo occorra rileggerlo dal punto di vista della sua qualità letteraria o almeno – anche a non leggerlo in tedesco – della sua straordinaria struttura retorico-argomentativa. 
Nel 1971 era apparso il libretto di un autore venezuelano, Ludovico Silva, Lo stile letterario di Marx, poi tradotto da Bompiani nel 1973. Credo sia ormai introvabile e varrebbe la pena di ristamparlo.

Europa debole con i forti, fortissima con i deboli

di Alessandro Dal Lago 
«Io non l’ho voluto!», grida dio — nel grande dramma Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus – davanti al mondo intero che si autodistrugge in guerra.
«Noi non l’abbiamo voluto!», grideranno i capi di governo a Bruxelles, Berlino, Londra, Parigi, Roma e nelle altri capitali europee, quando fatalmente l’Unione europea andrà alla fine in pezzi. Ma a quel punto, chi avrà voluto e che cosa davvero avrà determinato questo esito?
Prima di abbozzare una risposta, converrà ricordare ai Salvini, ai Farage, ai Grillo e a tutti gli altri agitatori della domenica che sono stati settanta i milioni di morti della seconda guerra mondiale e i più di venti della prima ad aver spinto nella direzione di un’unificazione europea – e questo dopo tre secoli di conflitti incessanti in cui tutti si battevano contro tutti.

Italians for Bernie Sanders

di Simone Tranquilli
Qualche mese fa conversavo a margine di un banchetto referendario con la mia amica Beatrice Brignone, parlamentare di Possibile. Ad un certo punto mi disse: «Pippo (Civati) mi ha parlato di un certo Bernie Sanders candidato democratico alle primarie per la presidenza degli Stati Uniti. Dice che darà del filo da torcere alla Clinton». «Il solito outsider», replicai con l’aria di chi la sa lunga.
A distanza di mesi ho invece approfondito la conoscenza di questo giovane anziano che esalta le folle senza essere populista e che porta come biglietto da visita una vita politica da Sindaco e da Senatore del Vermont incentrata sullacoerenza, sulla passione per i diritti civili e su uno stato sociale che tuteli tutte le fasce di popolazione. Soprattutto quelle più deboli. Ho studiato il “fenomeno Sanders” e ne sono stato travolto.

Barcelona en Comú. La rivoluzione nel pensare ed agire la politica

di Flavia Ruggieri 
Il 24 maggio del 2015 sarà ricordato come un giorno memorabile per la politica catalana (e per quella dello stato spagnolo): per la prima volta il movimento sociale che nelle sue varie forme e declinazioni ha occupato piazze, strade ed ogni piccolo rincón del país, ha fatto irruzione nel potere economico-finanziario e politico di Barcellona. Per la prima volta, il bipartitismo Partido Popular (PP) - Partido Socialista Obrero Español (PSOE) che ha caratterizzato la fase democratica della Spagna dagli anni successivi al franchismo fino ai giorni nostri, è stato compromesso. Un fatto significativo, epocale, storico, peraltro accaduto a cinque mesi dalle elezioni generali che hanno avuto il compito di decidere quale partito avrebbe governato il paese nei prossimi anni, governo ancora oggi non costituito per mancanza di una coalizione di maggioranza.

17 aprile, vincere il referendum

di Sonia Pellizzari
Chissà se quel movimento di cittadini, associazioni e comitati, riunito per la prima volta a Pisticci Scalo nella metà di luglio del 2012 per dire no alle trivelle avrebbe mai immaginato che i Massive Attack, nel concerto di Milano, avrebbero lanciato, dallo schermo alle loro spalle, messaggi di denuncia contro le trivellazioni.
Il sostegno del duo trip-hop di Bristol è l’ultimo atto di un lungo percorso di mobilitazione che negli ultimi anni ha squadernato rischi e contraddizioni di un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento delle fonti fossili, a scapito di tutela ambientale, salute e sviluppo sostenibile.

Perché serve un audit sul debito in tutti i paesi del Sud Europa

di Francesca Coin
Vorrei tornare un istante al maggio 2015, nel pieno delle negoziazioni tra la Grecia e la Troika.
Dopo mesi di discussioni svoltesi sotto il segno del ricatto, la Grecia minacciava di non pagare le rate del prestito del Fmi perché non aveva i soldi per farlo; e i creditori facevano leva sulla linea di liquidità di emergenza (Ela) messa a disposizione dalla Bce per minacciare le banche elleniche.
In quei mesi, le cause del debito greco erano state dibattute dalla stampa internazionale in modo piuttosto semplice. La stampa aveva sostenuto con convinzione che la crisi del debito sovrano in Europa era responsabilità dei paesi periferici, “notoriamente” inclini a sperequare la spesa pubblica.

