La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 19 febbraio 2016

La Turchia fa guerra alla sua popolazione curda

di Tom Anderson ed Eliza Egret
“La polizia e i militari stanno usando ogni tipo di violenza contro i Curdi. Usano carri armati e veicoli pesantemente blindati. Hanno raso al suolo case, luoghi storici, moschee. Usano elicotteri e armi tecnologiche, binocoli per visione notturna e droni.
Non permettono alle famiglie di recuperare i corpi dei giovani che sono stati uccisi. I cadaveri restano sulle strade per settimane.”
Baran ci descrive i massacri che stanno avvenendo proprio adesso nelle città curde in Turchia. Baran è di Amed che in turco si chiama Diyarkabir.
Una volta era un attivista politico in Kurdistan, ma ora vive in esilio nel Regno Unito. Proprio adesso, Amed sta venendo assediata dalla polizia e dalle forze armate dato che la Turchia sta compiendo il più grande massacro e trasferimento di massa della sua popolazione curda fin dagli anni ’90. Nel frattempo, la città di Cizîr (Cizre in turco) è stata lasciata in macerie dopo due mesi di operazioni condotte dalle forze statali.
La città natale di Baran è proprio una delle città a maggioranza curda situata entro i confini turchi che, dopo l’intensificazione della violenza diretta contro i Curdi, ha dichiarato l’anno scorso l’autonomia dallo stato. I residenti hanno eretto barricate, molte delle quali venivano sorvegliate da giovani che avevano i Kalashnikov per proteggersi.
Chiediamo a Baran di chi è stata la decisione di dichiarare l’autonomia e chi ha costruito le barricate. “L’assemblea ha preso la decisione e quell’assemblea è stata eletta dalle persone che vivono là,’ ci spiega. ‘La maggior parte della popolazione locale ha preso la decisione e quell’assemblea è stata eletta dalle persone che vivono lì,” ci spiega. “La maggior parte della gente locale ha accettato la dichiarazione di autonomia. Il Movimento Democratico Patriottico Giovanile (YDG-H) ha costruito le barricate che servono soprattutto a proteggere gli attivisti e i giovani dagli attacchi che la polizia che compie sempre contro di loro.”
Narin, un residente a Farqîn (Silvan), città che ha dichiarato la sua autonomia nell’agosto 2015, ci ha spiegato perché volevano diventare autonomi, quando abbiamo visitato la città lo scorso novembre: ‘C’è stata una grossa insurrezione in solidarietà con Kobanê e lo stato ha fatto una nuova legge per la sicurezza che dava nuovi poteri alla polizia . Un altro motivo sono stati i bombardamenti di Suruç e di Amed. Questa è stata la ragione per cui abbiamo iniziato a dichiarare l’autonomia. Ogni cosa è correlata. Il motivo principale, però, è stato il bombardamento di Suruç che ha ucciso 33 giovani che si preparavano ad attraversare il confine per aiutare nella ricostruzione di Kobanê.
La gente del Bakur (la regione del Kurdistan all’interno della Turchia) fin dal 2007 si è andata organizzando in maniera communalista e democratica. Malgrado la repressione dello stato, le assemblee di quartiere e le cooperative di lavoratori sono andate prosperando e il modello di autonomia democratica è saldamente stabilito nell’ambito della società curda.
La Turchia ha reagito con immensa violenza alle dichiarazioni di autonomia, dichiarando di fatto la guerra contro la sua propria popolazione. Fin da agosto lo stato ha dichiarato 58 coprifuoco ininterrotti, di 24 ore, in varie città nel sud-est. Il più recente di questi è stato deciso il 16 febbraio nella città di Hezex (Idil).
“Almeno 1.337.000 abitanti hanno subito questi coprifuoco, e i diritti fondamentali di queste persone, come il diritto alla vita e il diritto alla salute, vengono esplicitamente violati,” ha riferito di recente la Fondazione per i Diritti Umani in Turchia.
L’Associazione per i Diritti Umani in Turchia (IHD) ha anche riferito che: “Lo stesso coprifuoco è una violazione del diritto alla vita e impedisce che venga rivelata la verità sulle uccisioni dei civili. Infatti i coprifuoco contribuiscono alla legittimazione da parte del governo di uccisioni di civili che non sono considerate violazioni del diritto alla vita.”
I residenti, compresi i bambini, vengono uccisi quotidianamente e, dato che i feriti giacciono moribondi in strada, coloro che tentano di aiutarli, vengono uccisi. Ad Amed, la madre di Turgay Girçek, un ragazzo di 19 anni, fa tutti i giorni una veglia per cercare di riavere il corpo del figlio che giace morto per strada da tre settimane.