Piano Varoufakis, non buttare il bambino con l’acqua sporca

di Monica Frassoni
Marco Bascetta e Sandro Mezzadra centrano bene a mio avviso forze e debolezze di Democracy in Europe Movement 2025, l’iniziativa lanciata da Yanis Varoufakis a Berlino il 9 febbraio (http://diem25.org); forze e debolezze che derivano (ahimè) anche dalle regole del sistema mediatico e comunicativo del quale tutti siamo un po’ vittime e un po’ responsabili, che richiedono la star e la location cool, il bagno di folla e il tocco glamour.
A parte questo, dell’iniziativa a me è piaciuta soprattutto l’ambizione di lanciare una mobilitazione trasnazionale per riprendersi l’Europa e la volontà di andare oltre le frontiere della sinistra e della politica, favorendo il mescolamento e non la perniciosa distinzione fra società civile (virtuosa) e politica (viziosa).

La ricerca universitaria fa schifo? Mobilitiamoci insieme per trasformarla

di Intermittenti della Ricerca 
Si potrebbe continuare all'infinito la polemica, tra botta e risposta, mea culpa personali, consigli alla generazione perduta, ma non crediamo che questo cambierebbe la situazione per nessuno: per i ricercatori, per Roberta, per i giornalisti, per la società nel suo complesso.
Se c'è qualcosa che abbiamo imparato nelle nostre composite biografie politiche, umane, professionali e affettive è che non si può e non si deve guardare solo con i propri occhi personali, che il campo dell'analisi deve essere sempre allargato, che le soluzioni non sono né uniche né tantomeno univoche e che soprattutto la risposta e la via d'uscita per essere efficace deve essere sempre collettiva...

Corbyn stronca la “Cameroneide” di Bruxelles

di Leonardo Clausi
Se Atene piange, Sparta non ride. Ed è lecito sospettare che, dopo la dimostrazione di spettacolare disunità offerta dal Labour sulla questione degli armamenti nucleari e dell’intervento militare in Siria, Jeremy Corbyn stia segretamente godendosi la resa dei conti da film splatter che la minacciata uscita della Gran Bretagna dalla Ue sta provocando tra le file dei conservatori. Il volto gonfio di stanchezza e le borse sotto gli occhi di un Cameron stravolto, riunito fino all’alba con le sue controparti europee in negoziati dove si frantumano capelli in quattro soprattutto per placare lo scontento interno al suo partito, proiettano all’esterno l’affettazione di uno stakanovismo sempre sul punto di trasformarsi in un involontario quanto beffardo boomerang.

Un appello agli autori di appelli per l'unità della sinistra - parte I

di Leonardo Croatto
Quando parte la ricostituzione della sinistra si moltiplicano gli appelli di singoli, gruppi, sigle, collettivi e anonimi per stimolare o arricchire il processo.
Il contenuto politico degli appelli oscilla dal totalmente assente al molto vago (per timore di spaventare gli animi più sensibili ai termini troppo espliciti della militanza, sospetto). A volte l'appello assume toni puramente emotivo-motivazionali, perdendo qualsiasi connotazione chiaramente schierata.
Gli appelli per l'unità della sinistra sono un genere letterario a sé stante, che ha vissuto una sua evoluzione nel tempo.

Costruiamo un Paese che attragga i cervelli

di Salvatore Settis
Cervelli in fuga, rientri dei cervelli, successi dei ricercatori italiani all’estero. Su questo fronte si scontrano due opposte retoriche, le geremiadi sull’Italia matrigna che costringe all’emigrazione i migliori e l’esultanza sul talento italiano che trionfa nel mondo. C’è del vero in entrambe, ma una più quieta analisi rivela altri elementi.
Il tasso di emigrazione (a prescindere dal grado di istruzione) è raddoppiato negli ultimi cinque anni, e intanto l’attrattività dell’Italia è drammaticamente calata. Nel 2014 il saldo migratorio con l’estero nell’età più produttiva registra una perdita di 45.000 residenti, dei quali 12.000 laureati, che hanno trovato impiego in Europa, ma anche in America e in Brasile.

Arrestare le fughe di capitali dei paesi in via di sviluppo

di Joseph Stiglitz e Hamid Rashid
I paesi in via di sviluppo si stanno preparando a un importante rallentamento quest'anno. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite World Economic Situation and Prospects 2016, la loro crescita ha raggiunto in media solo il 3,8% nel 2015- il tasso più basso dallo scoppio della crisi finanziaria globale nel 2009 ed è stato eguagliato in questo secolo solo dall'anno di recessione del 2001. E quello che è importante tenere a mente è che il rallentamento in Cina e le recessioni profonde nella Federazione russa e in Brasile spiegano solo una parte del vasto decadimento della crescita.
È vero, il calo della domanda di risorse naturali in Cina (che rappresenta quasi la metà della domanda mondiale di metalli vili) ha avuto molto a che fare con i forti ribassi di questi prezzi, che hanno colpito molte economie emergenti e in via di sviluppo in America Latina e in Africa.

La questione greca è stata un'opportunità perduta per una nuova Europa

di Sergio Farris 
La Grecia classica è stata la culla del concetto di democrazia. Oggi pare che l'Unione europea, così insegna capitolazione del governo greco nel luglio 2015 dinanzi alle richieste delle istituzioni dell'Unione Europea, imponga un modello di rappresentanza che inibisce la partecipazione popolare alle scelte politiche, subordinando queste ultime a decisioni dettate dagli interessi dei rappresentanti di finanza internazionale e grande industria. Ciò avviene tramite l'istituzionalizzazione di una teoria economica la quale trova albergo presso gli uffici studi delle maggiori organizzazioni economiche internazionali, come il Fondo monetario internzionale, la Banca centrale europea, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo. 

Il referendum costituzionale può essere un punto di svolta. Usiamolo bene

di Livio Grillo
Cos’è la democrazia? Sembra strano ma nel 2016 siamo costretti di nuovo a chiedercelo, ad interrogarci sul senso di questa parola e di come uno strumento così importante sia stato svuotato in pochi anni del suo significato e della sua portata storica. Sì, perché la democrazia ad oggi è un dato storico, per la maggior parte delle persone non è una conquista ma una condizione stabile e immutabile. 
Ma la storia non si ferma, non è finita, continua, si evolve e la “democrazia” con sé.
La storia della democrazia si intreccia con la storia delle donne e degli uomini che hanno lottato per ottenere un riconoscimento sociale, che hanno espresso i loro bisogni e i loro sentimenti.

Cirinnà debate: calcoli macabri sulla pelle delle persone

di Pierfranco Pellizzetti
I bigotti e le beghine in Italia sono quantitativamente più numerosi degli omosessuali? Perché se così non fosse, qualcuno avrebbe sbagliato i propri calcoli elettorali. E non sarebbe la prima volta, in materia di diritti civili. Valga per tutti l’idolo di Maria Elena Boschi – l’aretino Amintore Fanfani, cavallo di razza e segretario della Democrazia Cristiana del tempo che fu – il quale puntò all’en plein nella roulette referendaria sulla legge Fortuna-Baslini [istitutiva del regime che autorizza la cessazione degli effetti civili del vincolo matrimoniale] e finì sbancato. Era il maggio 1974. Per di più sbeffeggiato, visto l’involontario effetto comico che produsse grazie ai temi con cui arringava platee machiste, presunte maggioritarie; al grido “se passa la legge sul divorzio vostra moglie scapperà di casa con l’amica”.

La privacy sospetta della mela morsicata

di Benedetto Vecchi
Questa volta viene da schierarsi con Tim Cook, cioè con il boss di una impresa globale che usa rigorosamente software proprietari e che ha una politica di radicale espropriazione dei dati individuali in nome della sicurezza nel cyberspazio. Il motivo che spinge a schierarsi con Apple è dovuto al fatto che, nei giorni scorsi, Cook ha espresso, dopo meditate riflessioni, un gran rifiuto alla richiesta della Fbi di Cupertino di poter accedere ai dati criptati di un possessore di un iPhone 5. Cook ha motivato il rifiuto in nome del rispetto della privacy dell’utente. Un gesto che ha infiammato i nodi oltreoceano della Rete, con il consenso degli attivisti dell’Electronic Frontier Foundation e molti dei teorici della network culture. La vicenda è, però, meno lineare di quanto afferma Cook e mette in evidenze le contraddizioni e le ambivalenze che alcuni argomenti hanno ormai dentro e fuori la Rete.

La Gran Bretagna sbanca l'Unione Europea

di Alessandro Avvisato
Una schifezza peggiore era difficilmente immaginabile. La Brexit immediata appare evitata solo se non si guarda ai contenuti dell'accordo raggiunto nella tarda serata al Consiglio Europeo e se non si pensa al probabile risultato negativo del referendum inglese che si dovrebbe tenere in giugno. Ma già così sono poste le premesse “legali” per la frammentazione progressiva dell'Unione Europea.
L'apparente paradosso – la storia recente della Ue è fatta di diktat feroci ai singoli paesi membri sulle politiche di bilancio, in nome dell'austerity – si spiega solo con il peso economico e politico della Gran Bretagna, sede della maggiore piazza finanziaria europea e tradizionalmente più legata agli Stati Uniti che non al Vecchio Continente.

Dell'arcano nesso tra ministri che parlano e cervelli che fuggono

di Andrea Zhok
Nei giorni scorsi è assurto agli onori della cronaca uno sfogo su Facebook da parte della ricercatrice Roberta D’Alessandro. Il post è stato ampiamente discusso in rete e la dott.ssa D’Alessandro ha avuto anche modo di correggere alcune impressioni iniziali che il suo post poteva dare, dunque non ne riparleremo oltre. Tuttavia, suo malgrado, lo sfogo della D’Alessandro ha innescato alcune discussioni che oramai si accendono come riflessi condizionati nel dibattito pubblico italiano.
Queste discussioni gravitano intorno ad una serie di luoghi comuni, che come tutti i luoghi comuni hanno un fondo di verità, pur rimanendo fuorvianti.