“La polizia e l’esercito vogliono spezzare la volontà delle persone che hanno dichiarato l’autonomia,” ci dice Baran. “Vogliono mostrare agli altri quartieri curdi che lo stato è molto forte. Vogliono diffondere la paura nei cuori della gente. Vogliono spezzare le volontà e le scelte politiche delle persone.”
Il distretto di Sur ad Amed sta arrivando all’80° giorno di coprifuoco ininterrotto. La polizia e l’esercito attaccano ogni giorno con tutte le armi disponibili, tranne attentatori suicidi e le sostanze chimiche, circa un centinaio di difensori locali che appartengono alle Forze Civili di Difesa (YPS), ci ha detto Ercan Ayboğa, un abitante di Amed. “Meno lo stato riesce a conquistare Sur, più brutale diventa.
Nella città di Cizîr, 139 cittadini feriti sono stati intrappolati per settimane, in tre diversi seminterrati, senza cibo e senza acqua. Le forze della sicurezza bloccavano le ambulanze che cercavano di raggiungere i feriti e sparavano a coloro che cercavano di andare via. La settimana scorsa, il numero dei morti tra coloro che erano intrappolati era salito a 110 e non c’erano notizie di altre 28 persone ferite. Molti sono rimasti sotto i detriti quando uno degli edifici è crollato sotto il fuoco dell’artiglieria, mentre altri sono morti bruciati dopo che le forze statali hanno usato la benzina per incendiare l’edificio. La polizia ha anche usato i gas lacrimogeni in uno degli scantinati, cosicché i sopravvissuti non potevano respirare
L’agenzia di stampa JINHA ha riferito anche che sostanze chimiche sconosciute erano state immesse nella rete fognaria di Cizîr. “L’agente chimico che ha un odore simile a quello gas lacrimogeno, è entrato nelle case dei residenti attraverso gli scarichi nelle cucine e nei bagni. Nel frattempo, le forze statali hanno chiuso i rimanenti mercati, panetterie e farmacie nella città fino a nuovo avviso.
L’IHD ha emesso una dichiarazione in cui si elenca un numero enorme di violazioni dei diritti umani da parte dello stato, e ha documentato parecchi cittadini che sono morti a Cizîr e a Silopi, un’altra città che ha dichiarato l’autonomia. Tra coloro che Hanno perso la vita, c’è un anziano di 70 anni , Selahattin Bozkurt che è stato ucciso dalle forze di sicurezza mentre entrava nel suo giardino. Una neonata di 3 mesi, Miray İnce è morta dopo essere stata gravemente ferita da colpi di arma da fuoco delle forze di sicurezza. Suo nonno, Ramazan İnce, è stato colpito a morte dalle forze di sicurezza mentre trasportava la sua nipotina verso un’ambulanza e, allo stesso tempo, sventolava una bandiera bianca.
LA JINHA ha anche riferito che migliaia di persone erano state fatte sloggiare dalle loro case e fatte camminare fino a una palestra. Sabriye Gizer ha detto alla JINHA che la sua famiglia era stata aggredita quando è stata costretta a lasciare la casa.
Sabriye ha continuato: “Ci hanno fatto camminare tenendoci le braccia con la forza. Un uomo e una donna camminavano davanti a noi. Uno ha urlato: “Sparategli, sparategli.” Hanno aperto il fuoco contro di loro. Non sappiamo se sono vivi. Faceva freddo. Eravamo congelati. Hanno scelto dei giovani e li hanno portati da qualche parte. Ci hanno perquisito meticolosamente, fino alla biancheria intima.” Riassumendo la situazione in tutta le città curde della Turchia, Ayboğa ci ha detto: “La tragedia umana si sta aggravando gradualmente senza alcuna seria critica da parte della società turca e degli alleati occidentali, il che rende ancora più amareggiati i Curdi che cercano sempre una vera pace. Tuttavia, dopo qualche incertezza, attualmente la maggioranza dei Curdi sta dietro l’opposizione in più di dieci città, contro l’occupazione militare turca e i massacri sistematici.”
Evacuazione di massa
I recenti attacchi alle città curde hanno avuto come conseguenza un massiccio spostamento di persone, dato che molti sonio scappati dalle loro case per sfuggire alla violenza. Ercan Ayboğa,ci ha detto che ad Ahmed, circa 50.000 persone hanno sgombrato le loro case. “Insieme alle altre città nel Kurdistan del Nord fino a mezzo milione di persone hanno dovuto andarsene.,” ha affermato.