Podemos tratta con il Psoe. Ma l’accordo si fa in quattro

di Luca Tancredi Barone 
Tic-tac. Il tempo scorre, e rimane un’unica settimana utile per prendere una decisione sul futuro governo spagnolo. Il 3 marzo è convocata la sessione d’investitura del Congresso dei deputati in cui Pedro Sánchez dovrà iniziare a misurarsi con la dura realtà dei numeri parlamentari. Ma prima il partito socialista si è impegnato — così come Izquierda Unida — a consultare la base per far approvare il testo di un eventuale accordo che dovrebbe garantire l’avvio della nuova legislatura. Per cui, entro la metà della settimana prossima, bisognerà che i protagonisti della saga politica attuale lascino da parte le schermaglie e prendano definitivamente una posizione.
Giovedì sera il giochino politico dei socialisti e di Podemos è stato improvvisamente rotto da un’insperata iniziativa del leader di Izquierda Unida Alberto Garzón.

Crisi dei mutui subprime: nuova multa da record per Morgan Stanley

di Claudia Vago
3,2 miliardi di dollari per porre fine all’indagine federale e statale circa la propria gestione di titoli garantiti da ipoteca. È quanto ha accettato di pagare Morgan Stanley ed è il quarto accordo per essere stata oggetto di indagine sul ruolo delle grandi banche statunitensi nella crisi dei mutui subprime e nella crisi finanziaria da essa generata.
L’accordo, annunciato lo scorso 11 febbraio, include 550 milioni di dollari in contanti e altri benefici per New York, oltre ai 2,6 miliardi di pagamenti già anticipati. Lo sgravio supplementare per New York include 400 milioni di dollari per alloggi in locazione a basso costo, la riduzione principale dei mutui e acquisti comunitari di proprietà in difficoltà. Lo stato dell’Illinois sta ricevendo 22,5 milioni di dollari per un accordo collegato.

La Rivoluzione della Repubblica Continentale Europea

di Alex Foti
Con la fine di Schengen è finita l’Europa per come l’abbiamo conosciuta dal 1957 a oggi. Prima la crisi finanziaria e l’austerità hanno impoverito la Grecia e tutta l’Europa Latina, poi le popolazioni in fuga dalla guerra in Siria hanno fatto risorgere le frontiere fra i paesi di un’Unione sempre più disunita. Mentre l’eurocrazia si arrocca in difesa degli interessi tedeschi e si ostina nel perseguimento del disegno ordoliberista di disuguaglianza, solo poche coraggiose voci, come quelle di Piketty e Varoufakis, osano pensare un futuro diverso per il Continente, che non sia come il presente fondato sul sospetto securitario contro gli euromusulmani e l’arcigna difesa degli interessi finanziari, ma sul rilancio ecokeynesiano dell’economia e la costituzione di una vera democrazia europea.

Una letteratura a peso d’oro

di Judith Butler
A Tel Aviv è in corso un processo per determinare chi amministrerà alcune scatole contenenti gli scritti originali di Kafka, incluse le bozze delle opere postume, conservate tra Zurigo e Tel Aviv. Com’è risaputo, Kafka lasciò a Max Brod i suoi scritti, sia quelli pubblicati che gli inediti, dandogli esplicite istruzioni di distruggerli dopo la propria morte.
Sembra che lo stesso Kafka avesse già bruciato parte dei suoi lavori prima di morire. Brod rifiutò di rispettare questa richiesta, anche se poi non pubblicò tutto ciò che gli fu lasciato. Pubblicò Il processo, Il castello e America tra il 1925 e il 1927. Nel 1935 fece uscire un’antologia, per poi riporre la maggior parte dei restanti lavori all’interno di bauli.

Come mandare in orbita la Cosmopolitica

di Claudio Riccio
Chi sta in alto, la parte più ricca del pianeta non ha bisogno della politica per rispondere ai propri bisogni, ha bisogno di commissariare la politica, per renderla un rito innocuo invece che uno strumento per cambiare le nostre vite. E così siamo schiacciati tra istituzioni non democratiche e con grandi poteri, e istituzioni senza potere ma formalmente democratiche. In questi anni siamo diventati deboli e afoni, ciascuno è costretto ad affrontare da solo gli effetti della crisi, un capitalismo sempre più violento e le diseguaglianze insopportabili. Per questo abbiamo bisogno della politica, per questo dobbiamo riappropriacene come stanno provando a fare Sanders, Podemos, Syriza e Corbyn mentre in Italia pesano anni di errori e subalternità, divisioni e soprattutto la mancanza di un progetto autonomo culturalmente e politicamente efficace.

Banche. La banda delle quattro colpisce ancora

di Riccardo Chiari
La banda delle quattro colpisce ancora. Si va dalle vicissitudini dei correntisti truffati dalla vecchia Banca Etruria, allo stato di insolvenza — leggi fallimento — deciso dal tribunale di Ferrara nei confronti della vecchia Cassa di risparmio estense, finita in liquidazione coatta con un buco, solo debitorio, di 467 milioni. Anche in questi casi, a colpire sono le modalità con cui da una parte sono state concesse enormi linee di credito ad alcuni gruppi finanziari e imprenditoriali, per operazioni che si sono rivelate fallimentari. Mentre dall’altra parte, per coprire le falle, sono state emesse azioni e obbligazioni subordinate da vendere a pioggia, “consigliate” a correntisti il più delle volte ignari di quello che andavano a comprare.

La scuola, le api e le formiche

di Giovanni Carosotti
Il libro di Walter Tocci dedicato alla scuola (La scuola, le api e le formiche. Come salvare l'educazione dalle ossessioni normative, Donzelli editore) presenta l'interessante punto di vista di chi, in qualità di parlamentare, avverte l'urgenza di accostarsi con adeguata conoscenza alle problematiche dell'istruzione; consapevole che qualsiasi provvedimento legislativo deve valutarsi rispetto alle prospettive di sviluppo del Paese e non può arrestarsi a tematiche che, prese isolatamente, al di fuori di questo contesto, rischierebbero di apparire corporative.
Il punto di partenza del lavoro di Tocci è un'attenta disamina sia della generale situazione della società italiana dal punto di vista della conoscenza, sia dei risultati formativi che la scuola italiana è in grado di garantire.

In Siria sarà guerra globale?

Intervista a Mouin Rabbani di Chiara Cruciati
Interessi regionali e globali si sovrappongono e fanno risuonare i tamburi di guerra. Ma lo scontro, nel campo di battaglia siriano, è davvero inevitabile?
Ne abbiamo parlato con Mouin Rabbani, ricercatore palestinese e collaboratore dei think tank Jaddaliyya e Al-Shabaka. Ha lavorato nel dipartimento Affari Politici dell’Ufficio dell’inviato Onu per la Siria.
Dopo l’accordo di Monaco sulla cessazione delle ostilità, deciso senza alcun siriano al tavolo, ilconflitto si è intensificato. Qual è la ragione di tale escalation?

Le cooperative: un modello di impresa fondamentale, ma da cambiare

di Ugo Biggeri
Banca Etica è una cooperativa. Non è un caso e neanche una necessità: è una scelta.
Una scelta che ha molte ragioni; qui ci concentriamo su due di queste.
Una scelta di partecipazione e democrazia.
Un principio fondamentale della cooperazione è l’uguaglianza. Principio per cui tutti i soci dovrebbero avere pari diritto e pari opportunità. Da questo principio discende quello del voto capitario: una testa, un voto.
Una scelta di finanza etica.

2015: quando e dove prevale il lavoro «usa e getta»

di Gianluca De Angelis
Se il 2015 è l’anno del lavoro accessorio, dicembre, con 12.505.226 euro spesi in voucher, ne è senz’altro il mese. Un’esagerazione, sì, ma non del tutto. Dai dati appena diffusi dall’Inps sul valore acquistato in buoni del lavoro da 10 euro nel 2015, non solo dicembre è il mese in cui il ricorso al lavoro ultraflessibile appare maggiore (il 10,9% sul 2015), ma sembra anche il mese in cui il ricorso aivoucher cresce di più (+18,5% sul mese precedente).
Purtroppo, anche in questo caso, il mancato dettaglio sul primo semestre dell’anno – che, se mai lo sarà, non è ancora stato diffuso – rende necessario l’uso di verbi estimativi, come “apparire” o “sembrare”.

Alessandro Leogrande, Caravaggio e la violenza della storia

di Raffaele Donnarumma
Alla fine della Frontiera, Alessandro Leogrande si ritrova a San Luigi dei Francesi, a Roma, dove osserva il Martirio di san Matteo di Caravaggio. Intorno alla scena dell’esecuzione, tutti sono presi dall’orrore e dall’istinto della fuga; ma dallo sfondo buio emerge il volto del pittore, che si è raffigurato con occhi, dice Leogrande, pieni di tristezza e di impotenza. Questo sguardo è, nel migliore dei casi, lo sguardo che abbiamo noi di fronte al male della storia.
Solo in parte questa è l’attitudine che Leogrande ha nel suo libro. La sua è infatti una presenza quasi costante, ma così discreta da sfuggire alla tentazione dell’autoritratto, tanto più se sbalzato dall’ombra. Eppure, è il suo sguardo a costruire tutto il discorso.La frontiera racconta le vicende dei profughi giunti in Italia e in Europa dall’Africa e dal Medio Oriente a partire dalla fine degli anni Novanta.

Una giornata importante per una nuova finanza pubblica e sociale

Si è tenuta a Livorno, lo scorso 23 gennaio, presso l’Arena Astra, la giornata seminariale “COMUNE PER COMUNE - RIPRENDIAMOCI CIÒ CHE CI APPARTIENE”, organizzata dall’Osservatorio sul bilancio comunale di Livorno, Attac Italia e Cobas Venezia.
L’obiettivo della giornata, che ha visto la partecipazione di circa un centinaio di persone provenienti da diverse città d’Italia, è stato quello di mettere in evidenza come gli enti locali e le comunità territoriali siano - da tempo - diventati uno dei luoghi fondamentali di precipitazione della crisi.