Baran ci parla delle persone più colpite ad Amed: “Sur è uno dei quartieri più poveri di Amed che, naturalmente, è una città molto politicizzata. Negli anni ’90 la gente fu costretta a lasciare i propri villaggi e arrivò in città. [Le forze di sicurezza della Turchia incendiarono i villaggi curdi negli anni ’90. Oltre 3.000 villaggi furono cancellati dalla carta geografica, mentre migliaia di persone furono o uccise o sparirono]. E ora le stesse persone sono state trasferite. Uno dei motivi della distruzione di Sur adesso potrebbe essere che vogliono ricostruirla. Diventerà un centro e un distretto di commerci.”
In effetti, il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu di recente ha affermato, che il distretto Sur di Amed deve essere ricostruito uguale a Toledo in Spagna. Il co-leader curdo dell’HDO, Selahattin Demirtaş ha risposto che non era una coincidenza che Davutoğlu avesse paragonato Sur a Toledo, la città spagnola famosa per la sua lotta contro il fascismo. “Dopo che Toledo si arrese al regime dittatoriale, Franco prese il controllo completo della Spagna. Il primo ministro [Davutoğlu] ora vuole dichiarare la sua dittatura facendo cadere Sur,” ha detto la settimana scorsa.
Lo stato e la destra in Turchia stanno mantenendo un silenzio assordante dei media sui massacri compiuti dalla polizia e dai militari nel sud-est tramite l’intimidazione di chiunque osi riferirne. A causa di tali intimidazioni, unite al razzismo e ai pregiudizi, i media convenzionali della Turchia hanno distorto le notizie sulle uccisioni nelle città curde, dato che gli organi di stampa etichettavano come terroristi coloro che erano stati uccisi e davano la colpa delle uccisioni al PKK e non allo stato. Il 7 febbraio, il giornale Today’s Zaman riferiva l’impossibile cifra di 733 ‘membri del PKK’ uccisi a Cizre e a Sur senza menzionare alcuna uccisione di civili. Un editorialista del giornale Daily Sabah sosteneva che il PKK aveva aperto il fuoco contro le ambulanze che lo stato turco aveva impegnato “contro ogni previsione”, mentre non parlava del fatto che la polizia e l’esercito impedivano che a civili feriti avessero l’assistenza medica.
Analogamente, la stampa internazionale è stata per la maggior parte zitta circa il massacro Bakur per mano dei turchi. Ci sono due motivi per questo. Per prima cosa, lo stato turco ha imprigionato ed espulso i corrispondenti stranieri che facevano i servizi dal Bakur nello scorso anno, e i media convenzionali sono riluttanti a fidarsi delle fonti dei media curdi, credendo nei tentativi dello stato di screditarli. Secondo, la Turchia è un importante alleato della NATO, e degli Stati Uniti, e non è nell’interesse dei governi allineati con gli Stati Uniti criticarla. A Londra ci sono state manifestazioni alla BBC dove Curdi di base nel Regno Unito e i loro alleati protestano contro il silenzio di quella emittente al massacro fatto dalla Turchia della sua popolazione curda.
Chiediamo a Baran se pensa che l’autodifesa dietro le barricate sia una buona tattica perché i Turchi raggiungano l’autodeterminazione. ‘C’è una realtà in Kurdistan, cioè che se non si ha un’arma o un fucile non si può vivere, dato che si è circondati da forze brutali che permettono di vivere in condizioni normali,’ risponde. I Curdi quindi pensano che la lotta armata sia fondamentale per loro. Questa lotta armata garantisce le loro vite. Se questa gente non avesse nessuna arma, potrebbero allora succedere cose peggiori. I Curdi sanno che la lotta armata è molto importante per la loro esistenza.
I Curdi hanno invitato a boicottare il turismo in Turchia fino a quando non terminerà la violenza contro i Curdi. Una dimostrazione nazionale per protestare contro la violenza del governo turco si svolgerà i 6 marzo davanti alla BBC. Per saperne di più sulle campagne in appoggio al’ movimento curdo per l’autonomia, andate sul sito: http://peaceinkurdistancampaign.com. Se volete leggere riguardo alle compagnie che forniscono armi alla polizia e alle forze armate turche cliccate suhttps://corporatewatch.org/news/2015/oct/23/turkish-police-murder-kurds-companies-still-make-profit.

Tom Anderson è uno scrittore e ricercatore anarchico e anti-capitalista. Fa parte del Collettivo Corporate Watch. Eliza Egret è una scrittrice freelance e attivista anarchica. Nel novembre entrambi 2015 hanno fatto parte di un gruppo di attivisti che hanno visitato le regioni del Rojava e Bakur.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: redpepper.org
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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