Omaggio alla Catalogna

di Olivier Peter
Da qualche anno la regione catalana si è rivelata un laboratorio politico d’eccezione che meriterebbe più attenzione da parte dei movimenti della sinistra popolare del continente. Mentre la Catalogna presenta una ricchezza e una crescita economica tra le più alte d’Europa, parallelamente assiste allo sviluppo di movimenti di massa che rivendicano il diritto all’autodeterminazione, la disobbedienza civile e la giustizia sociale. Se in situazioni di crisi politica e di discredito delle istituzioni di un governo centrale duramente provato da scandali legati alla corruzione, com’è il caso per l’esecutivo di Madrid o per la monarchia borbonica, un ripiego regionalista non sorprende, il processo catalano presenta due aspetti inabituali dai quali trarre qualche utile lezione.

Urbanistica e beni culturali


di Loreto Colombo
Il nostro paese non ha mai scelto con chiarezza tra centralismo e federalismo. Opzioni altalenanti si sono spesso succedute a breve distanza di tempo.
Leggi statali e leggi regionali, norme, regolamenti e "linee guida" disegnano procedimenti burocratici come rotaie con scambi continui, che talvolta portano sul binario morto. Gli iter formali, più che finalizzati al risultato, appaiono spesso come fini a se stessi. Molti sono convinti che tale inestricabilità non sia casuale, che proprio grazie ad essa è possibile infilarsi nelle maglie del reticolo; cosa che risulterebbe ben più difficile se le regole fossero poche, chiare e semplici.

Il macigno del papa sulle presidenziali Usa

di Guido Moltedo
Oggi, nella Carolina del sud, il grande favorito è Donald Trump. Se davvero, come dicono i sondaggi, sarà lui il vincitore delle primarie repubblicane in questo stato meridionale conservatore, avrà conseguito lo status di front runnernel folto drappello di aspiranti alla nomination presidenziale del Grand Old Party. Fosse davvero così, da questo momento in poi la via verso l’incoronazione alla convention di Cleveland, a metà luglio, sarebbe agevole per il miliardario che cavalca l’odio.
Retrospettivamente, proprio questa tappa potrebbe essere ricordata come l’inizio della fine per Trump. Avrà i voti della maggioranza bianca, in prevalenza evangelica, anticattolica, che la pensa come lui.

Lessico famigliare

di Marco Schiaffino
Mentre l’epopea del DDL Cirinnà continua ad andare in scena in parlamento, qualche certezza sulla vicenda della battaglia per i diritti civili delle coppie omosessuali c’è. La prima è che il Family Day ci ha regalato la migliore collezione di sfottò pubblicati via Twitter con l’hashtag #familyflop. Per il resto, dal manipolo di talebani della famiglia tradizionale che hanno visitato il Circo Massimo sono arrivati solo i soliti non-sense sulla difesa di un supposto ordine naturale minacciato dalla solita lobby gay, infiocchettati dalla chiusa del patron Massimo Gandolfini: “a noi la battaglia, a dio la gloria”. Roba da propaganda per le crociate, che se non fosse per la fredda logica dei numeri potrebbe davvero preoccupare.

Hillary, la Bibbia e Israele

di Robert Fantina
Le varie campagne per le candidature Repubblicane e Democratiche alla presidenza, sono in pieno svolgimento con i caucus e le primarie che si abbattono su di noi come la piaga delle locuste, facendo affrettare tutti quanti verso il rifugio delle proprie case dove possono osservare le duplici tragedie che si svolgono sugli schermi televisivi.
E a che spettacolo siamo soggetti! I Repubblicani ( chi scrive li chiama i Pincopanco e i Democratici (chi scrive li chiama I Pancopinco) sono d’accordo su molto altro se non sulla loro adorazione condivisa per Israele, ma si può scoprire un’analogia piuttosto strana.

“I gioielli industriali di Eni devono rimanere in Italia”

di Antonio Sciotto
«Enrico Mattei, perdonali perché non sanno quello che fanno». E chi lo doveva dire che pure loro, i dipendenti della prima azienda italiana, dovevano finire in piazza: tre scioperi nell’arco di due mesi, una manifestazione a Roma, cose mai viste. Sì, perché il cane a sei zampe si è fatto inquieto, e allora per scaramanzia non si possono che rievocare i “grandi padri”, come Mattei appunto. Perché Matteo (Renzi) da questo orecchio non ci sente, e neppure i nuovi capi, dalla presidente Marcegaglia all’ad Descalzi: i lavoratori di Eni, Saipem, Versalis non ci stanno a vedersi sparire il proprio gruppo (e tanti gioielli dell’industria nostrana) sotto i piedi, e così ieri da piazza Santi Apostoli, in 3 mila, hanno detto «no alle dismissioni».

Il nuovo attacco a rinnovabili e autoconsumo nascosto nel Milleproroghe

Tra le varie novità in arrivo per il mondo dell'energia, con laconversione in legge del decreto Milleproroghe, ce n'è una che porterà un danno alle imprese che investono o hanno investito per risparmiare energia elettrica o per prodursela in casa, magari con un impianto fotovoltaico o un cogeneratore.
La versione della legge di conversione arrivata al Senato (in allegato in basso) dispone che gli oneri di sistema per tutti gli utenti non domestici (e non solo per quelli in alta e altissima tensione come nella versione del decreto della quale avevamo scritto) vengano spostati almeno, in parte, dalla componente variabile a quella fissa.

La strada obbligata di Atene: alzare la voce con la Ue per evitare l’«effetto imbuto»

di Teodoro Andreadis Synghellakis
Alexis Tsipras ha voluto dimostrare che la Grecia non intende essere un esecutore passivo delle decisioni prese a Bruxelles. Nel suo incontro con Angela Merkel e Francois Hollande, il primo ministro greco ha posto l’accento, come era normale che fosse, su due questioni di primaria importanza: la richiesta di non far chiudere i confini europei, per non impedire la circolazione dei profughi e che si concluda a stretto giro la valutazione del modo in cui la Grecia sta applicando quanto pattuito ad agosto con le istituzioni creditrici. Con il ritorno, quindi, nei prossimi giorni, dei rappresentanti dei creditori nella capitale greca. La reazione, per ora, sembra essere stata positiva, anche se come sempre, in questi casi, bisognerà vedere cosa succederà da oggi in poi e al nuovo vertice agli inizi di marzo.

Nasce Commo, una piattaforma per innovare le forme della politica

di Commo
Cos’è
“Commo” sarà un sito web aperto, uno spazio digitale libero, una piazza virtuale per proposte, idee e dibattito, una piattaforma digitale a disposizione di tutte e tutti per innovare le forme della politica.
Uno strumento a disposizione di attiviste ed attivisti, reti organizzate, esperienze civiche, movimenti sociali, persone, cittadini con l’obiettivo di mettere la rete al servizio di un progetto di cambiamento.
Un ambiente inclusivo e non proprietario, come la società che vorremmo.

Il grido è già un coro: liberate Milagro Sala

di David Lifodi
Nonostante il nuovo presidente argentino Mauricio Macri e il governatore di Jujuy, Gerardo Morales, facciano di tutto per silenziare il caso di Milagro Sala, in carcere ormai da un mese, la detenzione della dirigente dell’associazione Tupac Amaru è divenuta una caso internazionale.
A sostegno della donna, in prigione con le surreali accuse di frode, estorsione e associazione illecita, si è mossa anche la Santa Sede tramite papa Francesco in persona. Una cosa è certa: Macri dovrà offrire spiegazioni particolarmente convincenti al Pontefice, che il 27 febbraio lo incontrerà in occasione del viaggio del presidente argentino in Italia.

Reddito d'autonomia e precarietà come paradigma d'analisi

di Giulia Ragonese
È chiaro a tutti che la vita in Italia sia sempre più precaria e faticosa. Non è un inno al pessimismo opposto all’elogio alla speranza di Matteo Renzi. È piuttosto un’operazione di verità di cui abbiamo bisogno (e di cui soprattutto avrebbe bisogno il governo) per provare a dare delle risposte, ora più che mai, in un momento di grave emergenza economica come questa.
L’indagine Eurispes 2015 ci rivela il volto di un Paese che non cresce, dove il 76% delle famiglie considera la propria condizione economica peggiorata anche quest’ultimo anno; dove il 17% delle persone non arriva a sostenere le spese entro fine mese; dove, ed è un dato davvero allarmante, il 40% dei giovani under 35 sostiene di aver lavorato nel 2015 senza alcun contratto.

Eurexit all’inglese

E’ veramente straordinario l’attaccamento al fantasma dell’Europa, il che appunto ne evoca l’essenza di natura morta quanto a ideali e democrazia e ne sottolinea invece il decisionismo al servizio di poteri e interessi economici: in questi giorni si sta discutendo sul “pacchetto” richiesto dal premier britannico Cameron per tentare di non essere sommerso nel referendum sulla Brexit che a quanto pare è di gran lunga la prospettiva preferita dai sudditi di sua Maestà. Ma per salvare in qualche modo il feticcio della Ue e dei suoi meccanismi oligarchici, Bruxelles dovrà di fatto dichiarare morta la stessa Ue.

Falastiniyat, l’informazione al femminile. Nei territori occupati

di Rosa Schiano
Donne palestinesi protagoniste non soltanto del nucleo familiare, punti fermi a cui viene affidata l’educazione delle nuove generazioni, ma anche del dibattito pubblico su temi politici e sociali.
È quanto si propone “Falastiniyat” (“Donne palestinesi”), nata nel 2005 grazie all’idea della giornalista palestinese Wafa Abdel-Rahman spinta dal desiderio di lavorare con operatrici del settore della comunicazione nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania e di creare tra di esse una connessione a dispetto delle divisioni imposte dai confini.

Cgil: “Sospendere e riscrivere il bail-in”

di Antonio Sciotto
Si chiama «Buona finanza», ed è la riforma che la Cgil chiede per il sistema del credito: il manifesto, attualissimo dopo il caso delle quattro banche, è stato presentato ieri a Roma dalla segretaria generale Susanna Camusso e da Agostino Megale, numero uno della Fisac, categoria dei lavoratori bancari. Un’accusa alla Consob, che «avrebbe dovuto chiedere il divieto di vendita delle obbligazioni subordinate alle famiglie», una difesa di chi sta allo sportello — «il 99,9% degli impiegati non ha colpe: la responsabilità è dei cda e dei top manager» — la richiesta di un «tavolo con il governo», per fissare nuove regole e garanzie.
Ma non sarà facile vedere Renzi seduto faccia a faccia con i sindacati, come per tante altre vertenze. Eppure, già nel 2012–2013, dopo la bufera finanziaria degli anni precedenti, il sindacato aveva chiesto una serie di miglioramenti del sistema.

Per ora è Sinistra italiana

di Daniela Preziosi
Grandi palloni rossi e sottili frecce gialle tipo patatine fritte, elementi stranianti nel razionalissimo Palazzo dei Congressi di Roma. Oltre 2mila presenze registrate, un palco che s’infila nella platea in un tentativo di accorciare le distanze fra chi parla e chi ascolta, come dire fra la sinistra e il suo popolo, perché l’obiettivo è «riconquistare la fiducia dei nostri», spiega Peppe De Cristofaro. È partita ieri pomeriggio la tre giorni di Cosmopolitica, ’cosmo’ anche perché è la ricerca di mettere ordine al ’caos’, spiega il professore Carlo Galli. È il primo giorno di «un’assemblea libera, che non può essere congressuale» (ancora De Cristofaro). Oggi si apriranno i 24 tavoli stile Leopolda e le quattro assemblee tematiche sulle quattro campagne del nuovo soggetto: democrazia, scuola, ambiente, lavoro e welfare.

Sei anni dopo a Rosarno, dove niente è cambiato

di Alessandra Cecchi
Sei anni fa i braccianti di Rosarno insorsero contro le frequenti violenze subite da mafiosetti e guappi locali, svolte nella completa indifferenza dei “tutori dell’ordine”. Si accesero, in quei giorni, i riflettori sulle condizioni di sfruttamento e di vita a cui i lavoratori migranti erano sottoposti. Si accesero per spegnersi subito dopo.
Da allora niente è cambiato. Oggi la raccolta degli agrumi si svolge esattamente nello stesso modo, come dimostra questo rapporto di MEDU (Medici per i Diritti Umani) sulle condizioni sanitarie, di lavoro e di vita dei braccianti della piana di Gioia Tauro.

Per i “gufi” di Bankitalia il Jobs Act ha creato solo l’uno per cento di nuovi posti

di Luca Lippi
Come avevamo anticipato in tempi non sospetti, il potere del contante non ha alcuna opposizione, neanche se la forza uguale e contraria è quella di una riforma promossa da un governo centrale. Eravamo matematicamente certi che gli incentivi fiscali avrebbero soppiantato la spinta propulsiva del Jobs Act e spaventa perché le riforme tendono a strutturarsi gli incentivi no. Quindi il futuro del mercato del lavoro, non è proprio roseo. 
A preoccupare non sono tanto le nostre logiche conclusioni (uno più uno fa ancora due salvo diversa decisione in sede europea anche su questo), quanto il conforto di uno studio di Bankitalia, questo sottolinea che le riforme del mercato del lavoro attuate dal governo Renzi hanno sì contribuito a far crescere il numero di assunzioni a tempo indeterminato, ma gli effetti positivi sono principalmente legati agli incentivi fiscali concessi alle aziende piuttosto che all’impianto generale del Jobs Act.

Lezioni dall’Australia: competere con le Big Four

di Jason Spicer e Lily Steponaitis
Geograficamente, l’Australia è il più lontano possibile da Boston. Tuttavia, il mercato bancario australiano è molto simile a quello degli USA, cioè è dominato da poche banche “too big to fail”. In Australia le cosiddette big four sono: The Australia and New Zeland Banking Group Limited (ANZ), The Commonwealth Bank of Australia, National Australia Bank (NAB), e Westpac.
Il consolidamento di queste banche è stato limitato da una politica federale “four pillars”, che ha bloccato le future fusioni e acquisizioni tra di loro. Se questa politica limita la crescita delle big four, riflette anche la loro influenza in Australia. Queste banche beneficiano di massive economie di scala e sono considerate tra le banche più profittevoli del mondo industrializzato, raggiungendo guadagni totali di 2.8 bilioni di dollari nel 2014.